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GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA

A PPUNTI A PARTIRE DALLE VIDEOLEZIONI 9CFU M ARIA P ARADISO

VIDEOLEZIONE GENERALE INTRODUTTIVA.


Definizione: Ambiente= generalmente ha una definizione troppo vaga e approssimativa e segna addirittura
una distanza tra comunità umana e habitat, è l’insieme delle relazioni dell’evoluzione, sia fisiche che
culturali, che permettono la vita in una determinata porzione di spazio ossia l’ambiente. Il nostro pianeta
come sistema vivente e i territori annessi sono costituite da parti fisiche (atmosfera litosfera) che intessono
tra loro con le comunità e sono flussi di materia e di energia. Materia es. inquinanti dei rifiuti industriali. Nel
momento in cui questi flussi sono tali da rompere gli equilibri da qui si hanno problematiche che si
riversano sulle piante terra comportando disequilibri del ciclo ambientale. Ambiente non passivo ma attivo
nella nostra vita poiché mantiene in equilibrio i cicli ambientali. Abbiamo ad esempio il ciclo delle rocce.
Interessanti per capire gli impatti delle attività. Altro, secondo ciclo è della materia organica che possono
essere le sostanze emesse dagli organismi presenti nel suolo. Terzo ciclo è quello dell’acqua, a differenza di
quelli citati in precedenza che hanno tempi spesso lunghi, i cicli della società umana hanno cicli più brevi
(vedi economia legata ai bilanci economici, con la necessità di creare profitto) e possono generare dei
conflitti e avere tempi più veloci rispetto al passato grazie al fenomeno della globalizzazione. Con
quest’ultima noi alimentiamo dei cicli che possono provare delle alterazioni temporanee o irreversibili
compromettendo la capacità dell’ambiente di ritrovare un suo equilibrio. Oggi si parla per lo più di Global
Change legati a problematiche di inquinamento, che produce un depauperamento delle risorse naturali,
riguardanti principalmente l’effetto serra, necessarie per la vita. Le risorse possono essere più o meno
rinnovabili

e geosistema: il complesso delle interrelazioni fra elementi fisici e umani che vengono studiate mediante
metodologie dinamiche della disciplina, orientate all’applicazione della teoria generale dei sistemi anche
nel campo economico e regionale. Spesso il termine è usato in antitesi a ecosistema, volendo sottolineare
la prevalenza dei processi antropici su quelli naturali, che pure li sottendono.

VIDEOLEZIONE PRIMA PARTE: SETTORE PRIMARIO: APPROFONDIMNTO SUI


SISTEMI AGRICOLI.
Nei sistemi di produzione agricola abbiamo due tipi di compartimentazione e sono l’esempio
dell’agricoltura tradizionale e quella capitalistica. All’interno di queste due grandi famiglie si attivano una
serie di sottosistemi agricoli.

1. Agricoltura tradizionale: è un tipo di cultura attiva, ciò significa che la stragrande maggioranza della
popolazione è impiegata nelle attività di settore primario, questo settore preponderante. Attività
condotta dai piccoli proprietari terrieri, con piccoli appezzamenti. Attività destinata
all’autoconsumo, non atteggiamento rivolto al mercato, è un tipo di territorio che normalmente
presenta aspetti di poli culturale con diverse produzioni. Essa è più ecosostenibile poiché non è
intensiva cioè monoculturale, questo tipo di agricoltura dipende dalle condizioni naturali,
importanti le relazioni verticali, è diffusa nelle società rurali dell’Asia dell’America Latina e anche in
Europa mediterranea
2. Agricoltura capitalistica: dipende dal mercato, orientata alla realizzazione di un profitto per la
massimizzazione del prodotto e perciò agricoltura orientata alla realizzazione di prodotti che
piacciono al mercato. Agricoltura che di per sé non è autonoma ma attua una stretta integrazione
con l’agroindustria. Esempio classico per comprendere la potenza delle grandi imprese
agroindustriali era quello dell’Unilever, una vera e propria holding cioè un grosso agglomerato di
imprese caratterizzate da diverse potenzialità di settore produttivo ma con grosso cuore di tipo
finanziario. Unilever grandi impresa localizzata in 64 paesi con centri strategici a Londra Parigi e
Bruxelles, da qui organizza le quantità di prodotto che forniscono il mercato globale decidendo
l’alterazione dei prezzi. Questo modo di attivare questo tipo di impresa capitalistica mostra che un
paese non è direttamente attivo nell’agricoltura, ma anche in diversi aspetti industriali e di servizi.

Monocultura diffusa soprattutto nei paesi del terzo mondo, porta spesso alla deforestazione e
all’intensificazione dei territori con conseguente perdita di fertilità. Intorno al 2012 alcuni studi calcolavano
più del 20% delle esportazioni su un unico prodotto e quindi significa più vulnerabilità di questi territori.

Consideriamo nel settore primario sia l’agricoltura che pesca e allevamento, che risente delle relazioni
verticali.

Forme strutture territoriali nell’agricoltura contemporanee:

1. Agricoltura di sussistenza: contiamo a vederli nell’Amazzonia o Africa interna non connotata da


piantagione. L’incontro dei sistemi agricoli di sussistenza con una organizzazione capitalistica
disintegra il tessuto identitario delle popolazioni, perché all’interno della sussistenza la comunità ha
creato un insieme di rituali e credenze, venendosi a creare un certo regime fondiario. Cambiando
quest’ultimo il valore del terreno aumento e le popolazioni vengono spinti in territori marginali (es.
popolazioni che si oppongono alla deforestazione), vedi resistenze coloniali dell’Equador. Questo è
motivo di scontro e incontro dovuto a globalizzazione.
Tre tipi di agricoltura di sussistenza che sono localizzate in diverse zone:
- Agricoltura itinerante (che si sposta) nel Sud Est Asiatico e parte centrale dell’Asia e alcune
zone dell’Iraq. Popolazione locale va con l’ascia a disboscare prendendo dei prodotti, sapendo
dunque che la foresta si rigenera.
- Agricoltura sedentaria organizza il territorio in maniera molto precisa, insediamento tipici sono
le città mercato o villaggi con sistema di rotazione dei territori coltivati, con un grande rispetto
per le tempistiche del territorio (diverso da culture eccessivamente centrate sul profitto come
quelle speculative o in serra). Villaggio non solo centro del mercato ma anche luogo di scambio
e di cerimonie.
?? coltivazioni più facilmente reperibili e di tipo intensivo, perché vicine al centro urbano. Piu ci
si allontana da esso più le agricolture diventavano estensive e meno reperibili.
- Agricoltura delle oasi si trovano nell’Asia centrale e nel Sahara, generano effetti di
competizione fra attività turistiche.
2. Agricoltura commerciale/ contadina molto in uso in Europa, via di mezzo tra capitalistica e
consumistica, piccolo proprietario avanzato dal punto di vista delle tecniche di consumo e utilizzo
dei mercati urbani e infrastrutture instaurando reti di rapporti. Molto competitiva, si attua con
rapporto con l’ambiente differente da quelli precedenti poiché utilizzo di strumenti artificiali come
le serre.
3. Capitalistica o estensiva tipica ad es dell’America del Nord e dell’Australia, agricoltura
internazionalizzata che utilizza enormi porzioni di terreno, no rapporto di sviluppo ineguale, basso
legame tra popolazione totale e agricoltura, poiché manodopera impegnata in altre attività. Non
c’era una vera e propria comunità contadina, si trattava di una organizzazione programmata dal
centro da consorzi, persone non proprietari ma vi erano degli obiettivi da portare avanti. Ottica
centralizzata, scopo non export ma soddisfare i bisogni alimentari della popolazione.
4. Speculativa di piantagione dedicata alla monocultura, no rotazione dei terreni, c’è uno
sfruttamento del terreno impattando sulle capacità di azione dei gruppi locali. Esiste un sistema di
organizzazione del territorio con un retaggio coloniale molto forte. Normalmente il centro di
mercato è collocalo al porto che con una serie di infrastrutture collegato al porto e con una serie di
vie navigabili. Regioni altamente specializzate come cacao the caffè, in questo senso di
organizzazione del territorio ricalca un modello di sfruttamento coloniale. Come è possibile che
stati siano ricaduti in queste dinamiche di sfruttamento, tutto in realtà è nato da spinte positive
delle neo-nazioni. Rivoluzione verde: sforzo di progresso in campo di miglioramento dei regimi
alimentari, attraverso la richiesta di mezzi tecnologici ha favorito la penetrazione delle
multinazionali. Dietro lo sfruttamento si è creato il fenomeno delle Favelas e slums, problemi
interni di degrado e povertà, si crea all’interno un flusso migratorio verso l’Europa.

VIDEOLEZIONE SECONDA PARTE: GEOGRAFIA DELLE ATTIVITA’ MINERARIE


ED ENERGETICHE.
Minerali metallici non metallici ed energetici, opportuna distinzione perché ogni tipologia serve un
interesse e settore economico. I metallici infatti sono coloro la cui resistenza è utile per industrie di base,
servono da input, da componenti che si venderanno poi all’insieme di settori manifatturieri. Es ferro e
rame, esso è più importante nelle industrie delle telecomunicazioni degli ultimi anni. Altro Zinco.

Minerali non metallici come il nitrato e fosfati utilizzati come potenti fertilizzanti in agricoltura, sono
materie prime interessanti per la produzione e vita di tutti i giorni.

Materie di tipo energetico.

Da un primo p.d.v occorre dire che la distribuzione è altamente ineguale, essere paese produttore non
coincide con consumatore. Stiamo parlando di un settore alla base di uno sviluppo industriale ma anche alla
base di un pensiero di sfruttamento economico (vedi inquinamento, crisi economiche). Dalla rivoluzione
industriale la nostra organizzazione geoeconomica sempre più basata su sfruttamento di risorse terrestri, in
precedenza comunità umane all’interno del ciclo produttivo con pochissimi sprechi con lo sviluppo
industriale invece abbiamo rotto questo circolo di sostenibilità. L’uso delle risorse emette una serie di
inquinanti, produzioni di scarti dalle risorse dopo il loro utilizzo; nel paradigma produttivo che adesso inizia
a scricchiolare sempre più le società umane dipendenti da risorse minerarie ed energetiche.

Differenza tra RISORSA e RISERVA:

RISORSA= presa in considerazione da parte della produzione, presente in alcuni paesi, è un concetto di tipo
dinamico perché localizzare un impianto di estrazione obbedisce a una serie di criteri:

Capacità che io ho ad accedere alla qualità della risorsa e quantità della disposizione delle risorse.

Dipende dalla necessità del mercato, furono riaperti giacimenti prima chiusi, o addirittura spostati in un
altro paese per evitare gli intoppi.

RISERVA= è più un concetto con alta tensione geopolitica, perché un paese che non ha produzione può
decidere di comprare risorse e accumularle, in questo modo il paese riesce a resistere ad uno shock (es
petrolifero). N.B paesi più forti sono coloro che hanno i livelli di riserve più alte.
La riserva costituisce un informazione top secret perché noi non sappiamo quale siano le riserve dei paesi.

I luoghi di estrazione e di distribuzione generano sulla terra numerosi flussi di relazione e di dinamiche, una
delle risposte alla limitatezza dei giacimenti è quella di diffondere le attività di estrazione, in genere le
imprese estrattive tendono ad espandere, es caso emblematico la Francia.

Top 10 localizzazioni
Il 40% localizzato nei paesi sviluppati, mai totalmente attendibile come cifra poiché sono concetti dinamici
che cambiano a seconda dello sviluppo. Il 25% è nel sottosuolo di Russia e Cina, allo stato attuale i paesi
sviluppati detengono un vantaggio in merito a maggior risorse rispetto a quelli sottosviluppati.
L’85% detenuto da soli 4 paesi: Canada USA (aumento tecnologie per estrazione di gas sottosuolo) Australia
e Sud Africa, esse detengono il grosso delle risorse accertate.

Le estrazioni hanno forte impatto sull’acqua, in particolare con conseguenze nelle falde acquifere, questo
contribuisce ad inquinare il suolo.

Squilibri forti nel consumo, gli USA consumano moltissimo, il Giappone utilizza solo il 10% delle risorse
senza produrre, Russia regione per lo più produttrice ed esportatrice ma rimane geopoliticamente limitata,
Italia struttura simile del Giappone. Il consumo della Cina è elevatissimo, l’Australia è massima esportatrice,
relazioni di dipendenza tra gli USA + Russia a l’Europa occidentale e Giappone.

Costo del trasporto dopo la seconda guerra industriale ha subito un calo.

ENERGIE RINNOVABILI

Sono comprese energie nucleari / solare / eolico o biocarburanti

Energie nucleari: comportamenti dei paesi molto diversi nei corsi degli anni con posizioni discordanti, un
gruppo di paesi ha investito su di esso portando avanti un’opinione che vantava di una condizione di
dipendenza (es Francia). Le scelte di investimento in settori nuovi riguardano la possibilità di inserirsi in
nuove attività geoeconomiche, nuovi scenari di approvvigionamento energetico.

Lo scenario del nucleare ha avuto diverse evoluzioni dalla guerra fredda ad oggi, i giacimenti di uranio e
toro sono presenti solo in 17 paesi e negli ultimi anni sono stati molto richiesti anche dalla Cina. Durante la
guerra fredda prima il Sud africa decise di aprire dei giacimenti. Dopodiché seguirono il Niger nel 71 e
Namibia nel 76, tra l85 e 86 esiste un’attenuazione delle risorse poiché siamo nel periodo nello
smantellamento dell’arsenale nucleare, significa che vengono implementate delle tecnologie di utilizzo
dell’uranio. Nello scenario contemporaneo avvengono dei cambiamenti, più del 55% della produzione è
concentrata in due paesi: Kazakistan in Asia Centrale repubblica asiatica dell’unione sovietica e Canada in
Nord America che aumentò la produzione di gas e olio.

Africa attualmente fornisce il 15% dei minerali importanti in questo settore energetico, questa % dei paesi
africani è costituito dalla Namibia e il Niger. Regioni di produzione non sono un fattore di potenza geo
strategica ma sono aree controllate da altri paesi, subiscono quindi la dipendenza del controllo. Nel Niger vi
sono dei conflitti interni tra gruppi etnici e quindi possono essersi delle conseguenze sugli impianti sabotati.
Strategia geopolitica francese, oltre che a controllare diversi paesi, interferisce con altri sistemi
geoeconomici nell’approvvigionamento di altre fonti di energie. Da una parte vi sono strategie europee con
interventi anche pesanti bellici e d’altro canto abbiamo una crescente alfatizzazione(?)
dell’approvvigionamento bellico.

La distanza geografica tra regione di produzione e di consumo è ancora una volta un fattore di instabilità
geopolitica.

VIDEOLEZIONE FINALE SECONDA PARTE.


Investire in un uovo settore significa variegare la base economica del paese, tanto più il paese si rinnova più
genererà una maggior sostenibilità dal punto di vista sociale ed economico.

Energia idroelettrica: costruzione delle grandissime dighe per avere energia per il paese, studi hanno
dimostrato che la costruzione della diga delle tre (?) ha provocato un’alterazione dei microclimi ma anche
un’interferenza pesante con il ciclo di sedimentazione del suolo. Interferire sulla portata d’acqua del fiume
significa intervenire sulla risorsa presente nella popolazione locale, quindi comporta ad un
depauperamento che significa fonte di conflitto e sopravvivenza della popolazione. Da questo punto di viste
questa energia ha delle conseguenze negative.

Energia solare ed eolico: Altri paesi come la Cina hanno avviato la produzione dei pannelli solari. Principale
caratteristica è che è un tipo di energia elettrica nel senso che quando la ricaviamo dal sole o dal vento
diventa energia elettrica che deve esser distribuita o immagazzinata, poiché varia molto a seconda delle
temperature e delle condizioni meteo. Prima rete elettrica non sufficiente, deve esser migliorata nella
quantità e capillarità e in secondo luogo significa anche adattarla in senso smart relativa al calcolo dei
consumi e delle ottimizzazioni. Ciò grazie ad appositi sensori che con le app gestiscono queste reti e
stabiliscono strategie per prevenire. Un altro risvolto negativo è determinato dalla sindrome Nimbi cioè che
le popolazioni si ribellano poiché esse non avvengono “nel loro giardino” o paese, es. pale eoliche che
hanno deturpato il paesaggio dettato da un forte senso identitario.

Rinnovabile va incentivato attraverso una maggiore presenza di una autorità pubblica forte che giova sulla
comunità locale.

VIDEOLEZIONE PARTE TERZA: GEOPOLITICA E SICUREZZA ENERGETICA.


Concetto di sicurezza e di strategia che va ad affermarsi negli ultimi anni soprattutto, anche se gli stati
hanno già fatto fronte a questo concetto dagli anni 70.

Esempi eclatanti del passato del 73’: Il conflitto arabo israeliano che favorisce la chiusura del canale di Suez,
uno dei punti di passaggio dell’approvvigionamento energetico italiano. Economia industriale europea era
entrata in austerity cioè di fermo e di difficoltà di approvvigionamento, questo è il momento in cui gli stati
si rendono conto della loro dipendenza da queste energie e si rendono conto che devono attuare delle
misure di sicurezza.

Fino al 73 la geopolitica dell’energia era dominata dai player, delle grandi imprese multinazionali, con i
blackout energetico dei paesi arabi c’è un processo diverso, se prima forma di geopolitica energetica,
attuano politica di nazionalizzazione che ci conduce alla situazione odierna.

Attuale scenario energetico ed emergente

Concetto di sicurezza energetica che si è arricchito di nuovi connotati, fine seconda guerra mondiale
Churchill mette in chiaro che c’è bisogno di varietà di approvvigionamento, questo concetto va a
caratterizzare il concetto di sicurezza energetica.

Reliability vs Affordability. Dobbiamo capire la disponibilità di energia in base alla capacità di poter
effettuare degli investimenti, altro concetto ci dice della capacità che ha un sistema nazionale di rispondere
ad uno shock o una limitazione.

Quali sono le situazioni che portano incertezza?

- I conflitti con le conseguenti crisi, sempre esistiti e la variabilità determina nuovi intrecci e
strategie sui mercati.
- A mano a mano che incrementiamo la digitalizzazione ci possono essere attacchi nel cyber
spazio, facilmente attaccabili.
- Guerre civili, disordine ed instabilità a sfavore di cittadini e della sicurezza
- Pirateria sui mari, in particolare quelle petrolifere
- Criminalità, il petrolio diventa un fattore di potenza che ostacola la sicurezza e incrementano il
contrabbando delle risorse
Vivacità nel campo energetico di attori come Russia e Cina che sposta l’asse di potere verso le zone
asiatiche. Questo argomento così complesso non possiamo tenerne solo conto dei fattori geopolitica ma vi
sono anche manovre di conflitti e alleanze. In alcuni paesi come Medio Oriente la politica del non investire
per il benessere dei cittadini sta erodendo il consenso e stabilità interna.

VIDEOLEZIONE SPECIALE: SMART CITY.


Primi studi anni 90, città attivata dai software o codice, significa che stiamo costruendo un ambiente di vita
e di attività geoeconomiche e di relazione che consta di tre elementi: servizi urbani, utenti urbani e pezzi
fisici della città operati sempre dai software (Concetto di Mel Gibson 1942). Ciò significa che i software sono
forme di linguaggio che mette in comunicazione pezzi materiali macchine utenti e pezzi di città, le
operazioni smart vedono in realtà un ruolo crescente di comunicazioni digitalizzate. Le comunicazioni
digitali riguardano umani e umani, macchine e macchine, macchine umani, software e software.

Smartness dipende dai software e dalle operazioni dei computer.

Anni 2000: Knowledge economy, ambiente rifocalizzato sulla creazione di attività smart legato alla
produzione di conoscenza, è chiamata l’economia della conoscenza infatti. Conoscenza legata ad imprese
Hi-tech e software, ovviamente concetto ristretto che rischia di discriminare concetti che potrebbero esser
rivitalizzati.

È tutto un sistema che operato attraverso un ambiente smart consente di raggiungere dei benefici in
termini di efficientamento energetico e di consumi. Un settore importante rivitalizzato dall’ambiente
Smartness è quello dei trasporti (smart mobility) attraverso la quale si apre un’enorme finestra negli ultimi
anni, relativa ai mezzi autonomi. Smart mobility significa anche la creazione di app che completano l’uso,
es. condividere una bicicletta, creazione di parcheggi da condividere o di auto.
Altro settore di servizio urbano rivitalizzato dalla smartness è quello dell’ambiente fornendo miglioramenti
nella performance della sostenibilità, anche gli edifici possono essere intelligenti comunicando con le
centrali e quindi possono costituire un’altra forma di sviluppo. Anche il management per la governance,
infatti venne rinnovato il concetto Smart City definendolo “ovunque”, poiché con i portatili telefoni
ampliamo su larga scala la possibilità di accesso a servizi smart per la città. Nuova frontiera della nuova
adozione generalizzata di strumenti smart, noi stessi siamo gli strumenti smart poiché alimentiamo una
base ricca di informazioni che dice molto alle imprese sui nostri fabbisogni.

VIDEOLEZIONE SPECIALE: SMART WORKING.


Non si fa solo riferimento al lavoro da dipendente, ampia riflessione sul lavoro autonomo in ambiente
smart creativo.

Elementi che connotano a Smart Working, non sempre per tutti disponibile (da studi di Foundation, Society
ecc.):

1. Elemento temporale diverso, qui non c’è organizzazione temporale fissa.


2. Elemento fisico diverso
3.

Pro e contro?

PRO. Secondo alcune cifre il lavoro da casa si risparmiano:


28mln di kWh di energia  notevoli emissioni di CO2  minor pressione su infrastrutture e trasporti
 miglioramento della vita sociale delle persone, minor stress personale  miglior accesso per i disabili
benefici degli spazi minimizzare i costi sull’ambiente.

CONTRO.

Problema di mentalità, bisogna esser autonomi  bisogna avere determinate skill/abilità, saper
padroneggiare deve esserci un rapporto di fiducia da parte del datore di lavoro e dal lavoratore 
strumentazione, necessaria una banda larga problema di tipo sindacale

In sintesi, le barriere sono di tipo infrastrutturale e culturale, tutto dipende da quanto una società è stata
istruita al controllo di questi sistemi tecnologiche.

SICUREZZA

I dati sono sensibili e soggetti alla violazione della privacy, è molto vulnerabile e rappresenta un problema
di sicurezza legato ai Cloud e ai dati personali.

Il lavoro da casa può consentire la start-up di nuovi lavori autonomi che raggiungono un mercato molto più
vasto.

VIDEOLEZIONE GEORGRAFIA INDUSTRIALE


Innanzitutto, con la geografia industriale cerchiamo di ricostruire qual è l’ordine territoriale industriale che
viene creato, il paesaggio industriale è normalmente discontinuo perché le localizzazioni possono avvenire
in diversi tipi di contesti, ad es. anche all’interno delle città o rurali. In geoeconomica ci poniamo come
nasce come si diffonde e si declina eventualmente. Quindi dobbiamo capire i principi della localizzazione
industriale a seconda degli attori a seconda del contesto più o meno vasto in cui gli attori si trovano ad
operare. Il fenomeno industriale si è sviluppato laddove si presentavano delle innovazioni tecnologiche,
come l’uso del motore, e anche laddove queste sfruttavano l’energia che proveniva essenzialmente dal
carbone. Principio di localizzazione operato è semplice, ovvero è la distanza scomponibile intesa quasi in
termini geometrici ossia l’imprenditore sa che è possibile scomporre i costi di produzione e di trasporto.
O ragionamento localizzativo su distanza meno breve rispetto al mercato di sbocco, oppure se la
lavorazione dovrà esser vicino all’approvvigionamento energetico deciderà di rimanerci vicino.
Con l’evolvere del processo tecnologico aumenta la dimensione d’impatto dell’impresa di base che ha
alimentato la geografia industriale europea degli anni 70.

Si parla dunque della grande impresa che opera nei settori di base e che alimentano a loro volta altre
produzioni industriali, all’epoca si pensava che ogni paese dovesse avere una sua base produttiva in modo
per non dipendere da altri paesi; es. Italia grossa base di industria produttiva di acciaierie.

Teoria dei poli di sviluppo: approccio seguito dai paesi a partire dagli anni 50 e 60, questo tipo attua un
principio di concentrazione in ristrette porzioni e di polarizzazione dello sviluppo. Si alloca in alcune parti
del paese. Polarizzazione: si va avanti in ottica di squilibrio territoriale, cioè se noi concentriamo gli
investimenti in alcune aree rispetto ad alcune imprese abbiamo bisogno di continuare a drenare risorse per
servire quella determinata area geografica. Effetto drenaggio: sviluppo di processo industriale organizzato a
corona intorno al centro milanese dove vi erano le industrie di maggiore peso.
Squilibrato dunque perché lo sviluppo drenava risorse da una parte del paese e verso l’altra, anche da un
tipo di attività industriale a urbana. Nel principio di drenaggio si assiste ad una espansione del principio di
gerarchia territoriale dove all’interno vi sono dei grandi polmoni che assorbono risorse mentre altre ne
perdono in questo tipo di sviluppo c’è chi vince e chi perde. Rapporto ad esempio tra Nord e Sud con
l’agricoltura al sud e l’industria al nord.
Differenze nel rapporto tra centro e periferia, squilibrio anche di tipo ambientale, di sfruttamento dei
territori della manodopera e di competitività.

Grande industria di base e i principi territoriali entrano in crisi.

Attenzione sulle grandi imprese e tralasciate le medie piccole imprese (ragionamento che persistette fino
agli 80), tuttavia operano nelle imprese tradizionali dove non vi sono particolari innovazioni tecnologiche
es. tessile, alimentare. Negli anni 70 entra in crisi il modello della grande impresa con lo shock energetico,
obsoleta l’idea di produrre con grandi impianti, questo comporta una inflazione generalizzata del costo del
carburante. Cominciano ad affacciarsi rivoluzioni tecnologiche da civiltà meccanica ad
automatica/tecnologica, questo porta la possibilità di eliminare la modalità organizzativa industriale interna
e proporre un nuovo principio localizzativo e comportamenti territoriali d’impresa. La rivoluzione
tecnologica adesso mi permette di disintegrare il ciclo produttivo, cioè mentre prima integravo tutte le fasi
di lavorazione all’interno dello stesso stabilimento (grandezza che ora non riesco più a gestire); ora trovo
più conveniente disintegrare il ciclo produttivo. Quindi ora cosa succede? Ci troviamo in una fase in cui
ancora le imprese non hanno collaborazioni con l’esterno, lavora i suoi input produttivi e produce output.
es. Pirelli con strategia di diffusione industriale diversa con lo scomponimento del ciclo industriale, processo
non più orizzontale ma verticale in più punti localizzativi (forma di decentramento produttivo diverso dalla
precedente concentrazione industriale) che funziona in diversi ragionamenti. Tipo le produzioni di massa
possono avvenire a distanze giganti.

In questo senso si attua un comportamento più diffusivo dello sviluppo con meno gerarchie territoriali
perché ci sono dei territori che parteciperanno a un mercato lavoro più differenziato.

Quando si scompone la catena di montaggio in contemporanea ho una società che si sta evolvendo, non
più consumo di massa con prodotto standardizzato ma un prodotto decentrato, aumento della
concorrenza. Non più su economia di scala ma è su un tessuto industriale su fattori di milieu e
agglomerativi. I primi fattori sono quelli specifici del territorio.
Più imprese che si localizzano nei territori generano più imprese più vicine tra di loro, vi sono anche
vantaggi legati al fatto che questo tipo di configurazione di paesaggio produttivo che è motivo di maggiore
collaborazione, assisto alla nascita di più imprese. Inizia ad affermarsi la geoeconomia del piccolo, relazioni
industriali che vanno verso il pubblico/esterno ma il paesaggio industriale sta ancora per cambiare…

Inizia ad affermarsi la microelettronica con il microchip che comportano ad un nuovo tipo di organizzazione
geoeconomica dell’industrializzazione, si inizia a dismettere una serie di attività di lavorazione con più basso
valore aggiunto e grazie a tecnologie di trasporto e di controllo a distanza. Se prima la configurazione
aziendale aveva la sede di ricerca e sviluppi e sedi con attività produttive, adesso imprese iniziano a pensare
di chiudere alcune sedi licenziando diversi operai e manodopera, delegandole altrove e conservando solo il
cuore tipo assistenza post-vendita e ricerca. Obiettivo di impresa è la massimizzazione dei costi che non si
rende conto di una cosa, dal momento in cui dismetto delle attività io porto una obsolescenza dei territori
mi pesa in termini ambientali. Questo ha un costo che ricade sulla occupazione e collettività, non
abbastanza reddito per mantenere un certo livello di servizi e infrastrutture.

Si verifica una nuova configurazione a rete della geografia industriale, si attua una procedura a lunga
distanza dei rapporti industriali per mezzo di due modalità organizzative:

- A rete: impresa madre più grande che da una serie di input produttivi di comando e controllo a
una serie di entità produttive che obbediscono a questo sistema di copertura. Relazione
territoriale asimmetrico di controllo dove c’è un soggetto di potere più forte. Aumentano
problemi di ordini sociali e inquinamento. Es. IBM: ad un certo punto questa capacità di cercare
investimenti altrove ha però un riflesso negativo indotto, ha generato comportamenti limitativi
e concorrenti. Perdo efficacia e potere
- ?

Come grande impresa resiste in Italia qualche pezzo del metalmeccanico e industria aereospaziale, mentre
le piccole medie imprese della Terza Italia sono attività evolute nel corso del tempo da lavorazioni
artigianali a lavorazioni ad alta innovazione tecnologica, si propone anche a livello nazionale che conta sul
serbatoio non solo di manodopera ma anche su skill da diverse parti d’Italia entrando nell’ottica
dell’investire all’estero. Si accompagna un tessuto urbano con piccoli centri che favorisce uno sviluppo
geografico senza geocentrico con prossimità di impresa che non pende dall’area dominante. Si
sedimentano abilità di Know-how e si genera un clima di collaborazione che favorisce una presa collettiva di
decisone a favore del mantenimento dei distretti industriali.

Entrano in crisi anche le PMI mentre le altre aree geoeconomiche seguono una traiettoria di sviluppo
maggiore di sviluppo. Le PMI grazie ad un valore aggiunto in termine di lavorazione e innovazione che
hanno riescono a sviluppare una duplice strategia territoriale. Da un canto esiste un problema di passaggio
generazionale che crea discontinuità territoriale sul territorio che caratterizza anche le PMI, cioè si verifica
anche per loro una fase di decentramento o una delocalizzazione di attività in altri territori chiudendo i
propri che non aiutano. Mantengono le funzioni direzionali e delegandole verso l’esterno.

Sulla Via della Seta infatti il governo cinese stipula degli accordi favorendo l’apertura di nuove localizzazioni
con molti paesi asiatici per contribuire a creare un tipo di bacino di approvvigionamento e di manodopera
per finanziare e nutrire gli investimenti High tech del quadrilatero cinese.

Molte produzioni possono avvenire anche in digitale, quindi è un campo estremamente nuovo dove non
tutti i paesi sono attrezzati a questo tipo di sfida, necessario dunque in alcuni periodi effettuare politiche
industriale e di sviluppo per migliorare la qualità.

Problema in progressivo aumento è la quantità di aree che risultano dismesse.

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