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Passaggio da umanesimo

caratterizzato dalla riscoperta dei classici, a rinascimento, caratterizzato


dalla riscoperta dell’uomo, che avviene nel’400, e che implica anche una
rivoluzione culturale.
Con questo passaggio, la cultura classica diventa modella di vita in ogni
ambito umano, c’è la nascita di una nuova sensibilità e mentalità nel
rapporto con la realtà e la natura. Precursore dell’umanesimo è
Petrarca, che esalta la dignitas e la pietas, e si occupa di filologia.
Rinasce la filologia, che serviva a restituire i testi alla loro originalità, i cui
errori dipendevano dagli amanuensi. Lorenzo Valla si occuperà della
Donazione di Costantino, documento che si rivelerà essere un presunto
documento. Valla, infatti, con Niccolò Cusano, dimostrò che il
documento era falso, dicendo che c’erano false interpretazioni,
omissioni, ecc. Questo creò un’immagine dannosa alla chiesa, visto che
il documento auspica che Costantino donava soldi alla chiesa.
I valori di quel periodo storico erano la dignità, dignitatis, considerare
l’uomo come microcosmo, l’immagine dell’universo quindi si eleva
all'uomo. La cultura si valorizza e viene riconosciuto il lavoro dell’uomo.
L’uomo acquista la coscienza dei propri limiti, infatti la filosofia di
Cusano, espressa nella sua opera “Dotta Ignoranza”, richiama gli
insegnamenti di Socrate. Con l’umanesimo, l’uomo è capace di costruire
il proprio destino.
La rinascita delle arti e del pensiero è causata dalle condizioni politiche
dell’italia centro settentrionale, che erano a favore della libertà umana, e
in cui c’era una integrazione di diverse culture, e dalla concentrazione
dell’industria dell’artigianato, da dove venivano gli artisti, promossi dai
mecenati.
C’è un interesse vesto la legge, visto la riscoperta del diritto romano.
Nascono le prime dottrine politiche. Machiavelli dice che la storia è
l’interpretazione degli eventi, e non solo cronaca, visto che alle origini
della azioni umane ci sono ragioni istintive. Machiavelli, chiamato il
principe, indaga nella politica, scopre leggi nella politica, scoprendo che
gli uomini sono guidati dal proprio interesse, e non dalla volontà divina.
Virtù politica consiste nel fatto che il comportamento umano è sottoposto
ad un'analisi intellettuale, non data per scontata. Distinzione tra morale e
politica, non c’è una morale nelle leggi dei politici, ma solo la virtù dei
politici, cioè la capacità di affrontare la “fortuna”, deve capire
l’imprevedibile contingenza per fare azioni efficaci.
Nel Quattrocento si assiste a una nuova visione dello spazio e del
tempo, causata dalla riscoperta dei classici ed altre innovazioni come la
rivalutazione della matematica in ambito astronomico, applicata anche
alla prospettiva nell'arte. Di prospettiva si occupa Leon Battista Alberti, di
cui ne parla nel De Pictura nel 1436. La prospettiva simbolicamente
esprimeva il legame tra l'uomo e l'universo, infatti, come l'universo ha
un'armonia, anche l'uomo non è una, ed è espressione di razionalità,
pensiero che si applica anche alla Città ideale.
In questo periodo avviene L'invenzione degli orologi, che sostituiscono le
clessidre e le meridiane, che erano meno precise perché soggette al
cambiamento della luce.
Si diffonde anche una concezione della storia da un punto di vista laico,
quindi non come disegno di Dio, la visione della storia diventa
pragmatica, in quanto legata alla politica.
Al 400 risale la rivoluzione della stampa, inventata nel 1454 da
Gutenberg, che influisce sulla cultura, sulla produzione e i costi dei testi
scritti. La prima stampa avviene a Magonza, e fu stampata una bibbia.
Grazie alla stampa se arriva alla scomparsa degli errori grafici, e
favorisce la diffusione di un ordine alfabetico. fa aumentare la mentalità
critica, che consiste nella capacità di farsi domande, favorita da una
maggiore quantità di testi da interpretare.
I primi libri stampati erano gli incunaboli, che voleva dire fasce nella
culla. Le edizioni successive a questi testi nel 500 vengono detti
cinquecentine. Nascono le prime tipografi che non sostituiranno
completamente i vecchi metodi perché considerati pregiati. Le tipografie
nascono in tutta Europa e in particolare a Venezia, e al veneziano Aldo
Manuzio, insieme ad altri umanisti, viene attribuita la pubblicazione di
testi classici di Omero, Virgilio, Aristotele, Orazio. Manuzio cambia la
grandezza dei testi, che prima erano molto grandi, emette un nuovo
formato che ha fatto in Ottavo, cioè un foglio piegato 3 volte per formare
il fascicoli di 8 pagine, quindi 16 facciate con lettere più piccole e più
maneggevoli.
la stampa permette la diffusione del sapere umanistico che prima era
conservato nei monasteri, quindi il clima culturale del Rinascimento
entra nelle corti signorili, grandi signori assumono artisti o intellettuali,
rendendo la propria Corte un centro culturale. I principi che ospitavano
questi artisti erano considerati mercenari, e la promozione dell'arte
serviva a celebrare questi principi e la loro Stirpe, quindi aveva funzione
di propaganda. La donna aristocratica poteva partecipare a incontri
culturali, ma non la donna del Popolo.

Situazione politica stati italiani


date importanti: - 1442, i regni di Sicilia e
Napoli sono uniti sotto la corona aragonese
- 1454, pace di Lodi
- 1455, formazione della
lega italica
La situazione politica degli stati italiani è caratterizzata dalla
frammentazione dei popoli, con a nord la formazione delle Signorie, che
non avevano strutture statali solide. Assurgere presente la resistenza dei
Baroni contro la centralizzazione, causa del divario tra nord e sud.
italiano Inoltre presente una rivalità tra gli stati dopo l'espansione di Gian
Galeazzo Visconti. Il suo successore arriva a minacciare Venezia ,
scontro che sfocia nella battaglia di Maclodio del 1427, in cui Venezia
prevale anche grazie a Francesco Bussone, detto il Carmagnola, che
era il capitano di ventura a Venezia, che lavorava a servizio dei signori.
Nel 1433, con la pace di Ferrara, Venezia si afferma come potenza più
forte del nord Italia. A sud è invece in atto una crisi dinastica nel 1435
dopo la morte di Giovanna II, e il regno di Napoli e di Sicilia sono uniti
dagli aragonesi, aiutati dagli Sforza, dopo scontri con stati italiani che
furono portati a termine con la Pace di Cremona nel 1445 e Alfonso V
diventa re di Napoli, e viene chiamato Alfonso I e nel 1442 i regni di
Sicilia e Napoli uniscono. Dopo la morte di ALfonso i territori vengono
divisi tra Giovanni I di Navarra e Ferrante, che ottiene Napoli.
A nord dopo i visconti nel 1447 a Milano fu istituita la repubblica che,
essendo in conflitto, con Venezia, chiede aiuto a Francesco Sforza, un
condottiero che aveva sposato la figlia illegittima di del duca di Milano,
Bianca Maria. Francesco si impone come duca di Milano, e toglie la
repubblica. Venezia si allea con Federico III d’Asburgo e al re di Napoli,
ed entra in conflitto con Francesco Sforza, che era alleato ai
Medici,perché Cosimo Medici riteneva meno pericolosa l’esistenza di 2
stati rivali al nord piuttosto che un unico stato egemone. Nel 1454 si
raggiunge un equilibrio tra gli stati con la pace di Lodi. Nel 1453 cade
Costantinopoli, e Venezia procede con la sua espansione nell’entroterra.
Con la pace di Lodi finisce la rivalità tra Venezia e Milano, e si raggiunge
un nuovo equilibrio caratterizzato dalla diplomazia, e dall’impegno degli
stati di non alterare i loro rapporti di forza.
La Francia si impone come minaccia per l’Italia, visto che ormai
diventata Monarchia Nazionale avrebbe potuto espandere il suo potere,
e così nel 1455 gli stati italiani formano la lega italica, formata da un
esercito comune, posta al posto delle compagnie di ventura, che prima
erano al servizio dei signori. L’esercito della lega era un esercito
regolare a cui avevano contribuito tutti, e per la prima volta, l’Italia aveva
desiderio di una difesa collettiva. L’esercito italiano restava comunque
più debole rispetto a quella francese, visto che gli stati erano divisi.
Dopo 1454 c’è uno sviluppo economico per l’Italia, e gli stati diventano
crocevia di scambio tra Europa e l’est, anche se in questi stati la
struttura militare non era compatta e unitaria in caso di evasioni.
Con Lorenzo de Medici, definito ago della bilancia, continua il periodo di
pace iniziato dalla pace di Lodi, grazie alla sua burocrazia. Era anche
nata una alleanza tra papato e milano.
Lorenzo è promotore del rinascimento. Con lui si assiste infatti ad un
periodo di sviluppo culturale, visto che aveva reso la sua corte un ritrovo
di intellettuali.
In questo periodo accadono anche eventi spiacevoli, come la congiura
dei Pazzi, sostenuta anche dal papato e da una famiglia fiorentina,
contro Lorenzo de Medici, in cui però morì giuliano. Ciò creò un conflitto
tra Firenze e papa Sisto IV, alleato con Siena e Napoli, e Firenze alleata
con Venezia e Milano. Il conflitto si concluse nel 1480 grazie alla
diplomazia di Lorenzo.
In questo periodo accadono 2 guerre: guerra di Ferrara, 1482-1484
causata dal fatto che Venezia voleva espandersi, mentre Ferrara era
rimasta indipendente, salvo il polesine.
Nel 1485 a Napoli c’è la rivolta dei baroni, contro la pressione fiscale
degli aragonesi, avvenuta con il sostegno del papato, per far crollare il
regime di Ferrante. Lorenzo il Magnifico, pero, con la sua diplomazia
convinse il papa a ritirarsi.
Nel 1492 con la morte di Lorenzo il Magnifico, si rompe equilibrio tra gli
stati, causata da una crisi dinastica per ducato di Milano, passato agli
Sforza, a ludovico il moro (sforza) (prima era dei visconti), che si era
fatto incoronare duca di Milano, ma era subito entrato in conflitto con
Ferrante d’Aragona per la legittimità del titolo nei confronti del figlio di
sua nipote e di Gian Galeazzo II (visconti). Ludovico cerca alleanza di
Carlo VIII, re di Francia, alleanza che apre un periodo di guerre per gli
stati italiani per la discesa di Carlo, che aveva ormai concluso la
questione della Borgogna e accetta la richiesta. Carlo VIII voleva
scendere in Italia anche per altri motivi: dopo aver acquisito il ducato
d'Angiò nel 1481, Carlo pensava di vantare i diritti degli angioini nel
regno di napoli. Nel 1494 Carlo scende in italia col suo esercito e subito
la città di Firenze, con Piero de medici, lo accoglie, creando una
insurrezione popolare, guidata dal frate domenicano Girolamo
Savonarola, che instaurò un regime repubblicano a Firenze, ma,
accusato di eresia, sarà condannato al rogo nel 1498, e a Firenze si
instaura la repubblica fino al 1512. Intanto Carlo VIII, impegnato nella
conquista di Napoli, provoca la reazione degli stati italiani, che
allenandosi all'imperatore Massimiliano d’Asburgo e Ferdinando il
Cattolico, vincono sui Francesi, ristabilendo gli aragonesi a Napoli.
Successivamente, il successore di Carlo VIII, Luigi XII, cerca di
riconquistare Napoli, ma nel 1504 Napoli passa alla Spagna con
Ferdinando il Cattolico, facendo finire gli aragonesi a Napoli. Luigi XII
occupa Lilano e fa prigioniero Ludovico, e nel 1508 aiuta il papa a
bloccare l’espansione di Venezia; il papa però, alleatosi nella lega santa
nel 1511, caccia Luigi XII dall’Italia. Solo il successore di Luigi XII,
Francesco I, riesce a riconquistare Milano.
Retroscena della riconquista francese a Milano: Milano aveva una
posizione strategica, controllava l'accesso ai valichi alpini e ai porti della
Liguria, per questo i francesi volevano Milano.
Cesare Borgia, figlio del papa, soprannominato il Valentino, aveva
ottenuto il titolo di Valentinois, territorio francese tra la Provenza e la
Borgogna, grazie a questi accordi, la Francia, alleata col papato,
sconfigge e cattura Ludovico il Moro, prendendo anche milano nel 1500.
Anche Luigi XII aveva deciso di usare la diplomazia, prendendo accordi
in segreto con Ferdinando Cattolico, stipulando in segreto il trattato di
Granada, in cui si dividono il regno di Napoli. Forse Ferdinando il
Cattolico era convinto che la Francia avrebbe prevalso quindi ci va
daccordo. Questo accordo viene scoperto dal re di Napoli, Federico III,
che lascia il trono a francesi e prende in cambio il ducato degli Angiò,
che ha come conseguenza lo scontro tra Luigi XII e Ferdinando, che
vince, prendendo il regno di Napoli, nonostante gli accordi, mentre la
Francia tiene il ducato di Milano. Intanto muore il papa Alessandro VI, e
gli subentra Giulio II, conosciuto come il papa guerriero, grande rivale
dei Borgia, che attacca i possedimenti di Cesare Borgia nell’Italia
centrale per riportarli nello stato pontificio. Nel 1507 Cesare muore, e
Giulio II si scontra con Venezia, che voleva espandersi, ma viene
sconfitta nella battaglia di Agnadello nel 1509, grazie a una coalizione
anti veneziana, chiamata lega di Cambrai. Giulio II allora rivolge la sua
attenzione contro Luigi XII, alleandosi con gli svizzeri, Venezia, Spagna
ed Inghilterra, attraverso la Lega Santa, che scaccia i francesi da Milano
e riportano gli Sforza. Successivamente Francesco I, nuovo sovrano
francese, nella battaglia di Marigliano costringe Massimiliano Sforza ad
andarsene da Milano, e gli svizzeri conquistano una parte di Milano ì,
che viene chiamata Canton Vicinio. Nel 1516 il trattato di Noyon
riconosce il dominio francese di Milano da parte del sovrano di Spagna,
il futuro imperatore Carlo V, ed è una sorta di compromesso tra le due
parti.

Impero di Carlo V
Nel 1519 sale al trono imperiale Carlo V d’Asburgo. Per ottenere il voto
dei grandi elettori tedeschi, Carlo V ricorre a molti prestiti dalla banca dei
Fugger. Era figlio di Filippo d’Asburgo, dal quale ottenne i territori
imperiali, e di Giovanna di Castiglia, dalla quale gli arrivano la Spagna e
i possedimenti nel Nuovo Mondo. Alla guida di un impero immenso,
Carlo V si trova ad affrontare i rapporti con le colonie americane, il
conflitto con la Francia per il predominio in Europa, e soprattutto la
riforma protestante, che porterà alla definitiva frattura dell’unità cattolica.
Tra il 1521 e il 1559, l’Europa è sconvolta dallo scontro tra l’impero di
Carlo V e la Francia di Francesco I, che dopo l’elezione di Carlo è
circondata dai suoi possedimenti imperiali. Il conflitto si intreccia alle
vicende della riforma protestante, e può essere diviso in 2 fasi: la prima
fase dal 1521 al 1530, in cui si combatte prevalentemente in Italia; la
seconda fase, dal 1530 al 1559, vede la guerra estesa all’intera Europa.
Nel 1521 Carlo V dichiara guerra alla Francia, e nel 1525 sconfigge la
Francia nella battaglia di Pavia, l’imperatore occupa Milano e libera il
sovrano di Francia dopo il trattato di Madrid del 1526, con cui Francesco
I rinuncia ad ogni pretesa sull’Italia. Tuttavia, preoccupato dal potere
dell’impero, il papa Clemente VII organizza la lega di Cognac, a cui
partecipano la Francia e gli stati italiani. Ma nel maggio 1527, i
lanzichenecchi imperiali entrano a Roma, e, animati da un forte
sentimento anticattolico, iniziano a saccheggiarla per quasi 8 mesi. Il
papa riesce a salvarsi rifugiandosi a castel Santangelo, ma l’evento ha
una risonanza incredibile in Europa, e provoca alcuni sconvolgimenti in
Italia, per esempio a Firenze viene rovesciato il governo dei medici e
proclamata la repubblica, mentre Genova rompe l’alleanza con il papato
e si schiera con Carlo V. L’imperatore e il papa arrivano ad un accordo:
Carlo V restituisce al papato i suoi possedimenti e ripristina la signoria
dei Medici a Firenze, e Clemente VII proclama imperatore Carlo V a
Bologna nel 1530. Il sacco di Roma presenta idealmente la fine dell’Italia
rinascimentale, e la definitiva decadenza degli stati italiani, ormai
incapaci di fronteggiare le grandi potenze Europee, inizia così la lunga
egemonia spagnola in Italia. Con il trattato di Cambrai del 1530, Milano
va a Carlo V, e la Borgogna a Francesco I. Nella seconda fase del
conflitto, Carlo V è ormai logorato dalla guerra contro i protestanti, e
dall’avanzata dell’impero ottomano nell’est Europa. Francesco I si allea
con i nemici dell’impero, e nel 1536 rivendica ancora una volta il ducato
di Milano. Dopo alcuni anni di guerra, la pace di Crepy del 1544,
mantiene Milano nelle mani della Spagna, ma assegna alla Francia la
savoia e parte del Piemonte. Il nuovo re di Francia Enrico II porta la
guerra in Germania, alleandosi nel 1552 con i principi luterani, ma
questa fase del conflitto viene conclusa con la Pace di Augusta del
1555, essa segna la fine dello scontro tra cattolici e protestanti in
Germania. In essa si riconobbe la divisione tra cattolici e luterani in
Germania, e fu regolamentata la confisca dei beni della chiesa da parte
dei protestanti. Il nuovo principio politico religioso dichiarò l’obbligo di
seguire il credo religioso del proprio sovrano, attraverso il Cuius Regio
Eius Religio, la religione corrispondente a chi governa il paese, sia la
religione cattolica che luterana ottengono il pari riconoscimento legale.
Nel 1556 Carlo V abdica, dividendo il suo impero tra suo figlio Filippo II,
a cui vanno la Spagna, i domini Italiani e quelli coloniali, il fratello
Ferdinando I che ottiene il titolo imperiale e i domini asburgici in Austria
e in Europa Orientale. Successivamente, nel 1559, la pace di Cateau
Cambresi mette fine alla guerra, certificando la perdita dei possedimenti
francesi in italia, e l'egemonia spagnola in italia, destinata a durare fino
al 1713; alla Francia vengono riconosciuti la Borgogna, mentre il
Piemonte e la Savoia vengono assegnati a Emanuele Filiberto di Savoia,
e in Italia l’unico stato che riesce a mantenersi autonomo è Venezia,
poiché anche i piccoli stati formalmente indipendenti sono di fatto
nell’orbita della potenza spagnola.

Riforma protestante, moto di secessione religiosa


il potere della chiesa era cresciuto notevolmente sia in senso economico
che politico, provocando una diversa immagine della chiesa rispetto a
quella antica, considerata pura. Questa era ormai caratterizzata dal
concubinato dei preti, dalla simonia, il mancato rispetto dell’obbligo di
residenza dei vescovi, abati e curati, e l'accumulazione di benefici, la
corruzione dei sacerdoti, la mancanza di cultura di alcuni ecclesiastici,
che erano diventati tali solo per convenienza.
Le indulgenze, cioè la liberazione dalle pene per ottenere il perdono dei
peccati, si acquistavano col denaro, sia per sé sia per chi era già morto.
Il 31 ottobre 1517, Martin Lutero, monaco agostiniano, affissa alle porta
della chiesa di wuthember le sue 95 tesi contro le indulgenze. Secondo
Lutero la chiesa non poteva amministrare il volere di Dio, perché il
perdono dipendeva solamente da lui, contava soprattutto il pentimento
verso i propri peccati, e non la penitenza. Lutero pensava che l’uomo
nasceva contaminato dal peccato originale, e non poteva far nulla senza
la misericordia di Dio, perciò fu accusato di eresia, e chiamato dal papa
a motivare la sua posizione, allora Lutero critica i fondamenti dell’autorità
religiosa, e proclama la giustizia per fede, perciò le opere buone non
servivano molto a salvare l’uomo, ma solo la sua fede lo poteva fare;
nell’uomo infatti c’è una natura ambivalente: l’uomo interiore che trova la
propria libertà nella fede e nel suo rapporto con Dio, e l’uomo esteriore,
in rapporto agli altri uomini. In questo rapporta con gli uomini le opere
servono a mantenere l’equilibrio tra uomo interiore ed esteriore. Gli
effetti furono che veniva sopravvalutato il rapporto personale tra uomo e
dio, si svalutava la funzione intermediaria del sacerdote tra Dio e gli
uomini, e ne derivava che tutti i credenti erano sacerdoti, perché
avevano ricevuto il battesimo, e quindi erano purificati, da qui il
sacerdozio universale; la letturo e l’interpretazione delle sacre scritture
era un diritto di tutti i credenti, e non solo dei sacerdoti; la chiesa era
ridimensionata come istituzione umana e non divina; i 7 sacramenti
(eucaristia, battesimo, penitenza, matrimonio, cresima, ordine sacro,
estrema unzione) venivano ridotti a due: battesimo ed eucaristia, gli unici
basate sulle sacre scritture secondo Lutero.
Il papa Leone X chiese a Lutero di abiurare e ordinò di bruciare i suoi
scritti, fu emessa la bolla exurge domine nel 1520, ma lutero rifiutò, e
ricevette la bolla di scomunica; successivamente anche Carlo V convocò
Lutero alla dieta imperiale di Worms nel 1521, per ritrattare la sua
posizione, ma Lutero non si sottomise, e quindi l’imperatore lo
condannò.

Conseguenze sociali della dottrina di Lutero


Le idee di Lutero ebbero molto sostenitori, tra cui gli strati più poveri
della popolazione, anche presso la borghesia, perché gli rendeva più
liberi e operosi di rapporti sociali, rispettando le nuove regole civili.
Anche principi erano interessati, perché potevano rivendicare i territori
ecclesiastici e dell’imperatore, visto che Lutero criticava i privilegi del
clero. Anche gli intellettuali si interessarono alla dottrina, poche fondata
sulla libertà di coscienza interiore, inoltre il clero vedeva in Lutero un
rinnovamento per la chiesa, e un ritorno all’antica purezza. lutero
risveglio anche il sentimento di nazionalità in germania, contro il
predominio della chiesa di Roma, e fu, nonostante la scomunica del
papa e la condanna di Carlo V, salvato dall’elettore di sassonia, e si
rifugiò in turingia, dove si dedicò alla traduzione della lingua in tedesco.
La sua dottrina si diffuse rapidamente,e divenne luteranesimo, grazia
all’uso della stampa, grazie anche a scritti come “la libertà del cristiano”
e “la cattività babilonese della chiesa”. La rapida diffusione si ebbe
grazie all’uso della lingua volgare, che consentì una più facile
comprensione dei testi sacri. Questa fu una rivoluzione culturale, perché
i testi sacri divennero letture pubbliche accessibili a tutti gli strati della
popolazione, che potevano così esprimere il proprio pensiero. La
propaganda si ebbe anche con i manifesti e le caricature dei personaggi
della chiesa. Per favorire l’accesso alle sacre scritture si cercò di
promuovere l’alfabetizzazione, la lettura era considerata dono divino,
che gli uomini dovevano imparare sia per i rapporti sociale, sia per
dialogare con Dio. La riforma di Lutero coinvolse le rivendicazione delle
diverse classi sociali per il riconoscimento dei propri diritti, infatti i
cavalieri puntavano alla proprietà privata e all’egemonia dell’impero,
contro i feudatari ecclesiastici e laici, inoltre credevano a Lutero perché
aveva detto che non si poteva imporre nessuno autorità religiosa o civile
se il cristiano non lo acconsentiva. I contadini realizzarono una vera
guerra contro i signori feudali in Germania, a causa del loro forte stato di
sottomissione, visto che non gli erano riconosciuti ne diritti ne beni, ed
erano espropriati dei diritti di pascolo e della raccolta del legname. Una
di queste rivolte scoppia nel 1524 nel nord europa, per poi diffondersi in
altri paesi nordici. La rivolta ebbe una organizzazione con la lega
cristiana dell’alta Svevia, e fu elaborato in 12 articoli il manifesto delle
rivendicazioni contadine; fu un documento di protesta e di riforma, in cui
si chiedeva l’eliminazione della schiavitù, l’uso delle foreste e dei boschi,
la libertà di caccia e pesca, l’elezione dei parroci, l’abolizione delle
decime e delle prestazioni non previste dalla consuetudine. Tra queste
le più rivoluzionarie furono l’eliminazione della schiavitù e l’elezione dei
parroci, che portarono al richiamo al vangelo nelle rivendicazioni
contadine, e il coinvolgimento di Lutero nelle rivolte contadine. Lutero fu
accusato responsabile di queste rivolte, anche se lui stesso era
contrario, e invitava i contadini a rassegnarsi al volere di Dio, il quale
avrebbe punito le ingiustizie che essi subivano, infatti per Lutero l’unica
libertà che essi potevano ottenere era quella interiore, ma le rivolte
furono represse nel sangue, e questo apparve come un paradosso,
perché prima Lutero era sembrato paladino delle cause dei contadini, e
in seguito oppressore, e quindi fu considerato traditore, soprattutto da
Thomas Muntzer, capo dei rivoltosi, giustiziato dai soldati dei principi
tedeschi nel 1525, per la sua chiara posizione contro la proprietà privata.
Il suo era un programma rivoluzionario, che intendeva rispondere ai
bisogno dei contadini, per lui tutto era di tutti.

Diffusione della riforma protestante

In Svizzera il movimento protestante si diffuse grazie a Ulrico Zwingli,


canonico arciprete dal 1518 della cattedrale di Zurigo. Aveva pensieri
diversi rispetto a Lutero, come per la liturgia, che fu ridotta a lettura e
commento delle sacre scritture e rievocazione dell’ultima cena. I
sacramenti furono ridotti a puri segni, e l'eucaristia fu limitata al
significato di commemorazione, non più come presenza del corpo e del
sangue di Cristo. La messa fu modificata ad un rito più semplice, fu
abolito il diritto canonico, favorita la beneficenza con i beni
ecclesiastiche, e furono eliminate le immagine sacre, abolite le
processioni, e vietata la partecipazione alla messa cattolica, ed abolito il
celibato dei preti. A Zwingli però si opposero gli anabattisti, che si
basavano sull'uguaglianza sociale e sulla libertà interiore del cristiano.
Loro ritenevano che il battesimo doveva essere ricevuto in età adulta,
perché i bambini sono inconsapevoli. Gli anabattisti per i loro ideali
erano ritenuti pericolosi, e quindi perseguitati sia da cattolici che
protestanti. Si ritenevano puri, e quindi ne derivò una guerra contro i
cattolici dei cantoni svizzeri, dove Zwingli fu ucciso nel 1531 a Cappel.
Giovanni Calvino, nobile francese sfuggito alla persecuzione dei luterani
in Francia operata da Francesco I, scrisse nel 1536 un’opera
“l’istituzione della religione cristiana”, testo sull'ideologia della riforma
che comprendeva un catechismo per i bambini, ma anche finalizzato agli
adulti. Egli condivideva i principi di Lutero, come la salvezza per sola
fede, il sacerdozio universale, la fragilità della libertà umana a causa del
peccato; tuttavia si basava su l'estremizzazione della predestinazione
secondo Lutero, attraverso la doppia predestinazione, per cui alcuni
erano eletti, altri dannati. Valevano solo 2 dei 7 sacramenti, il battesimo
e l'eucaristia, ma erano ritenuti solo come segni, senza legami con la
salvezza, ed era negata la presenza di Cristo nell’eucarestia. Nel
governo della chiesa dovevano prevalere i laici, e non il clero. Calvino fu
promotore di una vita religiosa organizzata in ogni centro cittadino, come
organizzazione della comunità locale, e non di una chiesa nazionale. Nel
1531, a Ginevra, Calvino rovesciò l’impostazione di Zwingli, con gli
articoli sull’organizzazione della chiesa, in cui sottomette lo stato alla
chiesa attraverso la subordinazione alle norme religiose, confermata poi
dalle ordinanze ecclesiastiche del 1545, e dal concistoro, che era un
organo con potere decisionale formato da 6 pastori e 12 anziani, eletti
dai consigli municipali. In questo modo, Ginevra diventava centro
religioso di rigore morale, in cui venivano perseguitate tutte le opinioni
religiose diverse, considerate come reati civili, ad esempio il medico
spagnolo Michele Serveto, che era fuggito dalla spagna poiché
considerato eretico, a Ginevra fu condannato a morte, quando lui aveva
sperato nella tolleranza di quel paese. Così Ginevra divenne il modello
estremo ed originario della società degli eletti, dove tutti erano chiamati
a collaborare per la realizzazione della gloria divina. Il calvinismo si
diffuse in Europa, soprattutto tra i borghesi, in Francia e nei Paesi Bassi
presero il nome di Ugonotti, in Inghilterra e Scozia Puritani. In Polonia e
Ungheria il calvinismo si oppose a diversi sovrani, sulla base di un
atteggiamento orientato a difendere la propria libertà di coscienza.
Inoltre, nel nord Europa, in Scandinavia, Norvegia e Danimarca, si
diffuse il luteranesimo tra i ceti dominanti, e fu imposto dai sovrani alla
popolazione come riforma dall’alto, i cui effetti furono la conquista dei
beni ecclesiastici, il controllo sulla chiesa, e l’indipendenza dalla chiesa
di Roma. In Inghilterra Enrico VIII istituì la chiesa anglicana, dopo che il
papa si era rifiutato di annullare il suo matrimonio con Caterina
d’Aragona, infatti Enrico VIII voleva sposare Anna Bolena, con la quale
si sposò nel 1532, ripudiando Caterina d’Aragona, e subendo la
scomunica nel 1533 dal papa Clemente VII. Tuttavia il parlamento reagì,
e nel 1534 emanò l’atto di supremazia, che rendeva Enrico VIII capo
supremo della chiesa d’Inghilterra, definita così chiesa anglicana. Essa
determinò l'obbedienza religiosa non al papa, ma al sovrano inglese,
senza cambiare dottrina na struttura della chiesa.

Conflitto religioso tra i principi protestanti e Carlo V

Il conflitto tra le due parti inizia dalla diffusione dei disordini provocata da
una rottura ai vertici della classe dei principi tedeschi, alla quale Carlo V
aveva chiesto aiuto riguardo ai provvedimenti contro Lutero, emanati nel
1521 alla dieta di Worms. Così, nella successiva dieta di Spira del 1529,
Carlo V permise il culto di Lutero dove si era diffuso, imponendo però
agli stati cattolici di restare tali, e a quelli luterani di tollerare il
cattolicesimo. Questo però provocò la protesta di alcuni principi e,
quando nel 1530 Carlo V riunì la dieta di Augusta, i principi protestanti
presentarono a loro volta la confessione di Augusta, ossia la
dichiarazione delle verità del credo luterano, il cui redattore fu Filippo
Melantone, che distinse le differenze tra fede cattolica e luterana. Oltre a
questa fede si presentò anche quella di Zwingli, arciprete della
cattedrale do Zurigo, in Svizzera. Carlo V voleva comunque conciliare le
due fedi, e cercò di restituire alla chiese cattolica i beni che gli erano
stati tolti dai protestanti. Questo provocò però la reazione dei principi,
che, sentendosi sminuiti nel proprio potere, si riuniscono nella lega di
Smalcalda nel 1531. A questa si oppose la lega di Norimberga, formata
dai principi cattolici tedeschi e l’aiuto di Carlo V, ne derivò la successiva
battaglia di Muhlberg del 1547, tra Carlo V e la lega di Smalcalda. Per
evitare la perdita del suo potere, Carlo V accettò di accordarsi con i
protestanti nella pace di Augusta del 1555, dove furono poste le basi dei
rapporti tra cattolici e protestanti, seguendo queste disposizioni: - il cuius
regio elios religio, ognuno seguiva la religione del proprio stato decisa
dal proprio sovrano, oppure i credenti dovevano emigrare vendendo i
propri beni e i propri possedimenti territoriali - Il reservatum
ecclesiasticum, ossia la riserva sua beni ecclesiastici, che imponeva ai
componenti del clero che erano passati alla chiesa protestante dal 1553
di rinunciare ai beni derivati dai benefici ecclesiastici, in questo modo
essi non potevano conservare ciò che, durante la conversione, avevano
avuto come beneficio dalla chiesa, tuttavia fu riconosciuta la
secolarizzazione, avvenuta prima del 1553. In definitiva furono proprio i
principi a trarre vantaggio dalla pace di Augusta, visto che veniva
confermata l’autorità dei principi nel loro stati, l’impero perdeva ogni
sacralità, come invece avrebbe desiderato Carlo V, divenendo così un
impero solo formale, e provocando l’abdicazione di Carlo V nel 1556.

Il rinnovamento della chiesa cattolica: controllo e repressione


sociale
La chiesa continuò il suo rinnovamento attraverso la formazione di
istituzioni e ordini religiosi di tipo assistenziale, come le confraternite,
come le confraternite, che si dedicavano ad opere di carità, ed erano
formate sia da laici sia da chierici, e gli ordini religiosi dei cappuccini,
somaschi, nabiti e orsoline. L’opera di assistenza serviva a riconsolidare
la presenza della chiesa cattolica nella società, e a risollevarne
l'immagine, evitando spinte eterodosse. Tra le istituzioni religiose, la più
importante fu quella dei gesuiti, o compagnia di gesù, fondata nel 1540
da Ignazio di Loyola, ufficiale spagnolo che si dedicò al servizio della
chiesa, basandosi sull’obbedienza al papa e alla evangelizzazione
cattolica. La caratteristica dell'ordine dei gesuiti era la lunga e rigorosa
formazioni, perché il sacerdote gesuita, acquisiva questa identità a 30
anni. La struttura dell’ordine era gerarchica, e aveva un capo dell’ordine,
il Generale. Oltre alla vasta cultura, i gesuiti seguivano l’obbedienza di
tipo militare, tuttavia la loro opera fu molto flessibile, e servì soprattutto a
risollevare l’immagine della chiesa cattolica, attraverso la collaborazione
con i governi, la promozione delle istituzioni educative. Fu creato il
collegium romanum, per l’istruzione dei novizi gesuiti, allora molto
richiesti. Da qui seguirono scuole per studenti appartenenti al ceto
nobiliare. Inoltre, il rinnovamento dell'istruzione da parte dei gesuiti ebbe
l’introduzione del gioco didattico della musica della danza e del teatro. I
gesuiti, entrando nelle corti, diventarono confessori di principi e re, e
ottimi consiglieri dal punto di vista diplomatico. I gesuiti fecero attività
missionaria in orienta, Cina e Giappone. In definitiva, la chiesa della
controriforma fece opere di disciplinamento sociale in ogni ambito della
società, pubblica o privato, dalle feste ai giochi, ai matrimonio, alla
medici e alla sessualità. La chiesa tentava di imporre modelli di
comportamento per radicare e consolidare l’identità cattolica, rispetto a
quella protestante ormai emergente. Qual era il destino degli ebrei
durante la controriforma? Sappiamo che ciclamento gli ebrei erano
perseguitati, costretti a spostarsi in tutta Europa. In Spagna gli ebrei
erano numerosi, soggetti in questo periodo a conversioni obbligate,
accusati di operare violenze e di praticare l’usura. Gli ebrei convertiti
forzatamente erano definiti con termini ingiurioso di marrani, cioè maiali;
essi tuttavia praticavano segretamente la loro fede. Già nel 1492 fu
imposta l’espulsione degli ebrei di castiglia e aragona, che non volevano
convertirsi, così fu per la sicilia e Napoli, perciò gli ebrei spagnoli
scappano numerosi in portogallo, ma poi furono cacciati anche da li,
dirigendosi in Olanda ad Amsterdam. Altri ebrei si rifugiarono nell’impero
ottomano, dove potevano praticare il loro culto e ottenere alcuni
privilegi., Gli ebrei giunsero anche in alcune regioni in italia, come la
toscana, ottenendo spazi di libertà. In altri luoghi gli ebrei furono
confinati nei ghetti, quartieri dove le case degli ebrei non erano di loro
proprietà, e dovevano portare un segno di riconoscimento quando
uscivano dai ghetti, la stella di David. Gli ebrei portarono al
riconoscimento per la loro identificazione nazionale, con il messianismo,
attraverso il quale si chiedeva la restituzione di gerusalemme e di
Israele, per permettere il loro ritorno in patria. Tra i fenomeni particolari
che accompagnarono lo scontro tra riforma e controriforma, vi fu la
cosiddetta caccia alle streghe, fenomeno che dimostrò il paradosso tra
la spinta innovatrice e la persistenza conservatrice del medioevo.
L'origine della caccia alle streghe fu nella visione demonizzatrice del
credo protestante e di quello cattolico. La psicosi della strega veniva da
entrambe le parti, cattolica e protestante, e durò fino al 1600,quando le
due religiose trovarono un riconoscimento separato; da notare che nel
periodo medievale erano perseguitati più gli eretici che le cosiddette
streghe, che diventarono più che altro il risultato delle credenze popolari.
Invece l’inquisizione se ne servì attraverso la demonologia per
intervenire in zone dove c’era maggiore resistenza critica nei confronti
della religione cattolica. In definitiva, chi era accusato di stregonerie,
cioè di usare strumenti magici per intervenire nella realtà sociale? Si
trattava di persone diverse e marginate, considerate per questo discepoli
del demonia. Fu anche elaborato un manuale per i cacciatori di streghe,
il malleus maleficarum, pubblicato nel 1486 da due rappresentanti
dell'inquisizione, che diedero inizio in Germania ad una feroce lotta alla
stregoneria. Spesso le confessioni degli accusati erano estorte con la
tortura. Comunque, nell'immaginario collettiva, le streghe esisteve per
una forma di autosuggestione, o autoconvincimento per il quale le
cosiddette streghe credevano di avere potere magici e diabolici.L’origine
di tutto questo fu individuata nel profondo disagio sociale provocato da
guerre, carestia, fame, insicurezze alle quale si cercava di fuggire
cercando risposte nel paranormale, ed attribuendo ad un capo
espiatoria, la strega, l’origine del male, così il diverso era anche nemici
da annientare. Naturalmente l’autosuggestione poteva condizionare
soprattutto le menti deboli e psicolabili, e da notare che la condizione di
inferiorità della donna era ciò che la rendeva oggetto di accusa di
stregoneria. Questo capitava a donne nobile, chiuse in convento, o
vedove, o altre donne emarginate anziane

Il concilio di Trento, controriforma 1550-1560


Più che una reazione alla riforma di Lutero, fu un movimento iniziato
molte prima, come processo parallelo alla riforma protestante. Sia che la
si intenda come reazione, sia come movimento riformatore, gli storici
ritengono che il termine controriforma sia il più adatto ad esprimere la
volontà del mondo cattolico di arginare l’avanzata della riforma
protestante. Quando morì il papa Clemente VII, il nuovo papa Paolo III
Farnese convocò il concilio di Trento nel novembre 1542, nonostante le
perplessità e le ostilità di coloro che temevano il ritorno del conciliarismo,
la dottrina che proclamava l’autorità del concilio come superiore
all’autorità papale. Come sede fu scelta Trento, per equilibrare le
esigenze sia dei cattolici che dei protestanti, perché la città era sotto
l’impero. Ma il concilio ebbe inizio solo a dicembre 1545, a causa della
guerra tra Carlo V d’Asburgo e Francesco I, me già nel 1547, per
presunta epidemia di tifo, fu trasferito a Bologna, e poi di nuovo a
Trento, con il papa Giulio III nel 1551, poi di nuovo sospeso nel 52, e
ripreso dopo 10 anni nel 1562 con il nuovo papa Pio IV. Purtroppo nella
prima fase, che si svolse tra il 1545 e il 1549, i protestanti non
parteciparono al concilio, perché sono accettavano la forte prevalenza
del papa e la partecipazione di soli ecclesiastici, perciò il concilio si
ridusse ad una semplice assemblea interna al mondo cattolico, con la
presenza prevalente di italiani, e solo pochi stranieri come spagnoli,
francesi, greci, tedeschi e inglesi. In tale situazione l’orientamento della
discussione fu duplice: la questione istituzionale disciplinare, ovvero
‘organizzazione della vita della chiesa, e la questione dottrinale
dogmatica, relativa questioni di fede, come per esempio il dogma legato
alla trinità- Ai due orientamenti fu data una linea unitaria, per evitare
conflitti, e si procedette parallelamente, così riguardo il piano dottrinale,
la chiesa riaffermò, contro la dottrina protestante, la validità autentica e
non simbolica dei 7 sacramenti e del valore della chiesa cattolica, fu
riaffermata la validità della separazione tra laici ed ecclesiastici contro il
sacerdozio universale, contro il libero esame, la chiesa affermò di essere
l’unica interprete della sacre scritture, su cui fu definito il canone, ovvero
l’elenco definitivo dei libri della Bibbia; riaffermò il valore della versione
ufficiale della Bibbia, la vulgata di san Gerolamo, riaffermò poi il valore
delle opere per la salvezza dell’anima, contro la tesi della giustificazione
per sola fede, e infine fu riaffermato il libero arbitrio dell’uomo e la sua
responsabilità dell’azione. Invece, riguardo il piano disciplinare, fu
riaffermato l’obbligo del celibato ecclesiastico e quello di residenza,
affidato a sacerdoti con funzioni pastorali; fu imposto l’uso del latino
come lingua universale della chiesa, furono creati i seminari per formare
i sacerdoti, anche dal punto di vista spirituale, con la meditazione e la
riflessione, si verificò anche, con l’esame della vocazione sacerdotale,
l’attitudine a servire la chiesa; fu introdotto il catechismo per insegnare ai
fedeli la dottrina cristiana, ovvero la corretta ortodossia, e il papa, nel
1564, con la bolla benedictus deus, confermo i provvedimenti, e la
professio fidei in tridentina contro quella luterana da augusta.
Successivamente fu affidati all’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo la
redazione del catechismo, nel 1556. Questo catechismo, definito
catechismo romano, contiene la dottrina del concilio di Trento. La chiesa
tuttavia intervenne anche contro altre problematiche: il nepotismo, la
simonia, il concubinaggio, e non mancò neanche la sua azione di
repressioni, dando nuovo rigore al tribunale dell’inquisizione contro le
eresie e la stregoneria, perché la scomunica risultava strumento poco
efficace contro l’emergente disgregazione della chiesa cattolica, in
particolare fu l’inquisizione spagnola ad avere maggior successo in quel
periodo, e fu imitata dal papato di Roma con la Congregazione del santo
Offizio, che aveva pieno potere sulla questioni di fede, inoltre, la
persecuzione contro le forme eretiche emergenti fu attuata dal papa
Paolo IV anche attraverso la censura della stampa, l’istituzione di un
indice dei libri proibiti, e un elenco di testi proibiti ai cattolici per il credo
protestante. Tra i perseguitati della controriforma, dobbiamo ricordare
Giordano Bruno, per le sue idee favorevoli al dialogo contro i protestanti
e contro lo spirito superstizioso di certa religione cattolica. Giordano
Bruno fu influenzato dalla teoria Copernicana eliocentrica, egli stesso
aveva proclamato l’infinità dei mondi, contro la visione geocentrica
aristotelico tolemaica, fu denunciato al tribunale dell’inquisizione di
Roma, fu fatto prigioniero, processato e giustiziato, ma lui non rinnegò il
suo pensiero. Come Giordano Bruno Tommaso Campanella nell’opera
“la città del sole” parlò della sua utopia di società fondata su base
comunistica ascetica, che avrebbe garantito la pace; pur perseguitato e
processato riuscì a sopravvivere, fingendosi pazzo

Confronto tra chiesa riformata e chiesa cattolica


Abbiamo visto che i caratteri della chiesa cattolica dopo il concilio di
Trento erano l’accentramento del potere e la riaffermazione del ruolo del
papato come capo della cristianità, l’esaltazione del magistero della
chiesa come espressione della religione cristiana, il controllo, la
repressione e la disciplina sociale, la crescente attenzione all’istruzione
e alla formazione del clero e dei fedeli. Ora un confronto tra le chiese
riformate e la chiesa cattolica. Per quanto riguarda le chiese riformate, la
salvezza era per sola fede, per la chiesa cattolica invece le opere buone
contribuivano alla salvezza; i sacramenti erano solo 2 e simbolici per le
chiese riformate, mentre per la chiesa cattolica i sacramenti sono 7 e
sono strumento della grazia. Per le chiese riformate c’era un sacerdozio
universale di tutti i fedeli, i pastori erano eletti per svolgere delle funzioni
per la comunità, per la chiesa cattolica la chiesa era una istituzione
divina, e ordinava i sacerdoti, che si distinguevano dai laici. Per la chiesa
riformata le sacre scritture erano poste al libero esame di ciascun
credente, per la chiesa cattolica, la chiesa esercitava il suo magistero
nell’interpretazione delle scritture. Infine, per le chiese riformate, le
azioni dell’uomo erano condizionate dalla presenza di Dio in lui, e non
erano libere, per la chiesa cattolica, invece, l’uomo manteneva il libero
arbitrio.

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