Istruzioni
I 12 CAVALIERI
GLI ARCHETIPI DEL VIAGGIO
www.lagiostradelsole.com
CONNESSIONE ENERGETICA - TAVOLA ROTONDA - ISTRUZIONI
1 - Bedivere
2 - Bors De Gans
3 - Gaheris
4 - Galahad
5 - Gareth
6 - Gawain
7 - Geraint
8 - Kay
9 - Lamorak
10 - Lancillotto
11 - Parcifal
12 - Tristano
Al centro accendete una piccola candela, simbolo della centralità del Sè, individuale e
collettivo. Fate partire la musica mp3 che trovate in allegato nella mail.
Prendete posizione al vostro posto (preferibilmente seduti su una sedia, cuscino o per
terra)...Prima di chiudere gli occhi recitate il CANTO DEL CAVALIERE che trovate
in ultima pagina.
Ora potete chiudere gli occhi e portate le mani al petto, connettendovi con il vostro
Cuore. Potete inviare all'Universo un intento per questa meditazione. Lasciate che sia
il vostro cuore a comunicarvi cosa è importante per voi...
State in questa posizione fino a che il "canto gregoriano" della musica termina e
inizia un sottofondo strumentale…
Portate adesso le mani lungo le gambe con le mani rivolte verso l'alto. State in ascolto
di quanto state ricevendo....abbandonate la volontà di voler comprendere o
razionalizzare...state semplicemente in ascolto.
Adesso potete riaprire gli occhi. Intorno a voi vedrete i foglietti con i nomi degli altri
Cavalieri.
Prendetene nota.
Adesso potete scrivere la vostra esperienza, sensazioni, impressioni etc… Può essere
che vi sia arrivato una informazione sul vostro scopo di vita profondo, impessioni da
altre vite, che vi si sia chiarito come risolvere un problema che vi sta a cuore, etc...
Infatti se sentite di voler comunicare qualcosa alla persona fisica che sta dietro il
nome di quel Cavaliere, se la persona acconsente, vi metterò in contatto con lei/lui.
Ovviamente chi vuole mantenere la privacy è libero di farlo e può scegliere di non
rivelare la sua identità.
Leggilo senza farlo diventare "cibo per la mente", ma lasciando che il suo
significato simbolico ti tocchi in qualche modo intuitivamente.
Potrai trovare delle corrispondenze con quello che stai vivendo in questo
momento della tua vita, con una situazione particolare, con degli aspetti su
cui desideri lavorare, etc...
Sir Bedivere fu un sostenitore leale di Artù, sin dall’inizio del suo regno e uno dei primi cavalieri
ad unirsi nella compagnia della Tavola Rotonda.
Aiutò Artù a combattere il Gigante di Mont Saint Michel e in seguito fu Duca di Neustria.
Bedivere rimase con una sola mano negli ultimi anni della sua vita perdendola in una battaglia.
Ebbe un figlio che chiamò Amren e una figlia di nome Eneuavc. Bedivere fu presente all’ultima
battaglia; la tragica battaglia di Camlan.
Solo lui e Artù sopravvissero e Artù stesso gli ordinò di scagliare nuovamente Excalibur nel lago.
Dopo aver mentito ad Artù lanciò la preziosa spada mentre la mano della Signora del Lago salì per
recuperarla. Il nome Bedivere proviene, molto probabilmente dal termine gallese Bedwyr.
ARCHETIPO DI BEDIVERE – IL FANCIULLO
L'innocente è la parte di noi che crede nella vita, in noi stessi e negli altri, è l'entusiasmo con cui
cominciamo una relazione, un viaggio, un lavoro.
"Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli" diceva qualcuno...
Si attiva nell'infanzia quando i genitori ci amano, ci proteggono e credono in noi e nel nostro
potenziale incoraggiando i nostri sforzi per usare e sviluppare le nostre capacità.
È l'individuo "prima della caduta", che ricorda il mondo protetto dell'utero della madre, che ha ben
presente la felicità dei primi anni di vita, che vuole riconquistare e vivere nel Paradiso Terrestre,
ovunque esso si trovi.
L'Innocente è la parte di noi che continua a credere, a qualunque costo, perche ha una incrollabile
fede che il mondo è un luogo sicuro e gli esseri umani sono buoni. Questa fiducia lo ricompensa
donandogli apertura, capacità di apprendimento e perseveranza.
L'Innocente però tende a negare i problemi e a rifuggire dai conflitti, spesso isolandosi in un
mondo di fantasia. L'Innocente è anche assolutista e dualista, non può ammettere la propria
imperfezione senza inorridire di sè, senza cadere preda della vergogna o del senso di colpa.
Se neghiamo di avere subito un torto, non dovremo insorgere a nostra difesa, se proiettiamo le
nostre aspirazioni sugli altri, non saremo tenuti a cambiare. Se colpevolizziamo gli altri dei nostri
errori, eviteremo di affrontare noi stessi, se interiorizziamo gli altrui atteggiamenti violenti, potremo
continuare ad autodostruggerci. Se fuggiamo da ogni situazione impegnativa non dovremo fare i
conti con il nostro senso di inferiorità e impotenza.
L'Innocente si sente molto fragile e vulnerabile e, come è evidente, cerca in tutti i modi di difendersi
da ciò che considera una minaccia alla propria integrità. Ma c'è un altro modo, più maturo, di
relazionarsi con i fatti della vita.
Il Sacrificio dell'Innocente
Molti miti e leggende parlano del Sacrificio dell'Innocente, del Fanciullo o della Fanciulla, della
Vergine. In effetti, quando soffriamo o siamo impauriti perchè perdiamo il senso dell'unità con la
Madre Terra o con lo Spirito, con la famiglia o la comunità, stiamo sacrificando la nostra illusione e
uscendo dal diniego della realtà.
La grande lezione che deve imparare l'Innocente è che non bisogna mai abbandonare i propri ideali
e i propri sogni, ma che si deve anche essere disposti a sacrificarli quando non sono autentici. È
necessario talvolta compiere il sacrificio della propria innocenza per poterla riacquistare ad un
livello più elevato.
RIEPILOGO INNOCENTE - BEDIVERE
FIDUCIA
speranza, entusiasmo, giovialità, gioco, ottimismo, apertura,
QUALITÀ
leggerezza, capacità di dipendere dai genitori, lealtà, purezza,
essere senza filtri lasciando entrare tutto
PAURA
vittimismo, pessimismo, attaccamento, dipendenza, pretesa,
OMBRA
richiesta, onnipotenza, egocentrismo, fuga dalla realtà, rifiuto dei
conflitti, illusione, ingenuità, inesperienza
RELAZIONE CON IL Lo nega, non si accorge neppure che c'è, lo idealizza, ci gioca senza
DRAGO/PROBLEMA però capire che è un Drago, si sacrifica.
Sir Bors fu l’unico cavaliere che sopravvisse alla ricerca del Santo Graal e poté, così, tornare alla
corte.
Nelle vicende legate alla figura di Sir Bors, ne vogliamo citare una in particolare che riguarda le
vicende amorose del prode cavaliere. Quando conobbe la figlia del re Brandegoris di Stranggore
ella voleva essere al centro delle sue attenzioni.
Anche se era un membro dichiarato dei Cavalieri della Tavola Rotonda, la principessa cospirò con
la sua nutrice affinché Bors la compiacesse e si innamorasse di lei.
Con l’aiuto di un anello magico, un servo incantò Bors costringendolo a fare l’amore con lei. Frutto
di questo rapporto fu la nascita di Helain che più tardi divenne imperatore di Costantinopoli.
Nonostante questa indiscrezione, la purezza di Bors rimase intatta permettendogli, così, di diventare
un importante ricercatore del Graal. Bors intraprese, così, la ricerca del Santo Graal in compagnia
di Galahad e Percival e fu l’unico dei tre a ritornare in Bretagna e dopo la ricerca ritornò alla corte
di Artù.
Bors era inoltre il cugino preferito di Sir Lancelot e, durante la disputa con Re Artù, non si stancò
mai di sostenerlo.
Dopo la morte di Lancelot, ritornò nelle Terra Santa dove morì combattendo nelle Crociate. Si
ipotizza che, in origine, Bors potrebbe essere stato un personaggio che figura nelle leggende
Gallesi con il nome di “Gwri”.
ARCHETIPO DI BORS – IL FOLLE
È l'Innocente giunto alla sua massima evoluzione. È la base istintuale della nostra natura interiore
indomita e incontrollabile, è la forza dell'Es, è l'aspetto vitale e dirompente del bambino che vive il
gioco, la sensualità, la fisicità, che corre, ride, piange, inconsapevole della morte e del senso del
limite.
Il Folle gioca con la vita, tuttavia lo fa e si diverte con la consapevolezza (raggiunta grazie al
Saggio) che tutto è un'illusione. La vita è un gioco, che può essere anche brutto o doloroso, ma è
pur sempre un gioco e quindi non c'è motivo per non vivere con gioia. La gioia del Folle è la
celebrazione della bellezza della vita, e tale gioia è ancora più bella se condivisa, è l'entusiasmo
(che etimologicamente significa "avere Dio dentro") di vivere, è vedere Dio in ogni cosa attraverso
la porta del cuore.
Il Folle è anche il senso del caos e dell'entropia, l'energia amorale, anarchica, incontenibile, il
desiderio di fare e provare ogni cosa, la percezione della pluralità e dell'indifferenziazione della
psiche.
Il Folle è ciò che più pienamente sovraintende al nostro senso di identità, che renda via e totale la
nostra esperienza perchè vissuta fino in fondo, che forgia il nostro carattere attraverso una
conoscenza empirica di ogni forma della realtà, senza falsi pudori o pregiudizi, senza
intellettualismi o snobismi.
Se il Saggio ha superato la paura di morire, il Folle ha superato la paura di vivere, quindi vive
pienamente la vita attimo per attimo. Il Folle si gode la vita giorno per giorno, attimo per attimo,
senza pensare al domani, ci salva dalla noia poichè è infinitamente creativo e divertente e agisce in
base al principio del piacere.
L'archetipo del Folle è un epicureo iconoclasta dai gusti raffinati, inconsueti, nella sua forma
evoluta è un artista pieno di inventiva e creatività, capace di creare il suo stile di vita e fare spazio
alla piena espressione di tutte le sue potenzialità.
RIEPILOGO FOLLE - BORS
GIOIA
Libertà dal giudizio, gioia di vivere, pienezza, senso dell'humor,
QUALITÀ astuzia, capacità di percepire gli opposti e i paradossi della vita,
capacità di cogliere l'attimo presente, capacità di mettere sempre
in discussione tutto senza fissarsi e irrigidirsi
PAZZIA
Perdita del senso del limite, depravazione, irresponsabilità,
OMBRA accidia, scansa la fatica e l'impegno, vizio, ghiottoneria,
immoralità, trasgressione, anarchia, eccessi, caos, assenza totale
di regole
Sir Gaheris è un personaggio del ciclo arturiano, cavaliere della Tavola Rotonda. Figlio di
Morgause e di re Lot delle Orcadi e del Lothian, nipote di re Artù. I suoi fratelli sono Gawain,
Agravaine, Gareth e Mordred. Sua madre è figlia di Gorlois e Igraine e sorella di Elaine e della fata
Morgana.
Prima di diventare cavaliere fu addestrato da suo fratello maggiore Gawain. Sir Gaheris sposò
Lynette e nello stesso giorno suo fratello Gareth sposò la sorella di Lynette. Questa era Dame
Lionesse, del castello di Perilous.
I due fratelli furono uccisi durante il combattimento per liberare la Regina Ginevra dal rogo.
In realtà si trattò di un incidente poiché Lancelot (Lancillotto) non li riconobbe in mezzo alla folla.
Da quel giorno Sir Gawain provò un odio lacerante per Sir Lancelot.
Gaheris, così come gli altri fratelli, visitò per primo la corte di Artù, quando Morgause arrivò dopo
la battaglia di Bedegraine. Quando Gawain ritornò per diventare un vero cavaliere, al matrimonio di
Artù con Ginevra, era al suo fianco comportandosi come se fosse un suo paggio.
In un certo senso agì come la coscienza di Gawain, raffreddando il suo temperamento eccessivo.
Questo, quando Gawain desiderò sfidare Pellinore e lo elogiava per la sua abilità nel combattimento
con Allardin.
Ma allo stesso tempo lo ammonì per la sua incapacità a mostrare pietà di fronte alla morte della
Signora di Ablamar di Marsh.
ARCHETIPO DI GAHERIS – IL CREATORE
Il Creatore è la parte di noi collegata al potere creativo dell'universo: ogni volta che creiamo
qualcosa, strutturiamo qualcosa, ci avviciniamo a Dio, al Padre Creatore, e nello stesso tempo al
Dio che è dentro di noi.
Nel momento in cui prendiamo coscienza del nostro collegamento con la fonte creativa
dell'universo, iniziamo a prendere coscienza della nostra parte nella creazione (Responsabilità). È
il nostro Spirito e non il nostro Io che crea la vita.
Quando perdiamo questo contatto, il nostro Spirito può manifestarsi attraverso il Distruttore e
scegliere la malattia, la sofferenza o la perdita per iniziarci a una saggezza più profonda e metterci
in contatto con la responsabilità di creare in maniera autentica la nostra vita.
Dalle ceneri, dal sacrificio, dalla morte, rinasce la nuova vita, cioè si attiva il Creatore.
Le persone che pensano di non essere creative né originali, in realtà ancora non hanno imparato ad
ascoltarsi: come lo scultore libera una figura che vede imprigionata nel marmo, così noi dobbiamo
scoprire e liberare il nostro Sé nascosto all'interno, e allora saremo originali e autentici perchè il
nostro Spirito è unico nell'universo. Essere creativi significa rispondere alle situazioni in modo
sempre nuovo, senza farsi influenzare dai condizionamenti del passato e dalla memoria biologica.
L'archetipo del Creatore ci aiuta a risvegliare il seme (essenza) nascosto nel profondo della nostra
identità. Entelechia (dal greco én-télos-échein, "avere dentro il proprio scopo") è il nostro "destino
individuale", la missione profonda e segreta di ogni essere, è lo scopo e il senso del suo percorso
evolutivo, diretto e guidato dal Creatore attraverso lo strumento dell'Ispirazione.
RIEPILOGO CREATORE - GAHERIS
CREATIVITÀ
Immaginazione, visione del futuro, fantasia, ispirazione,
QUALITÀ progettare, ideare, espressionde di sé, autenticità, originalità,
fecondità, fertilità, produttività, capacità di mettere insieme gli
elementi, strutturare
STERILITÀ
Irresponsabilità, fuga dalla realtà, creazione di circostanze
OMBRA
negative e limitate, scarsità, aridità, creazione ossessiva, mania del
lavoro, la scienza senza l'anima
RELAZIONE CON IL Crea una struttura per contenerlo o lo sostituisce con qualcos'altro
DRAGO/PROBLEMA da sovrapporgli.
Sir Galahad fu il figlio naturale di Lancillotto. Il suo nome potrebbe essere di origine gallese e
deriverebbe da un luogo chiamato “Gilead”, situato in Palestina.
Sua madre era Elaine e fu portato in un convento di monache quando era ancora bambino. La
badessa del convento, infatti, era la sua prozia. Un giorno una Spada nella Roccia fu vista in un
fiume dai Cavalieri di Artù. In quel tempo si disse che solo il cavaliere con le migliori doti del
mondo avrebbe potuto estrarre la spada. Galahad fu condotto alla corte di Artù dove si sedette nel
“Siege Perilous” ed estrasse poi la spada. Fu in seguito che il Graal apparve in una visione alla
Corte di Artù. Quindi Galahad fu scelto per essere uno dei cavalieri che avrebbero intrapreso la
ricerca del SantoGli fu consegnato uno scudo bianco, forgiato da Evelake, con una croce rossa che
Giuseppe di Arimatea tracciò con il sangue. Nel corso della ricerca viaggiò con Percival, sua sorella
e Bors.
A bordo della nave di Solomon ottenne la “Spada di Davide” e dopo la morte della sorella di
Percival il trio si sciolse momentaneamente. Sir Galahad continuò il viaggio con suo
padre Lancelot. Quando i tre riunirono le forze, arrivarono a Carbonek e raggiunsero il Graal.
Mentre Galahad riparò la spada rotta, gli fu concesso di vedere il Graal. Dopo aver contemplato
il Sacro Graal, Galahad chiese a Giuseppe di Arimatea di morire: così il su desiderio fu esaudito.
Sir Galahad verrà conosciuto sempre come il “Cavaliere Perfetto”.
Perfetto nel coraggio, nella gentilezza, nella cortesia e per la sua esemplare condotta cavalleresca.
ARCHETIPO DI GALAHAD – IL SOVRANO
Durante il viaggio della vita si acquisiscono le capacità per diventare leader, ci si prepara al
comando, alla regalità. Il Sovrano materializza nel mondo visibile ciò che il Mago proietta nel
mondo invisibile.
Per diventare Sovrani bisogna assumersi la responsabilità della propria vita, ossia bisogna essere
partiti per il Viaggio, aver sconfitto il Drago e trovato il Tesoro; il Regno a cui tornare è la nostra
vita, ciascuno la propria, qualunque essa sia.
L'esterno riflette l'interno, il Re e il suo Regno sono uno: se il Regno è arido e sterile è perchè c'è
aridità e sterilità nel Sovrano.
La regalità ha delle prerogative, ma anche dei doveri e delle responsabilità: la vita del Sovrano è
ricca e privilegiata, ma esige anche un grande rigore morale; il sovrano deve essere realista, deve
prendere iniziative appropriate alle situazioni concrete, come richiede la politica del potere. Il
prezzo della responsabilità e del potere è la rinuncia ad una parte della libertà: il Sovrano deve
essere disposto a rinunciare a qualcosa di sé, a molte attraenti opportunità, in favore del bene del
Regno.
Il Sovrano che è dentro di noi è sempre alla ricerca del potenziale segreto delle persone che ci
circondano per far sì che ogni talento possa essere impiegato in modo produttivo. Egli sa che il
Regno non può essere pienamente produttivo se non regna l'armonia e i conflitti non vengono
gestiti in maniera efficace. Il compito del Sovrano è promuovere l'ordine, la pace, la prosperità e
l'abbondanza.
Il Sovrano inoltre sa che per il più alto livello di rendimento nessuna risorsa deve essere sprecata, e
per lui la cosa più triste è sprecare la vita.
Il problema del Sovrano è che spesso si attacca alle cose materiali e agli schemi e rischia di
diventare un arido burocrate anzichè una guida illuminata. Egli deve imparare a rinnovarsi, a
ripartire continuamente per il Viaggio e ritornare con nuova energia e nuovo entusiasmo.
Solo così, attraverso il costante sacrificio di se stesso (Il Re è morto! Lunga Vita al Re!) il Regno
potrà prosperare a lungo. Il Sovrano illuminato ha ben compreso che il più grande paradosso è che
per vivere dobbiamo morire!
RIEPILOGO SOVRANO - GALAHAD
COMANDO
Autorealizzazione e successo materiale, responsabilità, potere
QUALITÀ decisionale, autorevolezza, leadership, autostima e valore di sé,
regalità, dignità, controllo, ordine, competenza, visione globale,
organizzazione, gestione, programmazione, pianificazione
TIRANNIA
Assolutismo, dittatura, dispotismo, arbitrio, nepotismo, aridità,
OMBRA
attaccamento al potere, uso del potere per scopi personali,
sfruttamento incontrollato delle risorse
Sir Gareth fu il più giovane fratello di Gawain e il figlio di Lot di Orkney e Morgause, sorellastra
di Re Artù. Nel ciclo delle leggende arturiane Sir Gareth giunge al castello di Camelot sotto
mentite spoglie travestito da inserviente delle cucine.
Qui incontra Kay, che lo disprezza ad ogni occasione e lo soprannomina “Beaumains” (“Belle
manine”). Questo, poiché Gareth si rifiuta di rivelargli il suo vero nome.
A parte questo curioso aneddoto, egli giocò un ruolo importante soprattutto nell’opera “La morte
D’Arthur” di Malory che presenta Gareth come un cavaliere dalla condotta esemplare.
Ebbe una devozione particolare per Sir Lancelot e agì da vero cavaliere nei confronti Lynette
nonostante lei parlò male di lui. La figura di Gareth, che evitò i suoi stessi fratelli quando non
agivano secondo le regole cavalleresche, è uno degli elementi che si aggiunge nella scena finale de
“La Morte” creando un finale drammatico. Lancelot uccise Gareth senza guardare mentre si
apprestava a liberare Ginevra dal rogo. Quando Gawain lo venne a sapere si ribellò contro Lancelot
e chiese ad Artù di inseguirlo e punirlo.
ARCHETIPO DI GARETH – L’ORFANO
L'Orfano si attiva ogni volta che ci sentiamo traditi o abbandonati dalle figure o situazioni su cui
facciamo riferimento. Se un insegnante è stato ingiusto con noi, se i nostri compagni di scuola ci
hanno preso in giro, se gli amici hanno sparlato di noi alle nostre spalle, se l'uomo o la donna che ci
promettevano eterno amore ci hanno lasciato, tutto questo ci allontana sempre più dal ricordo del
Paradiso e ad un certo punto dimentichiamo di esserci mai stati.
Se l'Orfano sa rinunciare alla Promessa del Paradiso e del Privilegio (come Adamo ed Eva, Ismaele,
Lilith, Caino, Lucifero), se impara a sacrificare l'illusione dell'Immortalità, può imparare a
"vivere e morire e rifiutare di essere un Dio per essere un Uomo..." (Albert Camus)
L'Orfano rinuncia all'infantile desiderio di unione con il Padre e con la Madre per prendere atto
della sua mortalità e in questo modo comincia a crescere e a cooperare con gli altri, mortali
anch'essi e bisognosi gli uni degli altri.
Oltre la maschera
L'Orfano può portarci a a sviluppare nel tempo una identità fittizia, una maschera capace di
nasconderci così bene agli altri da alienarci perfino a noi stessi.
La sfida per l'Orfano è quindi assumersi la responsabilità della propria sofferenza ed essere ciò
che è, per quanto possa fare male fare i conti con le ferite ricevute e comprendere che in definitiva è
proprio la mancata risposta del mondo esterno ai nostri bisogni che motiva il viaggio verso la
conquista di ciò che siamo e vogliamo.
RIEPILOGO ORFANO – GARETH
AUTONOMIA
senso pratico, lavoro, concretezza, struttura, organizzazione,
QUALITÀ
realismo, indipendenza, guadagarsi la vita, rimboccarsi le maniche
con fatica prendendosi la responsabilità della propria vita
RABBIA, LAMENTO
ribellione, invidia, cinismo, durezza, distruttività, tirchieria,
OMBRA
avarizia, orgoglio, insensibilità, lamento, rinuncia, depressione,
sfiducia, insicurezza
SCOPO NELLA VITA Rifarsi di ciò che ha perduto per ritrovare la sicurezza
Sir Gawain, il cui nome italianizzato è Galvano, è generalmente considerato il nipote di Artù.
I suoi genitori erano Lot di Orkney e Morgause (sebbene per Geoffrey of Monmounth sua madre
fosse considerata Anna).
Dopo la morte di Lot, egli divenne il capo del clan di Orkney. In molte fonti questo include anche i
suoi fratelli Agravain, Gaheris, Gareth e il suo fratellastro Mordred. Gawain compare in modo
prominente in molti romanzi.
In Francia è generalmente rappresentato con una personalità bivalente. Da una parte troviamo la
figura dell’eroe, dall’altra un uomo ben educato alla vita dell’alta società.
In “Le Morte D’Arthur” di Malory, comunque, egli ha un ruolo simile a quello dei romanzi
francesi, nei quali Lancelot è il principale eroe. La morte accidentale del fratello di Gawain,
Gareth, avvenne così per mano di Lancelot, uno dei più forti cavalieri a corte. Divenne per questo il
nemico mortale del suo più grande amico di un tempo. Dopo questo drammatico incidente di
combattimento si narra che Lancelot rimase disteso per due notti a piangere sulla tomba di Gareth.
Prima della sua morte Sir Gawain si pentì del suo rancore verso Lancelot e lo dimenticò.
ARCHETIPO DI GAWAIN – IL CERCATORE
L'archetipo del Cercatore si attiva sotto forma di una certa insofferenza verso il
conosciuto, il solito, l'ordinario, alimentata da un desiderio di qualcosa di nuovo: è lo
spirito della ricerca, che ci scuote quando cominciamo a sentirci alienati, prigionieri
o vuoti.
L'istinto della ricerca nasce da un'ardente aspirazione, dalla Sete di Assoluto. Non
sappiamo definire ciò che ci manca, ma aneliamo a quel misterioso qualcosa che è
oltre la vita di tutti i giorni.
La ricerca ci permette di apprendere che tutto ciò che stiamo cercando è dentro di
noi. Quando scopriamo questa verità il compito è di tornare portando i doni del Graal
dentro di noi così da poter essere una coppa, un mezzo di rigenerazione per ogni
creatura vivente.
CURIOSITÀ
Ricerca di significato, ambizione, vocazione, idealismo, amore
QUALITÀ
della conoscenza, autonomia, libertà, distacco, capacità di
separarsi e continuare a cercare altrove, coraggio, rischio
IMPAZIENZA
Fretta, fuga, curiosità superficiale, indiscrezione, distrazione per
OMBRA
ingannare la ricerca vera, perfezionismo, eccesso di ambizione,
superbia, ostinazione, criticismo, freddezza, razionalizzazione
Continuare ad avere fede che arriverà prima o poi alla meta anche
LEZIONE DA IMPARARE
se si vaga nel deserto
Figlio primogenito del Re Erbin di Dumnonia Sir Geraint era un “Cavaliere di Devon”.
Dopo la morte di sua moglie, il principe Geraint trascorse molto tempo alla corte di Re Artù in
cerca di mille avventure. Fu durante questo periodo che incontrò il cavaliere Sparrow Hawk e si
sposò con Lady Enid di Cardiff.
Tempo dopo Geraint udì Enid lamentarsi della sua pigrizia visto che era un cavaliere;
Sir Geraint si sentì ferito nell’orgoglio ed erroneamente credette che Enid gli fosse infedele Così
la portò a fare un viaggio e la sottopose ad una serie di prove fino a quando lei non lo convinse delle
sua fedeltà. Alla fine ritornarono e vissero felicemente per il resto della loro vita.
Le opere su Geraint
È ricordato come uno dei più grandi Capitani di Flotta della Britannia post-romana. Il suo castello
una volta era chiamato “Caer-Gurrel” o “Forth of the Ship”. Morì insieme a Re Artù durante la
battaglia di Llongborth intorno alla fine del VI secolo d.C. contro i Sassoni. Sir Geraint è
probabilmente più celebre come protagonista del racconto gallese dal titolo Geraint ed Enid, dove
è rappresentato come l’amante di Enid.
ARCHETIPO DI GERAINT – L’AMANTE
L'identificazione dell'Amante si realizza quando "io sono ciò che amo, e amo ciò che sono",
attraverso la relazione e l'amore verso qualcuno (o qualcosa) divento sempre più autentico, divento
sempre più me stesso.
L'Amante ci insegna a portare insieme la luce e l'ombra, a superare la separazione che nasce dal
giudizio e dalla polarità. L'archetipo dell'Amante presiede alle Nozze Sacre fra il Maschile e il
Femminile, fra la Materia e lo Spirito, fra conscio e inconscio.
Il Segreto che Artù ha dimenticato è che il Re e la sua Terra sono Uno, quando l'uno si ammala
anche l'altra rovina. Egli dice, bevendo dalla Sacra Coppa: "Non sapevo quanto la mia anima fosse
vuota finchè non è stata riempita..."
L'Agape è l'amore individuale che diventa compassione universale. Amare senza condizioni,
comprendere e perdonare chiunque abbia fatto del male a noi o ad altri è l'unico modo per integrare
la parte ombra della nostra psiche e insieme l'ombra universale della specie umana.
Come nella fiaba "La Bella e la Bestia", l'amore della giovane fanciulla modifica il rude carattere
del mostro e viceversa. La fanciulla superando l'orrore della Bestia (la propria Ombra) incontra
l'amore.
RIEPILOGO AMANTE – GERAINT
PASSIONE
Capacità di fusione con l'altro, unione, identificazione, estasi,
QUALITÀ
abbandono, rinuncia al controllo, capacità di capire chi siamo su
quello che ci appassiona, capacità di identificarsi con un ideale
GELOSIA
Possessività, dipendenza, eccessiva identificazione con l'oggetto
OMBRA dell'amore, perdita dei confini, innamoramento continuo,
narcisismo, edonismo, comportamento libertino, lussuria,
pornografia, puritanesimo, bigotteria
Scoprire che si è attraverso ciò che si ama, provare gioia nel sentirsi
LEZIONE DA IMPARARE
uniti a sé e agli altri
Sir Kay (Cai, Kai o Kei in gallese, Caius in latino) è uno dei primi Cavalieri della Tavola Rotonda.
Figlio di Sir Hector e fratellastro di Re Artù.
La storia narra di Kay come un uomo molto alto come mostrato dal suo soprannome “The Tall”
(L’Alto). Appare nel racconto di Mabinogion “Culhwch e Olwen”, come il principale guerriero
della Corte di Re Artù considerato uno dei dei Tre Cavalieri Magici della Bretagna. Sir Kay un
tempo aveva un carattere mutevole e crudele ma fu il maggiordomo di Artù e uno dei suoi più fedeli
compagni. Kay sposò Andrivete, figlia del Re Cador di Northumberland e gli furono attribuiti dei
figli chiamati Garanwyn e Gronosis e una figlia chiamata Kelemon.
Alcune fonti ci dicono che era un Sassone ma non pagano pioché aveva abbracciato la fede
cristiana. Ci sono differenti spiegazioni sulla sua morte.
In tutta la letteratura Gallese si asserisce che fu ucciso da Gwyddawg che fu, a sua volta, ucciso da
Artù. Ma si racconta anche che fu ucciso dai Romani o nella guerra contro Mordred.
Nell’opera Lancillotto in prosa e ne Le Morte d’Arthur scritte entrambe da Thomas Malory, Ector,
il padre di Kay, adotta Artù quando questi era ancora neonato. Merlino, infatti, lo portò via dai suoi
genitori naturali, Uther Pendragon e Igraine, e lo diede a Ector che lo crebbe come se fosse suo
figlio.
La storia ci narra che durante un torneo a Londra Artù perse la spada del fratello mentre gli faceva
da scudiero. Quindi nel tentativo di sostituirla estrasse la Spada nella Roccia. Questo episodio rivelò
quale fosse la vera discendenza di Artù. In questo frangente, l’opportunismo che ha sempre
contraddistinto le gesta di Kay, si palesano inequivocabilmente. Infatti, raccontò di aver estratto egli
stesso la spada, ricevendo, così, tutti gli onori del caso. Subito dopo, però, ammise che l’impresa era
stata esclusivamente opera di Artù.
Per tale motivo, Kay divenne uno dei primi Cavalieri della Tavola Rotonda. Così, Sir kay,
denominato “Il Siniscalco” (un importante titolo militare) servì per tutta la vita il fratello in qualità
di scudiero.
ARCHETIPO DI KAY – IL GUERRIERO
Il Guerriero dentro di noi ci impone di essere coraggiosi, integri e forti, capaci di fissarci delle
mete e di raggiungerle, di evadere dai confini che ci imprigionano e di partire alla conquista del
mondo.
Si attiva in generale in tutte le situazioni in cui dobbiamo imparare a difendere noi stessi e i nostri
confini o proteggere qualcuno da minacce e aggressioni.
Il Guerriero richiede un forte impegno alla propria integrità, richiede autodisciplina, fermezza e
senso dell'onore. I Guerrieri vivono e quando serve combattono per le proprie idee o i propri
valori, anche quando questo costa molto in termini economici e sociali.
Il Guerriero è il guardiano della Porta del Cuore, che dice: "Altolà! Qualificati o sparo"; deve
essere così viglie da riconoscere ogni minimo attentato alla nostra integrità psicofisica, deve usare
bene l'organo della vista e dell'olfatto per stare all'erta circa i pericoli e i potenziali invasori.
È la capacità di dire "No", di dire "Fuori dalla mia vita", di escludere chi non usa rispetto, chi
prima non bussa e non rispetta le regole che noi ci diamo in casa nostra, nel nostro spazio.
Tuttavia il Guerriero può diventare eccessivamente duro, rigido, amante della competizione e della
vittoria ad ogni costo. Il Guerriero tende a giudicare, razionalizzare e separare quello che viene
ritenuto segno di debolezza. Tenerezza, sensibilità, fragilità, accoglienza, comprensione e tolleranza
sono spesso oggetto di repulsione e disprezzo.
RIEPILOGO GUERRIERO - KAY
FORZA
forza di volontà, autoaffermazione, coraggio, abnegazione, abilità,
QUALITÀ affidabilità, autodisciplina, fermezza, tecnologia, strategia,
capacità di scelta e di tagliare, capacità di dire no, senso
dell'onore, rispetto, dignità
VIOLENZA
durezza, rigidità, giudizio, insensibilità, crudeltà, intolleranza, uso
OMBRA del potere sui più deboli, prepotenza, prevaricazione,
competizione, bisogno di vincere, violenza contro se stessi
(masochismo), contro gli altri (sadismo)
Combattere solo per ciò che realmente conta, non cedere alle
provocazioni, selezionare le persone che possono entrare nel
LEZIONE DA IMPARARE
proprio spazio e quelle che non possono, essere capaci di dire no
senza essere violenti
Sir Lamorak era il figlio del Re Pellinore e fratello di Tor, Aglovale, Percival, Dindrane.
Fu uno dei più forti Cavalieri della Tavola Rotonda. Lamorak era molto rinomato per la sua forza e
il suo fiero temperamento.
Secondo alcune narrazioni era il terzo miglior cavaliere di Artù dopo Lancillotto e Tristano.
Nei duelli diretti, infatti, non venne mai sconfitto né dall’uno né dall’altro, ma terminarono sempre
in parità per accordo.
Nonostante questo, Sir Lamorak, nel ciclo delle leggende di Re Artù, rimane sempre ai margini
ricoprendo, così, un ruolo secondario.
Oltre ad essere un fortissimo cavaliere, nei primi anni della sua vita, ebbe un’istruzione che gli
permise di partecipare ad un torneo nel quale si distinse per la sua eccellenza.
Ci furono diverse occasioni in cui Lamorak dovvete combattere da solo contro oltre trenta
cavalieri. Alcune fonti affermano che Lamorak fu ucciso da Mordred che, senza farsi vedere,
avanzò dietro di lui pugnalandolo alla schiena. Molte altre storie riferiscono che Lamorak fu
ucciso da Gawain per vendetta a causa della relazione tra Lamorak e Morgause, la madre di
Gawain.
ARCHETIPO DI LAMORAK – IL DISTRUTTORE
A un certo punto della vita arriva il momento in cui scopriamo che tutto ciò per cui abbiamo
lavorato è giunto alla fine di un ciclo. Quello in cui abbiamo creduto nel passato ora non conta più.
Ci sentiamo allora vuoti e la vita sembra non avere più senso.
In questi momenti è attivo il Distruttore che è essenziale alla metamorfosi, alla crescita,
all'evoluzione e agisce tramite abbandono, tradimento, giudizio, flagellazione, derisione, supplizio,
smembramento, frantumazione, crocifissione, morte e rinascita: questi sono tutti elementi del
processo di Iniziazione, e permettono il Risveglio.
I misteri dell'amore, della nascita e della morte esigono un sacrificio per essere compresi; il
Distruttore ci aiuta a interrompere le relazioni che non funzionano, a sbarazzarci di modi di pensare
e di essere non più confacenti alle nostre esigenze, a lasciare andare tutte le cose a cui si è attaccati,
a destrutturarsi da tutti gli schemi e le regole, da tutti i condizionamenti.
Il Distruttore è l'Angelo della Morte che ci rende autentici, spogliandoci del superfluo e dell'inutile,
e ci fa capire che tutto quello che conta è l'esperienza che rimane nell'anima e non nelle cose
terrene.
Bisogna essere alleati della morte, vivere camminando a fianco della morte con la consapevolezza
che si può morire da un momento all'altro, solo così si può vivere pienamente il momento presente
nel qui e ora.
RIEPILOGO DISTRUTTORE – LAMORAK
NON ATTACCAMENTO
QUALITÀ metamorfosi, cambiamento, capacità di lasciare andare, distacco,
umiltà, presenza nel qui e ora
DISTRUTTIVITÀ
abuso di sostanze dannose, eccessi e azioni pericolose, scarsa
OMBRA considerazione della vita e della proprietà propria e altrui,
criminalità, morte, sofferenza, fallimento, resistenza al
cambiamento, attaccamento a vecchi schemi
RELAZIONE CON IL
Lo distrugge, lo smonta pezzo per pezzo, lo destruttura
DRAGO/PROBLEMA
Lancillotto o Lancelot era figlio del Re Ban di Benwick e della Regina Elaine. Nella maggior
parte delle romanze francesi (e nelle opere da esse derivate) Lancillotto viene presentato come il più
valoroso e fidato dei cavalieri al servizio di Re Artù.
Era “Il Primo Cavaliere” della Tavola Rotonda e gli furono riconosciute doti preziose come la
gentilezza, la cortesia e il coraggio. Lancillotto era una cavaliere molto generoso nell’aiutare gli
altri e viene considerato, ancora oggi, il più grande combattente e spadaccino fra tutti i Cavalieri
della Tavola Rotonda.
La leggenda ci racconta che da bambino fu abbandonato sulla riva di un lago dove fu trovato da
Vivien, la Dama del Lago che lo allevò e lo curò secondo le dottrine cavalleresche.
La leggenda ci dice anche che Lancelot era il padre di Galahad concepito da Elaine di Astolat
che morì per un attacco di cuore perché Lancillotto non fece più ritorno ai suoi affetti e all’amore
di lei.
Molte fonti ci raccontano dell’amore tra Lancillotto e la Regina Ginevra.Ci sono molte verità da
quando Lancelot diventò il favorito della Regina liberandola dal rogo in ben due occasioni. E fu in
una di queste liberazioni che Lancelot erroneamente uccise Gareth. Questo lo costrinse ad
abbandonare e a congedarsi dalla Tavola Rotonda. In seguito, la Regina si pentì e si fece suora in
un’abbazia. Lancillotto invece visse il resto della sua vita come un eremita in penitenza. Lancelot
è originario della mitologia celtica. Fu un’invenzione degli europei, oppure è realmente esistito
come cavaliere ed eroe? Non lo sapremo mai ma sicuramente vivrà sempre nella nostra
immaginazione come uno dei più grandi cavalieri della storia.
ARCHETIPO DI LANCILLOTTO – IL SAGGIO
La strada del Saggio è il viaggio alla scoperta della verità: su se stessi, sul mondo e sull'universo.
La verità rende liberi, rischiara la via, disperde la confusione, indica il da farsi. La sfida del Saggio
è quella di decifrare i segni e risolvere l'enigma di fondo dell'esistenza. La domanda essenziale è:
"qual'è il senso?". Tutti i saggi sono investigatori alla ricerca della verità che è dietro le apparenze,
alla ricerca del senso profondo degli eventi, della vera causa dei problemi.
Il nostro Saggio interiore vuole arrivare a una sorta di verità oggettiva che superi la limitata visione
personale.
Il Saggio parla per enigmi, parabole, simboli, immagini, perchè la vita è per definizione nascosta,
ama nascondersi, e per scoprirla bisogna penetrare il velo di Maya, il velo dell'illusione.
Di regola è soltanto quando il Saggio comincia ad attivarsi nella nostra vita che ci rendiamo conto
che raramente vediamo le cose nella loro realtà e che siamo quasi sempre condizionati dalle nostre
Proiezioni.
Il Saggio non ha più paura di morire, né di perdere il proprio Regno, perchè non ha più l'Ego e non
ha più paura che gli venga sottratto qualcosa: ha imparato a morire e a non essere attaccato a niente.
Il "falso" Saggio è colui che ha by-passato il Viaggio, cioè colui che non parla per esperienza,
mentre il vero Saggio ha vissuto e conosciuto sia il Bene che il Male attraverso ogni esperienza.
C'è quindi una differenza tra la conoscenza e la saggezza: l'Insegnante insegna ciò che "sa", mentre
il Saggio manifesta ciò che "è"; ad un certo punto si smette di cercare la conoscenza e si ottiene la
saggezza.
RIEPILOGO SAGGIO – LANCILLOTTO
COMPRENSIONE
Conoscenza, consapevolezza, verità, saggezza, pace, serenità,
QUALITÀ imperturbabilità, distacco, osservazione imparziale, meditazione,
visione, intuizione, discriminazione, tolleranza, esperienza,
ascetismo
GIUDIZIO
Atteggiamento critico, censorio, durezza, rigidità, severità,
OMBRA cinismo, preconcetti, pregiudizi, assolutismo, distorsione della
verità, indottrinamento, perfezionismo, fondamentalismo,
fanatismo, intolleranza, dogmatismo, pedanteria
Sir Percival fu allevato e cresciuto da sua madre senza avere la conoscenza né delle armi e né dei
modi cortesi. La naturale prodezza di Percival, comunque, lo condusse alla corte di Artù. Fu, in
seguito, immediatamente mandato all’inseguimento di un cavaliere che aveva oltraggiato Ginevra.
Sir Percival è il cavaliere del Graal o uno dei cavalieri del Graal in numerose storie medioevali e
moderne. Storie che raccontano della ricerca del sacro calice. Percival apparve per la prima volta
nell’opera incompiuta di Chretien de Troyes, “Percival” o “Conte del Graal” (1190 circa). La storia
incompleta diede spunto per scrivere numerosi seguiti. Nel terzo di questi (1230 circa), da un autore
chiamato Manessier, Percival raggiunse il Graal.
Parzival all’inizio semplice e sciocco. Infatti, è sempre stato protetto da sua madre dai pericoli del
mondo dei cavalieri.
In entrambe le versioni Percival/Parzival fu ospite del moribondo Re. Nel castello egli fu
testimone della processione del Graal e si dimenticò di chiedere il significato di ciò che egli vide.
Nel romanzo di Wolfram, ciò causò il dolore di Anfortas. Questo insuccesso fu una vera calamità
poiché se avesse posto la domanda, avrebbe curato il re.
ARCHETIPO DI PARCIFAL – IL MAGO
Ogni Regno ha bisogno di un Mago che sia capace di predire il futuro, guarire i malati, creare rituali
in grado di unire i membri di una comunità e mantenere il duraturo contatto con la dimensione
spirituale.
Il Mago è in contatto con una realtà superiore, che vede in modo diverso se stesso e tutto quello che
accade: al Mago il sacro non appare come qualcosa di trascendente che sta in alto, ma è immanente
in tutte le cose.
Il Potere del Mago è quello di trasformare la realtà cambiando la coscienza e creare un campo di
energia positiva in grado di realizzare i desideri e le aspirazioni (La Magia del Fare).
Mosè, Gesù, Buddha compivano regolarmente miracoli. Se dobbiamo camminare sulla loro strada
dobbiamo poterli compiere anche noi.
Via via che diventiamo più grandi, più sani e consapevoli mettiamo in moto un'onda che si
ripercuote sugli altri. Ogni volta che denominiamo una realtà in modo tale da sminuire persone e
possibilità, noi, sia pure involontariamente, stiamo praticando magia nera.
Il Mago ci insegna a usare il potere di nominare per dare forza agli altri e trasformare situazioni
limitanti e frustranti in opportunità positive.
RIEPILOGO MAGO - PARCIFAL
FEDE
Trasmutazione alchemica, connessione con il mondo invisibile,
QUALITÀ
certezza, potere interiore, magnetismo, chiaroveggenza, sensi
sottili
MAGIA NERA
Uso del potere a scopi malvagi, possessioni, evocare le forze del
OMBRA
male, diffusione del terrore, prestigiatore, illusionista, ciarlatano,
suggestione
Che sia tutto inutile, che non ci sia niente da fare, perdita della
PAURA
fede e della speranza
Sir Tristan, Tristano o Tristam nell’inglese antico, fu contemporaneo di Re Artù e dei Cavalieri
della Tavola Rotonda.
Tristano: la leggenda
Era il nipote nonché protettore del Re Mark di Cornovaglia e figlio di Meliodas, Re di Lyonesse.
La madre morì quando nacque e da giovane prese servizio da suo zio Mark.
Tristan divenne protettore di suo zio dopo aver sconfitto e ucciso Marhaus d’Irlanda in un duello.
Quella sconfitta condusse Marhaus ad un tregua con il re Anguish e poté combinare il matrimonio
di sua figlia Iseult (Isotta) con il Re Mark.
La leggenda racconta che mentre Tristan stava suonando l’arpa per Isotta, Mark lo uccise con un
pugnale o una lancia nella schiena.
ARCHETIPO DI TRISTANO – L’ANGELO CUSTODE
L'Angelo Custode crea comunione aiutando gli altri a sentire che sono protetti, amati e stimati,
incoraggia rapporti positivi fra le persone, crea l'ambiente dove ci si possa sentire a proprio agio e
liberi di esprimersi con sincerità.
Un simbolo dell'Angelo Custode è l'Albero della Vita che continuamente ci nutre e ci sostiene.
È l'albero mistico che si trasforma in croce e rappresenta il più alto grado di sacrificio, quello del
Cristo, morto per la salvezza dell'umanità.
L'Angelo Custode è l'archetipo del genitore che si prende cura dei figli, è la Madre Interiore che
ci nutre, sostiene, accudisce, che ci fa sentire protetti, amati, coccolati con morbidezza e
delicatezza: si prende cura dei nostri bisogni, del nostro Bambino Interiore.
Se questo archetipo non è attivo in noi, rimarremo sempre "mammoni" e dipendenti dalla mamma
reale, oppure ci aspetteremo sempre che qualcuno si prenda cura di noi, chiedendo addirittura ai
nostri figli di farci da genitori.
L'Angelo Custode nella sua parte oscura è anche castrante e divorante, tende a far sentire in colpa
("con tutto quello che ho fatto per te...") e a deresponsabilizzare ("ci penso io, tu sei troppo
piccolo...").
Il principale problema dell'Angelo Custode è la sua dipendenza dagli altri e il senso di inutilità ed
impotenza nello stare solo con se stesso.
RIEPILOGO ANGELO CUSTODE - TRISTANO
TENEREZZA
dolcezza, morbidezza, rispetto di sé e degli altri, ascolto,
comprensione, accoglimento, empatia, cura, premura, attenzione,
QUALITÀ
protezione, affetto, capacità di nutrire, di far crescere, accudire,
coccolare, pace, armonia, amore incondizionato, accettazione,
generosità, compassione, supporto, sostegno
MANIPOLAZIONE
ricatto emotivo, senso di colpa, amore condizionato, ipocrisia,
OMBRA
accondiscendenza, deresponsabilizzazione, castrazione,
soffocamento, dipendenza, vittimismo, sacrificio, martirio
RELAZIONE CON IL
Se ne prende cura, cerca di capirne i bisogni profondi
DRAGO/PROBLEMA
www.mitiemisteri.it / www.archetipi.org
CANTO DEL CAVALIERE