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Articolo 1 della

Costituzione
Costituzione e realtà: due cose diverse?

La costituzione italiana, come tutte le altre costituzioni redatte nelle varie nazioni del nostro mondo,
rappresenta, o meglio, dovrebbe rappresentare
il più alto livello di civiltà cui i popoli riuniti possano
aspirare, ma ciò che è scritto sulla carta,
corrisponderà alla fine dei giochi a ciò che
realmente si attuerà nei fatti?

Spesso mi sono infatti chiesto come mai,


all’interno della costituzione italiana, al primo
posto fosse posto proprio il lavoro, sarò un
sognatore per molti, ma non posso non
chiedermi ,per quale motivo un popolo abbia
scelto di porre come primo punto della propria
costituzione, il lavoro, anziché la felicità o il
benessere dei propri cittadini.
Ma cos’è una costituzione? Perché per i popoli del mondo, avere una
costituzione salda è il pilastro fondamentale su cui si fonda ogni democrazia?
Ci sono molte leggi che governano il vivere civile tra gli esseri
umani, alcune più importanti di altre, e poi ci sono le
costituzioni, cioè, quell’insieme di leggi, cui tutte le altre fanno
riferimento, le leggi più importanti potremmo chiamarle, che
determinano i principi fondamentali su cui si basa ogni stato
o nazione.

La nostra costituzione fu redatta il 1948, in un epoca di


profondi tumulti e cambiamenti storici, infatti ci si ritrova alla
fine della seconda guerra mondiale, con la caduta del
regime fascista, a dover scegliere se ripristinare quella
monarchia che tradì il popolo affidando alle mani di Mussolini il
potere di trascinare l’Italia in una guerra sanguinolenta priva di
ragione alcuna, o di fondare una repubblica, il popolo italiano
decise che mai, avrebbe riaffidato il governo ad un monarca e
quindi, nacque la repubblica italiana.
Perché il lavoro?

La costituzione italiana come abbiamo poc’anzi accennato, entrò in vigore il primo gennaio del
1948 e vide come principali fondamenti della neo repubblica italiana, la libertà, l’uguaglianza
e la fraternità tra gli uomini, eppure come primo articolo si scelsero le seguenti parole: “L’Italia
è una repubblica fondata sul lavoro”. Ma come mai fu scelta proprio questa frase tra i milioni
di altre possibili?
All’epoca, così come anche ai giorni nostri, il lavoro fu, ed è tutt’ora considerato, l’elemento
fondamentale su cui costruire qualsiasi società, ma non sarebbe stato più corretto scegliere
come primo fondamento della neo repubblica il terzo articolo della costituzione?
So che per molti il fatto che, con il primo articolo sia posto l’accento sul lavoro e con il terzo
sull’uguaglianza, non faccia molta differenza, perché molti diranno, ciò che conta è che vi
siano tutti i principi umani più nobili e fondamentali all’interno, poi l’ordine è irrilevante, ma
non sono dello stesso parere.
Se così fosse non avremmo necessità di premiare i vincitori di una gara con 3 podi differenti, differenti
per altezza, per medaglie, ed importanza, mi si potrà obiettare che la costituzione non è una gara, ed
è vero, ma è anche vero che da che mondo è mondo, gli esseri umani sono abituati ad incentrare
la propria attenzione sulle prime cose che capitano loro innanzi, e mi ci gioco il cappello, se
interrogassimo mille persone a caso per la strada, quasi tutte ricorderebbero il primo articolo della
costituzione italiana, ma quasi nessuno gli altri, perciò non posso fare a meno di chiedermi, perché i
padri fondatori non abbiano scelto di porre l’accento sull’uguaglianza, sul benessere del
popolo, forse hanno pensato che quest’ultimo derivasse dal lavoro, ma ancora una volta, non posso
far a meno di chiedermi, se la nostra repubblica oggi, sarebbe diversa, migliore per certi versi, qualora
avessero scelto come primo articolo non il lavoro, ma la felicità del popolo italiano.
Il motivo principale per cui mi sono tanto interrogato sulla scelta dell’ordine degli articoli
nella nostra costituzione, è principalmente uno, ho notato spesso che proprio il lavoro è al
centro di centinaia di dibattiti politici, molte personalità di spicco infatti si fregiano a mo’ di
?
paladini del lavoro pubblico, e s’innalzano quasi fossero gli unici possibili salvatori, del
“comune” cittadino alla disperata ricerca di un lavoro per poter sfamare e garantire un
minimo di dignità alla propria famiglia e si, anche a se stesso.
Ma è proprio questo il punto fondamentale sul quale mi voglio soffermare ora, la dignità
umana, oggi giorno, con la globalizzazione che imperversa in ogni dove, stiamo
consumando sempre di più le risorse limitate del nostro mondo, convinti che siano
infinite, ed in questa folle corsa priva di traguardo alcuno, proprio la dignità dell’essere
umano diventa sempre più offuscata e sfumata alla vista, fintanto da sparire quasi del tutto
tra le sottili scappatoie che tutti conoscono, ma di cui nessuno parla.
Qui in Italia un operaio che guadagnava 8-10€ all’ora, perde il suo posto di lavoro, affinché
il proprietario dell’azienda cui era alle dipendenze, si possa trasferire in Cina, ivi potrà pagare
la mano d’opera 2-3€ l’ora, ed in questa danza folle, non soltanto la dignità e la vita, del
cittadino italiano viene calpestata, ma anche quella del cittadino cinese sfruttato fino allo
stremo.
?
Ma perché gli esseri umani si prestano ad un simile sistema economico, che li prende a mo’
d’ingranaggi e li sfrutta inserendoli in una macchina senz’anima e senza volto chiamata economia
globale?
Il motivo è ancora una volta sempre lo stesso,

il lavoro.

Perché senza lavoro oggi giorno, non c’è guadagno, e senza guadagno, non c’è vita; eppure prima
dell’invenzione dell’economia gli esseri umani hanno vissuto per secoli, lavorando come sempre, ma almeno
potevano vivere dignitosamente, oggi invece il confine tra lavoro, dignità e libertà, è diventato sempre più
sottile, fin quasi unificandoli in un'unica cosa, una sorta di parola ancora non scritta ne’ inventata, che
però racchiude questi tre termini tutti in uno e che forse mai vedrà la luce, perché rendersi conto che la
dignità, la libertà, ed il lavoro umano, sono divenuti un tutt’uno, significherebbe ammettere, che senza l’uno,
non può sussistere l’altro, e che quindi qualcosa alla base del sistema economico globale andrebbe rivisto
profondamente.
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E torniamo al punto centrale della nostra discussione,


perché mai nella nostra costituzione al primo posto si trova
il lavoro e non la felicità umana, forse perché così come la
promessa di un lavoro è scritta a chiare lettere nella nostra
costituzione, ma poi deve fare i conti con la spietata realtà
economica, allo stesso modo la felicità umana, se fosse
posta al primo posto, dovrebbe fare i conti con la realtà e
quindi con l’impossibilità d’esser ottenuta parimenti per
tutti i cittadini?
Infatti, la repubblica italiana è fondata sul lavoro, poi se il
cittadino lo trova bene, ma se si muore di fame non trovando
un lavoro, il problema è tutto suo; ed a questo punto,
figuriamoci cosa succederebbe se al primo posto nella nostra
costituzione ci fosse la felicità o il benessere dei cittadini
anziché il lavoro, forse a pensarla così, è meglio che non vi sia al
primo posto, perché ormai, fin troppe volte, ciò che è scritto sulla
carta, resta sulla carta, è non viene applicato nei fatti, nella
realtà, proprio come avviene per altre costituzioni, come quella
americana, la quale, nelle parole promette tante belle cose agli
abitanti della terra delle opportunità, ma che nei fatti, ne
garantisce molte meno.
NELLA COSTITUZIONE AMERICANA…

«Noi Popolo degli Stati Uniti, al fine di


formare un'Unione più perfetta, stabilire la
giustizia, assicurare la tranquillità
domestica, provvedere alla difesa comune,
promuovere il benessere generale e
assicurare le benedizioni della libertà a noi
stessi e ai nostri posteri, ordiniamo a stabilire
questa Costituzione per gli Stati Uniti d'America»

-Introduzione alla Costituzione Americana


È di questi giorni infatti la notizia che un cittadino americano fermato per un semplice controllo, è stato
assassinato dalla polizia la quale ha scelto di soffocarlo per 8 minuti e 46 secondi, nonostante egli
implorasse di non ucciderlo, e dicesse più volte che non riusciva a respirare, finché, non è morto.

Il 18 dicembre 1865, dopo esser passato per più di un vaglio, fu finalmente ratificato e formalizzato il XIII
emendamento della costituzione degli stati uniti d’America, con esso, si sancì definitivamente, la fine
della schiavitù in America e, la liberazione di tutti coloro che fino a quel momento erano stati ridotti in
schiavitù.
E tutti vissero felici e contenti, se finisse così questa storia, sarebbe senz’altro una favola degna della Disney,
peccato, che così non fu, e non è, tutt’oggi.

Infatti, all’interno del XIII emendamento americano, v’è un passaggio, una semplice frase, la quale, divenne
appiglio per tutti coloro che perseguirono la schiavitù negli anni avvenire, e che resta tale, per tutti coloro che
ancora oggi, la perseguono negli stati uniti d’America, la frase incriminata è la seguente;

“La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in
luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l'imputato sia
stato dichiarato colpevole con la dovuta procedura”.
Quant’è labile la coscienza umana, vero!?
Hanno abolito la schiavitù, ma con una semplice frase, ancora una volta l’hanno in
realtà autorizzata, ed oggi, dopo 155 anni circa, dalla ratifica del XIII emendamento,
la situazione in America, non è cambiata di una virgola. Se prima la schiavitù era
illegale, oggi giorno, la si è resa un business, grazie proprio a questa semplice
frase, posta alla fine della prima sezione del XIII emendamento, la quale, secondo la
logica americana, garantisce oggi giorno, di porre in “schiavitù”, un uomo, purché
abbia infranto la legge, logico che, chi infrange la legge negli USA, ormai, sia
praticamente ogni singolo cittadino, infatti, parliamo di numeri da capogiro.

Nel 1925, i prigionieri erano circa 100 mila, in tutti gli Stati Uniti, soltanto 100 mila persone erano detenute per crimini, e ciò
era possibile, perché ancora non s’era compreso l’immenso potenziale di un sistema economico basato sullo sfruttamento dei
carcerati, ma tranquilli, ben presto il popolo americano l’ha compreso, tant’è, che nel 2010, i prigionieri sono diventati 1
milione e 600 mila, che dire…Un incremento del 1500% nel giro di neanche 100 anni. Molti penseranno che questo dato sia
la logica conseguenza della criminalità, eppure così non è, perché grazie alle leggi del “3 strike” introdotte dal governo
Clinton e non soltanto, ormai in America, chiunque è perseguibile, per qualsiasi cosa, pensate ad un atto illegale dei più
banali che vi vengono in mente, ebbene, sareste perseguibili anche voi se foste negli USA. Vi basti pensare che il business
delle carceri ormai è uno dei pilastri economici americani, senza il quale, decine di migliaia di persone perderebbero il
loro lavoro nella terra delle libertà.
Quante persone sono dietro le sbarre
negli Stati Uniti d’America
Questo grafico ci dice che 698
persone per ogni 100,000 residenti
sono attualmente in carcere. Ma il
problema è che nella maggior parte
dei casi i cittadini vengono arrestati
anche se sono innocenti. Infatti molti
prigionieri, dopo aver buttato anni e
anni della loro vita dietro le sbarre,
raramente se tutto viene portato alla
luce, vengono rilasciati perché
cadono le accuse ma, nella maggior
parte dei casi la loro innocenza non
viene dimostrata e, quindi, sono
destinati a scontare una pena
ingiusta.
Come sarà il futuro?
Il dato più inquietante però non è questo, perché, nell’arco di altri 10 anni, penserete che il sistema americano abbia redento molte
persone liberando le carceri sovraffollate giusto? Ebbene no, oggi giorno, nel 2020, si contano circa 2,3 milioni di persone in galera
negli USA, che dire, se questo trend continuasse così, nel giro delle due prossime decadi, la metà della popolazione americana, sarà
dietro le sbarre, per un motivo o per un altro.
Ma alla fine la Costituzione
e la realtà coincidono?

Non direi, viste le numerosi testimonianze che affermano il contrario.

Ritornando alla nostra costituzione, non nego che la nostra Costituzione, nel suo insieme, è
un prodotto storico, storicamente connotato nel linguaggio, nei principi, perlopiù la
riconosco come un capolavoro letterario del genere umano, in quanto i Padri Costituenti,
adottando un linguaggio universale che non perde valore letterario nel tempo, riuscirono a
descrivere i valori fondanti della Repubblica mantenendo una capacità espressiva forte. Ma
che senso ha se nessuno li rispetta? Gli umani consultano la costituzione solamente per
scopi personali, ma non per il bene dell’altro o della società. Nel caso degli americani
perché non lottano per un cambiamento? Semplice, per loro la situazione va bene finché
i loro cari più stretti e loro stessi, non sono minacciati. Quindi, per concludere, sono
dell’idea che, purtroppo, costituzione e realtà non coincidono.

-Hishanth Puvanendran

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