(Lettura: capitolo sul 1968 di “Anni Sessanta. La Biennale di Venezia”, pp. 7-15, pp- 47-127)
Compito – 4 domande puntate, 1 ora e mezza (scritto 20 dicembre ore 11:30 aula 24 San Sebastiano)
Nell’arte contemporanea si sviluppa l’arte relazionale, che consiste in una interazione con il pubblico (ne è esempio
l’arte di Rirkrit Tiravanija).
Viene messa in discussione la figura dell’artista contemporaneo (emerge anche la figura dell’artista donna, che prima
non poteva frequentare le botteghe a causa delle pitture di nudo dal vivo), che prima studiava presso un’artista o una
bottega, mentre nella contemporaneità è un artista che può aver frequentato delle scuole, come può avere diverse
formazioni (non necessariamente accademica).
Ciò che distingue l’artista contemporaneo è quello di essere un intellettuale, di comunicarci delle idee e il presente.
È importante anche la raffigurazione dell’artista, e quindi tenere presente della sua biografia. Mentre una volta si
esaltava la figura del singolo artista, oggi è molto importante considerare il contesto in cui si forma.
Vengono introdotte nuove forme – Piero Manzoni, per esempio, anziché firmare i propri quadri firma le proprie
modelle (qui c’è anche una sorta di ironia).
L’artista contemporaneo reclama per sé un potere, non solo quello di fare opere belle ma quello di decidere cosa è
arte.
Molta parte dell’arte contemporanea è fatta da altri, l’artista è solo un pensatore (talvolta crea solo l’atmosfera o il
contesto, e fa partecipare lo spettatore).
Linea del tempo – si inizia a studiare l’arte considerata contemporanea dagli inizi dell’800. In Inghilterra e negli Stati
Uniti invece è diverso, per loro l’arte contemporanea si trova a partire dal secondo dopoguerra.
Nelle correnti provocatorie degli anni ’60 cambiano anche i materiali con cui si fa arte.
IL SISTEMA DELL’ARTE – c’è un sistema e una serie di agganci che portano l’artista ad essere famoso e
riconosciuto. È un sistema connesso di cui fanno parte diversi personaggi:
- L’artista.
- Il committente, anche se nel contemporaneo l’artista tende più a creare le proprie opere da solo. È quindi
importante anche il punto di vista economico.
- Il collezionista (alcuni seguono direttamente l’artista).
- Il gallerista
- Il curatore; una volta erano gli artisti stessi ad allestire le proprie mostre, ma tra gli anni ’70 e ’80 nasce la
figura del curatore indipendente, che viene chiamato a fare delle mostre che riflettano un determinato
pensiero.
- Il critico d’arte (che può essere anche curatore).
Tra Settecento e Ottocento – NEOCLASSICISMO, ROMANTICISMO, REALISMO
Con l’inizio di quella che in Italia è definita arte contemporanea, c’è un ritorno all’idea all’antichità, la quale è uno
spunto che serve di esempio in molti periodi e tempi. C’è un’idea di usare l’antichità come una sorta di dizionario,
anche con una nota di rispetto verso le tracce che hanno lasciato i romani e i greci.
Per studiarla gli artisti erano soliti a servirsi della prassi del Gran Tour, che permetteva di viaggiare in Italia (a
Roma, che era campagna), dove potevano scoprire ciò che rimaneva ma anche godersi il paese (era una società molto
divisa ma che al tempo stesso offriva delle meraviglie e degli squarci suggestivi sull’antichità, i viaggiatori si
sentivano come se potessero riscoprire l’antichità in persona).
Questo innamoramento fatale parte sostanzialmente dai libri. Ne è esempio Winckelmann, uno studioso
dell’antichità che parte dalla Germania e arriva a Roma, dove ha modo di studiare l’antichità sul posto e dove viene
in particolare folgorato dalla visione delle sculture antiche (molte sculture ritrovate sono in realtà copie di epoca
romana e di sculture che originariamente erano in bronzo ed erano state portate via nave in Italia).
Le statue di marmo erano spesso colorate, anche i templi e i frontoni erano dipinti (anche con colori molto forti); a
noi giunge l’idea però che la scultura antica sia bianca, proprio a causa di ciò che Winckelmann aveva scritto.
Il neoclassico è sì una ripresa dell’antichità, però un po’ fraintesa.
Apollo del Belvedere – è una scultura rinvenuta a Roma e ricollocata nei giardini del belvedere. La sua perfezione dl
corpo nudo è ripresa dalla teoria greca secondo cui siamo alti otto volte la nostra testa, e la lunghezza delle nostre
braccia equivale alla nostra altezza totale.
L’uomo perfetto è qui incarnato da Apollo, è una scultura che assieme ad altre che vengono riprese come canone per
Winckelmann, come il Laocoonte. In questo caso c’è una sorta di esagerazione dei muscoli, nonostante stia per
morire sta mantenendo una sorta di eleganza, come se fosse una divinità: questa scultura ispira a Winckelmann una
nota citazione che esprime il concetto di queste statue: NOBILE SEMPLICITÀ e QUIETE GRANDEZZA.
Questa citazione vuole dimostrare le caratteristiche dei greci, al tempo stesso eleganti ma semplici. Winckelmann
aveva una grande ammirazione per questo tipo di scultura, ne era diventato anche una sorta di sovraintendente.
Il neoclassicismo è una corrente che ha molta fortuna, invade la moda, l’arredo, … va di moda, ma è stata in un certo
senso fraintesa, non colta interamente.
C’è il classico caso di ritratto di personaggi con dietro delle tracce di edifici antichi/di Roma (esempio del quadro di
Pompeo Batoni), ma anche con delle statue classiche sullo sfondo.
L’architettura antica viene studiata per essere riportata sugli sfondi ma anche per ricostruire degli edifici.
Ne è esempio l’architetto Robert Adam che crea una casa e una decorazione fatta come se fosse un affresco che si
ispira a delle decorazioni trovate dentro alla casa di Nerone.
Questi decori prendono il nome di grottesche, nonostante siano decorazioni di alberi, fiori, …
Questa classicità diventa modello anche per gli artisti contemporanei. Nell’Ottocento la scultura era molto amata,
non solo per luoghi pubblici ma anche per gli interni delle case, motivo per cui venivano spesso commissionate (ne è
esempio la statua di Canova rappresentante la sorella di Napoleone).
Tra gli autori più noti in questo periodo in scultura c’è Canova e Bertor Thorvaldsen.
Antonio CANOVA
Canova è riconducibile al periodo neoclassico, quindi c’è una grande affinità con il mondo classico, ma al tempo
stesso interpreta uno spirito della sua epoca, quindi non è una copia né un’imitazione vuota, in quanto ci vuole dare
un messaggio.
Canova trattava i suoi marmi in modo che sembrino carne viva, aggiungeva delle cere e dei passaggi in modo che
sembrasse luminismo e rosato, creando un effetto magico delle sue sculture.
Queste inoltre erano trattate a misura naturale.
Canova riceve molte commissioni perché è molto stimato, a mano a mano le sue sculture si fanno quasi più classiche,
se in Dedalo e Icaro si vedevano dei sentimenti, negli Amorino alato e Amore e psiche si vedono delle pelli più lisce,
sono dei giovani che hanno dei panneggi che creano delle vesti all’antica e i capelli raccolti in quella che veniva
ritenuta la moda antica (che tra l’altro suscita una grande immedesimazione delle signore del Settecento).
Quando va a Roma crea una serie di disegni e di incisioni, tecnica difficile e vicina al disegno, ma lavorata su delle
lastre preferibilmente di rame, il cui disegno viene tracciato da delle punte; il disegno che traccia è difficile perché la
lastra di rame viene stampata come se fosse un timbro. Quello che viene fuori è l’impronta di un disegno, bisogna
incidere la lastra e seguire diversi procedimenti, la lastra viene poi messa nell’acido in modo da corrodere il rame e
infine viene stampato l’inchiostro sulla carta.
In Europa il peso della chiesa era più leggero, la società era divisa in modo più tranquillo, iniziava anche la
rivoluzione industriale in Inghilterra, quindi c’è una grande attenzione alle scienze (intese come progresso e
tecnologia).
Ci sono studiosi della storia dell’architettura che si inventano progetti assurdi e irrealizzabili; si fanno ispirare da
un’idea di forme di classicità e perfezione come la sfera e il cubo, ma sono edifici che non si potrebbero mai
realizzare perché mancavano gli strumenti necessari.
Étienne-Louis BOULLÉE idealizza il Progetto per il Cenotafio di Newton (1784) e Progetto per la Biblioteca
Nazionale (1785): la Francia è infatti lo stato più inserito nella rivoluzione industriale.
In questo contento viene inserito anche Claude-Nicolas LEDOUX. Egli idealizza una sorta di dogana per le acque,
ma è un’architettura assurda, anche se è comunque simbolica per quanto importante sia l’energia delle prime attività
industriali.
L’idea di lotta della società viene interrotta dalla rivoluzione francese (1789), è una fase molto importante perché
crea l’apertura delle collezioni reali al pubblico e porta all’apertura del Louvre.
Per diventare un bravo artista era necessario farsi largo in un certo ambiente: questo sistema era gestito
dall’Accademia delle Belle Arti, all’interno di cui venivano decisi i canoni secondo cui veniva deciso se un artista
fosse bravo o meno.
C’era una specie di graduatoria secondo cui i pittori più bravi erano quelli in grado di fare quadri di storia (in cui è
inserito Jacques-Louis DAVID), in cui veniva imitata la storia sia antica che contemporanea; venivano poi coloro
che sapevano fare i ritratti, e di conseguenza i paesaggi, anche se questi ultimi sono considerati una sorta di
decoratore. La natura morta era posta sull’ultimo gradino (tema di solito fatto dalle donne).
C’era un momento fondamentale in cui si dimostrava la vera bravura, in cui l’artista poteva vendere le proprie opere
(prima le opere venivano fatte su commissione). Gli artisti devono garantirsi la fama, devono farsi notare e farsi
comperare i dipinti già fatti: ciò veniva fatto ai Salon (una mostra annuale).
Il Salon aveva molte partecipazioni, c’era una giuria che selezionava le opere che venivano poi esposte (talvolta
anche una sopra all’altra). Questo era un luogo in cui si andava a passeggiare, un luogo al coperto in cui venivano
anche sollevate grandi polemiche riguardo alle opere.
Jacques-Louis DAVID
David riprende anche personaggi famosi, o personaggi famosi legati alla cultura.
Jean-Auguste-Dominique INGRES
Questi artisti sono considerati bravissimi perché sanno rendere le cose che sembrano più vere del vero, ovvero
l’artista tanto è più bravo quanto riesce ad imitare la realtà in modo sopraffino. Per esempio, sanno dimostrare la
consistenza degli abiti come sono capaci di rendere perfettamente la prospettiva. L’arista deve quindi dimostrare che
ha studiato il disegno e la tecnica.
Francesco HAYEZ
È legato alla corte soprattutto nel primo periodo della sua vita, ma poi vive le contraddizioni della guerra civile (ne è
esempio Fucilazione del 1808).
La categoria meno apprezzata è quella dei paesaggi, ma è importante perché il paesaggio degli impressionisti deriva
proprio da questa, motivo per cui essi stessi sono inizialmente disprezzati e non accettati al Salon.
Questa pittura di paesaggio andava di moda in Olanda e in Inghilterra, in cui comparivano anche le personcine,
mentre qui la novità è quella che iniziano a non esserci più, viene dato spazio a nuvole e quant’altro.
Gustave COUBERT
Da una parte è una artista bravo a fare ciò che l’accademia imponeva, ma da una parte non gli interessa più.
Courbet inizia a dipingere con molto colore anche se gli artisti dell’accademia dovevano essere bravi a stendere il
colore; ad egli non interessa più, le sue pitture hanno anche un’aurea scabra.
Anche i suoi soggetti sono ritenuti scandalosi, rappresenta persone comuni come Gli spaccapietre. Sono una sorta di
figure universali di oppressione del popolo, ma allo stesso tempo c’è uno sfondo che ha un grande peso perché è la
rappresentazione di un paesaggio.
L’atelier dell’artista
Da un lato c’è la parte prestigiosa, dall’arta la parte comune del popolo. Al centro una musa, ispiratrice, è un simbolo
della pittura, che in qualche modo lo ispira mentre sta facendo un paesaggio.
Manet raffigura delle donne belle, sono dei giochi che nascono da un sapere profondo della storia dell’arte e della
cultura (Manet viaggia tanto e studia le opere dal vivo). Fa lo scandalo perché le dipinge in modo irregolare e senza
prospettiva, quindi non viene apprezzato dall’accademia.
Gli impressionisti sono figli di questa epoca e degli studi scientifici. La scienza va diventando insieme alla tecnica
una delle cose fondamentali per il processo soprattutto occidentale. Tra gli studi scientifici ci sono anche gli studi
sull’ottica e sulla luce.
Chevreul capisce che la luce è una sorta di scomposizione di raggi che percepiamo attraverso un procedimento del
nostro occhio, però ha uno spettro, una varietà: l’arcobaleno, il prisma dei colori, il bianco è tutti i colori e il nero è
nessun colore.
La disposizione sul cerchio cromatico ci serve a capire che l’accostamento di colori si fa a seconda che ci sembrino
più luminosi o più spenti in base a cosa si accostano. I pittori hanno coscienza di questo, diventa importante per gli
impressionisti: prima i pittori cercavano un accostamento tonale, il pittore accademico fa una serie di velature per
armonizzare il colore. I pittori dell’ottocento sfumavano, sulla tela c’era un lavoro molto costruito: gli impressionisti
invece fanno piccoli tratti veloci e non velature, delle pennellate che caratterizzano uno stacco dalla pittura
dell’Ottocento (e anche da Monet) facendo degli accostamenti come giallo – blu, oppure verde – rosso – viola.
Gli impressionisti hanno conoscenza dei colori complementari.
Una novità molto forte data dall’industria è quella del colore ad olio in tubetto, il pittore tradizionale doveva avere
della gente che macinava il colore e lo preparava con varie essenze, e non riutilizzabili; quindi i pittori lavoravano in
studio dove facevano delle composizioni copiando anche degli schizzi presi dalla realtà.
Gli impressionisti invece prendono i colori e vanno a dipingere en plen aire, è una grande rivoluzione anche perché i
colori da questo momento vengono restituiti in modo diverso.
Renoir, Claude Monet mentre dipinge nel suo giardino ad Argenteuil, 1872.
Questa è come una fotografia, Renoir dipinge Monet: è un quadro nel quadro. Sia Monet che la moglie non sono
ritratti in modo riconoscibile, i personaggi si conoscono solo grazie al titolo; la donna è solo un’idea, è una sorta di
macchia luminosa.
Ci fa anche vedere come sta seduto il pittore sullo sgabellino che si porta, e il telaio e il cavalletto. Non è scontato o
banale, non è facile dipingere dall’aperto, ci sono delle complicanze.
MONET
Come le nuvole, anche le stazioni ferroviarie e il fumo sono interessanti per Monet, hanno un colore diverso e non
sono cose statiche. Ci saranno molte sue rappresentazioni di stazioni.
Vengono poi rappresentati i passage, in cui ci sono una serie di negozi all’aperto ma che sono anche un luogo di
incontro.
Importante è anche la serie della Cattedrale di Rouen, in cui si vede la pesantezza della pietra che viene cambiata
dalla luce e diventa quasi palpabile. Monet si metteva alla finestra di un albergo di fronte e a seconda delle varie ore
del giorno metteva il dipinto e cambiava per creare il senso dei cambiamenti a seconda di come il sole lo colpiva.
Nella parte tarda della sua vita Monet si prende una casa con un giardino che fa coltivare e a seconda delle zone crea
anche suggestioni orientali. Ha un’ossessione particolare per le ninfee che diventano dei soggetti legati ai riflessi
dell’acqua. Lo stagno spesso sembra un prato, perché c’è il riflesso del prato, oppure sembra un cielo perché c’è il
riflesso delle nuvole.
C’è una moda che influenzerà anche Van Gogh, che è quella del giapponesismo, anche perché giungono delle stampe
giapponesi. Monet rappresenta la moglie su questo stile.
I papaveri, 1873.
Non c’è prospettiva, i protagonisti sono i papaveri.
Gli impressionisti dipingono sulla tela, facendo dei dipinti veloci. Questo è vero, ma non per tutti, solo per alcuni di
loro. Renoir e Degas, per esempio, compongono in studio facendo lunghi studi e disegni.
La loro pittura è fatta di macchie di colore giustapposte: rispetto alla pittura tonale che veniva spalmata e sfumata,
qui il colore rimane così come viene messo di impulso sulla tela, sono quindi delle pennellate a tocchi.
Colori puri – colori primari. Questi non sono realmente usati in modo diretto, c’è comunque una mescolanza.
Il colore viene sì dato direttamente sulla tela senza sfumature, ma così come è stato fatto sulla tavolozza, non
necessariamente direttamente dal tubetto – magari mescolando due colori per creare un colore diverso.
Per esempio, dove il rosso va sul bianco diventa una sfumatura di rosa; la sfumatura si crea da sola, non vengono
sfumati apposta una volta posti sulla tela.
Importante è anche l’invenzione della fotografia – 1834. Il brevetto di Daguerre viene registrato poco dopo, sono
lastre di vetro che hanno bisogno di una lunga gestazione. Dal primo annuncio nel 1826 al brevetto ufficiale passano
una decina di anni.
La fotografia fa in parte sparire la necessità di fare ritratti, quindi i pittori si possono concentrare su altri generi, ma è
importante anche perché le fotografie permettono di mettere in posa i modelli. Degas, per esempio, prende spunto da
una serie di fotografie per dipingere le ballerine (lui stesso scattava le fotografie).
DEGAS
L’esame di danza.
Degas fa delle composizioni molto costruite, in cui le ballerine sono probabilmente state disegnate in più pose e poi
messe assieme (sono interni quindi non disegna en plen aire, c’è anche una sorta di dominio dello sguardo, è come se
fossero delle cose belle viste dagli uomini).
Come lui, anche Renoir rispetto agli altri impressionisti è più interessato agli interni più che ai paesaggi.
Degas utilizza dei punti di vista particolare, come per esempio la buca d’orchestra, ci sono punti di vista curiosi.
L’assenzio, 1875-76
Era alcool a basso costo, sono rappresentate due persone ubriache. Era un modo per distrarsi dall’amarezza della
quotidianità. Questi personaggi – di cui c’è il riflesso sullo sfondo – diventano un simbolo della società.
Degas è legato anche al mondo del divertimento e del passatempo, ma anche del circo (che sarà un tema importante
anche per Picasso).
Fa anche una serie di sculture, non è solo pittore. La sua scultura è legata alle ballerine.
Rappresenta spesso donne ritratte con senso di amore e interesse, non è una pittura giudicante come fanno magari gli
espressionisti. In Degas c’è un interesse anche per le prospettive strane – per esempio una donna mentre fa il bagno o
mentre viene pettinata.
RENOIR
Renoir nasce come più legato all’accademia, fa sparire le figure ma rimangono comunque solide.
Rimane sempre legato al corpo e alla figura, ci sono dei tratti somiglianti, fa un ritratto di Monet ma a differenza di
Manet è meno impressionista, lo fa a modo suo, è ancora una raffigurazione attenta ai tratti.
Fa una serie di nudi che dimostrano il suo interesse: ama molto le donne, fa una serie di rappresentazioni come La
lettrice (1874-76), in cui si vedono tratti ma comunque veloci.
Ci sono anche dei paesaggi, rappresenta per esempio gli argini della senna e campi di grano.
Tra gli impressionisti ci sono anche due donne: Berthe MORISOT e CASSAT.
Raffigurano, in quanto donne, soprattutto donne con bambini. È una pittura un po’ meno veloce ed impressionista,
ma è comunque una pittura leggera e data per tocchi. Un altro tema classico delle pitture al femminile è quello della
lettura.
SISLEY
Ponte di Villeneuve
Il riflesso è fatto col verde, perché a riflettersi è il sotto del ponte.
Sisley è molto interessato al paesaggio – anche lui rappresenta la Grenouillere, i covoni degli impressionisti che
saranno fondamentali anche per Kandinskij. Rappresenta molto anche le fabbriche.
Paul CEZANNE
È un impressionista a sé, sarà poi di spunto per i cubisti. A un certo punto non si sente più a suo agio in questo
contesto. Si ritira da questo mondo e torna in Provenza – fa una svolta fra gli anni ’80 e ’90, le figure diventano quasi
legnose, c’è una forte attenzione per le figure geometriche. È come se dividesse tutto a pezzettini, questo sarà uno
spunto molto importante per i cubisti, Braque e Picasso se ne ispirano: il cubismo deriva da qui.
“Bisogna ricondurre tutto al cilindro, al cono, alla sfera, …”
Anche lui aveva fatto una serie di bagnanti ma molto ambigua, con un contorno nero.
Henri de TOULOUSE-LAUTREC
Era un nobile ma con problemi di salute, quindi si riteneva molto sfortunato, e si dà così alla pittura. Dipinge gli
interni dei luoghi che frequenta, ma è bravissimo soprattutto a fare i manifesti.
Ritrae anche gli interni, quindi ci dà l’idea di come si stava all’interno, rappresenta per esempio un bordello
dimostrando come le donne attendono i clienti e come si vestivano.
Medardo ROSSO
È uno scultore italiano impressionista, lavora con la cera. Sono sculture fatte in bronzo o terracotta, poi ricoperte di
cera che viene lavorata con le dita quasi a creare una seconda pelle.
Riprende l’elemento fondamentale dell’impressionismo che è quello di creare parti più in luce e alcune più in ombra.
Bambino, 1892
Ciò che fa di questo scultore un impressionista è questa idea di attimo, sembra che avesse preso di sorpresa questo
bambino: viene ripresa l’idea della pittura in cui vengono colti degli attimi. L’ideale riportato in pittura viene in
questo caso ripreso in scultura.
POST – IMPRESSIONISMO
Gli impressionisti fanno insieme otto mostre. Sono un gruppo che poi si scioglie, ma ognuno di loro continua a
dipingere finché muoiono. Già attorno agli anni ’80 dell’Ottocento si iniziano a vedere dei cambiamenti nella loro
pittura, iniziano ad emergere altre correnti che sono definite di post–impressionismo.
Pointillisme
Ha gli stessi temi dell’impressionismo, solo che la pittura diventa come fatta a puntini, ma vista da lontano il nervo
ottico vede come tutto compatto.
Con Paul Signac diventano puntini veri e proprio, mentre con Seurat sono quasi strisciatine. Questo artista è molto
affascinante ma muore giovane.
I macchiaioli
In Italia non c’è un corrispondente dell’Impressionismo, ma si sviluppa il fronte dei macchiaioli. Sono un gruppo di
pittori che si riconosce in nuove modalità pittoriche dal 1855. C’è comunque un contatto con gli impressionisti, i cui
quadri vengono visti e raccontati.
Tra di loro hanno comunque modalità diverse.
Il nome, come per l’impressionismo, deriva da qualcosa di non finito, come una sorta di spregio; deriva dall’idea di
macchia, come se fosse una pittura a chiazze, è un nome dato del 1862 da un giornalista.
È una pittura che si connota per essere tipica di un gruppo di amici che lavora sulla costa del mar Tirreno, in
Toscana.
Anche qui c’è una sorta di capo (che oggi si chiamerebbe curatore), così come Monet per l’impressionismo, che è un
critico e soprattutto letterato, Diego MARINELLI (la figura del mentore che sostiene gli artisti è all’inizio una
figura diversa, non è necessario essere un artista o un professore, sono spesso degli uomini che si occupano di
letteratura, così come sarà Marinetti o D’Annunzio – che scrive le cronache mondane ma anche le cronache delle
mostre d’arte a cui dava dei giudizi, o ancora Baudelaire).
Giovanni FATTORI
In vedetta, 1868
Il vero soggetto del dipinto è il muro, su cui riflette la luce di cui sembra quasi di sentire il calore. Lo sterrato sembra
della stessa sostanza del muro, non è come negli impressionisti in cui c’è il riflesso perché qui c‘è una luce fortissima
del mezzogiorno. Anche in questo caso, se lo si guarda senza pensare a cosa rappresenta, risaltano il bianco e lo
scuro, che sono delle macchie di colore che nell’occhio si creano come dei buchi. Lo stesso bianco torna nei cavalli,
nei cappelli, c’è una continua contrapposizione di chiari e scuri. Mentre gli impressionisti erano soliti fare delle
pennellatine più veloci, qui c’è una pittura più lenta e accademica ma molto più rivoluzionata.
Silvestro LEGA
Telemaco SIGNORINI
Simbolismo
La pittura accademica viene minata anche da altri esperimenti, c’è un filone che ama tutto ciò che è misterioso e
sogno.
Sono sempre raffigurazioni in cui c’è del mistero, sono esperienze che saranno i progenitori di successive pitture
come la metafisica di De Chirico, o il surrealismo.
Odilon REDON
Pittore francese molto bravo a lavorare anche con la grafica. Fa delle sorte di apparizioni anche spaventose, crudeli o
che ci facciano capire che stia accadendo qualcosa di brutto, sono come dei sogni strani, da cui si esce un po’ turbati.
I preraffaeliti
Hanno anche loro una sorta di mentore, William MORRIS.
Raffaello presentava in qualche modo un emblema di perfezione, i suoi dipinti sono belli e sereni; questo gruppo di
inglesi fraintende questa interpretazione di Raffaello perché lo identificano come un artista troppo finto: certe cose
che a noi oggi piacciono è perché sono state rivalutate, così come l’opinione dei critici a volte si esprime
fraintendendo, i preraffaeliti ce l’avevano con l’idea pittorica che Raffaello esprimeva e vogliono quindi tornare a
un’idea quasi medievale di comunità.
In questo modo loro inventano una sorta di medioevo ideale: sono in Inghilterra, che ha il suo momento di gloria e di
inizio proprio nel medioevo.
Gli artisti stanno in comunità/confraternita, si parlano, condividono. In questa confraternita si ritrovano condividendo
la stessa idea, il cui intento è anche quello di riunire degli amici che guardano soprattutto ai pittori prima di
Raffaello, quindi al primo Rinascimento (Botticelli, Ghirlandaio, …).
Pimpernel, 1876
Morris rivaluta secondo un processo artigianale questi motivi. Si proclamava socialista, guarda allo sfruttamento
della rivoluzione industriale. Lui prende ispirazione da motivi orientali o del Rinascimento, poi li ricrea dando
un’idea suggestiva.
La Ghirlandata, 1873
C’è molta ispirazione dei dipinti rinascimentali, quindi c’è comunque l’idea che si possa riprende l’idea bella della
pittura, sono dipinti anche molto ricchi.
Ophelia, 1851
Questo quadro rappresenta l’amata di Amleto, il cui padre è forse stato ucciso con l’aiuto della regina. Amleto finge
una pazzia per creare la vendetta e in questa sua pazzia colpisce anche la povera Ophelia allontanandola da sé, la
quale si suicida annegandosi.
Ciò che la rende bella è anche l’identificazione del paesaggio, di cui ne diventa parte (da una parte sono quindi dei
pittori molto tradizionali nella resa). I preraffaeliti sanno e usano i simboli dell’arte moderna, ma la resa è molto
accademica: ciò che è sognante è l’atmosfera e il paesaggio, come nel simbolismo qui c’è una grande ripresa alla
letteratura, o di Shakespeare o della letteratura classica.
Edward BURNE-JONES
Secessione viennese
È un’esperienza molto forte. Secessione significa staccarsi da qualcosa: un gruppo di giovani pittori si stacca
politicamente dall’accademia, in questo caso quella di Vienna, perché dicono che i professori insegnano sempre nello
stesso modo (si presenta così come una protesta).
A Vienna le arti decorative come tappeti, vestiti e arredo hanno sempre avuto grande importanza, data dall’impero
asburgico.
Crea la sede, ovvero il palazzo della secessione, che è molto nuovo anche dal punto di vista architettonico, i palazzi
del settecento erano grevi e pesanti. La novità sta nel fatto che i muri sono trattati con un intonaco bianco molto
liscio e pulito.
Al di sopra c’è una cupola che è una sorta di sera fatta con delle foglie di metallo – bronzo dorato, che diventano un
simbolo: in quanto sede espositiva, è importante che la luce entri dall’altro, è uno dei modi migliori per illuminare i
musei.
All’esterno si trova la scritta ver sacrum (primavera sacra) – primavera perché è un simbolo di ricominciare da zero,
di fare tutto nuovo, i secessionisti hanno molta voglia di fare e di essere ribelli. Era anche il nome della rivista,
capiscono che devono farsi riconoscere, creano una rivista su cui pubblicano opere e scritti.
È importante la commistione tra arti e decorazione.
KLIMT
Giuditta, 1901.
Lei è un personaggio tosto, Giuditta e Oleoferne è una storia biblica in cui lei si propone di salvare il popolo dal
nemico, con cui passa la notte ma a cui taglia poi la testa, è un’eroina ma è anche una seduttrice, un simbolo anche
lussurioso e erotico: la si vede infatti un po’ nuda, conturbante e languida.
Risalta il grande uso dell’oro, tipico della secessione viennese. Klimt deve la sua fortuna ad una visita in Italia a
Ravenna in cui era stato molto colpito dall’idea dei mosaici e quindi dell’oro.
La cornice stessa è progettata da lui.
Art nouveau
L’idea che le arti decorative ma anche l’architettura, la musica e la letteratura vadano a pari passo con lo stesso stile
si trova anche nell’art nouveau, che in Italia si chiama Liberty (prende nomi diversi a seconda dei paesi).
In Inghilterra c’era un grande magazzino che si chiama Liberty che importava stoffe di cotone dall’India con
fiorellini e decorazioni tipiche, queste stoffe arrivavano poi soprattutto in Italia, motivo del nome Liberty.
La sua peculiarità è che presenta molti fiori, alberi, come qualcosa che si arrampica su tutto ma che è anche molto
delicato.
Tipici sono i vasi di Emile Gallé, sono fatti di strati leggerissimi, sembra abbiano come prigioniere le foglie.
Quest’idea si trova anche nella metropolitana di Parigi grazie a Guimard, che fa grande uso della ghisa (un ferro ma
meno prezioso) e che presenta qui decorazioni floreali.
Era un materiale percepito come molto contemporaneo e anche come costoso.
Questo stile si applica soprattutto nell’architettura, in Italia soprattutto a Milano e a Palermo dove sono famosi i
balconi di ferro battuto.
Ha una declinazione strana in Spagna dove prende il nome di modernismo
Gaudì
Paul GAUGUIN
Gauguin è un personaggio strano, la mamma era di origini spagnole e la famiglia, benestante, aveva anche un forte
gruppo di parenti in Perù, in particolare a Lima dove avevano guadagnato un particolare peso politico ed economico.
Il padre era un politico, per questo scappa in Perù ma muore in viaggio.
La vita di Gauguin sarà sempre sull’orlo del fallimento, ogni suo sogno di trovare il luogo giusto viene smentito dalla
realtà dei fatti.
Gauguin è un autodidatta.
Fa anche il marinaio, gira il mondo, va in India e Africa, America, all’inizio non è la pittura la sua vita. A un certo
punto inizia a frequentare il mondo artistico, il patrigno è collezionista di opere impressioniste e così inizia anche lui
a frequentare lezioni di pittura e a farsi amici degli artisti come Pizarro.
Sposa poi una donna danese.
Quando avviene un crack economico nella banca in cui lavora, spera di iniziare a guadagnare come artista. In questo
momento inizia a viaggiare, cercando così anche dei soggetti diversi da dipingere, spera di trovare un altrove, una
vita meno corrotta dalla città e dalla civiltà.
Ne trova un luogo in Bretagna (nord Francia), ne viene affascinato.
Anche qui però non ce la fa, torna nel sud America, dove aveva un ricordo idilliaco di quando era bambino: più
precisamente nella Martinica, che tuttora è francese (Francia è colonialista), quindi è come se fosse a casa.
Qui la sua pittura ha un salto.
L’onda, 1888
Anche qui c’è il rosso. L’immagino è ripresa forse dalla stampa giapponese di Hiroshige: c’era un’importazione di
arti decorative giapponesi, c’è tutto un filone del mondo fluttuante (di cui fa parte anche il mandorlo in fiore che van
Gogh fa quando nasce il nipote, lo spunto è proprio una serie di stampe giapponesi con il blu lo sfondo e un ramo con
un pesco). Gli artisti nella Francia di quel periodo cercano quindi spunto in queste raffigurazioni.
Paul Gauguin, Self-Portrait with Halo and Snake, 1889
Questa raffigurazione è molto innaturale, ha un’aureola e c’è anche la presenza del contorno nero, quindi del
cloisonnisme. Ha un senso di confine e di traccia del colore, appare una nuova pittura.
Gauguin fa delle grandi aperture verso un mondo più esotico, così come altri personaggi quali Baudelaire sono
attirato da donne esotiche e quant’altro.
Lo spirito di avventura di Gauguin è anche una strategia commerciale, chiede una sovvenzione allo stato francese, è
tipico degli artisti di essere mandati altrove: si fa così sponsorizzare a va in Polinesia (quasi tre mesi di viaggio).
La sua fama quando torna a Parigi è acquisita grazie a questi viaggi.
Rappresenta donne molto belle e molto diverse dalle donne europee, in Europa non c’era l’ossessione del corpo, era
una società in cui c’era un diverso stadio di civiltà, mentre in Polinesia hanno un’altra visione perché le società lì non
erano troppo contaminate dal contatto degli occidentali. Gauguin sperava di trovare qualcosa di non corrotto, ma
trova invece qualcosa di diverso. Rimane comunque affascinato dalle donne.
Lui va lì per cercare nuovi colori e tematiche, ciò che fa effetto è il fatto che siano delle fanciulle esotiche nonostante
non voglia copiare la loro arte (è pur sempre un pittore francese).
Come Cezanne, che cerca altrove la sua ispirazione, anche lui lo fa risultandone vittorioso.
VAN GOGH
Non ha frequentato l’Accademia, ma ha comunque fatto lezioni di disegno, e guardava molte riviste.
All’inizio ha una forte passione per l’arte ma ha poi una crisi religiosa, il padre sacerdote protestante lo aveva
condizionato. Vicinanza con gli umili – mangiatori di patate.
Il suo sogno era quello di andare a Parigi e raggiungere il fratello, la presenza della pittura diventa importante, inizia
a dare segni di squilibrio.
La sua idea è quella di andare a cercare una luce molto forte – ha quindi un’idea di sud della Francia che gli dà
ispirazioni anche per nuovi temi – lo porta ad Arles dove fa alcune delle due opere più famose.
Van Gogh vuole creare una comunità degli artisti al sud, vuole che il suo socio sia Gauguin, il quale è perplesso di
andare al sud della Francia, purché vada viene pagato da Theo. Mal volentieri parte e va, è una sorta di ricatto
monetario e di promozione. 63 giorni in cui stanno insieme ad Arles, dipingono molto, ma non vanno d’accordo
perché van Gogh dice che bisogna dipingere le cose come sono, mentre Gauguin ricomponeva di più.
Gauguin cerca anche di essere più vicino a van Gogh cercando di dedicarsi ai paesaggi che però non trova
interessanti.
Nei dipinti della Camera da letto e della Sedia si vede una pittura che sia in van Gogh che in Gauguin inizia ad avere
dei segni neri che delineano il bordo delle cose. Nelle vetrate colorate delle basiliche questo effetto si chiama
cloisonnisme, il cui termine viene ripreso anche in questo caso.
È un periodo fertile perché c’è un colore forte e una luce intensa data dal sud della Francia.
Anche van Gogh riprede il tema dei fiori sullo sfondo – lo si vede nei dipinti del postino o dell’arlesiana.
Vengono ripresi dei giochi visti anche con gli impressionisti, come quello di dipingersi l’un l’altro.
Il rapporto tra i due pittori termina all’improvviso ma poi in qualche modo continua (Gauguin ne parla comunque
bene). C’è una sorta di biografia che van Gogh scrive alla fine della sua vita in cui cita questo episodio e dice che due
uomini hanno fatto a colossale quantità di capolavori.
Van Gogh sarà poi rinchiuso in un ospedale psichiatrico, ci sono molte ipotesi su quale sia la patologia di cui
soffriva. A volte le malattie mentali sono date da diverse vicende personali.
Le esperienze precedenti non possono essere definite tali perché semplicemente si staccano o spostano, mentre qui
c’è una vera e propria rottura
ESPRESSIONISMO
Nel 1905 nascono contemporaneamente i Fauves e Die Brucke. C’è una sorta di collegamento tra i due; il nome di
entrambi è dato da critici.
Nel 1905 in Francia si tiene la mostra del Salon (il più famoso e ambito di tutti era quello d’autunno). I fauves
vengono presi (hanno un amico in giuria che li fa passare), ma un critico vedendo i loro quadri, che usano colori
molto forti, dice che è come essere all’interno di una gabbia di belve, per intendere come questi pittori usassero il
colore in modo irreale.
Ne fa un paragone con le statue dicendo “ecco Donatello fra le belve” (non è veramente una statua di Donatello).
In Germania avviene la stessa cosa con die Brucke (ne è esempio l’arte di Kirchner).
Francesi: sono più attirati dal colore e dalla sensualità, è molto tipico il sentimento della solitudine. Le
prostitute sono rappresentate in modo sensuale e misterioso.
Tedeschi: sono più duri, c’è una forte denuncia sociale. I ritratti di prostitute sono molto frequenti, ma in
questo caso sono più gracide e tristi.
Fauves
Si vede anche Braque che farà poi parte del cubismo, c’è poi Raoul Dufy, Albert Marquet, De Vlaminick, Van
Dongen (con cui la cantante diventa gialla, ma a causa della luce del locale).
Henri MATISSE
La danza, 1910
la danza e la musica hanno un peso nella vita degli aristocratici russi, le persone di buona famiglia sapevano almeno
suonare o cantare. Questi pannelli sono molto misteriosi, il mistero è dato anche dai colori.
Elemento fondamentale per le opere di Matisse è la prospettiva che non si vede più: lo si vede per esempio in Vaso
con pesci rossi, è una prospettiva che non può esistere.
Anche lui ha suggestioni molti francesi, che diventano quasi un tessuto. Gli sfondi di tessuti a fiori e le stoffe
provenzali sono anche delle scuse per far vedere queste donne languide, e anche per avere un campionario di tessuti.
Matisse è molto avanti nella sua ricerca, quando diventa vecchio fa anche una sorta di sagome, nel momento in cui la
sua vista inizia a svanire: fa delle sagome in cui i corpi sono gli stessi de La Danza o La Musica.
Questi diventano dei quadri molto contemporanei: a un certo punto, non avendo capacità di dipingere perché le dita
gli si sono atrofizzate, fa una serie di figure che ballano e che riportano anche una sorta di universo.
Crea anche delle vetrate: è una vecchiaia molto significativa.
Sia Matisse che Picasso, usano molto la tecnica della pittura murale, era una moda usata molto in Sudamerica nel
periodo fascista.
Die Brucke
Si inseriscono nella tradizione tedesca dell’incisione, soprattutto della xilografia (i tedeschi preferiscono le cose più
rigide e severe). C’è tutta una serie di produzioni artistiche che sono o libri o giornali, o una serie di grafiche fatte
con questa tecnica dura perché si tratta di incidere una tavoletta di legno. Bisogna scavare, il segno è rigido e quindi
bisogna stare attenti (anche gli effetti sono poi più duri e rigidi).
Il manifesto per la loro mostra vede una ragazza nuda che non ha in braccio un bambino, ma è una sorta di idolo. Ci
sono poi colori molto piatti, tutto nero, rosso, …
Emil NOLDE
Ha un fascino per ciò che è esotico, un po’ alla Gauguin. È una scusa per fare dei corpi nudi che sono quasi dei corpi
urlanti. Il suo giudizio morale sulla società è data da una sorta di maschere esotiche che si vedono nei suoi quadri.
Sono figure che fanno spavento, anche se sono delle semplici maschere: queste diventano dei diavoli, danno un senso
di paura, come a dire che la società nasconde dei diavoli.
Altri pittori dipingono anche figure come pazze in manicomio attraverso donne esotiche, sono donne altre che però
fanno paura, non sono piacevoli come quelle di Gauguin. Tornano molti visi che sono ripresi dalle maschere
africane.
Del clima espressionista fanno parte anche altre figure. È un clima tormentato dato soprattutto dalla prima guerra
mondiale. Fra questi c’è Schiele.
Egon SCHIELE
Ha una vita da romanzo, tormentato, ama la sua fidanzata che però muore giovane. È un grande disegnatore, ha un
tratto molto brioso ma anche molto spezzato.
Edward MUNCH
L’urlo, 1893
Rappresenta lui stesso che sente l’abisso sotto di sé, si sente mancare, ha una sorta di allucinazione (negli anni ’40
muoiono la mamma e la sorella, è un periodo difficile e nessuno lo capisce).
Questo dipinto, di cui esistono anche altre versioni, è dato da un episodio in cui una sera passeggiava in un sentiero e
tutto era intenso, le nuvole erano tinte di rosso sangue, sente in quel momento un urlo attraversare la natura.
Dice nella descrizione che i colori stavano urlando, li fa urlare lui stesso nel suo dipinto.
Il personaggio raffigurato diventa quasi un teschio, in una cornice di una delle versioni dice che a un certo punto si
ferma e gli sembra che sulla città salisse sangue e nuvole di fuoco, è una specie di visione biblica. Lui rimane dietro
mentre i suoi amici continuano la passeggiata, questa cosa lo segna molto.
È un segno molto forte e movimentato, che è la chiave di lettura degli espressionisti.
CUBISMO
1907 – Les Demoiselles d’Avignon. Il 1907 è una data che cambia le sorti dell’arte di Picasso: in quest’anno
avvengono due eventi, uno dei quali è la nascita di questa opera.
Il cubismo si sviluppa più precisamente dal 1909 in poi.
Pablo PICASSO
Arrivare al punto in cui è arrivato Picasso non significa non saper far arte, è un processo lungo e complicato. Ci sono
testimonianza che egli era un artista molto capace (lo si vede dal quadro Pima comunione, in cui il tappetto di velluto
è reso con una grande qualità, come un pittore seicentesco).
Ciò che cambia Picasso è il suo viaggio a Parigi, una città dove “c’è sempre a luce” e dove si incontrano molti luoghi
di divertimento, ma è anche il luogo in cui gli artisti avevano avuto un periodo molto favorevole e avevano portato
alla creazione d diverse correnti.
Picasso va in un primo momento in esplorazione, è inoltre catalano e non sa la lingua; quando arriva, quindi, fa la
fame, c’è la leggenda dell’artista che vive a Mont Martre, un luogo in cui stava la gente povera. Il Bateau lavoir era
una specie di fabbrica abbandonata dove gli artisti potevano affittare delle stanze che utilizzavano come studi/casa.
Picasso conosce degli amici, e capisce che è lì che vuole stare.
C’è un periodo di dipinti molto cupi, chiamato il periodo blu (1901-1904), di cui si vuole dare una lettura psicologica
data dal suicidio di un suo amico. Questo periodo lo aiuta tuttavia a trovare una sua vena e una serie di soggetti che
vuole ritrarre.
Il blu dà un senso di freddo e di tristezza. In questo periodo si trovano già elementi che torneranno nelle sue opere
più tarde, come per esempio i piedi e le mani sproporzionati: è quindi già un modo di rinnovarsi.
Al periodo blu subentra poi il periodo rosa (1905-1906): non solo le tonalità dei dipinti cambiano (aranciate e
rosetto), ma si vede anche spesso gli stessi soggetti (quindi personaggi del circo) rappresentati in modo più leggiadro.
Sono da una parte dipinti molto astuti (gli artisti in questo periodo devono trovare da soli un pubblico e degli
acquirenti), ma Picasso non ha paura di prendere una propria strada, e rimane quindi ai margini facendo delle cose
diverse. Nonostante questo, rimane una pittura figurativa: frequenti sono i soggetti dei saltimbanchi, in cui da una
parte c’è un senso di sospeso ma dall’altra un’idea di famiglia.
Nel 1906 muore Cezanne, il quale alla fine della sua vita aveva iniziato a dipingere in modo diverso, seguendo
quindi delle forme geometriche. Egli ha soprattutto un’ossessione per la montagna di Saint-Victoire che assume
forme geometriche (anche lui, in qualche modo, muore per la sua pittura).
Cezanne crea dei cubetti, e dei tasselli, che saranno ispirazione per il cubismo.
Nel 1907 avviene inoltre una morta che dispone una serie di opere passate: questa si tiene al Salon d’Automne.
Artisti che erano inizialmente rifiutati vengono in questo momento apprezzati; le opere di Cezanne colpiscono in
questo momento Picasso e Braque.
Importante è il fatto che a Parigi in questo periodo c’è una grande moda dell’arte negra (i paesi europei, in quanto
coloniali, prendevano delle risorse dai paesi considerati primitivi, e l’Africa fa parte di questi).
Avere delle colonie comporta il fatto che i loro manufatti (che per loro sono delle raffigurazioni di idoli nate come
opere di devozione) venivano importati e interpretati in altro modo. Questi venivano venduti alle aste di Parigi
oppure portati nei musei etnografici (che mappano i costumi dei popoli).
Ci sono testimonianze che Picasso, come tanti altri artisti quali Braque e Modigliani, andavano a visitare questi
musei per disegnare le opere lì esposte, soprattutto le maschere (le quali hanno delle scarificazioni e hanno accentuati
i tratti somatici come le sopracciglia e il naso).
Gli artisti quindi non copiano, ma prendono solo spunto e poi trasformano. Queste opere, tra l’altro, sono fatti di
materiali molto duri, il che è interessante perché danno dei riflessi di luce molto forti.
Per questi artisti, questo spunto è qualcosa di esotico ma allo stesso tempo rappresenta un primitivismo del proprio
luogo (sono interessati anche a soggetti della Grecia arcaica, che hanno forme lisce e spropositate).
Picasso inizia nel 1913 a fare degli esperimenti creando degli oggetti tridimensionali (lui e Braque sono i primi a fare
una simile arte). È come se fosse una scultura cubista, presentano delle sagome che creano ombre e strani effetti.
Picasso è in continua evoluzione; i suoi cambiamenti sono forse dati da una necessità economica a causa della prima
guerra mondiale (è più facile vendere delle opere figurative).
Picasso viaggia in Italia, che è grande fonte per gli artisti (ne è esempio anche Klimt che si ispira ai mosaici
ravennati). Picasso visita musei e viene colpito dall’arte italiana: vede le cose dal vivo cambia la sua prospettiva,
inizia a fare il figurativo.
Il sogno, 1932
Certe forme del cubismo tornano (come le forme del viso), ma sono accorpate. La testa di questa donna è in qualche
modo una maschera, c’è un collage visivo di elementi precedenti.
Guernica, 1937
Pese bombardato dagli italiani e dai tedeschi, in Spagna è in atto la guerra civile. È un dipinto enorme che era stato
richiesto dal governo spagnolo a Picasso in occasione di un’esposizione a Parigi (voleva quindi essere una denuncia).
Colori in bianco e nero sono causa di un’ispirazione da varie foto che Picasso vede nei giornali. Ci sono vari spunti
ma anche varie storie, c’è una parte cubista ma anche una parte surrealista. Si vede, per esempio, una ripresa della
strage degli innocenti oppure una serie di figure che urlano, che stanno a significare che il bombardamento è stato
fatto a tradimento su una tradizione inerme. Ci sono poi delle presenze come il toro (simbolo di dittatura ma anche
della Spagna), il cavallo (che potrebbe avere un significato politico ma che accomuna uomini e bestie e il patimento),
e il soldato a terra con la spada spezzata.
In qualche modo è anche questo un collage visivo.
La lampada è un simbolo di una bomba, ma anche un significato simbolico; il quadro è simbolo di tutte le guerre, è
stato portato in tour per raccogliere una sovvenzione per il governo spagnolo (questo porta a discussioni, Picasso
non vuole che torni in Spagna nel momento della dittatura di Spagna, quindi per un periodo rimane in America).
Quando un artista cambia in maniera così continua e forte, vuol dire che è successo qualcosa di significativo, ci sono
molti elementi che influenzano questi cambiamenti.
A Picasso, tra quello che fa prima e quello che fa poco, succedono molte cose (spesso gli artisti sono come delle
spugne che assumono molte cose, che sia l’amore per l’arte negra o quant’altro)
BRAQUE
Ci sono delle conseguenze dall’aver visto la mostra di Cezanne e dall’aver visto queste mostre dell’esotismo, quale
soprattutto l’invenzione del cubismo, il cui vero inventore è Braque (è anche un incisore molto bravo).
Lui e Picasso sono molto amici, anche se lavorano molto vicini andavano d’accordo. C’è un’occasione in cui
passando un’estete al mare fuori da Parigi, in cui fanno delle opere ispirate a ciò che avevano appena visto.
Cubismo sintetico
Questo è più riconoscibile rispetto al cubismo analitico.
Chitarra, Picasso
Picasso è una specie di inventore, prende in certi caso dei giornali futuristi e li incolla sulle sue opere.
Ci sono altri pittori che vengono affascinati dal cubismo, ma operano in modo diverso, come usando il colore in
modo più intenso. Ne sono esempio Gris o Delaunay. C’è inoltre una corrente che si chiama il cubismo orfico: gli
artisti rubano questo termine per significare un’altra cosa e per dare un’idea di musica, rinascita, e di magico (ne è
esempio l’opera Finestra, 1912 di Delaunay).
FUTURISMO
Marinetti è un letterato che aveva deciso di fondare una nuova epoca culturale: propone così il manifesto del
futurismo in cui dichiara le sue intenzioni. Questo avviene il 20 febbraio 1909 sul giornale “Le Figaro”; in realtà,
questa proclamazione era stata preparata da Marinetti e i suoi aiutanti precedentemente e l’aveva mandata a diversi
giornali.
Nel dicembre del 1908 accade il terremoto di Messina, evento che aveva suscitato molte polemiche a causa di pochi
aiuti, quindi tutti i giornali parlavano di questo: Marinetti capisce che in questo momento il suo manifesto non
causerebbe interesse, ma ci prova lo stesso; il primo a pubblicarlo è La gazzetta di Emilia (e altri).
È un manifesto molto forte per l’epoca, inneggiava alla violenza e alla forza, si vuole suscitare una polemica.
Il futurismo è un mondo molto maschilista.
Vuole cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità; nei loro dipinti i pittori futuristi applicano
questi temi, soprattutto quelli della velocità e del dinamismo.
Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed
il pugno. (…) la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità.
L’immagine di un’automobile è più bella della Vittoria di Samotracia.
In questo modo non vogliono esaltare la violenza fine a sé stessa, ma vogliono creare un futuro diverso perché sono
contrari con tutto quello che c’era, vogliono distruggere tutto quello che c’era prima per ricostruire.
Vogliamo glorificare la guerra come igiene del mondo, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei
libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna (…)
C’erano anche delle serate futuriste, che spesso finivano a botte perché il pubblico non apprezzava.
Russolo, Carrà (metafisica), Marinetti, Severini, Boccioni – sono i principali futuristi, fanno una serie di manifesti,
per esempio nel 1910 quello dei soli pittori futuristi (ci sono poi quello della scultura, della moda, della cucina e
quant’altro).
Il futurismo è l’unica avanguardia italiana. È un periodo ancora antecedente la guerra, nonostante la esaltino (a causa
di rabbia e desiderio di ribellione), quindi non sono realmente fascisti.
La rivista per eccellenza è Lacerba, aveva anche una distribuzione internazionale (soprattutto francese).
Umberto BOCCIONI
Giacomo BALLA
Muybridge, insieme a Marey, è uno di quei fotografi che riporta la ricerca di catturare la realtà. C’è quindi
un’applicazione scientifica, che attraverso il movimento degli animali cerca di studiare anche il corpo umano.
Oltre a questi, i fratelli Bragaglia studiano il dinamismo attraverso la fotografia.
Luigi Russolo aveva inventato gli intonarumori, concepiti come opere d’arte, che invece che suonare facevano dei
rumori; venivano usati in occasione delle serate futuriste. Questi rumori vengono riportati da Russolo anche su
pentagramma.
Rumori, velocità e modernità erano le ossessioni del futurismo.
Antonio SANT’ELIA
È un architetto che muore molto giovane, in guerra: i futuristi presi dall’entusiasmo si arruolano.
Le sue architetture restano dei progetti (anche perché sarebbero state impossibili da realizzare all’epoca), ma
lasceranno un impulso molto forte per gli architetti razionalisti degli anni ’40.
Le case d’arte, come la casa d’arte futurista di Balla a Roma, sono luoghi in cui si possono comprare oggetti, mobili
e quant’altro di gusto futurista.
Nei loro manifesti vogliono ricostruire l’universo: non solo l’arte, ma anche la danza, la cucina, gli oggetti d’uso, …
quindi è una corrente unitaria che comprende tutti i campi della vita. Tra le varie code, è importante anche la moda:
Thayat inventa una tuta che però funge da abito elegante. Per quanto riguarda la cucina, venivano fatte degli
abbinamenti immangiabili.
Secondo futurismo
Il secondo futurismo nasce con la morte di Sant’Elia e Boccioni (1916).
Boccioni si innamora di una nobildonna, dopo di cui cambia anche modo di dipingere, a un certo punto torna a casa e
vuole imparare ad andare a cavallo (sempre a causa d’amore). Di sera Boccioni aspetta le lettere segrete della sua
amata, si faceva portare delle cose da mangiare insieme a queste lettere, che porta alla sorella: succede però che
uscendo a cavallo muore. È una sorta di destino, sono sì persone che avevano inneggiato alla guerra, ma quando
capiscono cos’è cambiano punti di vista.
Gerardo DOTTORI
È uno dei migliori. Il secondo futurismo è più legato a temi di guerra, motivo per cui viene spesso accusato di essere
fascista.
Questo movimento del secondo dopoguerra viene dimenticato, c’è una sorta di esaltazione invece di altri valori e
quindi questa pittura e tutti questi esperimenti vengono accantonati.
ASTRATTISMO
KANDINSKIJ
È a cavallo fra due mondi delle leggende e della mitologia russa e il mondo europeo, ma fa un cambiamento molto
forte nel 1910, in cui fa il primo acquarello astratto.
In questo suo cambiamento e muoversi verso l’astrazione, quelle che sembrano delle macchie dei suoi quadri
intitolati Impressioni, hanno comunque ancora una presenza di paesaggio.
Composizione X, 1938
Questi dipinti ricordano dei suoni musicali ma anche delle stelle, dei microrganismi.
Kandinskij dice che quando pensa al giallo è come se sentisse un colore aspro ma allo stesso tempo caldo; pensando
invece ai colori freddi quali verde e blu emerge un’immagine di freddo. Queste sue teorie sono date da altre ricerche,
che però lui applica alla sua pittura.
Kandinskij è inoltre professore alla Bauhaus, scuola di design e architettura, in cui insegna le teorie delle forme e del
colore.
Qui si trova anche Paul Klee, il quale è un artista che ha una grande rivelazione da un Vaggio in Africa, in cui viene
colpito dalla forte luce.
Der stijl
Hanno una visione del colore più nuove. Vengono utilizzati, anche nell’arredamento, dei temi e colori ripetitivi.
MONDRIAN
L’albero grigio
Diventa monocromo, c’è quasi una ripresa di cubismo.
Queste forme diventano poi sempre, più attratte ma c’è sempre l’idea di astratto. Si arriva alle composizioni.
Presenta delle griglie in cui lo spazio bianco e sagomato è equilibrato: il giallo sembra che si espanda, il blu è più
piccolo ma più pesante come colore.
Suprematismo
Si riferisce alla supremazia della plasticità. È una supremazia di ciò che si sente.
MALEVICH
Dalla croce nera arriva a Quadrato bianco su sfondo nero, 1914. Questi quadri vengono messi in posizioni
particolari, l’angolo: nella religione ortodossa l’angolo e la posizione angolare era riserrato all’icona più importante.
Sono degli studi molto difficili, certi critici sono molto dubbiosi sul fatto che l’ultimo quadro suprematista di
Malevic sia datato 1914.
Costruttivismo
TATLIN
In sintonia e parallelo al suprematismo si sviluppa il costruttivismo, una corrente che ha più a che fare con il
tridimensionale. Il più importante esponente è Tatlin, a cui dopo la rivoluzione russa si affiancano altri artisti.
Tatlin era stato chiamato a creare un movimento, che dovrebbe essere una sorta di torre notante, che non venne mai
idealizzato.
Cubofuturismo
Mettendo insieme gli spunti del cubismo e la velocità del futurismo emerge la corrente russa del cubofuturismo. Di
questo fanno parte Larionov, la Gončaróva e altri, che sfoceranno poi nel raggismo.
Ii futuristi fanno mostre in Europa, modo in cui vengono a contatto anche con i russi.
DADAISMO
È un periodo di piena guerra mondiale, ci si trova a Zurigo (la Svizzera è neutra). Il luogo di ritrovo dei dadaisti, nati
nel 1916, è il cabaret voltaire. Gli artisti si ritrovano qui facendo serate simili a quelle futuriste (solo che si svolgono
nel loro locale e non in teatri).
Sono una serie di amici che condividono l’idea che sta accadendo qualcosa di molto assurdo, e quindi è necessario
fare cose assurde.
Hugo BALL è la mente dei dadaisti. Crea una poesia astratta e onomatopeica, nominata Karawana (crea una lingua
che non esiste). Nella recitazione interessa un costume fatto di cartone blu che lo identifica come un mago.
L’idea del nome è data dal fatto che questi artisti vogliono esprimere il non – senso di quel periodo. Può significare
“sì sì” in russo, oppure il verso di un bambino. Secondo una leggenda, è una parola trovata aprendo il vocabolario a
caso nel momento in cui dovevano dare un nome d’arte ad una cantante del loro cabaret.
Sono contro la guerra, c’è quindi una protesta, a contrario dei futuristi. Hanno un disgusto per la società, la stessa
degli Espressionisti ma espressa in modi diversi.
Erano contro la borghesia.
Hanno anche loro dei costumi di scena, vicini a quelli del futurismo. Hanno anche loro una rivista “Dada”, in cui
esprimono il fatto che non vogliono niente. Il loro nome non significa nulla, è abolizione della logica, è solo una
forte protesta.
I suoi esponenti si trovano in varie comunità, non solo a Zurigo ma anche a Parigi, Colonia, Berlino, Hannover.
Duchamp e Man Ray scapperanno poi a New York, portando anche lì il dadaismo.
Nonostante fosse neutrale, la Svizzera aveva comunque una posizione che si trovava nel mezzo.
Sono protagonisti giovani, alcuni perderanno le tracce, mentre altri (come Duchamp) saranno i padri dell’arte più
contemporanea. Alcuni, infatti, si legheranno a collezionisti e a personaggi importanti, diventando così dei
protagonisti e dei punti di riferimento.
I dadaisti fanno anche delle mostre, hanno l’iniziativa di disporre le opere in modo strano: la mostra on è data solo da
quadri e disegni, ma ci sono in mostra anche scritte, cartelli, manichini e altri componenti strani. C’è la classica
struttura della galleria d’arte borghese, ma è un allestimento strano.
Hans ARP è l’altra mente, fa delle opere che sono come delle macchie – delle presenze.
Tristan TZARA è poeta, riprende l’idea dei futuristi, scrive il manifesto. Il dadaismo è definito un movimento,
affinché se qualcuno vuole può aggiungersi.
Raoul HAUSMANN
È lo spirito del dadaismo berlinese. le sue opere spesso sembrano dei manichini, il che sta a significare che l’uomo è
troppo coinvolto dalla macchina, diventa parte del meccanismo a causa della rivoluzione industriale.
George GROSZ
John HEARTFIELD
Fa parte del gruppo della nuova oggettività (Neue Sachlichkeit), che si sviluppa negli anni ’20; sono gli anni di una
grande inflazione e della nasca del fascismo e del nazismo, che peggiorerà ancora la situazione. Le pitture tedesche
della nuova oggettività riprendono il gusto freddo e disgustoso della denuncia sociale, vogliono puntare un faro in
faccia a qualcuno.
Otto DIX
Il regime nascente cerca di ostacolare la libertà degli artisti. In Germania si mette in atto quindi una macchina
politica contro gli artisti che secondo Hitler è inaccettabile. Viene organizzata una mostra dell’arte considerata
degenerata, per mettere in scherno davanti al pubblico le opere di questi artisti. Di questa mostra, la Entartete Kunst,
fanno parte gli artisti più importanti del momento; le opere vengono dalle opere che erano state rastrellate finora.
Da una parte si vuole dimostrare l’orrore di queste opere, ma fecero anche un effetto contrario perché girando per la
Germania queste opere sono mostrate in luoghi in cui gli artisti stessi non avrebbero mai potuto andare.
Kurt SCHWITTERS
Merzbau, 1923
La parola non ha significato, ma è una costruzione che avviene all’interno della sua casa. Egli la inizia agli anni ’20,
ma sarà pio distrutta a causa di un bombardamento. Si tratta di un accumulo di cose in cui con strutture varie crea
una sorta di tunnel nelle stanze proponendo degli altarini ai suoi amici artisti. È una specie di concrezione, come una
grotta all’interno di cui ci sono molte presenze. Il suo appartamento diventa una presenza in cui non si può più
vivere, ma è una sorta di tempio delle sue memorie.
Marcel DUCHAMP
È un uomo di buona famiglia, sono colti rappresentanti, scrittori e artisti a loro volta.
Dal primo tipo di pittura c’è un passaggio successivo in cui si dedica al ready made in cui coinvolge oggetti fatti
dall’industria (grade o piccola), quindi qualcosa che non è più creato dall’artista e nemmeno da una bottega.
L’artista in questo momento ribadisce il su valore di creatore e pensatore (nel Medioevo gli artisti erano ritenuti degli
artigiani), facendo un passaggio in cui dice che non è importante ciò che l’artista fa, non è più interessante la
rappresentazione del mondo reale e del bello, ma è necessario concretizzare la propria idea (e lo si può fare anche
con qualcosa che esiste già).
Fontana, 1917
Questa è un caso particolare a causa della sua forma particolare. È un urinario rovesciato, richiama tante cose
misteriose, come il fatto che a Duchamp interessasse tutto ciò che è legato all’alchimia e ai misteri, al fatto di poter
trasformare la materia. Una doppia presa in giro a causa del titolo.
Firma quest’opera con “R Mutt”, quindi non con il suo nome, il che rimanda al nome di madre in tedesco, ma
soprattutto alla ditta che componeva questi sanitari. È una provocazione perché manda quest’opera in America ad
una mostra in cui lui è in giuria: è una mostra in cui si partecipava semplicemente mandate le opere, ci fu uno
scandalo perché la giuria la riteneva offensiva.
Si giustifica dicendo che non importa se Mutt ha fatto o no l’opera con le sue mani, ma è importante che l’artista
faccia l’opera non pensando al materiale che usa ma a cosa vuole trasmettere: vuole far sì che l’uso pratico di questo
oggetto scomparisse. Duchamp ha scelto:
“(…) ha preso un comune oggetto di vita, l’ha collocato in modo tale che un significato pratico scomparisse sotto il
nuovo titolo e punto di vista, egli ha creato una nuova idea per l’oggetto”.
Duchamp fa una serie di diversi ready made, ne è esempio lo scolabottiglie, preso da un mercatino di Parigi.
Propone il ready made rettificato nel momento in cui anche lui ci mette le mani.
L.H.O.O.Q., 1919
Prende un piccolo poster della Gioconda. Suscita una pluralità di interpretazioni nelle sue opere: è affascinato dalla
Gioconda ma la prende in giro, c’erano molte teorie sul quadro. Il titolo è un gioco di parole, se letto velocemente
significa “lei ha caldo al culo”, ovvero “se la spassa alla grande”: questo rimanda all’idea che nonostante tutto la
Gioconda se la sta passando bene, è diventata famosa.
C’è anche il gioco del falso, quindi prende in giro la proliferazione delle immagini e dell’ossessione della Gioconda.
Duchamp è anche il precursore di una serie di esperimenti fatti con i travestimenti, ne sono esempio i casi in cui si
traveste da Rose Selavy (1926). Con queste immagini crea dei falsi profumi,
Duchamp era una grande giocatore di scacchi, lo si vede in un cortometraggio in cui gioca con Man Ray.
Duchamp fa anche delle opere in scatola: fa delle piccole produzioni delle sue opere che inserisce come in un kit.
L’idea di mettere le proprie opere in scatole è un’idea che ispirerà molti artisti degli anni ’60 – ’70. In qualche modo
dà con questo importanza alle sue opere, è un po’ come metterle in un piedistallo.
Man RAY
Fa una serie di oggetti che stanno fra il dadaismo e il surrealismo.
Il dono, 1921
Un ferro da stiro viene trasformato: Man Ray aggiunge dei schiodi, quindi perde la sua funzione, è un dono inutile
ma anche provocatorio ed inquietante.
Inventa i rayogrammi, delle fotografie non fatte con la macchina fotografica ma composta attraverso l’impressione
del sole: mette dei fogli a cui appoggia sopra degli oggetti. Sono esprimenti interessanti che aprono anche a nuove
possibilità tecniche.
Francis PICABIA
C’è un momento a sé in questo periodo, di cui fanno parte gli italiani, tra cui Modigliani e Soffici. Questi riprendono
le opere di mistero delle opere metafisiche di De Chirico.
SURREALISMO
I surrealisti si sentono eredi del dadaismo. Anche loro fanno un manifesto nel 1924, c’è di nuovo un
letterato/curatore che segue gli artisti, André BRETON.
Surrealismo vuol dire andare oltre la realtà e cercare qualcosa di assurdo: dada è più polemico e scandalizzante, il
surrealismo crea una sorta di disagio perché fa vedere delle figure di sogno o di incubo. Si parla in questo caso di
automatismo psichico, l’opera si fa da sola ma è condotta da un intento che non è conscio. Non deve avere
preoccupazione estetica o morale (soprattutto nello scritto): spesso il surrealismo ha dei temi legati al corpo e al
sesso.
Dietro a queste ricerche ci sono gli studi dell’inconscio di Freud (che aveva inventato la psicanalisi) e di una serie di
pensatori che avevano cercato di studiare i sogni e le azioni che facciamo senza rendercene conto, le quali rivelano
quello che realmente facciamo o pensiamo.
Il punto di riferimento dei surrealisti è De Chirico, anche se lui non vuole esserlo. È una figura fondamentale: i suoi
manichini e le persone, che vengono rappresentate allo stesso modo anche da Carrà, sono modelli per i surrealisti.
Max ERNST
Le Pleiadi, 1921
Questo è un esempio in cui viene ripresa l’immagine del manichino e di figure misteriose che vengono spesso riprese
nei suoi dipinti.
Joan MIRO’
Dipinge cose della natura che diventano dei microrganismi, riprende l’idea dei fiamminghi. Diventa alla fine più
astratto.
Renè MAGRITTE
Salvador DALI’
Giorgio MORANDI
Si avvicina a De Chirico; quest’ultimo con il fratello e Carrà hanno una sorta di incontro a Ferrara in cui si sono fatti
ricoverare all’ospedale per fuggire alla guerra. Lì la modalità di dipingere di De Chirico passa anche agli altri, e
Morandi si inserisce in questo filone.
La sua caratteristica è quella di dipingere le nature morte, il che è molto diverso dalla pittura contemporanea visto
finora.
Carlo CARRÀ
Il Novecento Italiano
Tra gli anni ’20 e ’40 in Italia ci sono una serie di artisti che legano il loro nome ad un gruppo importante messo
insieme da Margherita SARFATTI, una delle prime critiche d’arte. Ha un’idea di mettere insieme una serie di
artisti del Novecento italiano che sono molto figurativi, hanno una pittura molto riconoscibile e piacevole.
Voleva essere una pittura legata alla famiglia, alle tradizioni e a valori classici. È un momento glorioso.
Mario SIRONI
Periferia, 1922
Le cose per cui è più riconosciuto sono i dipinti delle periferie. Riprende l’idea di Boccioni con le rappresentazioni
della città e delle industrie. Sironi negli anni ’20 mappa la crescita della città e le periferie, anche se con meno
entusiasmo rispetto a Boccioni, piuttosto con una nota di malinconia.
Ci sono tre scultori che dimostrano che si può fare scultura contemporanea evocando forme più semplici.
Henry MOORE
Jean ARP
Le forme della sua scultura ricordano parti del corpo, sembrano delle grandi uova poi trasformate. Non solo la pittura
si muove verso forme più astratte, ma anche la scultura.
Alexander CALDER
Diversamente alle statue che stanno sui basamenti, le sue sculture stanno nell’alto e fluttuano; si chiamano mobile
proprio per questa loro caratteristica, si muovono a seconda delle correnti d’aria.
Jean FAUTIER
Jean DUBUFFET
Non nasce come pittore, ma lo diventa. È molto interessato a collezionare la pittura dei malati mentali o dei bambini,
quindi “l’arte brutta”, che cita nelle sue opere; si vedono infatti disegnetti che possono essere presenze quali ad
esempio delle casette.
L’Hourloupe, 1966
Si vede un incastro di elementi, è una moltiplicazioni di presenze.
Hans HARTUNG
Untitled, 1952
Hartung fa una serie di dipinti ispirati molto alle calligrafie orientali, si rifà ai rotoli di pittura, c’è un’idea di segno
liberatorio molto forte.
Hartung è tedesco.
Giuseppe CAPOGROSSI
Superficie 210
Fa una serie di dipinti precedenti anche più figurativi, a un certo punto inventa una forma “a pettine”, che diventa un
modulo con cui occupa un’intera superficie.
Alberto BURRI
Cretto G 1, 1957
Di solito il pittore quando fa un dipinto sta attento che la superficie non si rovini; l’effetto di rotture che si vede nei
dipinti di Burri viene ricercato con delle sorte di argille, colle e colore bianco, in modo che quando il quadro si
asciuga si spezza (per questo è definito informale).
Ci sono molti artisti che prendono spunto dopo aver visto Burri e altri artisti in Italia.
Peggy GUGGENHEIM ha un ruolo fondamentale per Pollock, ma ha un rapporto fondamentale con Duchamp (il
quale è il suo consigliere di fiducia, in quanto ha a che fare con altri artisti e con collezionisti). Peggy dice di lui che
è un grande scopritori di talenti; quando va negli Stati Uniti trova lì anche lui.
Action painting
Jackson POLLOCK
Scoperto da Duchamp, che lo propone con insistenza a Peggy Guggenheim. Nonostante la sua arte sia molto diversa
da quella di Duchamp, quest’ultimo lo riconosce come grande innovatore e talento.
La sua ricerca inizia a metà degli anni ’40 e ’50. È un uomo molto autodistruttivo, è una persona che rispecchia i
canoni dell’artista “bravo e maledetto” (a volte nei suoi quadri si vedono mozziconi di sigaretta o pezzetti di carta e
di sporco).
Viene intervistato perché la rivista Life, molto importante in America in quel momento (per gli Stati Uniti la pittura
di Pollock funge anche da autopromozione), pubblicata nel 1949 un articolo ponendo la domanda Pollock è il più
grande pittore vivente degli Stati Uniti?
In questa intervista afferma:
Preferisco fissare la tela sul pavimento, quindi lavoro sul pavimento (…) sul pavimento sono più a mio
agio, in questo modo posso camminarci sopra, lavorare dai quattro lati ed essere “nel” dipinto. È simile ai metodi
dei pittori di sabbia indiani del west.
C’è quindi una dichiarazione di poetica: si rifà ad una pratica dei nativi americani, la sand painting. Pollock aveva
lavorato durante la Depressione americana come un artista di un programma federale, periodo in cui vede in Arizona
queste pratiche di cui gli rimane impresso il fatto di lavorare per terra e di coinvolgersi con le mani e con degli
strumenti per versare il colore.
La pittura di Pollock è più specificamente chiamata action painting (definita così dal critico Rosenberg), è una pittura
d’azione, mette la tela per terra, ci va sopra, spara il colore, usa il pennello come una sorta di cannuccia
impregnandolo di colore (per far gocciolare il colore usa anche altri strumenti come il coltello). Tutto questo
comunque fatto con molto controllo, nonostante ci sia l’effetto del caso.
Questa azione si chiama dripping, per cui talvolta si usa un colore a smalto.
La pittura di Pollock è in parte legate al surrealismo, lui ne vede delle presenze come delle figure di animali che si
muovono. È molto apprezzato dai critici contemporanei, che vedono in lui qualcosa di nuovo.
C’è l’idea di coinvolgersi anche fisicamente ed è importante il fatto che le sue opere siano molto grandi. Sembra che
non ritraggano niente, in realtà coinvolgono molto emotivamente.
Espressionismo astratto
È la definizione più specifica negli Stati Uniti.
Tutta la corrente dell’informale ha come base una corrente più americana che si chiama generalmente
espressionismo astratto. Si chiama così riprendendo l’idea dell’uso forte e capiente del colore tipico degli
espressionisti: si usa molto colore ma in modo astratto, quindi non rappresentando niente della realtà, è un’informale
e quindi una serie di segni.
È come se fosse una corta di sismografo, si misurano gli andamenti delle cose. C’è un coinvolgimento forte dei
sentimenti dell’artista, non c’è più nessun tipo di griglia ma c’è un lasciarsi andare.
Questa pittura dell’informale deriva quindi dal surrealismo e dall’idea della pittura dettata dall’inconscio.
La pittura americana fino all’epoca era stata molto figurativa, gli Stati Uniti d’America sono una realtà più recete,
prima c’era una civiltà molto diversa (il primo vero arista americano è Hopper).
Colorfield painting
La pittura dell’espressionismo astratto americano ha un versante di action painting che comprende Pollock e altri, e
un altro che vede un accostamento di colori forti non fatti in modo gestuale, ma sempre in modo astratto. Si tratta in
questo caso della colorfield painting, ovvero la pittura per campi di colore.
Mark ROTHKO
Muralismo
È un filone di artisti messicani che rappresentano i lavoratori e la popolazione oppressa. Ne fanno parte Rivera o
Orozco, che sono artisti spostati verso la causa sociale.
Era quindi una pittura sociale perché doveva istruire gli altri.
Frottage
Si tratta di strisciare un colore, da questa idea nascono delle opere di surrealisti.
Spazialismo
Lucio FONTANA
Fontana taglia la tela, il che non è un segno di aggressione. Per tutti gli anni ’50 c’è un’attesa del futuro e del
miglioramento delle condizioni di vita, per tutti gli anni ’60 c’è invece un’attesa della Luna: il desiderio dello spazio
e di andare oltre è anche ciò che coinvolge lo spazialismo, fondato da Fontana in Italia.
In parallelo negli Stati Uniti e in Europa avviene la stessa cosa: prendono nomi diversi, in USA si chiama new dada,
mentre in Europa prende il nome di Nouveau Realisme.
New dada
La potenza economica degli Stati Uniti che la vede come capitale dell’arte in questi anni, crea negli artisti una sorta
di rigetto. Questi dicono di no al senso di consumismo per dire sì a cose abbandonate e consumate, hanno uno spirito
di rottura. Usano delle cose già usate. Come RAUSHENBERG che nell’opera Bed incolla una serie di coperte,
quindi oggetti presi dalla realtà, con cui poi va sopra con la pittura.
Non è un vero e proprio gruppo, vengono chiamati così perché sono una neo avanguardia che come il dadaismo ha
uno spirito di rottura. Vivono in un mondo consumista dove vogliono ritrovare le cose abbandonate. Come
Duchamp, eleggono oggetti già esistenti ad arte.
Dopo aver preso un oggetto abbandonato fanno un ulteriore passo, fanno delle altre cose, giocano con un
immaginario diverso.
Un altro componente del new dada è JONHS, il quale fa una bandiera americana su carta di giornale usata (c’è l’idea
di usato e abbandonato), proponendo così una denuncia sociale.
Così come nel dadaismo, si prendono delle cose della realtà che diventano qualcos’altro nel momento in cui vengono
messe insieme. Rispetto a Duchamp che prende cose ancora intatte, loro in qualche modo vanno a cercare le cose
usate.
Nouveau Realisme
Sono un gruppo di artisti messi insieme firmando un manifesto, lavorano con un tipo di opere vicine a quelle dei loro
colleghi americani. Questo gruppo si pone in modo critico e ironico verso il mondo dei consumi, hanno un
atteggiamento diverso rispetto a quello della pubblicità.
Daniel SPOERRI
ARMAN
Mimmo ROTELLA
Gioventù, 1962
Prende dei manifesti del cinema che poi strappa. Negli anni ’60 il cinema era molto frequentato. Si vede qui la figura
di James Dean e diverse scritte che vengono ricomposti.
Jean TINGUELY
Méta-matic n°1, 1959
Riprende un po’ Colder, c’è una suggestione di cechi e righe poi come Mirò. L’idea è quella di avere una sorta di
macchinario o ingranaggio che non aveva nessuno scopo: è una ironica raffigurazione di una sorta di anti –
progresso. Tanto l’industria produce molti prodotti che costringono gli operai ad essere parte dell’ingranaggio, in
questo caso addirittura il macchinario si rompe.
CHRISTO
Ha la peculiarità di impacchettare le cose; comincia dai barattoli. Negli anni ’60 non tutti hanno ancora il frigo in
casa, prima si aveva una dispensa o una ghiacciaia: gli americani avevano iniziato a pubblicizzare molto questo tipo
di elettrodomestici.
Christo guarda anche in modo ironico a Morandi.
Il suo processo di nascondere le cose suscita curiosità, è questa la sua chiave di lettura. Nascondendo qualcosa
lasciandola in bella vista viene suscitata la curiosità; nel momento in cui viene coperta una cosa normalmente messa
in esposizione, la cosa suscita scandalo: è un paradosso su cui interviene Christo.
Yves KLEIN
Ha una grande fascinazione per l’Oriente, è uno dei pochi che riesce a prendere la cintura nera di karate in oriente.
È un uomo che tra chimica e magia riteneva di poter trasformare l’opera in oro.
Queste circostanze fanno ì che elabori un lavoro sull’arte. Decide che un certo colore, un blu elettrico, è il suo colore,
e decide così di brevettarlo a nome suo: non è che lo inventi (è causa di fraintendimenti), ma quello che fa è
appiccicargli il suo nome brevettandolo con le sue iniziali, IKB (Yves Klein Blue).
Questo passaggio del blu fa sì che Klein faccia tutte le sue opere con il colore blu, ma non si ferma qui. Il suo amore
per le discipline orientali, dove il concetto di vuoto è molto importante, lo portano a pensare a una mostra dove non
c’è niente: nella galleria di Iris Clert, una gallerista dell’epoca, accetta che Klein svuoti la sua galleria lasciandola
completamente libera tanto che il titolo della mostra è il vuoto.
La mostra però esiste perché lo spazio in realtà non è lasciato vuoto, le pareti vengono preparate con un colore
bianco che è lo stesso colore che si usa per fare la base dei dipinti: è quindi come se fosse uno spazio in attesa di
qualcosa, è un concetto di filosofia orientale/zen in cui il vuoto e il fatto di sgombrare la mente rimandano ad un
aspetto positivo. C’è un mistero del vuoto.
Nonostante sia morto giovane, Klein traccia un importante passo dell’arte contemporanea.
Klein usa inoltre le modelle come se fossero dei pennelli, come se fosse il direttore di un’orchestra. Le modelle sono
nude, chi ha il potere è l’artista.
Klein fa fare alle modelle quelle che possiamo chiamare una performance, un’azione di cui è il direttore, dà delle
istruzioni alle modelle, le quali devono cospargersi di colore (che ovviamente è il blu), sono vuotamente spalmate in
alcune parti del corpo. Ciò che avviene, quindi, è una performance che lascia un’opera d’arte finale.
Queste si chiamano antropometrie, il che significa prende una misura del corpo umano. Si riconosce che sono dei
corpi.
In qualche modo Klein evoca delle suggestioni molto importanti, riprende delle veneri classiche e le loro forme.
Piero MANZONI
Non è esattamente inserito nel Nouveau Realisme. Aveva fatto una serie di opere in scatola.
Linea, 1959
Sono delle opere che non possono essere aperte, bisogna fidarsi del fatto che dentro ci fosse effettivamente una linea.
La carta usata inoltre è simile a quella calligrafica orientale, quindi anche lui ha suggestioni simili a quelle di Klein.
In questo caso ci dice la lunghezza della linea, ma tra queste scatole dice che ha al suo interno una linea infinita: è
una sfida, l’autore ci induce a credergli, come Duchamp che ci induce a credere che il suo orinatoio sia un’opera
d’arte.
Un punto
Manzoni firma le modelle, oppure delle parti dei suoi amici. L’idea che l’artista ha il potere di rendere qualsiasi cosa
un’opera d’arte, lo portano a creare una base magica sopra cui i può diventare momentaneamente una scultura.
Pinot GALLIZIO
È un punto di ispirazione per Manzoni, aveva inventato la pittura industriale a rotolo. È una presa in giro per il
mercato dell’arte, proponendo un’opera “a metro”.
Fa una serie di azioni provocatorie, in cui il pubblico può fare quello che vuole.
Pop art
La serigrafia è una tecnica tipica della pop art; nel secondo dopoguerra sono gli Stati Uniti a gestire il sistema
dell’arte, New York ne diventa la capitale. Cominciano ad aprire grandi musei, i quali sono quasi tutti di fondazione
privati, quindi di grandi industriali che si mettono insieme per gestire delle collezioni di arte perché si sostiene che il
museo abbia un ruolo educativo ma anche ideologico: una capitale non può non avere un museo.
Pop è l’accorciamento di “popular”, che non ha nulla a che vedere con il termine italiano “popolare” che ha a che
fare con il folklore. È un termine tecnico inventato da un critico, come nel caso dei Fauves o degli Impressionisti; il
critico in questione è Lawrence Allowey, molto famoso negli anni ’60.
Il mondo dell’America degli anni ’50 equivale al boom italiano degli anni ‘60 (quindi arriva dopo a causa delle
conseguenze della guerra e dell’industrializzazione più fragile). C’è in questo momento un’idea che li
elettrodomestici migliorano la vita, che bisogna consumare, …
Andy WARHOL
È l’emblema della pop art, che prende a modello l’oggetto di consumo, e più in particolare la pubblicità di questi; è
nato come pubblicitario.
La serigrafia vede diversi passaggi per ogni colore: è una tecnica in parte meccanica, però si fa a mano. Andy Warhol
fa una sorta di studio, che chiama La Factory, in cui lavorano molti ragazzi.
Rappresenta spesso la Monroe, le sedie elettriche e gli incidenti. È un artista che ci inganna: rappresenta Marylin
Monroe dopo che è morta, ha un animo crudele, dice che a forza di vedere immagini come quelle di incidenti ormai
non ci toccano più.
Roy LICHTENSTEIN
Claes OLDENBURG
Fa delle cose molto grandi, soprattutto confezioni che rimandano al consumismo o cose da mangiare. Sono
solitamente cose fatte con materiali che sembrano un divano. C’è anche qui un’ironia verso il mondo dei consumi.
Mano a mano inizia a fare delle sculture giganti.
Minimal art
È una sorta di contraltare di ciò che abbiamo appena visto. È un’arte molto americana, sono delle forme primarie ed
essenziali.
Donald JUDD
Fa per esempio delle grandi scatole dentro colorate con delle cornici tutte piatte, o con dei complessi di plexiglass.
Sol LEWITT
Dan FLAVIN
Usa i neon, le opere messe ad una certa distanza hanno un valore a seconda della forma, non vogliono significare
qualcos’altro ma sono delle forme pure e minimali.
Carl ANDRE
Fa dei piccoli pavimenti in cui si può camminare, sono delle forme da percorrere in cui si ha anche una piccola
sensazione di movimento.
Arte concettuale
È molto difficile da capire, non importa più essere capaci di fare qualcosa a mano.
Joseph KOSUTH
Joko ONO
È una delle artiste più importanti dell’artista concettuale. Fa un libro di istruzioni un po’ inutili, che sembrano quasi
delle poesie. L’arte può quindi diventare parola.
È inoltre la prima body artist, che porta alla corrente di body art, in cui si usa il corpo come opera.
Land art
Sono degli artisti che prendono il nome da un omonimo documentario del 1969.
Ci sono artisti come Heizer che mettono delle bombe fra le rocce e le fanno scoppiare. Non è un’arte ecologica.
Robert SMITHSON
Fa una specie di molo a spirale in un lago in un deserto americano, in cui il lago crea delle reazioni chimiche e delle
sfumature rosse. La terra viene mossa, si ispirano probabilmente alle linee Nazca.
Arte povera
È fatta di materiali che si possono disintegrare. Ne fanno parte Michelangelo Pistoletto, Kounellis, Pino Pascali (che
portano il mare in un museo), Boetti.