Chiunque erediti un bene e lo incrementi nel periodo in cui ne è custode ha messo in
pratica la capacità di gestione, questa è la definizione del valore data da Gorman che nell’ambito della gestione della biblioteca si riassume in: 1) Gestione e manutenzione delle strutture; 2) Tutela e trasmissione della conoscenza umana in tutte le sue forme; 3) Supporto della formazione biblioteconomica per la trasmissione dei valori, capacità e principi fondamentali della professione di bibliotecario. La gestione e trasmissione della conoscenza umana è uno dei compiti più importanti del bibliotecario anche se, in particolar modo nell’ambito della conservazione delle risorse digitali, questo ruolo della biblioteca viene ignorato; una problematica che spesso viene liquidata con l’idea che la tecnologia, in futuro, evolvendosi, sarà in grado di risolvere in automatico. Anche se esistono altre istituzioni disposte ad occuparsi della trasmissione della conoscenza, come editori, librai ecc, solo bibliotecari ed archivisti si occupano anche della conservazione di tale conoscenza. La stessa motivazione che spinge a non affrontare il problema della conservazione delle risorse digitali è il frutto dell’accettazione di queste tecnologie, sempre più utilizzate per il numero di comunicazioni rese da esse possibili; viene quindi sempre più accettata l’idea che “più si va avanti più si migliora”. Il passaggio dalla cultura della stampa a quello della cultura digitale evidenzia il limite massimo di queste nuove risorse, pur essendo più capienti delle precedenti sono tuttavia meno durevoli. La stabilità della stampa e la standardizzazione dell’editoria inoltre hanno creato un ambiente intellettuale nel quale esiste un patto fra autore, editore e lettore: - Un libro pubblicato da un editore è ciò che dice di essere realmente; - Un libro scritto da un autore contiene fatti verificati, opinioni, interpretazioni, citazioni e fonti; - Ogni manifestazione di un’edizione è identica a tutte le altre. Nel mondo digitale tutto ciò non si ripresenta. Per applicare la capacità di gestione è necessario fare tutto il possibile per conservare le informazioni e metterle a disposizione in forma autentica per un futuro indefinito; le informazioni in questione devono essere significative, il che significa che è necessario un giudizio, questo giudizio spetta all’editore che pubblica le opere. Al bibliotecario spetta invece il compito di selezionare tale materiale pubblicato che poi andrà a costituire la collezione della biblioteca, c’è sempre riluttanza nello svolgere questo compito dato che il bibliotecario deve cercare, per quanto possibile, di garantire a tutti l’accesso a tutta la conoscenza. Con le risorse digitali ci sono tre possibili strategie: ignorare il problema e dare accesso a tutta la conoscenza custodita nel web, scegliere le risorse a cui dare accesso e fornire link dalla nostra architettura bibliografica o scegliere, valutare e dare accesso e conservare tutto quello che riteniamo significativo. Servizio Il termine fa riferimento a molti significati, quelli che esprimono in modo migliore l’interpretazione di Gorman sono compito richiesto o svolto, aiuto professionale, offerta dedicata al benessere o miglioramento umano; in ambito bibliotecario tutti questi concetti fungono da guida per il bibliotecario e le politiche di gestione. Il servizio dovrebbe essere quell’elemento con il quale commisurare ogni aspetto del lavoro della biblioteca. Questo aspetto è andato ad interessare sempre di più anche l’economia, favorendo il passaggio da economia industriale ad economia di servizi, il servizio è ritenuto un criterio valido per valutare l’efficacia delle organizzazioni. La principale differenza da tenere presente è che per le organizzazioni al valore del servizio si accosta quello del costo, tuttavia esse spendono una quantità sempre maggiore dei ricavi per il suo miglioramento; il maggior innovamento consiste nel sempre maggiore utilizzo della tecnologia, accostata al rapporto umano, che tuttavia pur migliorandone l’efficacia se viene a porsi in sostituzione del rapporto umano, causa una reazione negativa nel cliente. Il bilancio fra questi due elementi è quindi fondamentale per la definizione di un buon servizio, parlando di servizio all’interno della biblioteca ci si riferisce ai sevizi al pubblico come quello di reference. Anche attività di tipo tecnico come la catalogazione e l’accessione svolte con velocità ed efficienza, hanno influenza sul servizio, la veloce accessibilità alle risorse così come la costruzione di un sistema di controllo bibliografico efficace sono entrambe importanti componenti del servizio insomma. il servizio offerto in base a queste due procedure comprende: - Selezionare risorse adatte, lavorare con fornitori per stabilirne la consegna veloce e stabilire contratti di licenza per l’accesso alle risorse elettroniche; - Catalogarle secondo gli standard nazionali e mantenere tali cataloghi; - Supportare il progetto di ideazione di programmi user-friendly. Tuttavia fra questi aspetti il servizio di reference è di più immediata comprensione agli occhi dell’utente, una buona gestione ha come obbiettivo assicurarsi che tutto il personale rientri nella categoria di “coloro che vogliono essere al servizio e ne sono capaci; per rientrare in questa categoria il bibliotecario deve essere disponibile, ben informato e chiaro nel riferire ciò che conosce. Il primo di questi aspetti può ovviamente essere compromesso da un comportamento arrogante oltre che semplicemente dalla presenza del bibliotecario, essere ben informato significa non solo essere ferrato sulle conoscenze acquisite durante il corso di formazione ma anche: conoscere le mappe bibliografiche fornite dai cataloghi, la raccolta della biblioteca in cui si lavora, saper condurre il servizio sia in presenza che a distanza e fornire le informazioni appropriate ai bisogni degli utenti. Il servizio deve essere inoltre mirato alla comunità che la biblioteca deve servire, tale comunità varia non solo in base al luogo sul quale è eretta la biblioteca ma anche in base alla tipologia della biblioteca stessa; le biblioteche pubbliche per esempio si ritroveranno a dover servire un’ampia gamma di persone differenziate per età, etnie ecc, oltre al fatto che le biblioteche pubbliche moderne hanno anche utenti, così come lavoratori, provenienti da comunità differenti da quella che ospita la biblioteca. Nel caso delle biblioteche pubbliche gli utenti principali sono anziani, ragazzi ed i gruppi più deboli della società, un esempio di ottimo servizio offerto è l’estensione di tale servizio all’esterno per raggiungere malati e chi è impossibilitato ad uscire di casa. Le biblioteche universitarie invece si rivolgono ad una comunità principale precisa che però non include tutti coloro che ne usufruiscono, in particolar modo quelle pubbliche non possono negare i propri servizi a tutti i cittadini che pagano le tasse. Libertà intellettuale La definisce come la condizione nella quale ogni essere umano può pensare ed affermare qualsiasi idea ed opinione, tuttavia non si può parlare di libertà totale dato che le leggi in parte la limitano; nel corso del tempo tali leggi limitavano espressioni politiche, sociali, letterarie, religiose e sessuali di vario tipo, attualmente le leggi limitano fra queste solo certe espressioni di tipo sessuale. In biblioteca il primo passo per garantire tale diritto è opporsi alla censura dei libri così come alla censura di parte di quelle che sono le risorse presenti nel web; vengono sempre di più posti filtri per la ricerca di tali contenuti considerati inappropriati per le categorie dei bambini. Per quanto l’obbiettivo di coloro che hanno posto tali filtri fosse quello di salvaguardare realmente queste categorie di persone, tuttavia così facendo viene minacciato il diritto di libertà intellettuale che, così come quello di privacy, interessa sia adulti che bambini; questo aspetto interessa in particolar modo anche le biblioteche che sono i primi luoghi nei quali viene affrontata la problematica del gap digitale. Nel tentativo di rispettare il diritto all’equità di accesso con l’utilizzo di questi filtri viene limitato quello di libertà intellettuale causando un ulteriore problematica dalla risoluzione di un’altra. Filtri che per lo più sono inefficaci dato che si trattano di un blocco basato sulle parole chiave, ciò che dovremmo realmente fare non è cercare di limitare le risorse online ma coinvolgere i genitori nell’uso che i minori fanno delle biblioteche, facendo in modo che i ragazzi leggano più libri; l’unico modo per avere un sistema di filtraggio efficace sarebbe quello di classificare e catalogare l’intero web, prospettiva irrealizzabile insomma. Razionalità Consiste nell’agire dando rilievo all’importanza della ragione tenendo presente però che la razionalità non è fonte di conoscenza di per sé, non è assoluta dato che fare affidamento alla sola ragione è irrazionale. Le biblioteche si pongono quindi come rappresentatrici dell’idea che gli esseri umani possono migliorare grazie a conoscenza ed informazione, e la razionalità si pone come base delle politiche e procedure bibliotecarie. La razionalità in ambito di biblioteche è importante per due motivi: - Tutti gli aspetti pratici beneficiano dell’applicazione della ragione (catalogazione, lavoro di reference, formazione, ecc); - Una biblioteca ben fornita ed organizzata è la miglior risposta contro l’irrazionalità. Il modo in cui sono organizzate le biblioteche è un’importante applicazione della ragione, spesso le strutture organizzative si sono sviluppate per stratificazione, l’impianto originario è stato condizionato da necessità diverse nel corso del tempo; fa parte dell’agire con razionalità anche l’adottare, per esempio, un’organizzazione che, pur sembrando irrazionale, sia assolutamente efficace. Allo stesso modo non è razionale accettare un’organizzazione, che non ci permette di ottenere i risultati a cui puntiamo, semplicemente perché familiare. L’applicazione della razionalità definisce inoltre ambienti professionali nei quali le persone sono più produttive perché più contente di lavorarvici. Ci sono alcuni principi organizzativi che derivano da un’analisi razionale del lavoro nelle biblioteche: - L’organizzazione ideale dovrebbe essere più piatta possibile essendoci il numero più basso possibile di gradini funzionali, nessuno dovrebbe avere troppe persone che gli fanno rapporto; - Nessun bibliotecario dovrebbe fare il lavoro che un altro dipendente di grado più basso potrebbe fare; - Ogni unità dovrebbe avere una missione chiara e definita, personale in numero adeguato; - La struttura organizzativa dovrebbe essere flessibile da permettere la formazione di gruppi temporanei. Alcuni di questi principi però possono entrare in conflitto nella pratica, per esempio è difficile creare nella pratica un’organizzazione che sia più piatta possibile ma, allo stesso tempo, nella quale nessuno abbia molte persone che gli fanno rapporto. Un altro aspetto importante consiste nell’insegnamento, che le biblioteche devono fornire, riguardo la biblioteca stessa ed i servizi che offre, chiamato insegnamento bibliografico, se l’importanza di questo aspetto viene riconosciuta allora è necessario definire il fondamento logico di questo insegnamento. Sarà scelto uno dei bibliotecari addetti al reference ed il programma tratterà degli aspetti più impellenti, soprattutto è importante istruire nell’uso del web e delle altre risorse elettroniche; necessità di particolare attenzione la scelta delle risorse più appropriate ed affidabili. I futuri programmi di istruzione dovrebbero trattare nello specifico delle competenze di base relative a biblioteca e navigazione sul web, capacità di scegliere ed utilizzare le risorse appropriate ed il pensiero critico. Alfabetismo ed apprendimento Per comprendere il vero significato del termine alfabetismo è capire cosa si vuole intendere con esso, lo si può intendere come la semplice capacità di leggere e scrivere, anche se il significato corretto del termine consiste nel saper scrivere, leggere, comprendere ciò che si è letto ed esprimersi correttamente; per chi non legge testi complessi è impossibile scrivere correttamente, quindi le biblioteche si pongono chiaramente come sostenitrici della lettura così come di questo principio. Attraverso la lettura continua di testi complessi non solo si garantisce la diffusione dell’alfabetizzazione ma anche quella dell’apprendimento, quindi la biblioteca si porrà ovviamente come garante anche di questo principio. È idea diffusa che la nostra società sia quella più alfabetizzata di sempre, ma questa idea si può pensare corretta solo se con alfabetismo si intenda appunto la sola capacità meccanica di leggere e scrivere; al contrario se il termine lo si intende nel suo secondo significato allora la nostra società è in realtà divisa in due nazioni, alla prima appartiene la maggior parte delle persone, chi sa leggere abbastanza da svolgere determinate funzioni nella società. Alla seconda invece appartiene un numero molto inferiore di persone che legge per apprendere ed elevare se stessi, è necessario sottolineare che tuttavia una buona parte delle elite non appartengono a questa categoria; elite politiche ed economiche ed elite intellettuali non coincidono, la conoscenza tuttavia è il mezzo attraverso la quale chiunque può avere la possibilità di alzarsi al livello di coloro che detengono il potere. Le biblioteche dovrebbero porsi come le istituzioni, che invece di essere disposte ad accettare il mondo come per sempre diviso, promuovendo la diffusione dell’alfabetizzazione e quindi dell’apprendimento, che dovrebbero permettere il superamento di questa separazione; da questo punto di vista diventa ininfluente la tipologia della biblioteca in questione o la comunità alla quale essa si rivolge, tutte le biblioteche dovrebbero operarsi nel rispetto di questo principio. Equità di accesso Il diritto di tutti di accedere con la stessa libertà alle risorse e ai servizi offerti dalla biblioteca, dove c’è giustizia sociale nulla dovrebbe vietare il rispetto di questo diritto anche se in alcuni casi ciò avviene. L’idea è difficile da attuare anche perché non sono solo le biblioteche ad occuparsi della conoscenza registrata e ci sono quindi vari accessi alla conoscenza registrata che il bibliotecario non può controllare; dovremmo iniziare concentrandoci su quegli aspetti che si possono gestire come l’accesso alle raccolte e servizi bibliotecari, collaborando con altre istituzioni per promuovere tutte le possibili fonti d’accesso. In molti, nel tentativo di risolvere il problema, si sono concentrati soprattutto sugli aspetti tecnologici del servizio, tuttavia le biblioteche, che pur avendo a disposizione l’accesso ad internet, ma mancano dei giusti servizi bibliotecari, non garantiranno ai lettori lo stesso accesso alla conoscenza di altre biblioteche. Equità di accesso implica il diritto che ciascuno ha di venire a conoscenza di ciò che vuole indipendentemente dal formato dell’informazione, avendo poi l’assistenza necessaria nell’uso ottimale di risorse pertinenti. Le ragioni per le quali persone diverse possono non avere accesso allo stesso modo alla stessa informazione, o informazioni diverse, sono molte e possono essere raggruppate in tre categorie fondamentali: 1) Personali: povertà, disabilità, problemi di mobilità, livello di conoscenza ed istruzione; 2) Istituzionali: ubicazione della biblioteca, tipologia, quantità e disponibilità delle attrezzature; 3) Sociali: sistemi educativi, contesti politici, disparità di finanziamenti bibliotecari. Garantire questo diritto è molto difficile anche per queste molte motivazioni, pur essendoci dei fattori che potrebbero favorirla (aumentare il numero delle biblioteche, fornire fondi più equi, mettere a disposizione più aule per vari scopi come lettura, competenza informativa, informatica, ecc). Molti hanno ritenuto che la tecnologia potesse favorire il rispetto di questo diritto, questo è vero solo se si presentano determinate condizioni (accesso universale ad internet, che tutti possiedano capacità informatiche, informative e critiche, tecnologia utilizzata come supporto di altre risorse), ma è necessario tenere presente che un accesso universale alla rete potrebbe causare anche una diminuzione drastica del livello di alfabetizzazione ed istruzione; l’uso della tecnologia in questo ambito deve quindi essere controllato. Privacy Indica ciò che appartiene al privato, in una società libera ciò che è di qualcuno è inalienabile e non può essere tolto, un diritto quindi di tutti che va rispettato; inteso precisamente come l’avere spazi privati e la riservatezza delle proprie informazioni, questo tuttavia è un diritto non sempre garantito soprattutto nel contesto tecnologico odierno. Spesso ogni miglioramento tecnologico comporta un costo o peggioramento, il prezzo che più si paga di più è proprio l’erosione della privacy per via della facilità di accesso alle informazioni delle varie banche dati esistenti; la tecnologia non è per sé nemica della privacy, lo è piuttosto l’utilizzo disinvolto che se ne fa (molti sono disposti a barattare la privacy per la comodità di carte di credito e conti bancari per esempio). C’è differenza fra l’accumulo passivo di dati per motivi legittimi e l’invasione della privacy, nelle biblioteche la riservatezza nei dati, così come nell’uso delle risorse bibliotecarie non sono gli strumenti più efficaci, per garantire la privacy, ma sono sicuramente importanti dal punto di vista morale. Questo diritto non può sopravvivere in una società nella quale l’utente è monitorato e la frequenza con cui si reca in biblioteca è resa pubblica, anche nell’ambito della biblioteca si può notare nuovamente come l’adottamento di sistemi automatizzati, abbiano reso più complessa la tutela di questo diritto. Democrazia L’idea dell’equità e giustizia sociale, accettata l’idea di democrazia c’è da chiedersi quale sia il popolo che governa secondo questo principio e come governa. Il popolo in questione solo recentemente è inteso nella sua totalità, non ci si riferisce più a pochi in base al sesso, origini etniche, religione ecc; erano stati i greci a pensare l’idea di democrazia ma nel loro caso il popolo che governava era solo una piccola parte della sua totalità. In ogni caso l’idea di una democrazia sviluppata dipende dalla disponibilità di conoscenza ed istruzione per tutti, la società ideale è quella in cui tale conoscenza permette la partecipazione del popolo alle decisioni politiche. La mancanza di cultura, l’ignoranza politica sono infatti le più grandi minacce della democrazia, le biblioteche si pongono come parte della soluzione a queste problematiche e per raggiungere quindi un livello di democrazia e società migliore. La democrazia non è solo l’ambiente esterno necessario per l’efficace sviluppo ed esistenza della biblioteca, è anche il metodo che deve essere seguito per l’organizzazione e la direzione della stessa. La conoscenza custodita nelle biblioteche è la memoria dell’umanità, se un essere umano non può vivere senza memoria nemmeno una società può farlo, ciò sottolinea ulteriormente l’importanza della biblioteca per la democrazia evidenziando l’importanza che, così come l’apprendimento, possiede anche la memoria; non è un caso che le organizzazioni antidemocratiche censurino le pubblicazioni e controllino il materiale delle biblioteche. Le biblioteche nella nostra società moderna sono ancora più importanti, la lotta politica attuale rende alle persone ancora più difficile trarre conclusioni intelligenti, essendo utilizzate per le campagne politiche la televisione ed internet che sono l’antitesi di un’informazione imparziale; sono realizzate in modo da essere volutamente ingannevoli, cercando di sostituire emozioni alla razionalità. Verrebbe da pensare che internet, con la libertà che offre e la diffusione della conoscenza che garantisce, sia un valido fattore di democratizzazione, purtroppo l’informazione politica che fornisce è appunto poco affidabile come quella della televisione; inoltre la libertà di pubblicazione che offre porta al problema dell’inquinamento informatico, moltissime informazioni di cui solo poche sono realmente affidabili. Se le biblioteche esistono per contrastare l’ignoranza e guidare il cittadino nell’universo politico, è il momento che più biblioteche passino all’intervento politico attivo, fornendo le conoscenze necessarie ed incoraggiando a discussioni politiche intelligenti. La democrazia in pratica potrebbe applicarsi in queste situazioni: - Creare una struttura organizzativa più semplice possibile, lasciando che le decisioni vengano prese dal grado più basso della struttura gerarchica (a patto che siano questioni di cui possa occuparsi); - Assicurarsi che la comunicazione interna sia mantenuta in tutte le direzioni mantenendo diverse strategie di comunicazione; - Essere flessibile nell’adattare strategie, procedure e progetti, senza però modificarli solo per il gusto del cambiamento e mantenendoli semplici. Questi principi definiscono quella che è la gestione partecipata della biblioteca dobbiamo tuttavia tenere presente che la sua totale attuazione è praticamente impossibile.