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I Coronavirus sono virus capsulati, a singolo filamento di RNA a polarità positiva, con un genoma compreso
tra 25 e 32 kb e un virione di 118-136 nm di diametro.
I CoVs erano considerati poco patogeni nei confronti degli esseri umani fino al 2002, quando è stato
identificato SARSCoV. Nel 2014, in relazione ad una patologia acuta respiratoria, è stato isolato un altro
coronavirus (MERS-CoV).
Nel 2019 nella città di Wuhan, Cina, è stato isolato SARS-CoV-2, responsabile di una sindrome respiratoria
acuta, che si è diffuso in tutto il mondo.
Poliproteina 5'-terminale (pp1ab: 16 proteine non strutturali coinvolte nella trascrizione e replicazione del
genoma)
3' terminale codifica per proteine strutturali: involucro glicoproteine spike (S), capside (E), proteine di
membrana (M) e nucleocapside (N)
Variazioni genomiche in SARS-CoV-2:
Il genoma di SARS-CoV-2 presenta l’80% di omologia strutturale rispetto ai coronavirus umani noti. Le
principali variazioni riguardano l’assenza della proteina 8a e fluttuazioni nel numero di aa delle proteine 8b
e 3c.
Ciclo replicativo:
L’ingresso del virus è mediato
dall’interazione tra la proteina spike e il
recettore ACE2 (angiotensin-converting
enzyme 2); il cleavage della proteina S a
opera della serin proteasi 2 dell’ospite.
(TMPRSS2) precede la fusione alla
membrana della cellula ospite.
Successivamente il virus si scompone
rilasciando il nucleocapside e il genoma
virale.
La sintesi delle poliproteine 1a/1b è realizzata nell’ospite a partire dall’RNA virale. La trascrizione avviene
attraverso il complesso RCT
(replication-transcription complex) e
mediante la sintesi di sequenze
subgenomiche di RNA (sgRNAs). La
terminazione del processo di
trascrizione avviene a livello di
specifiche sequenze regolatorie
localizzate tra i frammenti ORF (open
reading frames). Uno spostamento tra
ORF1a e ORF1b determina la
produzione dei polipeptidi pp1a e
pp1ab che sono processati dalla
proteasi 3CLpro (chymotrypsin-like
protease) o Mpro. Oltre ORF1a e
ORF1b, altre sequenze ORF codificano
per proteine strutturali. La patofiosologia e la virulenza di SARS-CoV-2 sono legate all’attività di nsp (non
structural protein) e di proteine strutturali: in particolare nsp sono in grado di bloccare la risposta
immunitaria innata nell’ospite, mentre il capside promuove l’assemblamento e il rilascio del virus.
Epidemiologia:
Sintomatologia:
Diagnosi:
Test sierologici: attualmente i test sierologici presentano limitazioni legate a specificità e sensibilità. I test
per la rilevazione di anticorpi per SARS-CoV-2 non sono raccomandati per la diagnosi.
Inibizione di enzimi virali (DNA e RNA polimerasi) e processi virali (glicosilazione di proteine virali,
assemblaggio, trasporto e rilascio del virus);
inibizione del recettore ACE2, dei processi di fusione
e del rilascio di citochine. Trial clinici condotti su
pazienti ospedalizzati hanno evidenziato una
riduzione della concentrazione virale in pazienti
trattati con idrossichinolina e azitromicina.
Target Virali:
Mpro (3CLpro o principale proteasi), essenziale per processare le poliproteine trasdotte dall’ RNA virale.
PLpro (Papain-like protease), enzima essenziale per processare le poliproteine virali al fine di generare un
complesso di replicazione funzionale.
RNA Polimerasi RNA-dipendente (RdRp) media la trascrizione e la replicazione del genoma durante
l’infezione virale.
NTPasi/elicasi (nsp13) è una proteina chiave nel complesso RCT di CoVs che catalizza la separazione degli
oligonucleotidi a doppio filamento in filamenti singoli, pertanto, risulta fondamentale nella sintesi di RNA
virale.
La principale proteasi di SARS-CoV-2 è costituita da tre domini. Il sito attivo della proteina si trova
all’interfaccia tra i domini I (residui 8–101) e II (residui 102–184) e presenta una caratteristica diade Cys-
His, un residuo attivatorio (His) che rimuove protoni dal gruppo tiolico della catena laterale di un secondo
residuo (Ser) che agisce come nucleofilo.
Inibitori di Mpro:
Target Virali:
PLpro è una cistein proteasi, il cui meccanismo d’azione prevede l’idrolisi delle proteine ubiquitina e ISG15
(interferon-induced gene 15) che hanno un ruolo fondamentale nella risposta immunitaria innata durante
le infezioni da SARS-CoV. PLpro inibisce la produzione di citochine, tra cui IFNb e chemochine come CXCL10
e CCL5.
Inibitori di PLpro:
Inibitori di RdRp:
Inibitori dell’elicasi nsp13:
É in grado di innescare il processo di fusione tra il virus e la membrana della cellula ospite. TMPRSS2 è
maggiormente espressa a livello dell’epitelio del tratto gastrointestinale, urogenitale e respiratorio e attiva
la proteina S.
Catepsina L:
L’attivazione
della proteina
spike di SARS-
CoV-2 effettuato
ad opera di
diverse proteasi
è un processo
chiave nel processo di infezione virale. La catepsina L
(CatL), una delle principali cistein proteasi espressa nelle
cellule animali, è coinvolta nell’endocitosi del virus. Essa
agisce mediando il cleavage della subunità S1 della
glicoproteina spike. Strutturalmente è costituita da due
domini, all’interfaccia dei quali è localizzato il sito attivo che contiene i residui catalitici Cys25 e His163.
Meccanismo d’azione di CatL:
Vaccini:
I principali target identificati per la produzione di vaccini sono la glicoproteina S e il complesso RBD.
Le strategie adottate prevedono l’utilizzo di anticorpi in grado di neutralizzare l’intera sequenza della
proteina spike o il complesso RBD (S1-receptor-binding domain) e la loro espressione all’interno di vettori
virali, DNA o particelle simil virali.
Questo tipo di vaccino può indurre anticorpi che bloccano sia il legame al recettore che l’uncoating del
virus.
Attualmente vengono utilizzati due tipi di approccio nello sviluppo di un vaccino:
1) L’approccio whole-microbe:
Vaccino inattivato: consiste di particelle virali, inattivate tramite agenti chimici, calore o radiazioni,
che vengono somministrate per indurre una risposta immunitaria adattativa (vaccino per la
poliomelite).
Vaccino vivo-attenuato: utilizza una versione indebolita del virus, ma ancora viva; non può essere
utilizzato in pazienti immunodepressi (vaccino per il morbillo).
Vaccino a vettore virale: utilizza un virus inattivato per sviluppare specifiche proteine (antigeni) in
grado di generare una risposta immunitaria nell’ospite; le istruzioni per sintetizzare queste proteine
vengono inserite in un virus inattivato, che funge da vettore per il loro trasporto nell’organismo.
Esempio è il vaccino Janssen che utilizza un adenovirus umano di tipo 26 inattivato in cui sono state
inserite le informazioni per la produzione della proteina Spike.
2) L’approccio subunit:
Vaccini ad acido nucleico: utilizzano una sezione di materiale genetico che trasporta le istruzioni
per la sintesi di specifiche proteine. Agisce tramite inoculazione di frammenti di mRNA o DNA nelle
cellule umane, le quali vengono indotte a produrre antigeni di organismi patogeni o antigeni
tumorali, che poi stimolano una risposta immunitaria adattativa.
I due vaccini COVID-19 a mRNA approvati per la campagna vaccinale utilizzano molecole di mRNA che
contengono le istruzioni per la sintesi della proteina Spike.
Le proteine prodotte stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. In chi si è vaccinato e
viene esposto al contagio virale, gli anticorpi così prodotti bloccano le proteine Spike e ne impediscono
l’ingresso nelle cellule.
Vaccini a mRNA sono: BNT162b2, noto come Pfizer-BioNTech e Spikevax, noto come Moderna.