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Laboratorio di Linguistica Italiana – lezione 4a

ACCENTI

- Però
- Perché
- Affinché

Tra le “” non ci va lo spazio dopo la prima parola e prima dell’ultima – Es. “Le vie del Signore sono
finite” NON “ Le vie del Signore sono finite “.

Che cos’è l’ortografia?

Viene dal greco ed è il modo corretto di scrivere, ossia l’impiego corretto di segni grafici e di
interpunzione in una determinata lingua.

- Distinzione tra elisione e apocope: l’elisione è la caduta di una vocale finale di una parola non
accentata davanti ad un’altra parola che comincia per vocale (Es. l’alba); l’apocope invece, è la
caduta vocalica o sillabica (non accentata) quale che sia l’iniziale della parola successiva.
Dunque, l’apostrofo è utilizzato per contrassegnare l’elisione, ma non l’apocope

Perché la formula “Qual è” si scrive senza apostrofo?

Perché “Qual” non è eliso, ma apocopato, cioè si tratta di una caduta vocalica a prescindere dalla
parola che segue.

N.B. Se si è in dubbio su quando mettere l’apostrofo o meno, basta mettere accanto alla parola
apocopata un’altra parola che inizia per consonante (Es. Si può dire “Qual è”, come si può anche dire
“Qual buon vento”).

Quindi, una parola troncata può essere pronunciata da sola conservando lo stesso il suo significato
(Signor, Cavalier, Buon), mentre una parola che ha subito l’elisione non può essere pronunciata da sola
senza perdere il suo significato. Ci sono, però, alcuni casi in cui la stessa parola subisce sia l’elisione
che il troncamento, in base al contesto (Es. BUON, al maschile “buon pranzo/ buon uomo” - apocope,
“buon’anima” – BUONA, in questo caso, non subisce apocope, ma elisione. Per lo stesso motivo non
possiamo dire “Buon bambina”, perciò questo aggettivo si deve elidere per forza).

Quando è obbligatoria l’elisione?

L’elisione è obbligatoria con l’articolo “lo” ed è abituale con gli articoli “la e una”. Il plurale
dell’articolo maschile “gli”, invece, si elide soltanto davanti a nomi che iniziano per “i” (ma è una
forma poco frequente). L’articolo plurale femminile “le” NON si elide mai.

- Con il dativo (complemento di termine) NON si elide mai: “Le ha portato dei fiori”.
- Davanti ai forestierismi (parole di altre lingue adattate o non adattate all’italiano), non si elide.
- Frequente è l’elisione della preposizione DI: “d’inverno” e, in alcuni casi, è addirittura
obbligatoria come in “D’accordo” o “d’epoca”.
- La preposizione “da” non si elide mai, tranne in alcuni casi che sono formule fisse (D’allora o
d’ora in poi).
- Si elidono abitualmente “quello” e “bello”, così come “Santo e Santa”.
- È obbligatoria di CI davanti al verbo essere. È inoltre obbligatoria davanti all’accezione di
ESSERE PERTINENTE (c’entra), è invece indifferente nel caso di entrare come TROVAR
POSTO (ci entra).
In casi specifici, l’apostrofo è utilizzato per indicare l’apocope come in -un po’- oppure -a mo’-.

L’ACCENTO GRAFICO

Ogni parola, a parte i monosillabi che sono considerati atoni, ha un proprio accento. Nella scrittura,
però, è obbligatorio segnalarlo solo in alcuni casi:

- Per le parole con più di una sillaba che hanno l’accento sull’ultima (canterà, finì,
andò, ventitré) N.B I composti di tre portano l’accento ma il monosillabo tre non ce
l’ha.
- Per alcuni monosillabi, l’accento è obbligatorio (ciò, già, giù), ma anche altri che
potrebbero essere confondibili con parole omografe (ché – congiunzione/
abbreviazione di perché accentato, che – pronome – non si accenta; dà – verbo si
accenta/ preposizione no; dì – sostantivo si accenta/ preposizione no; né
congiunzione/ ne pronome).

Ci sono casi in cui parole portano l’accento anche se non cade sull’ultima sillaba quando si vuole
distinguere tra termini OMOGRAFI, ma non OMOFONI (princìpi/ prìncipi).

LA PUNTEGGIATURA

È un insieme di segni grafici che sono utilizzati, per convenzione, solo nella scrittura. Solitamente non
corrisponde alle pause del parlato, anzi se dovessimo trascrivere un discorso registrato, saremmo noi
ad apporre i segni di punteggiatura corretti a seconda dei significati che individuiamo nella produzione
linguistica (vedi intervista Massimo Troisi).

La punteggiatura serve ad individuare la scansione delle diverse parti di un testo scritto.

L’ortografia italiana distingue 13 diversi tipi di punteggiatura:

 Il PUNTO indica solitamente il confine tra le frasi o è usato per le abbreviazioni (ES ecc.). Il
suo utilizzo, oggi, è molto più frequente soprattutto negli articoli di giornale.
 La VIRGOLA indica il confine tra le proposizioni e separa certi sintagmi (unità sintattiche
significative) all’interno della proposizione. Abitualmente la virgola è utilizzata nelle
enumerazioni, coordinazioni asindetiche, vocativi, apposizioni, prima delle congiunzioni “anzi,
ma, però”. NON VA MAI MESSA TRA ELEMENTI SINTATTICAMENTE UNITI (pag.
24), NON ci va neanche tra verbo e complemento o tra sostantivo e aggettivo. In alcuni casi la
virgola è essenziale per comprendere il significato, per esempio tra relative appositive o
restrittive.
 Il PUNTO E VIRGOLA è utilizzato sia per segnalare il confine tra due frasi (divide le due frasi
senza separarle nettamente come il punto fermo), sia per segnalare il confine tra due
proposizioni (adoperato nel caso in cui l’uso della virgola potrebbe generare degli equivoci).
N.B. Quando cambia il soggetto in una frase è necessario segnalarlo con i segni di
punteggiatura forti, i quali individuano significati.
 I DUE PUNTI presentano funzioni sintattiche diverse. Servono ad introdurre una spiegazione,
una conseguenza, una causa ed il discorso diretto (in genere in combinazione con virgolette e
trattini). NON possono separare il verbo dal complemento oggetto.

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