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L'anarchia militare (235-284)

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Anarchia militare.

Il periodo cosiddetto dell'anarchia militare durò dal 235 al 284 e fu caratterizzato dagli assalti dei barbari
che premevano sul limes e che costrinsero i Romani a evacuare la Dacia e gli Agri Decumati (in Germania), e
dalla crescente importanza dell'esercito, che spesso era fonte di disordini interni, con numerose rivolte e
nomine di usurpatori: molti imperatori nel corso del III secolo morirono di morte violenta, proprio per
mano dell'esercito.

Tardo impero (284-395)

I quattro tetrarchi

Prima tetrarchia dell'impero romano

La crisi del III secolo venne frenata dall'imperatore Diocleziano, istituendo la Tetrarchia, un regime
collegiale di due Augusti e due Cesari che amministravano raggruppamenti distinti di province dell'Impero,
accresciute in numero e riunite in Diocesi (impero romano); i Cesari alla morte o all'abdicazione degli
Augusti sarebbero divenuti a loro volta Augusti, designando altri due Cesari. In questa circostanza l'Italia
venne parificata alle altre province divenendo una diocesi a sua volta suddivisa in province, corrispondenti
grossomodo alle regioni augustee. Diocleziano, inoltre, per contrastare meglio le invasioni, tolse a Roma il
ruolo di sede imperiale preferendole città più vicine ai confini minacciati (Milano, Nicomedia, Treviri e
Sirmio), ma le lasciò comunque il titolo di capitale dell'Impero.

La riforma tetrarchica di Diocleziano non risolse però nei fatti il problema della successione, dato che alla
sua abdicazione (305) scoppiò una guerra civile tra i vari Cesari e Augusti, che terminò solo nel 324 con la
vittoria di Costantino I. Quest'ultimo (imperatore dal 306 al 337) continuò la politica di Diocleziano,
fondando una seconda capitale nell'antico sito di Bisanzio, da lui ridenominata Costantinopoli (330).
Sempre Costantino pose fine, con l'Editto di Milano (313), alle persecuzioni contro i cristiani; il cristianesimo
da qui in poi assunse sempre maggiore importanza per l'impero e, dopo un tentativo da parte
dell'imperatore Giuliano (360-363) di restaurare il paganesimo, sotto il regno di Teodosio I (379-395) il
cristianesimo divenne la religione ufficiale dell'Impero (380). L'Italia, pur perdendo sempre più importanza,
rimaneva comunque una delle regioni più importanti dell'Occidente romano, perlomeno dal punto di vista
religioso (il Papa risiedeva a Roma). Nel 395, alla morte di Teodosio, l'Impero si trovò definitivamente
suddiviso in un Impero d'Occidente (capitale Milano e poi Ravenna) e in un Impero d'Oriente (capitale
Costantinopoli).

Deposizione di Romolo Augusto

L'Impero romano d'Occidente (395-476)

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Caduta dell'Impero romano d'Occidente e
Caduta dell'Impero romano d'Occidente (storiografia).
Se l'Impero romano d'Oriente riuscì a sopravvivere per un altro millennio, la parte occidentale, includente
l'Italia, crollò in poco meno di un secolo. Numerose teorie, spesso discordi fra loro, cercano di spiegarne la
caduta: principalmente si ritiene che la prima causa furono le invasioni barbariche, anche se queste furono,
almeno in parte, agevolate dai limiti interni dell'Impero (perdita del mos maiorum, separatismo provinciale,
l'influsso del cristianesimo sulla combattività dei soldati e sulle discordie interne causate dalla lotta alle
eresie, danni provocati dalle riforme di Costantino I, ecc.).[30]

Nel corso del V secolo, a partire dal 406, Vandali, Alani, Suebi, Burgundi e Visigoti (spinti dalla migrazione
verso occidente degli Unni) sfondarono il limes dell'Impero e dilagarono nelle province galliche e ispaniche,
costringendo i Romani a riconoscerli come foederati (cioè alleati dell'Impero che, in cambio del loro
sostegno bellico, ottenevano il permesso di stanziarsi in alcune province), che, tuttavia, si svincolarono man
mano dall'autorità centrale, andando a costituire dei veri e propri regni romano-barbarici, solo
nominalmente componenti dell'Impero. Neanche l'Italia era al sicuro: il sacco di Roma del 410 per opera dei
Visigoti di Alarico I fu visto dai contemporanei come il segno imminente della fine del mondo. Discordie
interne peggiorarono la situazione: il comes d'Africa Bonifacio, nominato nemico pubblico da Galla Placidia,
per difendersi invitò i Vandali in Africa, che nel giro di un decennio la strapparono all'Impero (429-439), con
il sostegno dei Mauri e della setta eretica dei Donatisti. I Vandali costruirono una flotta e in breve tempo
occuparono la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e le isole Baleari, riuscendo anche nell'impresa di saccheggiare
Roma (455). Nel 452 gli Unni di Attila invasero il nord Italia, conquistando dopo un assedio Aquileia,
provocando la fuga delle popolazioni sulle isole della laguna veneta e la nascita di Venezia, fermandosi
infine a Governolo sul Po, dove incontrò un'ambasciata formata dal prefetto Trigezio, il console Avienno e
Papa Leone I.

In breve, eccettuata una parte della Gallia e la Dalmazia, l'Impero era ridotto alla sola Italia peninsulare.
Tuttavia l'influenza dei barbari proseguì indebolendo l'ormai traballante autorità degli Imperatori:
nell'ultimo ventennio di vita l'Impero era governato da imperatori fantoccio manovrati da generali di origini
germaniche (Ricimero (461-472), Gundobaldo (472-474), Flavio Oreste (475-476)), ormai i veri padroni di
Roma. L'ultimo di questi generali, Oreste, dopo aver costretto alla fuga l'imperatore Giulio Nepote, che si
rifugiò in Dalmazia, dove continuò a regnare fino al 480, pose sul trono il figlio Romolo Augusto. Un anno
dopo, il rifiuto di Oreste di cedere alle truppe mercenarie barbariche un terzo dell'Italia, ne causò la rivolta,
capeggiata da Odoacre che, dopo aver assediato a Pavia e poi ucciso Flavio Oreste, depose l'ultimo
imperatore Romolo Augusto, causando la caduta formale dell'Impero. Infatti Odoacre decise di non
nominarsi Imperatore romano, ma semplicemente Re d'Italia.

Alto Medioevo

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Italia medievale.

Odoacre, Goti e Bizantini (476-568)

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Regno ostrogoto e Guerra gotica (535-
553).

Giustiniano riuscì a riannettere l'Italia all'Impero romano grazie alle gesta militari di Belisario e Narsete
Impero bizantino

Deposto Romolo Augusto, Odoacre governò l'Italia per 17 anni come rex gentium – una formula del tutto
nuova – teoricamente alle dipendenze di Zenone, imperatore d'Oriente. Si servì del personale
amministrativo romano, lasciando libertà di culto ai cristiani e combatté con successo i Vandali strappando
loro la Sicilia. Ma nel 489 Zenone allontanò gli Ostrogoti dal basso Danubio inviandoli in Italia affinché
rovesciassero Odoacre e conquistassero l'Italia. Dopo cinque anni di guerra, il re goto Teodorico riuscì a
uccidere Odoacre e a impadronirsi del trono, dando vita così al Regnum Italiae ostrogoto. Teodorico, che
aveva vissuto a lungo a Bisanzio, garantì pace e prosperità all'Italia, affidando le magistrature civili ai
Romani e l'esercito ai Goti; l'autorità dei magistrati romani era però limitata da funzionari goti detti
comites. Nonostante fosse ariano, si mostrò tollerante con i Cattolici, anche se negli ultimi anni di regno
reagì alla decisione dell'Imperatore Giustino I di bandire dall'Impero l'arianesimo lanciando una serie di
persecuzioni che ebbero tra le sue vittime il filosofo Severino Boezio, condannato a morte nel 524,[31] in
quanto sostenitore della libertas romana[32]. Gli succedette Atalarico (526-534).

Nel 535, il nuovo e ambizioso imperatore d'Oriente Giustiniano (527-565), prese di mira la penisola nel suo
tentativo di ricomporre l'unità dell'Impero Romano. Da lì ebbe inizio la lunga guerra gotica, che si protrasse
per vent'anni, portando ulteriori devastazioni dopo le invasioni barbariche. Durante questa guerra i
Bizantini, alla testa dei generali Belisario e Narsete, conquistarono la Dalmazia e l'Italia, nonostante la
strenua resistenza del re goto Totila (541-552). L'Italia dopo la guerra era devastata: Roma dopo quattro
assedi consecutivi era ridotta a non più di 30.000 abitanti e la situazione già grave fu peggiorata da una
pestilenza. La Prammatica Sanzione promulgata da Giustiniano nel 554 (che tra le altre cose prometteva
fondi per la ricostruzione) non riuscì a far tornare l'Italia una terra prospera e soli quattordici anni dopo una
nuova invasione di un popolo germanico toccò l'Italia intera: i Longobardi.

Nel 529 san Benedetto da Norcia fonda l'Abbazia di Montecassino, la prima di una serie di monasteri che
caratterizzeranno l'economia contadina di molte aree della penisola nel Medioevo, oltre che a fungere
come centri di cultura.

I Longobardi, il Ducato romano e i Bizantini (568-774)

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Esarcato d'Italia, Regno longobardo e
Ducato romano.

L'Italia tra il 568 e il 774

Il Regno d'Italia durante il regno di Lotario II

Nel 568 l'Italia settentrionale venne invasa dai Longobardi, una tribù germanica stanziata in Pannonia, ma
che abbandonò la terra sotto la pressione degli Avari. In pochi anni i Longobardi sottomisero tutto il nord
Italia (tranne le zone costiere del Veneto e della Liguria), la Toscana e buona parte del centro-sud (che
costituì i ducati semi-indipendenti di Spoleto e Benevento). I Longobardi erano ariani e nei primi tempi, pur
essendo un'esigua minoranza rispetto alla popolazione italica nativa, esercitarono un brutale diritto di
conquista sui Romanici sottomessi, apportando devastazioni non inferiori a quelle della guerra gotica.[33]
La penisola era frazionata in due zone di influenza: longobarda (regno longobardo suddiviso, suddiviso a
sua volta in Langobardia Maior e Langobardia Minor) e bizantina (esarcato d'Italia, costituito intorno al
584), con il Ducato romano formalmente in mano bizantina ma governato con una certa autonomia
(comunque non totale) dal Papa. Dal secondo decennio del VII secolo, Pavia divenne stabilmente capitale
del regno Longobardo[34].

I primi due re, Alboino (?-572) e Clefi (572-574), morirono assassinati. Seguirono dieci anni di anarchia, con
il regno longobardo senza un re e frammentato in 35 ducati indipendenti fra loro.[35] Tentò di
approfittarne l'Imperatore bizantino Maurizio, alleato con i Franchi.[36] I Longobardi, tuttavia, vista la
minaccia dei Franchi, decisero di porre fine all'anarchia eleggendo re Autari (584-590), che riuscì a
respingere le incursioni franche. I successori di Autari, Agilulfo (590-616) e Rotari (636-652), espansero
ulteriormente il regno strappando ai Bizantini l'Emilia, la Liguria e il Veneto interno. In breve dovettero
cercare anch'essi una forma di dominio più organizzata: arrivarono le leggi scritte (Editto di Rotari, 643), dei
funzionari regi con compiti di giustizia e supervisione (gastaldi), e, nel 603, l'inizio della conversione al
cattolicesimo per opera della regina Teodolinda, dopo che un primo tentativo di conversione ad opera del
Papa Gregorio Magno non ebbe successo.

Nel frattempo i Papi entrarono in contrasto con Bisanzio per la questione del monotelismo, una formula
teologica compromissoria ideata dagli Imperatori per accontentare sia i cattolici sia i monofisiti. Con un
editto del 648 (Typos), Costante II, impose il monotelismo e fece deportare il Papa Martino I in quanto
questi non l'accettava.[37] Nel 680, per opera dell'Imperatore Costantino IV, il monotelismo venne
condannato come eresia e i rapporti tra pontefici e imperatori migliorarono. Nel 726, tuttavia, incominciò
l'iconoclastia, la lotta alle immagini, da parte dell'Imperatore Leone III[38]. Di fronte all'opposizione del
Papa, Leone ordinò il suo assassinio ma il crimine fallì per l'opposizione delle truppe fedeli al Papa che si
rivoltarono.

Nel 728 il re longobardo Liutprando (713-744), cedette a Papa Gregorio II alcuni castelli del Ducato romano
per la difesa di Roma, tra cui quello di Sutri, l'atto, ricordato come la Donazione di Sutri, è considerato come
l'origine del potere temporale pontificio in Italia. Liutprando approfittando dei dissensi tra Bisanzio e la
Chiesa Romana, intraprese nuove conquiste che furono aumentate dal suo successore, Astolfo (749-756),
che allontanò i Bizantini da Ravenna (751) e si accinse a unificare l'Italia conquistando il Lazio.[39] Ma Papa
Stefano II (752-757) chiamò in suo soccorso il re dei Franchi Pipino il Breve, che sconfisse Astolfo e donò le
terre di Ravenna (l'esarcato) al Papa. Nacque così lo Stato della Chiesa[40] e il potere temporale dei Papi
venne legittimato tramite la falsa Donazione di Costantino. Nel 771 Papa Stefano III invocò l'intervento del
nuovo re dei Franchi, Carlo Magno, contro Desiderio. La guerra tra Franchi e Longobardi si concluse nel 774
con la vittoria di Carlo, che assunse il titolo di Rex Francorum et Langobardorum ("Re dei Franchi e dei
Longobardi") e unificò la Langobardia Maior al suo Regno dei Franchi.

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