Sei sulla pagina 1di 32

Psicologia applicata alle relazioni sociali comunicazione e

dinamiche di gruppo
Psicologia generale – Prof. Delle Fave

Salute, funzionamento e salute mentale


Psicologia della salute
Quando si parla di psicologia della salute si parla delle modalità con cui le persone gestiscono una
condizione di malattia.
La psicologia non è una disciplina astratta perché si occupa dell’esperienza individuale che è
quindi esperienza soggettiva. Quello che noi viviamo nella quotidianità è molto concreto; le nostre
scelte di vita vengono fatte prevalentemente sulla base di opportunità e decisioni soggettive.
Anche la medicina non è esente da questa soggettività perché è vero che facciamo riferimento ad
un corpo dottrinario, a una serie di discipline che permettono di oggettivare le condizioni di salute
di un individuo ma nella pratica ci accorgiamo che come le persone gestiscono lo stato di salute, la
possibilità di costruire una medicina personalizzata, non fondata solo sul profilo genetico ma
dipendente anche da come la persona affronta la malattia, da che tipo di rapporto stabilisce con
chi la cura e dal livello di incisività che una terapia può avere, sono tutti fattori che non partono
soltanto da parametri puramente biologici.
La dimensione del vissuto soggettivo ha un peso notevole nel decorso e nel successo terapeutico.

Psicologia della salute


In maniera impropria, per lo studio della salute mentale sono utilizzate delle scale che misurano
l’ansia, la depressione, lo spettro traumatico ecc. Questa in realtà non è salute mentale ma sono
disturbi affettivi; quindi, si tratta di un problema di salute per cui siamo sul versante patologico.
Oltre al versante patologico, bisogna prendere in considerazione il versante salutogenico.
Osservando persone con patologie croniche, persone con disabilità di tipo genetico, persone
giovani con patologie presenti dalla nascita, la prima deduzione che si può fare è che queste
persone si costruiscono il proprio percorso di vita al di là della condizione patologica: “non si
esaurisce la vita di un individuo nella sua malattia”. È possibile anche gestire la malattia in modo
costruttivo, sviluppando, costruendo, mobilizzando delle risorse di tipo personale e di tipo
relazionale, che permettano di vivere la malattia in modo positivo. Quindi se vogliamo parlare di
salute in persone con patologie dobbiamo anche tener conto della salute mentale, che non può
essere misurata con assenza di disturbo affettivo ma deve essere misurata utilizzando degli
indicatori che siano indicatori di salute, non di malattia. Esistono un filone di ricerche su questo
tema che va avanti dagli anni 70/80 mentre dagli anni 90 ad oggi si sono strutturati dei corpi
dottrinari che si occupano di studiare in modo scientifico le dimensioni della salute positiva, quindi
gli elementi che costituiscono il benessere mentale. Queste risorse sono fondamentali anche per il
professionista sanitario, per accompagnare il paziente a vivere la malattia nel modo migliore.

Funzionamento
Termine associato all’ICF (International Classification of Functioning). Si propone, attraverso l’ICF,
una prospettiva di gestione della malattia basata sul funzionamento della persona nella disabilità.

Relazioni con la malattia


Modello bio-psico sociale
Questo modello ha fatto la storia dell’ambito medico. È un modello che è stato proposto negli anni
70 da uno psichiatra che si chiamava Engels, che pubblicò un lavoro su Science dove diceva che
non si poteva continuare a vedere la salute e la malattia come fenomeni puramente biologici, per
1
cui la salute è un problema di valori, di biomarkers, di esami del sangue, di dimensioni di strutture
biologiche bensì si doveva ragionare in termini più generali bio-psico-sociali. Bisognava, secondo
Engel, sicuramente tener conto della dimensione biologica ma anche della dimensione
socioculturale, cioè del contesto socio ambientale in cui si sviluppava la malattia e il personale
vissuto di malattia del paziente, che passa sempre dal suo comportamento e dalla sua esperienza
individuale.
L’esperienza di malattia è filtrata dal vissuto ed esperienza individuale del paziente.

Questa definizione si sviluppava simultaneamente con tutta una serie di studi condotti negli stessi
anni e nel decennio successivo dai biologi teoretici, cioè dai biologi che si occupavano di eredità.
In questo periodo si iniziava a mettere in dubbio la visione puramente Darwiniana del “tutto è
scritto nel DNA”, quindi a mettere in dubbio che esiste solo una via di comunicazione
dell’informazione genetica che è dal DNA all’esterno, come se il DNA non comunicasse con
l’esterno.
Adesso bisogna tener conto dell’importanza dell’epigenetica, ovvero del fatto che esistono tutta
una serie di fenomeni che non sono casuali (come le mutazioni) ma che sono in parte influenzati
da pressioni ambientali, che possono portare non necessariamente a una modifica del genoma ma
quantomeno a una modulazione dell’espressione genica. Per pressione ambientale si intende la
natura dell’ambiente naturale ma anche quella dell’ambiente costruito dall’essere umano. In
parallelo agli studi che si portavano avanti su questi temi, i biologi teoretici hanno cominciato a
ragionare sul fatto che in realtà quando si parla di “individuo”, “essere umano”, “specie umana”
dobbiamo tener conto che la nostra specie possiede sicuramente un’eredità biologica che si porta
dietro e che è scritta negli acidi nucleici, un’ambiente che influenza lo sviluppo individuale sia in
termini di pressione dell’ecosistema che di selezione naturale (ad esempio ci sono delle
popolazioni in Australia che hanno un metabolismo dei liquidi molto diverso dal nostro perché sono
abituati a vivere in aree molto aride prive di acqua, per cui è avvenuta una selezione naturale), ma
poi esiste anche una serie di interfaccia tra l’ambiente e il fenotipo e l’espressione genica. Nel caso
dell’essere umano, a differenza delle altre specie, abbiamo costruito e abbiamo introdotto un
ambiente costruito che si è infilato dentro l’ambiente naturale, sovvertendolo spesso in modo
drammatico; è la cosiddetta cultura extrasomatica.
Noi esseri umani siamo l’unica specie che da zero abbiamo costruito un universo di oggetti
inesistenti in natura. In natura l’angolo retto non c’è e noi abbiamo costruito tantissime cose
seguendo l’angolo retto, grazie al fatto che siamo stati equipaggiati, dalla selezione naturale, di
una grossa massa di neocorteccia, sede delle funzioni cognitive superiori, e soprattutto della
corteccia prefrontale che, non serve a mantenere l’equilibrio, non serve a fare movimenti fini, ma
serve ad elaborare le informazioni in modo complesso e a prendere decisioni, ad osservare la
realtà, osservare noi stessi, autodescriverci e pianificare a lungo termine. Tutta questa massa
cerebrale “in più” che abbiamo rispetto ad altre specie serve a questo. Non avremmo potuto
costruire cultura extrasomatica se non avessimo avuto tutta una serie di capacità mentali. Quindi
siamo una specie bioculturale e siamo così tanto bioculturali che per noi la cultura è più importante
della biologia. Man mano che ci siamo svincolati dalla pura sopravvivenza biologica ci siamo
sempre più buttati nella vita culturale e abbiamo considerato la vita culturale priorità rispetto la vita
biologica. Questo lo dimostra già il fatto che fin dagli albori abbiamo imparato ad allearci tra di noi,
cosa che le altre specie non fanno se non in condizioni estreme, in base a differenze culturali
anche minimali. Così si iniziano a creare le alleanze o i contrasti. Questi conflitti sono basati su
motivi culturali, e non certamente motivi di carenza di risorse perché non sono motivazioni
sufficienti a scatenare conflitti. Questo è ciò che osserviamo anche nella medicina. Le nostre
competenze, il nostro lavoro, ciò che facciamo tutti i giorni, è un’azione culturale e non un’azione
biologica; riabilitare un arto è un atto di cultura, perché secondo la biologia, ad esempio, una
persona con osteoporosi avanzata a cui si è rotta una gamba non può “guarire”. Quando troviamo
2
una terapia genica, come è successo recentemente per la SMA (iniezione fatta nelle prime 12
settimane di vita di un bambino), facciamo sì che, nel caso seguente, un bambino possa vivere
una vita normale, crescere e sopravvivere. Questo è un intervento contro la biologia, pertanto la
medicina tende ad andare contro la selezione naturale, contro le regole della biologia. La medicina
studia le regole della biologia per poi aggirarle e contrastarle. La medicina è propria della nostra
cultura perché le altre specie non ce l’hanno. I nostri atti sanitari hanno sempre una radice
culturale, nel bene e nel male (certi trattamenti considerati corretti 30 anni fa si sono rivelati a
lungo termine insoddisfacenti, così come certi farmaci). Anche la medicina, quindi, è in costante
divenire. La nostra visione in quanto professionisti sanitari, per quanto sia Evidence-based non è
una visione necessariamente oggettiva e corretta, ma è basata sull’evidenza che abbiamo adesso
(magari tra 10 anni avremo delle evidenze diverse perché nel frattempo abbiamo sviluppato degli
strumenti di valutazione più accurati). Quando protestiamo per vaccinarci, non vaccinarci, quando
ricerchiamo il diritto alla vita, ci rendiamo conto come la medicina sia un’azione culturale.
La medicina va anche per mode, per opportunità, per ciò che serve in un dato periodo o per
esigenze legate a malattie del momento. Esistono infatti ambiti sovrafinanziati e ambiti
sottofinanziati; questo non è legato all’importanza della salute ma a fattori puramente casuali.

MODELLI BIO-CULTURALI:
- Esperienza e comportamento → Eredità biologica
→ Ambiente naturale
→ Cultura Intrasomatica (IC)
→ Cultura Extrasomatica (MC)

Le 4 dimensioni dell’evoluzione (Jablonka & Lamb, 2014)


Il DNA non è l’unica sorgente biologica dell’eredità umana.
Le variazioni epigenetiche, molto più frequenti delle mutazioni genetiche, sono identificabili a vari
livelli come conseguenze non casuali delle pressioni ambientali sull’organismo, e ne incrementano
la plasticità:
a) differenze nell’espressione genica e nella struttura cellulare → quanto un gene esprime
la sua potenzialità nel produrre una proteina. Questa potenzialità può essere modulata da
alcune patologie, da pressioni ambientali, da agenti esterni o anche da farmaci.
Modifiche che si possono avere a livello mitocondriale, enzimatico, a livello di produzione di
certe proteine da parte della cellula possono dipendere da variazioni non ad origine
genetica ma dovute a variazioni esterne (per esempio l’amianto nell’aria).
Il DNA è chiuso nel nucleo, dal DNA escono le informazioni genetica ma non è l’unica
sorgente biologica dell’eredità umana. Le espressioni genetiche infatti possono essere
modificata. La terapia genica invece va a lavorare proprio sulla struttura del DNA.
b) Vie di trasmissione di materiali body to body → Esempio classico è l’allattamento, per
cui possono essere trasmesse (per via madre-feto) anticorpi (protettivi) ad esempio diretti
contro covid-19 ma si possono trasmettere anche malattie quali l’HIV, l’epatite, ecc.
c) Apprendimento sociale → Non è propria dell’uomo anche degli animali. Gli animali in
gruppi imparano tra di loro; si formano delle conoscenze, delle consuetudini, delle regole
sociali all’interno del gruppo. Questo è vero anche per la specie umana.
d) Informazione simbolica e artefatti → Gli artefatti, sopravvivono ai loro creatori, e sono
creati per sopravvivere a lungo, perché la mobilitazione di risorse umana per costruire
parte dal presupposto di creare un qualcosa che duri nel tempo. D’altra parte, ci sono
oggetti di altra generazione che vengono conservati per un attaccamento affettivo.
L’informazione simbolica invece sono tutte le teorie, le visioni del mondo. Non ha a che
fare con la sopravvivenza fisica ma sono le gerarchie di valori che ogni comunità si da. Non
sono univoche, non c’è un’unica gerarchia, così come non c’è un’unica lingua tra le varie
3
culture umane. Un esempio di informazione simbolica è la lingua. Anche la lingua è il
prodotto della cultura che si evolve nel tempo e si modifica, quindi variabile.

Ruolo cruciale dell’ intenzionalità e direzionalità

Teoria Generale dei Sistemi (mod. da Engel, 1982)


Biosfera Apparati
Società Organi
nazione COMPORTAMENTO Tessuti
Cultura ED ESPERIENZA Cellule
Subcultura INDIVIDUALE Organelli
Comunità Molecole
Famiglia Atomi
Diade Part. subatomiche

Salute
La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non solo l’assenza di
malattia o disabilità (Preambolo alla Costituzione dell’OMS, New York, 1946).
La definizione non è mai stata modificata dal 1948

Il paradosso epidemiologico
L’aumento dell’aspettativa di vita ha portato all’aumento degli anni vissuti in condizioni di malattia
cronica fisica e/o mentale piuttosto che in condizioni di salute (Keyes, 2007).

La salute mentale è
“ Uno stato di benessere in cui l’individuo realizza le proprie abilità , è in grado di gestire le normali
situzioni di stress, di lavorare produttivamente e fruttuosamente, e di dare un contributo alla propria
comunità” (WHO, 2004)

Questa definizione tuttavia discrimina:


- Le persone con disabilità fisiche che non possono lavorare
- Le persone anziane che non sono più produttive
- Monaci, eremiti, claustrali che si dedicano ai rituali e alla preghiera

Persone con disabilità mentali che sono in grado di gestire le normali situazioni di stress o di
participare alla vita della comunità
Benessere = fare, produrre, lavorare

OMS CLASSIFICAZIONE DELLE DISABILITA’:


da:
ICIDH (International Classification of Impairment, Disability and Handicap) 1980 - 1999
a:
ICF (International Classification of Functioning) 2001

ICF INTERAZIONI
Strutture Biologiche Fattori Personali
Condizioni di salute ↔ Attività ↔

Partecipazione Fattori contestuali

4
Benessere e Flourishing
Salute vs. funzionamento
 Due concetti differenti malattia vs. disabilità (Chapireau 2005; Krahn et al. 2009; Nazli
 Necessità di definire e valutare meglio la partecipazione (Seekins et al. 2012; White et al. 2011)
 Fattori personali non ancora classificati nell’ICF (Glaessel et al.
 Conseguenze sociali della disabilità (Iezzoni, 2009)
 Impatto dei caregiver (Cramm & Nieboer 2012; Cummins 2005; Chou et al. 2003; Zucchella et
al. 2012)
Conseguenze positive della malattia (Sodegren & Hyland, 2000)
1. Relazioni Interpersonali: Maggiore investimento, maggiore disponibilità
2. Influenza Positiva sugli altri: Induzione di cambiamenti positivi
3. Cambiamenti Positivi di Personalità: Sviluppo del sè, attenzione agli altri, tolleranza
4. Rivalutazione della vita: Più considerazione per il significato della vita, apprezzamento e piacere
nelle attività quotidiane
5. Ristrutturazione dello Stile di Vita: Stile di vita più sano
6. Cambiamenti Spirituali: Arrichimento, maggiore profindità
7. Cambiamenti nelle Priorità: Revisione degli obiettivi, ridimensionamento dell’impegno,
8. Nuove Abilità e Obiettivi: Scoperta di nuovi talenti, apertura a nuove esperienze
9. Conoscenza di sé: Scoperta ddi parti di sè, consapevolezza delle proprie emozioni
10. Malattia come sfida
11. Ricompense pratiche

Valutazione del livello di benessere


DA INDICATORI (OGGETTIVI):
- reddito
- abitazione
- stato di salute
- istruzione
- lavoro
- ruoli sociali
- time budget
...A INDICATORI (SOGGETTIVI):
- soddisfazione
- qualità di vita percepita
- emozioni positive
- auto efficacia
- ottimismo
- esperienza

DUE PROSPETTIVE (Ryan & Deci, 2001)


1- Edonica:
- emozioni positive
- piacere
- calcolo utilità
- gratificazioni e ricompense
- non emozioni negative
- “happiness”
L’edonica

5
Si occupa degli aspetti di piacevolezza emotivi, le emozioni positive, le gratificazioni. Le emozioni
sono degli stati transitori, interni, che ci fanno stare bene ma che non durano per sempre. Si
focalizza sull’avere delle emozioni positive e non parlando più di completezza si inserisce il
concetto di bilancio edonico (misurato con delle scale di emozioni positive e delle emozioni
negative).
• Abbiamo un bilancio edonico positivo se abbiamo più emozioni positive che negative.
• Abbiamo un bilancio edonico negativo se abbiamo più emozioni negative che positive.

2- Eudaimonica:
- auto realizzazione
- crescita personale
- sviluppo competenze
- costruzione di significati
- auto determinazione
- punti di forza e virtù
- costruzione di obiettivi
- condivisione
- “happiness”

Sull’eudamonica Aristotele scrisse l’etica di Nicomachea, in cui parlava proprio di Eudaimonia,


concetto che equiparava alla felicità. Definiva l’Eudaimonia (Eu=buono, daimon=demone, la natura
interna della persona) come la realizzazione della natura buona della persona. Una persona felice
è una persona in grado di tirare fuori le sue qualità più buone.
Mentre la dimensione edonica è più legata all’emozione e all’aver raggiunto qualcosa, la
dimensione eudaimonica è un percorso di costruzione, di competenze, abilità, interessi, valori, in
cui uno cammina.

EUDAIMONIA e FLOURISHING
1- Benessere Psicologico (Ryff , 1989; Ryff & Keyes ,1995):
Propositi di vita → Avere degli obiettivi, guardare in avanti e dare una direzione alla vita
Padronanza dell’ambiente → Sentirsi in grado di svolgere attività quotidiane e di “funzionare”
Autonomia → Essere autonomi, non nel senso di saper deambulare ma essere autodeterminati,
con una propria opinione sulla realtà e in grado di esprimere tale opinione
- Crescita personale → Non sentirsi arrivati, ma volersi migliorare continuamente
- Relazioni positive
- Accettazione di sé

2- Benessere Sociale (Keyes , 1998, 2005):


- Accettazione
- Realizzazione
- Contributo
- Coerenza
- Integrazione

FLOURISHING: ↑ stato affettivo positivo, ↑ soddisfazione


in generale o in ambiti di vita specifici

6
Mental Health Continuum (MHC)
Da questo insieme è stato costituito un questionario di salute mentale chiamato Mental Health
Continuum (strumento validato in tantissime lingue). È un altro modo di guardare la società,
considerando come ci si sente dal punto di vista emotivo, della costruzione della propria vita, e del
contesto generale in cui ci si trova.
Nel Mental Health Continuum, la salute mentale è descritta come flourishing e la sua assenza
come languishing.
Salute e malattia mentale si collocano su due continua separati.
MHC: la presenza di salute mentale è descritta come flourishing e la sua assenza come
languishing
Flourishing: valori elevati di almeno 7 delle 13 scale che misurano SWB and PWB
Languishing: percezione di vuoto e stagnazione

Flourishing e languishing
Il rischio di malattia mentale è 6 volte superiore tra gli individui languishing
Languishing e depressione → sia singolarmente che insieme → si associano a disadattamento
psicosociale: stato affettivo negativo, limitazioni nelle attività quotidiane, assenze dal lavoro
Flourishing e assenza di malattia mentale si associano a migliore funzionamento psicosociale e
salute fisica

Benessere soggettivo e psicologico (Keyes 2007)

Il 45% dei partecipanti ricadono fuori dalla diagonale


- S + P: istruzione apertura, coscienziosità
+S -P: età

Arousal, distress e strategie di coping nella gestione della malattia


Origine e gestione dello stress
Non esiste una definizione del concetto di stress. E’ visto generalmente come
condizione negativa derivante da cause ambientali che alle reazioni individuali che ne
scaturiscono. Lo stress rappresenta l’insieme delle risposte e reazioni agli stress e
costituisce un processo di adattamento e può assumere valenza sia negativa che positiva a
seconda delle conseguenze.
L’evoluzione dello stress è stata spiegata in prima battuta dalla teoria della sindrome generale di
adattamento costituita da 3 fasi [allarme; resistenza; esaurimento]. Questa teoria è stata sostituita
dal processo che studia i meccanismi fisiologici dello stress.
Per rispondere alle sollecitazioni ambientali, il nostro organismo si deve trovare in uno
stato di arousal (attivazione) in modo tale da reclutare le risorse necessarie per rispondere allo
stimolo stressante.
L’attivazione coinvolge 2 circuiti:
▪ HPA (ipotalamo-ipofisi-surrenocorticale)
▪ ACTH, questi meccanismi preparano il corpo alla azione o alla fuga.
7
A diversi livelli di attivazione corrispondono diversi livelli di vigilanza e prestazione
cognitiva e comportamentale. Se il livello di arousal è molto basso, l’individuo non è
sufficientemente reattivo e quindi il rendimento sarà scarso; Man mano che l’arousal
aumenta, la prestazione migliora fino ad un livello ottimale. Oltre questo livello il
rendimento decade perché la risposta fisiologica allo stress è troppo intensa e viene ostacolato
il funzionamento muscolare e dal punto di vista cognitivo una desincronizzazione
corticale che altera l’organizzazione dell’attività mentale.
Esistono principalmente due categorie di stressor (eventi importanti e seccature quotidiane)
1- Eventi importanti : Producono cambiamenti decisivi nella vita delle persone e che,
in quanto situazioni nuove comportano situazioni di adattamento. Si tratta sia di eventi positivi
che negativi, riguardanti vari ambiti della vita (famiglia, lavoro etc..).
2- Seccature quotidiane: Anche esse contribuiscono allo stato di salute quanto gli eventi
importanti.

Carico allostatico
Condizione di disagio psicofisico generata dagli stressor psicosociali della vita
quotidiana, magari poco rilevanti per intensità ma ripetuti nel tempo. Sotto pressioni
ambientali, un organismo può modificarsi attestandosi stabilmente su livelli sub-ottimali di
funzionamento di base, in una condizione di squilibrio più o meno accentuata che non implica il
manifestarsi di condizioni di patologia.

Ricerche sullo stress


Lo stress insorge quando l’individuo percepisce di non poter fronteggiare adeguatamente le
richieste ambientali, o le minacce al proprio benessere (Lazarus, 1966).

Lo stress deriva dallo sbilanciamento tra richieste ambientali e risorse (Lazarus & Folkman, 1984).
Tuttavia, l’individuo spesso ricerca situazioni che, sebbene incrementino notevolmente l’arousal,
producono piacere e benessere.
Carico allostarico
Condizione di disagio psicofisico generata dagli stressor quotidiani, magari poco intensi ma ripetuti
nel tempo
Allostasi: capacità di un organismo di attestarsi stabilmente su livelli sub ottimali di funzionamento
di base, in una condizione di squilibrio che non implica manifestazioni di patologia franca Il CA si
manifesta quando la continua attivazione delle risposte a stressor cronici eccede le capacità di
coping, provocando disfunzioni psicofisiche e precludendo il ritorno all’omeostasi .
Ricerca su biomarker del CA: identificarlo e intervenire prima della patologie conclamate è
fondamentale per la prevenzione.

8
Coping
Le modalità di gestione della malattia sono incluse nel termine generale di coping, nella prospettiva
teorica delle risposte allo stress.
E’ possibile individuare aspetti positivi in una condizione patologica, e ciò spesso accade
attraverso la valutazione delle sue conseguenze come sfide ed opportunità anziché come problemi
ed ostacoli.
Riconoscere un evento come stressante può avere conseguenze diverse a seconda che lo si
consideri
- negativamente come fonte di minaccia (threat)
- positivamente come fonte di stimoli (challenge).

STILI DI COPING
1 Centrato sul problema → Obiettivo: modificare la situazione
2 Centrato sulle emozioni → Obiettivo: ridurre le emozioni negative
3 Evitamento → Obiettivo: non elaborare la situazione attività di spostamento

Tuttavia, occorre distinguere tra:


- il processo o strategia di coping (che non è di per sé adattativo o disadattativo)
- gli esiti del coping, cioè le sue conseguenze sul benessere e sulla qualità di vita
L’efficacia di una strategia di coping non può essere determinata a priori, ma valutata in risposta
ad una specifica situazione
Nella gestione di situazioni scarsamente controllabili si è evidenziata l’utilità del coping centrato
sulle emozioni in esse il problem focused coping risulta poco efficace ed adattativo

PROBLEM-FOCUSED COPING
Nelle strategie di coping centrato sul problema devono essere distinte due diverse forme
a) problem management (ricerca attiva di soluzione)
b) problem appraisal (valutazione del problema)
In situazioni di bassa controllabilità, la valutazione corretta del problema e delle sue probabilità di
soluzione possono favorire l’accettazione della situazione

EMOTION FOCUSED COPING


Il coping centrato sulle emozioni si presenta sotto due aspetti:
a) avoidant type → disadattativo in tutte le situazioni
b) approach type → che implica lo sforzo di riconoscere, comprendere e manifestare
adeguatamente le proprie emozioni in una condizione avversa
→ L’ approach type può favorire l’adattamento attraverso:
a) l’identificazione delle emozioni ( CONSAPEVOLEZZA )
b) l’elaborazione delle emozioni ( SIGNIFICATO )
c) l’espressione delle emozioni (INDIVIDUALE e INTERPERSONALE)

ESPRESSIONE DELLE EMOZIONI


Benefici:
1) sblocco dell’inibizione usata per frenare i pensieri negativi (coping passivo/evitamento) Ma
pensare può portare a rimuginare occorre analizzare la situazione e le emozioni, ed individuarne
significati adattativi.
2) L’espressione permette di organizzare l’esperienza come racconto comprensibile e
comunicabile, e di inscriverla nella propria storia di vita.
3) Comunicare il proprio stato interno consolida le relazioni interpersonali, che sono supporto
essenziale.
9
MEANING FOCUSED COPING
L’essere umano è animale culturale: costruisce rappresentazioni mentali, pianifica, attribuisce agli
eventi significati simbolici.
Il paziente che deve adattarsi al peggioramento delle condizioni fisiche può percepire impotenza,
fallimento e perdita di senso → stress esistenziale che si aggiunge agli altri stressor.
Il paziente ha esigenza di:
a) trovare un nuovo equilibrio emotivo
b) ridefinire aspettative, obiettivi, priorità. Attraverso l’individuazione di un significato costruttivo e
coerente con i propri valori.

L’attribuzione di significato è correlata ad elevati livelli di benessere psicologico.


I primi dati in proposito derivano da uno studio longitudinale randomizzato e controllato su pazienti
con neoplasie cui era proposto un protocollo di intervento per supportare il meaning focused
coping durante chemioterapia o radioterapia (Lee e coll ., 2006).
L’impatto sul benessere psicologico era valutato tramite la misurazione pre e post training di
autostima, auto efficacia ed ottimismo nel gruppo sperimentale e in un gruppo di controllo
Risultati: livelli post trattamento significativamente più elevati delle tre variabili nel gruppo
sperimentale
STRATEGIE DI COPING E RISORSE NELLA MALATTIA
La classificazione tripartita delle strategie di coping (cognitive, emotive, basate sul significato) può
essere anche utilizzata per esaminare le risorse che le persone possono mobilizzare e/o
sviluppare per pervenire ad un adattamento soddisfacente alla malattia.
La relazione con gli operatori sanitari gioca un ruolo fondamentale nella mobilizzazione di queste
risorse.

Risorse nella Malattia


Cognitive, emotive, basate sul significato

1- Cognitive

A- Auto efficacia
B- Ottimismo
C- Speranza
D- Resilienza

Autoefficacia e Locus of causality / control


INTERNO ESTERNO
STABILE Abilità Difficoltà del compito
INSTABILE Impegno/Sforzo Fortuna/Caso

A- Auto efficacia
CARATTERISTICHE:
- Competenza percepita in una data situazione (I can)
- attribuzione del successo a cause interne stabili - attribuzione degli insuccessi a cause interne
non stabili
- tendenza a fissare obiettivi elevati, e a investire maggiori risorse per raggiungerli
- maggior tenuta e perseveranza nell'affrontare le difficoltà, percepite più come opportunità
d'azione che come minacce

10
Il livello di autoefficacia percepita rispetto alla capacità di far fronte a situazioni ad alto rischio
senza incorrere in ricadute (il contrario è la tentazione). L’autoefficacia aumenta dalla prima
all’ultima fase mentre la tentazione decresce.

SVILUPPO DELL’AUTO-EFFICACIA:
Riflette ciò che l’individuo ritiene di poter fare, non le specifiche azioni, né il risultato che si
propone.
Non è un tratto di personalità: come percezione di competenza, può variare per uno stesso
individuo in ambiti e circostanze diverse, e nello stesso ambito nel tempo.
Al suo sviluppo concorrono:
- esperienze dell’infanzia
- contesto sociale e familiare di origine
- auto valutazione e auto regolazione nel fissare obiettivi e nel perseguirli

AUTO-EFFICACIA E GESTIONE DELLA SALUTE


Può essere appresa e/o potenziata, attraverso l’esperienza diretta di padronanza ( mastery e
l’osservazione di persone ritenute competenti
Pazienti con patologie croniche che perseguivano obiettivi di salute irrealistici percepivano livelli
inferiori di benessere psicologico e di qualità di vita, mediati dall’auto efficacia ( Kuijer e deRidder
2003)
Più ampia è la discrepanza tra importanza attribuita all’obiettivo e difficoltà a perseguirlo, minori
sono i livelli di auto efficacia. Circolo vizioso: l’obiettivo è sempre più desiderabile, e la percezione
di competenza si riduce (Bandura, 1997).
Per potenziare l’auto efficacia dei pazienti occorre ridurre la discrepanza tra importanza e
raggiungibilità degli obiettivi.

LE CONSEGUENZE DELL’AUTOEFFICACIA
- Influenza diretta sul comportamento
- influenza indiretta sul comportamento attraverso le intenzioni
- effetto moderatore su altre componenti che influenzano intenzioni e comportamento (Legander,
Kraft, & Røysamb, 2000; Schwarzer, 2011)

Risorse cognitive
Ottimismo disposizionale
L’ottimismo e il pessimismo sono una caratteristica generale stabile della personalità , che
influenza la modalità con cui gli individui esperiscono ed affrontano i problemi Due elementi
costitutivi:
• Aspettative : fiducia o dubbio relativamente alla perseguibilità di un obiettivo
• Valore attribuito all’obiettivo: influisce sull’investimento di risorse a cui l’individuo è disposto
per perseguirlo.

Se un individuo attribuisce molto valore ad un obiettivo, ma nutre aspettative negative


(PESSIMISMO), potrà desistere dall’affrontare la situazione, o interrompere lo sforzo
Se le sue aspettative sono positive (OTTIMISMO) si attiverà per quanto gli è possibile nel
perseguire la meta, e tanto più quanto più essa è significativa e di valore elevato.

11
Life Orientation Test (LOT-R)
Il test Lot-R si compone di dieci affermazioni, delle quali sei sono pertinenti per l’ottimismo e il
pessimismo, mentre le altre quattro sono dei riempitivi. I soggetti devono indicare il loro grado di
accordo o di disaccordo con tali affermazioni.
L’applicazione dello strumento a numerosi campioni ha evidenziato un continuum, dall’ottimismo
estremo al pessimismo estremo, con una prevalenza di distribuzione dei soggetti nell’area
intermedia.
Viene usato per valutare la relazione tra l’ottimismo elagestione di salute e malattia. Sono stati
condotti studi longitudinali per analizzare come l’ottimismo influenzi nel tempo l’evolversi delle
reazioni alla malattia, il processo di adattamento ad essa ed eventualmente il suo superamento.

StudiCondotti:
- depressione post-partum (Carvere Gaines,1987): l’ottimismo svolge un ruolo protettivo rispetto
allo sviluppo della sintomatologia depressiva
- bypass coronarico: rilevazioni a distanza di una settimana, seimesi e cinque anni dall’intervento
mostrano che elevati livelli di ottimismo si associano a:
a- minore incidenza di sintomi depressivi nel pre-operatorio
b- maggiore benessere e soddisfazione di vita nel post-operatorio
(Scheierecoll ,1989;Fitzgeraldecoll.,1993).
- donne con diagnosi precoce di neoplasia mammaria (Carver e coll 1993 elevati livelli di ottimismo
sono predittivi di minori livelli di distress
a- dopo la diagnosi
b- nelle fasi pre e post operatoria
c- ad un anno di distanza dall’intervento

I dati mostrano che:


- gli ottimisti in situazioni avverse, ed in particolare a BASSA CONTROLLABILITA non sono
semplicemente “di buon umore”, ma rispetto ai pessimisti utilizzano strategie di coping più
funzionali Nutrendo aspettative generalizzate positive sugli eventi futuri
a- Sono più attivi e più perseveranti negli sforzi
b- Hanno più fiducia nelle proprie capacità –→ sono più auto-efficaci

12
Nel caso del Bypass coronarico nella fase pre operatoria gli ottimisti tendevano a pianificare il
proprio futuro, i pessimisti erano più attenti ad arginare le emozioni negative

Nel caso del Carcinoma mammario elevati livelli di ottimismo erano correlati a
a- accettazione della malattia (nelle pessimiste negazione)
b- coping attivo
c- ristrutturazione in chiave positiva della propria condizione

L’accettazione permette un riconoscimento della situazione, di ristrutturare la vita e gli obbiettivi,


perseguire uno scopo, costruire dei significati ed una aderenza e comportamenti di prevenzione.
Il rifiuto e la negazione dei cambiamenti imposti dalla malattia, frequenti nei pessimisti, si
associano alla perdita di interesse nella vita quotidiana, portano ad uno stato di rassegnazione
passiva, una minore aderenza ed anche ad una mortalità più precoce (Greer e coll 1990).

Ottimismo e stile esplicativo


L'ottimismo, secondo lo studioso M. Seligman, è legato al proprio Stile Esplicativo, ovvero alla
modalità con cui ciascuno interpreta gli eventi positivi e negativi che intervengono nella sua vita.
L’attribuzione causale influenza le aspettative a fronte di un successo o di un fallimento nel
perseguire un obiettivo, l’individuo potrà attribuirne le cause ad eventi interni o esterni, stabili o
instabili.
In base all’attribuzione, varierà:
- il valore e l’ attrattività dell’obiettivo
- le aspettative sulla possibilità di raggiungerlo

Locus of causality
INTERNO ESTERNO
STABILE Abilità Difficoltà del compito
INSTABILE Impegno/Sforzo Fortuna/Caso
Generale: tutti gli ambili della vita
Specifico: circoscritto ad un ambito

Uno stile esplicativo che tende a interpretare gli eventi negativi come dovuti a cause interne stabili
e pervasive su tutti gli ambiti della vita è descritto come pessimistico.
Lo stile esplicativo che si manifesta attraverso l’attribuzione degli eventi negativi a cause esterne
instabili e circoscritte è definito ottimistico (Buchanan e Seligman, 1995).
Lo stile esplicativo di un individuo rappresenta una caratteristica generale che influenza la sua
visione della realtà in senso positivo (se ottimistico) o negativo (se pessimistico).
E’ connesso a:
- in misura minore all’eredità genetica (studi comparativi tra gemelli monozigoti e dizigoti,
Schulman e coll 1993).
- in prevalenza all’educazione familiare genitori che incoraggiano e sostengono i figli anche di
fronte ad insuccessi favoriscono lo sviluppo di uno stile esplicativo ottimistico (Franz e coll 1994).
Gli individui che utilizzano uno stile esplicativo ottimistico riportano
a- livelli più elevati di salute fisica e mentale
b- migliore qualità della vita
c- comportamenti preventivi e protettivi per la salute (Peterson Park, 1998 Peterson e coll
1988).
Uno studio su più di 1000 soggetti lungo 50 anni ha evidenziato tra i pessimisti in particolare
uomini un’incidenza significativamente superiore di morti premature e causate da incidenti
→ comportamento fatalistico e quindi imprudente? (Peterson e coll 1998).
13
Ottimismo difensivo e ottimismo funzionale
L’ottimismo può essere anche deleterio può interferire con la valutazione realistica delle proprie
condizioni di salute e con la conseguente adozione di comportamenti di prevenzione
Ciò in genere non accade (coping attivo), ma alcuni studi in situazioni di disagio psicosociale lo
segnalano tra le adolescenti a rischio per infezione HIV (Goodman e coll 1995 elevati livelli di
ottimismo sono correlati a:
- minore ricerca di informazioni sulle possibilità di contagio
- tendenza a non sottoporsi al test per la sieropositività.
Ottimismo difensivo tendenza a sopravvalutare il controllo dell’individuo sulle proprie condizioni di
salute, e una percezione del rischio distorta.
Ottimismo funzionale adattativo, connesso con l’auto efficacia e con la percezione della propria
capacità di gestire attivamente la situazione .
In questa prospettiva, l’ottimismo ed il realismo possono sembrare concetti opposti e mutuamente
esclusivi Tuttavia Schwarzer 1998 evidenzia come siano due dimensioni tra loro ortogonali.

Il pessimismo realistico non è utile come condizione stabile, ma come passaggio intermedio tra un
atteggiamento disfunzionale caratterizzato dall’ottimismo difensivo e lo sviluppo dell’ottimismo
Infatti, la convinzione di possedere risorse personali e capacità di gestione della malattia promuove
comunque un migliore adattamento e una più efficace mobilizzazione delle risorse individuali, sia
nell’ambito della prevenzione che dell’adattamento a una condizione patologica (Aspinwall
Brunhart, 1996).

Ottimismo ed emozioni
L’ottimismo possiede componenti emotive che influenzano la valutazione cognitiva delle situazioni,
le decisioni e i comportamenti che ne conseguono Un tono dell’umore stabilmente negativo
aumenta la suscettibilità alla malattia (Cohen e coll 1995); emozioni negative si ripercuotono sul
sistema cardiovascolare (Friedman 1992) le emozioni influenzano direttamente il funzionamento
del sistema immunitario (Salovey e coll 2000).
Di conseguenza, la regolazione efficace e la comprensione delle proprie emozioni ha effetti
pervasivi sullo sviluppo e sul benessere globale dell’individuo ( 2003).

Speranza
Si può trovare una via ( pathway ) per realizzare i propri obiettivi.
Si ha la motivazione ( agency ) per percorrerla.
Non è quindi uno stato puramente emotivo, bensì un processo cognitivo.

Gli OBIETTIVI: devono avere un valore ed un significato, devono essere realizzabili


L’ INDIVIDUO: deve avere una rappresentazione del percorso da seguire, deve ritenersi in grado
di seguirlo.

14
Nelle patologie croniche, elevati livelli di speranza si associano a maggiore ricerca di informazioni,
a minore percezione di disturbi e a migliore aderenza al trattamento ( Berg e coll ., 2007; Hawro et
al., 2014; Wainor et al., 2012).
La speranza favorisce la focalizzazione dell’attenzione su obiettivi da raggiungere, piuttosto che il
ripiegamento sulla condizione patologica Snyder e Pulvers , 2001).
La speranza promuove migliore adattamento a condizioni di stress e maggiore flessibilità
nell’individuare obiettivi adeguati alle circostanze (Michael, 2000; Kortte et al., 2010, 2012).
La dimensione emotiva della speranza è considerata una conseguenza del processo cognitivo .
Può essere sia positiva che negativa , in particolare quando le persone si rendono conto che il
raggiungimento dei loro obiettivi può comportare fatica , costi e perseveranza (Snyder, 1994,,
2000). Alcune caratteristiche di base della persona, come l’ottimismo, possono facilitare lo sviluppo
della speranza, ma in quanto caratteristiche psicologiche generali fungono da mediatori nel
supportare il perseguimento degli obiettivi .
La speranza invece è un processo dinamico che si manifesta in circostanze specifiche .
Si realizza con l’effettivo impegno a mettere in pratica comportamenti volti al perseguimento degli
obiettivi.

Obiettivi e Benessere
Perseguire obiettivi implica:
a) Valutare le sfide e richieste della situazione
b) Valutare le proprie capacità e risorse nel farvi fronte
- Quando si percepiscono sfide troppo elevate per le proprie capacità insorgono stress ed ansia.
- Quando si percepiscono sfide troppo scarse insorgono noia e apatia.
- Il benessere è connesso alla percezione di equilibrio tra sfide e capacità personali.
Processo di coping/adattamento
-1- Malattia cronica: Shock, Consapevolezza, Rifiuto, Ri orientamento/assimilazione della malattia.
-2- Terminalità: Shock, Rifiuto, Rabbia, Negoziazione, Depressione, Accettazione.

Adattamento al problematiche
- RIFIUTO: Minimizzare, Posto a tavola, Prenotare una vacanza
- ORIENTAMENTO AL PASSATO: Rimpianto salute, Rimpianto persona, Posporre la morte
- ORIENTAMENTO AL FUTURO: Ristrutturazione ambiente, Nuove attività, testamento, Obiettivi
futuri e disabilità

Speranza e terminalità
1. Enfatizzare non ciò che non è più possibile, ma ciò che ancora può essere fatto:
a) possibilità di controllo dei sintomi;
b) attenzione empatica
c) accudimento
d) esplicitare le potenzialità del trattamento domiciliare, e la disponibilità di ulteriori risorse
(es. hospice)

15
2. Aiutare la persona ad identificare gli obiettivi realistici sui quali può mobilizzare attenzione e a)
a) risorse personali:
b) attività gratificanti e coinvolgenti
c) spostamenti se possibili
d) relazioni interpersonali
3. Identificare le modalità ottimali di gestione del quotidiano:
a la focalizzazione sul presente
b la consapevolezza che potrebbero esserci giorni
c “buoni” e giorni “
d trarre il massimo vantaggio dai giorni “buoni”, in cui il paziente si sente bene e può svolgere
le sue attività preferite
e la conservazione di una routine il più possibile vicina alla normalità
f la gestione adeguata (sia a livello psicologico che terapeutico e logistico) delle giornate
“brutte”
Non si deve negare un margine di speranza irrealistico, laddove esso tuttavia non comporti
richieste di trattamenti inutili e di interventi inopportuni o addirittura controproducenti ( Kodish e
Post, 1995).

Resilienza
E’ la capacità di un corpo di attutire i colpi mediante deformazioni elastiche, assorbendo energia
che restituisce quando riacquista la struttura originaria.
Consiste in un adattamento SODDISFACENTE all’ambiente, pur in condizioni di avversità o rischio
elevato (“circostanze estenuanti”).
NON assenza di sintomi di disagio sociale o psicologico in condizioni avverse.
Non si basa cu predisposizioni innate o qualità particolari; non significa invulnerabilità o forza
interiore intrinseca.
La resilienza emerge da processi di base comuni, è un processo dinamico.
Utilizza i processi base dell’adattamento: tendenza all’acquisizione di nuova informazione e
motivazione alla competenza (Masten e Reed, 2002).
Livello di adattamento dell’individuo: risultati scolastici o professionali, qualità delle relazioni,
comportamento prosociale, salute mentale.

Caratteristiche positive: risorse già presenti che possono diventare fattori protettivi in condizioni
avverse: - individuali; - familiari; - relazionali; - comunitarie

Fattori di rischio: salute fisica e mentale, problematiche familiari / sociali


Masten e coll. (1999): i giovani resilienti e i coetanei ben adattati in condizioni favorevoli
condividono risorse individuali e familiari.
Significativa differenza nelle risorse dei resilienti rispetto ai disadattati in situazioni di rischio.
Tiet e coll. (1998): 4 gruppi di adolescenti: disagio resilienti e non; normalità ben adattati / non
adattati.
-Disagio: i resilienti avevano relazioni familiari più adeguate e capacità intellettive più elevate
- Normalità: i ben adattati avevano relazioni familiari migliori, ma non capacità intellettive superiori
Le capacità intellettive diventano fattore protettivo in disagio, ma non in normalità. Ambiente
familiare adeguato è in ogni caso una risorsa.

Misure di resilienza
Diversi strumenti sono stati messi a punto. A titolo esemplificativo.
• RESILIENCE SCALE FOR ADULTS (RSA, Friborg et al., 2003) 33 item, 6 dimensioni:
– Coesione e Supporto familiare
16
– Risorse Sociali
– Risorse Personali (Auto efficacia ed autostima)
– Pianificazione del Futuro
– Competenze Sociali
– Supporto Sociale
Interventi:
Modello FSI (Family Systems Illness): relazione tra esigenze psicosociali imposte dalla malattia e
aspetti di forza e di debolezza della famiglia nel farvi fronte.

Tre dimensioni:
1– la tipologia biopsicosociale della malattia :
insorgenza, andamento, esiti, incertezza prognosi;
2– i problemi della famiglia nelle tre fasi evolutive:
_crisi; _cronicità; _terminalità + periodi di transizione
3– la famiglia come sistema : punti di forza e debolezza, risorse e criticità

Tre ambiti di intervento (Rolland e Walsh, 2005):


– sistema di credenze: sforzo verso la normalizzazione, accettazione attiva della situazione e dei
margini di controllo disponibili, pianificazione di obiettivi perseguibili e realistici;
– organizzazione familiare: flessibilità, cooperazione, stabilità nei limiti del possibile ed attenzione
ai reciproci bisogni;
– comunicazione e soluzione dei problemi : scambio di informazioni aperto e non ambiguo,
espressione e comunicazione reciproca di emozioni, condivisione di decisioni e di soluzioni a
problemi e conflitti, interpretazione degli insuccessi come opportunità di consolidamento dei legami
e identificazione di nuove strategie.

Resilienza degli operatori: durante la pandemia


2 questionari tra i sanitari:
1- stress post traumatico (tab 1)
2- la misura della salute mentale positiva (flourishing)

Figura: SALUTE MENTALE E PANDEMIA IN LOMBARDI PRIMA ONDATA


40% stress post traumatico – soprattutto donne infermiere all’interno dei reparti covid

Flourishing: Si tratta del successo percepito in importanti aree come le relazioni, l’autostima, la
presenza di uno scopo (purpose), l’ottimismo. Il costrutto di flourishing viene valutato attraverso la

Flourishing Scale (Diener et al., 2010), uno strumento breve composto da otto item che fornisce un
punteggio totale di flourishing.

Languishing: È il vuoto tra la depressione e la fioritura – è l’assenza di benessere. Non si hanno


sintomi della malattia mentale, ma non si è nemmeno il ritratto della salute mentale. Non si
funziona a pieno regime.

Il languore smorza la motivazione, disturba la capacità di concentrazione e triplica le probabilità di


ridurre il lavoro. Sembra essere più comune della depressione maggiore – e in qualche modo può
essere un fattore di rischio maggiore per la malattia mentale.

17
18
Supportare le risorse costruttive aiuta nel superamento di questa situazione.

Risorse emotive nella gestione della malattia: LE EMOZIONI


Le emozioni fondamentali
1. Gioia
2. Sorpresa
3. Tristezza
4. Rabbia
5. Disgusto
6. Paura

Componenti delle emozioni


1- Fisiologiche (sistema nervoso autonomo ed endocrino).
2- Cognitive (tipo di emozione provata)
3- Motivazionali (spinta ad agire)
4- Espressive (linguaggio e comunicazione non verbale)

Componenti cognitive e motivazionali


Consapevolezza delle modificazioni fisiologiche.
Valutazione del tipo di emozione.
Valutazione della causa dell’emozione.
Valutazione della risposta comportamentale.
Influenza delle emozioni sulla salute
1- effetti diretti fisiologici
2- valore informativo
3- conseguenze cognitive e motivazionali
4- influenza sulla gestione della salute
5- relazione con il supporto sociale

19
1- Effetti diretti fisiologici
Un tono dell’umore stabilmente negativo aumenta la suscettibilità alla malattia (Cohen e coll 1995
Le emozioni negative si ripercuotono sul sistema cardiovascolare ( 1992 Le emozioni positive
ne contrastano efficacemente gli effetti (Fredrickson e Levenson, 1998).
Le emozioni influenzano direttamente il sistema immunitario (Salovey e coll 2000 Stati emotivi
negativi aumentano la vulnerabilità alle malattie respiratorie (Cohen e coll 1995 La visione di un
filmato comporta l’incremento o il decremento delle IgA, in base al tono dell’umore elicitato l’effetto
è evidente se i partecipanti sono sollecitati a manifestare le proprie emozioni (Labott e coll 1990).

2- Valore informativo
Le emozioni influenzano la selezione, memorizzazione e valutazione cognitiva delle informazioni
su eventi e individuo.
Lo stato dell’umore può influenzare la percezione:
– del rischio
– del controllo
– dell’auto efficacia
– delle aspettative di successo o insuccesso
Stati emotivi positivi possono
– portare a distorsione della vulnerabilità percepita
– impedire il riconoscimento di sintomi

Stati negativi possono:


accentuare la percezione di vulnerabilità e l’attenzione ai sintomi , inducendo di conseguenza alla
consultazione medica (Schwarz e Clore, 1996).
Tuttavia, nella maggior parte dei casi è il contrario:
– le emozioni negative inducono a rassegnazione o negazione del problema
– quelle positive favoriscono adeguata percezione del rischio, specialmente in situazioni di rischio
elevato (Isen e Geva, 1897) e la ricerca attiva di una soluzione (Aspinwall e Brunhart, 1996).

3- Conseguenze cognitive e motivazionali


Le emozioni positive facilitano la mobilizzazione delle risorse (Peterson, 2000; Snyder e coll.,
Alice Isen Le emozioni positive promuovono:
– flessibilità di pensiero e creatività (Isen e coll., 1987)
– la ricerca di nuove informazioni e la motivazione ad utilizzarle attraverso l’azione (Isen, 2000)
– l’efficienza delle strategie di soluzione dei problemi (Isen, 1999)
– il comportamento prosociale (Isen e coll., 1972, 1992).
Barbara Fredrickson: broaden and build theory (1998, 2001).
Di fronte ad un problema, le emozioni positive ampliano il repertorio cognitivo e comportamentale a
disposizione dell’individuo broadening
Questo ampliamento nell’immediato conduce, a lungo termine, alla costruzione di un repertorio
stabile di risorse adattative, psicofisiche e comportamentali ( building).

Intelligenza Emotiva
Quattro specifiche abilità a diversi livelli di complessità Mayer e Salovey 1997 ):
– Percepire e identificare le emozioni attraverso indizi verbali e non verbali
– Integrare le emozioni in processi cognitivi, arricchendoli ed ottimizzandoli
– Categorizzare le emozioni, identificarne cause e conseguenze, valutarne intensità e durata
– Regolare le emozioni, la loro espressione, intensità e conseguenze sul comportamento
Queste abilità sono progressivamente più complesse, da processi psicologici di base a processi
metacognitivi, all’interazione individuo-ambiente.
20
Credenze positive illusorie
Le credenze positive illusorie sono apparentemente simili all’ottimismo irrealistico, ma comportano
benefici sulla sintomatologia e sulla sopravvivenza Donne con neoplasia mammaria affermavano
di avere controllo sul decorso della malattia, o di essere completamente guarite, nonostante
evidenze cliniche della progressione della patologia ( 1983 Risultati analoghi con pazienti
sieropositivi o affetti da AIDS (Reed e coll 1994).
Le aspettative positive, benché illusorie, se associate all’attribuzione di un significato e di un senso
all’esperienza di malattia, risultano essere adattative e addirittura protettive a livello fisiologico
(Bower e coll 1998 Taylor e coll 2000).

Risorse legate al significato


La percezione di significato
La percezione di significato nella vita è un elemento centrale dell’esperienza umana .
Gioca un ruolo importante nella promozione del benessere mentale, sociale e fisico e
nell’adattamento soddisfacente a situazioni averse, come una malattia cronica o progressiva .

Le componenti del significato


Gli studiosi hanno identificato tre specifiche dimensioni nella percezione di significato:
1- Coerenza.
2- Proposito.
3- Significanza.

Coerenza
E’ la componente cognitiva del significato.
E’ Intesa come la percezione di ordine ed interconnessione tra le parti di un sistema (un
organismo; una comunità; la vita in generale).
Permette all’individuo di percepire gli stimoli interni ed esterni come parti di un insieme strutturato
e con una logica interna (Antonovsky, 1987 Sense of Coherence).

Senso di Coerenza (SOC)


Gli eventi della vita inclusi quelli negativi sono sostanzialmente tre
1- Comprensibili.
2- Gestibili.
3- Dotati di un senso e una logica.
Le persone con SOC elevato sono in grado di trovare e mettere ordine in situazioni
apparentemente ambigue e incontrollabili.
L’identificazione di connessioni plausibili tra differenti unità di informazione permette loro di
costruire una Gestalt unitaria di un problema o evento Amrikhan & Greaves, 2003).

Proposito
E’ la componente motivazionale del significato.
E’ la percezione di mete ed obiettivi, intesi come orientamenti al futuro che forniscono direzione e
scopo alla vita (Frankl, 1963; Steger, Oishi, & Kashdan, 2009).
E’ un sistema di selezione e perseguimento degli obiettivi auto organizzato e auto determinato ,
che fornisce:
- la percezione di una direzione nella vita (McKnight & Kashdan, 2009);
- la percezione di una congruenza tra le component più profonde dell’identità personale e le
aspettative per il futuro (McGregor & Little, 1998).
E’una dimensione del modello del Benessere Psicologico (Ryff, 1989).
21
Significanza
E’ la componente ontologica e valutativa del significato
Consiste nell’attribuzione di un valore intrinseco alla vita e nella percezione della vita come degna
di essere vissuta ( George & Park, 2014; Morgan & Farsides, 2009).
E’ la percezione del significato della vita nel suo insieme Auhagen & Holub, 2006; Morgan &
Farsides , 2009).
Rientra in una sfera esistenziale più ampia e trascendente, che include I valori ultimi sui quali
l’individuo costruisce la propria identità, orientamento filosofico ed etico, concezione dell’umanità e
della natura, credenze spirituali e religiose (George & Park, 2014; Leontiev, 2007).

Fonti di significato
Moltissimi studi sono stati dedicati a questo argomento in popolazioni molto diverse
Al di là di alcune differenze specifiche, tutti gli studi evidenziano una fonte comune di significato: la
relazione relazionalità (Delle Fave & Soosai Nathan, 2014):
1- Con altre persone (famiglia, amici)
2- Con la comunità e società di appartenenza.
3- Con se stessi lungo un percorso di crescita e sviluppo.
4- Con un potere superiore.

Percezione di significato e salute


La percezione di propositi di vita è associata ad un minore carico allostatico, un minore rischio di
ictus,ad un rallentamento del declino motorio e al aumento della longevità negli anziani (Boyle,
Barnes, Buchman & Bennett, 2010; Hill & Turiano , 2014; Kim, Strecher & Ryff , 2014; Krause,
2009; Zilioli , Slatcher , Ong & Gruenewald, 2015).

Percezione di significato e gestione della malattia


Nelle prime fasi il paziente può percepire impotenza, fallimento, perdita di senso, stress
esistenziale, che si aggiungono agli altri stressor legati specificamente alla malattia
Il paziente ha esigenza di ritrovare un nuovo equilibrio emotivo, cognitivo e motivazionale, ridefinire
aspettative, obiettivi, priorità, individuare nuovi significati di vita costruttivi e coerenti con i propri
valori.

Costruzione di significato nella malattia


1- Salutogenesi e Senso di Coerenza Antonovsky, 1993)
2- Coping centrato sul significato primi studi in ambito oncologico («Perché a me?» Park &
Folkman, 1997).
3- Crescita Post Traumatica Frankl , 1963; Tedeschi e coll ., 1998; Linley e Joseph, 2006).

Il ruolo del significato nella malattia: risultati


Tra persone con disabilità la percezione di SOC si associa a maggiori livelli di sodisfazione di vita
(Jacobson et al, 2011 ); tra caregiver si associa a minori livelli di stress e carico percepito Oelofsen
& Richardson, 2006) e a migliori condizioni di salute fisica e mentale Ekwall et al., 2007).
La percezione di propositi di vita è associate al perseguimento di obiettivi nuovi e realistici (Lee et
al., 2006; Pakenham, 2008; Park et al., 2008).

Spiritualità, religiosità e significato


Spiritualità:
- ricerca personale del sacro o del trascendente attraverso esperienze ed eventi della vita
- senso di connessione e integrazione della vita con forze che trascendono l’individuo
22
Religiosità:
- adesione ad un sistema di credenze, valori, norme di comportamento e rituali, finalizzato
alla ricerca del divino, ma anche codificato ed istituzionalizzato
- la religiosità intrinseca implica l’armonizzazione di tutte le attività della vita con il senso del
sacro e con i suoi significati
- la religiosità estrinseca è vissuta in termini strumentali, come supporto in situazioni
avverse, o come opportunità di socializzazione .

Religiosità, salute e malattia


I sistemi religiosi prescrivono l’adozione di stili di vita e regimi alimentari salutari.
La preghiera e la meditazione favoriscono il rilassamento psicofisico.
L’appartenenza a gruppi religiosi promuove il supporto sociale attraverso legami familiari e
comunitari stabili.
La religiosità facilita lo sviluppo di fattori di benessere sia eudaimonico che edonico, quali la
percezione di senso e significato della vita, l’ottimismo, la speranza, e le emozioni positive.
Questi fattori favoriscono il superamento del lutto e l’accettazione della malattia.

Flow ed autodeterminazione
Obiettivi e benessere
Perseguire obiettivi implica:
a) Valutare le sfide e richieste della situazione
b) Valutare le proprie capacità e risorse nel farvi fronte
- Quando si percepiscono sfide troppo elevate per le proprie capacità insorgono stress ed
ansia.
- Quando si percepiscono sfide troppo scarse insorgono noia e apatia.

L’individuo sceglie quale desiderio perseguire tra i tanti formulati, in base alla sua fattibilità e alla
sua desiderabilità

Il desiderio è “uno stato mentale attraverso cui un agente possiede una motivazione personale a
eseguire un’azione o a raggiungere un obiettivo”obiettivo”(Perugini e Bagozzi 2004 p 71).
Desiderio e intenzione si distinguono per:
- la percezione di eseguibilità del comportamento
- il grado di connessione con le implicazioni dell’azione
- la cornice temporale.
I desideri sono meno concretizzabili meno legati alle conseguenze delle azioni, più astratti e
indefiniti dal punto di vista temporale Tuttavia sono in grado di alimentare a livello motivazionale le
intenzioni.

I desideri possono avere effetti negativi quando diventano fantasie


Nelle fantasie positive si anticipa e assapora il successo desiderato senza preoccuparsi di come
viene raggiunto e senza visualizzare gli ostacoli consentono di esperire a livello mentale la
condizione futura desiderata e quindi finiscono per rappresentare un deterrente alla mobilitazione
dell’energia necessaria al reale successo (Kappes e Oettingen, 2011).
Per trasformare le fantasie in obiettivi è importante elaborare aspettative realistiche che tengano
conto delle proprie abilità e competenze e degli ostacoli che potrebbero insorgere (Oettingen e
Gollwitzer, 2010).

23
BISOGNI FONDAMENTALI (Ryan & Deci , 2000)
- Autonoimia.
- Relazionalità.
- Competenza.

“La mia mente non si disperde, sono totalmente coinvolto in quello che sto facendo e non penso a
nient’altro. Mi sento bene fisicamente...La realtà esterna non mi tocca. Sono meno preoccupato di
me e dei miei problemi.”
“La mia concentrazione va da sé come il respiro...Non me ne preoccupo...Una volta che ho
cominciato, il resto del mondo è escluso dal mio pensiero.”
“Sono così coinvolto in quello che sto facendo...che mi sento completamente unito a quello che
faccio.”

ESPERIENZA OTTIMALE (Csikszentmihalyi, 1975, 1990)


Alte opportunità alte capacità:
→ Rilassamento
→ Benessere
→ Eccitazione
→ Motivazione intrinseca
→ Coinvolgimento
→ Chiari obiettivi
→ Controllo
→ Chiari feedback
→ Facilità di concentrazione
→ Focalizzazione, attenzione

ESPERIENZA OTTIMALE
- Non esperienza di picco ma condizione positiva e complessa di equilibrio tra componenti
emotive, cognitive e motivazionali.
- Nucleo stabile cognitivo ( impegno, controllo) Le variabili a ffettive e motivazionali variano in
base alle attività.
- Variazioni tra attività Compiti s trutturati supportano concentrazione e obiettivi a lungo termine,
attività passive e di scarso impegno facilitano emozioni positive e motivazione intrinseca.

24
Significati, obiettivi e cultura
- Gli essere umani , in quanto animali culturali, fanno riferimento a significati ed obiettivi distali
(Baumeister, 2005).
- Obiettivi e significati percepiti sono entità socialmente costruite , e connesse a valori culturali
(Oishi, 2000).
Richiesta: difficoltà vs. opportunità d’azione, sfida con se stessi
Partire da una motivazione per poi arrivare all’ auto-determinazione
Promuovere esperienze ottimali (flow)
Impegno in attività dotate di significato: coltivazione di abilità ed esperienze ottimali in compiti
diversi

Prevenzione e promozione della salute: Componenti e processi


Processi di cambiamento: I processi di cambiamento attuati dall’individuo per modificare il
cambiamento problematico, hanno un andamento curvilineare, minimo nella fase
precontemplativa, aumenta nelle intermedie e declina nelle ultime.

I processi di cambiamento si suddividono in due categorie:


▪ Processi esperienziali: Maggiormente utilizzati negli stadi iniziali, la consapevolezza fornisce
maggiori benefici durante la fase di precontemplazione,
▪ Processi comportamentali: Maggiormente utilizzati durate la fase di azione, la gestione del
rinforzo ad esempio viene esplicata nel corso dell’azione.
L’aderenza alle terapie mediche

Per aderenza alla terapia si intende il conformarsi del paziente alle raccomandazioni del medico
riguardo ai tempi, alle dosi e alla frequenza nell'assunzione del farmaco per l'intero ciclo di terapia.
 2003: OMS mostra dati allarmanti, evidenziando che la scarsa aderenza porta a seri
problemi di salute pubblica:
 L’aderenza pe le malattie croniche è in media del 50% nei Paesi affluenti (Italia: Rapporto
OsMed 2015)
 Compromette gravemente l’efficacia del trattamento, con problemi per la qualità della vita e
l’economia sanitaria.
 Migliorare l’accesso ai farmaci è necessario ma non sufficiente se non si migliora
l’aderenza
 L’aderenza è un processo che non coinvolge solo il paziente, ma tutti gli operatori sanitari
che si occupano di prescrizione e dispensazione dei farmaci
 Dal 2003 al 2017 non si sono registrati cambiamenti nel trend

(Non) Aderenza: i protagonisti (Rapporto SIF 2017)

25
La Percezione del rischio
Conoscere i rischi di una pratica o di uno stile di vita non è di per sé garanzia di cambiamento
Il comportamento individuale è funzione di numerosi fattori quali atteggiamenti, emozioni, valori,
motivazioni, obiettivi e Credenze su malattia, rischio ed autoefficacia.

L’AIDS è una minaccia per la salute conoscere il rischio rappresenta il requisito fondamentale per
motivare le persone ad adottare comportamenti responsabili
Un’indagine conoscitiva sulla condizione della infanzia e della adolescenza in Italia (Eurispes e
Telefono Azzurro, 2011 riporta che, in base al sondaggio, il 12 8 degli adolescenti ha rapporti
sessuali senza protezione.

Il rischio è il prodotto di:


- Probabilità che abbia luogo o si venga esposti ad un evento pericoloso
- Gravità della malattia o delle lesioni da esso provocate (es la morte)
Nella mortalità (numero di morti/anno) il numero di morti è la probabilità del rischio, la morte è la
componente di gravità
- Rischio assoluto la probabilità di esiti negativi per un gruppo specifico (es i fumatori)
- Rischio relativo il rapporto tra la probabilità che una certa malattia si verifichi nel gruppo esposto
(es i fumatori) e in un gruppo non esposto (i non fumatori).

- Il rischio generale indica la stima del rischio di un determinato evento o malattia stimato sulla
intera popolazione, mentre con il rischio personale, il rischio stesso viene posto in relazione con la
persona dove la probabilità del verificarsi di un evento e la gravità dello stesso sono direttamente
correlati con l’individuo.
- Il rischio a livello oggettivo viene misurato attraverso il prodotto matematico della probabilità e
gravità dell’evento. Esso viene espresso in termini di mortalità (numero di morti nell’anno- indica la
probabilità del rischio) dove la morte è il fattore di gravità dell’evento, e in termini di morbilità
(numero dei casi di malattia in un anno). Un'altra misura del rischio è il DALY (Disability-adjusted
life year), dove 1 DALY rappresenta la perdita di un anno di vita a causa della malattia.

26
Nel calcolare il rischio di morte le persone tendono a sovrastimare le cause rare e a sottostimare le
cause più frequenti in funzione della gravità percepita maggiore è la gravità, tanto più elevata sarà
la percezione di probabilità di eventi improbabili
Es. rischio connesso al nucleare vs rischio connesso alle diete malsane

Rischio Personale
Le persone tendono a
- sovrastimare il proprio rischio assoluto donne tra i 45 e i 54 anni stimano al 34 il rischio di
sviluppare tumore al seno (contro il reale tasso dell’ 8
- sottostimare il proprio rischio relativo le stesse donne sono convinte che il loro rischio di
sviluppare tumore al seno sia inferiore alla media bias dell’ottimismo irrealistico)

La Stima del rischio relativo è alterata per:


- proteggersi dal senso di minaccia e dall’ansia,
- confrontarsi con uno stereotipo ad alto rischio, molto distante dalla propria immagine (percezione
di invulnerabilità).
Per promuovere comportamenti adeguati non bisogna descrivere il rischio in termini generali
(es ..“i rapporti sessuali non protetti sono connessi a malattie come l’AIDS”) o associarlo a uno
stereotipo .
Occorre mettere il rischio in relazione alla persona (“sono a rischio di AIDS perché ho rapporti
sessuali non protetti”).
Accanto alla percezione del rischio personale occorre fare leva anche sulle RISORSE.
Descrivere solo il rischio e non offrire informazione realistica sulle modalità per affrontare la
minaccia può indurre solo ansia e senso di impotenza.
- Convinzioni di Autoefficacia
- Aspettative positive di risultato - speranza
- Ottimismo realistico
- Supporto sociale

Obiettivi e Benessere
Il problema del rischio non è solo cognitivo emotivo ma anche motivazionale. La motivazione è un
elemento fondamentale che muove l’essere umano, è quell’energia che fa sì che intraprendiamo
un percorso e lo portiamo a termine.
Desideri: Stati mentali in cui ci immaginiamo un risultato positivo.
Il desiderio è “uno stato mentale attraverso cui un agente possiede una motivazione personale a
eseguire un’azione o a raggiungere un obiettivo. Il desiderio non è una garanzia di risultato;
Il desiderio spesso si accompagna alla percezione di non poterlo realizzare [lo vorrei tanto ma non
ce la faccio]
Il desiderio non è pianificato e non ha una cornice temporale. Le persone si immaginano il
desiderio come una meta finale che susciti emozioni positive. Non tengono conto delle
conseguenze pratiche.
I desideri sono meno concretizzabili, meno legati alle conseguenze delle azioni, più astratti e
indefiniti dal punto di vista temporale. Tuttavia sono in grado di alimentare a livello motivazionale le
intenzioni.
Quando si parla con le persone spesso ci si accorge della narrazione positiva [desiderio] perdendo
il contatto con la realtà.
Obiettivo: Ci si dà dei tempi, ci si organizza per svolgere le attività, per perseguire l’obiettivo, si
fanno delle previsioni per capire cosa farò una volta realizzato l’obiettivo.
E’ possibile trasformare il desiderio in obiettivi tramite motivazione ed autoefficacia.

27
Bisogni Fondamentali: MODELLO DI MASLOW
Con la gerarchia dei bisogni di sopravvivenza.
Bisogni di carenza: Bisogni fondamentali per l’essere umano per vivere in una società.
- Sicurezza: Necessità di costruire sicurezza affettiva;
- Affiliazione: Animali sociali e costruiamo un contesto relazionale da condividere [appartenenza ad
una comunità o ad un gruppo];
- Stima: Abbiamo bisogno di essere riconosciuti come individuo;
Bisogni di crescita: Bisogni estetici che non ci servono per la mera sopravvivenza. Ci fanno stare
meglio e non semplicemente ci permettono di sopravvivere.
Bisogni cognitivi:
- Di conoscenza: Continua costruzione di cultura [scoprire le varie realtà del mondo/Sapere
medico].
Questa costruzione di conoscenza è una caratteristica della specie;
- Autorealizzazione: Esprimere le proprie potenzialità, saper raggiungere la migliore espressione
dei propri talenti, sentirsi realizzato nella vita.

E’ un modello teorico; Infatti ci sono evidenze che tante persone mettono avanti i bisogni di
realizzazione/conoscenza anteponendoli ai bisogni di carenza. Il motore che muove l’essere
umano sono i bisogni di crescita [psicologici].

TEORIA DELL’AUTODETERMINAZIONE
Teoria della motivazione globale che riuscisse a spiegare tutte le teorie della motivazione umana e
che si traducesse in strumenti di valutazione validi ed utilizzabili nella pratica.
Deci e Ryan identificano 3 bisogni fondamentali
1. Autonomia: L’esigenza di essere autonomi e prendere decisioni in autonomia.
2. Competenza: Desiderio di conoscere e imparare, non solo di nozioni teoriche ma anche
pratiche.
3. Relazionalità: Sembra in opposizione al bisogno di autonomia ma non lo è, perché l’uomo è un
animale sociale. Si tratta di condivisione di visione e di risultato.
Questi sono i 3 bisogni che muovono e motivano l’essere umano.
Ci sono diverse tipologie di motivazione lungo un continuum che vanno da delle condizioni in cui il
comportamento è eterodeterminato a situazioni in cui il completamente autodeterminato.

• Condizione di demotivazione: Caratterizza le persone languishing, con mancanza di senso ed


interesse, non si ha una regolazione da parte del paziente;
• Motivazione estrinseca: Condizionamento esterno, man mano che si prosegue, si riduce verso
una condizione di autodeterminazione:
1. Regolazione Eterodiretta: Comportamento completamente esterno, al paziente viene
detto cosa deve fare e lui esegue, la motivazione deriva da delle conseguenze negative, a
volte anche controvoglia [lavoro solo per lo stipendio]
2. Regolazione introiettata: Faccio una cosa che non ho voglia di fare, non sono motivato,
ma il senso del dovere mi porta a farlo ugualmente.
3. Regolazione identificata: Non sono proprio motivato a fare una determinata cosa ma il
fine ha un grande valore.
4. Regolazione integrata: Faccio un lavoro e sento che è la mia scelta, viene fatta con passione
personale. [Lavoro che ci permette di aumentare il bisogno di autonomia]. Aumenta il bisogno di
autonomia/competenza e conoscenza e soddisfano i 3 bisogni di base essendo totalmente
autodeterminati
Mano a mano il livello di autodeterminazione aumenta.

28
• Motivazione intrinseca: Il comportamento è solo autodeterminato [faccio lo sport che mi piace,
vado al cinema, leggo un libro etc]. Sono attività legate alla esperienza ottimale.
Un obiettivo autodeterminato ha più valore di un obiettivo esterno.

Se la percezione della motivazione è estrinseca non si può avere una buona prestazione, far si
che sia la persona lei a scegliere e in autonomia, renderla autodeterminata, in percorsi di salute.
Gli obiettivi che poniamo alle persone devono essere realistici con bilanciamento tra sfide ed
obiettivi percezione di autoefficacia.

Modello HAPA
Accanto alla percezione del rischio personale occorre fare leva anche sulle RISORSE.
Descrivere solo il rischio e non offrire informazione realistica sulle modalità per affrontare la
minaccia può indurre solo ansia e senso di impotenza.
• Convinzioni di autoefficacia;.
• Aspettative positive di risultato-speranza.
• Ottimismo realistico.
• Supporto sociale.
Approccio del processo di azione rilevante per la salute (HAPA, Schwarzer 1992)
Quando una persona deve intraprendere un cambiamento/percorso/terapia, si considerano 3 fasi:
Fase motivazionale: Passare dal desiderio all’obiettivo.
E’ una fase in cui la persona fa una Percezione del rischio, percepisco e valuto i rischi, avere delle
certe aspettative di risultato di benessere [penso che potrei avere un risultato buono di salute] e mi
sento autoefficace nell’azione, ho le capacità di farcela.
L’insieme di virtuoso di queste cose va a costruire l’intenzione, il desiderio si trasforma in obiettivo.
Predispongo a costruire una strategia.
Fase volitiva: Una volta costruita l’intenzione devo costruire una strategia/pianificazione. E’
necessario volerlo. Comporta una pianificazione dell’azione, piano di come svolgere la situazione e
si fa anche una pianificazione di coping, devo affrontare dei problemi e mi sento scoraggiato, metto
in conto le difficoltà. Questa autoefficacia di azione ha un ruolo anche in questa fase.
Azione: E’ necessario fare.
Si mette in atto l’azione, vengono fuori gli ostacoli, in parte previsti e non e possono emergere le
risorse per farcela. Un elemento importante è il coping di autoefficacia di recupero: riuscire a
gestire gli ostacoli che intervengono durante il percorso, si tiene conto del fallimento e si recupera.
Si prevede un recupero, e mantenimento.
Quando diventa una determinato comportamento di salute diventa una abitudine si consolida nella
vita quotidiana.

29
Nell’intervento si identificano tre gruppi di persone:
1- Preintenders: Sensibili a: - analisi delle aspettative di risultato
- comunicazione sul livello di rischio.
Utile fare leva sui vantaggi derivati dal comportamento virtuoso piuttosto che sugli svantaggi
derivati dalla sua assenza
2- Intenders: Già orientati all’azione. Utile aiutarli a pianificare il modo in cui tradurre le loro
intenzioni in azioni.
3- Actors: Non necessitano di alcun trattamento. Utile migliorare le loro abilità di prevenire le
ricadute

Linee guida per l’intervento


- Programmi focalizzati sull’individuo
- Ruolo attivo dell’individuo nel processo di cambiamento
- Multicomponenzialità del comportamento (variabili cognitive, emotive, motivazionali, volitive)
- Autoregolazione e razionalità versus automatismo e irrazionalità.

Strategie decisionali e relazione paziente operatore


Decisioni ed euristiche
Le euristiche (dal greco heurískein "trovare") sono abilità acquisite dal cervello nel corso
dell'evoluzione. Le euristiche sono state utili per la sopravvivenza dell'uomo; infatti, negli ambienti
pericolosi dove l'Homo Sapiens ha maturato la trasformazione da preda in predatore, e dove il
cervello si è evoluto, le decisioni dovevano essere rapide ed efficaci. In molte situazioni non ci si
poteva permettere il lusso di fermarsi a pensare alle strategie migliori per raggiungere un certo
scopo, bisognava agire, prendendo decisioni euristiche. Anche se le euristiche non servono più a
sopravvivere nel mondo odierno, tuttavia esse continuano ad agire, visceralmente, nei
comportamenti umani con una funzione che chiamiamo intuizione. Come ognuno di noi sa, le
decisioni importanti nella vita di una persona non vengono prese con la logica ma con l'intuizione,
e si rivelano corrette la maggior parte delle volte (ma non sempre, e più sotto descriviamo gli errori
sistematici più frequenti).
Come ha scritto Gerd Gigerenzer, psicologo che ha studiato a lungo le euristiche, "la nostra mente
può essere vista come una cassetta degli attrezzi (toolbox) evolutiva piena di regole del pollice
(rule of thumb) create e trasmesse geneticamente, culturalmente ed evolutivamente".

Euristica della rappresentatività: probabilità che un evento rientri in una data categoria:
- numero limitato di osservazioni
- generalizzazione

Euristica della disponibilità: stimare la frequenza di un evento in base alla facilità di richiamare alla
memoria eventi simili:
- perché frequenti
- perché emotigeni
- perché accaduti a persone note
Euristica dell’ancoraggio: ricerca di conferme dell’ipotesi iniziale si sottovalutano i dati non coerenti
con essa.

NEED FOR CLOSURE (NFC)


Deriva dagli studi sull’integrazione tra cognizione e motivazione Kruglanski , 1995).
E’ un costrutto multidimensionale in cui si distinguono cinque principali componenti:
- Preferenza per l’ordine

30
- Difficoltà a tollerare l’ambiguità
- Risolutezza
- Preferenza per la prevedibilità
- Chiusura mentale

Bisogno di chiusura cognitiva


Esigenza che una persona avverte di giungere ad una conclusione sulla base delle informazioni
che possiede, chiudendo il processo di elaborazione ed evitando di esplorare le possibili
alternative. Persone che necessitano di poche informazioni per giungere ad una conclusione
hanno un basso bisogno di chiusura, mentre coloro che hanno sempre bisogno di più informazioni
hanno un alto bisogno di chiusura.
Consapevolezza tendenza alla riflessione e all’elaborazione attiva e ponderata delle informazioni;
Mindless: Persone che non partecipano consapevolmente alle decisioni che li riguardano e non si
sforzano di immaginare alternative;
Mindful: Si considerano protagonisti delle loro decisioni e agiscono autonomamente ed esplorano
attivamente soluzioni alternative;

Le persone si collocano in genere lungo un continuum nell'ambito di queste cinque dimensioni,


misurate su scala 1-6.
Il loro posizionamento dipende da fattori situazionali (differenze possono emergere tra contesti
lavorativi e privati/sociali), ma anche da caratteristiche individuali.
Il sistema NFC identifica specifiche modalità di risposta a condizioni esterne che 'predispongono' la
persona a gestire con maggiore o minore facilità circostanze e situazioni.

Ricercare una informazione Elaborare una informazione


NFC
Rimuginare Seguire consigli

CONSAPEVOLEZZA

1. Ricercare informazioni: Tipica delle persone con basso bisogno di chiusura ed elevata
consapevolezza, raccolgono grandi quantità di informazioni, vagliano le diverse alternative e poi
prendono una decisione autonoma;
2. Elaborare informazioni: Persone con alto bisogno di chiusura e elevata consapevolezza.
Valutano consapevolmente e autonomamente, in base alle informazioni di cui dispongono e
prendono una decisione;
3. Rimuginare: Basso bisogno di chiusura e scarsa consapevolezza. Eterni indecisi che hanno
continui dubbi sul da farsi, continuando ad accumulare informazioni senza organizzarle
funzionalmente al raggiungimento di una decisione;
4. Seguire i consigli: Elevato bisogno di chiusura e scarsa consapevolezza. Non ricercano
attivamente informazioni e delegano le proprie decisioni alle persone cui si rivolgono per avere un
consiglio e ne accertano il responso con atteggiamento di dipendenza.

DECISIONI SULLA SALUTE


1- Modello paternalistico: decide il professionista sanitario (HP).
2- Modello consumistico: decide il paziente, HP illustra dati neutri.
3- Modello centrato sul paziente: decide il paziente dopo approfondito colloquio in cui HP esprime
il suo punto di vista.

31
Strategia decisionale del medico
Utilizza la strategia del procedimento in avanti. Si procede avendo già a disposizione
rappresentazioni mentali delle possibili soluzioni alternative, sulla base a valutazioni EBM, dati
epidemiologici e sulle conoscenze e competenze in precedenza acquisite. Questo procedimento
richiede una conoscenza approfondita del problema e una quantità consistente di informazioni
organizzate sul caso specifico (anamnesi). Lo stesso processo avviene per la scelta terapeutica.
Strategia decisionale del paziente: I pazienti non hanno le competenze per avere a disposizione
rappresentazioni mentali del problema. I pazienti prendono una decisione che li coinvolge dal
punto di vista emotivo, psicologico, sociale e anche di fede e credenze. Una scelta basata sul
sapere biomedico può contrastare i valori personali e il significato attribuito dalla persona. Questi
aspetti vengono integrati nel pensiero delle euristiche.
Modello centrato sul paziente
1- Prospettiva biopsicosociale → Il modello biopsicosociale è una strategia di approccio alla
persona, che attribuisce il risultato della malattia, così come della salute, all'interazione intricata e
variabile di fattori biologici (genetici, biochimici, ecc.), fattori psicologici (umore, personalità,
comportamento ecc.) e fattori sociali (culturali, familiari, socioeconomici)
2- Paziente come persona
3- Condivisione di potere e responsabilità
4- Alleanza terapeutica → alleanza terapeutica medico-paziente nello scenario della medicina di
precisione, individuando quattro parole chiave per rilanciarla: lealtà, ascolto, fiducia, engagement.
5- Medico come persona

Condivisione di potere e responsabilità


- Valorizzare le conoscenze del paziente: finestre di opportunità
- Spiegare e non solo informare
- Promuovere l’empowerment del paziente
- Prospettare costi e benefici delle alternative terapeutiche
- Garantire disponibilità a riconsiderare le scelte terapeutiche in funzione di cambiamenti
- Individuare possibilità di supporto sociale

Tipologia di comportamenti utilizzati dall’operatore verso il paziente:


1. Paternalistico → HP decide
2. Medico dominante → HP ascolta P e decide
3. Condivisione → HP e P decidono insieme
4. Decisione informata → P ascolta e poi decide
5. Consumistico → P decide

n.b. il 44 % dei pazienti con neoplasia preferiscono (3)

32

Potrebbero piacerti anche