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PREMESSA
La rivolta di Campanella fu la prima congiura politica di rilievo, avutasi nel sud Italia
all’inizio del 1600. Si oppose alla politica liberticida e repressiva di Filippo III.
Ribellione: atto di resistenza violenta contro l’autorità, che si vuole sottrarre dal suo
dominio.
Rivolta: è alimentata dalla presenza trascinatrice di un capo e dall’idea di combattere
il potere con la forza fino a sovvertirlo. Quella di Campanella è una rivolta.
Congiura: è frutto di un accordo segreto teso al rovesciamento violento dello stato e
dei suoi rappresentanti.
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
La Calabria nel corso del XVII secolo aveva avuto un progresso economico, sociale
e demografico notevole. Si modificarono le classi e i loro rapporti verso la fine del
secolo. Le province però sfiorirono e ci fu un isolamento provinciale. La struttura
economica rimase rurale. All'emergere di un nuovo ceto, quello dei mercanti, ci fu
una crisi che rafforzò la feudalità e la pressione fiscale, da parte dei feudi e dello
stato. Era una situazione così grave che favorì la nascita di un moto politico guidato
da Campanella. Si applicarono le norme Tridentine: il clero rivendicava territori e
imponeva tasse. Per gli esegui redditi il numero di preti poveri aumentò e molti
furono autorizzati a lavorare. Ciò fece lievitare la massa di preti-contadini calabresi.
Anche i futuri sacerdoti erano colpiti da questa crisi. Molti seguaci della rivolta
facevano parte del clero. Il brigantaggio e il fuoriuscitismo destabilizzavano gli
equilibri precari, da lì vennero reclutati i ribelli. L'incremento della popolazione cessò.
La sericultura, settore dinamico dell'economia, subì la concorrenza italiana. Tra il
1585 e il 1592 una crisi investì il sud, ci furgoni cattivi raccolti e carestie. Le
università si indebitarono. Si volle passare alle imposte indirette sui generi di largo
consumo. La feudalità fece un compromesso con la monarchia e si iniziava ad
intensificare lo sfruttamento delle campagne. La società di fine '500 era disgregata e
segnata da gravi fenomeni sociali. Il banditismo si prolungó, il suo scopo era
esprimere le idee della società contadina e la sua lotta condotta attraverso forme
radicali. I banditi diventarono sostenitori della rivolta apolitica di Campanella che
avrebbe tolto i privilegi e gli abusi. Nel 1553 ci fu una congiura antispagnola e tutti i
congiurati speravano in un intervento turco o francese. Campanella a Nicastro fu
mandato a ripristinare la pace tra l'università e il vescovo della città. Trovò come
avversario un avvocato fiscale della Reggia Udienza di Catanzaro, che odiava i Del
Tufo dato che lo scomunicarono. Si coinvolse anche il Papa. Nel convento a Stilo,
Campanella pose le basi della rivolta. I vescovi chiedevano l'esenzione dalle tasse.
Nel 1598 la flotta turca arrivò a Stilo e i corsari distrussero molte cose. Cicala, il
capitano, chiese di vedere sua madre a Messina, in cambio di ciò non avrebbero
saccheggiato altro e così avenne. Anche alcune persone che seguivano con lui un
corso di filosofia parteciparono alla congiura. A Campanella gli fu permesso di
predicare e con le sue omelie diffondeva le sue tesi rivoluzionarie. Con un decreto
del 1599 fu impedito a Campanella di tenere sermoni. Alla base della sua
propaganda c'era la profezia della fine del mondo. Molti avvenimenti catastrofici
fecero abbandonare la prudenza che utilizzava Campanella, passando ad un'azione
politica. Si fece accreditare come agente messianico di un disegno voluto dalla
provvidenza. Le autorità erano inizialmente indifferenti ma dopo attuato o una
controffensiva politica per reprimere il movimento. Campanella voleva fondare una
repubblica, che avrebbe fatto da stadio preliminare alla fine del mondo. Esponenti di
tutte le categorie sociali si strinsero intorno alla figura di Tommaso. Un magistrato
della Reggia Udienza partecipò ad una predica e Tommaso, a conoscenza del fatto,
fu cauto. A sostenere Campanella c'erano i vescovi delle diocesi vicine. Anche due
uomini d'armi gli si affiancarono. Lui disse che gli astri lo mettevano a capo della
congiura; diventò capo della repubblica e i suoi seguaci fecero propaganda.
Parteciparono anche figli di famiglie in vista a Stilo. Campanella sosteneva che la
sua città natale potesse essere ben difesa dagli attacchi del Re e che dopo una
vittoria altre persone si sarebbero unite. Lello Orsini sosteneva economicamente la
congiura. Il frate Dioniso Ponzio aveva stretto alleanza con Cicala, facendo così
partecipare i turchi alla congiura. Campanella si espose con Soldaniero, che non
partecipò, con l'invio di una lettera. I turchi avrebbero occupato la costa e Catanzaro.
Parteciparono cittadini di Tropea, Montesanto e Nicotera. Campanella girò alcune
città per trovare supporto per la congiura. La congiura stava per partire quando due
ribelli se ne pentirono e svelarono tutto. Il 10 settembre i turchi arrivarono ma
desisterono perché non avevano ricevuto segnali da terra. Fabio Di Lauro e
Giovanni Battista Biblia si erano rifugiati nel convento e si finsero sostenitori della
rivolta per l'avvocato fiscale Luis. Ad agosto fu mandata una denuncia all'avvocato e
una al Viceré, venne poi inoltrata a Filippo III. Inizialmente si pensava fosse coinvolta
la Francia e il Papa. Carlo Spinelli su invito della Spagna comandò due squadre di
soldati per reprimere sul nascere la sommossa, catturare i ribelli e procurarsi le carte
della rivolta. Il 31 agosto Spinelli aprì un procedimento contro Campanella e il giorno
successivo si istituì il processo per eresia e ribellione. Il Viceré voleva i nomi dei
rivoltosi e scongiurare la presenza del Papa nella rivolta. Tommaso scappò
sperando di arrivare a Firenze o in Turchia ma fu tradito da un suo amico che gli offrì
rifugio. Campanella fu catturato il 6 settembre. I due soldati che si erano uniti alla
rivolta furono uccisi il 27 settembre. Vedendo un possibile attacco turco Spinelli fece
presidiare le torri costiere da soldati armati. Il Cicala non abbandonò il Mar Ionio e
fece sbarcare 500 uomini armati per fare una ricognizione. I soldati spagnoli fecero
però naufragare il piano turco, quindi i soldati turchi tornarono alle navi dopo il
fallimento della congiura. La corrispondenza tra il Viceré e Filippo III evidenzia la
paura di un'invasione turca in Calabria. Il Viceré tolse il processo alla chiesa; le
decisioni prese dal tribunale furono discusse nel consiglio collaterale. Il Papa chiese
che i sospettati fossero portati a Roma e costituì un apposito tribunale. Il Viceré
scrisse al Papa che molti partecipanti erano frati e si ricorse quindi ad un duplice
provvedimento: un tribunale laico per la lesa maestà e un tribunale ecclesiastico per
l'accusa di lesa maestà. Il 18 gennaio iniziò l'interrogatorio di Campanella. Lo stesso
giorno ci fu anche l'ultima lettera del Viceré a Madrid. I giudici del tribunale fecero
incontrare Campanella e un congiurato, per errore Tommaso nominò alcuni nomi di
altri ribelli. In Calabria il malcontento aumentava. In una deposizione un frate affermò
che c'era anche un aiuto da parte della Repubblica di Venezia. Le dichiarazioni
acquisite durante gli interrogatori facevano luce sulla figura di Campanella, il suo
ruolo all'interno della congiura, il suo piano politico. Nella sua rivolta non c'era il
valore di fedeltà al Re, a far pensare ciò è l'idea che Campanella voleva fondare un
suo stato.
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
Segregato nel torrione, la monaca di casa gli procurava manoscritti e libri. Riprese a
scrivere solo dopo che capì che la prigionia era un segno divino perché anche ad
altre grandi persone accadde lo stesso dopo aver detto eresie. Richiamò il caso di
Socrate, disse che queste punizioni portano gli altri uomini ad amarli ma a farsi
odiare dai potenti. Campanella disse che la libertà era il valore assoluto della ricerca
filosofica, è qualcosa che l'uomo ha per natura. Tommaso scrisse nel 1598
Monarchia di Spagna anche se poteva essere stata scritta nella seconda metà del
1600. Questo libro ottenne molta fama in Europa soprattutto nei Paesi Bassi dove
c'era una lotta per l'indipendenza contro la Spagna. Sembrava realistico il tema della
realizzazione di un impero universale. A Venezia e a Padova dopo la battaglia di
Lepanto nacque una corrente politico-culturale filoispanica. Campanella evidenzia
come la supremazia spagnola in Italia è possibile perché gli stati italiani sono deboli
e non possono mettere fine al potere spagnolo nella penisola. Gli stati italiani
accettavano gli spagnoli solo per paura dell'Impero Ottomano. Il Papa per realizzare
un impero universale aveva bisogno degli spagnoli. I francesi erano appoggiati dagli
italiani ma ultimamente avevano poca importanza. Le guerre tra Spagna e Francia
per l'Italia avevano portato ad un'espansione dei turchi nei Balcani, in Asia e in
Africa. Secondo Campanella il ruole della Spagna doveva essere controllato dal
Papa. In questo periodo si inizia a pensare che la congiura sia stata inventata e
Tommaso lo afferma in un libro. Fu scritto successivamente alla perdita di alcune
carte processuali del 1599, proprio per questo Campanella scrisse ciò. Nella
"Monarchia" mise a confronto l'impero spagnolo e quello ottomano. Quello ottomano
era definito da Campanella un impero continentale e quindi non abbastanza forte per
sovrastare la Spagna sul mare. Gli ottomani avevano un solo signore al potere e gli
altri erano servi. Una possibile antagonista spagnola era la Gran Bretagna. Secondo
Tommaso nel sud andava rafforzato il sistema doganale, investire nell'agricoltura e
consolidare la flotta militare. Per Campanella il politico saggio doveva consolidare la
trama dei legami su tre livello: animo, corpo e fortuna. Nell'ultima parte del libro
prendeva in esame la guerra contro l'Olanda, affermava che la sua perdita è per
l'errata politica spagnola. Campanella riteneva inscindibile il legame politica e
religione; non capiva perché era accusato di duplice delitto se secondo lui, Re e
Papa lavoravano insieme. La monarchia diventava una prova della sua innocenza.
Campanella criticava Machiavelli nonostante riproponesse i suoi più estremi
suggerimenti, inoltre erano molti i rimandi nella "Monarchia" alle opere del fiorentino,
per quanto riguarda la conquista e il mantenimento dello stato, ai principii di
prudenza ed anche alcuni termini erano gli stessi. Il re doveva diventare amico del
popolo, doveva regnare per il bene della comunità. Per Machiavelli e Campanella la
politica, che è volontà di potenza, riveste un ruolo centrale.
In un libro Campanella fece ricorso ad una serie di testi per provare la legittimità dei
suoi riferimenti all'avvento di una nuova epoca. Scrisse gli "Aforismi politici" dove si
avvertivano le idee machiavelliane e anche quelle profetiche. Affermava che la
comunità più naturale è ispirata dal principio del bene comune. La migliore
repubblica invece è fondata sulla ragione. Nella "Città del Sole" si trasferiva il suo
disegno rivoluzionario in chiave filosofica. Lo scrive perché è insoddisfatto nei
confronti della società. Campanella mette come sfondo la Calabria del XVI e XVII
secolo. Era un dialogo tra Colombo (Nuovo Mondo) e un cavaliere dell'ordine di
Malta (Vecchio Mondo). Nella "Città del Sole" il potere era retto dai filosofi e c'era un
regime piramidale. Sole esercitava il potere religioso e civile con l'aiuto di tre principi:
Pon, Sin, Mor. Il governo poggiava sui consigli, non c'era la famiglia e si apparteneva
alle comunità. Il cristianesimo era la più piena manifestazione della religione
naturale. L'uomo aveva il libero arbitrio.
Con questo libro Campanella voleva continuare a dare nuova linfa all'ispirazione di
un rinnovamento politico e religioso, alla base della rivolta.
Campanella riprese a scrivere poesie per dare forza agli altri congiurati, esaltando le
loro imprese. Il tema prediletto di Campanella era la liberazione dell'Italia, mostrava
lo strapotere del sovrano e la follia del mondo. Tommaso si riferiva ai congiurati
definendoli spiriti eletti. L'accusa più spietata Campanella la fece all'avvocato fiscale.
Affermava che andava eliminata la tirannia di Filippo III e non l'impero asburgico.
Nei primi tre decenni del 1600 in Calabria ci furono episodi di banditismo e lotta
contro il malgoverno. Ci fu l'imposizione di nuove gabelle. Iniziò l'instaurazione di un
equilibrio tra corona e feudalità, ma venne successivamente messo in crisi dai moti
di Masaniello. La Calabria venne "rifeudalizzata" diventando una regione
sottopopolata. Ci fu un impoverimento delle università e il fenomeno del banditismo
peggiorò. Nel 1638 ci fu un'alleanza con i turchi e la popolazione fu sottoposta a
gravose imposizioni. Ci furono molti contrasti tra diocesi e università ed inoltre anche
crisi nelle campagne. Il Viceré fece delle proibizioni ma non furono sufficienti, aveva
anche comunicato a Madrid di aver risolto la situazione. Secondo Campanella fu la
pressione fiscale a far spopolare le campagne. Per i problemi finanziari le università
avevano iniziato a conservare i cereali e a vendere il pane. Le speculazioni dei
mercanti e usurai, che avevano come obiettivo l'arricchimento, erano le cause della
carestia per Campanella. Inoltre sempre per Tommaso anche i falsari di monete
dovevano ricevere severe punizioni.
Quando Tommaso iniziò a parlare con il segretario del Viceré, le sue speranze per
un'imminente libertà aumentarono. Nel 1608 finirono data la morte del segretario.
Campanella provò a mostrare al Papa come, dopo un'analisi introspettiva, avesse
cambiato idea, rinnegando il programma e l'impegno rivoluzionario. Però, fu
accusato da un compagno di cella di essere un negromante e che negasse la trinità.
Quando Campanella venne trasferito nel carcere di Castel dell'Ovo, pensava di
essere scarcerato da lì a poco ma fu controllato maggiormente. Gli furono ritirati tutti
gli scritti presenti nella cella.
Secondo lo stilese il pontefici ideale doveva essere un uomo di lettere, di costumi e
di santità. Ma soprattutto doveva essere indipendente dalla politica francese e
spagnola. I vescovi, invece, dovevano essere dotti in tutte le scienze. Campanella
vedeva nella chiesa l'unica istituzione in grado di unificare il genere umano e poteva
impedire lo scoppio di una guerra tra le potenze europee.
Tommaso conobbe Adami, un luterano tedesco che pubblicò alcuni suoi scritti.
Inoltre provò ad aiutarlo nella scarcerazione ma non ci riuscì perché Tommaso
Costo in un'opera accusava Campanella.
Nel 1610 salì al potere un nuovo Viceré, il suo scopo era quello di risanare
l'economia. Ciò che fece fu eliminare alcune tasse e non impone altre. Grazie ad
alcuni scritti sull'economia, Campanella ebbe molta rilevanza nel dibattito economico
e commerciale. Con il Viceré successivo ci fu una riforma monetaria e convocò
Campanella dato che le loro idee politiche coincidevano.
Campanella fu nuovamente trasferito nel carcere di Castelnovo e lì riuscì a
comunicare con il suo amico Galileo. Di Galileo Campanella ne lesse le opere ma
non si convertì mai alla nuova astronomia; scrisse anche un'opera in difesa
dell'amico.
Tommaso scrisse molte lettere al Papa, poco dopo Ambrogio Cordova divenne
Vescovo di Tropea e Campanella chiese nuovamente la scarcerazione. Il 15 maggio
si deliberò la scarcerazione con una cauzione di due mila ducati che vennero pagati
dal padre e alcuni suoi sostenitori. Una settimana dopo, nel 1625, uscì di prigione e
ciò venne comunicato a Roma. L'inquisizione quindi lo incarcerò.
CAPITOLO 5
Il Papa Urbano VIII riformò il clero e venne dato un nuovo slancio ai seminari. Venne
anche potenziato il tribunale dell'Inquisizione. Urbano VIII era un amante delle lettere
e un colto umanista; grazie a lui Roma diventò cosmopolita. Il Papa permise a
Campanella un cambio di cella ed inoltre gli fu concesso di celebrare le messe. Solo
nel 1629 venne scarcerato e gli furono restituiti tutti i libri sequestrati.
Iniziò un'amicizia tra Urbano e Campanella dato che il Papa frequentava indovini e
aveva grande fiducia nella lettura degli astri di Tommaso. Però, dopo la
pubblicazione di alcuni scritti di Campanella riferiti al Papa, Urbano gli tolse la
nomina di Consultore del Santo Uffizio. Il rapporto si aggravò ancora di più dopo che
Campanella difese il suo amico Galileo nel suo secondo processo.
Campanella, dopo aver iniziato a frequentare le ambasciate francesi a Roma, passò
al partito filofrancese. Quando salì il cardinale Richelieu la Francia divenne una
potenza e Tommaso iniziò a militare nel partito francese attivo a Roma.
Ci fu una pubblicazione tardia di un'opera di Campanella nel quale parlava
dell'azione politica spagnola in America. Campanella difendeva la conquista
spagnola perché la vedeva giusta da un punto di vista biblico. Criticò però la
violenza usata dallo stato spagnolo.
Nel Regno di Napoli un frate, discepolo di Campanella, organizzò una congiura
contro il Viceré e i suoi ministri. Il frate fu torturato e condannato a morte, ma per
questa congiura Campanella divenne un ricercato dagli spagnoli. Campanella quindi
scappò, sotto falso nome e con dei passaporti forniti dal Papa, in Francia. Fuggì a
Livorno e da lì si imbarcò per la Francia nel 1634. Raggiunse Marsiglia,
successivamente Lione e poi arrivò a Parigi.
CAPITOLO 6