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FONDAMENTI DI STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA

(Lettura: capitolo sul 1968 di “Anni Sessanta. La Biennale di Venezia”, pp. 7-15, pp- 47-127)

Compito – 4 domande puntate, 1 ora e mezza (scritto 20 dicembre ore 11:30 aula 24 San Sebastiano)

All’artista contemporaneo non interessa più la rappresentazione della bellezza.


Nel 1839 viene inventata la fotografia, il che influisce molto (la prima mostra impressionista è stata tenuta in uno
studio fotografico). L’invenzione della fotografia spazza via un campo, e l’artista non è più interessato a riprodurre la
realtà in modo visionario.

Nell’arte contemporanea si sviluppa l’arte relazionale, che consiste in una interazione con il pubblico (ne è esempio
l’arte di Rirkrit Tiravanija).

Viene messa in discussione la figura dell’artista contemporaneo (emerge anche la figura dell’artista donna, che prima
non poteva frequentare le botteghe a causa delle pitture di nudo dal vivo), che prima studiava presso un’artista o una
bottega, mentre nella contemporaneità è un artista che può aver frequentato delle scuole, come può avere diverse
formazioni (non necessariamente accademica).
Ciò che distingue l’artista contemporaneo è quello di essere un intellettuale, di comunicarci delle idee e il presente.
È importante anche la raffigurazione dell’artista, e quindi tenere presente della sua biografia. Mentre una volta si
esaltava la figura del singolo artista, oggi è molto importante considerare il contesto in cui si forma.

Vengono introdotte nuove forme – Piero Manzoni, per esempio, anziché firmare i propri quadri firma le proprie
modelle (qui c’è anche una sorta di ironia).
L’artista contemporaneo reclama per sé un potere, non solo quello di fare opere belle ma quello di decidere cosa è
arte.

Molta parte dell’arte contemporanea è fatta da altri, l’artista è solo un pensatore (talvolta crea solo l’atmosfera o il
contesto, e fa partecipare lo spettatore).

Linea del tempo – si inizia a studiare l’arte considerata contemporanea dagli inizi dell’800. In Inghilterra e negli Stati
Uniti invece è diverso, per loro l’arte contemporanea si trova a partire dal secondo dopoguerra.

Italia – inizia con Canova (1757-1822)


UK – 1945
USA – anni ’80 – ’90

Nelle correnti provocatorie degli anni ’60 cambiano anche i materiali con cui si fa arte.

IL SISTEMA DELL’ARTE – c’è un sistema e una serie di agganci che portano l’artista ad essere famoso e
riconosciuto. È un sistema connesso di cui fanno parte diversi personaggi:

- L’artista.
- Il committente, anche se nel contemporaneo l’artista tende più a creare le proprie opere da solo. È quindi
importante anche il punto di vista economico.
- Il collezionista (alcuni seguono direttamente l’artista).
- Il gallerista
- Il curatore; una volta erano gli artisti stessi ad allestire le proprie mostre, ma tra gli anni ’70 e ’80 nasce la
figura del curatore indipendente, che viene chiamato a fare delle mostre che riflettano un determinato
pensiero.
- Il critico d’arte (che può essere anche curatore).
Tra Settecento e Ottocento – NEOCLASSICISMO, ROMANTICISMO, REALISMO
Con l’inizio di quella che in Italia è definita arte contemporanea, c’è un ritorno all’idea all’antichità, la quale è uno
spunto che serve di esempio in molti periodi e tempi. C’è un’idea di usare l’antichità come una sorta di dizionario,
anche con una nota di rispetto verso le tracce che hanno lasciato i romani e i greci.
Per studiarla gli artisti erano soliti a servirsi della prassi del Gran Tour, che permetteva di viaggiare in Italia (a
Roma, che era campagna), dove potevano scoprire ciò che rimaneva ma anche godersi il paese (era una società molto
divisa ma che al tempo stesso offriva delle meraviglie e degli squarci suggestivi sull’antichità, i viaggiatori si
sentivano come se potessero riscoprire l’antichità in persona).

Questo innamoramento fatale parte sostanzialmente dai libri. Ne è esempio Winckelmann, uno studioso
dell’antichità che parte dalla Germania e arriva a Roma, dove ha modo di studiare l’antichità sul posto e dove viene
in particolare folgorato dalla visione delle sculture antiche (molte sculture ritrovate sono in realtà copie di epoca
romana e di sculture che originariamente erano in bronzo ed erano state portate via nave in Italia).
Le statue di marmo erano spesso colorate, anche i templi e i frontoni erano dipinti (anche con colori molto forti); a
noi giunge l’idea però che la scultura antica sia bianca, proprio a causa di ciò che Winckelmann aveva scritto.
Il neoclassico è sì una ripresa dell’antichità, però un po’ fraintesa.

Apollo del Belvedere – è una scultura rinvenuta a Roma e ricollocata nei giardini del belvedere. La sua perfezione dl
corpo nudo è ripresa dalla teoria greca secondo cui siamo alti otto volte la nostra testa, e la lunghezza delle nostre
braccia equivale alla nostra altezza totale.
L’uomo perfetto è qui incarnato da Apollo, è una scultura che assieme ad altre che vengono riprese come canone per
Winckelmann, come il Laocoonte. In questo caso c’è una sorta di esagerazione dei muscoli, nonostante stia per
morire sta mantenendo una sorta di eleganza, come se fosse una divinità: questa scultura ispira a Winckelmann una
nota citazione che esprime il concetto di queste statue: NOBILE SEMPLICITÀ e QUIETE GRANDEZZA.
Questa citazione vuole dimostrare le caratteristiche dei greci, al tempo stesso eleganti ma semplici. Winckelmann
aveva una grande ammirazione per questo tipo di scultura, ne era diventato anche una sorta di sovraintendente.

Il neoclassicismo è una corrente che ha molta fortuna, invade la moda, l’arredo, … va di moda, ma è stata in un certo
senso fraintesa, non colta interamente.
C’è il classico caso di ritratto di personaggi con dietro delle tracce di edifici antichi/di Roma (esempio del quadro di
Pompeo Batoni), ma anche con delle statue classiche sullo sfondo.
L’architettura antica viene studiata per essere riportata sugli sfondi ma anche per ricostruire degli edifici.
Ne è esempio l’architetto Robert Adam che crea una casa e una decorazione fatta come se fosse un affresco che si
ispira a delle decorazioni trovate dentro alla casa di Nerone.
Questi decori prendono il nome di grottesche, nonostante siano decorazioni di alberi, fiori, …

Questa classicità diventa modello anche per gli artisti contemporanei. Nell’Ottocento la scultura era molto amata,
non solo per luoghi pubblici ma anche per gli interni delle case, motivo per cui venivano spesso commissionate (ne è
esempio la statua di Canova rappresentante la sorella di Napoleone).
Tra gli autori più noti in questo periodo in scultura c’è Canova e Bertor Thorvaldsen.
Antonio CANOVA

Canova è riconducibile al periodo neoclassico, quindi c’è una grande affinità con il mondo classico, ma al tempo
stesso interpreta uno spirito della sua epoca, quindi non è una copia né un’imitazione vuota, in quanto ci vuole dare
un messaggio.

Dedalo e Icaro, 1779


Questa scultura rappresenta un vecchio che circonda affettuosamente un fanciullo; il titolo ci dà la chiave di lettura:
Dedalo era il famoso architetto che aveva costruito il labirinto in cui era stato rinchiuso il Minotauro, però Minosse
imprigiona anche lo stesso Dedalo e il figlio Icaro all’interno del labirinto.
Il neoclassicismo di Canova sta nel riprodurre senza paura il corpo, far vedere la vera anatomia dando prova di una
tecnica eccezionale. Il nudo, inoltre, non è uno scandalo, ma c’è nell’insieme un sentimento tenero perché Dedalo sta
legando alle braccia di Icaro delle ali affinché almeno egli potesse salvarsi. In questa fase i due personaggi sono piedi
di tenerezza.
Molto realisticamente il filo che si vede è un pezzo di ferro, che aggiunge una sorta di polimatericità alla scultura; si
rinviene qui allo schema del chiasmo, in qualche modo i due protagonisti fanno dei movimenti che dimostrano lo
studio della scultura antica da parte di Canova, che viene però trasformata in ciò che a lui interessa (ovvero
l’inserimento del sentimento, che nella scultura antica non avveniva).

Canova trattava i suoi marmi in modo che sembrino carne viva, aggiungeva delle cere e dei passaggi in modo che
sembrasse luminismo e rosato, creando un effetto magico delle sue sculture.
Queste inoltre erano trattate a misura naturale.

Canova riceve molte commissioni perché è molto stimato, a mano a mano le sue sculture si fanno quasi più classiche,
se in Dedalo e Icaro si vedevano dei sentimenti, negli Amorino alato e Amore e psiche si vedono delle pelli più lisce,
sono dei giovani che hanno dei panneggi che creano delle vesti all’antica e i capelli raccolti in quella che veniva
ritenuta la moda antica (che tra l’altro suscita una grande immedesimazione delle signore del Settecento).

Amore e psiche, 1787-1792


Questa storia racconta che Psiche è condannata a vedere il suo innamorato solo di notte e al buio, in modo che non si
possano mai vedere, diventa come una specie di amore segreto e di punizione. Un giorno questa cosa finisce, Amore
crea una luce ma questa cosa svanisce, quindi la storia d’amore non continua.
Amore è rappresentato con le ali di farfalla perché gli amorini sono delle specie di semi – divinità, e nella tradizione
Amore è il figlio di Venere.
Di questa cultura è tipica la forma quasi a 8, i due innamorati con le braccia creano una sorta di cerchio come a
rappresentare l’imprigionamento dell’amore, e si vede di nuovo la forma a x che rende magica la posa dei due. È una
scultura attorno a cui si può girare, la meraviglia degli spettatori era anche il fatto che la scultura, una volta messa in
una stanza, potesse essere vista da più fronti.
C’è in generale un forte equilibrio, dal momento che la scultura era stata pensata per mantenere l’equilibrio senza
bisogno di appoggi.

I temi delle sculture di canova sono legate al mondo classico.

Le tre grazie, 1812-1816


Sono la rappresentazioni di divinità minori, non sono delle muse, ma rappresentano una sorta di bellezza ideale, sono
anche loro ispirate alle sculture antiche: un classico di Venere antica era quella di essere rappresentata di schiena,
così come si vede qui in una delle tre grazie.

Le stesse fattezze vengono usate anche per celebrare persone famose.

Paolina Borghese, 1804-1808


Questa statua si trovava a casa di Paolina Borghese.
Si fa ritrarre come una matrona romana nel triclinio. Ha la posa di Venere, quindi viene in qualche modo trasfigurata.
Si può interpretare come la dea Venere proprio perché tiene in mano una mela, che si rifà alla storia della contesa
suscitata dalla proposta di assegnare il pomo alla più bella (storia da cui nasce la guerra di Troia).
Facendosi ritrarre con questo attributo dà una forte chiave di lettura.
Ci sono anche artisti più tormentati, come Giovanni Battista PIRANESI, che è un uomo più tormentato, attratto più
da luoghi misteriosi e da rovine.

Quando va a Roma crea una serie di disegni e di incisioni, tecnica difficile e vicina al disegno, ma lavorata su delle
lastre preferibilmente di rame, il cui disegno viene tracciato da delle punte; il disegno che traccia è difficile perché la
lastra di rame viene stampata come se fosse un timbro. Quello che viene fuori è l’impronta di un disegno, bisogna
incidere la lastra e seguire diversi procedimenti, la lastra viene poi messa nell’acido in modo da corrodere il rame e
infine viene stampato l’inchiostro sulla carta.

Carceri d’invenzione, 1792, incisione


Il titolo della raccolta delle incisioni rimanda a resti della Roma antica e medievale. In qualche modo sembra di
essere nel momento precedente a cui gli archeologici decidono di intervenire su queste zone.

In Europa il peso della chiesa era più leggero, la società era divisa in modo più tranquillo, iniziava anche la
rivoluzione industriale in Inghilterra, quindi c’è una grande attenzione alle scienze (intese come progresso e
tecnologia).
Ci sono studiosi della storia dell’architettura che si inventano progetti assurdi e irrealizzabili; si fanno ispirare da
un’idea di forme di classicità e perfezione come la sfera e il cubo, ma sono edifici che non si potrebbero mai
realizzare perché mancavano gli strumenti necessari.

Étienne-Louis BOULLÉE idealizza il Progetto per il Cenotafio di Newton (1784) e Progetto per la Biblioteca
Nazionale (1785): la Francia è infatti lo stato più inserito nella rivoluzione industriale.

In questo contento viene inserito anche Claude-Nicolas LEDOUX. Egli idealizza una sorta di dogana per le acque,
ma è un’architettura assurda, anche se è comunque simbolica per quanto importante sia l’energia delle prime attività
industriali.

L’idea di lotta della società viene interrotta dalla rivoluzione francese (1789), è una fase molto importante perché
crea l’apertura delle collezioni reali al pubblico e porta all’apertura del Louvre.

 1753 – Museo Clementino Roma


 1772 – British Museum
 1793 – Louvre

Per diventare un bravo artista era necessario farsi largo in un certo ambiente: questo sistema era gestito
dall’Accademia delle Belle Arti, all’interno di cui venivano decisi i canoni secondo cui veniva deciso se un artista
fosse bravo o meno.
C’era una specie di graduatoria secondo cui i pittori più bravi erano quelli in grado di fare quadri di storia (in cui è
inserito Jacques-Louis DAVID), in cui veniva imitata la storia sia antica che contemporanea; venivano poi coloro
che sapevano fare i ritratti, e di conseguenza i paesaggi, anche se questi ultimi sono considerati una sorta di
decoratore. La natura morta era posta sull’ultimo gradino (tema di solito fatto dalle donne).
C’era un momento fondamentale in cui si dimostrava la vera bravura, in cui l’artista poteva vendere le proprie opere
(prima le opere venivano fatte su commissione). Gli artisti devono garantirsi la fama, devono farsi notare e farsi
comperare i dipinti già fatti: ciò veniva fatto ai Salon (una mostra annuale).
Il Salon aveva molte partecipazioni, c’era una giuria che selezionava le opere che venivano poi esposte (talvolta
anche una sopra all’altra). Questo era un luogo in cui si andava a passeggiare, un luogo al coperto in cui venivano
anche sollevate grandi polemiche riguardo alle opere.

Jacques-Louis DAVID

Rientra nel filone della pittura di storia.

Il giuramento degli Orazi


Si nota una sorta di richiamo all’antico. David aveva vinto un soggiorno a Roma, quindi il quadro si presenta come
una sorta di saggio per dimostrare che aveva imparato bene, oltre a dover dimostrare che era fedele al governo e non
alla chiesa (quindi ai canoni e regole da questi imposti).

I personaggi possono però essere anche di storia contemporanea.


La morte di Marat
rappresenta questo personaggio ucciso da una monarchica che pensava così di porre fine alla rivoluzione francese. Il
dipinto lo rappresenta nel suo studio nel momento in cui fa un bagno (a causa di una malattia). Nella lettera che tiene
in mano ci sono scritti dei comandi per la rivoluzione francese.
David lo ritrae come una specie di martire, c’è un ambiente buio, una lettera, sembra una specie di compianto; è
infatti ispirato non solo ad una Deposizione di Cristo (braccio che penzola e corpo che scende), ma addirittura a
Caravaggio, che aveva l’oscurità come tipica cifra stilistica.

David riprende anche personaggi famosi, o personaggi famosi legati alla cultura.

Ritratto di Monsieur Lavoisiser e sua moglie, 1788


È una casa decorata con stilemi neoclassici, sono poi in bella vista gli strumenti scientifici.

Madame Récamier, 1800


Riprende la posa di Paolina Borghese, è nella posa antica con un vestito tipico neoclassico, con la vita alta e il nastro
ai capelli. Questo tipo di arte sarà molto preso in giro dagli artisti delle avanguardie, come Magritte che vuole
dimostrare come quel tipo di arte sia morta.

Napoleone al Gran San Bernardo, 1801


Viene raffigurato in modo eroico ed esagerato, che varca le Alpi. È raffigurato come il comandante dell’esercito,
preso dal vento: dà un’idea molto eroica.

Jean-Auguste-Dominique INGRES

La pittura di ritratto è inserita in questo contesto con tratti di personaggi importanti.

Napoleone I sul trono imperiale, 1806


Lo si vede con tutti gli elementi del potere.

Questi artisti sono considerati bravissimi perché sanno rendere le cose che sembrano più vere del vero, ovvero
l’artista tanto è più bravo quanto riesce ad imitare la realtà in modo sopraffino. Per esempio, sanno dimostrare la
consistenza degli abiti come sono capaci di rendere perfettamente la prospettiva. L’arista deve quindi dimostrare che
ha studiato il disegno e la tecnica.

La bagnante di Valpincon, 1808


Ingres ha un sorta di innamoramento verso l’oriente, c’è una sorta di idea secondo cui può esistere l’harem, una
cerchia di donne che si fanno belle tutto il giorno per essere poi scelte. Queste modelle vengono chiamate bagnanti.
Ci sono particolari incredibili, come i decori della tenda o la ciabatta rovesciata; la resa a tre quarti non è di facile
rappresentazione, quindi è considerato un pittore eccellente.
Questo sarà poi ripreso da Man Ray, che intitola la sua fotografia “Il violin d’Ingres”, perché era noto che Ingres
fosse un bravo violinista (è un doppio senso sulla donna che è l’amata, ma anche il passatempo).

Francesco HAYEZ

L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo, 1823


Probabilmente questo quadro nasconde una sorta di simbolo che rimanda ai carbonari.

Caspar David FRIEDRICH

Il viaggiatore sopra il mare di nebbia, 1818


Mette a confronto la solitudine dell’uomo con la natura.
Francisco GOYA Y LUCIENTES

È legato alla corte soprattutto nel primo periodo della sua vita, ma poi vive le contraddizioni della guerra civile (ne è
esempio Fucilazione del 1808).

La categoria meno apprezzata è quella dei paesaggi, ma è importante perché il paesaggio degli impressionisti deriva
proprio da questa, motivo per cui essi stessi sono inizialmente disprezzati e non accettati al Salon.
Questa pittura di paesaggio andava di moda in Olanda e in Inghilterra, in cui comparivano anche le personcine,
mentre qui la novità è quella che iniziano a non esserci più, viene dato spazio a nuvole e quant’altro.

Gustave COUBERT

Autoritratto con cane, 1842


Questa è una grande dichiarazione di sé, ritrae sé stesso in prima pagina come dicendo che è lui il soggetto
importante. Questo, oltre ad essere un ritratto che è una dichiarazione di indipendenza, è anche la rappresentazione di
un paesaggio.

Da una parte è una artista bravo a fare ciò che l’accademia imponeva, ma da una parte non gli interessa più.
Courbet inizia a dipingere con molto colore anche se gli artisti dell’accademia dovevano essere bravi a stendere il
colore; ad egli non interessa più, le sue pitture hanno anche un’aurea scabra.
Anche i suoi soggetti sono ritenuti scandalosi, rappresenta persone comuni come Gli spaccapietre. Sono una sorta di
figure universali di oppressione del popolo, ma allo stesso tempo c’è uno sfondo che ha un grande peso perché è la
rappresentazione di un paesaggio.

L’atelier dell’artista
Da un lato c’è la parte prestigiosa, dall’arta la parte comune del popolo. Al centro una musa, ispiratrice, è un simbolo
della pittura, che in qualche modo lo ispira mentre sta facendo un paesaggio.

Le signorine sulla riva della Senna, 1857


Non sono di buona famiglia, ma hanno dei vestiti di festa e stanno riposando.
L’IMPRESSIONISMO
La pittura di paesaggio, la più spregiata nella pittura accademica, sulla scuola di Barbizon e sulla moda olandese,
viene sempre più apprezzata.

Manet raffigura delle donne belle, sono dei giochi che nascono da un sapere profondo della storia dell’arte e della
cultura (Manet viaggia tanto e studia le opere dal vivo). Fa lo scandalo perché le dipinge in modo irregolare e senza
prospettiva, quindi non viene apprezzato dall’accademia.

Gli impressionisti sono figli di questa epoca e degli studi scientifici. La scienza va diventando insieme alla tecnica
una delle cose fondamentali per il processo soprattutto occidentale. Tra gli studi scientifici ci sono anche gli studi
sull’ottica e sulla luce.

Chevreul capisce che la luce è una sorta di scomposizione di raggi che percepiamo attraverso un procedimento del
nostro occhio, però ha uno spettro, una varietà: l’arcobaleno, il prisma dei colori, il bianco è tutti i colori e il nero è
nessun colore.
La disposizione sul cerchio cromatico ci serve a capire che l’accostamento di colori si fa a seconda che ci sembrino
più luminosi o più spenti in base a cosa si accostano. I pittori hanno coscienza di questo, diventa importante per gli
impressionisti: prima i pittori cercavano un accostamento tonale, il pittore accademico fa una serie di velature per
armonizzare il colore. I pittori dell’ottocento sfumavano, sulla tela c’era un lavoro molto costruito: gli impressionisti
invece fanno piccoli tratti veloci e non velature, delle pennellate che caratterizzano uno stacco dalla pittura
dell’Ottocento (e anche da Monet) facendo degli accostamenti come giallo – blu, oppure verde – rosso – viola.
Gli impressionisti hanno conoscenza dei colori complementari.

Una novità molto forte data dall’industria è quella del colore ad olio in tubetto, il pittore tradizionale doveva avere
della gente che macinava il colore e lo preparava con varie essenze, e non riutilizzabili; quindi i pittori lavoravano in
studio dove facevano delle composizioni copiando anche degli schizzi presi dalla realtà.
Gli impressionisti invece prendono i colori e vanno a dipingere en plen aire, è una grande rivoluzione anche perché i
colori da questo momento vengono restituiti in modo diverso.

Renoir, Claude Monet mentre dipinge nel suo giardino ad Argenteuil, 1872.
Questa è come una fotografia, Renoir dipinge Monet: è un quadro nel quadro. Sia Monet che la moglie non sono
ritratti in modo riconoscibile, i personaggi si conoscono solo grazie al titolo; la donna è solo un’idea, è una sorta di
macchia luminosa.
Ci fa anche vedere come sta seduto il pittore sullo sgabellino che si porta, e il telaio e il cavalletto. Non è scontato o
banale, non è facile dipingere dall’aperto, ci sono delle complicanze.

Manet, Monet che dipinge sull’atelier galleggiante, 1874


In questo caso Manet dipinge Monet, rispetto alla sua pittura dipinge qui più veloce e più a tratti: sono trattini in cui
ci sono insieme pennellate azzurre e più chiare, che sono i riflessi della luce (c’è anche del giallo). Come tanti
parigini, Monet andava lungo la senna ma si porta il necessario per dipingere.
Anche qui è un dipinto con dentro il dipinto.

MONET

Donna con parasole girata verso sinistra, 1886


Si vede qui l’ombra, gli impressionisti iniziano a fare delle cose che non sono reali, lo fanno per riflettere l’effetto
della luce che colpisce le cose. Un oggetto messo al sole ha un colore diverso.
I guanti della donna qui rappresentata sono colorati, quello di destra è di un colore diverso perché è in ombra. Per le
ombre viene utilizzato il blu, è più vicino alla percezione vera e non a ciò che ha insegnato l’accademia.
Il prato non è verde, sono pennellate strisciate in cui vede anche il rosso e il bianco, il giallo e il blu, che possono
rappresentare sia i fiori che il riflesso della luce in un prato pieno di erbe e di fiori, non c’è più confine.
Anche le nuvole sono un’altra delle ossessioni degli impressionisti – si rifanno alla mutevolezza dell’atmosfera e del
venti.

Come le nuvole, anche le stazioni ferroviarie e il fumo sono interessanti per Monet, hanno un colore diverso e non
sono cose statiche. Ci saranno molte sue rappresentazioni di stazioni.
Vengono poi rappresentati i passage, in cui ci sono una serie di negozi all’aperto ma che sono anche un luogo di
incontro.

Impressione. Sole nascente, 1872.


Monet accosta qui l’azzurro e l’arancione. È una novità molto forte, è il dipinto che dà il nome al gruppo, ha colpito
un critico che nella sua recensione scrive che è un quadro inconsistente, dice che è un po’ un’impressione – nel senso
che è un bozzetto che fa vedere appena ciò che vuole mostrare. Da qui tengono il nome.

Importante è anche la serie della Cattedrale di Rouen, in cui si vede la pesantezza della pietra che viene cambiata
dalla luce e diventa quasi palpabile. Monet si metteva alla finestra di un albergo di fronte e a seconda delle varie ore
del giorno metteva il dipinto e cambiava per creare il senso dei cambiamenti a seconda di come il sole lo colpiva.

Nella parte tarda della sua vita Monet si prende una casa con un giardino che fa coltivare e a seconda delle zone crea
anche suggestioni orientali. Ha un’ossessione particolare per le ninfee che diventano dei soggetti legati ai riflessi
dell’acqua. Lo stagno spesso sembra un prato, perché c’è il riflesso del prato, oppure sembra un cielo perché c’è il
riflesso delle nuvole.

C’è una moda che influenzerà anche Van Gogh, che è quella del giapponesismo, anche perché giungono delle stampe
giapponesi. Monet rappresenta la moglie su questo stile.

La colazione sull’erba, 1865


Qui in realtà è usato il nero (per la giacca dell’uomo), quindi l’affermazione secondo cui vengono eliminati i colori
scuri non è perentoria per tutti.
Tra Monet e Manet permane il tema del pic nic: gli impressionisti sono i pittori della vita contemporanea, della Parigi
dell’epoca, della borghesia, quindi ci sono dei temi che permangono e che sono comuni per quasi tutti loro. Sono
rappresentati i passatempi e la vita della Parigi dell’epoca.
I pittori della borghesia sono loro stessi dei borghesi.

Boulevard des Capucines, 1873


Rappresenta la Parigi del tempo, c’è sempre il senso di paesaggio anche se è una cittadina, non viene data importanza
a monumenti o personaggi, ma al senso atmosferico.

I papaveri, 1873.
Non c’è prospettiva, i protagonisti sono i papaveri.

Gli impressionisti dipingono sulla tela, facendo dei dipinti veloci. Questo è vero, ma non per tutti, solo per alcuni di
loro. Renoir e Degas, per esempio, compongono in studio facendo lunghi studi e disegni.
La loro pittura è fatta di macchie di colore giustapposte: rispetto alla pittura tonale che veniva spalmata e sfumata,
qui il colore rimane così come viene messo di impulso sulla tela, sono quindi delle pennellate a tocchi.

Colori puri – colori primari. Questi non sono realmente usati in modo diretto, c’è comunque una mescolanza.
Il colore viene sì dato direttamente sulla tela senza sfumature, ma così come è stato fatto sulla tavolozza, non
necessariamente direttamente dal tubetto – magari mescolando due colori per creare un colore diverso.
Per esempio, dove il rosso va sul bianco diventa una sfumatura di rosa; la sfumatura si crea da sola, non vengono
sfumati apposta una volta posti sulla tela.

Importante è anche l’invenzione della fotografia – 1834. Il brevetto di Daguerre viene registrato poco dopo, sono
lastre di vetro che hanno bisogno di una lunga gestazione. Dal primo annuncio nel 1826 al brevetto ufficiale passano
una decina di anni.
La fotografia fa in parte sparire la necessità di fare ritratti, quindi i pittori si possono concentrare su altri generi, ma è
importante anche perché le fotografie permettono di mettere in posa i modelli. Degas, per esempio, prende spunto da
una serie di fotografie per dipingere le ballerine (lui stesso scattava le fotografie).

15 APRILE 1874 – nascita dell’impressionismo dal punto di vista ufficiale.


Gli impressionisti mostrano per la pima volta le loro opere, l’idea vincente è quella di fare un gruppo, anche se hanno
delle differenze che li distinguono.
Fare un gruppo dà più forza; il fatto che la mostra sia stata fatta in uno studio di fotografia – quello di Nadar, che
lascia vuoto lo studio e li fa esporre – è una strategia perché espongono poco prima che esponga il Salon.
Il fatto di esporre prima è un modo per dire che non si presentano neanche al Salon, fanno tutto da soli. Era una cosa
molto forte perché quando Courbet e altri avevano chiesto a Napoleone III di esporre, ci era voluto un atto ufficiale
del re (il sistema delle arti era molto regolamentato), loro invece fanno finta come se fosse un atelier aperto.
Ad allestire la mostra è soprattutto Renoir – tengono aperto fino a sera grazie all’invenzione della luce elettrica, che
costa ed è quindi simbolo anche di ricchezza. I pittori quindi allestiscono sé stessi, sono curatori delle proprie opere.

DEGAS

L’esame di danza.
Degas fa delle composizioni molto costruite, in cui le ballerine sono probabilmente state disegnate in più pose e poi
messe assieme (sono interni quindi non disegna en plen aire, c’è anche una sorta di dominio dello sguardo, è come se
fossero delle cose belle viste dagli uomini).
Come lui, anche Renoir rispetto agli altri impressionisti è più interessato agli interni più che ai paesaggi.

Degas utilizza dei punti di vista particolare, come per esempio la buca d’orchestra, ci sono punti di vista curiosi.

L’assenzio, 1875-76
Era alcool a basso costo, sono rappresentate due persone ubriache. Era un modo per distrarsi dall’amarezza della
quotidianità. Questi personaggi – di cui c’è il riflesso sullo sfondo – diventano un simbolo della società.

Degas è legato anche al mondo del divertimento e del passatempo, ma anche del circo (che sarà un tema importante
anche per Picasso).

Fa anche una serie di sculture, non è solo pittore. La sua scultura è legata alle ballerine.

Ballerinetta di 14 anni, 1888.


La cosa interessante è che è fusa in bronzo in modo da far vibrare, ha un tutù e un nastro che sono veri – è una cosa
singolare perché è una scultura polimaterica, è come se fosse vestita (è una cosa che veniva fatta anche nell’antichità,
ma qui è una novità).

Rappresenta spesso donne ritratte con senso di amore e interesse, non è una pittura giudicante come fanno magari gli
espressionisti. In Degas c’è un interesse anche per le prospettive strane – per esempio una donna mentre fa il bagno o
mentre viene pettinata.

RENOIR

Renoir nasce come più legato all’accademia, fa sparire le figure ma rimangono comunque solide.
Rimane sempre legato al corpo e alla figura, ci sono dei tratti somiglianti, fa un ritratto di Monet ma a differenza di
Manet è meno impressionista, lo fa a modo suo, è ancora una raffigurazione attenta ai tratti.
Fa una serie di nudi che dimostrano il suo interesse: ama molto le donne, fa una serie di rappresentazioni come La
lettrice (1874-76), in cui si vedono tratti ma comunque veloci.

Ci sono anche dei paesaggi, rappresenta per esempio gli argini della senna e campi di grano.

La colazione dei canottieri – pitture che raffigurano la vita quotidiana.


Nonostante le sue caratteristiche, Renoir presenta comunque una pittura impressionista perché rappresenta i temi
della Parigi dell’epoca e presenta tratti veloci.

Tra gli impressionisti ci sono anche due donne: Berthe MORISOT e CASSAT.
Raffigurano, in quanto donne, soprattutto donne con bambini. È una pittura un po’ meno veloce ed impressionista,
ma è comunque una pittura leggera e data per tocchi. Un altro tema classico delle pitture al femminile è quello della
lettura.
SISLEY

Lui è molto attento ai riflessi.

L’inondazione a Port Marly, 1876


Importante qui è la restituzione dei riflessi dell’acqua. Si vede il riflesso della casa nell’acqua mossa.

Ponte di Villeneuve
Il riflesso è fatto col verde, perché a riflettersi è il sotto del ponte.

Estate di San Martino


C’è sempre una connessione fra il cielo e l’acqua.

Sisley è molto interessato al paesaggio – anche lui rappresenta la Grenouillere, i covoni degli impressionisti che
saranno fondamentali anche per Kandinskij. Rappresenta molto anche le fabbriche.

La raccolta delle mele, 1888


Qui è molto vicino al post impressionismo e in particolare al pointilissme. La pennellata veloce diventa quasi una
puntinata, in Italia questo diventerà il divisionismo.

Paul CEZANNE

È un impressionista a sé, sarà poi di spunto per i cubisti. A un certo punto non si sente più a suo agio in questo
contesto. Si ritira da questo mondo e torna in Provenza – fa una svolta fra gli anni ’80 e ’90, le figure diventano quasi
legnose, c’è una forte attenzione per le figure geometriche. È come se dividesse tutto a pezzettini, questo sarà uno
spunto molto importante per i cubisti, Braque e Picasso se ne ispirano: il cubismo deriva da qui.
“Bisogna ricondurre tutto al cilindro, al cono, alla sfera, …”

La casa dell’impiccato, 1873


Questo è un paesaggio di Anversa. La sua pittura si rapprende, è sì un paesaggio ma meno impressionista e un po’
alla volta più geometrico.

Anche lui aveva fatto una serie di bagnanti ma molto ambigua, con un contorno nero.

Henri de TOULOUSE-LAUTREC

Era un nobile ma con problemi di salute, quindi si riteneva molto sfortunato, e si dà così alla pittura. Dipinge gli
interni dei luoghi che frequenta, ma è bravissimo soprattutto a fare i manifesti.
Ritrae anche gli interni, quindi ci dà l’idea di come si stava all’interno, rappresenta per esempio un bordello
dimostrando come le donne attendono i clienti e come si vestivano.

DIvan Japonais, 1893


Sono particolari manifesti dei luoghi che frequenta.

Al Moulin Rouge, 1892


Singolare è la rappresentazione delle cantanti, c’è una luce artificiale che rende il suo viso azzurro, rappresenta il
riflesso della luce, il che è un tipico carattere impressionista.

Medardo ROSSO

È uno scultore italiano impressionista, lavora con la cera. Sono sculture fatte in bronzo o terracotta, poi ricoperte di
cera che viene lavorata con le dita quasi a creare una seconda pelle.
Riprende l’elemento fondamentale dell’impressionismo che è quello di creare parti più in luce e alcune più in ombra.

Bambino, 1892
Ciò che fa di questo scultore un impressionista è questa idea di attimo, sembra che avesse preso di sorpresa questo
bambino: viene ripresa l’idea della pittura in cui vengono colti degli attimi. L’ideale riportato in pittura viene in
questo caso ripreso in scultura.
POST – IMPRESSIONISMO
Gli impressionisti fanno insieme otto mostre. Sono un gruppo che poi si scioglie, ma ognuno di loro continua a
dipingere finché muoiono. Già attorno agli anni ’80 dell’Ottocento si iniziano a vedere dei cambiamenti nella loro
pittura, iniziano ad emergere altre correnti che sono definite di post–impressionismo.

Pointillisme
Ha gli stessi temi dell’impressionismo, solo che la pittura diventa come fatta a puntini, ma vista da lontano il nervo
ottico vede come tutto compatto.

Una domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte, 1886


Questo è un luogo in cui si passeggiava la domenica, ci sono elementi molto particolari. È una pittura molto rigida,
sembrano tutti immobili, spesso sono di profilo perché sono tutti puntini, i quali in qualche modo diventano
sfumature.

Con Paul Signac diventano puntini veri e proprio, mentre con Seurat sono quasi strisciatine. Questo artista è molto
affascinante ma muore giovane.

Sono comunque pitture fresche, è un tipo di pittura che finisce presto.

I macchiaioli
In Italia non c’è un corrispondente dell’Impressionismo, ma si sviluppa il fronte dei macchiaioli. Sono un gruppo di
pittori che si riconosce in nuove modalità pittoriche dal 1855. C’è comunque un contatto con gli impressionisti, i cui
quadri vengono visti e raccontati.
Tra di loro hanno comunque modalità diverse.

Il nome, come per l’impressionismo, deriva da qualcosa di non finito, come una sorta di spregio; deriva dall’idea di
macchia, come se fosse una pittura a chiazze, è un nome dato del 1862 da un giornalista.
È una pittura che si connota per essere tipica di un gruppo di amici che lavora sulla costa del mar Tirreno, in
Toscana.

Anche qui c’è una sorta di capo (che oggi si chiamerebbe curatore), così come Monet per l’impressionismo, che è un
critico e soprattutto letterato, Diego MARINELLI (la figura del mentore che sostiene gli artisti è all’inizio una
figura diversa, non è necessario essere un artista o un professore, sono spesso degli uomini che si occupano di
letteratura, così come sarà Marinetti o D’Annunzio – che scrive le cronache mondane ma anche le cronache delle
mostre d’arte a cui dava dei giudizi, o ancora Baudelaire).

Giovanni FATTORI

La rotonda dei Bagni Palmieri, 1866


Qui si capisce bene cosa si intenda per macchia. Queste signore non stanno prendendo il sole, ma sono al mare a
“prendere l’aria”, stanno sotto una rotonda che è come una sorta di capanna (i bagni palmieri sono una sorta di
stabilimento balneare).
Queste signore stanno all’aria aperta conversando, quindi noi le vediamo di schiena: non sono connotate, ma sono
create da macchie di colore, soprattutto dal contrasto fra gli scuri e le macchie che connotano i mantelli, quindi i
cappellini rossi o il bianco, e ancora il tendone, che è una sorta di fascia che corre sopra e che non è neanche tutta
dello stesso colore.
Ci sono delle variazioni di pennellate, ma se visto da lontano il dipinto si presenta come un insieme di pezzi
accostati. Non interessa più la prospettiva né la resa delle figure. Emerge così l’idea di un pomeriggio, di un
paesaggio bello, sembra di sentire l’aria. È un dipinto fatto di cose molto essenziali, per l’Italia è una cosa molto
nuova.

In vedetta, 1868
Il vero soggetto del dipinto è il muro, su cui riflette la luce di cui sembra quasi di sentire il calore. Lo sterrato sembra
della stessa sostanza del muro, non è come negli impressionisti in cui c’è il riflesso perché qui c‘è una luce fortissima
del mezzogiorno. Anche in questo caso, se lo si guarda senza pensare a cosa rappresenta, risaltano il bianco e lo
scuro, che sono delle macchie di colore che nell’occhio si creano come dei buchi. Lo stesso bianco torna nei cavalli,
nei cappelli, c’è una continua contrapposizione di chiari e scuri. Mentre gli impressionisti erano soliti fare delle
pennellatine più veloci, qui c’è una pittura più lenta e accademica ma molto più rivoluzionata.
Silvestro LEGA

Dopo il pranzo, 1866


Il pergolato in cui stanno sedute le signorine si presenta come una sorta di fotografia, è molto importante la luce.
Gran parte del soggetto del dipinto sono le ombre, a cui si aggiunge il momento d’estate in una campagna toscana.
Anche i macchiaioli hanno quindi in comune con gli impressionisti quella di ritrarre la loro vita quotidiana, la vita
borghese.

Telemaco SIGNORINI

Sulle colline a Settignano, 1885


C’è una ragazza sulle colline che sta a cavallo di un muretto. Un po’ il soggetto è lei, ma un po’ lo è anche il
paesaggio che è un richiamo alla giovinezza.

Simbolismo
La pittura accademica viene minata anche da altri esperimenti, c’è un filone che ama tutto ciò che è misterioso e
sogno.
Sono sempre raffigurazioni in cui c’è del mistero, sono esperienze che saranno i progenitori di successive pitture
come la metafisica di De Chirico, o il surrealismo.

Pierre Puvis DE CHAVANNES

Donne sulla spiaggia, 1879


Sono delle donne sulla spiaggia ma sono misteriose, sembrano donne antiche, non sono le stesse signore dei bagni
palmieri perché sono nude, sono più delle bagnanti oppure delle muse, delle ninfe, o delle grazie.
L’acqua rimanda alla rinascita, alla vita, quindi le donne sono anche un simbolo che essendo inoltre di spalle
aumentano l’aura di mistero di identificazione, il quale è dato anche dal titolo.
Sembra come se il mare fosse portato verticalmente, è un effetto che già si vede anche in Manet (nella Colazione
sull’erba), non c’è più un uso della prospettiva fondale.

Odilon REDON

Pittore francese molto bravo a lavorare anche con la grafica. Fa delle sorte di apparizioni anche spaventose, crudeli o
che ci facciano capire che stia accadendo qualcosa di brutto, sono come dei sogni strani, da cui si esce un po’ turbati.

Lo spirito guardiano delle acque, 1879


Si spera sia un guardiano buono, non sembra cattivo, veglia su una barchetta, però è enorme e inquieta.

I preraffaeliti
Hanno anche loro una sorta di mentore, William MORRIS.
Raffaello presentava in qualche modo un emblema di perfezione, i suoi dipinti sono belli e sereni; questo gruppo di
inglesi fraintende questa interpretazione di Raffaello perché lo identificano come un artista troppo finto: certe cose
che a noi oggi piacciono è perché sono state rivalutate, così come l’opinione dei critici a volte si esprime
fraintendendo, i preraffaeliti ce l’avevano con l’idea pittorica che Raffaello esprimeva e vogliono quindi tornare a
un’idea quasi medievale di comunità.
In questo modo loro inventano una sorta di medioevo ideale: sono in Inghilterra, che ha il suo momento di gloria e di
inizio proprio nel medioevo.
Gli artisti stanno in comunità/confraternita, si parlano, condividono. In questa confraternita si ritrovano condividendo
la stessa idea, il cui intento è anche quello di riunire degli amici che guardano soprattutto ai pittori prima di
Raffaello, quindi al primo Rinascimento (Botticelli, Ghirlandaio, …).

Pimpernel, 1876
Morris rivaluta secondo un processo artigianale questi motivi. Si proclamava socialista, guarda allo sfruttamento
della rivoluzione industriale. Lui prende ispirazione da motivi orientali o del Rinascimento, poi li ricrea dando
un’idea suggestiva.

Dante Gabriel ROSSETTI


Era un figlio di italiani, ritrae spesso la sua amata Elisabeth ma in qualche modo trasformata.

La Ghirlandata, 1873
C’è molta ispirazione dei dipinti rinascimentali, quindi c’è comunque l’idea che si possa riprende l’idea bella della
pittura, sono dipinti anche molto ricchi.

John Everett MILLAIS

Ophelia, 1851
Questo quadro rappresenta l’amata di Amleto, il cui padre è forse stato ucciso con l’aiuto della regina. Amleto finge
una pazzia per creare la vendetta e in questa sua pazzia colpisce anche la povera Ophelia allontanandola da sé, la
quale si suicida annegandosi.
Ciò che la rende bella è anche l’identificazione del paesaggio, di cui ne diventa parte (da una parte sono quindi dei
pittori molto tradizionali nella resa). I preraffaeliti sanno e usano i simboli dell’arte moderna, ma la resa è molto
accademica: ciò che è sognante è l’atmosfera e il paesaggio, come nel simbolismo qui c’è una grande ripresa alla
letteratura, o di Shakespeare o della letteratura classica.

Edward BURNE-JONES

Le nozze di psiche, 1895


Hanno dei piccoli particolari che le differenziano ma sono tutte uguali, al centro c’è la sposa, c’è un’idea che in
qualche modo si allontana dalla pittura accademica tradizionale, ma siamo comunque sempre nella pittura molto
figurativa.

Secessione viennese
È un’esperienza molto forte. Secessione significa staccarsi da qualcosa: un gruppo di giovani pittori si stacca
politicamente dall’accademia, in questo caso quella di Vienna, perché dicono che i professori insegnano sempre nello
stesso modo (si presenta così come una protesta).

A Vienna le arti decorative come tappeti, vestiti e arredo hanno sempre avuto grande importanza, data dall’impero
asburgico.

Joseph Maria OLBRICH

Crea la sede, ovvero il palazzo della secessione, che è molto nuovo anche dal punto di vista architettonico, i palazzi
del settecento erano grevi e pesanti. La novità sta nel fatto che i muri sono trattati con un intonaco bianco molto
liscio e pulito.
Al di sopra c’è una cupola che è una sorta di sera fatta con delle foglie di metallo – bronzo dorato, che diventano un
simbolo: in quanto sede espositiva, è importante che la luce entri dall’altro, è uno dei modi migliori per illuminare i
musei.

All’esterno si trova la scritta ver sacrum (primavera sacra) – primavera perché è un simbolo di ricominciare da zero,
di fare tutto nuovo, i secessionisti hanno molta voglia di fare e di essere ribelli. Era anche il nome della rivista,
capiscono che devono farsi riconoscere, creano una rivista su cui pubblicano opere e scritti.
È importante la commistione tra arti e decorazione.

KLIMT

Giuditta, 1901.
Lei è un personaggio tosto, Giuditta e Oleoferne è una storia biblica in cui lei si propone di salvare il popolo dal
nemico, con cui passa la notte ma a cui taglia poi la testa, è un’eroina ma è anche una seduttrice, un simbolo anche
lussurioso e erotico: la si vede infatti un po’ nuda, conturbante e languida.
Risalta il grande uso dell’oro, tipico della secessione viennese. Klimt deve la sua fortuna ad una visita in Italia a
Ravenna in cui era stato molto colpito dall’idea dei mosaici e quindi dell’oro.
La cornice stessa è progettata da lui.

Le tre età della donna, 1905


Qui la serie di puntini rimanda ancora ai mosaici ravennati. C’è l’idea di qualcosa che vibra, anche lui è partecipe del
clima di fine ottocento in cui le figure sono molto simboliche, in questo caso le tre età della donna sono una
fanciulla, la mamma che è anche simbolo della bellezza, e la vecchia. Può essere la stessa persona. la donna in mezzo
tiene conto della venere di Botticelli. C’è sempre qualcosa di inquietante, le figure sembrano atemporali così come i
mossici a fondo d’oro, qui lo sfondo è scuro. È un tempo altro, ciò che è raffigurato non è qui e ora, ma in
un’eternità.

Art nouveau
L’idea che le arti decorative ma anche l’architettura, la musica e la letteratura vadano a pari passo con lo stesso stile
si trova anche nell’art nouveau, che in Italia si chiama Liberty (prende nomi diversi a seconda dei paesi).
In Inghilterra c’era un grande magazzino che si chiama Liberty che importava stoffe di cotone dall’India con
fiorellini e decorazioni tipiche, queste stoffe arrivavano poi soprattutto in Italia, motivo del nome Liberty.

La sua peculiarità è che presenta molti fiori, alberi, come qualcosa che si arrampica su tutto ma che è anche molto
delicato.

Tipici sono i vasi di Emile Gallé, sono fatti di strati leggerissimi, sembra abbiano come prigioniere le foglie.

Quest’idea si trova anche nella metropolitana di Parigi grazie a Guimard, che fa grande uso della ghisa (un ferro ma
meno prezioso) e che presenta qui decorazioni floreali.
Era un materiale percepito come molto contemporaneo e anche come costoso.

Questo stile si applica soprattutto nell’architettura, in Italia soprattutto a Milano e a Palermo dove sono famosi i
balconi di ferro battuto.
Ha una declinazione strana in Spagna dove prende il nome di modernismo

Gaudì

In spagna ha una declinazione più particolare, e prende il nome di modernismo.

Casa Milà, 1905


Oltre a questa Gaudì realizza anche la Sagrada Familia e il Parco Guelle. Questa sembra una sorta di conchiglia, le
finestre sembrano delle concrezioni marine, è una cosa molto particolare.
Gauguin e van Gogh fanno parte del post – impressionismo. La loro arte è caratterizzata dai contorni e dalle paste
grosse.

Paul GAUGUIN

Gauguin è un personaggio strano, la mamma era di origini spagnole e la famiglia, benestante, aveva anche un forte
gruppo di parenti in Perù, in particolare a Lima dove avevano guadagnato un particolare peso politico ed economico.
Il padre era un politico, per questo scappa in Perù ma muore in viaggio.

La madre dell’artista, 1890-93


Dipinto tardo, sembra quasi un sogno.

La vita di Gauguin sarà sempre sull’orlo del fallimento, ogni suo sogno di trovare il luogo giusto viene smentito dalla
realtà dei fatti.
Gauguin è un autodidatta.

Fa anche il marinaio, gira il mondo, va in India e Africa, America, all’inizio non è la pittura la sua vita. A un certo
punto inizia a frequentare il mondo artistico, il patrigno è collezionista di opere impressioniste e così inizia anche lui
a frequentare lezioni di pittura e a farsi amici degli artisti come Pizarro.
Sposa poi una donna danese.
Quando avviene un crack economico nella banca in cui lavora, spera di iniziare a guadagnare come artista. In questo
momento inizia a viaggiare, cercando così anche dei soggetti diversi da dipingere, spera di trovare un altrove, una
vita meno corrotta dalla città e dalla civiltà.
Ne trova un luogo in Bretagna (nord Francia), ne viene affascinato.

Le pastorelle bretoni, 1886


Sono i primi temi da lui presentati. C’è un’idea idillica di un paesaggio e di un panorama in cui l’uomo e gli animali
sono in armonia. Qui è già oltre all’impressionismo e al pointillisme.

Anche qui però non ce la fa, torna nel sud America, dove aveva un ricordo idilliaco di quando era bambino: più
precisamente nella Martinica, che tuttora è francese (Francia è colonialista), quindi è come se fosse a casa.
Qui la sua pittura ha un salto.

Paesaggio a Martinica, 1887


Una delle sue caratteristiche è l’uso irreale del colori, per esempio c’è un albero con delle parti arancioni.
Si vedono qui le stesse signore presentate quando era in Bretagna, lo affascinano anche in Martinica. Diventano
quindi temi tipici.
Gli artisti hanno anche mercato e legami. Questo dipinto è stato acquistato da Theo e Vincent Van Gogh, quindi in
qualche modo quando Gauguin torna da questo viaggio trova in Van Gogh un stimatore e nel fratello un forte
finanziatore. Lui e van Gogh stesso era stato impiegato per tempo nella più famosa casa d’arte, la Goupil, che
vendeva i pittori impressionisti (che avevano già una fama notevole); il fatto che Theo van Gogh avesse apprezzato
questo dipinto è significativo.

La visione dopo il sermone, 1888


Gauguin continua ad usare colori innaturali e una prospettiva assente. Questo dipinto non è un paesaggio ma una
visione. Le donne sono le contadine bretoni, lo si vede dalle cuffie; in alto c’è una sorta di presenza della realtà, c’è
un albero e una piccola mucca, ma ci sono anche due figure che bisticciano le quali sono l’angelo e Giacobbe.
Durante l’omelia della messa il predicatore ha raccontato questa storia di combattimento di male e bene, quindi è
come se tutti stessero meditando dopo questa omelia e nella loro mente apparisse questa visualizzazione (a destra si
nota il vescovo).
Non solo la prospettiva è strana, ma non c’è neanche più lo sfondo, è piatto, sembra una specie di fondale inquietante
perché è rosso.

L’onda, 1888
Anche qui c’è il rosso. L’immagino è ripresa forse dalla stampa giapponese di Hiroshige: c’era un’importazione di
arti decorative giapponesi, c’è tutto un filone del mondo fluttuante (di cui fa parte anche il mandorlo in fiore che van
Gogh fa quando nasce il nipote, lo spunto è proprio una serie di stampe giapponesi con il blu lo sfondo e un ramo con
un pesco). Gli artisti nella Francia di quel periodo cercano quindi spunto in queste raffigurazioni.
Paul Gauguin, Self-Portrait with Halo and Snake, 1889
Questa raffigurazione è molto innaturale, ha un’aureola e c’è anche la presenza del contorno nero, quindi del
cloisonnisme. Ha un senso di confine e di traccia del colore, appare una nuova pittura.

Gauguin fa delle grandi aperture verso un mondo più esotico, così come altri personaggi quali Baudelaire sono
attirato da donne esotiche e quant’altro.

Gauguin ha il coraggio di andare e cercare, è sempre in movimento.

Il cristo giallo, 1889


Il titolo denota subito come il colore sia irreale, vuole trasmettere ciò che sente e non ciò che vede. Anche qui ci sono
le contadine brettoni. Non è capibile al momento, al pubblico comune questi colori turbano.
Il cristo è giallo nel senso che è oro, è un giallo nel senso di dare valore alla figura. Non c’è più la prospettiva, c’è il
cloisonnisme. Ci sono episodi un po’ misteriosi come la lotta di Giacobbe e l’angelo, qui c’è un uomo che va oltre
una sorta di muricciolo. Anche qui è una specie di preghiera, è una visione delle contadine che non è una scena vera
ma una sorta di apparizione.

La Bella Angèle, 1889


Questa è accostata ad un idolo, dietro si vede una specie di carta da parati (ispirata alle stoffe giapponesi così come il
fiore di mandorlo di van Gogh).
Ciò che faceva Gauguin era un accostamento di diversi elementi, mentre van Gogh era più vicino agli impressionisti.

Lo spirito di avventura di Gauguin è anche una strategia commerciale, chiede una sovvenzione allo stato francese, è
tipico degli artisti di essere mandati altrove: si fa così sponsorizzare a va in Polinesia (quasi tre mesi di viaggio).
La sua fama quando torna a Parigi è acquisita grazie a questi viaggi.

Rappresenta donne molto belle e molto diverse dalle donne europee, in Europa non c’era l’ossessione del corpo, era
una società in cui c’era un diverso stadio di civiltà, mentre in Polinesia hanno un’altra visione perché le società lì non
erano troppo contaminate dal contatto degli occidentali. Gauguin sperava di trovare qualcosa di non corrotto, ma
trova invece qualcosa di diverso. Rimane comunque affascinato dalle donne.

Donne sulla spiaggia, 1891


Qui è rappresentata una spiaggia, però è ripreso il tema delle bagnanti al mare, sono sempre lo stesso tipo di donne,
c’è sempre l’idea delle fanciulle dell’acqua.

Lui va lì per cercare nuovi colori e tematiche, ciò che fa effetto è il fatto che siano delle fanciulle esotiche nonostante
non voglia copiare la loro arte (è pur sempre un pittore francese).

La Orana Maria, 1891-1892


Cerca di trasmettere delle tematiche religiose, c’è una donna con un bambino e delle aureole ma la vegetazione
circostante e l’ambientazione sono completamente diverse, così come gli atteggiamenti. C’è molto decoro tanto che
sembra quasi un tessuto.

Sei gelosa?, 1892


Sono due fanciulle sulla spiaggia, i riflessi diventano blu e giallo, anche qui i colori sono irreali. C’è quasi una sorta
di sponda e richiamo tra il tessuto della fanciulla (che è nuda e quindi produce scandalo) e gli elementi circostanti.

La dea Hina, 1894-1895


Ci sono elementi che testimoniano l’interesse di Gauguin per questa civiltà, ne sono esempio queste xilografie.

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, 1897


Questo quadro rappresenta un dubbio sulla vita che serpeggia in ogni uomo. È un titolo molto misterioso, c’è anche
una lettera in cui cerca di raccontare tutto questo ad un amico (dice che a sinistra c’è il titolo e a destra la firma, come
se fosse un antico quadro rovinato su fondo d’oro, ma qui l’effetto è voluto. Ci sono quindi delle parti dorate, e poi
una serie di personaggi misteriosi).
Il quadro va letto da destra a sinistra. A destra in basso c’è un bambino che dorme e delle donne accoccolate, c’è una
conversazione. In mezzo c’è una figura misteriosa, un idolo blu che sembra quasi buddista, che non si sa bene cosa
faccia perché nella lettera dice che sembra indicare un altro mondo. C’è infine una vecchia nell’angolo, c’è la stessa
idea di Klimt di rappresentare nello stesso dipinto le tre età dell’uomo; questa vecchia è rassegnata perché sa che la
sua vita è passata. L’uccello bianco tiene ferma la lucertola, simbolo del male, mentre l’uccello potrebbe essere al
contrario un segno positivo, quindi sarebbe il bene che schiaccia il male.
Il paesaggio è tutto blu e verde.
Questa sorta di mistero sembra una storia molto polinesiana, ci sono figure svestite, il fanciullo che prende la mela
sembra un richiamo a storie antiche.
Bisogna ricordare che Gauguin è un pittore occidentale; anche nella forma piramidale c’è qualcosa: c’è un richiamo
ai frontoni, quindi su molti versi Gauguin guarda all’arte occidentale anche antica, ci sono molti richiami e
suggestioni, quindi le persone polinesiane sono uno spunto visivo, ma la sua cultura è sempre quella occidentale.

Come Cezanne, che cerca altrove la sua ispirazione, anche lui lo fa risultandone vittorioso.
VAN GOGH

Non ha frequentato l’Accademia, ma ha comunque fatto lezioni di disegno, e guardava molte riviste.
All’inizio ha una forte passione per l’arte ma ha poi una crisi religiosa, il padre sacerdote protestante lo aveva
condizionato. Vicinanza con gli umili – mangiatori di patate.

Il suo sogno era quello di andare a Parigi e raggiungere il fratello, la presenza della pittura diventa importante, inizia
a dare segni di squilibrio.

La sua idea è quella di andare a cercare una luce molto forte – ha quindi un’idea di sud della Francia che gli dà
ispirazioni anche per nuovi temi – lo porta ad Arles dove fa alcune delle due opere più famose.

Terrazza del caffè, 1888


Anche lui usa colori irreali, non è detto che la terrazza sia gialla, ciò che la rende gialla e verde sono le luci, che
riportano ad un’idea di notte. L’idea della luce che esce è qualcosa che dà un’idea di caldo e quindi di giallo.

Natura morta con girasoli, 1888-89


La prospettiva non interessa più, il ripiano viene delineato con una riga blu, i girasoli sono di un colore e di uno
spessore più forte.

Van Gogh vuole creare una comunità degli artisti al sud, vuole che il suo socio sia Gauguin, il quale è perplesso di
andare al sud della Francia, purché vada viene pagato da Theo. Mal volentieri parte e va, è una sorta di ricatto
monetario e di promozione. 63 giorni in cui stanno insieme ad Arles, dipingono molto, ma non vanno d’accordo
perché van Gogh dice che bisogna dipingere le cose come sono, mentre Gauguin ricomponeva di più.
Gauguin cerca anche di essere più vicino a van Gogh cercando di dedicarsi ai paesaggi che però non trova
interessanti.

Nei dipinti della Camera da letto e della Sedia si vede una pittura che sia in van Gogh che in Gauguin inizia ad avere
dei segni neri che delineano il bordo delle cose. Nelle vetrate colorate delle basiliche questo effetto si chiama
cloisonnisme, il cui termine viene ripreso anche in questo caso.
È un periodo fertile perché c’è un colore forte e una luce intensa data dal sud della Francia.

Anche van Gogh riprede il tema dei fiori sullo sfondo – lo si vede nei dipinti del postino o dell’arlesiana.

Vengono ripresi dei giochi visti anche con gli impressionisti, come quello di dipingersi l’un l’altro.

Autoritratto con orecchio bendato, 1889


Si vede nello sfondo una stampa giapponese.
La loro tensione fra van Gogh e Gauguin arriva alle stelle: van Gogh impazzisce e aggredisce Gauguin, che torna a
Parigi. Van Gogh per espiare e per punirsi si taglia un pezzo di orecchio e lo porta ad una prostituta del paese con cui
aveva creato una sorta di legame intenso.

Il rapporto tra i due pittori termina all’improvviso ma poi in qualche modo continua (Gauguin ne parla comunque
bene). C’è una sorta di biografia che van Gogh scrive alla fine della sua vita in cui cita questo episodio e dice che due
uomini hanno fatto a colossale quantità di capolavori.

Van Gogh sarà poi rinchiuso in un ospedale psichiatrico, ci sono molte ipotesi su quale sia la patologia di cui
soffriva. A volte le malattie mentali sono date da diverse vicende personali.

Campo di grano con cipressi, 1889


Si vede qui la tipicità dei vortici creati dalle grosse pennellate. Si parla di post-impressionismo perché c’è ancora
l’interesse per la luce, anche se è diverso. In questo caso la luce interessata è quella del sud.

La notte stellata, 1889


Creato quando era nella casa di cura, momento in cui scrive anche delle lettere a Theo. Quello che sta facendo è un
ricovero consenziente, in cui dipinge molto. C’è anche in questo periodo una serie di Iris, e soprattutto la notte
stellata. C’è sempre l’idea di cipresso che è simbolo di solitudine ma anche di forza, c’è anche qui una sorta di
nuvole e stelle che diventano roteanti, ci sono molte pennellate grosse di colore e delle righe nere anche dove in
realtà viene insegnato di non farlo, ovvero nel cielo. Questo dà l’idea della notte e del buio e di ciò che avviene nella
notte, quindi è anche un ritratto interiore e di quello che avviene dentro di sé.
Iris, 1889
In questo periodo ci sono molte opere che prendono avvio. In questo quadro è interessante il punto di vista, è una
visione come se fossimo quasi dentro ai fiori.

Campo di grano con corvi, 1890


Quest’opera diventa una sorta di ex-voto o testamento, è l’ultima che realizza prima di morire. Dopo aver cercato di
guarire e di essere tornato a Parigi va nel nord della Francia, ad Auvers-sur-Oise.
Nell’ultimo periodo della sua vita si era avvicinato ad un medico che anche egli si avvicinava alla pittura, ci sono
anche dubbi di alcuni quadri se siano di van Gogh o suoi.
Van Gogh si spara nel campo di grano, si trascina a casa e dopo poco muore (lo raggiunge Theo, anche lui muore
dopo poco). La grande fortuna di van Gogh è fatta dalla moglie del fratello, che con strategia costruisce la fama di
van Gogh cercando di fare mostre, non vendendo i quadri affinché acquistino valore e coltivando la figura di Vincent
di matto non capito dal mondo (forse un po’ esagerata).
AVANGUARDIA STORCA. L’avanguardia è un termine militare, si intende il corpo scelto per essere mandati per
primi davanti in guerra. L’avanguardia sono quindi gli arditi disposti a morire senza paura. Si usa questo termine in
arte perché sono artisti con spirito ribelle che vogliono distruggere e che sono disposti a rischiare tutto.

Le esperienze precedenti non possono essere definite tali perché semplicemente si staccano o spostano, mentre qui
c’è una vera e propria rottura

ESPRESSIONISMO
Nel 1905 nascono contemporaneamente i Fauves e Die Brucke. C’è una sorta di collegamento tra i due; il nome di
entrambi è dato da critici.
Nel 1905 in Francia si tiene la mostra del Salon (il più famoso e ambito di tutti era quello d’autunno). I fauves
vengono presi (hanno un amico in giuria che li fa passare), ma un critico vedendo i loro quadri, che usano colori
molto forti, dice che è come essere all’interno di una gabbia di belve, per intendere come questi pittori usassero il
colore in modo irreale.
Ne fa un paragone con le statue dicendo “ecco Donatello fra le belve” (non è veramente una statua di Donatello).
In Germania avviene la stessa cosa con die Brucke (ne è esempio l’arte di Kirchner).

 Francesi: sono più attirati dal colore e dalla sensualità, è molto tipico il sentimento della solitudine. Le
prostitute sono rappresentate in modo sensuale e misterioso.
 Tedeschi: sono più duri, c’è una forte denuncia sociale. I ritratti di prostitute sono molto frequenti, ma in
questo caso sono più gracide e tristi.

Fauves
Si vede anche Braque che farà poi parte del cubismo, c’è poi Raoul Dufy, Albert Marquet, De Vlaminick, Van
Dongen (con cui la cantante diventa gialla, ma a causa della luce del locale).

Elementi comuni del gruppo dei Fauves:

 Il dipinto deve dare spazio essenzialmente al colore.


Il colore va svincolato dalla realtà che rappresenta.
 Bisogna dipingere in relazione al proprio sentimento interiore.
 Si deve esprimere sé stessi e fare proprie le cose che si rappresentano.
 La pittura deve essere istintiva e immediata.

Henri MATISSE

Lusso, calma e voluttà, 1954


Questo è come se fosse un sogno, sono fanciulle nude, è una sorta di desiderio. C’è sempre l’idea del sud della
Francia.

Le joie de vivre, 1906


Sono figure misteriose – coppie di uomini e donne, sono luoghi che sembrano una sorta di paradiso terrestre. Si rifà
anche a immagini più antiche e a pittori precedenti (come de Chavannes e un suo quadro del 1881): ha quindi delle
ispirazioni, che poi portano avanti.
Anche Cezanne, con Le grandi bagnanti (1906), faceva composizioni come questa con bagnanti misteriose; sono
scene della mente/ispirazioni.
Picasso nel 1946, con lo stesso ideale, rappresenta Le joie de vivre.

Nudo blu, 1907


Le sue opere non seguono il bello perché non è ciò che interessa all’arte espressionista. Fa una serie di nudi che sono
il risultato di una pittura fauves, quindi una pittura forte con un segno deciso che è delineato anche da un decisivo
segno nero – il che deriva dall’influenza di van Gogh e Gauguin.

La stanza rossa, 1908


C’è una tovaglia rossa che ha un motivo arabesco, diventa come una sorta di sogno perché va ovunque e si confonde
con la carta da parati (anche qui è una sorta di visione). C’è una finestra da cui si vede un paesaggio, ma sembra
quasi un quadro. La sedia è un rimando a van Gogh, ci sono molte sensazioni che ritornano.
La danza, 1909
Vengono qui riprese le figure di dipinti di pochi anni prima, il vortice di danzatori è molto misterioso. Matisse trova
degli ammiratori russi, collezionisti che vanno a cercare delle opere e vengono colpiti da questo.
Shukin (russo, il quale era anche un grade acquirente di Monet) aveva commissionato questo quadro a Matisse per lo
scalone del suo palazzo di Mosca.
La rivoluzione russa ha preso poi tutte le loro opere, che sono finite nei musei russi.

La danza, 1910
la danza e la musica hanno un peso nella vita degli aristocratici russi, le persone di buona famiglia sapevano almeno
suonare o cantare. Questi pannelli sono molto misteriosi, il mistero è dato anche dai colori.

Elemento fondamentale per le opere di Matisse è la prospettiva che non si vede più: lo si vede per esempio in Vaso
con pesci rossi, è una prospettiva che non può esistere.

Anche lui ha suggestioni molti francesi, che diventano quasi un tessuto. Gli sfondi di tessuti a fiori e le stoffe
provenzali sono anche delle scuse per far vedere queste donne languide, e anche per avere un campionario di tessuti.

Matisse è molto avanti nella sua ricerca, quando diventa vecchio fa anche una sorta di sagome, nel momento in cui la
sua vista inizia a svanire: fa delle sagome in cui i corpi sono gli stessi de La Danza o La Musica.
Questi diventano dei quadri molto contemporanei: a un certo punto, non avendo capacità di dipingere perché le dita
gli si sono atrofizzate, fa una serie di figure che ballano e che riportano anche una sorta di universo.
Crea anche delle vetrate: è una vecchiaia molto significativa.

Sia Matisse che Picasso, usano molto la tecnica della pittura murale, era una moda usata molto in Sudamerica nel
periodo fascista.

Die Brucke
Si inseriscono nella tradizione tedesca dell’incisione, soprattutto della xilografia (i tedeschi preferiscono le cose più
rigide e severe). C’è tutta una serie di produzioni artistiche che sono o libri o giornali, o una serie di grafiche fatte
con questa tecnica dura perché si tratta di incidere una tavoletta di legno. Bisogna scavare, il segno è rigido e quindi
bisogna stare attenti (anche gli effetti sono poi più duri e rigidi).

Il manifesto per la loro mostra vede una ragazza nuda che non ha in braccio un bambino, ma è una sorta di idolo. Ci
sono poi colori molto piatti, tutto nero, rosso, …

Ernst Ludwig KIRCHNER

La strada a Berlino, 1914


Momento serale, ci sono degli uomini borghesi vestiti costosi e con la sigaretta, rappresentano la ricca borghesia che
incontra delle prostitute per strada.
Nei Brucke c’è un giudizio morale molto forte (anche se loro per primi si dedicavano questa vita), vogliono giudicare
la società borghese, che sfrutta la gente e dice agli altri di comportarsi bene ma lei stessa non lo fa.
Questo è puro espressionismo perché si vede un colore forte, un colore marcato e un giudizio morale.

Emil NOLDE

Ha un fascino per ciò che è esotico, un po’ alla Gauguin. È una scusa per fare dei corpi nudi che sono quasi dei corpi
urlanti. Il suo giudizio morale sulla società è data da una sorta di maschere esotiche che si vedono nei suoi quadri.
Sono figure che fanno spavento, anche se sono delle semplici maschere: queste diventano dei diavoli, danno un senso
di paura, come a dire che la società nasconde dei diavoli.

Altri pittori dipingono anche figure come pazze in manicomio attraverso donne esotiche, sono donne altre che però
fanno paura, non sono piacevoli come quelle di Gauguin. Tornano molti visi che sono ripresi dalle maschere
africane.
Del clima espressionista fanno parte anche altre figure. È un clima tormentato dato soprattutto dalla prima guerra
mondiale. Fra questi c’è Schiele.

Egon SCHIELE

Ha una vita da romanzo, tormentato, ama la sua fidanzata che però muore giovane. È un grande disegnatore, ha un
tratto molto brioso ma anche molto spezzato.

Edward MUNCH

Lavora un po’ prima, vero la fine dell’Ottocento.

L’urlo, 1893
Rappresenta lui stesso che sente l’abisso sotto di sé, si sente mancare, ha una sorta di allucinazione (negli anni ’40
muoiono la mamma e la sorella, è un periodo difficile e nessuno lo capisce).
Questo dipinto, di cui esistono anche altre versioni, è dato da un episodio in cui una sera passeggiava in un sentiero e
tutto era intenso, le nuvole erano tinte di rosso sangue, sente in quel momento un urlo attraversare la natura.
Dice nella descrizione che i colori stavano urlando, li fa urlare lui stesso nel suo dipinto.
Il personaggio raffigurato diventa quasi un teschio, in una cornice di una delle versioni dice che a un certo punto si
ferma e gli sembra che sulla città salisse sangue e nuvole di fuoco, è una specie di visione biblica. Lui rimane dietro
mentre i suoi amici continuano la passeggiata, questa cosa lo segna molto.
È un segno molto forte e movimentato, che è la chiave di lettura degli espressionisti.
CUBISMO
1907 – Les Demoiselles d’Avignon. Il 1907 è una data che cambia le sorti dell’arte di Picasso: in quest’anno
avvengono due eventi, uno dei quali è la nascita di questa opera.
Il cubismo si sviluppa più precisamente dal 1909 in poi.

Pablo PICASSO

Les Demoiselles d’Avignon, 1907


Questo non è un quadro cubista, bensì un quadro che anticipa quel periodo. È una raffigurazione disturbante perché
sembra che queste signore ci vengano addosso, il titolo le identifica come delle signorine di una città francese, ma ci
sono degli elementi ambigui perché i loro volti sembrano cancellati.
Si vede in basso una natura morta.
Queste signorine sono in realtà delle prostitute che si trovano in Rue d’Avignon, sono delle tipiche presenze erotiche
che si trovano in diversi pittori avanguardisti (d’altra parte sono delle donne che ci fanno un po’ paura, nell’intento di
Picasso sono delle presente molto forti, tanto che hanno dei visi che diventano proprio delle maschere africane).
Nella scomposizione dello sfondo o dei visi delle donne si vede una vicinanza a opere come quelle di Modigliani che
non a diverse opere dell’artista stesso.

Prima comunione, 1896


Questo è il primo Picasso, si vede una forte lontananza dal quadro prima accennato.

Arrivare al punto in cui è arrivato Picasso non significa non saper far arte, è un processo lungo e complicato. Ci sono
testimonianza che egli era un artista molto capace (lo si vede dal quadro Pima comunione, in cui il tappetto di velluto
è reso con una grande qualità, come un pittore seicentesco).

Ciò che cambia Picasso è il suo viaggio a Parigi, una città dove “c’è sempre a luce” e dove si incontrano molti luoghi
di divertimento, ma è anche il luogo in cui gli artisti avevano avuto un periodo molto favorevole e avevano portato
alla creazione d diverse correnti.
Picasso va in un primo momento in esplorazione, è inoltre catalano e non sa la lingua; quando arriva, quindi, fa la
fame, c’è la leggenda dell’artista che vive a Mont Martre, un luogo in cui stava la gente povera. Il Bateau lavoir era
una specie di fabbrica abbandonata dove gli artisti potevano affittare delle stanze che utilizzavano come studi/casa.
Picasso conosce degli amici, e capisce che è lì che vuole stare.

Le Moulin de la Galette, 1900


Anche per Picasso ci sono dei primi temi come quelli degli impressionisti, come i luoghi in cui si ritrovavano i
parigini. La sua pittura poi cambia.

Ritratto di Jaime, 1901


Picasso fa diversi passaggi nella sua arte, è un inventore di stili e cambia continuamente. In questo caso c’è un colore
pastoso e il cloisonnisme (quindi ha assorbito la lezione di Gauguin e van Gogh).

C’è un periodo di dipinti molto cupi, chiamato il periodo blu (1901-1904), di cui si vuole dare una lettura psicologica
data dal suicidio di un suo amico. Questo periodo lo aiuta tuttavia a trovare una sua vena e una serie di soggetti che
vuole ritrarre.
Il blu dà un senso di freddo e di tristezza. In questo periodo si trovano già elementi che torneranno nelle sue opere
più tarde, come per esempio i piedi e le mani sproporzionati: è quindi già un modo di rinnovarsi.

Arlecchino e la compagna, 1901


Questo è anche un simbolo di coloro che stanno ai margini della società, motivo per cui è una sorta di autoritratto.
Sono artisti, ma nella vita vera sono dei miserabili. Questo ritratto di questi personaggi, tristi e cupi, diventa anche un
ritratto psicologico.

Al periodo blu subentra poi il periodo rosa (1905-1906): non solo le tonalità dei dipinti cambiano (aranciate e
rosetto), ma si vede anche spesso gli stessi soggetti (quindi personaggi del circo) rappresentati in modo più leggiadro.

Famiglia di acrobati con scimmia, 1905


C’è un’idea di Arlecchino e Colombina, che qui sono presentati come due coniugi, che nella tenerezza di questo
abbraccio hanno una sorta di unione.

Sono da una parte dipinti molto astuti (gli artisti in questo periodo devono trovare da soli un pubblico e degli
acquirenti), ma Picasso non ha paura di prendere una propria strada, e rimane quindi ai margini facendo delle cose
diverse. Nonostante questo, rimane una pittura figurativa: frequenti sono i soggetti dei saltimbanchi, in cui da una
parte c’è un senso di sospeso ma dall’altra un’idea di famiglia.

Nel 1906 muore Cezanne, il quale alla fine della sua vita aveva iniziato a dipingere in modo diverso, seguendo
quindi delle forme geometriche. Egli ha soprattutto un’ossessione per la montagna di Saint-Victoire che assume
forme geometriche (anche lui, in qualche modo, muore per la sua pittura).
Cezanne crea dei cubetti, e dei tasselli, che saranno ispirazione per il cubismo.

Nel 1907 avviene inoltre una morta che dispone una serie di opere passate: questa si tiene al Salon d’Automne.
Artisti che erano inizialmente rifiutati vengono in questo momento apprezzati; le opere di Cezanne colpiscono in
questo momento Picasso e Braque.

Importante è il fatto che a Parigi in questo periodo c’è una grande moda dell’arte negra (i paesi europei, in quanto
coloniali, prendevano delle risorse dai paesi considerati primitivi, e l’Africa fa parte di questi).
Avere delle colonie comporta il fatto che i loro manufatti (che per loro sono delle raffigurazioni di idoli nate come
opere di devozione) venivano importati e interpretati in altro modo. Questi venivano venduti alle aste di Parigi
oppure portati nei musei etnografici (che mappano i costumi dei popoli).
Ci sono testimonianze che Picasso, come tanti altri artisti quali Braque e Modigliani, andavano a visitare questi
musei per disegnare le opere lì esposte, soprattutto le maschere (le quali hanno delle scarificazioni e hanno accentuati
i tratti somatici come le sopracciglia e il naso).
Gli artisti quindi non copiano, ma prendono solo spunto e poi trasformano. Queste opere, tra l’altro, sono fatti di
materiali molto duri, il che è interessante perché danno dei riflessi di luce molto forti.

Modigliani, Testa, 1911


Si vede il tratto del naso esattamente come quelli della maschera africana.

Per questi artisti, questo spunto è qualcosa di esotico ma allo stesso tempo rappresenta un primitivismo del proprio
luogo (sono interessati anche a soggetti della Grecia arcaica, che hanno forme lisce e spropositate).

Picasso inizia nel 1913 a fare degli esperimenti creando degli oggetti tridimensionali (lui e Braque sono i primi a fare
una simile arte). È come se fosse una scultura cubista, presentano delle sagome che creano ombre e strani effetti.

Picasso è in continua evoluzione; i suoi cambiamenti sono forse dati da una necessità economica a causa della prima
guerra mondiale (è più facile vendere delle opere figurative).
Picasso viaggia in Italia, che è grande fonte per gli artisti (ne è esempio anche Klimt che si ispira ai mosaici
ravennati). Picasso visita musei e viene colpito dall’arte italiana: vede le cose dal vivo cambia la sua prospettiva,
inizia a fare il figurativo.

Donne che corrono sulla spiaggia, 1922


Si vede una ripresa, per esempio, dei corpi di Giotto. C’è la ripresa quindi di quella che è definita l’arte dei primitivi
italiani, in cui le persone sono rappresentate con membra più grosse rispetto ai pittori rinascimentali più tardi.
L’ispirazione italiana e i suoi tipici tratti di mani e piedi molto grandi si vedono qui ripresi.
Fa una serie di dipinti legati all’Italia mediterranea.
Le donne che corrono sulla spiaggia sono anche qui una specie di apparizione, così come si è visto in molte altre
rappresentazioni di donne sulla spiaggia; ci sono molte suggestioni che si rincorrono, dietro ad un quadro così non
c’è un’incapacità di dipingere, ma c’è una forte intenzione perché ciò che interessa al Pittore è esprimere queste nove
idee.

Picasso si avvicina poi alla corrente surrealista.

Il sogno, 1932
Certe forme del cubismo tornano (come le forme del viso), ma sono accorpate. La testa di questa donna è in qualche
modo una maschera, c’è un collage visivo di elementi precedenti.

Ritratto di Dora Maar, 1937


Si vede il retaggio del cubismo di poter mettere insieme delle cose che nella realtà non succedono, evidenti nella
posizione ambigua degli occhi o dai colori irreali (l’artista fa le cose così come le sente).

Guernica, 1937
Pese bombardato dagli italiani e dai tedeschi, in Spagna è in atto la guerra civile. È un dipinto enorme che era stato
richiesto dal governo spagnolo a Picasso in occasione di un’esposizione a Parigi (voleva quindi essere una denuncia).
Colori in bianco e nero sono causa di un’ispirazione da varie foto che Picasso vede nei giornali. Ci sono vari spunti
ma anche varie storie, c’è una parte cubista ma anche una parte surrealista. Si vede, per esempio, una ripresa della
strage degli innocenti oppure una serie di figure che urlano, che stanno a significare che il bombardamento è stato
fatto a tradimento su una tradizione inerme. Ci sono poi delle presenze come il toro (simbolo di dittatura ma anche
della Spagna), il cavallo (che potrebbe avere un significato politico ma che accomuna uomini e bestie e il patimento),
e il soldato a terra con la spada spezzata.
In qualche modo è anche questo un collage visivo.
La lampada è un simbolo di una bomba, ma anche un significato simbolico; il quadro è simbolo di tutte le guerre, è
stato portato in tour per raccogliere una sovvenzione per il governo spagnolo (questo porta a discussioni, Picasso
non vuole che torni in Spagna nel momento della dittatura di Spagna, quindi per un periodo rimane in America).

Quando un artista cambia in maniera così continua e forte, vuol dire che è successo qualcosa di significativo, ci sono
molti elementi che influenzano questi cambiamenti.
A Picasso, tra quello che fa prima e quello che fa poco, succedono molte cose (spesso gli artisti sono come delle
spugne che assumono molte cose, che sia l’amore per l’arte negra o quant’altro)

BRAQUE

Ci sono delle conseguenze dall’aver visto la mostra di Cezanne e dall’aver visto queste mostre dell’esotismo, quale
soprattutto l’invenzione del cubismo, il cui vero inventore è Braque (è anche un incisore molto bravo).
Lui e Picasso sono molto amici, anche se lavorano molto vicini andavano d’accordo. C’è un’occasione in cui
passando un’estete al mare fuori da Parigi, in cui fanno delle opere ispirate a ciò che avevano appena visto.

Case dell’Estaque, 1908


Questo quadro è una ripresa dei cubetti e delle casette visti nei quadri di Cezanne: è così che nasce il cubismo. Sono
case che si aggrovigliano diventano una sorta di roccia.

Picasso, La fabbrica di Horta de Ebro, 1909


Presenta qui una fabbrica nella cui forma si vedono le forme geometriche cezanniane.

Cubismo analitico (1909-1912)


Da qui c’è un passaggio ad una fase molto difficile della pittura, quella del cubismo analitico. C’è una riflessione
sull’idea di spazio e di tempo, data anche da studi filosofici: il tempo è una percezione, a volte sembra correre e a
volte sembra più lento. Queste sensazioni vengono rielaborate dagli artisti che vogliono rappresentare la realtà in
modo diverso (infatti queste opere sono difficilmente vendute)

Violino e brocca, 1910, Braque


L’immagine viene qui frammentata, quindi si modifica, a volte anche banalmente. È come se qui ci fossero le tre
dimensioni, più la quarta che è il tempo, è come se girassimo intorno agli oggetti e alle persone. Qui ci sono un
violino e una brocca, spezzati e visti da più parti, ci sono dei frammenti della realtà: è un modo molto mentale e
complesso.

Ritratti di Ambroise Vollard, 1909-1910, Picasso


Picasso e Braque sono talmente simili che a volte è distinguere l’attribuzione dei loro quadri.
Qui la figura sta quasi per scomparire, i soggetti si intravedono appena. Il soggetto non ha gli occhi, ma si
intravedono bocca e naso, è come se lo vedessimo attraverso uno specchio infranto.
Caratteristica del periodo cubista è che i colori usati sono spesso cubi, tendenti al grigio (lo si può ben notare in
quest’opera).

Ma jolie, 1911, Picasso


Questo è un omaggio ad una sua innamorata: dovrebbe quindi comparire una fanciulla, ma è di difficile
interpretazione.

Natura morta con sedia impagliata, 1912, Picasso


Si vedono qui degli indizi sui materiali usati. Questo è infatti un collage, è quindi una tela ovale la cui base però
sembra una sedia di paglia di Vienna: è un inganno, Picasso non ha veramente incollato la sedia, bensì una tela cerata
(una specie di tovaglia) in cui ha dipinto sopra degli indizi. C’è un’evocazione di un tavolino del bar, si vede la
scritta “jour-” che si rifà ad un giornale, oltre ad un limone, un bicchiere e un calamaio. Di fatto, questo quadro
riprende una sedia tipica dei bar e dei cabaret parigini.
L’insieme di materiali viene circondato una corda che funge da cornice: diventa un quadro a tutti gli effetti.

Natura morta con l’asso di fiori, 1911, Braque


Qui c’è l’asso di fiore, è come se fossimo su un tavolino in cui si gioca a carte, ma ci sono anche altri elementi quali
la frutta.

Cubismo sintetico
Questo è più riconoscibile rispetto al cubismo analitico.

Chitarra, Picasso
Picasso è una specie di inventore, prende in certi caso dei giornali futuristi e li incolla sulle sue opere.

Tre musici, 1921, Picasso


Le figure e gli oggetti precedentemente creati tornano nei quadri. In questo periodo Picasso inizia a diventare un po’
surreale.

Ci sono altri pittori che vengono affascinati dal cubismo, ma operano in modo diverso, come usando il colore in
modo più intenso. Ne sono esempio Gris o Delaunay. C’è inoltre una corrente che si chiama il cubismo orfico: gli
artisti rubano questo termine per significare un’altra cosa e per dare un’idea di musica, rinascita, e di magico (ne è
esempio l’opera Finestra, 1912 di Delaunay).
FUTURISMO
Marinetti è un letterato che aveva deciso di fondare una nuova epoca culturale: propone così il manifesto del
futurismo in cui dichiara le sue intenzioni. Questo avviene il 20 febbraio 1909 sul giornale “Le Figaro”; in realtà,
questa proclamazione era stata preparata da Marinetti e i suoi aiutanti precedentemente e l’aveva mandata a diversi
giornali.
Nel dicembre del 1908 accade il terremoto di Messina, evento che aveva suscitato molte polemiche a causa di pochi
aiuti, quindi tutti i giornali parlavano di questo: Marinetti capisce che in questo momento il suo manifesto non
causerebbe interesse, ma ci prova lo stesso; il primo a pubblicarlo è La gazzetta di Emilia (e altri).

È un manifesto molto forte per l’epoca, inneggiava alla violenza e alla forza, si vuole suscitare una polemica.
Il futurismo è un mondo molto maschilista.
Vuole cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità; nei loro dipinti i pittori futuristi applicano
questi temi, soprattutto quelli della velocità e del dinamismo.

Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed
il pugno. (…) la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità.
L’immagine di un’automobile è più bella della Vittoria di Samotracia.

In questo modo non vogliono esaltare la violenza fine a sé stessa, ma vogliono creare un futuro diverso perché sono
contrari con tutto quello che c’era, vogliono distruggere tutto quello che c’era prima per ricostruire.

Vogliamo glorificare la guerra come igiene del mondo, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei
libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna (…)

C’erano anche delle serate futuriste, che spesso finivano a botte perché il pubblico non apprezzava.
Russolo, Carrà (metafisica), Marinetti, Severini, Boccioni – sono i principali futuristi, fanno una serie di manifesti,
per esempio nel 1910 quello dei soli pittori futuristi (ci sono poi quello della scultura, della moda, della cucina e
quant’altro).

Il futurismo è l’unica avanguardia italiana. È un periodo ancora antecedente la guerra, nonostante la esaltino (a causa
di rabbia e desiderio di ribellione), quindi non sono realmente fascisti.

Contro Venezia passatista, 27 aprile 1910 – Marinetti, Boccioni, Carrà, Russolo


Quando Boccioni porta un suo dipinto a Venezia, Marinetti organizza un gesto considerato molto sfidante: getta dei
manifesti dalla Torre dell’Orologio.
I futuristi arrivano quindi in una città che non è un nucleo futurista, quindi si fa una pubblicità per la mostra di
Boccioni.
Venezia viene definita “passatista” perché è ancora una sorta di sogno antico/decadente, Marinetti vuole cambiare
questo ideale. I futuristi ripudiano la Venezia dei turisti: uccide il sogno della città romantica. Vogliono preparare la
nascita di una “Venezia industriale e militare che possa dominare il mare Adriatico”.
Vogliono distruggere i palazzi “vecchi, crollanti e lebbrosi”.
Marinetti è un uomo colto, un letterato, e usa infatti sapienti metafore in queste intenzioni. Marinetti, come altri, è
anche poeta, usa metodi grafici chiamati calligrammi, ovvero poesie belle anche esteticamente. Sono poesie strane,
fatte da rumori.

La rivista per eccellenza è Lacerba, aveva anche una distribuzione internazionale (soprattutto francese).

Umberto BOCCIONI

La città che sale, 1910


Boccioni si era trasferito a Milano, che rappresenta in questo quadro. Sono qui rappresentati due cavalli che si stanno
incrociando. L’uomo ha costruito gli attrezzi, ma è anche un animale terribile. I cavalli sono animali usati per il
trasporto delle cose, diventano un urlo di colori che si mescola con l’ambiente circostante.
Questo quadro assomiglia molto al divisionismo; anche Boccioni stesso, che diventerà il pittore futurista per
eccellenza, si fa ispirare dai divisionisti italiani (fine Ottocento) che fanno proprio la ide di divisone e filamento.

Il canal grande a Venezia, 1907


Le pitture che mostra deludono le persone perché erano ancora divisioniste. Questa natura ha un interessante
elemento di acqua che vibra, ma non ha niente di futurista.
Serata futurista, 1911
Fa una caricatura di una serata futurista, al cui centro si vede Marinetti.

Forme uniche nella continuità dello spazio, 1913


In questo caso il movimento è la cosa che più rappresenta l’essenza futurista. L’uomo rappresentato sta camminando,
e quella che si vede è la striscia del movimento; in questo modo vuole riportare una percezione dell’occhio.
Questo interesse dei futuristi deriva dalle foto “mosse”, in cui si può ben catturare il movimento.
Il titolo di quest’opera allude quindi alle forme dell’uomo ed ha un forte impatto che influenza molti artisti, tra cui
Duchamp (che riprende l’idea di velocità in Nudo che scende le scale).

Dinamismo di un cavallo in corsa + case, 1914-15


Questa è una delle prime sculture fatte di metallo, cartone, … che seguono le “chitarrine” dei cubisti, quindi è un
momento di contemporaneità fra le varie correnti: non è più solo tradizionalismo.

Giacomo BALLA

Dinamismo di un cane al guinzaglio, 1912


C’è l’idea di una signora che porta il suo cagnolino al guinzaglio, emerge anche qui il movimento.

Muybridge, insieme a Marey, è uno di quei fotografi che riporta la ricerca di catturare la realtà. C’è quindi
un’applicazione scientifica, che attraverso il movimento degli animali cerca di studiare anche il corpo umano.
Oltre a questi, i fratelli Bragaglia studiano il dinamismo attraverso la fotografia.

Velocità astratta + rumore, 1913


Le idee fotografiche tornano dei dipinti.

Luigi Russolo aveva inventato gli intonarumori, concepiti come opere d’arte, che invece che suonare facevano dei
rumori; venivano usati in occasione delle serate futuriste. Questi rumori vengono riportati da Russolo anche su
pentagramma.
Rumori, velocità e modernità erano le ossessioni del futurismo.

Antonio SANT’ELIA

È un architetto che muore molto giovane, in guerra: i futuristi presi dall’entusiasmo si arruolano.
Le sue architetture restano dei progetti (anche perché sarebbero state impossibili da realizzare all’epoca), ma
lasceranno un impulso molto forte per gli architetti razionalisti degli anni ’40.

Le case d’arte, come la casa d’arte futurista di Balla a Roma, sono luoghi in cui si possono comprare oggetti, mobili
e quant’altro di gusto futurista.
Nei loro manifesti vogliono ricostruire l’universo: non solo l’arte, ma anche la danza, la cucina, gli oggetti d’uso, …
quindi è una corrente unitaria che comprende tutti i campi della vita. Tra le varie code, è importante anche la moda:
Thayat inventa una tuta che però funge da abito elegante. Per quanto riguarda la cucina, venivano fatte degli
abbinamenti immangiabili.

Secondo futurismo
Il secondo futurismo nasce con la morte di Sant’Elia e Boccioni (1916).
Boccioni si innamora di una nobildonna, dopo di cui cambia anche modo di dipingere, a un certo punto torna a casa e
vuole imparare ad andare a cavallo (sempre a causa d’amore). Di sera Boccioni aspetta le lettere segrete della sua
amata, si faceva portare delle cose da mangiare insieme a queste lettere, che porta alla sorella: succede però che
uscendo a cavallo muore. È una sorta di destino, sono sì persone che avevano inneggiato alla guerra, ma quando
capiscono cos’è cambiano punti di vista.

Gerardo DOTTORI
È uno dei migliori. Il secondo futurismo è più legato a temi di guerra, motivo per cui viene spesso accusato di essere
fascista.

Golfo de La Spezia, 1935


Questo dipinto celebra il paesaggio, ma è una visione da una carlinga, è in qualche modo un’esaltazione del volare
che diventa una sorta di perforazione della seconda guerra mondiale.
Alcune parti della città sembrano quelle fatte in alcune opere del medioevo.

Questo movimento del secondo dopoguerra viene dimenticato, c’è una sorta di esaltazione invece di altri valori e
quindi questa pittura e tutti questi esperimenti vengono accantonati.
ASTRATTISMO
KANDINSKIJ

È a cavallo fra due mondi delle leggende e della mitologia russa e il mondo europeo, ma fa un cambiamento molto
forte nel 1910, in cui fa il primo acquarello astratto.

Il cavaliere azzurro, 1903


Rappresenta il primo Kandinskij, il cavaliere azzurro è un ritrovo di artisti: è una figura dell’immaginario di
Kandinskij, dà l’idea del principe che salva tutti. Il blu, inoltre, è un colore molto potente.
Il cavaliere azzurro diventa il nome di un gruppo di artisti formatosi a Mosca, Der Blaue Reiter (un gruppo di artisti,
di cui fa parte anche Klee, che pubblicano opere e quant’altro in una rivista con lo stesso nome).

Quadro con arciere, 1909


L’idea del cavaliere presa dai russi e ripresa poi dai tedeschi, richiama un mondo fantastico e immaginario, in cui,
come in questo caso, ci sono gli arcieri. C’è l’idea del cavallo, che diventa una specie di arazzo: il cavaliere sta
lanciando una freccia, quindi è un combattente.
Gli alberi diventano in qualche modo spropositati; i colori sono molto tradizionali.

In questo suo cambiamento e muoversi verso l’astrazione, quelle che sembrano delle macchie dei suoi quadri
intitolati Impressioni, hanno comunque ancora una presenza di paesaggio.

Impressione III, 1911


Si può immaginare che ci siano delle figure rappresentanti dei cavalieri, con un paesaggio fatto di case tanto quanto
visto nel quadro precedente, le cui idee vengono riprese.
Prima di diventare veramente astratti, i quadri di Kandinskij lasciano delle tracce.

Primo acquarello astratto, 1910


Ci sono ancora delle similitudini con le casette e il paesaggio, l’artista è in movimento, quindi è più nell’anno
successivo che Kandinskij inizia a diventare veramente astratto.

Giallo, rosso, blu, 1925


Sono delle forme geometriche. Su Punto, linea, superficie, propone un’interpretazione e una definizione. Le linee
ondulate, per esempio, rappresentano un momento di agitazione mentre quelle dritte di quiete. Questi segni diventano
una trascrizione di stati d’animo, così come i colori.

Composizione X, 1938
Questi dipinti ricordano dei suoni musicali ma anche delle stelle, dei microrganismi.

Kandinskij dice che quando pensa al giallo è come se sentisse un colore aspro ma allo stesso tempo caldo; pensando
invece ai colori freddi quali verde e blu emerge un’immagine di freddo. Queste sue teorie sono date da altre ricerche,
che però lui applica alla sua pittura.
Kandinskij è inoltre professore alla Bauhaus, scuola di design e architettura, in cui insegna le teorie delle forme e del
colore.
Qui si trova anche Paul Klee, il quale è un artista che ha una grande rivelazione da un Vaggio in Africa, in cui viene
colpito dalla forte luce.

Der stijl
Hanno una visione del colore più nuove. Vengono utilizzati, anche nell’arredamento, dei temi e colori ripetitivi.

MONDRIAN

All’inizio, come per Kandinskij, la sua forma deriva da dei paesaggi.


Si ispira a Van Gogh, Gauguin, ed espressionismo.

L’albero grigio
Diventa monocromo, c’è quasi una ripresa di cubismo.
Queste forme diventano poi sempre, più attratte ma c’è sempre l’idea di astratto. Si arriva alle composizioni.
Presenta delle griglie in cui lo spazio bianco e sagomato è equilibrato: il giallo sembra che si espanda, il blu è più
piccolo ma più pesante come colore.

Suprematismo
Si riferisce alla supremazia della plasticità. È una supremazia di ciò che si sente.

MALEVICH

Dalla croce nera arriva a Quadrato bianco su sfondo nero, 1914. Questi quadri vengono messi in posizioni
particolari, l’angolo: nella religione ortodossa l’angolo e la posizione angolare era riserrato all’icona più importante.
Sono degli studi molto difficili, certi critici sono molto dubbiosi sul fatto che l’ultimo quadro suprematista di
Malevic sia datato 1914.

Costruttivismo
TATLIN

In sintonia e parallelo al suprematismo si sviluppa il costruttivismo, una corrente che ha più a che fare con il
tridimensionale. Il più importante esponente è Tatlin, a cui dopo la rivoluzione russa si affiancano altri artisti.

Tatlin era stato chiamato a creare un movimento, che dovrebbe essere una sorta di torre notante, che non venne mai
idealizzato.

Cubofuturismo
Mettendo insieme gli spunti del cubismo e la velocità del futurismo emerge la corrente russa del cubofuturismo. Di
questo fanno parte Larionov, la Gončaróva e altri, che sfoceranno poi nel raggismo.
Ii futuristi fanno mostre in Europa, modo in cui vengono a contatto anche con i russi.
DADAISMO
È un periodo di piena guerra mondiale, ci si trova a Zurigo (la Svizzera è neutra). Il luogo di ritrovo dei dadaisti, nati
nel 1916, è il cabaret voltaire. Gli artisti si ritrovano qui facendo serate simili a quelle futuriste (solo che si svolgono
nel loro locale e non in teatri).
Sono una serie di amici che condividono l’idea che sta accadendo qualcosa di molto assurdo, e quindi è necessario
fare cose assurde.

Hugo BALL è la mente dei dadaisti. Crea una poesia astratta e onomatopeica, nominata Karawana (crea una lingua
che non esiste). Nella recitazione interessa un costume fatto di cartone blu che lo identifica come un mago.

L’idea del nome è data dal fatto che questi artisti vogliono esprimere il non – senso di quel periodo. Può significare
“sì sì” in russo, oppure il verso di un bambino. Secondo una leggenda, è una parola trovata aprendo il vocabolario a
caso nel momento in cui dovevano dare un nome d’arte ad una cantante del loro cabaret.

Sono contro la guerra, c’è quindi una protesta, a contrario dei futuristi. Hanno un disgusto per la società, la stessa
degli Espressionisti ma espressa in modi diversi.
Erano contro la borghesia.

Hanno anche loro dei costumi di scena, vicini a quelli del futurismo. Hanno anche loro una rivista “Dada”, in cui
esprimono il fatto che non vogliono niente. Il loro nome non significa nulla, è abolizione della logica, è solo una
forte protesta.

I suoi esponenti si trovano in varie comunità, non solo a Zurigo ma anche a Parigi, Colonia, Berlino, Hannover.
Duchamp e Man Ray scapperanno poi a New York, portando anche lì il dadaismo.
Nonostante fosse neutrale, la Svizzera aveva comunque una posizione che si trovava nel mezzo.

Sono protagonisti giovani, alcuni perderanno le tracce, mentre altri (come Duchamp) saranno i padri dell’arte più
contemporanea. Alcuni, infatti, si legheranno a collezionisti e a personaggi importanti, diventando così dei
protagonisti e dei punti di riferimento.

I dadaisti fanno anche delle mostre, hanno l’iniziativa di disporre le opere in modo strano: la mostra on è data solo da
quadri e disegni, ma ci sono in mostra anche scritte, cartelli, manichini e altri componenti strani. C’è la classica
struttura della galleria d’arte borghese, ma è un allestimento strano.

Hans ARP è l’altra mente, fa delle opere che sono come delle macchie – delle presenze.

Tristan TZARA è poeta, riprende l’idea dei futuristi, scrive il manifesto. Il dadaismo è definito un movimento,
affinché se qualcuno vuole può aggiungersi.

Raoul HAUSMANN

È lo spirito del dadaismo berlinese. le sue opere spesso sembrano dei manichini, il che sta a significare che l’uomo è
troppo coinvolto dalla macchina, diventa parte del meccanismo a causa della rivoluzione industriale.

Self-portrait of the Dadasopher, 1920


Il dada di Berlino si dedica molto al collage. È in questo caso un collage più tradizionale rispetto a quello di Picasso,
ci sono strati di carta e di fotografie, con accenni di pittura. Mette qui a nudo una sua interiorità, è la
rappresentazione di un filosofo, ma inquietante.

George GROSZ

I pilastri della società, 1826


Anche qui è utilizzato il collage, ci sono delle apparizioni molto disgustose. Quest’opera rappresenta chi regge la
società, si vede infatti già il simbolo del nazismo, un nazionalista con la bandiera in mano, c’è il borghese che
compra il giornale, è tutto apparente ordinato ma c’è una nota di disgusto.

John HEARTFIELD
Fa parte del gruppo della nuova oggettività (Neue Sachlichkeit), che si sviluppa negli anni ’20; sono gli anni di una
grande inflazione e della nasca del fascismo e del nazismo, che peggiorerà ancora la situazione. Le pitture tedesche
della nuova oggettività riprendono il gusto freddo e disgustoso della denuncia sociale, vogliono puntare un faro in
faccia a qualcuno.

Adolf, the Ubermensch


L’immagine di Hitler è presa da qualche immagine pubblica, gli viene fatto un fotomontaggio: la trachea diventa un
deposito di monete, dal momento che il suo scopo era quello di impossessarsi delle monete degli ebrei.

Otto DIX

Ritratto della giornalista, 1926


Non è una donna affascinante, è inserita in un ambiente maschilista. È esagerata nelle sue caratteristiche più
spiacevoli, ha la bocca e le mani enormi.

Il regime nascente cerca di ostacolare la libertà degli artisti. In Germania si mette in atto quindi una macchina
politica contro gli artisti che secondo Hitler è inaccettabile. Viene organizzata una mostra dell’arte considerata
degenerata, per mettere in scherno davanti al pubblico le opere di questi artisti. Di questa mostra, la Entartete Kunst,
fanno parte gli artisti più importanti del momento; le opere vengono dalle opere che erano state rastrellate finora.
Da una parte si vuole dimostrare l’orrore di queste opere, ma fecero anche un effetto contrario perché girando per la
Germania queste opere sono mostrate in luoghi in cui gli artisti stessi non avrebbero mai potuto andare.

Kurt SCHWITTERS

Merzbau, 1923
La parola non ha significato, ma è una costruzione che avviene all’interno della sua casa. Egli la inizia agli anni ’20,
ma sarà pio distrutta a causa di un bombardamento. Si tratta di un accumulo di cose in cui con strutture varie crea
una sorta di tunnel nelle stanze proponendo degli altarini ai suoi amici artisti. È una specie di concrezione, come una
grotta all’interno di cui ci sono molte presenze. Il suo appartamento diventa una presenza in cui non si può più
vivere, ma è una sorta di tempio delle sue memorie.

Il dadaismo ha una seconda vita a New York.

Marcel DUCHAMP

È un uomo di buona famiglia, sono colti rappresentanti, scrittori e artisti a loro volta.

Nudo che scende le scale, 1912-1916


Inizialmente è influenzato dal cubofuturismo, la sua pittura prende l’idea del futurismo e del movimento e della
scomposizione cubista. Questa opera viene mandata alla mostra Armory Show a New York, voleva mostrare agli
americani l’arte contemporanea europea; ci sono dei personaggi consolidati e famosi, ma a New York è proprio il
suo dipinto che fa scandalo, il che da una parte è una delusione ma dall’altra lo fa diventare famoso.

Dal primo tipo di pittura c’è un passaggio successivo in cui si dedica al ready made in cui coinvolge oggetti fatti
dall’industria (grade o piccola), quindi qualcosa che non è più creato dall’artista e nemmeno da una bottega.
L’artista in questo momento ribadisce il su valore di creatore e pensatore (nel Medioevo gli artisti erano ritenuti degli
artigiani), facendo un passaggio in cui dice che non è importante ciò che l’artista fa, non è più interessante la
rappresentazione del mondo reale e del bello, ma è necessario concretizzare la propria idea (e lo si può fare anche
con qualcosa che esiste già).

Ruota di bicicletta, 1913


Innesta la ruota di bicicletta in uno sgabello, anch’esso è qualcosa di già fatto. Se si guarda l’opera come forma e non
come ciò che realmente è, si nota che rimanda a qualcosa di antropomorfo (la ruota sarebbe una testa). Si poteva
inoltre toccare, c’è quindi l’idea di qualcosa che si muove.
La statua è considerata come qualcosa che sta su un piedistallo, sopra qualcos’altro: il valore della scultura è dato dal
basamento; l’opera di Duchamp vuole riprendere questa idea. È già un periodo di grandi distruzioni, coì Duchamp in
qualche modo trova un’altra strada per esprimersi, in cui pone sempre una forte nota di ironia. Queste sculture sono
anche un modo per scandalizzare il pubblico

Fontana, 1917
Questa è un caso particolare a causa della sua forma particolare. È un urinario rovesciato, richiama tante cose
misteriose, come il fatto che a Duchamp interessasse tutto ciò che è legato all’alchimia e ai misteri, al fatto di poter
trasformare la materia. Una doppia presa in giro a causa del titolo.
Firma quest’opera con “R Mutt”, quindi non con il suo nome, il che rimanda al nome di madre in tedesco, ma
soprattutto alla ditta che componeva questi sanitari. È una provocazione perché manda quest’opera in America ad
una mostra in cui lui è in giuria: è una mostra in cui si partecipava semplicemente mandate le opere, ci fu uno
scandalo perché la giuria la riteneva offensiva.
Si giustifica dicendo che non importa se Mutt ha fatto o no l’opera con le sue mani, ma è importante che l’artista
faccia l’opera non pensando al materiale che usa ma a cosa vuole trasmettere: vuole far sì che l’uso pratico di questo
oggetto scomparisse. Duchamp ha scelto:

“(…) ha preso un comune oggetto di vita, l’ha collocato in modo tale che un significato pratico scomparisse sotto il
nuovo titolo e punto di vista, egli ha creato una nuova idea per l’oggetto”.

Duchamp fa una serie di diversi ready made, ne è esempio lo scolabottiglie, preso da un mercatino di Parigi.
Propone il ready made rettificato nel momento in cui anche lui ci mette le mani.

In advance of the broken arm, 1915


Il titolo dà la chiave di lettura, significa che la pala per scalare diventa nella sua intenzione un sostituto del nostro
braccio. È anche qui un richiamo all’uomo – macchina.

Aria di Parigi, 1919


Porta da Parigi all’America l’aria di Parigi all’interno di un’ampolla, che fa sigillare. Firma l’opera, il che fa
acquisire valore all’opera d’arte: in questo caso firma dopo il titolo con il proprio nome.

L.H.O.O.Q., 1919
Prende un piccolo poster della Gioconda. Suscita una pluralità di interpretazioni nelle sue opere: è affascinato dalla
Gioconda ma la prende in giro, c’erano molte teorie sul quadro. Il titolo è un gioco di parole, se letto velocemente
significa “lei ha caldo al culo”, ovvero “se la spassa alla grande”: questo rimanda all’idea che nonostante tutto la
Gioconda se la sta passando bene, è diventata famosa.
C’è anche il gioco del falso, quindi prende in giro la proliferazione delle immagini e dell’ossessione della Gioconda.

Fresh Widow, 1920


Anche qui c’è una fresa in giro, c’è un gioco di parole che non si rifà alla finestra bensì ad una vedova allegra.

Il grande vetro, 1915-1923


Ha all’interno diversi elementi, ci sono due parti: sopra la nuvola dovrebbe essere la sposa, mentre sotto ci sarebbero
gli scapoli (l’opera, infatti, ha anche il titolo La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli). Quest’opera a un certo punto
si rompe, quindi Duchamp decide di tenerlo così, anche la rottura del vetro fa parte dell’opera, che già di cui contiene
moltissimi materiali diversi.
Ci sono una serie di istruzioni che dà, come indizio per la lettura dell’opera.

Duchamp è anche il precursore di una serie di esperimenti fatti con i travestimenti, ne sono esempio i casi in cui si
traveste da Rose Selavy (1926). Con queste immagini crea dei falsi profumi,

Duchamp era una grande giocatore di scacchi, lo si vede in un cortometraggio in cui gioca con Man Ray.

Duchamp fa anche delle opere in scatola: fa delle piccole produzioni delle sue opere che inserisce come in un kit.
L’idea di mettere le proprie opere in scatole è un’idea che ispirerà molti artisti degli anni ’60 – ’70. In qualche modo
dà con questo importanza alle sue opere, è un po’ come metterle in un piedistallo.

Sixteen Miles of String, 1942


Fa un balzo verso cose nuove. Questo è un allestimento di una mostra di surrealisti in cui oltre a esporre fa anche
l’allestimento: prende un filo con cui fa una specie di ragnatela.

Man RAY
Fa una serie di oggetti che stanno fra il dadaismo e il surrealismo.

Il dono, 1921
Un ferro da stiro viene trasformato: Man Ray aggiunge dei schiodi, quindi perde la sua funzione, è un dono inutile
ma anche provocatorio ed inquietante.

L’enigme d’Isidore Duoasse, 1920


Nasconde le cose legandole, fa parte di quella corrente in cui si impacchettano, nascondo e legano le cose. Tutto
questo è dato da un’associazione di cose che non vediamo. Qui in qualche modo c’è un enigma ispirato ad una
poesia, non sappiamo cosa ci sia di nascosto.

Peggy Guggenheim, 1924


Ha una grande collezione di opere surrealiste.

Inventa i rayogrammi, delle fotografie non fatte con la macchina fotografica ma composta attraverso l’impressione
del sole: mette dei fogli a cui appoggia sopra degli oggetti. Sono esprimenti interessanti che aprono anche a nuove
possibilità tecniche.

Francis PICABIA

Pittura rarissima sulla terra, 1915


Sono delle macchine misteriose che non si capisce cosa stiano facendo. Lo stesso concetto si trova in Parade
amoureuse.
METAFISICA
Giorgio DE CHIRICO

È italiano ma passa la sua vita in Grecia.

Le muse inquietanti, 1016


Si vede dietro la città di Ferrara, a sinistra una fabbrica con alte ciminiere. C’è una statua antica sullo sfondo ma con
una testa da manichino. Ci sono molti oggetti misteriosi, come una maschera e quant’altro.
Questa idea di inquietudine sarà tipica dei surrealisti.

L’enigma dell’ora, 1910


C’è l’enigma dell’orologio che non si sa se sia fermo o se stia andando, è un quadro molto misterioso.

C’è un momento a sé in questo periodo, di cui fanno parte gli italiani, tra cui Modigliani e Soffici. Questi riprendono
le opere di mistero delle opere metafisiche di De Chirico.

SURREALISMO
I surrealisti si sentono eredi del dadaismo. Anche loro fanno un manifesto nel 1924, c’è di nuovo un
letterato/curatore che segue gli artisti, André BRETON.

Surrealismo vuol dire andare oltre la realtà e cercare qualcosa di assurdo: dada è più polemico e scandalizzante, il
surrealismo crea una sorta di disagio perché fa vedere delle figure di sogno o di incubo. Si parla in questo caso di
automatismo psichico, l’opera si fa da sola ma è condotta da un intento che non è conscio. Non deve avere
preoccupazione estetica o morale (soprattutto nello scritto): spesso il surrealismo ha dei temi legati al corpo e al
sesso.

Dietro a queste ricerche ci sono gli studi dell’inconscio di Freud (che aveva inventato la psicanalisi) e di una serie di
pensatori che avevano cercato di studiare i sogni e le azioni che facciamo senza rendercene conto, le quali rivelano
quello che realmente facciamo o pensiamo.

Il punto di riferimento dei surrealisti è De Chirico, anche se lui non vuole esserlo. È una figura fondamentale: i suoi
manichini e le persone, che vengono rappresentate allo stesso modo anche da Carrà, sono modelli per i surrealisti.

Max ERNST

Le Pleiadi, 1921
Questo è un esempio in cui viene ripresa l’immagine del manichino e di figure misteriose che vengono spesso riprese
nei suoi dipinti.

La vestizione della sposa, 1940


In un certo senso è una derisione di Peggy. Ci sono figure molto strane, un uomo, un uccello con dei capelli: è un
sogno – incubo, c’è una prospettiva che vede nel muro un quadro con disegnata la stessa sposa. Quest’ultima vede
una testina con occhi di uccelli che emergono dalle piume, è tutto molto inquietante.

Joan MIRO’

Dipinge cose della natura che diventano dei microrganismi, riprende l’idea dei fiamminghi. Diventa alla fine più
astratto.

Renè MAGRITTE

La voce d’aria, 1931


Sono delle presenze strane e inquinanti.
Anche a lui piacciono molto i giochi di parole.

Salvador DALI’

La persistenza della memoria, 1931


C’è l’idea del tempo e di un paesaggio misterioso.
Nascono nuove correnti e nuovi artisti, ma i precedenti continuano a fare arte rimanendo fedeli alla loro poetica,
anche se non sono più un primo piano (ne è esempio De Chirico, che continua a fare una pittura figurativa).
Dopo il momento dell’arte informale degli anni ’40, negli anni ’60 torna di nuovo forte la figurazione, quindi gli
artisti tornano ad usare la realtà.
Questi artisti sono tra i pittori più famosi non solo i Italia, ma anche all’estero (ne sono esempio Giorgio Morandi o
De Pisis), oltre ad essere tra i più costosi nel mercato (sono però molto falsificati perché sembrano semplici e facili
da riprodurre).

Giorgio MORANDI

Si avvicina a De Chirico; quest’ultimo con il fratello e Carrà hanno una sorta di incontro a Ferrara in cui si sono fatti
ricoverare all’ospedale per fuggire alla guerra. Lì la modalità di dipingere di De Chirico passa anche agli altri, e
Morandi si inserisce in questo filone.

La sua caratteristica è quella di dipingere le nature morte, il che è molto diverso dalla pittura contemporanea visto
finora.

Natura morta, 1919


C’è un sentimento di solitudine, gli oggetti sono messi lì ma non si sa perché né da chi, sono degli oggetti misteriosi.
È come se fosse un esercizio di prospettiva che si fa all’accademia. Questa diventerà per tutta la vita la cifra tipica di
Morandi.

Natura morta, 1951


Prende spesso delle stoffe o degli oggetti, li mette in posa e li dipinge, quindi è una sorta di ritratto ad oggetti che in
sé sono anche insignificanti. In questi si nota la pastosità, si può immaginare il materiale di cui sono fatti. Sono
forme pure, anche molto riposanti ma misteriosi, quindi conservano una traccia di metafisica che si fonde poi con la
traccia di Morandi.

Carlo CARRÀ

La musa metafisica, 1917


C’è di nuovo l’idea del manichino di De Chirico. È una fanciulla che gioca a tennis (sport contemporanea). Le
pieghe della gonna sono molto marmoree. C’è l’idea della metafisica di qualcosa di assurdo, così come nel dipinto di
De Chirico c’è la copresenza di una fabbrica e di un castello con un pavimento d’interni, si vede qui una struttura
architettonica con un poliedro per bambini. C’è una misteriosa cartina geografica con un bersaglio.
Il titolo guida ala lettura dell’opera, le muse erano coloro che suggeriscono, quindi questa signorina è per Carrà una
sorta di musa contemporanea che racconta qualcosa di misterioso.

Le figlie di Loth, 1919


Ci sono sempre presene misteriose, come il tempio che si trova in mezzo alle rocce. Ci sono due fanciulle che
riportano un racconto biblico molto particolare. Il cane torna spesso nei successivi dipinti di Carrà (ne è esempio
L’attesa, 1921).
La cosa strana delle due donne è che assomigliano molto ai dipinti di Giotto, quindi Carrà, come molti altri artisti, si
rifà a coloro che hanno fatto da ponte dal Medioevo al Rinascimento, quindi figure con corpi molto solidi.

Il Novecento Italiano
Tra gli anni ’20 e ’40 in Italia ci sono una serie di artisti che legano il loro nome ad un gruppo importante messo
insieme da Margherita SARFATTI, una delle prime critiche d’arte. Ha un’idea di mettere insieme una serie di
artisti del Novecento italiano che sono molto figurativi, hanno una pittura molto riconoscibile e piacevole.
Voleva essere una pittura legata alla famiglia, alle tradizioni e a valori classici. È un momento glorioso.

Mario SIRONI

Periferia, 1922
Le cose per cui è più riconosciuto sono i dipinti delle periferie. Riprende l’idea di Boccioni con le rappresentazioni
della città e delle industrie. Sironi negli anni ’20 mappa la crescita della città e le periferie, anche se con meno
entusiasmo rispetto a Boccioni, piuttosto con una nota di malinconia.

Ci sono tre scultori che dimostrano che si può fare scultura contemporanea evocando forme più semplici.
Henry MOORE

Recicling Figure, 1945-46


Si rifà a delle forme organiche che ricordano dei sassi. Sono delle figure reclinate di grandi dimensioni, si intuisce
ciò che vogliono rappresentare: in questo caso si identificano la testa, le gambe e altre parti del corpo (ricorda le
bagnanti).

Jean ARP

Le forme della sua scultura ricordano parti del corpo, sembrano delle grandi uova poi trasformate. Non solo la pittura
si muove verso forme più astratte, ma anche la scultura.

Alexander CALDER

Diversamente alle statue che stanno sui basamenti, le sue sculture stanno nell’alto e fluttuano; si chiamano mobile
proprio per questa loro caratteristica, si muovono a seconda delle correnti d’aria.

Triple Gong, 1948


Il titolo rimanda spesso a forme musicali o a dei suoni. Queste sculture possono essere viste alla luce della pittura di
Mirò o di Kandinskij.
INFORMALE
Ci sono due tipi di informale, quello americano e quello europeo (anche in questo c’è una parte più astratta e una più
legata al segno). In Europa rimane molto di più il dato di realtà, i pittori europei esprimono stati d’animo e
sentimenti, ma ci sono anche delle presenze.
Se per l’astratto è una pittura fatta di colori e forme, nell’informale le forme geometriche non si trovano più.

Jean FAUTIER

Tete d’Otage N.8, 1944


Fautier è un informale europeo (francese). Si fa qui uno strato di colla, usata in mood improprio per creare una sorta
di grumi. Con quest’opera vuole tirare fuori la crudeltà della guerra, in quanto rappresenta la testa di un prigioniero.
Anche i colori sono poco piacevoli.

Jean DUBUFFET

Non nasce come pittore, ma lo diventa. È molto interessato a collezionare la pittura dei malati mentali o dei bambini,
quindi “l’arte brutta”, che cita nelle sue opere; si vedono infatti disegnetti che possono essere presenze quali ad
esempio delle casette.

L’Hourloupe, 1966
Si vede un incastro di elementi, è una moltiplicazioni di presenze.

Hans HARTUNG

Untitled, 1952
Hartung fa una serie di dipinti ispirati molto alle calligrafie orientali, si rifà ai rotoli di pittura, c’è un’idea di segno
liberatorio molto forte.
Hartung è tedesco.

Giuseppe CAPOGROSSI

Superficie 210
Fa una serie di dipinti precedenti anche più figurativi, a un certo punto inventa una forma “a pettine”, che diventa un
modulo con cui occupa un’intera superficie.

Alberto BURRI

Sacco e rosso, 1954


Usa materiali differenti, come i sacchi (lo dichiara nel titolo). La base del dipinto diventa una possibilità di
espressione molto interessante. Farà una serie di pitture anche bruciando delle parti di plastica incollate nel dipinto.

Cretto G 1, 1957
Di solito il pittore quando fa un dipinto sta attento che la superficie non si rovini; l’effetto di rotture che si vede nei
dipinti di Burri viene ricercato con delle sorte di argille, colle e colore bianco, in modo che quando il quadro si
asciuga si spezza (per questo è definito informale).

Grande Cretto, 1981


Questa è l’unica opera di land art che abbiamo in Italia. Nel 1968 in Sicilia avviene un terremoto molto grave,
dopodiché si decide che non si può più ricostruire. Burri, grazie ad un sindaco molto sensibile all’arte, propone
invece di lavorare la (è una realizzazione che richiede molti anni, solo nell’81 riesce a portare a termine questo
progetto). Burri fa una colata di cemento che funge da telo funebre, in cui ingloba le materie che sono rimaste (come
le macerie delle case) dentro a delle colate di cemento.

Ci sono molti artisti che prendono spunto dopo aver visto Burri e altri artisti in Italia.
Peggy GUGGENHEIM ha un ruolo fondamentale per Pollock, ma ha un rapporto fondamentale con Duchamp (il
quale è il suo consigliere di fiducia, in quanto ha a che fare con altri artisti e con collezionisti). Peggy dice di lui che
è un grande scopritori di talenti; quando va negli Stati Uniti trova lì anche lui.

Action painting
Jackson POLLOCK

Scoperto da Duchamp, che lo propone con insistenza a Peggy Guggenheim. Nonostante la sua arte sia molto diversa
da quella di Duchamp, quest’ultimo lo riconosce come grande innovatore e talento.

La sua ricerca inizia a metà degli anni ’40 e ’50. È un uomo molto autodistruttivo, è una persona che rispecchia i
canoni dell’artista “bravo e maledetto” (a volte nei suoi quadri si vedono mozziconi di sigaretta o pezzetti di carta e
di sporco).
Viene intervistato perché la rivista Life, molto importante in America in quel momento (per gli Stati Uniti la pittura
di Pollock funge anche da autopromozione), pubblicata nel 1949 un articolo ponendo la domanda Pollock è il più
grande pittore vivente degli Stati Uniti?
In questa intervista afferma:
Preferisco fissare la tela sul pavimento, quindi lavoro sul pavimento (…) sul pavimento sono più a mio
agio, in questo modo posso camminarci sopra, lavorare dai quattro lati ed essere “nel” dipinto. È simile ai metodi
dei pittori di sabbia indiani del west.
C’è quindi una dichiarazione di poetica: si rifà ad una pratica dei nativi americani, la sand painting. Pollock aveva
lavorato durante la Depressione americana come un artista di un programma federale, periodo in cui vede in Arizona
queste pratiche di cui gli rimane impresso il fatto di lavorare per terra e di coinvolgersi con le mani e con degli
strumenti per versare il colore.

La pittura di Pollock è più specificamente chiamata action painting (definita così dal critico Rosenberg), è una pittura
d’azione, mette la tela per terra, ci va sopra, spara il colore, usa il pennello come una sorta di cannuccia
impregnandolo di colore (per far gocciolare il colore usa anche altri strumenti come il coltello). Tutto questo
comunque fatto con molto controllo, nonostante ci sia l’effetto del caso.
Questa azione si chiama dripping, per cui talvolta si usa un colore a smalto.

La pittura di Pollock è in parte legate al surrealismo, lui ne vede delle presenze come delle figure di animali che si
muovono. È molto apprezzato dai critici contemporanei, che vedono in lui qualcosa di nuovo.
C’è l’idea di coinvolgersi anche fisicamente ed è importante il fatto che le sue opere siano molto grandi. Sembra che
non ritraggano niente, in realtà coinvolgono molto emotivamente.

Espressionismo astratto
È la definizione più specifica negli Stati Uniti.
Tutta la corrente dell’informale ha come base una corrente più americana che si chiama generalmente
espressionismo astratto. Si chiama così riprendendo l’idea dell’uso forte e capiente del colore tipico degli
espressionisti: si usa molto colore ma in modo astratto, quindi non rappresentando niente della realtà, è un’informale
e quindi una serie di segni.
È come se fosse una corta di sismografo, si misurano gli andamenti delle cose. C’è un coinvolgimento forte dei
sentimenti dell’artista, non c’è più nessun tipo di griglia ma c’è un lasciarsi andare.
Questa pittura dell’informale deriva quindi dal surrealismo e dall’idea della pittura dettata dall’inconscio.
La pittura americana fino all’epoca era stata molto figurativa, gli Stati Uniti d’America sono una realtà più recete,
prima c’era una civiltà molto diversa (il primo vero arista americano è Hopper).

Colorfield painting
La pittura dell’espressionismo astratto americano ha un versante di action painting che comprende Pollock e altri, e
un altro che vede un accostamento di colori forti non fatti in modo gestuale, ma sempre in modo astratto. Si tratta in
questo caso della colorfield painting, ovvero la pittura per campi di colore.

Mark ROTHKO

White Center, 1950


Questa è una pittura molto meditata.
n.14, 1960
C’è una presenza d un fondo con un’apposizione del rosso, i colori creano una sorta di fumo. Anche questi quadri
hanno dimensioni molto grandi, anche in questo caso sembra di essere risucchiati e trascinati dall’opera.

Muralismo
È un filone di artisti messicani che rappresentano i lavoratori e la popolazione oppressa. Ne fanno parte Rivera o
Orozco, che sono artisti spostati verso la causa sociale.
Era quindi una pittura sociale perché doveva istruire gli altri.

Frottage
Si tratta di strisciare un colore, da questa idea nascono delle opere di surrealisti.

Forest and Sun, 1931, Max Ernst


Ha fatto una foresta che realizza servendosi della tecnica del frottage, sono figure che ricordano una foresta.

Spazialismo
Lucio FONTANA

Fontana taglia la tela, il che non è un segno di aggressione. Per tutti gli anni ’50 c’è un’attesa del futuro e del
miglioramento delle condizioni di vita, per tutti gli anni ’60 c’è invece un’attesa della Luna: il desiderio dello spazio
e di andare oltre è anche ciò che coinvolge lo spazialismo, fondato da Fontana in Italia.

Lucio Fonata detta una strada.

Concetto Spaziale, Attese, 1961


Dietro alla tela ci sono dei tessuti neri, che si intravedono. I gesti che fa sono gesti unici, è un modo per andare nello
spazio. Si immagina l’universo, come nero e silenzioso (c’è quindi la speranza di vedere qualcosa di diverso).
NEOAVANGUARDIA
Gli artisti degli anni ’50 e ’60 non vogliono più fare la pittura informale, ma vogliono tornare ad usare la realtà.
Siamo in ambito anglosassone, in cui questa corrente viene influenzata dal mondo dei consumi, ma si pone in modo
contrario, gli artisti vedono come la pubblicità e il commercio spingano ad usare ciò che è alla nostra portata.

In parallelo negli Stati Uniti e in Europa avviene la stessa cosa: prendono nomi diversi, in USA si chiama new dada,
mentre in Europa prende il nome di Nouveau Realisme.

New dada
La potenza economica degli Stati Uniti che la vede come capitale dell’arte in questi anni, crea negli artisti una sorta
di rigetto. Questi dicono di no al senso di consumismo per dire sì a cose abbandonate e consumate, hanno uno spirito
di rottura. Usano delle cose già usate. Come RAUSHENBERG che nell’opera Bed incolla una serie di coperte,
quindi oggetti presi dalla realtà, con cui poi va sopra con la pittura.
Non è un vero e proprio gruppo, vengono chiamati così perché sono una neo avanguardia che come il dadaismo ha
uno spirito di rottura. Vivono in un mondo consumista dove vogliono ritrovare le cose abbandonate. Come
Duchamp, eleggono oggetti già esistenti ad arte.

Dopo aver preso un oggetto abbandonato fanno un ulteriore passo, fanno delle altre cose, giocano con un
immaginario diverso.
Un altro componente del new dada è JONHS, il quale fa una bandiera americana su carta di giornale usata (c’è l’idea
di usato e abbandonato), proponendo così una denuncia sociale.

Così come nel dadaismo, si prendono delle cose della realtà che diventano qualcos’altro nel momento in cui vengono
messe insieme. Rispetto a Duchamp che prende cose ancora intatte, loro in qualche modo vanno a cercare le cose
usate.

Nouveau Realisme

Sono un gruppo di artisti messi insieme firmando un manifesto, lavorano con un tipo di opere vicine a quelle dei loro
colleghi americani. Questo gruppo si pone in modo critico e ironico verso il mondo dei consumi, hanno un
atteggiamento diverso rispetto a quello della pubblicità.

Daniel SPOERRI

Senza titolo, 1960


Sono quadri che chiama tableaux-pièges (“quadri trappola”), perché è come se qualcosa fosse rimasto intrappolato
nella tela. L’artista prende delle cose usate, le ridispone co l’idea però di lasciarle in una posizione più naturale
possibile.
Questo tipo di quadri esposti si rovinano molto facilmente, quindi inserisce più avanti una sorta di plastica o vetro
che li protegga.

ARMAN

Poubelle des Halles, 1961


Le cose non vengono distribuite a caso, vengono anche accompagnate in modo che ci siano delle chiazze di colore.
Rappresenta un rifiuto della società.

Mimmo ROTELLA

Propone la tecnica di decollage, ovvero strappa le immagini.

Gioventù, 1962
Prende dei manifesti del cinema che poi strappa. Negli anni ’60 il cinema era molto frequentato. Si vede qui la figura
di James Dean e diverse scritte che vengono ricomposti.

Jean TINGUELY
Méta-matic n°1, 1959
Riprende un po’ Colder, c’è una suggestione di cechi e righe poi come Mirò. L’idea è quella di avere una sorta di
macchinario o ingranaggio che non aveva nessuno scopo: è una ironica raffigurazione di una sorta di anti –
progresso. Tanto l’industria produce molti prodotti che costringono gli operai ad essere parte dell’ingranaggio, in
questo caso addirittura il macchinario si rompe.

CHRISTO

Ha la peculiarità di impacchettare le cose; comincia dai barattoli. Negli anni ’60 non tutti hanno ancora il frigo in
casa, prima si aveva una dispensa o una ghiacciaia: gli americani avevano iniziato a pubblicizzare molto questo tipo
di elettrodomestici.
Christo guarda anche in modo ironico a Morandi.
Il suo processo di nascondere le cose suscita curiosità, è questa la sua chiave di lettura. Nascondendo qualcosa
lasciandola in bella vista viene suscitata la curiosità; nel momento in cui viene coperta una cosa normalmente messa
in esposizione, la cosa suscita scandalo: è un paradosso su cui interviene Christo.

The Wrapped Reichstag, 1995


Voleva incartare il Duomo di Milano ma non gli viene permesso. Gli riesce però l’operazione di rivestire il Reichstag
di Berlino, ovvero il parlamento che è stato un luogo simbolo che nella notte dei cristalli fu uno dei punti più colpiti
dalle devastazioni dei giovani nazisti.
Christo sceglie appositamente un luogo simbolico. Tutto questo procedimento non solo dura molto per ottenere i
procedimenti, ma è stato anche molto costoso.
Questa impacchettatura rimane lì per poco tempo, è un’operazione in cui vengono raccolte una serie di fondi con
l’aiuto dei suoi mecenati, oppure spesso accade che venda i disegni preparatori o le foto autorizzate.

Lago d’Iseo, 2016


Quando Christo fa questo tipo di operazioni si utilizza il nome di land art. Tutto questo poi viene tolto, suscita da
una parte intenzione e interesse, dall’altro molte critiche. Ha un impatto non da poco sull’ambiente, la sua arte non è
affatto ecologica, non vuole promuovere nulla ma al contrario fa una specie di firma nell’ambiente in cui opera.

Yves KLEIN

Ha una grande fascinazione per l’Oriente, è uno dei pochi che riesce a prendere la cintura nera di karate in oriente.
È un uomo che tra chimica e magia riteneva di poter trasformare l’opera in oro.
Queste circostanze fanno ì che elabori un lavoro sull’arte. Decide che un certo colore, un blu elettrico, è il suo colore,
e decide così di brevettarlo a nome suo: non è che lo inventi (è causa di fraintendimenti), ma quello che fa è
appiccicargli il suo nome brevettandolo con le sue iniziali, IKB (Yves Klein Blue).

IKB 90, 1959


Applica il concetto dell’oro secondo cui più l’oro è più vale al suo dipinto: usa in questo modo più colore possibile,
facendo anche dei grumi sulla tela, dando così più valore al dipinto. La scelta del blu è data dal fatto che sia il colore
che prima di tutti viene in mente alle persone.

Questo passaggio del blu fa sì che Klein faccia tutte le sue opere con il colore blu, ma non si ferma qui. Il suo amore
per le discipline orientali, dove il concetto di vuoto è molto importante, lo portano a pensare a una mostra dove non
c’è niente: nella galleria di Iris Clert, una gallerista dell’epoca, accetta che Klein svuoti la sua galleria lasciandola
completamente libera tanto che il titolo della mostra è il vuoto.
La mostra però esiste perché lo spazio in realtà non è lasciato vuoto, le pareti vengono preparate con un colore
bianco che è lo stesso colore che si usa per fare la base dei dipinti: è quindi come se fosse uno spazio in attesa di
qualcosa, è un concetto di filosofia orientale/zen in cui il vuoto e il fatto di sgombrare la mente rimandano ad un
aspetto positivo. C’è un mistero del vuoto.

Nonostante sia morto giovane, Klein traccia un importante passo dell’arte contemporanea.

Klein usa inoltre le modelle come se fossero dei pennelli, come se fosse il direttore di un’orchestra. Le modelle sono
nude, chi ha il potere è l’artista.
Klein fa fare alle modelle quelle che possiamo chiamare una performance, un’azione di cui è il direttore, dà delle
istruzioni alle modelle, le quali devono cospargersi di colore (che ovviamente è il blu), sono vuotamente spalmate in
alcune parti del corpo. Ciò che avviene, quindi, è una performance che lascia un’opera d’arte finale.
Queste si chiamano antropometrie, il che significa prende una misura del corpo umano. Si riconosce che sono dei
corpi.
In qualche modo Klein evoca delle suggestioni molto importanti, riprende delle veneri classiche e le loro forme.

Piero MANZONI

Non è esattamente inserito nel Nouveau Realisme. Aveva fatto una serie di opere in scatola.

Linea, 1959
Sono delle opere che non possono essere aperte, bisogna fidarsi del fatto che dentro ci fosse effettivamente una linea.
La carta usata inoltre è simile a quella calligrafica orientale, quindi anche lui ha suggestioni simili a quelle di Klein.
In questo caso ci dice la lunghezza della linea, ma tra queste scatole dice che ha al suo interno una linea infinita: è
una sfida, l’autore ci induce a credergli, come Duchamp che ci induce a credere che il suo orinatoio sia un’opera
d’arte.

Un punto

Consumazione dell’arte dinamica del pubblico, Divorare l’arte


Non è solo una presa in giro, l’uovo è un simbolo di perfezione ma anche di nascita (così come si vede in un dipinto
di Piero della Francesca). Durante questa performance cucinava delle uova su cui poi faceva la sua impronta digitale:
il senso è quindi la firma, è una sorta di certificato, quindi il pubblico in qualche modo mangia l’arte facendola
diventare parte di noi (così come nel momento in cui si mangia la particola, c’è una presa in giro della religione).
L’arte passa così nel corpo nelle persone, è una novità proposta già da Klein quando nell’inaugurazione alla sua
mostra vuota dà agli ospiti da bere un cocktail blu.

Manzoni firma le modelle, oppure delle parti dei suoi amici. L’idea che l’artista ha il potere di rendere qualsiasi cosa
un’opera d’arte, lo portano a creare una base magica sopra cui i può diventare momentaneamente una scultura.

Merda d’artista, 1961


C’è intorno un suo certificato che ne identifica l’originalità. Anche in questo caso c’è il fatto della fiducia. Ne fa 90
uguali, vengono firmate sopra e vendute al peso di quello che vale l’oro in quella giornata del ’61 (un giorno di
maggio). C’è ambiguità, non sappiamo cosa c’è o cosa non c’è dentro: è lo stesso concetto della linea infinita.
Di nuovo è una sfida al sistema dell’arte, qualsiasi cosa firmata dall’artista vale, quello che fa l’artista è arte, è un
messaggio provocatorio e irridente che Manzoni propone.
C’è una corrente di psicanalisi che collega il concetto di feci con il denaro, quindi ci sono ulteriori letture di queste
opere. Spesso il concetto di feci è quindi associato alla letteratura.
Manzoni si fa fotografare per un giornale in bagno con la scatoletta in mano: dietro c’è un orinatoio, che è un
esplicito richiamo a Duchamp e quindi la fatto che l’artista può are arte con qualsiasi cosa.

Pinot GALLIZIO

È un punto di ispirazione per Manzoni, aveva inventato la pittura industriale a rotolo. È una presa in giro per il
mercato dell’arte, proponendo un’opera “a metro”.

Fa una serie di azioni provocatorie, in cui il pubblico può fare quello che vuole.
Pop art
La serigrafia è una tecnica tipica della pop art; nel secondo dopoguerra sono gli Stati Uniti a gestire il sistema
dell’arte, New York ne diventa la capitale. Cominciano ad aprire grandi musei, i quali sono quasi tutti di fondazione
privati, quindi di grandi industriali che si mettono insieme per gestire delle collezioni di arte perché si sostiene che il
museo abbia un ruolo educativo ma anche ideologico: una capitale non può non avere un museo.

Pop è l’accorciamento di “popular”, che non ha nulla a che vedere con il termine italiano “popolare” che ha a che
fare con il folklore. È un termine tecnico inventato da un critico, come nel caso dei Fauves o degli Impressionisti; il
critico in questione è Lawrence Allowey, molto famoso negli anni ’60.

Il mondo dell’America degli anni ’50 equivale al boom italiano degli anni ‘60 (quindi arriva dopo a causa delle
conseguenze della guerra e dell’industrializzazione più fragile). C’è in questo momento un’idea che li
elettrodomestici migliorano la vita, che bisogna consumare, …

Andy WARHOL

È l’emblema della pop art, che prende a modello l’oggetto di consumo, e più in particolare la pubblicità di questi; è
nato come pubblicitario.

Campbell’s Tomato Soup


Rappresenta la pubblicità, a volte volutamente rovinata.

Brillo boxes, 1964


Sono delle pagliette per grattare le padelle che dentro hanno il sapone, servono a far brillare le padelle che erano di
alluminio. Queste non sono scatole vere, bensì dei cubi di compensato che vengono poi serigrafate e fingono di
essere le confezioni che si trovano al supermercato.

La serigrafia vede diversi passaggi per ogni colore: è una tecnica in parte meccanica, però si fa a mano. Andy Warhol
fa una sorta di studio, che chiama La Factory, in cui lavorano molti ragazzi.

Rappresenta spesso la Monroe, le sedie elettriche e gli incidenti. È un artista che ci inganna: rappresenta Marylin
Monroe dopo che è morta, ha un animo crudele, dice che a forza di vedere immagini come quelle di incidenti ormai
non ci toccano più.

Roy LICHTENSTEIN

È molto importante la scritta, che riprende dai fumetti.


La tecnica che usa è quella di ingrandire un retino fotografico, sono puntini che diventano il modo di dipingere di
Lichtenstein.

Claes OLDENBURG

Fa delle cose molto grandi, soprattutto confezioni che rimandano al consumismo o cose da mangiare. Sono
solitamente cose fatte con materiali che sembrano un divano. C’è anche qui un’ironia verso il mondo dei consumi.
Mano a mano inizia a fare delle sculture giganti.

Minimal art
È una sorta di contraltare di ciò che abbiamo appena visto. È un’arte molto americana, sono delle forme primarie ed
essenziali.

Donald JUDD

Fa per esempio delle grandi scatole dentro colorate con delle cornici tutte piatte, o con dei complessi di plexiglass.

Sol LEWITT

Costruzione cubica, 1971


Vuole un ritorno alle forme pure dopo un panorama di pubblicità e consumi. Queste opere prendono il nome di
installazioni, in questo caso si tratta di cubi bianchi incastrati.

Dan FLAVIN
Usa i neon, le opere messe ad una certa distanza hanno un valore a seconda della forma, non vogliono significare
qualcos’altro ma sono delle forme pure e minimali.

Carl ANDRE

Fa dei piccoli pavimenti in cui si può camminare, sono delle forme da percorrere in cui si ha anche una piccola
sensazione di movimento.

Arte concettuale
È molto difficile da capire, non importa più essere capaci di fare qualcosa a mano.

Joseph KOSUTH

One and Three Chairs, 1965


C’è la definizione di sedia, quindi è importante il concetto.

Joko ONO

È una delle artiste più importanti dell’artista concettuale. Fa un libro di istruzioni un po’ inutili, che sembrano quasi
delle poesie. L’arte può quindi diventare parola.
È inoltre la prima body artist, che porta alla corrente di body art, in cui si usa il corpo come opera.

Land art
Sono degli artisti che prendono il nome da un omonimo documentario del 1969.
Ci sono artisti come Heizer che mettono delle bombe fra le rocce e le fanno scoppiare. Non è un’arte ecologica.

Robert SMITHSON

Fa una specie di molo a spirale in un lago in un deserto americano, in cui il lago crea delle reazioni chimiche e delle
sfumature rosse. La terra viene mossa, si ispirano probabilmente alle linee Nazca.

Arte povera
È fatta di materiali che si possono disintegrare. Ne fanno parte Michelangelo Pistoletto, Kounellis, Pino Pascali (che
portano il mare in un museo), Boetti.

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