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Fonte: S. DALLA BELLA - B.TILLMANN, “La musica che cura” in Mente & Cervello, XIII (2015)
125, 26-31.
Ambito. L’argomento trattato ai fini della ricerca psicologica è l’effetto del potenziale terapeutico
della musica nella cura di una particolare patologia neurodegenerativa: il morbo di Parkinson. Le
strutture coinvolte nella malattia si trovano in aree profonde del cervello, note come gangli della
base, che partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti. La malattia di Parkinson si manifesta
quando livelli ridotti di dopamina causano la degenerazione di neuroni, in un'area chiamata
Sostanza Nera. Insorge abitualmente tra i 50 e i 60 anni e ha andamento progressivo con durata che
può superare i 20 anni. Gli interventi medici che prendono in considerazione l’uso della musica e
dei suoi elementi (suono, ritmo, melodia e armonia) per risolvere o migliorare problemi legati a
necessità fisiche, emozionali, mentali o cognitive rientrano nel campo della Musicoterapia, la
scienza che studia il complesso rapporto fra l’uomo e il suono, al fine di scoprire quali sono gli
elementi presenti nella musica in grado di aprire i canali emozionali che sono alla base del processo
di recupero del paziente in difficoltà. Michael Thaut, musicista e professore di neuroscienze alla
Colorado State University, ha condotto ricerche con le quali ha dimostrato progressi nei disturbi di
movimento riscontrati in pazienti affetti da Parkinson.
Presentazione della ricerca. Lo scopo della presente ricerca psicologica, oltre quello di fornire
esempi di intervento, è il riconoscimento a base scientifica degli effetti positivi della Terapia
Musicale Neurologica sui malati di Parkinson. La musica, linguaggio universale dello stato d'animo,
si collega con noi attraverso una grande varietà di sistemi neurali. Per i ricercatori della Colorado
State University questa è una verità testata. Michael Thaut, presidente della C.N.M. (Society for
Clinical NeuroMusicology), musicoterapeuta e pioniere della rieducazione neurologica, ha
condotto nel 1997 un esperimento sui malati di Parkinson mediante i lavori sulle note di brani
musicali inediti. I risultati hanno dimostrato che la musica e la sincronizzazione dei movimenti con
il ritmo rieduca i pazienti alla deambulazione.
La metodologia
1. Formulazione dell’ipotesi (leggi e teorie). La stimolazione ritmica musicale migliora la
deambulazione in tutti i soggetti malati di Parkinson creando un aumento significativo della
lunghezza del passo. Ciò è possibile proprio perché la musica e il controllo motorio condividono
alcuni circuiti cerebrali.
2. Definizioni Operative. L’effetto positivo della musicoterapia (suono e ritmo musicale come
strumento di comunicazione non-verbale che interviene a livello riabilitativo o terapeutico) è stata
associata e correlata al miglioramento della deambulazione dei soggetti malati di Parkinson.
3. Definizione della Popolazione. La scelta della popolazione fa riferimento ai cittadini del
Colorado, nel cuore degli Stati Uniti d’America, nell’anno 1997.
4. Scelta del Tipo di Indagine. Si tratta di un indagine correlazionale-sperimentale, basata su
tecniche di trattamento rientranti nell'ambito musicale-terapeutic (TMI), adattati ai soggetti malati
di Parkinson. L’indagine correlazionale ha messo in rapporto il ritmo della musica con il beneficio
dei soggetti campionati; l’indagine sperimentale ha manipolato una variabile indipendente
(stimolazione musicale) per misurare gli effetti sulla variabile dipendente (la guarigione dei soggetti
malati di Parkinson).
5. Scelta del campione. Il campione scelto in maniera casuale per tale indagine scientifica è
composto da 21 persone affette da malattia di Parkinson di età compresa tra i 50 e i 65 anni, in una
percentuale paritetica tra donne e uomini, residenti nella regione statunitense del Colorado.
6. Esecuzione della ricerca. L’esperimento in esame è avvenuto mediante la somministrazione di
programmi di addestramento basati sulla stimolazione ritmica nei soggetti malati di Parkinson
sottoposti a campionamento. Tale gruppo è stato identificato come gruppo sperimentale. Ogni
soggetto in esame doveva camminare per una trentina di metri alla sua massima velocità, con la
stimolazione sonora ritmica; il ritmo era regolato su quello di una marcia veloce. I risultati della
prova del gruppo sperimentale sono stati confrontati con il gruppo di controllo, ossia con i pazienti
che non erano stati sottoposti a tale sollecitazione musicale. I dati raccolti hanno dimostrato che la
stimolazione ritmica sonora migliora la deambulazione nei soggetti malati a differenza di coloro a
cui non era stato somministrato lo stimolo.
7. Interpretazione. Presso il Centro per la Ricerca Biomedica in Musica alla Colorado State
University, il direttore Michael Thaut e il suo team hanno dimostrato che la musica ha un valore
determinante per gli effetti sulla salute. La ricerca ha documentato come movimento ritmico (o
meglio, movimento a tempo di musica) riesca a restituire le capacità motorie perdute a causa del
Parkinson. Per questo la musica può essere utilizzata a scopo terapeutico: i pazienti che hanno
difficoltà di deambulazione, con il ritmo musicale, riescono a potenziare i propri movimenti. Si può
concludere che tale analisi, effettuata nel 1997, ha confermato l'approccio tra musica e medicina
poiché, in maniera scientifica, la ricerca in oggetto ha avvalorato questa tesi e documenta diverse
forme di intervento con la musica in contesti educativi e riabilitativi. Dunque anche il parkinsoniano
trova benefici dal ritmo musicale.
Alessandra Ventura
I.S.S.R. Toniolo
Matricola 361