Capitolo 2
Soluzione. Si ha:
−1 −1 −1 −1 −1 −1 −1
ab = 1G =⇒ a (ab) = a 1G = a =⇒ (a a)b = a =⇒ 1G b = a =⇒ b = a .
−1
Ne segue che ba = a a = 1G .
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
n n
Verificare se W è un sottospazio vettoriale di K e se è un sottoanello di K .
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
0 1
2.2.3. Assegnata la matrice A = 2 2 ∈ M3,2(R R ), verificare che le due matrici tA A e A tA
−1 0
sono simmetriche. È vero, più in generale, che per ogni A ∈ Mm,n(K), le due matrici tA A e A tA
sono simmetriche ? È vero che, per ogni A ∈ Mn(K), risulta: tA A = A tA ?
Soluzione. Risulta:
1 2 0
5 4
t
AA = , A tA = 2 8 −2 .
4 5
0 −2 1
Come si vede, le due matrici sono simmetriche.
Per ogni A ∈ Mm,n(K) la matrice tA A è simmetrica. Infatti t(tA A) = tA t(tA) = tA A. Analoga-
mente si verifica che A tA è simmetrica. Infatti t(AtA) = (t(tA)) tA = A tA.
Se A ∈ Mn(K), entrambe le matrici tA A e A tA sono inMn(K). Ma non è detto che coincidano.
Infatti, considerata ad esempio in M2(R
0 1
R ) la matrice A = , si ha:
0 0
t 0 0 t 1 0
AA = , mentre A A = .
0 1 0 0
∗ ∗ ∗
dunque l’opposta di una matrice simmetrica è simmetrica. Infine la matrice nulla 0 è simmetrica.
Pertanto (Sn(K), +) è un gruppo additivo. Se poi c ∈ K e A ∈ Sn(K), allora anche c A ∈ Sn(K)
CAP. 2 ESERCIZI 13
[infatti (c A) = c A = c A]. Pertanto la moltiplicazione per uno scalare viene indotta su Sn(K).
t t
∗ ∗ ∗
· 1 2 3 4 5
1 1 2 3 4 5
2 2 4 0 2 4
3 3 0 3 0 3
4 4 2 0 4 2
5 5 4 3 2 1
14 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA PER INFORMATICA
Si ponga B = {0, 2, 4}. Queste tre classi resto sono le sole in Z 6 rappresentate da interi pari.
Ovviamente la somma di due classi resto rappresentate da interi pari è rappresentata da un pari.
Inoltre, in Z 6 si ha: −2 = 4 e −4 = 2. Ne segue facilmente che (B, +) è un gruppo abeliano.
Poichè anche il prodotto di due classi resto rappresentate da interi pari è rappresentato da un intero
pari, si conclude che B è un sottoanello di Z 6 (privo però di unità).
∗ ∗ ∗
Soluzione. Risulta:
+ 0 1 2 3 4 · 1 2 3 4
0 0 1 2 3 4 1 1 2 3 4
1 1 2 3 4 0 2 2 4 1 3
2 2 3 4 0 1 3 3 1 4 2
3 3 4 0 1 2 4 4 3 2 1
4 4 0 1 2 3
∗ ∗ ∗
Soluzione. (1) Per assurdo, sia ta ≡ sa (mod p), con 1 ≤ t < s ≤ p − 1. Allora (s − t)a ≡ 0
(mod p), cioè p (s − t)a. Poiché M CD(a, p) = 1, dal lemma di Euclide segue che p s − t. D’altra
parte 0 < s − t < p e dunque s − t ∈ pZZ : assurdo.
(2) Da (i) a, 2a, 3a, ... , (p−1)a sono a due a due non congruenti mod p. Quindi, a meno dell’ordine,
sono complessivamente congruenti a 1, 2, ... , p − 1 (mod p). Pertanto
1 · 2 · 3 · ... · (p − 1) ≡ a · 2a · 3a · ... · (p − 1)a (mod p).
Ne segue che
(p − 1)! ≡ (p − 1)! a (mod p), ovvero p (p − 1)! (1 − a ).
p−1 p−1
Poiché p è primo e (p − 1)! è coprimo con p, M CD(p, (p − 1)!) = 1. Dal Lemma di Euclide segue
che p (1 − a ), cioè che 0 ≡ 1 − a ≡ 1 (mod p).
p−1 p−1 p−1
(mod p), ovvero a
∗ ∗ ∗
81
2.3.5. Calcolare le ultime due cifre del numero naturale 82 .
≡ X (mod 100).
81
Soluzione. Si tratta di risolvere la congruenza 82
Si ha: 82 = 2 ·41 . Se 2 ≡ a (mod 100) e 41 ≡ b (mod 100), allora 82 ≡ a b (mod 100).
81 81 81 81 81 81
Per la seconda equazione si può ricorrere al teorema di Eulero-Fermat, essendo M CD(41, 100) = 1.
≡ 1 (mod 100), cioè 41 ≡ 1 (mod 100). Allora
ϕ(100) 40
Si ha: 41
CAP. 2 ESERCIZI 15
402
·41 ≡ 1 · 41 = 41 (mod 100).
81 2
41 = 41
Per risolvere la prima congruenza 2 ≡ a (mod 100) non si può usare il teorema di Eulero-Fermat
81
81
402 40
ed occorrono invece più calcoli. Risulta: 2 = 2 2 . Calcoliamo 2 (mod 100). Risulta:
2 = 2 · 2 = 1024 ≡ 24 (mod 100);
10 5 5
402
≡ 2 (76) ≡ 2 · 76 ≡ 52 (mod 100).
81 2
Ne segue: 2 = 2 2
≡ 41 · 52 = 2132 ≡ 32 (mod 100). Le ultime due cifre di 82
81 81
Si conclude che 82 sono 3, 2.
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
Poiché −17 ≡ 43 (mod 60), l’inverso di 7 (mod 60) è 43. L’equazione 7 X ≡ 5 (mod 60) si riscrive
nella forma X ≡ 5 · 43 (mod 60). Poiché 5 · 43 = 215 ≡ 35 (mod 60), tale equazione ha (unica)
soluzione 35.
Una soluzione dell’equazione congruenziale assegnata è quindi 35 e l’altra è data da 35 + 120
2 = 95.
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
2.4.2. Sia n ≥ 2 e sia f : Mn(K) → Mn−1(K) l’applicazione che ad ogni matrice A ∈ Mn(K)
associa la matrice ottenuta da A privandola degli elementi dell’ultima riga e dell’ultima colonna.
Verificare che f è un omomorfismo di K-spazi vettoriali e determinarne nucleo ed immagine. È
vero che f è un omomorfismo di anelli ?
Soluzione. Denotiamo con A la matrice ottenuta da A eliminandone gli elementi dell’ultima riga e
dell’ultima colonna. Poiché la somma e la moltiplicazione per uno scalare sono definite ”componente
per componente”, segue subito che, ∀ A, B ∈ Mn(K) e ∀ c ∈ K,
(A + B) = A + B , (cA) = c A .
Dunque f è un omomorfismo di K-spazi vettoriali. Si ha:
A ∈ Ker(f ) ⇐⇒ A = 0 ⇐⇒ aij = 0, ∀ i, j < n.
Inoltre Im(f ) = Mn−1(K). Infatti, ∀ B ∈ Mn−1(K), se a tale matrice aggiungiamo un’ulteriore riga
e un’ulteriore colonna di elementi scelti arbitrariamente in K, otteniamo una matrice A ∈ Mn(K)
tale che f (A) = B.
∈ M2(R
1 1
f non è un omomorfismo di anelli. Scelta ad esempio la matrice A = R ), risulta:
1 0
2 1
f (A ) = (A ) = = ( 2 ), mentre f (A) f (A) = A A = ( 1 ) ( 1 ) = ( 1 ).
2 2
1 1
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
Soluzione. Si ha, ∀ a, b ∈ Z :
π(a + b) = a + b = a + b = π(a) + π(b), π(a b) = a b = a b = π(a) π(b).
Quindi π è un omomorfismo di anelli. Inoltre π è suriettivo. Infatti, ∀ a ∈ Z n, a = π(a).
Calcoliamo Ker(π). Sia a ∈ Z . Si ha:
a ∈ Ker(π) ⇐⇒ a = 0 ⇐⇒ a ≡n 0 ⇐⇒ a ∈ nZ
Z.
Z = {0, ±n, ±2n, ... }.
Pertanto Ker(π) = nZ
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
∗ ∗ ∗
n
2.4.7. Sia ∂ : K[X] → K[X] l’applicazione di derivazione, cosı̀ definita: ∀P = ai X ∈ K[X],
i
i=0
2 n−1
∂P = a1 + 2 a2X + 3 a3X + ... + n anX
[se K = R , ∂P è l’usuale derivata prima del polinomio P ].
(i) Verificare che ∂ è un omomorfismo di K spazi vettoriali ma non un omomorfismo di anelli.
(ii) Posto K = R , calcolare Im ∂.
(iii) Posto K = R , calcolare Ker ∂.
m
Soluzione. (i) Posto c ∈ K, Q = bj X ∈ K[X] e P definito come nel testo, si ha:
j
j=0
2
∂(P + Q) = (a1 + b1) + 2(a2 + b2)X + 3(a3 + b3)X + ... = ∂(P ) + ∂(Q),
2
∂(c P ) = c a1 + 2ca2X + 3ca3X + ... = c ∂(P ).
Ne segue che ∂ è un omomorfismo di K-spazi vettoriali. Invece si ha ad esempio:
∂(X) ∂(X) = 1 · 1 = 1.
2
∂(X ) = 2X,
Ne segue che ∂ non è un omomorfismo di anelli.
n
(ii) Risulta subito che Im ∂ = R [X]. Infatti, ∀ P = ai X ∈ R [X], si ha:
i
i=0
∂ a0X + 12 a1X + 13 a2X + ... + n+1
1
2 3 n+1
anX = P.
(iii) Si ha subito che Ker ∂ = R . Infatti ogni polinomio costante ha derivata nulla, mentre per ogni
polinomio P di grado d ≥ 1 ∂(P ) ha grado d − 1 ≥ 0. Dunque P ∈ Ker ∂.
N.B. Le considerazioni svolte in (ii) e (iii) non valgono se K è un campo Z p . Ad esempio in Z 2[X]
∂(X ) = 2 X = 0 e, sempre in Z 2[X], X ∈ Im(∂).
2
∗ ∗ ∗
2.4.8. In M (R
R) si consideri il sottoinsieme
2
H = {A ∈ M2(R
R ) (A)11 = 0}
[si ricorda che (A)11 denota l’elemento a11 della matrice A]. Verificare che H è un R -sottospazio
vettoriale di M2(RR ) e che è nucleo di un opportuno omomorfismo ϕ : M2(RR) → R .
∗ ∗ ∗
CAP. 2 ESERCIZI 19
2.5.1. Assegnati in R i due vettori x = (1, 0, −1) ed y = (0, 1, 1), verificare che sono linearmente
3
Soluzione. Per provare che x, y sono linearmente indipendenti bisogna dimostrare che
a x + b y = 0 =⇒ a = b = 0
cioè che il sistema di equazioni lineari
a=0
b=0
−a + b = 0
non ammette soluzioni = (0, 0). Ciò è evidente: l’unica soluzione è (a, b) = (0, 0).
Un vettore z tale che {x, y, z} sia una base di R è ogni vettore z ∈
x, y. Per ottenerne
3
3
uno possiamo ad esempio considerare i tre vettori e1, e2, e3 della base canonica di R e scegliere ad
esempio il primo che non sia contenuto in
x, y.
Risulta: e1 ∈
x, y ⇐⇒ e1 = a x + b y, ∃ a, b ∈ R . Ciò si traduce nel sistema di equazioni lineari
a=1
b=0
−a + b = 0,
che non ammette soluzioni. Dunque e1 ∈
x, y e quindi {x, y, e1} è una base di R .
3
∗ ∗ ∗
3
2.5.2. Assegnati in R i vettori
x = (1, 0, −1), y = (0, 1, 1), z = (1, 1, 0), w = (−1, 0, 2),
3
verificare se è possibile estrarre da essi una base di R .
Soluzione. I primi due vettori x, y sono linearmente indipendenti [cfr. esercizio precedente].
Verifichiamo se z ∈
x, y, cioè se esistono a, b ∈ R tali che z = a x + b y. Ciò si traduce nel sistema
di equazioni lineari
a=1
b=1
−a + b = 0,
che ha soluzione (a, b) = (1, 1). Dunque z può essere eliminato dalla lista dei vettori assegnati.
Verifichiamo ora se w ∈
x, y. Ciò si traduce nel sistema di equazioni lineari
a = −1
b=0
−a + b = 2,
che non ha soluzioni. Segue che w ∈
x, y e quindi {x, y, w} è una base di R estratta dai quattro
3
vettori assegnati.
∗ ∗ ∗
a A1 + b A2 + c A3 = A4.
Si ha:
a a b 0 0 0 a+b a
a A1 + b A2 + c A3 = + + = .
0 0 b 0 c c b+c c
Quindi
a+b=0
a=1
a+b a 0 1
a A1 + b A2 + c A3 = A4 ⇐⇒ = ⇐⇒
b+c c 0 1
b+c=0
c = 1.
Tale sistema ammette, come facilmente si verifica, soluzione (a, b, c) = (1, −1, 1). Pertanto
A1 − A2 + A3 = A4.
(ii) Per rispondere a (ii) basta verificare che i tre vettori A1, A2, A3 sono linearmente indipendenti,
perché in tal caso dim(W ) = 3 ed i tre vettori formano una base di W .
Si ponga
a A1 + b A2 + c A3 = 0 [matrice nulla di M (R
R )].
2
Si ottiene
a+b=0
a=0
a+b a 0 0
= , cioè
b+c c 0 0
b+c=0
c = 0.
Tale sistema lineare ammette come unica soluzione (a, b, c) = (0, 0, 0). Pertanto A1, A2, A3 sono
linearmente indipendenti.
11
(iii) Poniamo E = a A1 + b A2 + c A3 e verifichiamo se il corispondente sistema lineare ammette
soluzione. Si ottiene:
a+b=1
a=0
a+b a 1 0
= , cioè
b+c c 0 0 b+c=0
c = 0.
Segue subito che b = 0 e b = 1. Dunque il sistema non ha soluzioni e pertanto E ∈ W .
11
∗ ∗ ∗
2.5.4. Sia L = {A ∈ M3(R R ) | a12 = a13 = a21 = a31 = 0}. Si tratta di un R -sottospazio vettoriale
di M3(RR ) (cfr. Eserc. 2.4.3). Determinare una base e la dimensione di L.
cinque matrici sono linearmente indipendenti, in quanto fanno parte di una base (la base canonica di
M3(RR )). Segue che formano una base di L e dunque dim(L) = 5.
∗ ∗ ∗
2.5.5. Sia {e1, e2} una base di un R -spazio vettoriale V di dimensione 2. Siano
f = e1 − 2 e2, f = 2 e1 + e2 ∈ V .
1 2
CAP. 2 ESERCIZI 21
Soluzione. Poiché dim(V ) = 2, per provare che {f , f } è una base di V basta verificare che i
1 2
vettori f , f sono linearmente indipendenti. Sia a f + b f = 0. Allora
1 2 1 2
2 f − f = 2 e1 − 4 e2 − 2 e1 − e2 = −5 e2.
1 2
Pertanto e2 = − 25 f + 1
5 f . Ne segue:
1 2
e1 = f + 2 e2 = f − 4
5 f + 2
5 f = 1
5 f + 2
5 f .
1 1 1 2 1 2
Abbiamo ottenuto
1 1
e1 = 5 (f + 2 f ), e2 = 5 (−2 f + f ).
1 2 1 2
Si ha quindi
v = e1 − e2 = 1
5 (f + 2 f ) − 1
5 (−2 f + f ) = 3
5 f + 1
5 f .
1 2 1 2 1 2
Possiamo dire che v ha coordinate (1, −1) in base {e1, e2} e coordinate ( 35 , 15 ) in base {f , f }.
1 2
∗ ∗ ∗
2.5.6. Assegnata una base {e1, e2, e3, e4} di un R -spazio vettoriale V avente dimensione 4, si
considerino i due sottospazi vettoriali
V1 =
e1 − e2, e1 − e3, V2 =
e1 − e4, e3 − e4.
Verificare se i due sottospazi vettoriali sono supplementari.
Soluzione. Se due sottospazi vettoriali V1, V2 sono supplementari, deve risultare V1 ∩ V2 = {0}. I
vettori di V1 ∩ V2 sono tutti e soli quelli per cui ∃ a, b, c, d ∈ R tali che
a (e1 − e2) + b (e1 − e3) = c (e1 − e4) + d (e3 − e4),
cioè
(a + b − c) e1 − a e2 − (b + d) e3 + (c + d) e4 = 0.
Tale uguaglianza vettoriale si traduce nel sistema di equazioni
a+b−c=0 a=0
−a = 0 c=b
che si riscrive nella forma
−(b + d) = 0
d = −b
c + d = 0, c + d = 0.
Tale sistema ammette soluzioni (0, b, b, −b), ∀ b ∈ R , e, in particolare, la soluzione (0, 1, 1, −1).
Segue che
e1 − e3 = (e1 − e4) − (e3 − e4) ∈ V1 ∩ V2
[ciò che del resto poteva essere notato sin da principio]. Concludiamo quindi che i due sottospazi non
sono supplementari.
N.B.1. Si può anche procedere in altro modo.
Per prima cosa possiamo verificare che dim(V1) = dim(V2) = 2. Poi, posto
i := dim(V1 ∩ V2), u := dim(V1 + V2),
essendo (in base alla formula di Grassmann) u + i = 4, basta verificare che u < 4 [da cui i > 0].
Per provare che u < 4 basta verificare che sono linearmente indipendenti i quattro vettori
22 G. CAMPANELLA APPUNTI DI ALGEBRA PER INFORMATICA
∗ ∗ ∗
2.5.7. Una matrice A ∈ Mn(K) è detta antisimmetrica se risulta aij = −aji , ∀ i, j = 1, ... , n [cioè
se A = − A]. Verificare che le matrici antisimmetriche di M3(R
t
R ) formano un sottospazio vettoriale
di dimensione 3 in M3(R
R ) e indicarne una base.
Soluzione. Osserviamo che, se A è una matrice antisimmetrica, aii = −aii e dunque 2aii = 0.
Se quindi K = Z 2, allora aii = 0, ∀ i = 1, ... , n.
Denotiamo con S le matrici antisimmetriche di M3(R R ). La generica matrice di S è della forma
0 a b
A = −a 0 c , ∀ a, b, c ∈ R .
−b −c 0
Si verifica subito che, se A, B ∈ S e c, d ∈ R anche c A + d B ∈ S [infatti − (c A + d B) =
t
∗ ∗ ∗
Soluzione. Se P, Q ∈ W e a, b ∈ K, si ha:
deg(a P + b Q) ≤ max(deg(P ), deg(Q)) ≤ n.
Dunque a P + b Q ∈ W e pertanto W è un K-sottospazio vettoriale di K[X].
n
ai X ∈ W ,
2 n i
Consideriamo ora gli n + 1 monomi 1, X, X , ... , X . Preso comunque P =
i=0
risulta:
P = a0 · 1 + a1 · X + a2 · X + ... + an · X .
2 n
Pertanto {1, X, X , ... , X } è un sistema di generatori di W . Tali monomi sono linearmente in-
2 n
dipendenti. Infatti
n
i
ai X = 0 =⇒ a0 = a1 = ... = an = 0
i=0
[in quanto un polinomio è nullo ⇐⇒ tutti i suoi coefficienti sono nulli].
CAP. 2 ESERCIZI 23
con i suoi coefficienti. Per questo motivo la base monomiale è una base speciale di Wn e viene detta
base canonica di Wn.
∗ ∗ ∗