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Riflessione sulla bellezza

La nascita della fotografia ha segnato un brusco cambiamento, dall’800 a oggi, nel concepire la bellezza. La
fotografia tende spesso a non rappresentare il reale, quanto più una versione distorta e alterata di essa,
finalizzata ad una maggiore approvazione degli altri; l’esempio lampante di ciò sono indubbiamente i social
network; ho notato che la vecchia tendenza di criticare i social è quasi del tutto scomparsa, forse perché i
grandi 50enni opinionisti hanno scoperto Facebook, che sono gli stessi a mettere foto pieni di filtri nelle
proprie bacheche sostenendo che non passano molto tempo sui social, con una media di utilizzo di circa 5
ore al giorno: “eh ma io ci vedo anche le notizie”.

Il punto è che si tende a prediligere la bellezza esterna, l’apparire, o la percezione altrui della nostra
immagine, e non una nostra bellezza interiore, un concetto in realtà astratto e forse proprio per questo più
interessante e affascinante. Curioso notare come la bellezza esterna sia divenuta la bellezza più fittizia,
nonostante la sua natura empirica, mentre quella interiore seppure astratta, è la bellezza reale.

Secondo la mia modestissima opinione, Immanuel Kant nella Critica del Giudizio delinea perfettamente i
caratteri della bellezza, analizzandola attraverso un punto di vista strettamente razionale, in parte limitato
dall’Illuminismo dell’epoca. Per Kant il sentimento del bello è legato al concetto di sublime, e dà alla
bellezza quattro definizioni: Il disinteresse, L’universalità, la finalità senza scopo e il sublime; in quest’ultimo
distingue un giudizio estetico ed un giudizio teologico, una distinzione lontana da interiore-esteriore, ma
comunque perfetta a mio dire per definire la bellezza. Kant più di 300 anni fa sosteneva che il bello non ha
una finalità immediata, mentre al giorno d’oggi è l’esatto opposto: nei social è ovvio, la bellezza ha il fine
immediato dell’apprezzamento dei follower, ma anche nel mondo “reale” la bellezza esteriore ha il fine del
gradimento da parte dii persone che spesso nemmeno ci notano.

Il problema è che siamo diventati, per una serie infinita di motivi, dei manichini in una immensa vetrina, la
cui nostra unica finalità è quella di apparire in un determinato modo che rispetta degli standard a cui altre
persone si attengono, e proprio perché tutti rispettano determinate caratteristiche, che queste sono
divenute “lo standard”.

La bellezza interiore è ciò che rende persone interessanti, e non dei bellissimi gusci vuoti.

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