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Dott.ssa Vera Blasutti
Progetto
Perinatalità Psicologa psicoterapeuta
UN FIGLIO:
dal sogno alla realtà…evitando bruschi risvegli
Ricordate la scena del film L’ultimo bacio in cui Accorsi viene indottrinato dal già padre
Pasotti sull’incubo che è diventare genitore?
“Ogni due ore ti svegli che piange, perché va allattato, cambiato, riaddormentato.
E quanto lo culli?
Dai dieci ai quaranta minuti. Se poi ha l’aria nello stomaco ci puoi mettere anche
un’ora. Poi quando sei riuscito a riaddormentarlo ha di nuovo fame e devi ri-iniziare
tutto da capo! E questa è la situazione! Oh, non lo dico per spaventarti! È che devi
essere ben cosciente che fra sei mesi ti ritrovi vecchio di un botto! E quando ti
chiederai se c’è un modo per uscirne…e te lo chiederai…la risposta sarà no! Non ci
sono vie d’uscita a parte la fuga!”.
Non si può negare che la nascita di un figlio sia un’esperienza che sconvolge tutte le
abitudini personali e di coppia.
Molti raccontano di aver sempre avuto il desiderio di avere un figlio. Altri di aver
sentito ad un certo punto che questo desiderio, prima sconosciuto, iniziava a prendere
spazio nella mente.
Non entrare nei dettagli dell’immaginazione, nella concretezza della quotidianità può
essere fuorviante.
Il bambino bellissimo sarà anche quello che fa i propri bisogni più volte al giorno,
quello che piangerà, quello che non capiremo nel primo periodo, quello che non
dormirà…
Una mamma racconta: “Mio marito adora il bambino, ma solo se mangia e dorme. Per
lui è un cicciobello. Guai però se piange e fa la cacca.”
2) Sapere cosa significa accudire e non pensare solo a sè
Non si tratta a mio avviso di aver personalmente accudito dei bambini, quanto
piuttosto di aver avuto modo di conoscere il mondo infantile attraverso amici, parenti,
film, letture, insomma aver fatto dei pensieri su chi è un neonato e aver captato quali
possono essere le sue necessità, aver sperimentato la differenza tra pensare solo a sé
e pensare anche a qualcun altro, mettendolo al primo posto.
Capiamoci bene: ogni mamma e ogni papà avrà dei momenti in cui non si sentirà
capace o penserà di non farcela, ma si tratta di momenti. Se invece queste modalità si
protraggono nel tempo, siamo di fronte a un problema.
Nessuno è nato genitore perfetto e nessuno, nonostante libri, corsi per genitori,
esperienza pluriennale, lo diventa.
Ma ciascuno di noi può dare molto. Mamma e papà fin da subito possono rendere le
proprie differenze nell’affrontare quest’esperienza un vantaggio anziché un problema.
Ci fanno capire quante differenze intercorrano tra il modo di pensare maschile e quello
femminile.
La mamma ha ovviamente un rapporto privilegiato col nascituro: lo sente muoversi
dentro di sé, sente che ha il singhiozzo, si rende conto delle trasformazioni.
Il papà fa più fatica e può sentirsi anche escluso da questo legame stretto e unico che
c’è tra la mamma e il bambino.
Può anche capitare che il papà non se la senta di toccare la pancia della compagna,
per paura di farle male o per paura dell’emotività che questo può scatenare.
La mamma sogna la cameretta rosa, il papà costruisce la culla di legno con le proprie
mani.
Essere diversi non è un problema. Le aspettative però devono tenere conto di queste
differenze.
Quindi…
avere fiducia in sé, nel proprio partner, nel contesto in cui si vive è un buon punto di
partenza.
Se tutto questo manca, datevi ancora un po’ di tempo e lavorate su voi stessi.
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Psicologa-psicoterapeuta
Mail: verablasutti@yahoo.it