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I PREGIUDIZI PIU’ DIFFUSI IN SALUTE MENTALE

“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non solo la semplice
assenza di malattia o infermità”. Questa è la definizione di salute secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, una definizione che evidenzia quando sia essenziale la salute mentale
nell’individuo.
Nonostante le malattie mentali siano molto comuni, sono ancora associate a forti pregiudizi ed
episodi di discriminazione; e questo purtroppo influenza anche il percorso di cura in quanto le
condizioni di vita delle persone con malattia mentale dipendono anche dal grado della loro
accettazione da parte della famiglia, degli amici, dei colleghi di lavoro e della società.

I pregiudizi più diffusi in salute mentale sono:


 Non si può aiutare chi ha problemi di salute mentale: le persone con problemi di salute si
possono aiutare eccome, ci sono molti modi, ma in primis si deve cercare di stabilire un
contatto con la persona, utilizzando l’ascolto attivo senza giudicare o trattare in modo
diverso dalle altre persone che non sono affette da queste patologie.
 Tutte le persone con problemi di salute mentale sono aggressive e violente : la maggior
parte di esse non sono né violente né aggressive; l’aggressività in questi casi è la
conseguenza a stati di paura e sofferenza che la persona prova. In realtà, molto spesso gli
assistiti psichiatrici sono vittime di episodi di violenza da parte di privati cittadini, famiglie o
istituzioni pubbliche.
 La malattia mentale è incurabile: non sempre la malattia mentale ha un esito negativo; gli
studi evidenziano che solo 1/3 delle persone vive con una grave disabilità. Questa falsa
credenza porta alla perdita di fiducia, disperazione e abbandono dei rapporti
interpersonali.
 Le persone con malattia mentale non possono lavorare : il lavoro aiuta a rinforzare
l’autostima, a migliorare le relazioni sociali e a recuperare il proprio ruolo all’interno della
famiglia. Anche con la presenza di sintomi le persone che soffrono di malattie mentali
possono lavorare.
 La malattia mentale è contagiosa: l’allontanamento dai contatti sociali e lavorativi peggiora
la situazione delle persone con malattia mentale e porta sempre più alla stigmatizzazione
anche dei professionisti della salute mentale.
 Chi si rivolge al centro di salute mentale è un debole: rivolgersi a personale qualificato è il
primo passo per cercare di superare le proprie difficoltà ed a riprendere in mano la propria
vita. Chiedere aiuto è la prima cosa che si deve fare anche se si tratta di sintomi che non
interferiscono con la percezione della realtà ma, coinvolgono le sfere emozionali come
disturbi di ansia e panico, depressione…
 Le persone affette da disturbi mentali sono responsabili della loro sofferenza : il problema è
che si pensa ancora che queste patologie siano controllabili e non che si tratta di patologie
biopsicosociali la cui origine deriva dall’interazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
 Gli psicofarmaci non funzionano e creano dipendenza: gli studi mostrano che l’efficacia
degli antidepressivi e degli antipsicotici nella depressione e nella schizofrenia sono
superiori a quella di altri farmaci di uso comune. Inoltre, la maggior parte dei farmaci
psichiatrici non danno dipendenza; ad eccezione delle benzodiazepine, ma anche in questo
caso si possono adottare delle strategie per ridurre il rischio.
È indispensabile fermarsi a pensare a quanto i pregiudizi possano essere dannosi e a quanto,
invece, possa essere d’aiuto un atteggiamento aperto e disponibile.
Negli ultimi anni sono stati fatti alcuni passi avanti nel superamento dei pregiudizi verso chi vive
con un disturbo mentale, ma c’è ancora tanta strada da fare. La Giornata Mondiale dedicata alla
salute mentale rappresenta un momento ideale per accendere i riflettori su questi temi, ma è
necessario che l’attenzione non si esaurisca solo in queste occasioni. È necessario comprendere
che il pregiudizio associato ai disturbi mentali ha un peso importante sulla vita di queste persone,
specialmente dei giovani. Lo stigma alimenta la paura di non essere compresi e accettati, mentre
gli adolescenti hanno bisogno di modelli di riferimento che facciano della patologia anche un
punto di forza.

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