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Capitolo 12
Lo spessore
di materiale usura-
to, δ, dipende, pun-
to per punto, dal
moto di accosta-
mento di (A) verso
(B) che avviene, es-
sendo questo trasla-
torio, lungo una ret-
ta l corrispondente Figura 1
all'asse di simmetria
del membro (A). Il valore di δ, in corrispondenza del generico
punto P, da misurarsi nella direzione della normale al contatto
in quel punto, vale:
δ = δ 0 cos ϑ
se δ0 è il valore di δ in corrispondenza del punto che sta sulla retta
l e se θ è l'anomalia del punto di contatto, P, considerato .
Quindi la distribuzione delle pressioni lungo i punti del contatto
avrà una legge del tipo:
k δ k δ 0 cosϑ kδ 0
p = (r) = = cosϑ = p0 cosϑ (1)
f v f ωr fωr
dove p0, il cui valore dipende dalle costanti entro parentesi, rap-
presenta comunque il valore della pressione massima, valore che
si ha nel punto di anomalia θ = 0 ossia nel punto situato sulla retta
l.
Questa relazione, che teoricamente presenta la sua validità
nel campo in cui − π 2 ≤ ϑ ≤ π 2 , di fatto, se si indica con
α l'angolo di abbracciamento, ossia l'angolo che definisce l'e-
stensione del contatto fra (A) e (B), vale per − α 2 ≤ ϑ ≤ α 2.
Si vede poi, dalla (1), che una circonferenza, il cui diametro sia
pari al raggio del cilindro e che abbia il centro sulla retta l, si pre-
sta egregiamente a rappresentare, sotto forma di diagramma pola-
re, la legge di distribuzione delle pressioni ora trovata: ponendo
che il suo diametro valga p0, per ogni suo generico punto H sarà
proprio OH= p0cosθ.
L'esempio mostrato rappresenta, tuttavia, un caso estrema-
mente particolare dal momento che è stato ipotizzato che il moto
di accostamento di (A) verso (B) fosse un moto traslatorio.
In effetti, nel caso più generale, tale moto corrisponderà ad una ro-
349
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
tazione ∆α intorno ad
un asse passante per un
certo punto C del piano
ed a questo perpendico-
lare: trattandosi di moto
piano, &sarà cioè
∆α = ∆α k .
Si avranno dei casi in
cui i vincoli imposti ad
(A) consentiranno la de-
terminazione di C (ac-
costamento rigido), ma
anche casi in cui il pun- Figura 2
to C non può essere de-
terminato a priori, ma solo in base a condizioni di equilibrio di-
namico (accostamento semilibero).
Quando il moto di accostamento di (A) verso (B) non sia
traslatorio, ma sia invece rotatorio intorno ad un punto C del piano
(fig.2), appare chiaro che gli spostamenti effettivi dei punti di con-
tatto di (A) non hanno un’unica direzione, e quindi, tale caso non
è immediatamente riconducibile al caso della traslazione prima
considerato. Tuttavia, se si considera il punto O di (A) coincidente
con il centro di (B), è lecito scrivere:
→ →
∆α k C ∆α k O + traslazione
=
ro costituiscono un sistema
di vettori aventi tutti dire-
zione radiale e quindi a-
venti il punto O come po-
lo; tale sistema ammetterà
certamente
& un risultante,
Fn , la cui retta di applica- 1
&
applicazione di Fn è quindi situata, rispetto all'asse delle x, dalla
stessa parte della retta di accostamento.
Il modo in cui l'angolo γ dipende quantitativamente sia dalla e-
stensione del contatto che dalla posizione della coppia rotoidale è
mostrato in fig.6: nel primo dei due diagrammi è mostrato l'anda-
lim
lim
Figura 6
n n
0 0
lim
lim
Figura 7
&
forze normali, Fn , al variare dei parametri α e β. Si può rilevare
che i valori più elevati si ottengono se l'angolo di abbracciamento,
α, è grande e contemporaneamente è piccola l'anomalia del punto
di articolazione del ceppo.
Noto il risultante delle forze
& normali,
& il risultante delle for-
ze tangenziali sarà dato(*) da Ft = fFn , e questo sarà un vettore la
cui
& retta di applicazione è certamente perpendicolare a quella di
Fn ed il cui verso dovrà essere tale da generare un momento fre-
nante, tale, cioè, da opporsi alla rotazione del tamburo: sarà ruota-
&
to di π/2 nello stesso verso di ω . Rimane perciò da determinare
solamente il suo punto di applicazione, E, noto il quale, si potrà
& &
(*) Essendo ciascuna dFt ruotata di π/2 rispetto a ciascuna dFn , &è certamente
nulla la somma di tutte le componenti parallele alla direzione di Fn e cioè pa-
rallele alla retta inclinata di γ.
355
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
&
valutare immediatamente il momento frenante, M f .
Imponiamo, a tale scopo, la condizione che il momento
frenante
& dovuto al complesso delle azioni tangenziali elementari
&
dFt sia eguale al momento del corrispondente risultante, Ft , scri-
vendo quindi:
α 2 α 2 α 2
M f = Ft ε = ∫ dFt r = ∫ fdFn r = a r 2 p 0 f ∫ cos(ϑ − β )dϑ =
−α 2 −α 2 −α 2
= ar 2 p 0 f 2 cos β sin (α 2)
&
da qui si può ricavare il braccio OE della Ft come:
2ar 2 p 0 f cos β sin (α 2) 4 sin (α 2)
ε = OE = = r cos γ (6)
1 2 cos β (α + sin α )
f ar p 0 (α + sin α )
2 cos γ
Si rileva
& immediatamente che il punto E, punto di applicazione
della Ft , si trova ad una distanza diversa da r e quindi non sta sul-
la &periferia del tamburo: ciò è ovvio data la distribuzione delle
dFt .
Inoltre si può affermare che sarà sempre ε>r qualunque sia la ge-
ometria del freno; e ciò in quanto è certamente:
4 sin(α 2)
>1
(α + sin α )
ed il valore di cosγ, essendo γ, come visto, un angolo abbastanza
piccolo, sarà comunque prossimo all'unità.
Ciò si vede chiaramente dai diagrammi di fig.8 che riportano l'an-
damento del rapporto OE/r al variare della geometria del freno.
Se, ora, nella (6) poniamo:
4 sin(α 2)
2 r* = r (7)
(α + sin α )
la stessa (6) si scriverà come:
ε = 2r * cos γ (8)
lim
lim
Figura 8
Di contro, non si è
ancora tenuto conto della
condizione di equilibrio
del ceppo; esso è sottopo-
sto all'azione& della forza
di chiusura, Q, della cop-
n
pia, della reazione vinco-
t
lare
& in O1, e della reazione
− F da parte del tamburo.
Questa condizione
di equilibrio può espri- 1
mersi come equilibrio dei
momenti rispetto& ad O1: Figura 11
se oltre alla Q si utilizza-
& & &
no le due componenti della F , Fn ed Ft , con i rispettivi bracci, a,
b, c, (fig. 11), dovrà essere:
Q a − Fn b − Ft c = 0
da cui:
Q a = Fn (b + f c)
e quindi:
Qa
Fn = (10)
b+ f c
e il momento frenante, che, avendo trattato il ceppo di sinistra, in-
dicheremo con il pedice Sn, si potrà scrivere come:
fQa
( M f ) Sn = f Fn ε = 2 r * cos γ (11)
b+ f c
Ora, poiché i bracci a, b, e c, delle forze applicate al ceppo,
dipendono chiaramente dalla geometria del ceppo stesso, è possi-
bile trovare una espressione per la (11) che evidenzi tale dipen-
denza.
Per generalità,
& supponiamo (fig. 12) che la forza di chiusura
della coppia Q abbia la retta di applicazione a distanza b0 dal cen-
tro O del tamburo e che essa formi, con l'asse delle x, un angolo δ
qualsiasi; inoltre, indichiamo con l0 la distanza radiale della cop-
pia rotoidale O1 dallo stesso punto O.
Riferendo queste lunghezze al raggio del tamburo avremo
rispettivamente:
359
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
b0 OS
ν= =
r r
e
l OO1 Q
λ= 0 =
r r
Indicando, per sinteticità di
scrittura, con µ il rapporto
tan γ tan β dato dalla (4), e
0
con k il rapporto 2r*/r, il
cui valore, quindi, dipende 1
solamente da α, il momen-
to frenante generato dal
ceppo sinistro(*) si può Figura 12
scrivere, in forma adimen-
sionale, (v. Appendice A- 3.1) come:
Mf 1 + λ ν cos(δ − β )
= λ
(12)
Q b Q Sn
cos β 1 + µ tan 2 β − f tan β (1 − µ ) + 1
fk
Oltre che dal valore del coefficiente d'attrito f, esso dipende: dal-
l'angolo di abbracciamento α, attraverso i rapporti µ e k; dalla po-
sizione della cerniera fissa O1, attraverso λ e l'angolo β; dalla gia-
citura della retta di applicazione della forza di chiusura Q, attra-
f f
Q Sn Q Sn
lim
lim
Figura 13
&
(*) Per ceppo sinistro si intende (v. Fig.14) , con ω antioraria, quello la cui
cerniera fissa è situata nel primo quadrante; per ceppo destro quello la cui cer-
niera fissa è situata nel terzo quadrante, ossia il simmetrico del primo rispetto
ad una retta parallela all’asse delle y.
360
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
verso ν e l'angolo δ.
In fig. 13 sono rappresentati i due diagrammi della (12), relativi ad
un caso particolare di geometria, in funzione delle due variabili
principali β e α.
Dai diagrammi si vede chiaramente che, nel caso che si sta consi-
derando, e per i valori assegnati dei parametri geometrici, si han-
no, a parità di forza di chiusura, momenti frenanti sempre decre-
scenti al crescere dell’angolo β della retta di accostamento, ovve-
rossia dell’anomalia della cerniera fissa; fa eccezione una zona in
cui, con β piccolo in valore assoluto e con α>90°, Mf risulta cre-
scente e in modo sempre più accentuato via via che l’angolo di
abbracciamento, α, assume valori maggiori. Si comprende (fig.12)
che, a parità di α e quindi a parità di diametro del cerchio Romiti,
una rotazione della cerniera fissa verso l’asse delle x (β<0) ha
come conseguenza &
la rotazione della retta di applicazione della F intorno al punto R*
ed una diminuzione del braccio OM di questa, ma contemporane- &
amente (fig.6) diminuisce, e molto più rapidamente il valore di Fn
&
e quindi di F .
In particolare dal primo dei due diagrammi si nota, inoltre, che,
spostando la cerniera fissa in senso antiorario verso l’asse di sim-
metria del ceppo (β<0), si potrebbero ottenere momenti frenanti
più elevati, ma anche che questa possibilità è limitata a valori pic-
coli dell’estensione del contatto fra ceppo e tamburo: α deve esse-
re sufficientemente contenuto per rispettare la condizione che il
ceppo sia tutto attivo.
Dalla (10), oppure dalla (9) se si è calcolata la (12), si può
risalire al valore di Fn, e da qui ottenere, tramite la (5), il valore di
p0: sarà possibile quindi tracciare il diagramma delle pressioni al
contatto fra ceppo e tamburo verificando anche che il ceppo risulti
effettivamente tutto
attivo.
In modo di-
verso, per quanto ri- t
guarda il momento n
frenante, si comporta n
il ceppo destro, il t
simmetrico, rispetto
all'asse delle y, di
quello ora considera-
1
to (fig.14). Poiché la 1
Figura 14
361
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
&
forza F , la (12) si dovrà scrivere (v. Appendice A- 3.2):
λ
Mf 1+ cos(β − δ )
= ν (12’)
Q b λ
Q Dx
fk
[ ]
cos β 1 + µ tan 2 β + f tan β (1 − µ ) − 1
rappresentati i due
diagrammi della (12’),
relativi al ceppo simme-
trico di quello di fig.11.
Confrontando le scale di 0
rappresentazione, si vede
appunto che i valori delle 1
ordinate risultano corri-
spondentemente maggiori.
Figura 15
L’andamento delle curve si
presenta invece in modo analogo suggerendo, anche in questo ca-
so, le medesime considerazioni fatte, nel caso del ceppo sinistro, a
proposito della influenza degli angoli α e β sul valore del momen-
to frenante.
Si comprende che la differenza di comportamento del ceppo di si-
nistra rispetto al ceppo di destra è legato non soltanto alla posizio-
ne simmetrica delle rispettive cerniere fisse quanto, e soprattutto,
f
f
Q Dx
Q Dx
lim
lim
Figura 16
363
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
spositivo di sicurezza.
L'ostacolo, costituito
dalla incertezza sulla
posizione del centro del
moto assoluto del cep- t
po, è quindi aggirato.
Esso sarà comunque in- n
Figura 19
te O1A.
Da questo punto in avanti i passi per la determinazione dei
moduli delle forze al contatto è identica al caso del freno ad acco-
stamento rigido; sono ora
disponibili, infatti, tutti gli
elementi necessari: la con-
dizione di equilibrio del
portaceppo porta (10) alla
determinazione
& del modulo
di Fn , e da questo si può
ricavare p0; noto
quest’ultimo si può ricava-
re il momento frenante del
ceppo di sinistra (11) o del
1
ceppo di destra (11') risol-
vendo il problema in modo
definivo. Figura 20
Ciò che ora può es-
sere interessante analizzare è l’influenza che ha la geometria del
sistema sulle grandezze in giuoco in questo tipo di freno; in parti-
colare, per dato valore di angolo di abbracciamento α, l’influenza
della posizione delle due cerniere O1 ed A.
A tale scopo oltre ai parametri di riferimento introdotti nella trat-
tazione del freno ad accostamento rigido occorre aggiungere la di-
stanza radiale, m0, della cerniera mobile A dal centro di rotazione
O del tamburo, e l’anomalia, ε, di A rispetto all’asse delle x; in ef-
fetti si utilizzerà il rapporto adimensionale σ=m0/r.
Occorre, inoltre, associare al parametro λ, già introdotto per defi-
nire la posizione della cerniera fissa O1, l’anomalia, ψ, di
quest’ultima rispetto all’asse delle y (negativa per il ceppo di sini-
367
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
camente).
Le grandezze geometri- 0
Ne dipende, di conse-
guenza, la posizione 1
del punto E, l'angolo γ, Figura 22
e infine l'angolo β.
Ora, poiché le espressioni di Fn e di OE trovate preceden-
temente per il freno ad accostamento rigido ma che continuano,
ovviamente, a valere, coinvolgono l'uno o l'altro di questi angoli, è
importante disporre della relazione che li lega all'angolo ε.
Tenendo conto della geometria del sistema e del simboli-
smo indicato più sopra, si ottiene (v. Appendice B-1):
368
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
kf
− ( f cos ε # sen ε )
tan γ =
σ
(13)
f sen ε ± cosε
in cui i segni superiori valgono per il ceppo di sinistra, quelli infe-
riori per il ceppo di destra; il simbolo k=k(α) è ancora la funzione
che determina il diametro del cerchio Romiti.
La stessa (13) consente di trovare il legame fra l'angolo β e l'ango-
lo ε: basterà dividere per la funzione µ(α), già introdotta, che dà il
legame fra l'angolo γ e l'angolo β.
Il campo di variazione dell'angolo ε dovrà necessariamente essere
limitato: anche in questo caso, di accostamento semilibero, dovrà
rispettarsi la condizione che l'intero pattino sia attivo; che sia
quindi rispettata la condizione già vista che sia β≤(π/2-α/2).
Imponendo quindi che sia:
π α
β = −
lim
2 2
si possono ricavare (v. Appendice B-2) i conseguenti valori di εlim,
sia per il ceppo di sinistra che per il ceppo di destra; per dato valo-
re del coefficiente di attrito f, tali valori risultano funzione sola-
mente dell'angolo di abbracciamento α e della distanza radiale del-
la coppia rotoidale mobile attraverso il parametro σ.
lim lim
Figura 23 Figura 24
lim
lim
Figura 25 Figura 26
stra) si può vedere che per dato angolo di abbracciamento, per es.
α=120°, mentre all'angolo β è consentita una escursione di circa
60°, all'angolo ε è consentita una escursione minore di 30°.
Un'altra differenza che emerge immediatamente, è quella
che, mentre nel caso di accostamento rigido, tutte le grandezze
prese in considerazione, ad esclusione del momento frenante, non
variavano nel passaggio dal ceppo sinistro al ceppo simmetrico(∗),
lim
lim
lim
Figura 27 Figura 28
0
0
lim
lim
Figura 29 Figura 30
lim
lim
Figura 31 Figura 32
f f
Q Sn Q Dx
lim
lim
Figura 33 Figura 34
corrispondente ad un
atto di moto elicoida-
le intorno ad una ret-
ta qualsiasi di verso- Figura 36
&
re ρ ; spostamento
che sarà, quindi, possibile descrivere come la somma di una rota-
& &
zione, ∆αρ , e di una traslazione ∆σρ .
Tale atto di moto può essere scomposto
& (fig.36) secondo la norma-
le al piano del disco, di versore k , e secondo la direzione di un
&
versore τ giacente nel piano del disco; potremo cioè scrivere:
374
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Ciò vuol dire che la retta η non deve tagliare il pattino in alcun
punto.
Questa condizio-
ne in definitiva costitui-
sce un vincolo costrutti-
vo per il sistema: fra la
geometria del pattino ed
i vincoli che ne consen- 2
tono l'accostamento i
quali di fatto, come si
vedrà in seguito, stabili- 1
al variare dell'angolo β e
per diversi valori della
estensione angolare del
pattino, α, come si modi-
fica il valore minimo
possibile della distanza
della retta η dal centro O
del disco.
In ordinate figura il rap-
porto adimensionale Figura 39
σ=s/r2 calcolato per un pattino di larghezza ρ=∆r/r2=0.2.
A titolo esemplificativo, sono indicati, per la curva corrispondente
ad α=60°, i tratti corrispondenti alle condizioni prima individuate:
quando 0≤β≤60° (tratto AA) la retta η ruota toccando sempre il
vertice A (fig.38) e la distanza OH diminuisce fino ad annullarsi
quando η si porta in contatto con AB; se 60°≤β≤150° (tratto BB)
la retta η ruota, toccando il vertice B, fino a che non diventa tan-
377
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
η (fig.41).
Anche in questo caso si
può rilevare che se il
centro O del disco si
trova ad una certa di- 2
O.
Se si ipotizza, in-
fine, di fissare il valore di
α (fig.43), il valore mi-
nimo di r1, e quindi la 2
s α
0 ≤ β ≤ π − arccos −
r2 2
In fig.44 è riportato il dia-
gramma che mostra come varia la
larghezza massima possibile del
pattino, ρmax, al variare degli altri
parametri geometrici.
Nel diagramma è stato posto in
ascisse il valore dell'angolo β e si
è tenuta la distanza s come para-
metro della famiglia di curve (σ).
Figura 44
380
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
A = αrm ( r2 − r1 )
con:
rm = ( r1 + r2 ) 2 .
m
oppure come:
A
F ' z = p0 s (19’)
rm
Dalla (19) si comprende come l'intensità di questo risultante di-
penda essenzialmente dalla estensione angolare del pattino e dalla
max
max
Figura 47 Figura 48
ni radiali, ciascuna
ruotata di un angolo
ϑ, si considera che
in ciascuna di esse Figura 50
si avrà un vettore
risultante il cui punto di applicazione si trova a distanza rm cosϑ
dall'asse delle y e quindi sempre più vicino a questo, e più lontano
da rm, man mano che ϑ
cresce.
D'altra parte, un aumen- m 2
lim
to della larghezza del m 2
max
max
Figura 53 Figura 54
&
Con lo stesso criterio utilizzato per la F ' z possiamo, ora,
&
determinare il punto, Bt’, punto di applicazione della F ' t ; per i
motivi di simmetria prima evidenziati tale punto dovrà trovarsi
(fig. 52) ancora sull’asse delle x ad una distanza bt’ da O tale per
cui sia:
M O ' = Ft ' bt ' = ∫∫ fdFt ' r
A
m 2
m 2
m 2
m 2
m 2
m 2
m 2 lim
Figura 55 Figura 56
lim
lim
Figura 57 Figura 58
re.
Con procedimento analogo a m
rp = rm 1 +
12 rm
La (25) rappresenta in de-
finitiva la distanza del
punto Bz” da O sulla ra-
diale inclinata di γ; questa p 2
distanza potrà essere, di
massima, minore o mag- m 2
di sotto dell'unità.
In effetti risulterà bz”<rm quando il pattino non è troppo largo ed α
non troppo grande: condizioni queste in cui, peraltro, si ricade
normalmente nella pratica.
Il prodotto dei due fattori in questione, e cioè l'effettiva posizione
del punto B"z sulla retta inclinata di γ, al variare dell'angolo β si
può desumere dai diagrammi delle figg.62 e 63; si osserva, d'altra
lim
m 2
lim
m 2
Figura 62 Figura 63
Tenendo conto, poi, della relazione (24) fra gli angoli γ e β si ot-
tiene:
α − sen α
M x = p 0 A rp sen β (26)
2α
Nel caso in cui i vincoli effettivi del pattino siano tali per
cui l’asse η risulta parallela all’asse delle y (fig.64), la retta l va a
coincidere con l’asse delle x e si avrebbe β=0 e quindi anche (24)
391
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
γ=0.
In tal caso è cosβ=cosγ=1 e
quindi la (23) e la (25) diven-
tano:
sen( α 2)
Fz " = p0 A (23’)
α2 t
z
e
α + sen α
bz" = rp
m
(25’)
4 sen(α 2)
p
Figura 64
Si ha una situazione partico-
lare quando è, invece, β=π/2, ossia quando la retta η ha direzione
parallela all’asse delle x: poiché risulta cosβ=0, risulta anche
Fz”=0, il che corrisponde al fatto che si ha:
dFz " = p0 cos(ϑ − π 2)rdrdϑ = p0 sen ϑ rdrdϑ
e quindi una distribuzione forze elementari normali al contatto che
risulta simmetrica rispetto all’asse delle x e di segno opposto. &
Ciò dà luogo allora alla esistenza di un momento risultante M x il
cui asse momento coincide proprio con l’asse delle x; e, poiché la
distanza del generico punto P da x vale rsenϑ, sarà:
componenti perpendicolari p
alla retta inclinata dell’an-
golo γ, e sarà un vettore che Figura 66
avrà la direzione della per-
pendicolare alla retta inclinata di γ e, come forza agente sul disco,
verso tale da opporsi alla rotazione del disco.
Per quanto detto il suo modulo sarà dato da:
α + sen α 1
Ft" = fFz" (27)
4 sen( α 2) cos γ
e si vede che il modulo del risultante delle forze tangenziali dovu-
lim
Figura 67 Figura 68
(*) Il valore più basso che può assumere il fattore in cui compare α è circa 0.78
(v. Fig.61) quindi quando cosγ>0.78 il prodotto di questi due termini è <1.
394
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
A A A
[ ]
Ft" = Ft"
y
= fFz"
α + sen α
4 sen(α 2)
(27’)
&
e si avrà, allora, la condizione in cui il modulo di F " t assume, per
dato α, il suo valore minimo; analogamente la (28) diventa identi-
ca alla (29) indicando come il punto Bt” vada a coincidere con il
polo O*.
Quando invece & è β=π/2, sarà sempre nulla la somma delle
componenti delle dFt " lungo la direzione della retta inclinata di γ
(γ=π/2), e cioè della componenti
& parallele all’asse delle y, e quindi
il modulo del risultante F " t sarà dato dalla sola somma delle com-
&
ponenti delle dFt " lungo la direzione dell’asse delle x; e ciò vuol
dire:
395
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
π
Ft" = ∫∫ fdFz" cosϑ − = fp0 ∫∫ sen 2 ϑ rdrdϑ
A
2 A
Ft" = Ft" [ ] x
= fp0 A
α + sen α
2α
(27”)
m 2
lim
m 2
lim
Figura 70 Figura 71
Dalla (28) si deduce poi che, in questo caso, sarà Obt”=0, risultato,
peraltro, del tutto ovvio se si ricorda che il punto Bt” si muove con
la retta inclinata di γ ma stando sempre sulla intersezione di questa
con la circonferenza precedentemente individuata.
Le figg.70 e 71 mostrano
& come varia la distanza da O della
retta di applicazione della F " t al variare della geometria del con-
tatto e della giacitura della retta η: si vede che solo se il valore
dell'angolo β assume valori prossimi a 90°, può accadere che il
braccio bt" si riduca a valori minori del raggio medio.
Si hanno a questo punto tutti gli elementi necessari alla va-
lutazione del momento frenante che si avrà come effetto di tutte
azioni tangenziali tra pattino e disco, sia quelle dovute alla distri-
buzione p’ sia quelle dovute alla distribuzione p”.
Tenendo conto delle (21) e (22) e delle (27) e (28) si ha:
M f = M z = M ' z + M " z = Ft 'bt' + Ft " bt" = fFz' rm + fFz" rp
lim lim
Figura 72 Figura 73
e ipotizziamo, per 1
z z
semplicità, che
l’asse della coppia z
sia perpendicolare z
all’asse di simme- z
to. &
Se si fa poi l’ipotesi che la forza di chiusura Q stia nel pia-
no xz, l’equilibrio& alla rotazione del pattino & corrisponde
all’equilibrio tra la Q, il risultante complessivo, Fz , di tutte le a-
zioni normali esercitate dal disco sul pattino (eguali ed opposte& a
quelle che il pattino esercita sul disco), e la reazione vincolare, Φ,
in O1.
Tuttavia il triangolo di equilibrio si &può chiudere solo a
patto di conoscere la retta di applicazione di Fz .
& Questa
& dovrà essere parallela alle rette di applicazione di
Fz ' e di Fz " e, poiché questi ultimi sono concordi, dovrà tagliare il
pattino in un punto Bz intermedio
& & ' &tra Bz’ e Bz”.
"
D’altra parte, essendo Fz = Fz + Fz , dovrà pure essere:
Fz' Bz' Bz = Fz" Bz Bz"
Si può calcolare, sia il rapporto:
A
p0 s
b Bz B" z F z
'
rm s α 2
= = = = (31)
sen(α 2) rm sen(α 2)
"
a B' z Bz F z
p0 A
α 2
che dipende solamente dalla geometria del pattino, come pure la
somma:
α + sen α sen(α 2)
a + b = bz" − bz' = rp − rm (32)
4 sen(α 2) α2
anch'essa dipendente solo dalla geometria del pattino.
Le quantità a e b possono essere quindi calcolate ed è pure deter-
minato, di conseguenza,
& il punto Bz e la giacitura della retta di ap-
plicazione di Fz .
L’intersezione,
& H, fra quest’ultima e la retta di applicazione della
Q consente allora di definire la retta di applicazione della reazione
&
vincolare Φ, e di chiudere
& &il triangolo di equilibrio del pattino, ri-
cavando quindi sia Φ che Fz .
Poiché, come detto sopra, è:
s sen( α 2)
F + F = p0 A +
z
'
z
"
= Fz
rm α2
398
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
cata al portapattino. z
In queste
condizioni di vinco- Figura 75
lo, tale moto di ac-
costamento è un moto composto ed è quindi indeterminata la po-
sizione della retta η: sarà certamente ancora sul piano del disco,
ma non è più nota la sua distanza, s, dal centro di rotazione, O, del
disco.
Oltre alla incognita rappresentata dal valore di p0, si ha allora
un’incognita in più rappresentata dal valore della distanza s della
retta η dal centro del disco.
La soluzione di un problema di questo tipo, tuttavia, si ot-
tiene ugualmente se si considera che per l’equilibrio del pattino, in
assenza di attrito nella coppia rotoidale O2, devono
& avere la mede-
sima retta di applicazione sia il risultante Fz delle forze normali
complessive che la reazione vincolare in O2. Nota la geometria del
sistema, quindi, è pure nota,
& nel piano di figura, la posizione della
retta di applicazione di Fz ossia la distanza OH.
E’ quanto basta per imporre
& & l’equilibrio del portapattino,&sottopo-
sto all’ azione della Q, di Fz , e della reazione vincolare, Φ, in O1;
399
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
&
dal triangolo di equilibrio si ricava il modulo di Fz , che vale:
s sen(α 2)
Fz = Fz' + Fz" = p0 A + (33)
rm α2
kδ0 1 p0
p= = (36)
fω x x
che mostra una distribuzione di pres-
sioni al contatto di tipo iperboloidico
con asse di simmetria lo stesso asse del
perno.
Su ciascun elemento di area di t
1 Q rm
p = p0= (38)
x A x
& & &
Ad ogni dFn , poi, corrisponde un dFt = fdFn giacente sul piano di
contatto, e la cui direzione è quella della perpendicolare alla OP
con verso tale da opporsi alla velocità relativa&in P.
Data la simmetria della distribuzione dei dFt (eguali ed opposti
per ogni coppia di punti dello &stesso diametro simmetrici rispetto
ad O), sarà nullo il risultante Ft delle azioni tangenziali; non sarà
invece nullo il loro momento risultante Mf che sarà dato da:
R
allora da:
δ = δ 0 cos α
e a questa corrisponderà, per l’ipotesi del Reye, una distribuzione
di pressione del tipo:
kδ kδ 0 cos α 1
p= (r ) = = p0 cos α
fv fω x x
Allora, poiché l’area elementare di contatto vale:
dx
dA = xdϑ (41)
cosα
l’azione normale elementare in corrispondenza ad ogni punto è da-
ta da:
1 dx
dFn = pdA = p0 cos α xdϑ = p0 dxdϑ (42)
x cos α
Questo è un vettore perpendicolare alla superficie di contatto e ri-
sulta quindi inclinato di α rispetto all’asse z che è anche l’asse di
simmetria della distribuzione di tale insieme di vettori.
Ne segue che sarà certamente nulla il risultante delle componenti
parallele all’asse delle x, mentre il risultante delle componenti se-
condo l’asse z è diverso da zero e deve, a sua volta, equilibrare il
carico Q.
Sarà allora:
R
Per l'ipotesi del Reye, e tenendo conto che il moto relativo è tra-
slatorio, si può scrivere:
kδ
p= = k 'δ (47)
fv ( r )
Il moto di accostamento del pattino verso il piano è una rotazione
intorno alla cerniera
fissa C: l'atto di moto
che può dare in ogni
punto del contatto un
affondamento δ per- 1
m
pendicolare alla su-
r
perficie di contatto è
invece una rotazione t
intorno al punto O,
piede della perpendi-
colare al piano con- x 0
A = ∫ dA = a ∫ dx =a( x 2 − x1 )
S x1
Il risultante delle forze normali agenti sul pattino è quindi dato da:
x2
1
Fn = ∫ dFn = ∫ pdA = p0 a ∫ xdx = p a( x 2 − x12 )
S S x1 2 0 2
da cui:
1 1 3
p0 a( x 23 − x13 ) ( x 2 − x13 ) 1 ∆x
2
3 3
bx = = = x m 1 + = x p (50)
1 1 2 12 x m
p0 a( x 2 − x1 )
2 2
( x 2 − x1 )
2
2 2
con ∆x=x2-x1.
Si noti, infatti, che la forma della (50) è identica alla espressione
405
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
già trovata nell'analisi dei freni a& disco (v. App. 3.2.2).
Il punto di applicazione della Fn si trova quindi ad una distanza
maggiore dell'ascissa media
& del contatto. & &
Poiché a ciascuna dFn corrisponde una dFt = fdFn , sarà anche
& &
Ft = fFn , e, per l'equilibrio del pattino, si può scrivere:
Cm
Fn = (51')
x p + hf
&
ossia, a parità di coppia di chiusura, una Fn minore: infatti il cam-
&
biamento di verso che subisce la Ft ha come effetto quello di far
&
aumentare il braccio della F rispetto all'asse della coppia rotoida-
le.
Anche la potenza perduta:
fCm v ( r )
Pw = Ft v ( r ) = fFn v ( r ) = (52')
x p + hf
risulta, di conseguenza, inferiore.
Le stesse con-
siderazione possono
essere applicate al
n
caso di fig.79 in cui
la coppia rotoidale O 1
al piano di appoggio;
l’unica considerazione
possibile in proposito 0
r
l
Fn = p0 A x 0 − (54)
2
&
Il punto di applicazione della Fn può, ora, essere trovato impo-
nendo che questa sia applicata in un punto distante bx dall’origine
O del riferimento prescelto tale che il suo momento rispetto alla
cerniera A eguagli la somma dei momenti delle dFn.
Dovrà essere cioè:
l
l l
Fn bx = ∫ xdFn = ap0 ∫ ( x 0 − x ) xdx = ap0 x 0 ∫ xdx − ∫ x 2 dx =
A 0 0 0
1 1 1
= ap0 x 0 l 2 − l 3 = ap0 l 2 ( 3x 0 − 2l ) (55)
2 3 6
Si ha quindi, tenendo conto della (54):
l 3 x0 − 2 l
bx = (56)
3 2 x0 − l
La (56), peraltro, deve pure essere l’ascissa del baricentro del tra-
pezio che rappresenta il diagramma delle pressioni al contatto(*) e
le cui basi saranno date da:
a * = p0 x 0
(57)
b* = p0 ( x 0 − l )
&
D’altra parte alla risultante Fn deve corrispondere il risultante del-
& &
la azioni tangenziali Ft = fFn che, sommata alla precedente darà la
&
F totale; quest’ultima, per l’equilibrio del pattino, non soggetto
ad altre forze, deve avere retta di applicazione passante per A: la
distanza bx è quindi nota e vale:
bx = c + h1 tanϕ
Ciò consente di determinare il valore, fin qui incognito, di x0: dal-
la (56) si ottiene:
l 3bx − 2l
x0 = (58)
3 2bx − l
&
Per l’equilibrio del braccio O1A, invece, il modulo della F deve
essere tale che sia Fb=Cm, se si indica con b il suo braccio rispetto
alla cerniera O1. Si può scrivere quindi, tenendo conto della (54):
(*) Si ricordi che la distanza del baricentro di un trapezio dalle basi non dipen-
de dalla inclinazione dei lati obliqui.
409
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
Fn ap0 A( x 0 − l 2)
Cm = F . b = b= b (59)
cos ϕ cos ϕ
e da qui ricavare:
2Cm cosϕ
p0 = (60)
aA( 2 x0 − l )b
e con esso l’effettivo diagramma delle pressioni.
Si è in grado ora analizzare le situazioni che si possono ve-
rificare al variare dei parametri geometrici del sistema, ricordando
che il valore di bx che compare nella (58) è strettamente legato, ol-
tre che alle condizioni di attrito, alle coordinate del centro della
coppia rotoidale A.
Si deduce intanto, dalla (58), che, finché la cerniera mobile è posi-
zionata all’interno del pattino (bx>0), il valore di x0 sarà positivo
se:
bx − 2l 3
>0 (61)
bx − l 2
2l l
Ora, poiché > , la (61) sarà verificata solo se bx < l 2 oppure
3 2
se bx > 2l 3 e si avrà x0>0; diversamente sarà x0<0. Nei primi due
casi, il diagramma delle pressioni al contatto ha pendenza (60) po-
sitiva, e si presenterà quindi come in figura; nel terzo caso la pen-
denza sarà negativa.
Come caso particolare si può osservare che se bx=l/2 è x0=∞ e
p0=0: ciò è ovvio in quanto se il punto di applicazione della Fn ca-
de sulla mezzeria del contatto la distribuzione delle pressioni non
può che essere uniforme.
Dalla (58) si può ancora ricavare la condizione per cui il
pattino risulti totalmente attivo: quella per cui è |x0|>l. Si ha:
l 3b − 2l
x0 − l = x − 3 > 0
3 2bx − l
ossia:
l 3 − bx
>0 (62)
bx − l 2
La (62) sarà verificata se l 3 < bx < l 2 , intervallo in cui la diffe-
renze a numeratore e a denominatore hanno il medesimo segno.
410
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Ricordando che è:
bx = c + fh1
si comprende come, a parità di coefficente di attrito, la distribu-
zione delle pressioni al contatto dipende non solo dalla distanza
(c) della cerniera mobile dal bordo del pattino ma anche dalla sua
altezza (h1) sul piano di appoggio.
La (59) mostra, inoltre, che, se la posizione della coppia
rotoidale A è tale per cui risulta x0<l/2, si verifica, come già visto
nel caso trattato in precedenza, la tendenza del pattino ad impun-
tarsi.
&
Se, infine, si fosse nel caso in cui la&velocità relativa v ( r )
avesse verso opposto, la condizione che la Ft applicata al pattino
&
deve comunque compiere lavoro negativo imporrebbe alla F di
essere inclinata dalla parte opposta; si avrebbe:
bx = c − fh1
e questa differenza potrebbe risultare anche negativa a seconda
della posizione della cerniera A. Se ciò accadesse la (58) darebbe
x0<0 e la (60) una pendenza negativa per il diagramma delle pres-
sioni(*) . &
Data la diversa inclinazione della F , inoltre, il braccio di questa
rispetto alla coppia rotoidale fissa&O1 risulterebbe maggiore e, per
la (60) e la (54) si avrebbe una Fn minore ed anche una minore
potenza perduta, così come si era trovato precedentemente per il
pattino con la sola cerniera fissa.
(*) Nella (57) tuttavia sia a* che b*, come deve essere, rimarrebbero positivi.
411
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
APPENDICE
&
1. - Direzione del risultante delle forze normali, Fn .
Deve essere:
−α / 2
∫ dF n sen(ϑ − γ ) = 0
α/2
e quindi:
−α / 2
2
1
2
Sostituendo nell'integrale, avremo allora:
α /2
ossia:
α /2 α /2
cos( 2ϑ − β − γ )
α /2
+ sen( β − γ )ϑ
α /2
− −α / 2 =
2 −α / 2
1
=−
2
[cos(α − β − γ ) − cos( −α − β − γ )] + α sen( β − γ ) =
1
=
2
[cos(α + β + γ ) − cos(α − β − γ )] + 2α sen( β − γ ) = 0
Dovrà quindi essere:
α − sen α
tan γ = tan β (1)
α + sen α
Da qui si può rilevare che è anche:
sen β cos β
( α − sen α) = (α + sen α) (2)
sen γ cos γ
e che, quindi, è anche:
− 12
1 2
(α − sen α) 2
cos γ = = 1 + tan β
1 + tan 2 γ (α + sen α) 2
ossia:
1 ( α + sen α) 2 + tan 2 β( α − sen α) 2
= =
cos2 γ ( α + sen α) 2
cos2 β( α + sen α) + sen 2 β( α − sen α)
2 2
=
cos 2 β(α + sen α)
2
e quindi:
cos2 β
(α + sen α ) 2 =
cos γ
2
&
2. - Modulo del risultante delle forze normali, Fn .
Fn = a p 0 r ∫ cos(ϑ − β ) cos(ϑ − γ ) dϑ
α /2
1
cos(ϑ − β ) cos(ϑ − γ ) =
2 ( ) ( )
cos γ − β + cos 2ϑ − γ − β
ottenendo:
−α / 2
1
Fn = a p 0 r ∫ [ cos( β − γ ) + cos(2ϑ − β − γ )] dϑ
2 α /2
1 −α / 2 sen(2ϑ − β − γ )
−α / 2
Fn = a p 0 r cos( β − γ )ϑ α /2
=
2 2 α /2
1
= a p r[ sen(α − β − γ ) − sen(−α − β − γ ) + 2α cos( β − γ )] =
4 0
1
= a p r{sen[α − ( β + γ )] + sen[α + ( β + γ )] + 2α cos( β − γ )}
4 0
Tuttavia, sviluppando l'espressione entro le parentesi quadre, si ha:
sen α cos( β + γ ) + α cos( β − γ ) =
1 sin 2 γ cos β
= a p 0 r (α + sin α )cos β cos γ + =
2 cos γ
cos β
=
1
2
a p 0 r (α + sin α )
cos γ
(cos 2 γ + sin 2 γ )
e quindi, in definitiva:
1 cos β
Fn = a p 0 r(α + sen α) (5)
2 cos γ
Operando invece con la seconda delle due, la (4), si otterrebbe, in modo
analogo:
1 sen β
Fn = a p 0 r(α − sen α) (6)
2 sen γ
identica alla precedente in virtù della (2).
In entrambi i casi possiamo eliminare l'angolo γ per mezzo della
(3), ottenendo:
1
Fn = a p r [α 2 + sen 2 α + 2α sen α cos( 2β)]
2 0
O1 N = l0 cos(ϕ + γ − β) =
= l0 cos ϕ cos β cos γ [1 + tan β tan γ + f ( tan β − tan γ )] =
[
= l0 cos ϕ cos β cos γ 1 + µ tan 2 β + f tan β(1 − µ) ]
in cui µ sta a indicare il rapporto tan γ tan β , e ϕ, come sempre, l'ango-
lo di attrito.
La precedente espressione di F può ancora essere scritta come:
O 1T
1+
bQ bQ
F =Q
OM O 1N
1+
OM
in cui allora è:
O1T l0 cos(δ − β ) λ
= = cos(δ − β )
bQ bQ ν
ed:
=
OM kr cos γ sen ϕ
ossia:
segue:
π α 1
tan β lim = ± tan − = ±
2 2 tan(α 2)
e pertanto:
µ
tan γ lim = µ tan β lim = ±
tan(α 2)
Sostituendo l'espressione trovata prima in a1, si può scrivere:
kf
− ( f cos ε lim # sen ε lim ) µ
tan γ lim =
σ =±
f sen ε lim ± cos ε lim tan(α 2)
Sviluppando si ha quindi:
α kf
± tan − ( f cos ε lim # sen ε lim ) = µ ( f sen ε lim ± cos ε lim )
2 σ
ossia:
α α
± tan 2 # fµ sen ε lim − µ ± f ± tan cos ε lim +
2
kf α
± ± tan = 0
σ 2
dove valgono ancora, nelle somme, i segni superiori per il ceppo di sini-
stra, quelli inferiori per il ceppo di destra, mentre il segno ± associato
all'angolo α fa riferimento ai limiti superiore e inferiore per l'angolo β.
I valori di εlim (per il ceppo di destra o per il ceppo di sinistra) si
otterranno dalle soluzioni della equazione di 2° grado che si ottiene svi-
luppando ulteriormente quest'ultima relazione, nella forma del tipo:
a sen 2 ε lim + 2b sen ε lim + c = 0
dove è:
a = (1 + f 2
) µ 2 + ± tan α2
kf 2α α
b=±
σ tan 2 # fµ ± tan 2
kf
2
α α
c = − f 2 tan 2 + 2 fµ ± tan − µ 2
σ 2 2
420
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
2
[
= (α − sen α ) + sen 2 γ (α + sen α ) − (α − sen α ) =
2 2
]
= (α − sen α ) + 4α sen α sen 2 γ =
2
4. - Valore massimo di Fn
5. - Momento frenante.
[
O1 N l0 cos ϕ cosψ cos γ 1 + tan ψ tan γ + f ( tan ψ − tan γ )
=
]
OM kr cos γ sen ϕ
ossia:
423
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
[
O1 N λ cos ϕ cos ψ 1 + tan ψ tan γ + f ( tan ψ − tan γ )
= =
]
OM k sen ϕ
λ
=
kf
[
cos ψ 1 + tan ψ tan γ + f ( tan ψ − tan γ ) ]
D'altra parte deve essere:
O 1T
1+
bQ
( M f ) Sn = F OM = Q b Q
O1N
1+
OM
ossia, tenendo conto di quanto sopra:
λ
Mf 1+
ν
cos(δ − ψ )
= λ
Q b Q Sn [ ]
cos ψ 1 + tan ψ tan γ + f ( tan ψ − tan γ ) + 1
kf
5.2 - Ceppo destro
λ
Mf 1+
ν
cos(δ − ψ )
= λ
Q b Q Dx [ ]
cos ψ 1 + tan ψ tan γ + f ( tan ψ − tan γ ) − 1
kf
425
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
C) Freni a disco.
Si ha:
A A
( )
Poiché è: α r2 − r1 = A rm si ha:
A
F' z = p 0 s
rm
1.2 - Punto di applicazione, B'z , del risultante, Fz' , delle forze normali
dovute alle p'.
Deve essere:
α2 r2
r2
r2 r22 − r12
= p 0 s 2 sen( )
α2 α
= p 0 s senϑ −α 2 2 =
2 r1
2
1
= p 0 s 2 sen( α2 )
2
( r2 − r1 )( r2 + r1 ) = p 0 s 2 sen( α2 )( r2 − r1 ) rm =
A sen( α 2 )
= p 0 s 2 sen( α2 ) = p 0 s A α
α 2
da cui si ricava:
sen( α 2 )
p0 s A
1 sen( 2 ) α α
2 sen α 2
b' z = p0 s A α = = rm α
F' z 2 A 2
p0 s
rm
α2 r2
-α 2 r1
= f p 0 s 2sen(α 2)( r2 − r1 )
Se poi si tiene conto che è:
A
r2 − r1 =
α rm
si può scrivere:
A A sen(α 2)
F' t = f p 0 s 2sen(α 2) = f p0s
α rm rm α 2
espressione che, ricordando essere:
A
p 0s = F' z
rm
sen( α 2)
F' t = f F' z
α2
Deve essere:
α2 r2
r22 − r12
= f p 0s α = f p 0s α rm ( r2 − r1 ) = f p 0s A = f F'z rm
2
da cui si ha:
1 f F' z rm α
2
b' t = f F' z rm = = r
F' t sen( 2 )
α m sen( α 2 )
f F' z α
2
427
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
α2 r2
r2
r2 1 2
= p 0 sen(ϑ − β) −α 2
α2
2
= p 0 [ sen( α2 − β) + sen( α2 + β)]
2
( r2 − r12 )
r1
A sen( α 2 )
F" z = p 0 2 sen( α 2 ) cosβ = p0A α cos β
α 2
3.2 - Punto di applicazione del risultante, F"z, delle forze normali dovu-
te alle p" (b"z=OB"z).
Deve essere:
428
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
e quindi:
∫∫ p 0 cos(ϑ − β) r dr dϑ r sen(ϑ − γ ) = 0
A
da cui:
α2 r2
p0 ∫ cos(ϑ − β) sen(ϑ − γ ) dϑ ∫ r 2
dr = 0
−α 2 r1
ossia:
α2
1
p ( r 3 − r13 ) ∫ cos(ϑ − β) sen(ϑ − γ ) dϑ = 0
3 0 2 −α 2
∫ cos(ϑ − β) sen(ϑ − γ ) dϑ =0
−α 2
Deve essere:
α2 r2
Sarà quindi:
429
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
1 cos β 1 3
F" z b" z = p 0
2
(α + sen α)
cos γ 3
( r2 − r13 )
dove, (2.1), è:
sen( α 2 ) sen( α 2 )
F" z = p 0 A α
cos β = p 0α rm ( r2 − r1 ) α
cos β
2 2
1 1 1 3
(α + sen α)
r − r 3
2 1
2 cos γ 3
=
=
senα 2
1 2
α r − r12
2 2 α2
1 1 1 3
(α + sen α) 3
r2 − r1
2 cos γ 3 ( α + sen α) 2( r23 − r13 ) 1
= = =
2 senα 2
1 2
2
r − r1
4 sen( α 2 ) 3 ( r2
2
− r1
2
) cos γ
2 2
( α + sen α) rp
=
4 sen(α 2) cos γ
avendo posto:
2 2
2( r23 − r13 ) 2 ( r2 − r1 )( r2 + r1 + r1r2 ) 2 r2 + r1 + r1r2
2 2
rp = = =
3 ( r22 − r12 ) 3 ( r2 − r1 )( r2 + r1 ) 3 ( r2 + r1 )
All'espressione di rp può essere data una forma più significativa facen-
(
do comparire il raggio medio del pattino, r m = r1 + r2 2 , e la sua lar- )
ghezza, ∆r = r2 − r1 .
Moltiplicando e dividendo per 2 l'espressione di rp si ha:
1 4r22 + 4r12 + 4r1r2 1 4r22 + 4r12 + 4r1r2 + 2r1r2 − 2r1r2
rp = = =
6 r2 + r1 6 r2 + r1
1 3r22 + 6r1r2 + 3r12 − 2r1r2 + r22 + r12
= =
6 r2 + r1
430
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
1 3( r2 + 2r1r2 + r1 ) + ( r2 − 2r1r2 + r1 )
2 2 2 2
= =
6 r2 + r1
1 3( r2 + r1 ) + ( r2 − r1 ) 2 ( r2 − r1 )
2 2 2
1
= = ( r2 + r1 ) + =
6 r2 + r1 2 12 r2 + r1
1 ( ∆r )
2
= rm +
12 rm
e quindi, in definitiva:
1 ∆r
2
rp = rm 1 +
12 rm
( α + sen α)
In tal caso sarà anche γ=0 e quindi b" z = rp
4 sen( α 2 )
1 α 1 α 1 r23 − r13
= p0 − sen α + − sen α 3 =
2 2 2 2 2
r23 − r13 1 r +r A
= rp ( r22 − r12 ) = rp 2 1 ( r2 − r1 ) = rp rm ( r2 − r1 ) = rp
3 2 2 α
In definitiva, sostituendo questa nella espressione di Mx, si ottiene:
α − sen α
M x = p 0 A rp
2α
= f ∫∫ p 0 cos(ϑ − β ) r dr dϑ sen(ϑ − γ ) =
A
α2 r2
= f p0 ∫ cos(ϑ − β) sen(ϑ − γ ) dϑ ∫ r dr
-α 2 r1
Essendo nullo il primo dei due integrali, come visto in 2.2.1, sarà
F" t 1 = 0 .
[ F" ]
t 1 = ∫∫ fdF " z sen ϑ = f ∫∫ p 0 cos ϑ r dr dϑ sen ϑ =
A A
α2 r2 2 r2
1 α2 r
= f p 0 ∫ cos ϑ sen ϑ dϑ ∫ r dr = f p 0 sen ϑ − α 2
2
=
-α 2 r1 2 2 r1
1 r22 − r12
= f p0
2
[
sen ( α 2) − sen ( α 2)
2 2
2
=0 ]
4.1.1.2 - Se è β=π/2 sarà anche γ=π/2 e quindi:
= f ∫∫ p 0 cos(ϑ − π 2) r dr dϑ cosϑ =
A
432
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
α2 r2
= f ∫∫ p 0 cos(ϑ − β ) r dr dϑ cos(ϑ − γ ) =
A
α2 r2
= f p0 ∫ cos(ϑ − β) cos(ϑ − γ ) dϑ ∫ r dr
-α 2 r1
α + sen α cos β r2 + r1
= f p0
2 cos γ 2
( r2 − r1 ) =
α + sen α cos β
= f p 0 rm ( r2 − r1 )
2 cos γ
(
Ricordando che rm r2 − r1 = A α e che: )
sen( α 2)
F" z = p 0 A cos β
α2
sostituendo si ha:
p 0A F" α2 1
[ F" ] t 2 = f
2α
(α + sen α) z
cos γ sen( α 2) p 0 A
=
α2 α + sen α 1
= f F" z
4( α 2) sen(α 2) cos γ
e quindi, in definitiva:
α + sen α 1
[ F" ] = f F" z
4 sen( α 2)
t 2
cos γ
433
AZIONI NEI CONTATTI DI COMBACIAMENTO
α + sen α
[ F" ] = f F" z
4 sen( α 2)
t 2
= f ∫∫ p 0 cos(ϑ − π 2) r dr dϑ senϑ =
A
α2 r2 α2 r2
ϑ 1 r2
= f p 0 ∫ sen ϑ dϑ ∫ r dr = f p 0 − sen( 2ϑ )
2
=
-α 2 r1 2 4 −α 2 2 r1
1 α 1 α 1 r22 − r12
= f p 0 − sen α + − sen α =
22 2 2 2 2
1 α 1 α 1 r22 − r12
= f p0 − sen α + − sen α 2 =
2 2 2 2 2
α - senα
= f p0 rm ( r2 − r1 ) =
2α
α - senα
= f p 0A
2α
Si ha:
α2 r2
= f p0 ∫ cos(ϑ − β)dϑ ∫ r 2
dr
−α 2 r1
434
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
4 sen( α 2) cos γ r
2 F" z 2 2
b" t = f ∫ r dr =
f F"z (α + sen α) r22 − r12 r1
4 sen(α 2) cos γ 2 r23 − r13
=
(α + sen α) 3 r22 − r12
e quindi:
4 sen( α 2)
b" t = rp cos γ
α + sen α
4 sen( α 2)
b" t = rp
α + sen α
b"t=0