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INTRODUZIONE

L’evoluzione della tecnologia e l’avvento dell’era digitale hanno provocato un

vero e proprio sconvolgimento nella vita di ciascuna persona. La politica, l’economia, il

lavoro, la cultura e, di conseguenza, la scuola non posso prescindere dai cambiamenti in

ambito tecnologico e digitale, che sono in atto a partire dagli ultimi decenni del secolo

scorso e in quello in corso. Cambia il modo di vivere, di essere, di lavorare e di

relazionarsi, si trasforma la politica, viene influenzata l’economia, si sviluppano nuovi

mezzi di comunicazione e ci si rapporta alle istituzioni in maniera diversa. Questa

rivoluzione investe inevitabilmente anche il mondo della scuola. Dopo anni di totale

immobilismo anche il sistema educativo intercetta la necessità di apportare modifiche

sostanziali e, alle porte del nuovo millennio, si compie uno sforzo importante per

introdurre modifiche di rilievo nei campi della formazione e dell’istruzione, a partire

dalla riforma del Titolo V della Costituzione che introduce il concetto di “autonomia”.

Di qui sono necessarie però alcune riflessioni in merito agli sviluppi futuri:

indubbiamente il passaggio dalla “scuola del programma” alla “scuola del curricolo”,

dall’insegnamento all’apprendimento, dai contenuti alle competenze sono solo alcune

delle tappe fondamentali per mettere la scuola a servizio dei futuri “cittadini del

mondo”; tuttavia molti passi restano ancora da compiere per poter assicurare a tutti gli

studenti il possesso delle competenze necessarie per un esercizio attivo della

cittadinanza.

Se, ad oggi, abbiamo individuato gli strumenti necessari per mettere in atto processi di

apprendimento basati su conoscenze e competenze utili per vivere nel Pianeta del

domani, ulteriori sforzi sono da compire nell’applicazione pratica e

nell’implementazione delle soluzioni indentificate.

1
DALLA SCUOLA DEL PROGRAMMA ALLA SCUOLA DEL CURRICOLO

La scuola italiana si è caratterizzata negli anni del secolo scorso per una didattica

incentrata sugli orientamenti e i programmi. Abbiamo assistito di fatto a un’evoluzione

molto lenta e settoriale: nella scuola dell’infanzia i primi Orientamenti delle attività

educative del 1969 sono stati aggiornati solo nel 1991; nella scuola primaria i

programmi didattici del 1955 sono stati sostituiti 30 anni dopo, nel 1985; nella scuola

secondaria di I grado i programmi del 1963 sono stati modificati nel 1979. Queste

revisioni sono rimaste poi in vigore fino alle porte del nuovo millennio, con l’avvio

dell’autonomia scolastica (Legge 59/1997, art. 21), la riforma dei cicli e delle

metodologie didattiche e organizzative (Legge 30/2000 e Legge 53/2003), le Indicazioni

nazionali del 2004 e la più recente riforma della Buona Scuola (Legge 107/2015).

Inutile sottolineare quanto i processi di cambiamento e adeguamento della didattica

abbiano richiesto tempi lunghi e si siano scontrati con un immobilismo generale del

sistema scuola. Nel contesto dinamico ed interconnesso in cui ci troviamo inseriti

cambiano anche i bisogni educativi degli alunni, che necessitano sempre più di disporre

non solo di solide basi culturali, ma soprattutto di strumenti che permettano loro di

destreggiarsi nelle complesse situazioni della quotidianità.

È anche per questo motivo che le Indicazioni nazionali non siano state emanate quali

prescrizioni da applicare tassativamente ma, al contrario, lascino ampio margine di

manovra alle istituzioni scolastiche, in nome del principio di autonomia. In questa

nuova ottica ciascun istituto è chiamato a contestualizzare le indicazioni tenendo conto

dei bisogni di sviluppo degli alunni, delle aspettative della società, delle risorse

disponibili all’interno delle scuole e nel territorio.

2
I programmi nazionali fortemente ancorati ai contenuti vengono dunque sostituiti con il

Piano dell’Offerta Formativa che – come affermato nel DPR 275/1999 – rappresenta “il

documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni

scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed

organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia.”1

Il cuore didattico del Piano dell’Offerta Formativa (POF) è il curricolo, che viene

predisposto dalla comunità professionale nel rispetto degli orientamenti e dei vincoli

posti dalle Indicazioni.

Il termine “curricolo” è da intendersi nell’accezione di “un tentativo di comunicare i

princìpi e le caratteristiche essenziali d’una proposta educativa” 2 in modo da

considerare l’educazione a scuola come un processo complesso di trasmissione culturale

e di orientamento personale.

Grazie a questa nuova prospettiva basata sulla flessibilità e sulla libera implementazione

del ribattezzato Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF), seppur secondo alcuni

criteri stabiliti a livello nazionale tramite le Indicazioni, «fare scuola» oggi significa

modulare e adattare l’offerta formativa al contesto sociale, culturale, economico e

territoriale. Non solo, «fare scuola» oggi significa anche “mettere in relazione la

complessità di modi radicalmente nuovi di apprendimento con un’opera quotidiana di

guida, attenta al metodo, ai nuovi media e alla ricerca multi-dimensionale. Al

contempo significa curare e consolidare le competenze e i saperi di base, che sono

irrinunciabili perché sono le fondamenta per l’uso consapevole del sapere diffuso e

1
DPR n. 275 dell’8 maggio 1999, Capo II, art. 3, comma 1.
2
Lawrence Stenhouse, Dalla scuola del programma alla scuola del curricolo, Armando Editore, 1991, p.
18

3
perché rendono precocemente effettiva ogni possibilità di apprendimento nel corso

della vita.”3

Per questo risulta fondamentare che ogni istituto stili un PTOF che contenga le sue linee

guida, la progettazione curricolare e non, la didattica e l’organizzazione di tutte le

attività, in un’ottica di perseguimento degli obiettivi preposti e di miglioramento

continuo.

IL PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA

Il PTOF è “il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e

progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare,

extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito

della loro autonomia: è in pratica il progetto nel quale si sostanzia il complessivo

processo educativo promosso dalla scuola in un’ottica di sviluppo anche pluriennale

(direttiva 19 luglio 1999, n. 180).”4

In base ai princìpi dell’autonomia scolastica, la stesura del PTOF da parte delle scuole

deve necessariamente considerare le necessità palesate dal contesto culturale, sociale ed

economico nel quale l’istituto risulta inserito, coerentemente con gli obiettivi generali

ed educativi dei vari indirizzi di studio. Per questo, fondamentale è l’apporto degli

insegnanti e delle famiglie, che hanno il diritto di manifestare le proprie esigenze e

necessità.

Il PTOF viene elaborato dal collegio dei docenti “sulla base degli indirizzi generali per

le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di amministrazione definiti

3
Annali della Pubblica Istruzione, Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del
primo ciclo d’istruzione, Le Monnier, numero speciale 2012, p. 8.
4
La scuola dell’autonomia, Disposizioni legislative ed amministrative, a cura di Luisa Preden e
Sebastian Amelio, Editrice La Scuola, 2008, pp. 30-31.

4
dal consiglio di circolo o di istituto, tenuto conto delle proposte e dei pareri formulati

dagli organismi e dalle associazioni anche di fatto dei genitori e, per le scuole

secondarie superiori, degli studenti. Il Piano è adottato dal consiglio di circolo o di

istituto.”5

“Il Piano dell'offerta formativa è reso pubblico e consegnato agli alunni e alle famiglie

all'atto dell'iscrizione.”6

L’ORGANIZZAZIONE DEL CURRICOLO

La progettazione curricolare nel rispetto dell’autonomia è quindi affidata alle

singole istituzioni scolastiche. La costruzione del curricolo “è il processo attraverso il

quale si sviluppano e si organizzano la ricerca e l’innovazione educativa. […] Ogni

scuola predispone il curricolo, all’interno del Piano dell’Offerta Formativa, nel

rispetto delle finalità, dei traguardi per lo sviluppo delle competenze, degli obiettivi di

apprendimento posti dalle Indicazioni.”7

Il curricolo è costituito da una quota definita a livello nazionale e una quota riservata ai

singoli istituti che comprende le attività e le discipline scelte dagli stessi. Interessante

notare come questa commistione tra l’apporto nazionale e quello definito dalle singole

scuole garantisca al contempo un carattere unitario del sistema di istruzione e una

valorizzazione del contesto sociale, culturale e territoriale in cui il singolo istituto è

inserito e con i quali si relaziona.

Inoltre, “la determinazione del curricolo tiene conto delle diverse esigenze formative

degli alunni concretamente rilevate, della necessità di garantire efficaci azioni di

5
DPR n. 275 dell’8 maggio 1999, Capo II, art. 3, comma 3.
6
DPR n. 275 dell’8 maggio 1999, Capo II, art. 3, comma 5.
7
La scuola dell’autonomia, Disposizioni legislative ed amministrative, a cura di Luisa Preden e
Sebastian Amelio, Editrice La Scuola, 2008, p. 19.

5
continuità e di orientamento, delle esigenze e delle attese espresse dalle famiglie, dagli

enti locali, dai contesti sociali, culturali ed economici del territorio.”8

L’aggiornamento triennale garantisce un adeguamento dei contenuti e delle proposte su

indicazione del Consiglio di Istituto, del Collegio docenti, delle famiglie e degli stessi

studenti, in un’ottica di razionalizzazione e miglioramento continuo.

A integrazione di quanto finora sostenuto, si consideri la fondamentale importanza

dell’approccio all’autonomia, ribadito anche dagli Orientamenti per l’elaborazione del

PTOF, a seguito dell’entrata in vigore della Legge 107/2015. Seppur introducendo

modifiche, integrazioni e potenziamenti agli strumenti dell’autonomia, la Buona Scuola

non intende fare tabula rasa del patrimonio maturato negli ultimi quindici anni, anzi ne

fa tesoro “per costruire con nuovi strumenti un’identità che possa costituire

l’evoluzione di un processo di autonomia non ancora pienamente realizzato.”9

LE COMPETENZE CHIAVE

La definizione di competenze è riportata nella “Raccomandazione del Parlamento

Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per

l’apprendimento permanente”:

“Le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo

sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.”10

I giovani di oggi necessitano di strumenti per superare le criticità di un contesto

dinamico e in continua trasformazione, che li rendano capaci di affrontare future

8
DPR n. 275 dell’8 maggio 1999, Capo III, art. 8, comma 4.
9
MIUR, Orientamenti per l’elaborazione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa,
http://www.istruzione.it/allegati/2015/orientamento_piano_triennale_offerta_formativa.pdf, p. 2.
10
Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio
del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006/962/CE),
http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32006H0962&from=IT, p. 4.

6
occasioni di apprendimento e nell’ottica di aggiornare e integrare le competenze

nell’arco di tutta la vita.

Il quadro di riferimento delinea otto competenze chiave:

1) comunicazione nella madrelingua;

2) comunicazione nelle lingue straniere;

3) competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;

4) competenza digitale;

5) imparare a imparare;

6) competenze sociali e civiche;

7) spirito di iniziativa e imprenditorialità; e

8) consapevolezza ed espressione culturale.11

Le otto competenze sono tutte ugualmente importanti e non sono da intendere in modo

settoriale, in quanto gli ambiti di interesse si sovrappongono e si intrecciano. Ad

esempio, la competenza “imparare ad imparare” è trasversale poiché applicabile anche

alle altre, così come il pensiero critico, la creatività e lo spirito imprenditoriale, le

capacità di problem solving e di gestione del rischio e l’abilità nel prendere decisioni

ponderate.

Ragionare, e quindi progettare, per competenze significa fornire un insegnamento di

qualità a tutti gli studenti che possa renderli capaci di affrontare processi di

apprendimento futuri. Il dinamismo che interessa tutti gli ambiti della nostra esistenza ci

impone di fatto l’adozione di un atteggiamento di apprendimento continuo, secondo il

concetto di “lifelong learning”.

11
Ibid.

7
CRESCERE IN OTTICA DI APPRENDIMENTO PERMANENTE

La costruzione delle competenze chiave diventa quindi “bagaglio” imprescindibile per

lo sviluppo di un atteggiamento di apprendimento permanente.

Una delle sfide educative più importanti consta nell’insegnare agli alunni il “saper stare

al mondo”. Per questo la scuola non è più solo chiamata ad assolvere una funzione di

“insegnamento dei programmi ministeriali” in un contesto in cui l’insegnante si limita a

trasmettere contenuti e informazioni, ma una vera e propria attività di educazione, nel

senso più ampio del termine, dove la figura del docente assume un ruolo chiave di

educatore.

Il sistema educativo deve infatti rispondere all’esigenza impellente di formare cittadini

capaci di costruire collettività ampie, composite, eterogenee, interculturali ed

interconnesse, a livello nazionale, europeo e mondiale.

Si ribadisce quindi che “«fare scuola» oggi significa mettere in relazione la

complessità di modi radicalmente nuovi di apprendimento con un’opera quotidiana di

guida, attenta al metodo, ai nuovi media e alla ricerca multi-dimensionale. Al

contempo significa curare e consolidare le competenze e i saperi di base, che sono

irrinunciabili perché sono le fondamenta per l’uso consapevole del sapere diffuso e

perché rendono precocemente effettiva ogni possibilità di apprendimento nel corso

della vita.”12

Per questi motivi, le competenze chiave rappresentano la pietra angolare sul quale

costruire il futuro delle nuove generazioni di cittadini del mondo.

12
Annali della Pubblica Istruzione, Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del
primo ciclo d’istruzione, Le Monnier, numero speciale 2012, p. 8.

8
CONCLUSIONI

Se quindi a livello teorico abbiamo posto i pilastri per l’edificazione della società del

domani, riconoscendo nell’autonomia e nello sviluppo delle competenze chiave i capi

saldi del nuovo modo di «fare scuola», ancora molti passi sono da compiere

nell’implementazione pratica e nella messa in atto delle soluzioni individuate, per

completare il passaggio dalla “scuola del programma” alla “scuola del curricolo”.

Troppo spesso ci si confronta ancora con insegnanti che continuano ad assumere la

funzione di aridi trasmettitori di conoscenze e contenuti, troppo spesso alcuni docenti

sono impegnati nell’indottrinare e non nell’educare, troppo spesso ci si arrovella su

nozionismi senza fornire un risvolto pratico e attuale del sapere, troppo spesso si assiste

a una scuola avulsa dalla realtà.

Occorre dunque un impegno collettivo e costante per mettere in atto soluzioni e “buone

pratiche” incentrate sui cardini dell’autonomia e delle competenze necessarie agli alunni

ad assumere in modo responsabile il loro futuro ruolo di cittadini, per una

partecipazione attiva e costruttiva alla vita civile, sociale, politica ed economica.

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