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LA STRUTTURA DELLO STATO.

Non sempre la politica si è espressa e si esprime nella forma dello Stato. Organizzazioni politiche
che si fondano su sistemi di fedeltà personali, come il sistema feudale, istituzioni complesse come
le pòleis greche o l’impero romano, sistemi tribali di vario tipo, sono lontane da quella forma di
organizzazione politica che è lo “Stato Moderno”. Inoltre, secondo molti studiosi, lo Stato come si è
configurato nel corso dell’età moderna sarebbe oggi in crisi, non riuscirebbe più a gestire
efficacemente lo spazio politico.
Tuttavia non si è ancora affermato un tipo di organizzazione politica effettivamente diversa dallo
Stato.
Per la comprensione della società contemporanea rimane perciò ancora essenziale analizzare il
senso e la funzione dello Stato come istituzione che organizza il governo sociale della cosa
pubblica, cercando di ricostituirne l’ossatura, i suoi rapporti con i principali attori sociali, le sue
resistenze ai mutamenti.
Lo Stato è la forma di organizzazione del potere politico, legittimato ad usare la forza su un insieme
di persone all’interno di un dato territorio mirando a soddisfare diverse finalità: giuridica, poiché è
un sistema di norme regolatrici della condotta dei consociati e dei pubblici poteri; originaria in
quanto la sua esistenza non dipende dalla volontà di alcun elemento superiore; indipendente, per la
mancanza di soggettazione rispetto ad altri poteri ed infine sovrana perché detiene la suprema
potestà di imperio imposta nell’ambito di determinati confini territoriali nei confronti di chi vi
appartiene.
L’articolo 5 della Costituzione sancisce i principi di autonomia e decentramento, dunque riconosce
centri di potere diversi dallo Stato aventi una certa autonomia, che devono, però, sempre garantire
l’unità politica e l’indivisibilità della Repubblica; si tratta, dunque, di una forma di pluralismo
autonomistico.
L’autonomia consiste nel potere dell’ente di determinare liberamente le proprie regole di
organizzazione e azione, seppur all’interno della “cornice” delineata dal legislatore ponendosi,
secondo l’articolo 5 della Costituzione, in chiave strettamente integrativa. Non si traduce, dunque,
in una libertà totale ed incondizionata dell’ente ma è sinonimo di interdipendenza tra le varie
articolazioni dello Stato.
Le relazioni organizzative fra Amministrazioni Pubbliche sono ispirate dal principio di leale
cooperazione, previsto dall’articolo 120 della Costituzione, il quale prevede che il Governo possa
esercitare poteri sostitutivi nei casi in cui gli enti territoriali non ottemperino correttamente gli
obblighi loro imposti.
L’organizzazione amministrativa dello Stato può essere diretta o indiretta.
La prima è costituita dallo Stato e dagli organi statali, i quali hanno funzione amministrativa, che a
sua volta si distingue in centrale, costituita dagli organi che operano su tutto il territorio nazionale
(sede a Roma), e periferica o locale, se riguarda soggetti che hanno competenza che si stende
relativamente solo ad una parte del territorio creando una forma di decentramento burocratico
(esempio: la Prefettura-Ufficio territoriale del Governo).
La parte o frazione del territorio dello Stato su cui è competente un organo della pubblica
amministrazione periferica costituisce la sua circoscrizione territoriale e, di regola, coincide con il
territorio di un ente locale.
Per quanto concerne il rapporto tra gli organi centrali e periferici dell’amministrazione statale, gli
organi locali o periferici sono subordinati rispetto agli organi centrali, ai quali spetta la funzione di
direzione e di indirizzo su tutta l’attività amministrativa dello Stato.
Mentre l’organizzazione amministrativa indiretta comprende gli enti pubblici diversi dallo Stato, ai
quali sono attribuiti dalla legge compiti amministrativi rivolti alla realizzazione di fini di pubblico
interesse e l’attività concreta che tali enti svolgono.
Dunque, l’Amministrazione dello Stato non si articola semplicemente in Ministri e Agenzie, ma un
ruolo attivo è coperto anche dagli enti pubblici strumentali e di diversi uffici amministrativi posti
nel territorio nazionale.
Gli enti strumentali hanno una propria distinta personalità giuridica e un’autonomia gestionale più o
meno accentuata dall’ente di origine. Quest’ultimo, però, oltre a provvedere al finanziamento
mantiene una supremazia, attraverso il potere di nomina degli organi dirigenti, di indirizzo e di
controllo delle loro attività.
Il Prefetto, infatti, rappresenta l’organo principale dell’amministrazione periferica della Nazione,
anche se le esigenze di snellimento dell’attività della P. A. con la riduzione dei compiti hanno
comportato la nascita delle Prefetture-Uffici territoriali del Governo; queste ultime hanno accolto
molti altri organi periferici dello Stato i quali svolgono compiti di amministrazione generale, di
tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e di coordinamento delle attività degli uffici periferici
presenti nel territorio italiano, attribuendo, per esempio al Prefetto l’articolo 2 D.P.R. n. 180/2006
compiti funzionali alla potestà di impulso, di indirizzo e di coordinamento.
Un’altra figura che costituisce un organo periferico dell’amministrazione statale è il Sindaco, il
quale riveste un duplice ruolo, in quanto è posto all’apice dell’amministrazione comunale ed
esercita le relative attribuzioni senza dovere rispondere delle sue azioni al Governo, ma al
contempo, svolge nell’ambito della realtà comunale delle attività in qualità di ufficiale del Governo,
rappresentando un organo periferico dell’amministrazione statale, dipendendo, in questo caso, dal
Prefetto e, quindi, dal Ministero dell’Interno.
A tal proposito, secondo l’articolo 54 del Testo Unico degli enti locali, il Sindaco sovrintende
all’emanazione degli atti che gli sono attribuiti dalla legge e dai regolamenti in materia di ordine e
sicurezza pubblica; allo svolgimento delle funzioni affidategli dalla legge in materia di pubblica
sicurezza e di polizia giudiziaria; alla vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e
l’ordine pubblico, informandone il prefetto; alla tenuta dei registri di stato civile e di popolazione e
agli adempimenti demandatigli dalle leggi in materia elettorale, di leva militare e di statistica;
all’adozione di provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli
che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana.
Il Prefetto, se lo ritiene opportuno, per dare attuazione alle misure poste in essere dai Sindaci,
prevede delle misure adeguate volte ad assicurare il concorso delle Forze di Polizia, così come egli
può disporre ispezioni per accertare il corretto adempimento delle funzioni affidate e per acquisire
dati e notizie relativi ad altri servizi aventi carattere generale.

Bibliografia

Delpino, L., & Del Giudice,F. (2018). Manuale di diritto amministrativo. Napoli: Edizioni Simone.
Scoca, F.G. (2017). Diritto amministrativo. Torino: Giappichelli.
Scoca, F.G. (2017). Giustizia amministrativa. Torino: Giappichelli

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