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PAZIENTE CHIRURGICO
L'intervento chirurgico di un paziente può essere valutato in caso di diverse
esigenze:
diagnostiche
palliative
estetiche
terapeutiche
ricostruttive
A seconda dei casi l'intervento chirurgico può essere fatto in regime di:
Inoltre l'intervento in generale, può essere eseguito, anche in base alle esigenze
diagnostiche o terapeutiche che richiede il caso clinico in esame con diverse
tecniche, che vanno dalle più tradizionali, a quelle laparoscopiche-robotiche
fino ad arrivare a quelle più innovative come le tecniche endoscopiche e di
radiologia interventistica, con tutti i vantaggi che ne conseguono.
La scelta dunque sia dell'indicazione all'intervento in se che al tipo di intervento
che verrà eseguito si basa sulla valutazione dei rischi ( complicanze, invalidità,
decesso) e dei benefici (possibile guarigione e controllo della malattia con
miglioramento della qualità della vita del paziente).
Fase preoperatoria: che inizia nel momento in cui viene presa la decisione
di intervenire chirurgicamente e termina con il trasferimento del paziente
in sala operatoria
Fase intraoperatoria: che inizia nel momento in cui il paziente viene
ammesso in sala operatoria, comprende la permanenza in sala di risveglio
e termina con il trasferimento del paziente in reparto
Fase postoperatoria: che inizia con il trasferimento del paziente in reparto
e si conclude con la valutazione di follow-up nell’ambito dell’assistenza
domiciliare.
CONSENSO INFORMATO
FARMACI ANTIAGGREGANTI
A seconda del rischio trombotico i farmaci antiaggreganti possono essere sospesi,
tuttavia ad esempio, la sospensione improvvisa dell’ASA determina un aumento
dell’attività del trombossano A e una riduzione della fibrinolisi, con conseguente
aumento dell’adesione e dell’aggregazione piastrinica, lo stesso intervento
chirurgico induce uno stato di ipocoagulabilità; per questo la maggior parte degli
interventi non cardiaci non differibili sono eseguiti in uno stato pro-
infiammatorio e pro-trombotico, legato alla presenza di neoplasia, anemia e
recente trauma.
Una particolare attenzione va fatta nei pazienti che hanno STENT coronarici: ne
esistono di due tipi:
Nei pazienti ad alto rischio trombotico nel caso di piccoli interventi ambulatoriali
e procedure a bassissimo rischio di sanguinamento la terapia antiaggregante può
essere proseguita.
Nei pazienti che fanno terapia antiaggregante come prevenzione primaria può
essere sospesa prima dell'intervento come segue:
ASA: 7 giorni prima della procedura
ASA + dipiridamolo: 7 giorni prima della procedura
Indobufene: 2 giorni prima della procedura
Inibitori P2Y12: Ticlopidina: 10 giorni prima della procedura , Clopidogrel:
10 giorni prima della procedura
Nel periodo di sospensione bisogna valutare una terapia poste, l'eparina a basso
peso molecolare non può essere usata, in quanto non possiede proprietà
antiaggreganti e pertanto non risulta protettiva rispetto alla trombosi coronarica
e alla trombosi dello stent .
Quindi nei pazienti ad alto rischio bisogna usare degli inbitori dei recettori
piastrinici come il Tirofiban e Eptifibatide che però sono off-label e discussi e
firmati con i pazienti e famigliari.
FARMACI ANTICOAGULANTI ORALI (TAO)
Ci sono pazienti che si trovano nella situazione in cui sono in terapia con farmaci
anticoagulanti orali; che antagonizzano l’effetto della vitamina K sul fegato,
derivati della coumarina,il cui effetto finale è l’inibizione della sintesi dei fattori
della coagulazione e sono:
Warfarin
Acenocumarolo
E' una terapia fondamentale, perche si stima che riduca il rischio tromboembolico
di almeno 80%.
L'effetto di questi farmaci viene misurato con il PT, o normalizzato sotto forma
di INR, la caratteristica di questi farmaci è che hanno un significativo TEMPO
DI INERZIA : quando la TAO viene iniziata per la prima volta o ripresa dopo un
periodo di sospensione, sono necessari in media 5 giorni per il raggiungimento
dell’effetto anticoagulante. Analogamente, quando vengono sospesi, l’effetto
anticoagulante permane per qualche giorno
TERAPIA ANTIBIOTICA
Viene fatta invece nel memento in cui c'è un intervento contaminato o sporco e
infetto:
Cefazolina
augmentin
cefoxitina
PROFILASSI ANTITROMBOTICA
Importante anche questo tipo di profilassi che può essere sia non farmacologica:
con mobilizzazione precoce, calze antitrombo e fisioterapia; oppure
farmacologica con EBPM.
FASE INTRAOPERATRIA
La corretta posizione del paziente è fondamentale non solo per la corretta riuscita
dell'intervento chirurgico, ma è fondamentale perchè se viene messo in posizione
scorretta ci possono essere delle lesioni:
Lesioni dell’apparato tegumentario (compressione-ischemia)
Lesioni oculari (in chirurgia non oftalmologica)
Lesioni muscolo-nervose (stiramento-compressione-ischemia)
Sindromi compartimentali
posizione supina
posizione di (anti) -trendelenburg (dovrebbe essere mantenuta il meno
possibile)
posizione litotomica
posizione seduta o semi-seduta
posizione laterale (dovrebbe essere mantenuta minor tempo possibile)
posizione prona
Altri nervi che possono essere coinvolti da lesioni sono: n. radiale (mano cadente),
n. mediano, n. ulnare, n. peronale, safeno femoro-cutaneo.
generatore
lama o punta
piastra che convoglia la corrente a terra
Se l'elemento piastra, che è quello neutro non viene posizionato bene l'intensità
della corrente non si scarica a terra ma sulla cute del paziente causando USTIONI.
DRENAGGIO CHIRURGICO
FERITA CHIRURGICA