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Perché dire NO al nucleare

Da mesi sentiamo parlare di ritorno dell’Italia all’energia nucleare, ma ancora non sappiamo a cosa si
andrebbe incontro, dal momento che i media latitano e non forniscono dati precisi sui costi effettivi e sui
possibili siti di costruzione delle centrali.

Voglio, dunque, raccogliere qualche spunto di riflessione che mi porta a ritenere del tutto insensato -anche
economicamente- tornare ad investire su questa tecnologia ormai per molti aspetti superata.

La prima e ovvia riflessione, vista la cronaca recente, tocca la sicurezza delle centrali. Gli standard sono
indubbiamente elevatissimi, la probabilità di incidenti gravi è marginale, eppure … i fatti di quell’11 marzo
2011 in Giappone sono lì a ricordarci che il “rischio zero” non esiste, anche se la ricerca si sforza con
successo di implementare sistemi che prevengano e, laddove non basti, limitino i danni di (sempre) possibili
incidenti. Un terremoto, uno tsunami di 7 metri che spazza via generatori diesel costruiti a 6 metri di
altezza, rischiano di compromettere la storia di un intero Paese, se non addirittura del pianeta.

Ma andiamo oltre e cerchiamo di capire se all' ITALIA conviene ripercorrere la via del nucleare, già bocciata
dagli ITALIANI una ventina d’anni fa.

Punto 1 - Il problema delle scorie

Il problema delle scorie è pressoché insolubile poiché il tempo di decadimento radioattivo è di ordine
geologico (milioni e milioni di anni). Aggiungo che trattare rifiuti radioattivi è pericoloso e molto -ma molto-
costoso. Per quanto riguarda l’Italia, l'International Energy Agency ha stimato costi nell’ordine dei 2 miliardi
di dollari per smantellare le quattro centrali nucleari italiane… spese che tuttora paghiamo nella nostra
bolletta. Uscendo dai confini nazionali: gli USA dopo 25 anni di ricerche hanno trovato una “soluzione”
(depositi sotterranei) solo per le scorie di secondo livello, mentre quelle di terzo livello (le più radioattive)
“aspettano” all’ interno delle centrali stesse.

Altro pericolo legato a queste scorie di terzo livello, è che sono delle potenziali armi nucleari, poiché dalle
centrali in attività si ottiene plutonio, elemento essenziale per qualsiasi arma basata sulla fissione
incontrollata. Ancora: basterebbe qualche chilo di esplosivo convenzionale, abbinato a qualche chilo di
scorie radioattive per ottenere una pericolosissima "BOMBA SPORCA". E’ indispensabile un rigido controllo
su chi tratta queste sostanze. Le centrali più recenti possono funzionare anche con il MOX, una miscela di
uranio e plutonio, che consente a di riutilizzare parte del plutonio, ma il problema della proliferazione di
armi nucleari resta preoccupante.

Punto 2 - I siti di costruzione delle centrali nucleari italiane

Se decidiamo che rivogliamo le centrali nucleari sul nostro territorio, dove le mettiamo?

Sappiamo bene che l’Italia è una zona ad elevato rischio sismico. Certo, non siamo sull’ “Anello di Fuoco” (la
zona più sismica al mondo che comprende l' incontro delle placche continentali presenti nel pacifico) e
terremoti potenti come quello giapponese da noi sono improbabili -forse -ma mi sembra perfino superfluo
ricordare che la zona degli Appennini (tutta l’Italia Centrale, dunque), quella del lago di Garda e la Sicilia
sono tutte zone da evitare se vogliamo dormire tranquilli e far dormire più tranquilli i nostri figli e i figli dei
nostri figli. Bene: dove le mettiamo allora? Resterebbero la Sardegna e la Pianura Padana. O meglio,
resterebbero quella Sardegna che col Referendum ha già detto no al nucleare E quella Pianura Padana che,
“purtroppo” (io vivo a 50 km) non ha un sufficiente ricambio d’aria e venti che disperderebbero le particelle
radioattive qualora si verificassero fuoriuscite di fumi.
Ancora: il funzionamento di una centrale nucleare richiede enormi quantità d’acqua. Qualche numero:
anno 1985, centrale di Caorso -potenza 860 Megawatt-si era deciso di diminuire la potenza perché il Po in
secca non forniva acqua in quantità sufficiente. Sapete che ora si parla di costruire centrali da 1000-1600
Megawatt? E dove le mettiamo? Sulle spiagge della Liguria? O del Veneto? Restando alla larga da Friuli
Venezia Giulia, perché lì la nostra bastonata l’abbiamo già presa con il terremoto del 1976!!

Punto 3 - I reattori EPR

I famosi reattori EPR (all'inizio si chiamavano Evolutionary Power Reactor poi, visto che di evolutivo ed
efficiente avevano ben poco, il nome è stato cambiato in European...la cosa dovrebbe far riflettere) di
Areva stanno incontrando parecchi problemi tecnici in Finlandia e in Francia. Sono reattori molto potenti e
non ancora collaudati. Ad esempio: in Finlandia (dove non credo esistano importanti ingerenze di tipo
“mafioso”) i costi di costruzione sono passati da 3,2 a 5,3 miliardi di euro, cui si aggiunge un ritardo di circa
un anno nei lavori di costruzione. Era in progetto di vendere energia a circa 1.000 dollari al kilowatt, sono
arrivati a 4.800 dollari! In Francia nel 2008 i lavori furono sospesi per problemi di qualità del cemento usato
per la gettata. Il lavoro sui sistemi di sicurezza non sembra dare i risultati sperati, tanto che il 2 novembre
2009 le Autorità di Sicurezza Nucleare francese (ASN), inglese (HSE/ND) e finlandese (STUK) hanno
riscontrato congiuntamente difetti di progettazione nei sistemi di controllo. È stato rilevato, infatti, che i
sistemi di controllo e di emergenza del reattore non rispettano il principio di indipendenza, cioè non sono
sufficientemente indipendenti l'uno all'altro qualora separati. Corrono voci su grossi ritardi nel progetto e il
costo dell’energia prodotta ha ampiamente superato i 3.400 dollari al kilowatt contro i 2.800 previsti. La
Siemens, che produce le turbine per gli EPR di Areva ha abbandonato la joint-venture con Areva - stufa di
tutti questi ritardi e problemi assortiti.

Ammesso di voler costruire gli Epr (Areva) o gli AP 1000 (Ansaldo WestingHouse), 1600 e 1000 MegaWatt di
potenza rispettivamente, la nostra rete elettrica già ora non gode di ottima salute: immaginiamo cosa
succederebbe immettendo in un punto qualsiasi della rete tutta questa potenza… quindi è necessario un
notevole investimento sulla rete per poter trasportare con la massima efficienza e magari, con l’occasione,
per interrare finalmente gli elettrodotti ed evitare la dispersione nell’aria di pericolose onde
elettromagnetiche.

Punto 5 - La fissione nucleare 1934-2011

La fissione nucleare è un fenomeno fisico scoperto circa 60 anni fa. Da allora gli impianti non sono cambiati
molto: che si usi uranio o MOX (miscela uranio-plutonio) il risultato è sempre lo stesso: scorie “eterne”,
costi esorbitanti per la sicurezza e la sola certezza che nulla può eliminare quella variabile casuale che ci
potrebbe far saltare in aria.

Carlo Rubbia (Nobel per la Fisica nel 1984) suggerì tempo fa che il torio potrebbe sostituire l' uranio con
diversi vantaggi: è molto più diffuso -e dunque meno costoso- e la sua catena di decadimento produce
scorie che perdono completamente la loro radioattività in “soli” 100 anni. Ma, anche qui: nessuno investe
nello sviluppo di centrali basate su un procedimento obsoleto come la fissione… anche se poi si parla di
centrali di quarta e quinta generazione solo sulla carta, dato che per ora non esistono nemmeno centrali di
terza generazione “avanzata” funzionanti. La futura quarta generazione richiederà almeno 10 anni di
intensa ricerca e almeno altri 10 per poter esser utilizzata su scala commerciale.

Punto 6 - alternative al nucleare

Vediamo le alternative alla costruzione di centrali nucleari.


Cominciamo col ricordare che il fabbisogno energetico italiano è di 350.000 Gigawatt/ora e che vogliamo
ottimizzare l’utilizzo delle risorse del nostro territorio. Ciò significa che dobbiamo puntare a ridurre il
ricorso a petrolio, gas, uranio, carbone, di cui il nostro paese è un grande importatore, a favore di altre
fonti, quali il sole, il vento, la forza dell’acqua le biomasse e la geotermica: le cosiddette FONTI
RINNOVABILI.

Ecco come l’Italia potrebbe coprire il proprio fabbisogno energetico:

Energia Solare: è un fatto noto che il Fotovoltaico riscuote un notevole consenso. Un altro fatto è che
dovrebbe essere meglio gestito dalla politica, con incentivi e norme chiare e precise; si stima possibile
arrivare a coprire un fabbisogno di 150.000 Gigawatt/ora tra impianti di grandi, medie e piccole dimensioni
senza contare che il progresso tecnologico del settore è molto promettente. E senza contare che il riscontro
di mercato e una politica intelligente, da sempre, generano investimenti che consentono di accelerare
molto qualità e tempi dello sviluppo tecnologico.

Energia Eolica: soprattutto in certe zone d’Italia, il vento può essere una fonte di energia alquanto
redditizia. Sarebbe intelligente realizzare aereo-generatori di grandi dimensioni e non tappezzare le colline
di minigeneratori inutili ed onestamente inguardabili. Passando ai numeri: l’ANEV ha calcolato che si
potrebbe arrivare a 25-27.000 Gigawatt/ora entro il 2020.

Energia Idroelettrica: una ricerca del CNR ha stabilito che con un semplice (e non troppo costoso)
aggiornamento delle centrali esistenti si potrebbe incrementare del 50% la produzione di energia
idroelettrica. Senza citare il potenziale di 15.000 Megawatt dello stretto di Messina. Con investimenti in
questo settore si potrebbero coprire altri 75.000 Gigawatt/ora.

Energia Geotermica: l’Italia conta due centrali in Toscana, che in totale producono 4.000 Gigawatt/ora.
Esistevano progetti in Sardegna, ma non se ne parla da anni. Da citare, poi l’elevato potenziale degli
impianti di piccole dimensioni, che avrebbero un potenziale totale di 25.000 Gigawatt/ora.

Tirando le somme, siamo a 275.000 Gigawatt/ora; le biomasse (legname per il riscaldamento, metano dagli
scarti organici, etc.) possono realisticamente coprire i 75.000 Gigawatt/ora mancanti per coprire il
fabbisogno italiano.

Un grafico che evidenzia molto bene la potenzialità delle energie rinnovabili italiane, dal sito:

http://www.energoclub.it/doceboCms/page/390/Potenziale_fonti_energetiche_Italia.html

Le stime non tengono conto dell'avanzamento tecnologico prevedibile nell’arco di tempo necessario per
installare potenza.
In conclusione

Ci conviene dare 50 miliardi di euro a 50 imprenditori per costruire nel giro 10-15 anni 5 centrali nucleari
(esclusi costi di smantellamento ed imprevisti)?

Oppure è più sensato distribuire 50 miliardi di euro a tutte le famiglie che installeranno sul loro tetto
pannelli solari di qualsiasi natura, che puntino su un sistema di riscaldamento intelligente e ad elevato
risparmio energetico, alla riqualificazione degli edifici e dei mezzi pubblici?

Le idee ci sono e sono tante. In Italia abbiamo eccellenti cervelli che fanno la fame o che se ne vanno
all'estero. Perché non offrire loro un'opportunità per esprimersi?

E qui altre note dolenti: la fuga di cervelli e lo stato della ricerca italiana: una cosa semplicemente
vergognosa!! Ho avuto occasione, pochi giorni fa, di entrare in una sede piuttosto recente del CNR, quella
di Milano-Bicocca: una costruzione moderna se vista dall’esterno, ma dentro… un puzzle di prefabbricati,
strumenti obsoleti, mezzi totalmente inadeguati. Se anche gli altri laboratori italiani versano in questo
stato, è impensabile illudersi di poter attuare una politica energetica sensata e ben pianificata! E voglio fare
i miei complimenti a tutti ricercatori e professori italiani che, pur potendo contare su mezzi tanto limitati,
riescono a mantenere elevato il livello di pubblicazioni e di formazione di altri cervelli!

Dobbiamo comprendere che la quarta generazione di centrali nucleari è ancora molto lontana. Le
sperimentazioni sui reattori a fusione nucleare -gli ITER e gli ancor più evoluti DEMO- richiederanno molti
anni per trovare il modo di produrre energia elettrica dalla fusione nucleare. E poi servirà altro tempo per
rendere il procedimento economicamente vantaggioso e portarlo sul mercato.

A mio parere è necessario partire ora con gli interventi più semplici, dai pannelli solari alla riqualificazione
delle strutture e infrastrutture nazionali.

Auspico anche che lo Stato capisca che comprare petrolio ed energia dalla Francia è una spesa enorme ed
inutile, quando davvero possiamo costruirci il nostro futuro energetico per il nostro futuro e per il futuro
dei nostri figli.

Elenco finale di altri gli investimenti utili:

- ricerca materiali conduttori migliori con meno dispersioni di energia e radiazioni;

- edifici con minime dispersioni di calore a «impatto zero»;

- potenziamento del trasporto ferroviario per il decongestionamento delle vie extraurbane;

- ricerca sulle fonti energetiche rinnovabili per aumentarne il rendimento:

P.S. politici italiani, gentilmente, parlate, rubate e litigate meno e lavorate di più il NOSTRO BELLISSIMO
PAESE!

P.P.S: italiani, votare è un diritto e un dovere civico ma anche un privilegio che cittadini di altri Stati non
hanno.

MP con la collaborazione di LR RG

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