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Galileo Galilei sostiene che l’universo sia stato creato da Dio seguendo principi matematici. Dio ha composto, oltre alle Scritture,
anche il Libro della Natura. Galilei credeva in un Dio creatore dell’universo, ed era anche convinto che la Bibbia e il Libro della
Natura non potessero contraddirsi, visto che erano stati scritti dallo stesso autore.
Galileo affermava l’esistenza di una autorità pari a quella delle Scritture, e in determinati ambiti addirittura superiore.
Nel 1623 Galilei compose il Saggiatore, realizzata in risposta a uno studio delle comete di Grassi. L’opera si segnala per tre
motivi:
1. In essa Galilei difende l’opinione per cui le comete non so corpi celesti ma solo illusioni ottiche
2. A causa dei suoi rilievi sarcastici contro Grassi si attira l’odio dei gesuiti
3. Infine in essa è esposto con chiarezza per la prima volta quello che poi diverrà celebre come il “metodo scientifico”
GALILEO SCIENZIATO
Per amore della ricerca Galilei organizzò una officina in cui si dedicava alla realizzazione di manufatti, in particolare di strumenti
di misurazione. Intorno al 1609 ebbe notizia della curiosa esperienza del figlio di un occhialaio olandese, che mettendo due lenti
una dopo l’altra si era accorto che queste facevano sembrare gli oggetti più vicini. Galilei ebbe tra i primi l’idea di utilizzare
questo fenomeno per studiare i corpi celesti.
Il contributo di Galilei è stato quello di aver introdotto l’uso del telescopio nello studio dell’astronomia, e grazie a questo di aver
compiuto alcune scoperte che hanno messe in discussione molti punti centrali della visione tolemaica del cosmo:
Guardando la Luna, Galilei vide montagne e quelli che ritenne essere mari e che oggi sappiamo essere giganteschi
crateri. La luna quindi sembrava essere un pianeta come la Terra, e questo va contro l’opinione degli aristotelici su una
totale differenza tra il mondo sublunare e le sfere di etere incorruttibile in cui erano incastonati i corpi celesti
Grazie al telescopio poté osservare le fasi di Venere, confermando la teoria copernicana e dimostrando che i pianeti
(come la Luna) brillassero di luce riflessa e non di luce propria
Molto importante fu la scoperta delle cosiddette “macchie solari”, che mostravano ancora una volta come i corpi celesti
non fossero incorruttibili ma soggetti a mutamenti
Inoltre giunse alla conclusione che la via Lattea in realtà fosse un agglomerato di stelle
La sua più importante scoperta astronomica fu però quella dei pianeti medicei, vale a dire i satelliti di Giove, che invece
mostrarono come né la Terra né il Sole potessero essere considerati il centro di tutti i movimenti astronomici, visto che
esistevano corpi celesti che ruotavano a giovedì
Il suo contributo fu invece enorme nello sviluppo di una scienza totalmente nuova, quella della dinamica, basata sullo studio del
moto. Esistevano due tipi di movimento:
Quello naturale, per cui un elemento tende ad andare verso il suo luogo naturale
Quello violento, per cui si esercita una forza su un corpo per imprimergli un moto
Diventava ovvio concludere che se i cieli si muovevano, qualcuno doveva spingerli, ed ecco motivata la teoria aristotelica del
Motore Immobile. Questo approccio rendeva impossibile calcolare la traiettoria delle palle di cannone: secondo la teoria di
Aristotele, questo avrebbe dovuto seguire una linea retta fino a esaurire la loro forza, per poi piombare a terra verticalmente.
Per primo Galilei rovesciò questa impostazione, considerando che un corpo in movimento si muove di moto rettilineo e uniforme:
se niente glielo impedisce, si muoverà all’infinito; se rallenta, accelera o cambia direzione lo fa perché interviene qualche altra
forza. Questo principio è detto “principio di inerzia”.
La fisica di Aristotele era interamente basata sui concetti di “pesante” e “leggero”, grazie i quali si spiegava il comportamento dei
copri. Galilei dimostrò che il peso di un corpo non influisce sulla sua velocità di caduta.
L’ultimo e il più importante contributo fu quello noto come “relatività galileiana”, che servì a smontare in maniera definitiva il più
forte argomento a favore del sistema tolemaico, ovverosia che se la Terra si muovesse, noi ce ne accorgeremmo.
Galilei argomentò che questo non è vero: per un osservatore è impossibile stabilire se il proprio sistema di riferimento sia
immobile o se si muova di moto uniforme.
Una qualità è primaria quando può essere tradotta facilmente in una grandezza numerica o in un concetto geometrico
valido per qualsiasi osservatore, come ad esempio il peso, la distanza o la forma. Queste qualità sono quelle che
appartengono all’oggetto o che non dipendono dall’osservatore
Viceversa, esistono qualità (es: lontananza, odore, sapore) che hanno senso solo in termini di relazioni, per cui se
scompare un termine, scompare anche la grandezza relativa. Queste sono dette secondarie
Le qualità primarie sono numeri, con le quali possiamo fare operazione che diano risultati certi e validi per ognuno; ciò non è
possibile per le qualità secondare. Tutto questo per Galilei significa che le qualità primarie esistono realmente e in maniera
assoluta, mentre quelle secondarie esistono solo in presenza di un osservatore.
Per Galilei una scienza che voglia essere rigorosa deve avere a che fare solo con le qualità primarie e non considerare quelle
secondare (come invece avveniva nella fisica aristotelica).
E’ anche per questo motivo che da Galilei in poi la scienza si è occupata sempre meno dei fini degli oggetti (come avveniva nelle
opere di Aristotele).
Su questa base sviluppa un’altra importante distinzione: quella fra conoscenza “estensiva” e “intensiva”.
Galilei ritiene che la conoscenza umana sia necessariamente incompleta, e che solo Dio conosca perfettamente il Libro della
Natura. Ciò vuol dire che solo Dio possiede una perfetta conoscenza estensiva della Natura.
Galilei ritiene tuttavia che ogni volta che si scopre una singola verità, questa possa essere conosciuta perfettamente. Non si potrà
mai conoscere tutti i teoremi della geometria, ma una volta che ho si apprende il teorema di Pitagora, su quel preciso argomento,
la conoscenza è perfetta e assoluta, esattamente come lo è quella di Dio. Quindi l’uomo può avere una perfetta conoscenza
intensiva di una singola verità.