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LE ISTITUZIONI A ROMA

Magistrature e assemblee

I
Le istituzioni dell’età monarchica (753-509 a.C)

• Re: nominato a vita dal senato con ratifica dei comizi curiati (lex
curiata de imperio), accentrava in sé le funzioni politiche (legislative
ed esecutive), militari, giudiziarie, religiose.

• Senato: è un’assemblea ristretta (300 membri), un consiglio degli


anziani (da senes) composto originariamente dai patres delle gentes
aristocratiche, nominati dal re. Probabilmente già in età regia la
partecipazione al senato fu estesa anche ai plebei (conscripti). Il
senato nominava il re e lo affiancava nel governo con funzione
consultiva, assumeva funzioni di interrex alla morte di questo.

• Comizi curiati: è la più antica assemblea popolare (in origine solo


patrizia), basata sul raggruppamento della popolazione in 30 curie
(10 per ogni tribù), che costituivano unità di reclutamento militare e
di voto. Si riuniva nel Foro. Ratificava l’elezione del re e quella dei
senatori. Aveva competenze in materia di successione e la prerogativa
di dichiarare la guerra.
II

Il passaggio alla repubblica (509 a.C)

Con l’abbattimento della monarchia Roma si dà un ordinamento


repubblicano e aristocratico, che resterà in vigore fino al I sec. a.C.,
caratterizzato da una suddivisione funzionale dei poteri e delle
competenze tra le varie magistrature e le assemblee (senato e comizi).

Le magistrature
Le magistrature (honores) repubblicane sono caratterizzate tutte da
temporaneità e collegialità, per evitare l’instaurazione di un potere
personale di tipo monarchico; sempre per lo stesso motivo esistevano
anche delle funzioni di controllo e delle procedure di limitazione
all’operato delle cariche più alte.
Le magistrature erano inoltre gratuite, cioè non retribuite, pertanto vi
accedevano di fatto solo le fasce della popolazione che possedevano una
rendita familiare o personale in grado di mantenerli durante l’esercizio
della loro carica.
Le magistrature, di cui alcune originariamente solo patrizie altre solo
plebee, sono organizzate verticalmente nel cursus honorum, che
costituisce l’iter della carriera politica, la quale di norma era preceduta
da quella militare.

Il cursus honorum

Rappresenta le tappe della carriera politica, dalle magistrature minori


fino a quelle più alte:

1. Questura
2. Edilità
3. Pretura
4. Consolato
5. Censura
QUESTURA

I questori, originariamente in numero di 2, avevano competenze di


natura finanziaria. Dapprima nominati dai consoli come loro
assistenti, dalla metà del V secolo vengono eletti dai comizi tributi. A
partire dal 421 a.C. il loro numero aumenta, in virtù dell’accesso dei
plebei a questa magistratura, per arrivare al numero di 40 sotto Cesare e
poi essere ridotti stabilmente a 20 con Augusto.
Amministravano l’erario, la flotta, si occupavano degli
approvvigionamenti delle truppe e del pagamento degli stipendi;
affiancavano i magistrati con incarichi di governo nell’amministrazione
finanziaria delle province.

EDILITÀ

Nasce come magistratura plebea nel 493 a.C. per affiancare i tribuni
della plebe. Gli edili plebei erano in origine 2 ed erano eletti dai
concilia plebis; a questi dal 367 a.C. vennero aggiunti altri 2 di origine
patrizia (aediles curules) eletti dai comizi tributi. Dal IV sec. a.C. i 2
edili plebei e i 2 curuli vennero eletti ad anni alterni.
Era di loro competenza la cura urbis e la cura annonae: svolgevano
funzione di polizia urbana, sovrintendevano alla manutenzione delle
strade e degli edifici pubblici, all’organizzazione degli spettacoli,
all’approvvigionamento dei mercati e al controllo dei prezzi.

PRETURA

Alla caduta della monarchia furono essi i magistrati supremi eponimi,


prima del passaggio (forse nel 450 a.C.) di queste prerogative ai consoli.
Originariamente in numero di 3, due dei quali con funzioni militari e
uno con potere giudiziario, a partire dal 367 a.C. troviamo un unico
pretore (praetor urbanus) con l’incarico di amministrare la giustizia,
ma come i consoli fornito di imperium e con il diritto di convocare i
comizi in assenza del console. Il loro numero aumentò via via, in
ragione dell’intensificazione dei rapporti di Roma con i popoli stranieri.
Con l’istituzione delle province, altri pretori furono nominati per
amministrarvi la giustizia; qui il loro potere si allargò, da quello
giurisdizionale a quello militare e civile. Nel governo delle province,
all’epoca di Silla, furono sostituiti dai propretori. Venivano eletti nei
comizi centuriati.

CONSOLATO
Era la magistratura suprema in campo civile e militare. Dopo la caduta
della monarchia, a partire dalla metà del V sec. e stabilmente a partire
dal 367 a.C, i consoli subentrarono ai pretori nell’esercizio delle
funzioni più alte. Ciascuno dei 2 consoli era dotato dello ius
intercessionis, ma entrambi potevano subire il veto dei tribuni della
plebe. Il loro potere era illimitato al di fuori della città di Roma, ma a
Roma era limitato da quello degli altri organi. Erano eletti dai comizi
centuriati nell’ambito di una lista proposta dagli ex consoli e dal
senato. Oltre all’imperium militare, avevano il potere di convocare i
comizi e formulare proposte di legge. Fino al 312 a.C. nominavano i
senatori.

CENSURA

Istituita secondo la tradizione nel 443 a.C., questa magistratura civile


aveva l’incarico di redigere e aggiornare il census (elenco ufficiale dei
cittadini). I censori, in numero di 2, erano in origine solo patrizi ma, a
partire dalla metà del IV secolo, anche plebei. Venivano eletti nei
comizi centuriati ogni 5 anni e restavano in carica per 18 mesi.
Attraverso il census regolavano la ripartizione dei cittadini, in base al
reddito, tra le classi elettorali. Controllavano la composizione delle liste
dei cavalieri e, a partire dal 312 a.C., redigevano le liste dei senatori. I
censori vigilavano sui costumi, tanto pubblici quanto privati, dei
cittadini con facoltà di promuovere inchieste ed emanare la nota
censoria. Vigilavano sulle proprietà e sugli appalti pubblici.
TRIBUNATO DELLA PLEBE

Fu la magistratura suprema della Roma protostorica, organizzata in


tribù. Quando la comunità plebea e quella patrizia erano ancora distinte,
i tribuni erano i capi della prima, mentre le gentes patrizie si
amministravano attraverso i pretori e i consoli. Quando le due comunità
vennero unificate e il rapporto di forza si sbilanciò in favore dei patrizi, i
tribuni della plebe si assunsero la tutela degli interessi di questa.
Questo ruolo fu riconosciuto dai patrizi e istituzionalizzato, secondo la
tradizione, a seguito della secessione della plebe sull’Aventino nel 494
a.C., con la concessione a questi magistrati plebei di numerose
prerogative e grandi poteri:

• ius intercessionis;
• sacrosanctitas;
• ius auxilii ferendi;
• in seguito fu loro riconosciuta la facoltà di convocare il senato.

MAGISTRATURE STRAORDINARIE

La dittatura
Era una magistratura straordinaria ma legittima, con scadenza semestrale,
alla quale si ricorreva in casi di emergenza.
Il dictator veniva nominato da uno dei due consoli su espresso decreto del
senato (senatusconsultum ultimum), per fare fronte a un’emergenza –
normalmente – di carattere politico o militare (rei gerendae causa). Il
dittatore aveva pieni poteri e diventava per i 6 mesi del mandato arbitro
assoluto della città, poiché le funzioni delle altre magistrature erano
temporaneamente sospese.
IL SENATO IN ETÀ REPUBBLICANA

Nella sua fase più antica era un organo solo patrizio ed era composto dai
patres delle gentes; da presto vi vennero ammessi anche plebei, indicati
inizialmente come conscripti. Si tratta di un’assemblea ristretta: il numero
dei senatori, inizialmente 100 (sotto Romolo), passò poi a 300 e a 600 sotto
Silla; fu innalzato a 900 da Cesare, per poi essere riportato definitivamente
a 600 da Augusto.
Mentre in età monarchica i senatori venivano nominati dal re, in età
repubblicana la loro nomina spettò prima ai consoli, e dal IV sec. a.C. ,
invece, ai censori, i quali per motivi di indegnità morale (probri causa)
potevano anche revocarne la nomina. A partire dal IV sec. a.C. invalse
l’uso di ammettere al senato gli ex magistrati dotati dello ius agendi cum
senatu (pretori, censori e consoli). Il senato poteva essere convocato dai
magistrati muniti di imperium, ai quali si aggiunsero successivamente
anche i tribuni della plebe.

Funzioni del senato

• Funzione consultiva;
• Interazione con i comizi (convocazione, ratifica, proposizione delle
mozioni);
• Assegnazione delle province ai magistrati;
• Assegnazione delle dotazioni finanziarie per i comandi militari; •
Fissazione dei tributi;
• Decreto di emissione monetaria;
• Dichiarazione dello stato d’emergenza (senatusconsultum ultimum).
I COMIZI

Costituivano le assemblee generali della popolazione dotata di


cittadinanza. Quando la comunità plebea e patrizia erano separate,
esistevano due forme assembleari distinte:
• Comizi tributi: l’assemblea plebea, basata sull’originaria ripartizione
delle tribù, che eleggeva i tribuni e gli edili plebei; • Comizi curiati:
l’antico organo aristocratico dell’età monarchica. Con una riforma, che
la tradizione attribuisce a Servio Tullio ma che risale probabilmente alla
metà del V sec. a.C., quando le due comunità si unirono, si passò ai
comizi centuriati.
Questi erano l’assemblea unificata delle due comunità, in cui la
popolazione, divisa in 5 classi di censo, esprimeva il suo voto per
l’elezione dei magistrati e sulle proposte di legge. Tale ripartizione era
funzionale anche al reclutamento degli effettivi dell’esercito, in base alla
tradizionale equivalenza tra populus e classis.

L’ordinamento centuriato
Le centurie in base alla ripartizione per reddito erano in totale 188, cui
si aggiungevano 5 centurie di capite censi (privi di reddito).

• I classe = 98 centurie (di cui 18 di cavalieri e 80 di fanti, ripartite in 40


centurie di juniores + 40 di seniores)
• II classe = 20 centurie (10 di juniores + 10 di seniores); •
III classe = 20 centurie (10 di juniores + 10 di seniores); •
IV classe = 20 centurie (10 di juniores + 10 di seniores); •
V classe = 30 centurie (15 di juniores + 15 di seniores); •
Capite censi = 5 centurie

Poiché ciascuna centuria esprimeva un unico voto, si vede che la


maggioranza assoluta (97 voti) poteva essere raggiunta anche con il voto
della sola prima classe.
Poiché, inoltre, la votazione veniva sospesa appena raggiunta la
maggioranza assoluta e poiché si votava in ordine di classe, da quella
più alta alle più basse, e i capite censi nell’ordine di votazione
seguivano alla I classe (alla quale erano per lo più legati da vincoli di
clientela), spesso le classi di reddito più basse non avevano neanche
modo di esprimere il proprio voto.

Concilium plebis

Con l’affermazione dei comizi centuriati, gli antichi comizi tributi


diventano concilium plebis, in quanto assemblea parziale della
cittadinanza. Qui venivano eletti annualmente i tribuni e gli edili plebei
e venivano assunte deliberazioni (plebis scita) che, a partire dal 287
a.C., in virtù dell lex Hortensia, ebbero valore di legge erga omnes.

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