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LE VIBRAZIONI MECCANICHE
CAPITOLO 17
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
§ 1. - Introduzione
Figura 1
dove ϕ (angolo di fase) sta a indicare che l'origine dei tempi è spo-
stata di un ∆t = ϕ/ω rispetto all'istante in cui era x(t) = X, ossia che
Figura 2
uniforme pari ad ω in
verso antiorario se que-
sto è il verso scelto come
positivo per gli angoli ω
t.
Infatti la componente del
vettore sull'asse orizzon-
tale si scrive proprio
come la (2); e in modo
del tutto analogo è valida
la rappresentazione della
velocità e della accelera- Figura 3
zione.
Tale metodo di rappresentazione risulta particolarmente utile nella
valutazione del moto complessivo di un punto soggetto simulta-
neamente a due moti oscillatori della medesima frequenza, va-
lutazione che può essere fatta quindi con i metodi elementari del
calcolo vettoriale.
Infatti (fig. 4) dati due moti vibratori sfasati dell'angolo ϕ:
x1 (t ) = X 1 cos ωt
x 2 (t ) = X 2 cos( ωt + ϕ)
se si fa riferimento alla rappresentazione vettoriale, il vettore
somma X avrà come modulo la diagonale AC del parallelogram-
ma ABCD la quale vale (teorema di Carnot):
AC = X = X 12 + X 22 + 2 X 1 X 2 cosϕ
e che risulta ruotata ri-
spetto al lato AB di un
angolo α tale che sia:
X 2 sen ϕ
tan α = −
2
X 1 + X 2 cos ϕ 1
rappresentando quindi un
moto risultante esprimi-
bile con una legge del ti- Figura 4
po:
x (t ) = X cos(ωt + α)
Allo stesso risultato, ovviamente, si perviene procedendo analiti-
622
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
2 2
1 1 2
1
Figura 5
1 1 1 1
2 2 2 2
2
1
1 1 2 2
Figura 6
1 1 1 1
1 2 2 2 2
2
1 1 2 2
1 2
Figura 7
1 1 1
2 2 2
1
2
1 1 2 2
1 2
Figura 8,a
1 1 1
2 2 2
1
2
1 1 2 2
1 2
Figura 8,b
1 1 2 2
1
2
1 1 2 2
1 2
Figura 8,c
Sarà cioè:
x (t ) = ℜ[ x (t )]
spostamento relativo x
fra due suoi punti (p. es. 1
2
n
2
reazione elastica) ad 2
[mKg/rad≡9.81 Nm/rad].
La convenienza di poter disporre di un modello matematico
sufficientemente agevole da gestire suggerisce generalmente la ri-
cerca di uno schema semplificato del sistema in esame; e uno dei
casi più ricorrenti è quello in cui in uno stesso sistema sono pre-
senti più elementi elastici con costanti diverse. In tal caso, nella
equazione differenziale del moto, è possibile sostituirli con un u-
nico elemento elastico equivalente di costante keq il cui valore può
essere definito a seconda di come gli elementi originari sono col-
legati fra loro.
Quand'anche gli elementi elastici fossero in numero considerevo-
le, il problema può sempre essere risolto per passi successivi ri-
cercando via via il valore di costanti elastiche parziali che andran-
no poi opportunamente combinate fra loro; il valore di ciascuna di
esse dipenderà dal fatto che il gruppo di "molle" cui si riferisce
siano collegate in serie oppure in parallelo (fig. 9).
Nel caso di un collegamento in serie di n molle (a), qualunque sia
l'allungamento x1, x2, ..., xn di ciascuna di esse, per il principio di
azione e reazione, dovrà essere:
F1 = k 1 x1 = F2 = k 2 x 2 = = Fn = k n x n
ossia:
F = Fi = k i x i
e contemporaneamente l'allungamento complessivo della serie sa-
rà:
x = x1 + x 2 ++ x n
La molla da sostituire dovrà avere una costante elastica (keq)s tale
da reagire con una
F = F1 = F2 = = Fn
quando viene deformata di x, ossia:
( )
F = k eq
s
( ) (x
x = k eq
s
1 + x 2 ++ x n )
Potendo scrivere:
F1 F2 Fn 1 1 1
x= + ++ = F + ++
k1 k 2 kn k1 k 2 kn
si ha, confrontando con la precedente,
629
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
1 1 1 1
= + ++
( k eq ) s k1 k 2 kn
e più in generale:
n
1 1
=∑
( k eq ) s i =1 ki
Nel caso, invece, di collegamento in parallelo (b), quando si pos-
sa ammettere che le n molle subiscano tutte il medesimo allunga-
mento x, si ha per ciascuna di esse una forza di reazione pari ad:
Fi = k i x
La molla da sostituire dovrà avere, in questo caso, una costante e-
lastica (keq)p tale da reagire, per l'allungamento x con una forza:
n n
F = ∑ Fi = x ∑ ki = ( k eq ) p x
i =1 i =1
FA = k1 x1
1
FB = k 2 x2
1
FA l1 = FB l2
ossia:
B
FA = τFB = τF Figura 10
con τ=l2/l1
D'altra parte l'abbassamento del punto B sarà dato da:
xB x A x
= =
l2 l1 l1
e quello complessivo del punto D, punto di applicazione della for-
za F, sarà:
l2
x = x B + x2 = x1 + x2 = τx1 + x2
l1
e questo dovrà essere pure l'allungamento della molla di rigidezza
keq sotto l'azione della stessa forza F, nello schema equivalente, e
quindi:
F F F τ2 1
= x = τx1 + x2 = τ A + B = F +
k eq k1 k 2 k1 k 2
e in definitiva:
1 τ2 1
= +
k eq k1 k 2
Ad analogo risultato si perviene nel caso di fig. 11 in cui le
due barre di torsione di
rigidezza k1 e k2 sono
collegate fra loro per 1
smissione:
Figura 11
631
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
z A C A rA ϑ B
τ= = = =
z B CB rB ϑ A
Indicando con θ1e θ2 le rotazioni relative fra le sezioni estreme
delle due barre, per effetto della deformazione elastica, le loro
condizioni di equilibrio si possono scrivere:
C A = k1ϑ1 = k1ϑ A
CB = Cm = k 2ϑ 2 = k2 (ϑ − ϑ B )
mentre, per l'equilibrio della coppia dentata, deve pure essere:
C Aϑ A = CBϑ B
ossia:
ϑB
C A = CB = τCB = τCm
ϑA
D'altra parte la rotazione complessiva della sezione libera della
barra 2 sarà data da:
θ = θ B + θ2 = τθ1 + θ2
Potremo allora scrivere:
Cm C C τ2 1
= θ = τ A + B = Cm +
k eq k1 k 2 k1 k 2
e quindi ancora:
1 τ2 1
= +
k eq k1 k 2
bandoni a se stesso.
La posizione di equili-
brio statico è quella in
cui si troverà il corpo 0
x + ω2n x = 0
(4)
ωn 1 k 1 kg 1 g
fn = = = =
2π 2π m 2π P 2π ∆
Le tre forme in cui è possibile esprimere la frequenza naturale del
sistema mettono in evidenza che questa dipende esclusivamente
dai parametri che caratterizzano il sistema (la molla e la massa) e
pertanto è sufficiente la conoscenza di questi valori per arrivare
alla sua determinazione; la più significativa è la terza, per la quale
la lettura dell'allungamento della molla sotto l'azione del peso P
del corpo in condizioni statiche è sufficiente per la determinazione
della frequenza naturale del sistema.
Si osserva in ogni caso come la frequenza naturale del sistema au-
menta al crescere della rigidità della molla, mentre diminuisce al
crescere della massa (o del carico).
La risposta effettiva del sistema dipende dal valore fissato
per le condizioni iniziali.
2
1
Figura 13
634
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Figura 14
- a) Trave incastrata ad un
estremo e carico sull'altra Figura 15
estremità.
Pl 3 EJ 3EJg
δ= ; k eq = 3 ; ωn = ;
3EJ l3 Pl 3
− a' )
1 Pl 03 1 Pl 3 EJ EJg
δ = = ; k eq = 24 ; ω n = 24 ;
3 EJ 24 EJ l3 Pl 3
Si nota chiaramente come il valore della costante elastica, e quindi
la frequenza naturale del sistema cresce man mano che aumentano
i vincoli imposti alla trave.
Inoltre, il valore di keq dipende dal rapporto J/l3 e ciò indica come
una trave lunga e sottile avrà certamente, a parità di carico, una
frequenza naturale più bassa di una trave corta e tozza.
leggia, di mo- 0
mento di inerzia
J0 e raggio r, che
può ruotare vin-
2
e che dà:
= 0
T2 r − T1b − J 0ϑ
ossia:
(J 0 + mr 2 )ϑ
+ kb 2ϑ + kb 2 ψ − P r = 0
0
+ kb 2
ϑ ϑ=0
J 0 + mr 2
che mette in evidenza la pulsazione naturale del sistema:
kb 2
ωn =
J 0 + mr 2
Questa espressione mostra come l'effetto della presenza della mas-
640
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
angolari.
Poiché il moto d'insieme 1
k (ϑ 2 − ϑ 1 ) = J1ω
1
k (ϑ 2 − ϑ 1 ) = − J 2ω
2
e quindi:
J1ω
1 = − J 2ω
2
la sostituzione in queste ultime delle (10) dà:
− J1ω2n1 A cos(ωn1t − ϕ1 ) = J 2ω2n 2 B cos( ωn 2 t − ϕ2 )
che risulta verificata solo se è ωn1=ωn2=ωn e se è ϕ2=ϕ1+π;
ciò vuol dire che può esistere una sola frequenza di vibrazione, e
che il moto dei due volani si svolge in opposizione di fase.
Pertanto dovremo scrivere:
J1ω2n A cos( ωn t − ϕ1 ) = J 2ω2n B cos( ωn t − ϕ1 )
da cui:
A J2
=
B J1
e quindi le (9) diventano:
ϑ1 = ω0t + A cos(ωn t − ϕ1 )
J1 (9')
ϑ 2 = ω0t + A cos(ωn t − ϕ1 )
J2
da cui:
J
ϑ1 − ϑ 2 = A1 − 1 cos( ωn t − ϕ1 )
J2
Le (9') derivate una volta danno:
ω1 = ω0 − Aωn sen(ωn t − ϕ1 )
J1
ω2 = ω0 + A ω sen( ωn t − ϕ1 )
J2 n
da cui:
ω2 − ω0 J
=− 1
ω1 − ω 0 J2
e questo è il risultato che giustifica le condizioni iniziali poste al-
645
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
l'inizio.
Operando nelle (10) le stesse sostituzioni utilizzate nelle (9), si ha
poi:
1 = −ωn2 A cos( ωn t − ϕ1 )
ω
J1 (10')
2 = −ωn2 A
ω cos(ωn t − ϕ1 )
J2
La prima delle (8) si può allora scrivere:
J
J1ω2n A cos( ωn t − ϕ1 ) + kA1 + 1 cos( ωn t − ϕ1 ) = 0
J2
ossia, semplificando:
J
− J1ω2n + k 1 + 1 = 0
J2
Da qui si ricava il quadrato della pulsazione naturale dei due vola-
ni:
J1 + J 2 1 1
ω2n = k = k +
J1 J 2 J1 J 2
Questa stessa espressione può essere ricavata in modo più
immediato dalle stesse (8) introducendo, per il moto relativo, la
nuova variabile θ=θ2-θ1, cui corrisponde ω=ω2-ω1, e quindi
ω =ω2 −ω 1.
Seguendo tale via, basta moltiplicare la prima delle (8) per
J2 e la seconda per J1 ottenendo:
1 − kJ2 (ϑ 2 − ϑ1 ) = 0
J1 J 2ω
2 + kJ1(ϑ 2 − ϑ1 ) = 0
J1 J 2ω
Sottraendo la prima dalla seconda si ha:
J1 J 2 (ω 1 ) + k ( J1 + J 2 )(ϑ 2 − ϑ1 ) = 0
2 −ω
dalla quale, sostituendo la nuova variabile:
J1 + J 2
ω
+k ϑ=0
J1 J 2
in cui è chiaramente:
646
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
J1 + J 2
ω 2n = k
J1 J 2
E' possibile a questo punto determinare la posizione della sezione
nodale considerando che se, come si è già trovato, è ωn=ωn1=ωn2,
le stesse pulsazioni naturali, ωn1 ed ωn2, devono aversi per i semi-
sistemi costituiti da uno dei due volani e dal tratto di albero com-
preso fra questo e la sezione nodale, la quale proprio per essere ta-
le può essere considerata come un incastro.
Se chiamiamo con x1 la distanza della sezione nodale dal volano
di momento di inerzia J1, e con x2=(L-x1) la distanza della stessa
dall'altro volano, le costanti elastiche dei due semialberi saranno
rispettivamente:
GI p
k1 =
x1
GI p GI p
k2 = =
L - x1 x2
e ciò implica:
k1 x 1 = k 2 ( L - x 1 ) (11)
J1 J 2 J1 J1
x 2 = x1 =L =L
J2 J1 + J 2 J 2 J1 + J 2
Si può osservare, in conclusione, che la posizione della sezione
nodale non varia nel tempo e che le lunghezze dei due tratti in cui
essa divide l'albero sono inversamente proporzionali ai valori del
momento d'inerzia dei corrispondenti volani.
2
inerzia J1 e J2 sono col-
legate tra loro da un al- Figura 19
bero elastico costituito da due differenti tronchi di lunghezza l1 ed
l2 e diametri rispettivamente d1 e d2 (fig. 19).
Con le medesime ipotesi adottate prima, le equazioni di equilibrio
dinamico per i due volani vanno ora scritte:
1 + k e (ϑ 1 − ϑ 2 ) = 0
J1ω
(12)
2 + k e (ϑ 2 − ϑ 1 ) = 0
J 2ω
dove, indicando con:
GI p1 G πd14
k1 = =
l1 l1 32
GI p 2 G πd 24
k2 = =
l2 l 2 32
le costanti elastiche dei due tronchi, il valore della caratteristica
elastica dell'albero, ke, si ha da:
1 1 1 32 l 1 l2
= + = 4 + 4
k e k1 k 2 πG d 1 d 2
ossia:
πG l1l 2
ke =
32 l 2 d1 + l1d 24
4
648
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Dalle (12), allo stesso modo di come è stato visto nel caso C), si
ottiene il valore della pulsazione naturale del sistema la cui e-
spressione rimane formalmente identica; si ha cioè:
J1 + J 2 1 1
ω2n = k e = ke +
J1 J 2 J1 J 2
Per la ricerca della posizione della sezione nodale deve ancora es-
sere valida, ovviamente, la condizione che le pulsazioni naturali
dei due sottosistemi che risultano, uno a destra ed uno a sinistra di
questa, devono essere entrambe eguali ad ωn; bisogna però, questa
volta, tener conto del fatto che la sezione nodale può cadere sul-
l'uno o sull'altro dei due tronchi che costituiscono l'albero di colle-
gamento dei due volani e pertanto, le rigidezze elastiche delle due
parti risultanti, ke1 e ke2, avranno espressione diversa in relazione a
quale delle due condizioni si verifica.
In ogni caso la condizione ωn1=ωn2=ωn si traduce nella condizione:
k e1 k e2 J + J2
= = ke 1
J1 J2 J1 J 2
Indicando con x la distanza della sezione nodale dalla sezione del-
l'albero in cui si ha la discontinuità, i due casi possibili si svilup-
pano nel modo seguente:
a) se la sezione nodale cade sul tronco di diametro d2, ossia al di là
della sezione di discontinuità, si ha:
1 32 l 1 x
= 4 + 4
k e1 πG d 1 d 2
1 32 l 2 − x
=
k e 2 πG d 24
e quindi:
k e1 J 1 l 2 − x d 14 d 24 d14 ( l 2 − x)
= = =
k e2 J 2 d 24 l 1 d 24 + xd 14 l 1d 24 + xd14
Da qui si ricava:
J 2 l2 d 14 − J 1l1 d 24
x=
d14 ( J1 + J 2 )
b) se la sezione nodale cade sul tronco di diametro d1, ossia al di
qua della sezione di discontinuità, si ha:
649
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
1 32 l 1 − x
=
k e1 πG d 14
1 32 l 2 x
= 4 + 4
k e 2 πG d 2 d 1
e quindi:
k e1 J1 d 14 l 2 d 14 + xd 24 l 2 d 14 + xd 24
= = = 4
k e 2 J 2 l 1 − x d 14 d 24 d 2 ( l 1 − x)
Da qui si ricava:
J 1l1d 24 − J 2 l2 d14
x=
d 24 ( J1 + J 2 )
Ora, avendo definito x come distanza, il suo valore dovrà essere
comunque positivo; e sarà così solamente se è:
- nel caso a):
4 4 J1 d14 l1 k1 k 2
J l d > Jld
2 2 1 11 2 ossia < ossia >
J 2 d 24 l2 J1 J 2
- nel caso b):
4 4 J1 d14 l1 k1 k 2
Jld > J l d
11 2 2 2 1 ossia > ossia <
J 2 d 24 l2 J1 J 2
L'interpretazione che si può dare a tale risultato è assolutamente
ovvia: la sezione nodale andrà a cadere comunque su quella sezio-
ne, dell'uno o dell'altro tronco dell'albero di collegamento fra le
due masse volaniche, per la quale risulti rispettata la condizione di
uguaglianza delle pulsazioni naturali dei due semisistemi.
+ k (ϑ − ϑ ) = 0
2
J1ϑ 1 1 1 A
+ k (ϑ − ϑ ) = 0
J 2ϑ 2
2 2 2 B
Figura 20
mentre, se si indica il rap-
porto di trasmissione della coppia con
τ = z A z B = ϑ B ϑ A = C A CB , l'equilibrio delle due ruote dentate è
espresso dalla relazione:
k1 (ϑ1 − ϑ A ) + τk 2 (ϑ 2 − ϑ B ) = 0
ossia:
k1 (ϑ1 − ϑ A ) = τk 2 ( τϑ A − ϑ 2 )
e da questa si può ricavare:
k1ϑ1 + τk 2 ϑ 2
ϑA =
k1 + τ 2 k 2
Si avrà pertanto:
k1ϑ 1 + τk 2ϑ 2 τ 2 k2ϑ1 − τk 2ϑ 2
ϑ1 − ϑ A = ϑ 1 − = =
k1 + τ 2 k 2 k1 + τ 2 k 2
τk 2
=
k1 + τ 2 k 2
( τϑ1 − ϑ 2 )
e poi:
k1ϑ1 + τk 2ϑ 2
ϑ 2 − ϑ B = ϑ 2 − τϑ A = ϑ 2 − τ =
k1 + τ 2 k 2
k ϑ − τk ϑ k1
= 1 2 2 1 1 =−
k1 + τ k 2 k1 + τ 2 k 2
( τϑ1 − ϑ 2 )
Sostituendo queste due ultime espressioni nelle relazioni di equi-
librio, si ha:
651
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
k1 k 2
+ τ
J1ϑ 1
k1 + τ 2 k 2
( τϑ 1 − ϑ 2 ) = 0
− k 1 k 2 ( τϑ − ϑ ) = 0
J 2ϑ 2
k1 + τ 2 k 2 1 2
+ ( J + J τ 2 ) k1 k 2
J1 J 2ϑ 1 2 ϑ=0
k1 + τ 2 k 2
ossia:
2
+ J 1 + J 2 τ
ϑ
k1 k 2
ϑ=0
J1 J 2 k 1 + τ 2 k 2
oppure:
τ2 1
+
+ J1 J 2 ϑ = 0
ϑ
τ2 1
+
k1 k 2
in cui è, chiaramente:
τ2 1
+
2 J1 J 2 τ2 1
ωn = 2 = k eq +
τ 1 J1 J 2
+
k1 k 2
Confrontando questo risultato con l'analogo trovato per il caso C),
652
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Poiché é k m = ω 2n , ed inoltre:
c c 2ω n c c
= =2 ω n = 2 ω n = 2 dω n
m m 2ω n 2m ω n cc
possiamo ancora scrivere:
x + 2dωn x + ω2n x = 0
(14)
(
α1 = −dωn + ωn d 2 − 1 = −ωn d − d 2 − 1 )
(16)
α 2 = −dωn − ωn d 2 − 1 = −ω ( d +
n d2 − 1)
x = e − λt ( A1eσt + A2 e − σt ) (18)
v0 + λ x0 v0 + x0 ω n d
A = x0 ; B = = (21)
σ ωn d 2 − 1
656
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
oppure dalla:
v 0 + x 0 ωn d
x=e −λt
( )
x 0 ch σt + ( )
sh σt (19')
ωn d 2 − 1
Figura 22
Figura 23
657
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
k
v0 = x0 = ω n x0
m
In questo caso il
valore di v0 dovrà
essere ancora
maggiore perché
parte dell'energia
cinetica verrà co- Figura 24
munque assorbita
dallo smorzatore.
La fig. 24 mette in evidenza, per il caso particolare in cui il fattore
di smorzamento sia d=1.4, come varia la risposta al variare, ap-
punto, del valore di v0; mentre in fig. 25 è mostrata l'influenza del
variare della pulsazione naturale del sistema per data velocità ini-
ziale e dato coefficiente di smorzamento.
In questo secondo caso sembrerebbe che, pur restando costante il
valore del coefficiente
di smorzamento, la ri-
sposta del sistema ri-
sulta via via sempre
meno smorzata man
mano che il valore
della frequenza natura-
le diminuisce; ciò di
fatto è ovvio in quanto
la frequenza naturale Figura 25
658
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
[ ]
x = x 0 + ( v 0 + ω n x 0 ) t e − ωn t (23)
n
n
n
n
n
Figura 26 Figura 27
[
= e − dωnt A cos(ω s t ) + B sen( ω s t ) ]
Con la sostituzione A= Xcosϕ e B=Xsenϕ, quest'ultima può essere
ancora trasformata in:
x = Xe − dωn t cos( ω s t + ϕ) (26)
(v 0 + x0 dωn )
2
v d
X = x02 + e ϕ = atan 0 +
ω2s x0ωs 1− d 2
Figura 28
Figura 29
La forma della risposta (fig. 28 e 29) che si ottiene mostra che, in
questo caso, il moto del corpo è effettivamente di tipo vibratorio;
la sua ampiezza tuttavia, per la presenza a fattore dell'esponenziale
con esponente negativo, decresce col tempo e finirà quindi con
661
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
l'annullarsi.
Inoltre il moto si svolge con una frequenza più bassa di quella na-
turale, in quanto il valore di ωs (25), che possiamo adesso chiama-
re pulsazione smorzata, è certamente minore di quello della pul-
sazione naturale, ωn; alla pulsazione smorzata corrisponde il valo-
re dello pseudoperiodo T=2π/ωs.
Nelle fig. 30 e 31 sono mostrate le variazioni dovute, rispet-
Figura 30
n
n
n
n
n
Figura 31
1
2
Figura 32
da cui:
ωn = =
2nπ nTs
E ancora:
δ2n + ( 2nπ )
2
c = cc d = 2mωn d = 2md
nTs
da cui:
δ2n + ( 2nπ )
2
δn 2mδn
c = 2m =
δ2n + ( 2nπ)
2 nTs nTs
a)
La possibilità che lo studio delle vibrazioni di un sistema
meccanico possa essere ricondotto a un caso di vibrazioni forzate
in assenza di smorzamento è in effetti una pura astrazione, dal
momento che, non esiste un sistema reale che non contenga in sè
una qualche caratteristica dissipativa, qualunque sia la forma che
ad essa si vuol dare.
E' tuttavia utile analizzare questo caso in quanto i risultati possono
essere considerati ancora validi per quei casi limite in cui la carat-
teristica dissipativa è pre-
sente ma con una influen-
za trascurabile rispetto a-
gli altri parametri del si-
stema.
In tale ottica allora
(fig. 33), si può considera-
re il corpo di massa m so-
speso ad una molla di ri-
gidezza k, con possibilità
di moto soltanto nella di-
rezione verticale, e solle-
Figura 33
citato da una forza la cui
intensità sia funzione del tempo secondo una legge sinusoidale del
tipo:
F = F0 cos( ωt )
La condizione di equilibrio dinamico del corpo può esprimersi per
mezzo delle equazioni cardinali, e in particolare per mezzo della:
& &
F + F'= 0
&
dove F sta a indicare la risultante di tutte le forze agenti su di es-
so: il peso, P, la reazione elastica della molla, -k(x+∆), la forza ec-
&
citatrice esterna, F0cos(ωt); mentre F' sta ad indicare il risultante
delle forze d'inerzia che, nel caso, equivale a −mx.
Possiamo allora scrivere:
P − k ( x + ∆ ) + F0 cos( ωt ) − mx = 0
che, tenendo conto che in condizioni di equilibrio statico è sempre
P = k ∆ , riordinando, si scrive:
665
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
dovrà essere:
x p = −ωX sen(ωt )
xp = −ω2 X cos(ωt )
Sostituendo nella (28) si ottiene:
−ω2 X cos( ωt ) + ωn2 X cos( ωt ) = −ωn2 ∆F0 cos( ωt )
ossia:
X (ω2n − ω2 ) = ωn2 ∆F0
666
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
da cui si ricava:
2
∆F0 v0
2
X 0 = x0 − +
1 − r 2 ωn
un moto, cioè, in cui sia l'ampiezza che la fase non sono più co-
stanti ma variabili nel tempo.
Chiamando con ∆ω=ωn-ω la differenza fra le due pulsazioni, ed
utilizzando sinteticamente i simboli X0 ed X per le ampiezze delle
due risposte, risulta:
X *(t ) = X 02 + X 2 + 2 XX 0 sen( ∆ωt + ϕ)
e
X 0 cos( ∆ωt + ϕ )
tan Φ( t ) =
X + X 0 sen( ∆ωt + ϕ )
Se il valore di ∆ω è piccolo, ossia se i valori delle due frequenze
non sono molto diversi fra loro, si evidenzia il fenomeno dei bat-
timenti, come mostra la fig. 34.
Figura 34
gno negativo.
I valori significativi per
le ascisse di questa fun-
zione sono:
r = 0 in cui A=1
r = 1 in cui |A|=∞
r = 2 in cui |A|=1
r=∞ in cui A=0
ed inoltre è:
|A|>1 per 0 < r < 2
|A|<1 per r > 2
In corrispondenza al va-
lore r=1, per il quale Figura 35
|A|=∞, si verifica il fe-
nomeno della risonanza, definito come quella condizione in cui la
risposta del sistema si esalta tendendo ad un'ampiezza di valore
infinito.
Si comprende tuttavia che, trattandosi di moti oscillatori, l'avere
trovato che per r=1 è |A|=∞, e quindi anche (31) X=∞, non può la-
sciar concludere che sia senz'altro (30) anche xp=∞. Infatti, se così
fosse realmente, ne verrebbe che il corpo compirebbe una oscilla-
zione di ampiezza infinita in un tempo necessariamente finito (il
periodo).
Si deve dire allora che in corrispondenza al valore r=1, la soluzio-
ne trovata per l'equazione del moto non è più corretta. In effetti
per r=1 è ω=ωn e l'equazione differenziale diventa:
x + ω2n x = ω2n ∆F0 cos( ωn t ) (33)
Ne segue:
[ ]
xr = X r sen( ωn t ) + ωn t cos( ωn t )
= X [ 2ω cos(ω t ) − ω t sen( ω t )]
r n n
2
n n
Figura 36
[ ]
X r 2ωn cos( ωn t ) − ωn2 t sen( ωn t ) + ωn2 X r t sen(ωn t ) = ωn2 ∆F0 cos( ωn t )
ossia:
2 X r cos( ωn t ) = ωn ∆F0 cos(ωn t )
da cui:
1
Xr = ω n ∆F0
2
La soluzione completa dell'equazione del moto, in condizioni di
risonanza, sarà data, quindi, da:
1
xr = X o sen( ωn t + ϕ) + ∆F0ωn t sen(ωn t )
2
In tal caso, per le condizioni iniziali, si ha:
2
v
x + 0
2
0
ωn
per quanto riguarda l'ampiezza, mentre per la fase si ottiene:
ω n x0
tan ϕ =
v0
e la risposta del sistema sarà come quella di fig. 36.
b)
Un caso di vibrazioni forzate assai frequente nei sistemi
meccanici è quello in cui l'ampiezza della forza eccitatrice esterna
670
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
X (ω2n − ω2 ) = x *ω2
che, dividendo per ω 2n , si scriverà:
X (1 − r 2 ) = x *r 2
da cui il fattore di amplificazione:
671
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
X r2
A* = =
x* 1 − r 2
La funzione A*(r) avrà ora un andamento diverso da quello visto
nel caso a); la presenza a numeratore del termine r2 darà il dia-
gramma di fig. 38, che,
come prima rappresenta
di fatto la funzione |A
(r)|.
I valori significativi per
le ascisse di questa fun-
zione sono, questa volta:
r=0 in cui A=0
r=1 in cui |A|=∞
r = 1 2 in cui |A|=1
r=∞ in cui A=0
ed inoltre:
|A|<1 per 0 < r < 1 2
Figura 38
|A|>1 per r > 1 2
In corrispondenza al valore r=1, per il quale |A| =∞, si verifica an-
cora il fenomeno della risonanza.
Per tale valore, ripetendo le medesime considerazioni fatte, circa
l'ampiezza della risposta in condizioni di risonanza, nel caso a), si
ottiene, in modo analogo:
1
X r = x *ω n
2
a)
Se sul corpo dello schema indicato al § 10 agisce una forza
eccitatrice esterna (fig. 39) del tipo:
F = F0 cos( ωt )
l'equazione di equilibrio alla traslazione si scrive:
mx + cx + kx = F0 cos( ωt )
Dividendo per m, ed introducendo il fattore di smorzamento, d, la
672
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
pulsazione naturale, ωn, ed il "∆ statico", ∆F0, come visto nel § 11,
questa equazione differenziale del moto si può ricondurre alla for-
ma:
x + 2dx + ω2n x = ω2n ∆F0 cos(ωt ) (35)
in cui è:
x = Xe i ( ωt +ϕ) = Xe iϕ e iωt = Xe iωt
Partendo da tali presupposti avremo allora:
673
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
x = Xe iωt
x = iωXe iωt
x = −ω2 Xe iωt
(1 − r )
2 2
+ ( 2dr )
2
zamento, d.
Tale dipendenza si evidenzia esaminando (fig. 40 e 41) le varia-
zioni che subisce, al variare di r, il fattore di amplificazione:
xp 1
A= =
∆F0 (1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
e la fase (36).
L'analisi dei punti caratteristici della funzione |A(r,d)|, ci dice (v.
Appendice D) che è:
A = 1 per r = 0
indipendentemente dal valore di d
A = 0 per r = ∞
Poi è ancora:
r = 2(1- 2d 2 )
A = 1 per
0< d ≤1 2
mentre se è d > 1 2 , ossia se è d>0.707, sarà sempre A<1.
Inoltre, ancora nel campo in cui è 0 < d ≤ 1 2 , la funzione A(r,d)
Figura 40 Figura 41
1
Ap =
2d 1 − d 2
Si vede quindi che al crescere di d in tale intervallo i valori di pic-
co della funzione si spostano nel senso delle r decrescenti, e con
valori via via decrescenti fino ad A=1, seguendo la legge data da:
1
Ap =
1− r4
rappresentata punteggiata in fig. 40.
Si può concludere quindi che, allorquando si desideri che la rispo-
sta del sistema non abbia un'ampiezza superiore al ∆ statico, la
scelta dei parametri deve essere tale da risultare r > 2(1 − 2d 2 ) ,
oppure scegliere un coefficiente di smorzamento idoneo a dare
d >1 2.
L'angolo di fase (fig.41), qualunque sia il valore di d, assume sem-
pre il valore di -π/2 quando r=1, e passa dal 4° al 3° quadrante
quando r attraversa tale valore.
E' sempre ϕ=0 quando r=0, e ϕ=-π quando r=∞.
Una immagine sintetica della risposta a regime del sistema
in esame si ottiene con una rappresentazione delle funzioni A(r) e
ϕ(r) in coordinate polari.
Figura 42
676
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Figura 43
Figura 44
Figura 45
b)
Supponiamo adesso, in
analogia a quanto già ipotizzato
al § 11 b), che il sistema, con
molla e smorzatore di tipo vi- 2
scoso (fig. 46), sia sollecitato c
1
rp =
1 − 2d 2
di ordinata pari a:
1
Ap* =
2d 1 − d 2
Si vede quindi che al crescere di d in tale intervallo i picchi della
funzione si spostano, questa volta, nel senso delle r crescenti, con
valori, tuttavia, ancora decrescenti fino ad A=1, seguendo la fun-
zione:
r2
( )
A * rp =
r4 −1
riportata in punteggiata sul diagramma di fig. 47.
Se si desidera, quindi, che il sistema non risponda con un
fattore di amplificazione maggiore di 1, occorrerà scegliere i pa-
rametri in modo che risulti r < 1 2(1 − 2d 2 ) , oppure scegliere un
coefficiente di smorzamento cui corrisponda un d > 1 2 .
Anche in questo caso è possibile una rappresentazione glo-
bale della risposta a regime del sistema in forma polare, con le
Figura 48
680
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
x = X cos(ωt + ϕ) (38)
k
con β dato dalla somma algebrica delle fasi:
2dr 3
β = ϕ + arctg( 2dr ) = arctg−
1 − r 2 + ( 2dr )
2
mo da:
(F )
t 1 + ( 2dr )
2
= X 1 + ( 2dr ) = ∆F0
max 2
k (1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
da cui:
(F ) t max 1 ( Ft ) max k ( Ft ) max
τ= = =
k ∆F0 k F0 F0
ossia:
(F ) t max 1 + ( 2dr )
2
τ= =
F0 (1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
Le fig. 50 e 51 riportano i diagrammi di |τ(r,d)| e dello sfasamento
β.
E' interessante
notare che per
r = 2 il valore
di τ è sempre pari
all'unità, qualun-
que sia il valore
del fattore di
smorzamento, co-
sì come accade in
corrispondenza ad
r=0; per r=∞, vi-
ceversa, tale valo- Figura 50
re tende a zero.
Qualunque sia il valore di d, inoltre, se r > 2 sarà sempre τ<1.
Nel campo in cui è 0 < r < 2 , le curve presentano dei massimi
la cui ascissa vale:
1 + 8d 2 − 1
rp =
4d 2
e la corrispondente ordinata:
4d 2
rp =
(
( 2d ) 4 − 8d 2 − 2 1 − 1 + 8d 2 )
683
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
La forma di que-
ste espressioni
mostra come al
crescere del fatto-
re di smorzamen-
to decresce sia il
valore di picco
che la corrispon-
dente ascissa.
Per quanto
riguarda l'anda-
mento delle curve Figura 51
che rappresenta-
no, in funzione di r, lo sfasamento fra forza trasmessa e forza ec-
citatrice esterna, è interessante notare che, quando d<0,5, lo sfa-
samento β decresce fino ad un valore minimo dato da:
3 3d
β min = arctg − π ⇒ -180° < β < -90°
(1 − 4d )
2 3
Figura 52
in fig. 50, e cioè che il diagramma presenta un nodo per r = 2 e τ
=1, trova qui la sua corrispondenza nel fatto che la curva a r=cost
dello stesso valore è proprio una circonferenza di raggio 1 che ta-
glia proprio tutte le curve a d=cost.
b)
Analizziamo, infine, il caso analogo a quello visto al § 12 - b), in
cui la forza eccitatrice dipende da ω2 (fig. 53).
In queste condizioni, come si è visto, la risposta del sistema è an-
cora del tipo:
x = X cos(ωt + ϕ)
2
k
Il modulo sarà quindi:
(F ) t max * r 2 1 + ( 2dr )
2
=x
k (1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
ossia:
(F ) t max m r 2 1 + ( 2dr )
2
=ε
k M (1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
Moltiplicando per k, si ottiene:
r 2 1 + ( 2dr ) r 2 1 + ( 2dr )
2 2
(F )
t max
2
= εmω
n = ( F0 ) n
(1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2 (1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
avendo indicato con (F0)n il modulo massimo che assume la forza
eccitatrice quando r=1.
In questo modo potremo scrivere, in forma adimensionale:
*
(F ) t max r 2 1 + ( 2dr )
2
τ = =
(F ) 0 n (1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
Questa espressione del coefficiente di trasmissibilità, come si os-
serva, differisce da quella trovata per il caso a) per avere a fattore
il termine r2, e quindi si può anche scrivere τ*=r2τ.
Ne segue che, mentre resta invariato il diagramma dello sfasamen-
to (fig. 51) che non dipende da X, il diagramma di |τ*(r,d)| diventa,
invece, quello di fig. 54.
Si ritrova anche qui il nodo in corrispondenza del valore r = 2 ,
per il quale il coefficiente di trasmissibilità, indipendentemente
dal valore di d, assume però il valore τ*=2.
Per r=0 sarà sempre τ*=0. Nel campo in cui è 0≤r<1, tutte le curve
hanno un andamento rapidamente crescente talché superano molto
presto il valore di τ*=1; quando, invece, è 2 < r < ∞ il compor-
tamento delle curve è diverso a seconda del valore del fattore di
smorzamento del sistema, ma in ogni caso sarà sempre 1 ≤ τ * < ∞ .
686
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Figura 54
Figura 55
con:
a0 r 2
Z=
(1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
come modulo, e:
2dr
ϕ = arctg −
1− r 2
come fase.
I diagrammi del fattore di amplificazione Z/a0 e della fase sono
quindi ancora quelli delle vibrazioni con forzante inerziale delle
fig. 47 e 41.
Per ottenere, invece, la risposta del sistema nel suo moto as-
soluto è sufficiente sostituire nella (39) le coordinate del moto as-
soluto ricavate dalla (42), ottenendo:
mx + c( x − y ) + k ( x − y ) = 0
dove è sempre:
y = a0 cos( ωt )
e quindi:
y = − a0ω sen(ωt )
Pertanto, sostituendo ed ordinando, si ha:
mx + cx + kx = a0 [ k cos( ωt ) − cω sen(ωt )]
che, dividendo per m, si può scrivere:
x + 2dωn x + ωn2 x = a0ωn2 [cos(ωt ) − 2dr sen(ωt )] (44)
ed
α = arctg( 2dr )
La (44), infatti, si può anche scrivere come:
690
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
con:
a0 1 + ( 2dr )
2
X= = τa0
(1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
e:
2dr 3
β = ϕ − arctg( −2dr ) = arctg− 2
1 − r 2 + ( 2dr )
Queste, infatti, sono esattamente le espressioni trovate per il coef-
ficiente di trasmissibilità, τ, e quindi valgono i diagrammi di fig.
50 e 51 per la rappresentazione del fattore di amplificazione, X/a0
e dello sfasamento, β, del moto del corpo rispetto al moto del sop-
porto.
Dalla (40) si può desumere che la sollecitazione cui il corpo
è soggetto, durante il moto, da parte del sopporto, e quindi da par-
te della molla e dello smorzatore, è eguale al risultante delle forze
d'inerzia, −mx; sarà quindi, dalla (46):
Ft = −mω2 X cos( ωt + β)
Sostituendo l'espressione di X, prima trovata, l'ampiezza di questa
funzione è data da:
(F )
0 t = mω2 X = a0 mω2 τ = a0mωn2 r 2 τ = a0 k r 2 τ
§ 15 - Sismografi e accelerometri.
a) Sismografo.
re avremo:
a0
Z= 2 2
≅ a0
1 2d
2 − 1 +
r r
Infatti, se r sarà sufficientemente grande, risulterà contemporane-
amente 1 r 2 << 1 e 2d/r<<1.
Questa condizione equivale ancora a quella che sia ωn molto pic-
colo, e ciò si può ottenere con una massa di valore molto elevato
su una sospensione elastica molto flessibile (m>>k).
Nelle stesse condizioni si ha che la fase, la cui espressione è:
2dr
ϕ = arctg −
1− r 2
diventa:
2d r 2
ϕ = arctg − 2 ≅ −π
1 r − 1
Si può quindi concludere dalla prima delle (41) che in tali condi-
zioni si avrà anche:
x = z + y ≅ a 0 cos(ωt − π ) + a 0 cos(ωt ) ≅ 0
e che quindi, nel suo moto assoluto, la massa sismica risulterà
immobile.
Ciò che più conta tuttavia, trattandosi di strumenti di misura, è che
il rapporto di amplificazione si mantenga costante al variare della
frequenza della eccitazione esterna, ossia al variare di r.
Per ottenere questa condizione è sufficiente adottare un coefficien-
te di smorzamento tale che sia d = 1 2 = 0, 707 ; si vede infatti,
dal diagramma di
fig. 58, che in cor-
rispondenza a tale
valore di d, il rap-
porto di amplifi-
cazione è sempre
pari all'unità se
r>>1; si può rite-
nere sufficiente
che sia r>6.
In fig. 59 è ripor- Figura 58
693
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
tato l'andamento
delle curve di fase
nello stesso campo
di variazione di r e
per i corrispondenti
valori del fattore di
smorzamento: per
valori di r>6 lo sfa-
samento della ri-
sposta varia di circa
8° nell'intorno dei Figura 59
-170°.
b) Accelerometro
Con un siffatto strumento, si è detto, si vuole che lo sposta-
mento della massa sismica, nel moto relativo al sopporto, sia pro-
porzionale alla accelerazione di quest'ultimo.
Ciò si può ottenere se lo stesso sistema di fig. 57 si trova a funzio-
nare con un valore di r<<1.
Infatti, se è r<<1, nella:
a0 r 2
Z=
(1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
diventa trascurabile, a denominatore, il termine r2 rispetto all'uni-
tà, e diventa pressoché nullo il termine (2dr)2 . Pertanto la prece-
dente espressione si riduce a:
1
Z≅ ( a ω2 )
ω2n 0
Il corrispondente
fattore di amplifica-
zione, il rapporto
Z/(a0ω2), nel campo
0≤r≤1, è riportato in
fig. 60, dove si può
osservare che anco-
ra per
d = 1 2 = 0, 707
esso si mantiene Figura 60
694
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
praticamente pari
all'unità se è r<0,2.
Per lo stesso valo-
re di d, come si
può rilevare dalla
fig. 61, lo sfasa-
mento è quasi
proporzionale ad r.
Se si volesse im-
porre la effettiva
proporzionalità si Figura 61
dovrebbe scegliere un valore di d tale da lasciare costante, al va-
riare di r, il rapporto dϕ/dr, ossia che sia d2ϕ/dr2=0.
Si avrebbe allora:
dϕ 1 2d (1 + r 2 ) 2d (1 + r 2 )
= =
dr 2dr (1 − r 2 ) 2 (1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
1+
1 − r 2
e poi:
d 2ϕ 4d 2 − (1 − r 2 )( 3 + r 2 )
= − 4 dr
dr 2
[ ]
2
(1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
Il numeratore di questa seconda derivata si annulla quando:
r 4 + 2r 2 − ( 3 − 4 d 2 ) = 0
Potendo trascurare i primi due termini, in quanto piccoli nella ipo-
tesi fatta, dovrebbe quindi essere:
d ≅ 3 2 ≅ 0, 866
In pratica viene scelto un valore intermedio fra i due, con un erro-
re che sarà tanto minore quanto più basso sarà il valore di r pre-
scelto.
In fig. 61 è riportata con linea punteggiata, a scopo comparativo,
la retta ϕ=-90°r che da' un'idea degli scostamenti delle diverse cur-
ve dal caso ideale.
L'ipotesi che sia r<<1 corrisponde di fatto ad un dimensionamento
del sistema con un ωn molto grande: e questo si ottiene con una
massa sismica molto piccola ed una sospensione molto rigida.
695
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
ϑ 1 = ωt + ϕ1
ϑ 2 = ωt + ϕ2
osservando che è comunque (ϑ2-ϑ1)=(ϕ2-ϕ1), ed analogamente per
le derivate successive: possiamo quindi utilizzare le ϕ, al posto
delle ϑ, come nuove coordinate lagrangiane.
Con tale intesa, la seconda delle equazioni cardinali della dinami-
ca ci dà allora, per l'equilibrio delle due masse:
− M 0 − K ( ϕ1 − ϕ2 ) − J 1ϕ
1 = 0 per il 1° volano
[ M 0 + M (ωt )] − K (ϕ 2 − ϕ1 ) − J 2 ϕ
2 = 0 per il 2° volano
da cui il sistema:
J ϕ + K ( ϕ1 − ϕ2 ) = − M 0
1 1 (46)
J 2ϕ 2 − K ( ϕ1 − ϕ2 ) = M 0 + M (ωt )
K ( J1 + J 2 )
= ωn2
J1 J 2
la pulsazione naturale del sistema dei due volani.
Ora, non avendo fatta nessuna particolare ipotesi sulla forma della
funzione M(ωt) se non quella che fosse periodica, possiamo porre,
nel modo più generico, che sia:
∞
M (ωt ) = ( J1 + J 2 ) ∑ An einωt
n =−∞
n =−∞
∞
An
ϕ1 = ∑ n ω (r 2 2 2
− 1)
einωt (49)
n =−∞ n
Da questa, si ha poi:
∞
An einωt ∞
An einωt
ϕ 1 = i ∑ 1 = − ∑
; ϕ ;
nω( rn2 − 1)
2
n =−∞ n =−∞ rn − 1
J1 2 2
M0 nω
∞ 1−
K
= + ∑ A e inωt
K n=−∞ n 2ω 2 ( rn2 − 1) n
tale inconveniente si
potrebbe ricorrere ad
opportuni smorzatori
di tipo viscoso, così 2
& &
a ( r ) = ρn
& & &
a ( t ) = ( r0 + ρ)ϕτ
− ( ω + ϕ 2 ) ( r0 + ρ) n
2
[ &
]
≅ ρ − ω2 ( r0 + ρ) − 2ωϕ 2 ( r0 + ρ) n + [r0ϕ
&
+ 2ωρ + 2ϕ 2 ρ ]τ
[
δL1 = − M 0 − K ( ϕ1 − ϕ 2 ) − J 1ϕ
1 δϕ1 ] 1° vol.
δL 2 = [M 0 + M 1 cos( Ωt ) − K (ϕ 2 − ϕ1 ) − J 2 ϕ ]
2 δϕ 2 0 2° vol.
δL 3 = − k 0 ( r0 + ρ − l0 )δρ m mob.
Il lavoro complessivo sarà allora:
701
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
[
δL = − M 0 − K (ϕ1 − ϕ2 ) − J 1ϕ
1 δϕ1 + ]
[
+ M 0 + M 1 cos( Ωt ) − K ( ϕ 2 − ϕ1 ) − J 2 ϕ
2 − m( r0ϕ ]
+ 2ωρ ) r0 δϕ2 +
+{m[ω ( r 2
0 ] }
+ ρ) + 2ωr0ϕ 2 − ρ − k 0 ( r0 + ρ − l0 ) δρ
[ ]
m ω2 ( r0 + ρ) + 2ωr0 ϕ 2 − ρ = k 0 ρ + mr0ω2
ossia:
m( ω2 ρ + 2ωr0ϕ 2 − ρ) = k 0 ρ
Pertanto il sistema delle equazioni di equilibrio diventa:
J ϕ + K ( ϕ1 − ϕ 2 ) = − M 0
1 1
( J 2 + mr02 )ϕ
2 + K ( ϕ 2 − ϕ1 ) + 2mr0ωρ = M 0 + M 1 cos(Ωt ) (51)
mρ − ( mω2 − k ) ρ − 2mωr ϕ = 0
0 0 2
702
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Questo è il sistema dal quale risalire alle equazioni del moto delle
singole parti del sistema [ϕ1(t), ϕ2(t), ρ(t)], ma come si è prima
detto, qui lo scopo è quello di determinare il valore da assegnare
ad m ed a k0 affinché non si inneschino vibrazioni, ossia affinché
si abbia sempre ϕ 1 = ϕ 2 = 0 , oppure che sia ϕ1 = ϕ10 e ϕ 2 = ϕ 20 .
Imponendo proprio queste condizioni al sistema (51) otteniamo
allora:
K(ϕ − ϕ ) = − M
10 20 0
e quindi:
k0
= ω2 + Ω2
m
Scegliendo quindi i valori k0 e di m in modo da rispettare tale rap-
porto, si ottiene l'effetto di smorzare le oscillazioni nel moto rela-
tivo fra i due volani, in corrispondenza al valore di Ω che interes-
sa.
Il valore di Ω per il quale è stato effettuato il calcolo, e che com-
pare nelle (50), corrisponde, in generale, a quel dato valore di n
tale per cui Ω=nω. La coincidenza con tale valore equivale alla
presenza di una sola coppia esterna del tipo:
M ( Ωt )
= An e inωt + A− n e − inωt
J1 + J 2
a cui corrisponde, in risposta, la pulsazione angolare:
iAn e inωt − A− n e − inωt
ϕ 1 =
nω( n 2 r 2 − 1)
Ora, se l'albero avesse rigidezza infinita si avrebbe ωn=∞ (r=0),
per cui, a denominatore avremmo |n2r2-1|=1.
In tali condizioni il valore di ϕ 1 oscillerebbe fra i due estremi
(Φ 1 ) max e (Φ 1 ) min .
Viceversa, con albero elastico, i valori estremi sono:
1
(ϕ )
1 max = (Φ
)
1 max
n r2 −1
2
1
(ϕ )
1 min = (Φ
)
1 min 2 2
n r −1
Pertanto, se si indica con:
(Φ ) 1 max − (Φ
)
1 min
I rig =
ωm
il grado di irregolarità periodica corrispondente al sistema con al-
bero rigido, quello corrispondente al caso dello stesso sistema ma
con albero elastico si dovrà scrivere:
(ϕ )
1 max − ( ϕ 1 ) min (Φ )
1 max − (Φ
)
1 min 1
I= =
ωm ωm n r2 −1
2
704
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
ossia:
1
I = I rig 2 2
n r −1
e si vede che, in corrispondenza ad nr=1, in assenza di smorzatore
si avrebbe I=∞, ossia si avrebbero le condizioni di risonanza in as-
senza di smorzamento ogni volta che la frequenza eccitatrice risul-
ta multipla della frequenza naturale del sistema.
705
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
APPENDICE
Siano:
x1 ( t ) = X 1 cos(ωt )
x 2 ( t ) = X 2 cos( ωt + ϕ)
i moti componenti dei quali si vuole ottenere il risultante:
x( t ) = x1 ( t ) + x 2 ( t ) = X cos(ωt + α)
Si scriverà:
x1 ( t ) + x 2 ( t ) = X 1 cos(ωt ) + X 2 cos( ωt + ϕ) =
= X 1 cos ωt + X 2 ( cos ωt cos ϕ − sen ωt sen ϕ) =
= ( X 1 + X 2 cos ϕ) − X 2 sen ωt sen ϕ
mentre è anche:
x( t ) = X cos(ωt + α) =
= X cos α cos ωt − X sen α sen ωt
Dovrà allora essere:
X cos α = X 1 + X 2 cos ϕ
X sen α = − X 2 sen ϕ
e quindi, sommando le due componenti:
706
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
X 2 = ( X 1 + X 2 cos ϕ) + X 22 sen 2 ϕ =
2
X= X 12 + X 22 + 2 X 1 X 2 cosϕ
mentre la fase è data dal rapporto:
X 2 sen ϕ
tan α = −
X 1 + X 2 cos ϕ
Siano:
x1 ( t ) = X 1 cos( ω1t + ϕ1 )
x 2 ( t ) = X 2 cos( ω2 t + ϕ 2 )
i moti componenti dei quali si vuole ottenere il risultante:
x( t ) = X 1 cos(ω1t + ϕ1 ) + X 2 cos( ω2 t + ϕ 2 )
Sviluppando si ha:
cos ω2 t = cos( ∆ω + ω1 )t = cos ∆ωt cos ω1t − sen ∆ωt sen ω1t
sen ω2 t = sen( ∆ω + ω1 ) t = sen ∆ωt cos ω1 t + cos ∆ωt sen ω1t
cos ϕ 2 = cos( ∆ϕ + ϕ1 ) = cos ∆ϕ cos ϕ1 − sen ∆ϕ sen ϕ1
sen ϕ 2 = sen( ∆ϕ + ϕ1 ) = sen ∆ϕ cos ϕ1 + cos ∆ϕ sen ϕ1
e quindi:
707
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
= ( cos ∆ωt cos ∆ϕ cos ϕ1 − cos ∆ωt sen ∆ϕ sen ϕ1 ) cos ω1t +
−( sen ∆ωt cos ∆ϕ cos ϕ1 − sen ∆ωt sen ∆ϕ sen ϕ1 ) sen ω1 t +
−( sen ∆ωt sen ∆ϕ cos ϕ1 + sen ∆ωt cos ∆ϕ sen ϕ1 ) cos ω1t +
−( cos ∆ωt sen ∆ϕ cos ϕ1 + cos ∆ωt cos ∆ϕ sen ϕ1 ) sen ω1t =
Quadriamo:
x1 ( t ) = X cos(ω1t + ϕ1 )
x 2 ( t ) = X cos(ω2 t + ϕ 2 )
Il moto risultante sarà dato da:
[
x( t ) = X cos(ω1t + ϕ1 ) + cos( ω2 t + ϕ 2 ) ]
Tenendo presente che è:
α −β α +β
cos α + cos β = 2 cos cos
2 2
si può scrivere:
ω t + ϕ1 − ω2 t − ϕ2 ω t + ϕ1 + ω2 t + ϕ 2
x( t ) = 2 X cos 1 + cos 1 =
2 2
∆ω ∆ϕ
= 2 X cos t+ cos( ωt + ϕ )
2 2
in cui è:
ω1 + ω 2 ϕ1 + ϕ 2
∆ω = ω 2 − ω 1; ∆ϕ = ϕ 2 − ϕ1 ; ω= ; ϕ= ;
2 2
L'espressione ottenuta corrisponde ad un moto risultante che è ancora
del tipo:
x (t ) = X (t ) cos( ωt + Φ)
in cui è:
∆ω ∆Φ
X (t ) = 2 X cos t+ ; ω = ω; Φ= ϕ
2 2
710
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
(1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2 = 1
Sviluppando si ha:
1 − 2 r 2 + r 4 + 4d 2 r 2 = 1
ossia:
[r 2
]
− 2(1 − 2d 2 ) r 2 = 0
Sarà quindi A=1 per:
r1 = 0
r2 = 2(1 − 2d 2 ) solo se è d ≤1 2
Inoltre si ha dA/dr=0 quando è:
r ( r 2 + 2d 2 − 1) = 0 (D.2)
ossia quando è:
(rp )1 = r1 = 0; oppure:
(rp ) 2 = 1 − 2d 2 solo se è d ≤1 2
Per tali valori di rp si ha:
d2 A
2 <0 se è d >1 2
dr r=0
d2 A
2 >0 se è d <1 2
dr r=0
e poi:
d2 A
2 <0 se è 0<d <1 2
dr r=r p2
un minimo per r = 0
- se è: 0<d <1 2 2
un massimo per r = 1 − 2d
- se è: d >1 2 un massimo per r = 0
Sostituendo nella (D.1) i valori di rp1 e di rp2 si hanno le corrispondenti
ordinate:
(A ) p
1
=1
(A ) p
2
=
1
2d 1 − d 2
Infine se dalla (D.2) si ricava:
d 2 = (1 − r 2 ) 2
e lo si sostituisce nella (D.1), si ottiene:
1
( A) max =
1− r4
che è la curva lungo la quale si dispongono i valori massimi della A(r)
per ogni valore del fattore di smorzamento.
(1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2 = r 4
Sviluppando si ha:
1 − 2 r 2 + r 4 + 4d 2 r 2 = r 4
ossia:
2r 2 (1 − 2d 2 ) = 1
Sarà quindi A*=1 per:
712
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
1
r= solo se è d ≤1 2
2(1 − 2d 2 )
e per r=∞, valore per il quale la (E.1) tende a 1.
Inoltre si ha dA*/dr=0 quando è:
r ( 2d 2 r 2 + 1 − r 2 ) = 0 (E.2)
ossia quando è:
(r )
p
1
= 0; oppure:
(r )
p
2
=
1
1 − 2d 2
solo se è d ≤1 2
( A*) = 0
p
1
( A*) = 2d
p
2
1
1− d 2
Infine se dalla (E.2) si ricava:
r2 −1
2
d =
2r 2
e lo si sostituisce nella (E.1), si ottiene:
713
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
( )
A*
max
=
r2
r4 −1
che è la curva lungo la quale si dispongono i valori massimi della A*(r)
per ogni valore del fattore di smorzamento.
1 + ( 2dr )
2
τ= (F.1)
(1 − r ) 2 2
+ ( 2dr )
2
Si ha τ=1 quando:
1 + ( 2dr ) = (1 − r 2 ) + ( 2dr )
2 2 2
ossia quando:
r 2 ( r 2 − 2) = 0
qualunque sia d.
Inoltre sarà:
dτ
dr
=0 quando [ 2
]
r ( 2d ) r 4 + 2( r 2 − 1) = 0
ossia per:
2 1 + 8d 2 − 1
r = (F.3)
( 2d ) 2
Sarà quindi:
714
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
1 + 8d 2 − 1
r2 = (F.4)
2d
d 2τ
Inoltre è 2 > 0 e quindi per tale valore la funzione avrà un mi-
dr r = 0
nimo per qualunque valore di d, mentre per r=r2 dovrà avere necessa-
riamente un massimo.
L'ordinata corrispondente di questi massimi la si ottiene sostituendo la
(F.3) in (F.1); col che si ottiene:
( 2d ) 2
τp = (F.5)
4 2
(
( 2d ) − 2( 2d ) − 2 1 − 1 + 2( 2d ) 2
)
Dividendo la (F.4) per d e calcolandone il limite per d→∞, si trova che
r→0; ciò vuol dire che i picchi, man mano che d cresce, si spostano se-
condo valori decrescenti di r.
Analogamente, dividendo per d la (F.5) e passando al limite per d→∞, τ
p→1, e quindi anche le ordinate saranno via via decrescenti al crescere
di d.
La disposizione dei picchi si ha appunto lungo la curva che si ottiene
ricavando dalla (F.2):
2(1 − r 2 )
( 2dr ) 2 =
r2
e sostituendolo nella (F.1); si ottiene:
1
τ max =
1− r4
- Fase -
L'espressione dello sfasamento è data da:
2dr 3
β = arctg− 2 (F.6)
1 − r + ( 2dr )
2
Il rapporto entro parentesi, qualunque sia d, vale 0 per r=0, mentre ten-
de a -∞ per r→∞, e quindi il valore di β varierà sempre fra 0 e -90°.
Inoltre sarà:
dβ
dr
=0 quando [
r r 2 ( 4d 2 − 1) + 3 ] (F.7)
3 1
r2 = ma solo se d≤ (F.8)
1 − ( 2d )
2 2
d 2β d 3β
Inoltre per r=r1=0 è = 0 , ma è < 0 per cui la funzione è de-
dr 2 dr 3
crescente in r1; in r2 presenterà allora un minimo il cui valore, sosti-
tuendone l'espressione nella (F.6), sarà dato da:
3 3
β min = arctg − π
(1 − 4 d )
2 3
r2 − 3
d=
2r
e sostituendo tale valore in (F.6); si ottiene così la funzione:
r2 r2 − 3
β(r ) min = arctg − π
2
In particolare, si noti ancora che quando in (F.8) si pone d=1/4 si ha
r2=2 e, con tali valori è nulla la derivata prima (F.7).
r 2 1 + ( 2dr )
2
τ* = (G.1)
(1 − r 2 ) 2 + ( 2dr ) 2
Dividendo numeratore e denominatore della (G.1) per r2, si vede che:
*
lim τ = ∞
r→∞
qualunque sia d.
Se poi si pone in (G.1) r = 2 si ha τ*=2 ancora indipendentemente dal
valore del parametro d.
Si ha τ*=1 quando:
[ 2
]
r 4 1 + ( 2dr ) = (1 − r 2 ) + ( 2dr )
2 2
716
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
ossia quando:
4 d 2 r 6 − ( 4d 2 − 2) r 2 − 1 = 0 (G.2)
l'espressione:
( 2dr ) 2 =
1
4
[Qr − ( r 2 − 2)
2
]
con
Q = r 6 − 8r 4 + 24 r 2 − 16
che, sostituita nella (G.1), da' la curva:
717
LE VIBRAZIONI MECCANICHE
[
r 2 r Q − r ( r 2 − 4) ]
τ * (r ) =
[
r Q + r ( 3r 2 − 4 )]
le cui ordinate decrescono al crescere di r, indicando che i massimi ed i
minimi della famiglia di curve si spostano verso destra.