ANTIOSSIDANTI: ENZIMI
Gli enzimi vengono utilizzati come strategia antiossidante nelle piante. Infatti, le piante sono
specializzate in questa strategia poiché rispetto alle cellule animali e umane hanno un’esigenza
superiore di attuare difese antiossidanti perché hanno un rischio di stress ossidativo più alto.
Quindi quello che fanno le piante per tamponare l’elevato rischio di stress ossidativo, oltre a
produrre gli altri antiossidanti come chelanti, bloccanti dell’ossigeno singoletto e donatori di
idrogeno, è fare un ciclo metabolico a scopo antiossidante: la fotorespirazione.
La fotorespirazione è un ciclo metabolico multi-compartimentale, cioè avviene
contemporaneamente in più compartimenti della cellula (a differenza degli ciclo di Calvin che
avviene tutto nel cloroplasto e il ciclo di Krebs che avviene tutto nel mitocondrio).
In questo ciclo, infatti, le molecole devono passare da un organello all’altro ed essere trasformate
dalle varie reazioni.
Analizzando il nome di questo ciclo: “fotorespirazione”, “foto” indica che avviene nelle piante, ma
in questo caso non c’entra nulla l’utilizzo della luce, mentre “respirazione” non deve ingannarci:
fino ad ora abbiamo concepito la respirazione come un modo per produrre energia, in questo caso
invece parliamo di un ciclo metabolico il cui unico scopo è quello di consumare l’ossigeno in
eccesso prodotto dalla fotosintesi.
Questo ciclo nelle piante avviene in tre organelli cioè nel cloroplasto, nel mitocondrio e nel
perossisoma che è un organello in comune con le cellule animali.
Sia nelle cellule animali che nelle cellule vegetali i perossisomi sono ricchi di enzimi antiossidanti di
cui il più rilevante è l’enzima catalasi.
NOTA:
Nelle cellule della guaina del fascio si realizza un’altissima concentrazione di CO 2, che è circa 10
volte la concentrazione di CO2 che si ottiene facendola entrare dagli stomi. Per questo motivo si
parla di altissima efficienza fotosintetica.
Le piante C3 hanno un intervallo di efficienza fotosintetica. A temperatura molto bassa la
fotosintesi è più efficiente mentre a temperature più alte è più bassa l’efficienza fotosintetica
poiché c’è troppa fotorespirazione. Per le piante C3 la temperatura ottimale è infatti di 20/25°.
Nelle piante C4 invece l’efficienza fotosintetica aumenta a ad alte temperature ed hanno una
temperatura ottimale di 30/35°.
Ad una temperatura di 30/32° una pianta normale non è in grado di fare la fotosintesi mentre la
pianta C4 la fa e anche bene. I motivi sono due:
1) Non ci sono le perdite della fotorespirazione;
2) Tutta la CO2 viene catturata per la fotosintesi.
Ci potremmo però domandare: siccome questa fotosintesi C4 è così efficiente, come mai non la
fanno tutte le piante? Perché l’evoluzione ha bisogno di una spinta ambientale, la cosiddetta
pressione ambientale. Se non c’è la pressione ambientale a cambiare qualcosa per ottimizzarlo, il
cambiamento non avviene. Quindi le piante che vivono nei climi temperati non hanno avuto la
pressione ambientale a ottimizzare la fotosintesi.
Le piante che vivono in climi temperati possono permettersi di fare la fotorespirazione; invece, le
piante che vivono costantemente nello stress idrico hanno modificato la fotosintesi facendo la
fotosintesi C4. È dunque la pressione ambientale a selezionare l’evoluzione.
Inizialmente parlando delle piante C4 abbiamo citato come esempi la canna da zucchero e il mais.
Potremmo allora supporre che le due piante abbiano un progenitore in comune che con la
pressione ambientale si è diramato e trasformato in mais, canna da zucchero e altre piante C4. In
realtà non è così, infatti, il ciclo C4 è il miglior esempio possibile di EVOLUZIONE CONVERGENTE.
Cosa intendiamo per evoluzione convergente?
La pressione ambientale era la stessa sia per la pianta di mais che per quella di canna da zucchero
che erano già piante separate. La stessa pressione ambientale ha determinato la stessa risposta,
come se quella fosse l’unica risposta possibile. Quindi si parla di evoluzione convergente quando
un tratto evolutivo evolve indipendentemente in specie non legate tra loro.
FOTOSINTESI C4 NEL RISO C3: UN’ANALISI TEORICA DEI FATTORI BIOCHIMICI E ATOMICI
Nell’ articolo si parla di un’idea dei cinesi secondo la quale, essendo che loro vivono di riso sarebbe
fondamentale un’ottimizzazione della produzione del riso. Il riso però è una pianta C3 e la loro
idea era quella di prendere parti del DNA di una pianta C4 (mais) e metterlo nel riso per farlo
diventare C4. L’idea che si sta facendo strada è quindi quella di trasformare il riso in una pianta C4
per renderla più efficiente.
La fotorespirazione è la strategia che utilizzano le piante C3 per smaltire ossigeno. Le piante C4 che
non possono fare la fotorespirazione avranno il problema dello stress ossidativo; quindi, faranno
uscire l’ossigeno dagli stomi o utilizzeranno un maggior numero di molecole antiossidanti.
Dunque, le piante C4 producono o più antiossidanti ma ogni tanto dovrebbero aprire gli stomi
perché deve entrare la CO2 ed uscire l’ossigeno.
Che succede se fa molto caldo? Gli stomi non si aprono mai.
Allora le piante che vivono in regioni sempre calde fanno il cosiddetto adattamento xerofitico.
Infatti, la maggior parte di queste piante che vivono nei deserti come il cactus, hanno le spine.
Questo perché? Perché in realtà le foglie sono grandi depositi di acqua e le spine servono a
proteggere da eventuali attacchi di predatori. Quindi le spine servono a proteggere il deposito di
acqua.
Dal punto di vista metabolico queste piante non possono mai aprire gli stomi di giorno perché fa
sempre troppo caldo e quindi si seccherebbero. Allora queste piante aprono gli stomi di notte e
prendono il nome di piante CAM.
Ovviamente le piante C3 costituiscono il 90% circa delle piante totali, il 6/7% sono le piante C4 e il
restante 3/4% sono piante CAM (cactus, ananas…).
Ma se queste piante aprono gli stomi di notte, vuol dire che fanno la fotosintesi di notte. Ma come
è possibile ciò se di notte la luce è assente? Esse, infatti, non fanno la fotosintesi di notte, ma
semplicemente di notte, aprendo gli stomi, catturano l’anidride carbonica che poi useranno
durante il giorno per fare la fotosintesi.
Si parla in questi casi di “fotosintesi con gli stomi chiusi”.
Ma come fanno queste piante a far entrare la CO2 e a tenerla intrappolata per diverse ore al loro
interno fino all’arrivo della luce e l’inizio della fotosintesi? Fanno il ciclo di Hatch-Slack. Questo
ciclo però non avviene in due cellule diverse ma tutto nella stessa cellula.
Quindi in questo caso questo ciclo non è un modo per risolvere il problema della fotorespirazione
ma lo fanno per trattenere CO2.
La cellula cattura CO2 la fa diventare acido malico che a questo punto risulta essere la molecola di
riposo che aspetta che passi la notte. L’acido malico va nel vacuolo e aspetta che faccia giorno.
Quando fa giorno, esce dal vacuolo e libera CO2.
Di conseguenza questa non è ad alta efficienza fotosintetica poiché qui non ci sono due cellule,
come nelle piante C4, ma qui avviene anche la fotorespirazione.
Quindi il ciclo di Hatch-Slack è la stessa risposta a due esigenze diverse:
1) Nelle piante C4: separazione spaziale
2) Nelle piante CAM: separazione temporale.
Esistono però, anche alcune piante CAM facoltative.
La domanda che sorge spontanea è: ma se prendo un cactus dal deserto e lo pianto in una zona a
temperatura mite, che succede?
Alcune piante sono CAM OBBLIGATE e quindi si comporterebbero anche qui da piante CAM.
Altre invece sono CAM FACOLTATIVE e aprono gli stomi di giorno. Nelle giornate fresche e umide
le piante CAM facoltative svolgono il loro ciclo normale.
Ci sono però sulla terra dei posti in cui fa caldo anche di notte, dunque, come fanno le piante in
questi luoghi? In alcuni casi è possibile che non si possano aprire gli stomi neanche di notte.
Allora la pianta come fa? Se non apre gli stomi non può far entrare ossigeno e far uscire anidride
carbonica.
RICORDA: la respirazione cellulare è il contrario della fotosintesi.
La fotosintesi non è un ciclo perfetto, poiché la pianta utilizza il glucosio non solo per le
respirazione, ma anche per sintesi delle pareti cellulari, crescita, etc.…
Se capitano giorni in cui non può aprire gli stomi la pianta rinuncia a tutto: non può avvenire la
mitosi, non fa la duplicazione cellulare etc.… allora blocca il suo sviluppo e si chiude in un ciclo in
cui l’ossigeno lo cede alla respirazione cellulare e l’anidride carbonica la prende dalla respirazione
cellulare per la fotosintesi. Ovviamente in questo caso la pianta non può sintetizzare neanche una
cellula, altrimenti il ciclo finirebbe.
Quindi in alcuni casi di stress estremo le piante non aprono gli stomi e riciclano la CO 2 della
respirazione. Tecnicamente anche l’acqua potrebbero prenderla dalla respirazione cellulare. La
fonte di energia in questi casi è ovviamente la luce e la pianta in questa condizione non può
crescere.
NOTA:
nel 900 di diffuse la moda di mettere piante nelle bottiglie. Le piante morivano? No! Ma si
dovevano scegliere piante in grado di bloccare la loro crescita. Queste piante erano messe con
poca acqua alla luce e facevano un unico ciclo chiuso (respirazione e fotosintesi).