diretta sono rappresentati da: NOTIFICA ACCERTAMENTO DIAGNOSTICO ISOLAMENTO PULIZIA, DISINFEZIONE, STERILIZZAZIONE, ASEPSI, SANIFICAZIONE DISINFESTAZIONE PROFILASSI IMMUNITARIA I primi tre punti interessano l’ambiente ospedaliero e indicano la necessità, quando si trova un soggetto con un’infezione, di segnalarlo all’autorità sanitaria competente e isolarlo a seconda del tipo di malattia contratta. Disinfezione, sterilizzazione, asepsi, sanificazione: - DEFINIZIONI PROCEDURE E MEZZI STERILIZZAZIONE STERILIZZAZIONE:la sterilizzazione ha lo scopo di distruggere ogni forma vivente, comprese le spore, rendendo assolutamente privo di microrganismi, sia patogeni sia commensali o saprofiti, l’oggetto o l’ambiente sterilizzato. Per ottenere questo risultato si fa ricorso a mezzi fisici come il calore o i raggi ultravioletti e le radiazioni gamma un’altra opzione sono i mezzi chimici anche se questi ultimi vedono più utilizzo nella disinfezione poiché non sempre garantiscono la distruzione delle spore, spesso alterano il materiale con cui vengono a contatto. L’unico utilizzato con finalità di sterilizzazione è l’ossido di etilene. Sterilizzazione con il calore il calore agisce alterando le sostanze che costituiscono le strutture dei microrganismi, in particolare le proteine con funzioni di enzimi. I virus (eccetto epatite B), i batteri in forma vegetativa, i miceti e i protozoi sono in genere molto sensibili al calore molto più resistenti sono le spore. ! Per la sterilizzazione può essere utilizzato sia il calore secco, sia il calore umido. Il calore secco può essere applicato come fiamma viva, per l’incenerimento di oggetti contaminati, come aria calda o radiazioni infrarosse. Il calore umido viene di regola utilizzato come calore saturo sotto pressione. Si può ottenere l’uccisione di tutti i microrganismi a temperature inferiori ai 100 °C con la tindalizzazione: questa tecnica può essere applicata solo a liquidi che costituiscano un substrato nutritivo per le spore. Consiste nel portare a temperatura di 60-100°C per 30-60 minuti in tre giorni consecutivi il liquido, mantenendolo a 30-35°C tra un trattamento e l’altro per consentire la germinazione di eventuali spore presenti che verranno uccise dal successivo trattamento termico. Ariacalda: si utilizzano appositi armadietti con doppie pareti, dette stufe a secco, al cui interno si possono raggiungere temperature fino a 200°C.
poichéil calore secco ha scarsa capacità di
penetrazione è necessario raggiungere temperature elevate e farle agire per tempi abbastanza lunghi per uccidere le spore termoresistenti ! • 180°C per almeno 30 minuti • 160°C per almeno 60 minuti. Talitemperature sono in sufficienti a sterilizzare nei tempi indicati la vetreria di laboratorio, siringhe, aghi e altro strumentario di vetro e metalli. In rapporto alle elevate temperature ed ai lunghi tempi necessari, la sterilizzazione a secco ha applicazioni limitate, giacchè molti materiali potrebbero subire alterazioni. Raggi infrarossi: la sterilizzazione viene effettuata in apposite stufe a pressione normale o in stufe sotto vuoto.
Poiché i raggi infrarossi hanno notevole
capacità di penetrazione, i tempi di esposizione del materiale da sterilizzare (oggetti vari, vetreria) sono relativamente brevi. Vapore saturo sotto pressione: i microrganismi sono più sensibili al calore quando si trovano in ambiente umido. Ciò è dovuto alla minore stabilità delle proteine da un lato, e alla maggiore conducibilità termica e capacità di penetrazione dell’acqua e del vapore rispetto all’aria dall’altro
il vapore acqueo, inoltre, nell’atto in cui si condensa sulle
superfici degli oggetti da sterilizzare cede direttamente a esse il calore che era stato necessario per il cambiamento di stato fisico da liquido a gassoso. È per questo motivo che con il calore umido si può ottenere la distruzione delle spore a temperature e con tempi inferiori a quelli necessari per il calore secco. Per poter portare la temperatura del vapore fino a 121°C è necessario far bollire l’acqua in autoclave, cioè una caldaia a chiusura ermetica in cui il vapore fa innalzare la pressione man mano che si accumula. Ai fini dell’effetto sterilizzante è necessario anche che il vapore sia saturo; infatti il tempo di uccisione dei microrganismi si allunga proporzionalmente al contenuto di aria nel vapore. È essenziale, pertanto, che l’aria contenuta all’interno dell’autoclave venga eliminata attraverso un opportuno scarico e sostituita con il vapore via via che questo si va formando nella camera di ebollizione.
Solo quando l’aria è stata scacciata si
chiude la valvola e si attende che il manometro (misuratore di pressione) segni 1 atmosfera e il termometro 121°C.
la durata del trattamento varia da 15 a
30 minuti o più a seconda della quantità e qualità del materiale da sterilizzare.
La sterilizzazione in autoclave è la più
semplice e la più efficace, ma esige un controllo dell’efficienza dell’apparecchiatura. Raggiultravioletti UV: i raggi UV della lunghezza d’onda di 2500 Amstrong possiedono la maggiore attività microbicida.
Agiscono infatti danneggiando il DNA e la loro azione antimicrobica è rapida tuttavia, la loro scarsa capacità di penetrazione ne limita l’azione esclusivamente alle superfici direttamente esposte.
Vengono utilizzati principalmente per la
sterilizzazione dell’aria e dei piani d’appoggio in ambienti protetti come cabine in cui si manipolano farmaci, reparti per immaturi.
Quando sono in funzione è sconsigliata la
presenza di persone nell’ambiente; nel caso ciò non fosse possibile, è necessario adottare misure protettive. Raggi gamma: fra le radiazioni ionizzanti solo i raggi gamma trovano pratica applicazione come agenti sterilizzanti.
Prodotti da cobalto 60, sono
usati per sterilizzare siringhe in plastica, cateteri, già confezionati in buste di plastica impermeabili ai microbi. Sterilizzazione con ossido di etilene: alcuni materiali si alterano alle temperature raggiunte in autoclave o nella stufa a secco.
Per la sterilizzazione di tali strumenti si può utilizzare
l’ossido di etilene, un etere ciclico che passa allo stato gassoso alla temperatura di 11°C circa ed è fornito sotto forma liquida in bombole d’acciaio.
Va usato con molta cautela poiché ha azione irritante
su cute e mucose e forma con l’aria miscele esplosive.
È molto attivo contro tutti i microrganismi, comprese le
spore batteriche. Poiché è un irritante è necessario attendere dalle 24 ore fino ai 15 giorni per poter utilizzare gli strumenti (meno se in camere ad aerazione forzata). DISINFEZIONE DISINFEZIONE: un trattamento di disinfezione ha come scopo immediato di distruggere i microbi che sono presenti (o si presume possano essere presenti) in un determinato ambiente.
Nonsi pretende la distruzione di tutti
quanti i microbi come nella sterilizzazione, ma solo di quelli che si ipotizza di trovare. ! L’agente disinfettante più adatto sarà scelto in rapporto alla resistenza del o dei microbi che si vogliono eliminare; è necessario quindi conoscere le caratteristiche biologiche dei microrganismi e le proprietà dei singoli disinfettanti. DISINFEZIONE CON AGENTI FISICI Sono gli stessi agenti visti per la sterilizzazione; si può usare il calore a temperature più basse di quelle richieste per la sterilizzazione.
Un metodo è l’immersione degli oggetti da
disinfettare in acqua bollente per 5 minuti per uccidere i batteri in forma vegetativa e dei virus
nel caso del virus dell’epatite B l’ebollizione
dovrà essere prolungata a 10 minuti. ! Per aumentarne l’efficacia è possibile aggiungere deboli concentrazioni di disinfettanti chimici (clorobenzolo allo 0,2%, clorocresolo alle 0,2%, nitrato di fenilmercurio allo 0,001%) o di carbonato sodico al 2%.
! Eventualispore termoresistenti possono
comunque sopravvivere: l’ebollizione non è quindi un metodo di sterilizzazione. DISINFETTANTI CHIMICI Un buon disinfettante deve: • avere azione battericida • non deteriorare il substrato sul quale lo si applica • non essere tossico o irritante per l’uomo • agire rapidamente • avere un ampio spettro di azione. I disinfettanti in uso ancora oggi appartengono a diversi gruppi di sostanze alogeni: fanno parte di questa classe il bromo, oggi poco utilizzato; il cloro, in forma gassosa per disinfettare le acque o come composto organico o inorganico da sciogliere in acqua per ottenere acido cloridrico o ipocloroso. Ha azione microbicida a dosi molto basse. L’ipoclorito di sodio viene utilizzato, oltre che per la clorazione dell’acqua, per disinfettare stoviglie, superfici; è contenuto nelle varichine o nelle candeggine. Alcoli: sono utilizzati l’alcol etilico (etanolo) e l’alcol isopropilico (isopropanolo) che hanno un rapido ed intenso effetto battericida sulle cellule in forma vegetativa, meno sulle spore. L’attività disinfettante è massima quando sono diluiti in acqua al 50-60% per disinfettare la pelle si usano in concentrazione al 70%.
Sui virus l’azione è più lenta e meno intensa.
Aldeidi: la formaldeide esiste oggi solo più per disinfettare oggetti, superfici, pavimenti come soluzione saponosa detta lisoformio.
La gluteraldeide, con proprietà microbicide
simili alla formaldeide, ma meno irritante, è utilizzata in soluzione acquosa al 2% per 10-30 minuti per disinfettare strumentario medico (ha azione sterilizzante se lasciata agire per 6-10 ore). Fenoli: oggi il più utilizzato è l’esaclorofene, poiché mantiene le sue proprietà antibatteriche anche in presenza di saponi è generalmente commercializzato con sapone e detergenti in preparati per la decontaminazione delle mani.
Altri fenoli esistenti sono le creoline, acido
fenico unito ad alcali o saponi: buona attività disinfettante, ma con uno sgradevole odore. Saponi: sono costituiti da mescolanze di Sali degli acidi oleico, palmitico e stearico. Si producono trattando i grassi animali o vegetali con idrato sodico per ottenere saponi duri o con idrato di potassio per ottenere saponi molli.
Hanno la proprietà di abbassare la tensione
superficiale e hanno quindi azione detersiva e sgrassante con cui si ottiene l’allontanamento meccanico di parte di microrganismi presenti sulla pelle o su oggetti. Catturano le molecole di sporco creando una specie di gabbia poiché hanno due estremi, uno idrofobo che repelle l’acqua e circonda la molecola, l’altro idrofilo che si colloca verso l’acqua. Hanno anche lieve azione antibatterica.
Quando sono uniti a sostanze
disinfettanti vengono definiti saponi medicati (es sapone all’esaclorofene). Detergenti sintetici: sono prodotti di sintesi che possiedono anch’essi, come i saponi, un estremo idrofobo e uno idrofilo.
Sonodivisi in detergenti non ionici,
cationici, anionici e anfoteri. Clorexidina:è un ottimo disinfettante contro i batteri Gram+ e Gram-, ma non contro le spore. Adiverse concentrazioni viene usata per la disinfezione della pelle, di oggetti e superfici. Essenze vegetali: ad esempio quelle derivate dagli agrumi, possiedono attività antibatterica e sono utilizzate in soluzioni alcoliche e in preparati saponosi insieme a composti dell’ammonio. APPLICAZIONI ! Disinfezionedi strumentario: quando non è possibile sterilizzarli in autoclave o con ossido di etilene, si può pensare a una disinfezione in soluzioni come Clorexidina o alcol al 70% ad esempio. Decontaminazione delle mani (antisepsi): va effettuata prima e dopo ogni seduta di tatuaggio e/o piercing utilizzando una soluzione antisettica o con saponi o detergenti medicati. DISINFESTAZIONE Alcuni gas tossici come l’anidride solforosa, l’acido cianidrico, la cloropicrina hanno azione letale sia per gli insetti sia per i roditori e sono stati chiamati disinfestati integrali. Data la loro pericolosità per l’uomo, essi sono usati ormai solo in casi particolari, come per la derattizzazione delle navi. Per la lotta contro gli insetti vettori, nocivi e fastidiosi, si impiegano specifiche sostanze insetticide, mentre per la lotta contro i ratti si usano preparati rodenticidi. SANIFICAZIONE Per sanificazione si intende la metodica che si avvale dell’uso di detergenti per ridurre il numero di contaminanti batterici presenti su oggetti e superfici consentendo di mantenere livelli igienici di sicurezza. NORMATIVE PER TATUATORI BOLLETTINO UFFICIALE N. 22 DEL 29 / 05 / 2003 “Considerato che le pratiche invasive nel corpo, collegate alle attività di tatuaggio e piercing, costituiscono un veicolo di trasmissione di malattie infettive, per via ematica, quali quelle prodotte dal virus dell’epatite B (HBV) dal virus dell’AIDS (HIV), che a volte sono causa anche di eventi mortali; rilevato che l’inoculazione nella cute di sostanze chimiche costituisce un rischio di reazioni indesiderate di tipo tossicologico o di sensibilizzazione allergica; considerato che l’attività di tatuaggio e piercing è in costante diffusione, come fenomeno di costume, coinvolgendo una parte sempre crescente di popolazione, con un sensibile rischio per la salute pubblica e relativi costi di ricaduta sulla spesa sanitaria; [..] decreta […] Articolo 2 1. I locali, le apparecchiature ed il materiale d’uso devono essere mantenuti in idonee condizioni igieniche. Le procedure utilizzate per esercitare l’attività di tatuaggio e piercing in sicurezza, sono specificate nell’allegato B).”