La famiglia, come ogni altra cosa, ha subito diversi cambiamenti che si sono potuti evidenziare
negli ultimi decenni, ma soprattutto nel passaggio al nuovo millennio.
Anche in Italia la famiglia si è modificata col progresso, infatti è cambiato il sistema di idee e di
valori su cui si basava il nucleo familiare, tanto che, col nuovo millennio, la fisionomia della
famiglia italiana si è decisamente trasformata.
La famiglia tradizionale degli anni Cinquanta, secondo Golini si basava sul matrimonio considerato
come un’unione indissolubile tra i coniugi, era composta dal padre che aveva la posizione
predominante di capofamiglia in quanto era l’unico lavoratore, o comunque quello che lavorava di
più; la moglie che si occupava dei lavori domestici e dei figli, che a quei tempi erano molto
numerosi; infine i nonni o altri parenti che vivevano tutti nella stesa casa.
C’era una forte diversità tra i ruoli che dovevano ricoprire l’uomo e la donna, che è stata da sempre
soggetto di discriminazioni.
Le donne hanno iniziato a prendere coscienza dei propri diritti e dei possibili ruoli che potrebbero
svolgere grazie all’incremento dell’istituzione e alla crescita politica ed ideologica che ha visto il
nostro Paese negli anni successivi.
Con i moti degli anni Sessanta e Settanta, si ha un drastico cambiamento die ruoli: la figura del
padre-capofamiglia scompare e, di conseguenza, il rapporto tra i coniugi diventa paritario,
costruendo così una struttura familiare simmetrica all’interno della quale sia l’uomo che la donna
collaborano per creare e sostenere la propria famiglia.
Tutto questo si è raggiunto grazie all’emanazione dall’art. 29 della Costituzione ovvero «è una
società naturale fondata sul matrimonio, entro la quale si sviluppa la personalità dell’individuo»;
quindi, la Carta fondamentale riconosce alla famiglia legittima un ruolo centrale, anche se ad essa si
affianca quella di fatto che unisce più persone di sesso diverso che convivono nonostante l’assenza
di un vincolo matrimoniale.
Per contrarre il matrimonio sono necessari la maggiore età, salvo autorizzazione del Tribunale per
gravi motivi a coloro che hanno compiuto sedici anni; la capacità naturale; lo stato libero e la
diversità di sesso in più non devono sussistere impedimenti dirimenti, che determinano l’invalidità
del matrimonio come ad esempio vincoli di parentela, affinità, adozione tra gli sposi; o impedienti, i
quali danno vita a semplici irregolarità (es. omissione delle pubblicazioni).
Invece, in assenza di tale vincolo patrimoniale, sorgono dei problemi solo in merito ai rapporti
patrimoniali tra i conviventi, essendo venuta meno la distinzione tra figli legittimi e naturali.
Vista la diffusione di tale fenomeno, la giurisprudenza è intervenuta riconoscendo rilevanza
giuridica a tale tipo di rapporto quando presenta il carattere della stabilità e se la comunione
materiale e morale di vita sia assimilabile a quella presente nella famiglia legittima.
Il regime patrimoniale della famiglia ha ad oggetto tutti i diritti e i doveri dei coniugi relativamente
all’acquisto e alla gestione dei beni durante il matrimonio, il quale coincide con quello della
comunione legale che prevede la contitolarità e la cogestione degli acquisti compiuti durante il
matrimonio, salvo diversa pattuizione dei coniugi che possono preferire la separazione dei beni o la
comunione convenzionale.
Dunque, in assenza di diversa previsione dei coniugi, il regime patrimoniale legale della famiglia è
quello della comunione dei beni che si caratterizza per la parità delle quote e l’indisponibilità delle
stesse.
Il cambiamento radicale delle famiglie si avrà con il referendum del 1974, cioè con l’istituzione
definitiva della legge sul divorzio; nasce in questo periodo la famiglia ricostituita o allargata, vale a
dire costituite da due nuclei familiari diversi dove le coppie hanno figli propri ed altri nati da
precedenti unioni, che entrano a far parte del nuovo nucleo familiare.
Il divorzio viene condannato già negli anni Settanta dalla Chiesa, e tuttora ai divorziati non è
permesso sposarsi due volte secondo il rito cattolico. La famiglia di cinquant’anni fa non è la
famiglia d’oggi soprattutto perché, come sintetizza Golini, non si basa più su regole cattoliche, ma
su regole laiche. Nelle famiglie cattoliche non era concepito il tradimento e tantomeno il divorzio.
Infatti, con quest’ultimo, è venuto a mancare quell’atteggiamento “childoriented” di cui parla
Golini, perché i soggetti maggiormente danneggiati dal divorzio sono sicuramente i figli. Ma
un’altra delle basi fondamentali del cambiamento è senz’altro la parità dei sessi.
Inoltre nel 1982 con l’introduzione della legge sull’aborto si affievolì sempre di più il concetto di
moglie che era presente nel Medioevo, infatti non fu più considerata come «una macchina
produttrice di bambini» ma poté scegliere indipendentemente dal marito, quanti figli avere.
La progressiva immissione delle donne nel mondo del lavoro, favorita da titoli di studio spesso
superiori a quelli che conseguivano nel passato e accompagnata da una presa di coscienza politica
ed ideologica, ha provocato conseguenze giuridiche e sociali di ampia portata mettendo in
discussione la famiglia tradizionale basata sul patriarcato.
Con la sempre maggiore emancipazione delle donne si ha anche una riduzione dei matrimoni e
anche una riduzione delle nascite: aumentano i figli unici (26,7%), o con un fratello (52,5%),
diminuiscono i bambini con due o più fratelli (20,6%).
Questi dati mostrano come le famiglie sono composte da pochi membri, con sempre meno figli.
Il numero di coppie che decidono di sposarsi è in diminuzione mentre la percentuale di divorzi è in
aumento, il che non è molto positivo poiché la separazione è comunque un momento doloroso per
entrambi i coniugi e, quando ci sono, anche per i figli.
Una soluzione a tale problema, è la convivenza: in questa maniera due persone possono vivere
insieme senza essere legate da vincoli matrimoniali e nel caso le cose non dovessero andare più
bene tra i due, essi possono separarsi senza ricorrere al divorzio, il quale comporterebbe, la
necessità di rivolgersi al tribunale.
Tutto ciò prefigura nel terzo millennio una struttura sociale profondamente mutata e il
ridimensionamento del ruolo centrale della famiglia e della stabilità dei valori di cui essa è stata per
tradizione portatrice.
Infatti, già si dice addio ai “fiori d’arancio” e si cominciano a registrare convivenze, concepimenti
di figli da parte di coppie non regolarmente unite in matrimoni, adozioni più facili.
Bibliografia