2019-20)
Bibliografia (selezione)
Edizioni critiche
L’edizione di riferimento è: Cornelius Nepos, ed. P.K. Marshall, Lipsiae 1977; i pochi loci da cui ci si scosta sono puntualmente
segnalati nelle note ad l. Sulla trad. ms., cf. P.K. Marshall, The Manuscript Tradition of Cornelius Nepos, London 1977.
Altre edd. critiche: C. Nepotis quae supersunt, apparatu critico adiecto ed. C. Halm, Lipsiae 1871; Cornelii Nepotis Vitae, post Carolum
Halmium rec. A. Fleckeisenm, Lipsiae 1890; Cornelii Nepotis Vitae, rec. brevique adnot. critica instruxit E.O. Winstedt, Oxonii 1904;
Cornélius Népos, Oeuvres, texte établi et traduit par A.-M. Guillemin, Paris 1961; Cornelii Nepotis quae exstant, ed. H. Malcovati,
Augustae Taurinorum 19643.
Commenti e traduzioni
L. Agnes, Opere di Cornelio Nepote, Torino 1977 (UTET: testo, trad. e note esplicative).
K. Nipperdey, Cornelius Nepos, a cura di K. Witte, Dublin-Zürich 1967 (ristampa dell’undicesima ed., 1913 = ed. or. del solo
Nipperdey Leipzig 1849; opera ancora fondamentale).
N. Horsfall, Cornelius Nepos. A Selection, Including the Lives of Cato and Atticus, Oxford 1989 (solo trad. ingl. e commento,
soprattutto di carattere storico-prosopografico – anche della Praefatio; più debole dal punto di vista grammaticale, linguistico e
stilistico).
R. Roebuck, Cornelius Nepos. Three libes: Alcibiades, Dion, Atticus, Bristol 1987 (testo e note di comm.).
J.C. Rolfe, Cornelius Nepos, Cambridge Mass. 1984 (Loeb: testo con breve app. critico, trad. ing., note esplicative estremamente
succinte).
M. Ruch, Cornelius Nepos. Vies d’Hannibal, de Caton et d’Atticus, Paris 1968 (testo e brevi note di comm.).
C. Vitali- E. Narducci, Cornelio Nepote, Vite dei massimi condottieri, Milano 2013 (con aggiornamento bibliografico; ed. or. Milano
1986; ottima l’introd. di Narducci).
G. Wirth, Cornelius Nepos, Amsterdam 1994 (testo, trad. e comm. in tedesco).
Studi
AA. VV., Orizzonti culturali di Cornelio Nepote. Da Roma al Po, a cura di G. Bernardi Perini e A. Cavarzere, Firenze 2013.
M. Anselm, Struktur und Transparenz: eine literaturwissenschaftlichen Analyse der Feldherrviten des Cornelius Nepos, Stuttgart 2004.
M. Labate, E. Narducci, Mobilità dei modelli etici e relativismo dei valori: il ‘personaggio’ di Attico, in Società romana e produzione
schiavistica. Modelli etici, diritto e trasformazioni sociali, a cura di A. Giardina e A. Schiavone, Bari 1981, 127-182 (rielaborato in E.
Narducci, Il ‘personaggio’ di Attico: da Cornelio Nepote a Montaigne, in Id., Cicerone e i suoi interpreti. Studi sull’Opera e la Fortuna,
Pisa 2004, 145-189).
A. Levi, La grammatica di Cornelio Nepote, «SIFC» 21, 1915, 338-466.
H. Lindsay, The Biography of Atticus: Cornelius Nepos on the Philosophical and Ethical Background of Pomponius Atticus,
«Latomous», 57, 1998, 324-336.
F. Millar, Cornelius Nepos, ‘Atticus’ and the Roman Revolution, «G&R» 35, 1988, 40-55.
E. Narducci, Tito Pomponio Attico. Opinioni su un Amico. L’Antichità, il Rinascimento, i Moderni, «BStudLat» 37, 2007, 29-49.
Chr. Schubert, Nepos als Biograph: der Tod des Atticus, «RhM» 158, 2015, 260-303.
W.H. Shearin, Haunting Nepos: Atticus and the Performance of Roman Epicurean Death, in B. Holmes, W.H. Shearin (eds.), Dynamic
Reading: Studies in the Reception of Epicureanism, Oxford 2012, 30-51.
R. Stem, The Political Biographies of Cornelius Nepos, Ann Arbor 2012.
Abbreviazioni
Ernout-Meillet = A. Ernout, A. Meillet, Dictionaire étymologique de la langue latine. Histoire des mots, Paris 19794.
Hellegouarc’h 1972 = J. Hellegouarc’h, Le vocabulaire latin des relations et des partis politiques sous la république, Paris 19722.
Lupus 1876: B. Lupus, Der Sprachgebrauch des Cornelius Nepos, Berlin 1876 (il più completo studio linguistico su Nepote: reperibile
online: https://archive.org/details/dersprachgebrau01lupugoog/page/n7).
OLD = Oxford Latin Dictionary, ed. P.G.W. Glare, Oxford 1968-82.
Prop. = A. Traina, G. Bernardi Perini, Propedeutica al latino universitario. Sesta ed. riveduta e aggiornata a cura di C. Marangoni,
ristampa a cura di A. Traina e B. Pieri, Bologna 2007.
Sint. = A. Traina, T. Bertotti, Sintassi normativa della lingua latina. Teoria. Terza ed. anastatica, Bologna 2015.
ThlL = Thesaurus linguae Latinae, Lipsiae 1900-.
1
CORNELIO NEPOTE: PRAEFATIO (DAL LIBER DE EXCELLENTIBUS DUCIBUS
EXTERARUM GENTIUM)
1 Non dubito fore plerosque, Attice, qui hoc Non dubito, Attico, che saranno moltissime le
genus scripturae leve et non satis dignum persone che ritengano questo genere di opera
summorum virorum personis iudicent, cum frivolo e non abbastanza adeguato al carattere di
relatum legent, quis musicam docuerit uomini eccellenti, quando leggeranno che è stato
Epaminondam, aut in eius virtutibus riportato il nome di chi insegnò la musica a
commemorari, saltasse eum commode Epaminonda, o che tra le sue virtù viene
scienterque tibiis cantasse. 2 Sed hi erunt fere, ricordato che danzava con grazia e suonava il
qui expertes litterarum Graecarum nihil rectum, flauto con maestria. Ma per lo più sarà chi,
nisi quod ipsorum moribus conveniat, digiuno di letteratura greca, non riterrà giusto
putabunt. 3 Hi si didicerint non eadem omnibus nulla al di fuori di ciò che si confà alle loro
esse honesta atque turpia, sed omnia maiorum usanze. Se costoro impareranno che non per tutti
institutis iudicari, non admirabuntur nos in le medesime cose sono decorose e riprovevoli,
Graiorum virtutibus exponendis mores eorum ma tutto si giudica sulla base delle usanze degli
secutos. 4 Neque enim Cimoni fuit turpe, antenati, non si meraviglieranno che io,
Atheniensium summo viro, sororem germanam nell’esporre le virtù dei Greci, abbia tenuto
habere in matrimonio, quippe cum cives eius conto dei loro costumi. Infatti, non fu motivo di
eodem uterentur instituto. At id quidem nostris vergogna per Cimone, eccellente Ateniese,
moribus nefas habetur. Laudi in Creta ducitur sposare la sorella di sangue, proprio perché i
adulescentulis quam plurimos habuisse suoi concittadini seguivano la stessa usanza. Ma
amatores. Nulla Lacedaemoni vidua tam est essa è considerata una scelleratezza secondo le
nobilis, quae non ad cenam eat mercede nostre tradizioni. A Creta, per i ragazzi è motivo
conducta. 5 Magnis in laudibus tota fere fuit di lode avere avuto il maggior numero possibile
Graecia victorem Olympiae citari, in scaenam di amanti. A Sparta, nessuna vedova è tanto
vero prodire ac populo esse spectaculo nemini in nobile che non vada a banchetto dietro
eisdem gentibus fuit turpitudini. Quae omnia compenso. In quasi tutta la Grecia essere
apud nos partim infamia, partim humilia atque acclamato vincitore a Olimpia fu considerato tra
ab honestate remota ponuntur. 6 Contra ea gli onoro più grandi, e nelle medesime
pleraque nostris moribus sunt decora, quae apud popolazioni per nessuno fu motivo di vergogna
illos turpia putantur. Quem enim Romanorum salire sulla scena e dare spettacolo di fronte al
pudet uxorem ducere in convivium? Aut cuius popolo: tutte cose che presso di noi sono
non mater familias primum locum tenet aedium considerate in parte malfamate, in parte ignobili
atque in celebritate versatur? 7 Quod multo fit e ben lontane dalla rispettabilità. Invece, la
aliter in Graecia. Nam neque in convivium maggior parte delle cose che da loro sono
adhibetur nisi propinquorum, neque sedet nisi in ritenute disdicevoli sono onorevoli secondo i
interiore parte aedium, quae gynaeconitis nostri costumi. Chi dei Romani, infatti, si
appellatur, quo nemo accedit nisi propinqua vergogna a portare a un banchetto la moglie? O
cognatione coniunctus. 8 Sed hic plura persequi quale madre di famiglia non occupa il vestibolo
cum magnitudo voluminis prohibet, tum della casa e non frequenta luoghi pubblici? La
festinatio, ut ea explicem, quae exorsus sum. situazione è di gran lunga diversa in Grecia.
Quare ad propositum veniemus et in hoc Infatti, non è invitata a banchetto, a meno che
exponemus libro de vita excellentium non sia dei parenti, e dimora soltanto nella parte
imperatorum. più interna della casa, che si chiama ginecèo,
dove non accede nessuno se non i parenti stretti.
Ma mi impedisce di addurre qui più esempi non
solo la grandezza dell’opera, ma anche
l’impazienza di svolgere ciò che ho imbastito.
Perciò verrò a ciò che mi sono proposto di fare
2
e lo esporrò in questo libro sulla vita degli
eccellenti condottieri.
1: non dubito fore plerosque: non dubito con l’infinitiva (fore è inf. fut. di sum) nel senso di «non dubito che» (per
analogia con non ignoro, pro certo scio ecc.) è un costrutto raro nel lat. class. (ma frequente da Nepote e Livio), che
predilige di gran lunga la struttura non dubito quin / quin non (che, comunque, talvolta assume il significato di «non esito
a fare», normalmente veicolato da dubito / non dubito + inf.); (non) dubito con l’infinito significa «(non) esito a»: cf.
Sint., p. 388. qui…iudicent: prop. rel. con valore consecutivo (Sint., p. 407). leve: pred. dell’ogg. (come il successivo
dignum): «frivolo», «leggero» (aggettivo tematico della critica letteraria: cf. A. Borgo, Levis nel dibattito critico-
letterario romano, in Tra strategie retoriche e generi letterari. Dieci studi di letteratura latina, a cura di V. Viparelli,
Napoli 2003, 1-14). dignum…personis: l’abl. strumentale personis determina dignum (che può essere determinato anche
da una prop. con qui + cong., ma anche dall’infinito – soprattutto in poesia e nella prosa postclassica). Il significato
originario di persona è quello di «maschera (di teatro)» (gr. πρόσωπον), da cui deriva quello di «ruolo attribuito alla
maschera», quindi «carattere»: cf. Ernout-Meillet s.v. cum relatum legent: prop. temporale introdotta da cum: il fut.
sempl. legent esprime un rapporto di contemporaneità con la sovraordinata. relatum, scil. esse: la prop. sost. ogg.
determina legent. Sulla semantica di refero come verbum dicendi, cf. G. Lieberg, L’etimologia di re- e referre quale
verbum dicendi, «RFIC» 109, 1981, 272-86. quis musicam docuerit Epaminondam: prop. interr. indir. (fa da sogg. a
relatum); doceo (come edoceo, celo e alcuni verba rogandi) si costruisce col doppio acc. della cosa e della persona (Sint.,
pp. 64ss.). Il riferimento è a Epam. 2.1. aut commemorari: prop. sost. ogg. coordinata a relatum (determina ancora
legent). saltasse eum…cantasse: prop. sost. sogg. (determina commemorari); gli infiniti sono sincopati (=
saltavisse…cantavisse). salto: iterativo-intensivo di salio: dal significato di «salire» si passa a quello tecnico di
«danzare»; canto: intensivo di cano (per cano, canto e cantito, cf. Prop., p. 172), «cantare», ma «suonare» con l’abl.
strumentale (tibiis). Per entrambi, cf. Ernout-Meillet s.v. salio e cano. Si noti il chiasmo saltasse…commode
scienterque…cantasse.
2: fere: «quasi»: indica imprecisione; paene o prope: «quasi»: approssimazione per difetto (Sint., p. 195).
qui…putabunt: prop. rel. expertes: ex + pars (con apof. lat.) è antonimo di particeps (pars + capio); viene determinato
dal genitivo (cf. Sint., p. 83) e, anche se meno spesso, dall’abl. di privazione (Sint., p. 116). Anche altrove (Pel. 1.1)
Nepote fa riferimento a lettori con poca familiarità con la cultura greca.
3: viene qui enunciato (e successivamente sviluppato attraverso una serie di esempi), un moderato principio di
‘relativismo’ culturale: cf. S. Costanza, Considerazioni relativistiche nella praefatio di Cornelio Nepote, «Teoresi» 10,
1955, pp. 131ss.; A. La Penna, Mobilità dei modelli etici e relativismo dei valori: da Cornelio Nepote a Valerio Massimo
e alla Laus Pisonis, in Società romana e produzione schiavistica, a cura di A. Giardina e A. Schiavone, III, Bari-Roma
1981, pp. 183ss. si didicerint…non admirabuntur: periodo ipotetico della realtà (I tipo): didicerint è fut. secondo
(disco), esprime anteriorità rispetto alla sovraordinata (l’it. usa il futuro semplice: Sint., p. 230). didicerint è determinato
da non eadem omnibus esse honesta ac turpia (prop. sost. ogg. all’infinito) e da omnia maiorum instituti iudicari
(coord. all’ogg.: sed, cong. avversativa); admirabuntur è determinato da nos…secutos, scil. esse (prop. sost. ogg.
all’infinito). nos: plurale auctoris (= I pers. sing.). in Graiorum virtutibus exponendis: in + abl. gerundivo.
4: sororem germanam habere in matrimonium: prop. sost. sogg. all’infinito. Per «sposarsi» detto dell’uomo e della
donna, cf. Att. § 2.1; germanus ha il sema di geno (v. Ernout-Meillet s.v.). Il riferimento è a Cim. 1.2. quippe
cum…uterentur: prop. causale; il v. (utor) è determinato dall’abl. eodem…instituto. utor, fruor, fungor, vescor e potior
si costruiscono con l’abl. strumentale.
nefas: pred. del sogg.: > ne fas; fas, collegato al verbo fari, indica ciò che è permesso da parte degli dèi; opposto ius,
«diritto degli uomini»: v. Ernout-Meillet s.v. fas.
laudi…ducitur adulescentulis: doppio dat.; il v. («essere considerato») è determinato dalla sost. sogg. all’infinito quam
plurimos habuisse amatores. quam + superlativo esprime il più alto grado possibile: Sint., p. 163.
Lacedaemoni: locativo. quae…non eat: prop. rel. consec. Il testo è incerto: la trad. ms. si divide tra cenam e scenam
(forse indotto dall’ in scaenam successivo) e i tentativi di correzione del testo sono numerosi (moeccum di Havet, lenam
di Agnes ecc.) in virtù della stranezza della notizia; per una difesa di cenam, cf. E. Malcovati, Altre note a Cornelio
Nepote, «Athenaeum» 11, 1933, p. 360s. (e cf. anche «Athenaeum» 55, 1977, p. 418).
5: victorem Olympiae citari: prop. sost. sogg. all’infinito. Olympiae: locativo. citari: frequentativo di cieo: dal senso
giuridico-politico di «convocare» a quello di «invocare una testimonianza» e quindi «citare, proclamare» (Ernout-Meillet
s.v.). in scaenam vero prodire ac populo esse spectaculo…: prop. sost. sogg. all’infinito: determinano il secondo fuit.
populo…spectaculo: doppio dat. nemini…fuit turpitudini: coordinata alla principale; nemini…turpitudini: doppio
dat. partim: avverbio in -(t)im (per i quali v. L. Pasetti, Plauto in Apuleio, Bologna 2007, pp. 63ss.) di origine nominale
(«in parte»: acc. originario di pars, partis: v. anche Sint., p. 58). infamia…humilia…ab honestate remota: Nepote
insiste sulla cattiva fama (in negativo - famia: c’è il sema di fari e fama) di cui a Roma godono gli attori (v. Horsfall ad
l.), generalmente di bassa estrazione sociale (humilia: c’è il sema di humus, termine di origine spaziale frequentemente
usato per la sfera psichica e morale: cf. A. Traina, Da Virgilio a d’Annunzio: ambiguità di un predicativo, Poeti latini (e
neolatini), II2, Bologna 1991, 114ss.).
6: decora: agg. neutro plur. (penultima lunga). quae…putantur: prop. rel.
pudet: v. assolutamente impersonale (v. infra), qui costruito con l’acc. della persona (quem: pron. interr.) e l’infinitiva.
3
primum locum…aedium: identifica il luogo della casa che si incontra per primo (primus in senso spaziale: cf. OLD s.v.
10). in celebritate versatur: versor è frequentativo di verto. celebritas: astratto di celeber («frequente»).
7: nisi: qui come nelle occorrenze successive mantiene il suo originario valore «esclusivo»: «eccetto che»: cf. Sint., p.
440s. Il sintagma è brachilogico: scil. in convivium propinquorum. quae gynaeconitis appellatur: prop. rel. gynaeconitis
è un grecismo (γυναικωνῖτις): è attestato solo qui, in Vitruvio e in Gellio. Più comune gynaeceum. quo…accedit: prop.
rel.; quo è avv. rel. («dove»). nisi propinqua cognatione coniunctus: «se non legato da una parentela stretta».
8: plura persequi: prop. sost. ogg. (determina prohibet). cum…tum: correlativi, con enfasi sul secondo termine (Sint.,
p. 327s.). festinatio: sul motivo letterario della ‘fretta’ (festinatio), in prosa e in poesia (soprattutto di età flavia), cf. E.
Merli, The festinatio in Flavia Poetry: a Clarification, in F. Bessone, M. Fucecchi (eds.), The Literary Genres in the
Flavian Age: Canons, Transformations, Reception, Berlin-Boston 2017, pp. 139-155. ut ea explicem: prop. sost. con ut
+ cong. in funzione epesegetica (festinatio). explico: composto di plico (forma primitiva rifatta sui composti applico,
complico ecc.: condivide la radice con plecto, v. Ernout-Meillet s.v.), indica, in senso proprio, lo «srotolare», in senso
figurato, lo «spiegare»: cf. Catull 1.5-7: Nepote ha osato omne aevum tribus explicare chartis e Cic. Brut. 15 a proposito
del liber annalis di Attico: explicatis ordinibus temporum. Sull’uso del v. in Nepote (e sull’omaggio che costituirebbe
l’impiego del v. in Catullo), cf. B. Dunsch, Omne aevum tribus explicare chartis: zur Freundschaft von Nepos und Catull,
«A&A» 58, 2012, pp. 42-4. quae exorsus sum: «ciò che ho ordito, imbastito»: sulle metafore della tessitura per l’attività
letteraria, cf. § 16.3.
4
impedio (te) ne, quominus; non impedio (te) quominus, quin: impedio ne, quominus ueniat, “impedisco che venga”;
non impedio quominus, quin ueniat, “non impedisco che venga”
b. in dipendenza da non dubito quin ed espressioni affini (nullum dubium est, quis dubitet... quin):
non dubito quin res ita sit, “non dubito che la cosa stia così”; non dubito quin id dixeris, “non dubito che tu abbia
detto ciò”.
5) interrogative indirette + CONG.
PERIODO IPOTETICO
taedet, pertaesum est, taedere, «essere stanco, annoiarsi», verbo impersonale, come miseret, miseritum est, miserui
«provar vergogna», paenitet, paenituit, paenitere «pentirsi», piget, piguit, pigere «sentire rincrescimento», pudet,
puditum est (puduit), pudere «vergognarsi». La persona che prova il sentimento va in accusativo (me taedet); la
cosa che suscita sentimento:
1) sostant. e pron. al genitivo: Me uitae taedet; me eius miseritum est, «sono stanco della vita, ebbi compassione
di lui»)
2) pronome neutro al nominativo Id quod pudet facilius fertur quam id quod piget, «Si sopporta meglio ciò che
fa vergogna di ciò che rincresce»
3) verbi all’infinito: Me paenitet uiuere. «Sono scontento di vivere»
4) proposizioni, che possono essere costruite con a) quod + cong. / ind.; b) accus. + inf.; c) interr. indir.
a) An paenitet uos quod classem hostium profligauerim? "O vi rammaricate che io abbia sconfitto la flotta nemica?"
b) Pudeat te ausum illum esse incedere tamquam tuum competitorem "Ti vergogneresti che egli abbia avuto il
coraggio di farsi avanti come tuo competitore?"
c) A senatu quanti fiam, minime me paenitet "Non mi lamento della stima che ha il senato per me"
N.B. Se uniti ad un verbo servile, gli impersonali si collocano all’infinito, mentre il servile passa alla 3a pers.
sing. (Neque me tui neque tuorum liberorum misereri potest, «non posso avere compassione né di te, né dei tuoi
figli»). Ma i verbi Malo, nolo, uolo, cupio, studeo, hanno la costruzione personale: Illius malo me quam mei
paenitere, «preferisco essere scontento di lui che di me».
5
CORNELIO NEPOTE: VITA ATTICI (E LIBRO DE LATINIS HISTORICIS)
1: ab origine ultima stirpis Romanae generatus: «discendente dall’origine più remota del ceppo romano»: ultimus
indica ciò che è più lontano nel tempo (OLD s.v. 3; = primus) ed è spesso attributo di sostantivi come origo (cf. e.g.
Catull. 4.15), initium e simili, che appunto vengono rafforzati tramite l’accostamento di un aggettivo di analogo
significato, secondo una tendenza caratteristica della lingua latina; in ab origine…generatus (qui impiegato nel senso più
lasco di «discendere, provenire») si noti l’insistenza sullo stesso campo semantico (orior e gigno: «nascere»), al limite
del pleonasma (cf. per converso Cic. rep. 2.24: Herculis stirpe generatus), che rimarca stilisticamente la discendenza di
Attico da chi ha dato vita al popolo romano. Stirps propriamente indica il «ceppo» dell’albero e, per traslato, vale
«famiglia, stirpe»: sulle metafore vegetali in relazione al lessico della discendenza (cf. anche § 18.2: propagines), cf. M.
Bretin-Chabrol, L’arbre et la lignée: métaphores végétales de la filiation et de l’alliace en latin classique, Grenoble 2012.
La gens Pomponia faceva risalire le proprie origini a Numa Pompilio, secondo re di Roma (Pompone era uno dei suoi
cinque figli: cf. Plutarco, Vita di Numa 21.3). Questa notazione è un omaggio all’Attico autore di genealogie (§ 18.2ss.).
equestrem obtinuit dignitatem: Attico discende da esponenti del fior fiore dell’ordo equestris e da loro riceve la
dignitas, che conserva (obtinuit, OLD s.v. 3: ob + teneo, con apof. lat.) per tutta la vita. Propriamente la dignitas è quella
dell’aristocrazia senatoria, ma occasionalmente può riferirsi anche agli equites (cf. Hellegouarc’h 1972, p. 457s.).
2: patre usus est diligente…diti…studioso: utor non ha il solito significato di «usare», ma vale «trovarsi in rapporto»
(OLD s.v. 10; cf. Ter. Heaut. 217: ille facili me utetur patre) ed è determinato dall’ablativo patre; diligente, come i
successivi diti e studioso, è aggettivo con valore predicativo. Dopo diligente la tradizione ms. riporta indulgente
(mantenuto dalla Malcovati), ma qui l’accento sulla indulgentia del padre sembra fuori contesto e, inoltre, spezza il
tricolon; indulgente può essersi generato da diligente. ut tum erant tempora: prop. comparativa semplice: ut ha valore
limitativo («per, relativamente al fatto che»: cf. Sint.: 465), sviluppatosi dal valore constativo di ut comparativo.
prout ipse amabat litteras: la congiunzione ha sfumatura causale (ThlL s.v. 10.2.2363, 63ss.). quibus…impertiri debet:
prop. relativa. Debeo è verbo servile determinato da impertiri (in + partio, con apof. lat.), infinito semplice in funzione
di accusativo.
3: docilitatem ingenii: docilitas (sema disco / doceo) ha valore passivo: «facultas facile discendi» (ThlL s.v. 5.1.1769,
64ss.); ingenium (in + genium, sema di geno / gigno) dice l’indole naturale (opposto ad ars, la tecnica: cf. A. Traina,
Introduzione a Orazio lirico: la poesia della saggezza, Poeti latini (e neolatini), V, Bologna 1998, 156) di Attico, che
appunto impara in fretta. summa suavitas oris atque vocis: la suavitas è una qualità fondamentale del sermo, per come
viene codificato da Cicerone nel de officiis (cf. E. Narducci, Il comportamento in pubblico (Cicerone, de officiis I 126-
6
149), «Maia» 36, 1984, 220), e in Attico, esponente dell’alta società romana, è una dote innata, che sarà poi corroborata
dalla doctrina (E. Narducci, Mobilità dei modelli etici…, cit., 178s.). ut non solum celeriter acciperet, quae
tradebantur, sed etiam excellenter pronuntiaret: prop. consecutive coord. quae tradebantur: prop. relativa; manca
il correlativo ea (cf. Sint., p. 391), perché il caso retto è sottinteso.
qua ex re: = ex qua re, anastrofe molto comune. Qua è nesso relativo: sostituisce quindi il pronome dimostrativo o
anaforico. nobilis: predicativo del soggetto: ovviamente non viene usato in senso politico (Attico è un eques), ma in senso
morale (cf. R. Stem, Nepos’ Atticus as a Biography of Friendship, cit., p. 117 n. 9). clariusque exsplendescebat: clarius
è comparativo di magg. dell’avv. clare. Ex-splendesco è incoativo del v. di stato splendeo, con il preverbio perfettivizzante
ex-: all’imperfetto, la differenza aspettuale tra i verbi in -sco senza preverbio, che hanno valore durativo, e quelli in -sco
con preverbio, che hanno valore momentaneo, si annulla per la maggior parte, tranne che nei composti a preverbio ex- o
con-, che hanno valore iterativo (cf. G. Haverling, On Sco-verbs, Prefixes and Semantic Functions. A Study in the
Development of Prefixed and Unprefixed Verbs from Early to Late Latin, Göteborg 2000, p. 126: «the actions in question
were repeated, i.e. that they are pluri-occasional»). Il verbo, molto raro, è usato in senso traslato anche in un'altra biografia,
quella svetoniana di Tito (3.1: exsplenduerunt), ma in generale il primitivo splendeo si usa sia per qualità fisiche che
morali. quam…possent: prop. comparativa che risponde al comparativo clarius: di norma quam ha l’indic., ma si può
trovare anche il congiuntivo potenziale o irreale di volo, possum ecc. (cf. Sint., 407s.). generosi: «nobili» (cf. anche §
12.1, generosarum): agg. in -osus (il suff. -osus indica abbondanza, «pieno di»: cf. A. Ernout, Les adjectifs latins en –
osus et en –olentus, Paris 1949), da genus (sema di geno-gigno), che ha il significato di «stirpe, discendenza», ma spesso
anche «nobile stirpe».
4: quo in numero fuerunt: prop. rel. L. Torquatus: Lucio Manlio Torquato fu console nel 63 a.C.; alla famiglia dei
Torquati apparteneva anche un altro amico di Attico, il pompeiano Aulo Torquato (§ 11.2). C. Marius filius: nipote e
figlio adottivo (perciò filius) del sette volte console Gaio Mario (157-86 a.C.), giocò un ruolo di primo piano nella guerra
civile dell’83-82 a.C. tra mariani e sillani (fu console insieme a Gaio Papinio Carbone nell’82, anno in cui morì nemmeno
trentenne). M. Cicero: 106-43 a.C. Famosissimo oratore e poi anche teorico della retorica e filosofo, fu uno dei più cari
amici di Attico (erano quasi coetanei: Attico aveva solo tre anni in più di Cicerone). A testimonianza di questa profonda
amicizia ci restano le Epistulae ad Atticum di Cicerone (tradizionalmente divise in 16 libri), lettere private indirizzate ad
Attico che Cicerone scrisse dal 68 fino al 44 e pubblicate nell’inoltrato I sec. d.C. L’edizione fondamentale delle Epistulae
ad Atticum è quella di Shackleton Bailey, in 7 voll. (Cambridge 1965-70); per i rapporti tra Attico e Cicerone, per come
appaiono dall’epistolario, cf. S. Citroni Marchetti, Amicizia e potere nelle lettere di Cicerone e nelle elegie ovidiane
dall’esilio, Firenze 2000. quos: nesso relativo. consuetudine: indica la frequenza di relazioni intrattenuta da Attico con
i suoi con-discipuli; costituisce insomma l’imprescindibile base della loro futura amicitia (cf. Cic. Deiot. 30:
familiaritatem consuetudo attulit). Sul termine, cf. Hellegouarc’h 1972: 76-9 e M.T. Sblendorio Cugusi, I sostantivi latini
in -tudo, Bologna 1991, 91-9. devinxit: «legare fortemente, obbligare» (Ernout-Meillet s.v. vincio): sulla metafora del
vinculum amicitiae (che obbliga a una mutua voluntas), cf. P. White, Cicero in Letters. Epistolary Relations of the Late
Republic, Oxford 2010, 25ss. ut…carior: prop. consecutiva: carior è l’aggettivo (con val. passivo) della caritas:
determinato dal dat. della persona (iis) significa «amato, stimato» (cf. Hellegouarc’h 1972: 147-9 e 207). vita è
integrazione di Fleckeisen per perpetua dei mss. più importanti; gli Itali correggono in perpetuo (accolto da qualche
editore).
Il costrutto dell’ablativo assoluto (absolutus = ‘sciolto’, perché il sintagma è autonomo rispetto alla prop.
principale) presenta soggetto e predicato del verbo concordati in ablativo. Può equivalere ad una prop. sub.
avverbiale (temporale, causale, concessiva, suppositiva).
N.B. a) La proposizione principale non può contenere riferimenti pronominali all’abl. ass., mentre esso può
contenere riferimenti pronominali alla reggente. b) con il participio presente l’abl. ass. ricorre per esprimere
contemporaneità c) con il participio passato – che è passivo, tranne che per i verbi deponenti – l’abl. ass. si trova
con i verbi:
- transitivi attivi
- intransitivi deponenti
N.B. I verbi deponenti transitivi ammettono la costruzione con il participio congiunto
I verbi attivi intransitivi ammettono solo la costruzione con cum + cong.
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Proposizioni avverbiali consecutive
Si esprimono in latino tramite ut + cong. La negazione è non (o quin se la sovraordinata è negativa). Spesso sono
precedute nella sovraordinata da avverbi (sic, ita, tam, tantum, (usque) adeo, usque eo) o pronomi (is, talis,
eiusmodi, tantus) correlativi. Non rispettano necessariamente la consecutio temporum.
comparative semplici,
a) introdotte da ac, atque + ind.
in dipendenza da agg. Come similis, dissimilis, idem, alius, e avv. come similiter, pariter, aeque, aliter, contra,
secus.
b) introdotte da ut + ind.
con ellissi del verbo, si hanno comparative abbreviate di questo tipo, nelle quali ut vale: 1) ‘come ad esempio’ 2)
‘come è naturale’, ‘dato che’ 3) ‘per quanto è possibile’, ‘in relazione al fatto che’
c) in dipendenza da un aggettivo di uguaglianza, con tam…quam, di regola tanto…quanto dopo un comparativo
d) il confronto fra due affermazioni è fatto con:
-magis quam, potius quam + ind. Se si intende “non è vero A, ma B”
in dipendenza da un infinito o da un congiuntivo questa comparativa ha lo stesso tempo e modo della
sovraordinata
-potius quam, citius quam + cong. Se si intende “non si deve fare A, ma B”
in dipendenza da un infinito (purchè non futuro) o da un congiuntivo questa comparativa mantiene il congiuntivo
comparative ipotetiche,
introdotte da ut si, tamquam si, perinde ac si, con vari tipi di periodo ipotetico
2.1 Pater mature decessit. Ipse adulescentulus Il padre morì prematuramente. Lui stesso, da
propter affinitatem P. Sulpicii, qui tribunus ragazzo, non fu immune da quel pericolo per via
plebis interfectus est, non expers fuit illius della parentela con Publio Sulpicio, assassinato
periculi: namque Anicia, Pomponii consobrina, quando era tribuno della plebe: Anicia, infatti,
nupserat Servio, fratri Sulpicii. 2 Itaque cugina di Pomponio, aveva sposato Servio,
interfecto Sulpicio posteaquam vidit Cinnano fratello di Sulpicio. Così, alla morte di Sulpicio,
tumultu civitatem esse perturbatam neque sibi dopo che vide la città sconvolta dalla sedizione
dari facultatem pro dignitate vivendi, quin di Cinna e che a lui veniva negata la possibilità
alterutram partem offenderet, dissociatis animis di vivere secondo la sua posizione senza perciò
civium, cum alii Sullanis, alii Cinnanis faverent offendere l’una o l’altra fazione, visto che la
partibus, idoneum tempus ratus studiis cittadinanza era spaccata in due tra i fautori di
obsequendi suis Athenas se contulit. Neque eo Silla e quelli di Cinna, se ne andò ad Atene, nella
setius adulescentem Marium hostem iudicatum convinzione che fosse l’occasione buona per
iuvit opibus suis, cuius fugam pecunia dedicarsi ai propri studi. Ciononostante aiutò
sublevavit. 3 Ac ne illa peregrinatio con i propri mezzi il giovane Mario, dichiarato
detrimentum aliquod afferret rei familiari, nemico pubblico, la cui fuga egli sostenne
eodem magnam partem fortunarum traiecit economicamente. E perché quel soggiorno
suarum. Hic ita vixit, ut universis Atheniensibus all’estero non arrecasse qualche danno al suo
merito esset carissimus. 4 Nam praeter gratiam, patrimonio, trasferì ad Atene la gran parte dei
quae iam in adulescentulo magna erat, saepe suoi beni. Qui visse in modo tale da essere, a
suis opibus inopiam eorum publicam levavit. buona ragione, molto apprezzato da tutti gli
Cum enim versuram facere publice necesse Ateniesi. Infatti, oltre al favore di cui godeva in
esset neque eius condicionem aequam haberent, larga misura già da ragazzino, spesso alleggerì
semper se interposuit, atque ita ut neque usuram le mancanze delle finanze pubbliche ateniesi
umquam ab iis acceperit neque longius, quam con i propri mezzi. Quando infatti erano costretti
dictum esset, debere passus sit. 5 Quod a contrarre un debito pubblico per pagare i
utrumque erat iis salutare: nam neque creditori e non potevano farlo a condizioni eque,
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indulgendo inveterascere eorum aes alienum egli intervenne sempre: non accettò mai tassi di
patiebatur neque multiplicandis usuris crescere. interesse e non permise che il termine del
6 Auxit hoc officium alia quoque liberalitate: pagamento fosse differito oltre la scadenza
nam universos frumento donavit, ita ut singulis concordata. Entrambe le cose erano vantaggiose
seni modii tritici darentur, qui modus mensurae per gli Ateniesi: infatti non permetteva né che il
medimnus Athenis appellatur. loro debito invecchiasse per la sua indulgenza nè
che crescesse per l’accumularsi degli interessi.
A questo servizio aggiunse anche un altro atto di
generosità: infatti fece distribuire frumento a
tutti, cosicché ciascuno ne ricevesse sei moggi,
la misura corrispettiva di quello che ad Atene
viene chiamato medimno.
1: affinitatem P. Sulpicii: affinitas indica una parentela, anche lontana, non per sangue o adozione, ma in politica non
c’è differenza tra ad-fines e co-gnati (coloro che condividono lo stesso genus), come dimostra il caso di Attico: cf.
Hellegouarc’h 1972: 65-67. Nell’88, Publio Sulpicio Rufo, in qualità di tribuno della plebe (tribunus plebis è pred. del
sogg.), tolse a Silla il comando della guerra contro Mitridate, re del Ponto, per conferirlo a Mario: Silla, fatto allontanare
da Roma, vi tornò e riacquistò il potere (con la famosa ‘marcia su Roma’), il che determinò la morte di P. Sulpicio Rufo.
non expers: litote ( = particeps); per expers, cf. Praefatio 2. nupserat: nubo («sposare», detto della donna: per l’uomo
si ricorre a perifrasi come uxorem aliquam ducere, aliquam in matrimonium ducere o aliquam domum ducere) è
determinato dal latino in dativo, mentre in italiano è transitivo. In it. abbiamo ‘nozze’ e ‘nubile’.
2: interfecto Sulpicio: abl. ass. posteaquam vidit: prop. temporale (in variatio rispetto all’abl. assol.). Posteaquam (e
postquam o post[ea]…quam) esprime la precedenza (a differenza di antequam e priusquam, usati per la successione): si
trova generalmente l’indicativo perfetto o piuccheperfetto (raro in età classica, se non in Livio e Tacito, l’imperfetto;
possono inoltre trovarsi, per influsso del cum narrativo, cong. impf. e piuccheperfetto): cf. Sint., p. 417s. civitatem esse
perturabatam neque sibi dari facultatem pro dignitate vivendi: prop. sostantive oggettive all’infinito coordinate da
neque (= et non). Il riferimento (Cinnano tumultu) è alla guerra civile che seguì allo scontro tra Cinna e Silla: Cinna fu
eletto console nell’87 e rimase al potere fino all’84, anno della sua morte e del ritorno di Silla a Roma dall’Oriente.
vivendi è gerundio al genitivo che determina facultatem (sogg. dell’infinitiva). quin alterutram partem offenderet:
quin = qui (avv. interrogativo derivato dall’antico abl. del pronome relativo-interrogativo: «come») + ne: propriamente,
«perché non?». Prop. consecutiva: quin sostituisce ut non perché la sovraordinata è negativa (neque…dari facultatem: cf.
Sint., p. 400). Quin o ut non consecutivo + cong. è uno dei modi in cui si rende l’italiano ‘senza’ + infinito (o ‘senza che’
+ cong.: cf. Sint., p. 300s.), insieme a sine + sostantivo (es.: sine sensu, «senza accorgersi»), con aggettivi o participi in
funzione aggettivale negativi o che esprimono un significato opposto a quello del verbo (ignarus: «senza saperlo»), con
prop. coordinate negative o con prop. subordinate introdotte da cum non. dissociatis animis civium: abl. ass. dis + socio:
il preverbio separativo dice la divisione degli animi tra le due fazioni: è lessico delle guerre civili. cum…faveret
partibus: cum narrativo (causale). Faveo significa «sostenere» ed è determinato dal dat.: spesso partibus, «fazioni»
(Hellegouarc’h 1972: 177 n. 8). Pars come termine del lessico politico (cf. Hellegouarc’h 1972: 110-5) indica in generale
una ‘porzione’ in cui è diviso lo stato: siano patrizi o plebei, nobiles o populares ecc. Qui si avvicina molto al nostro
significato di «partito», visto che oppone i sostenitori di Cinna a quelli di Silla; in § 8.6 qualifica i cesaricidi. ratus:
«pensando»: possiamo renderlo con un gerundio semplice come il part. perf. di altri semideponenti (confisus, diffisus,
ausus) e deponenti (arbitratus, usus, veritus ecc.); reor non ha il part. pres. studiis obsequendi suis: obsequendi è
gerundio al genitivo (determina tempus), determinato a sua volta dal dativo (come altri verbi intransitivi: cf. Sint., p. 97).
Athenas: acc. lativo (= moto a luogo). Sul trasferimento e la permanenza di Attico ad Atene (tornerà a Roma nel 65), v.
A.M. Marshall, Atticus and the Eastern Sojourn, «Latomous» 58, 1999, 56-68.
neque eo setius: setius è avverbio comparativo (anche se non si sa con sicurezza quale sia il grado positivo: cf. Ernout-
Meillet s.v.), sinonimo di minus. cuius fugam pecunia sublevavit: prop. rel.
3: ne…afferret: finale negativa. Aliquod è aggettivo indefinito (concordato con detrimentum). eodem: avverbio di moto
a luogo: «nel medesimo luogo». traiecit: trans + iacio (con apof. lat.).
ut…carissimus: prop. consecutiva.
4: gratiam: termine ovviamente rilevante dal punto di vista politico, indica, in senso attivo, il favore, il prestigio di cui
uno gode presso un altro: a questo campo semantico è riconducibile tutta una serie di lessemi come carus, iucundus, ecc.):
cf. Hellegouarc’h 1972: 202ss. opibus: il mezzo su cui si fonda la gratia, anche dell’uomo politico (Hellegouarc’h 1972:
237s.): effettivamente ad Atene Attico sembra molto più partecipe alla vita politica di quanto non sarà poi a Roma (almeno
secondo il ritratto fornitoci da Nepote), come appunto suggerisce anche il lessico.
cum…necesse esst…haberent: cum narrativo. necesse esset: espressione impersonale determinata dalla sostantiva
soggettiva all’infinito versuram facere publice; come oportet può essere determinata anche dal congiuntivo in luogo
dell’infinito (più spesso senza ut). Il sogg. logico dell’espressione può essere in dativo (mihi necesse est hoc facere) o
può essere costituito dall’accusativo dell’infinitiva (necesse est me hoc facere); non si dice mihi necesse est me hoc facere.
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versura indica il processo con cui si lascia un creditore per passare (verto) a un altro (Paul. Fest. 520.5): versuram facere
quindi significa «prendere a prestito dei soldi per estinguere un debito» (OLD s.v. 3). ut
neque…acceperit…neque…debere passus sit: prop. consecutive coordinate da neque. quam dictum esset: prop.
comparativa che risponde al comparativo di maggioranza dell’avverbio, longius. Il congiuntivo è dovuto all’attrazione
modale.
5: quod: nesso relativo. indulgendo: gerundio all’ablativo. inveterascere: «diventare vecchio»: verbo incoativo che
deriva dal transitivo invetero (con valore causativo: «far invecchiare»). La forma senza preverbio, veterasco, è forse
attestata in un frammento di Cicerone (cf. Haverling, cit., p. 153s.). multiplicandis usuris: multiplicandis è gerundivo
(agg. verbale) riferito all’abl. usuris (=usuras multiplicando, col gerundio).
6: officium: «atto benefico, amichevole» (OLD s.v. 1), altro termine chiave del lessico politico e della Vita nepotiana: in
origine ha il senso di «lavoro materiale» (c’è il sema di opus e facere: è il lavoro dell’opifex nella sua officina), ma ben
presto si specializza, in senso astratto, come definizione dell’insieme di servizi con cui gli amici, legati da fides, si
sostengono reciprocamente e in senso concreto (soprattutto al plurale) designa le diverse forme in cui si esplica il
beneficio. Gli officia possono essere ovviamente pubblici (verso lo stato) e privati (verso gli amici): cf. Hellegouarc’h
1972: 152-163. alia liberalitate: liberalitas è la generosità (cf. Cic. off. 2.56: liberales, scil. sunt, qui suis
facultatibus…aes alienum suscipiunt amicorum), spesso non disinteressata, ma volta ad acquisire la gratia (e anche il
consenso elettorale per l’uomo politico), attraverso donativi di vario tipo, come appunto il pane (per Giovenale 10.81 il
popolo brama solo due cose, panem et circensem): cf. Hellegouarc’h 1972: 218s. universos frumento donavit: dono
(come circumdo, induo, exuo, aspergo, macto, intercludo, induco) può essere costruito con l’acc. della cosa e il dat. della
persona (aliquid alicui) o con l’acc. della persona e l’abl. strumentale della cosa (aliquem aliqua re). ut singulis seni
modii tritici darentur: prop. consecutiva. seni modii: seni, congettura di Fleckeisen, è agg. numerale distributivo (-ae,
-a); modius (o modium) è una misura della capacità (=8, 733 litri). qui modus mensurae medimnus appellatur: prop.
rel. Il gen. definitivus mensurae sembra pleonastico dopo modus (cf. anche Lupus 1876, p. 21), ma consente la triplice
allitterazione e forse attiva l’etimologia di mensura (Isid. orig. 26.16.2: mensura (abl.), fruges metiuntur atque
frumentum…ut modios).
DETERMINAZIONI TEMPORALI
a1) precedenza semplice: postquam + ind. perfetto di regola, più che perfetto se è indicato il tempo trascorso tra i
due eventi, «dopo che»: Dion, postquam Corinthum pervenit, bellum comparare coepit, «Dione, dopo che giunse a
Corinto, cominciò a preparare la guerra»; Cimon, post tertium annum quam expulsus erat, in patriam revocatus est,
«Cimone, dopo il terzo anno da che era stato cacciato, fu richiamato in patria».
a2) precedenza immediata: ut, ubi, ubi primum, ut primum, cum primum, statim ut, simul ac, simul ac primum +
IND., «non appena che»:
b) concomitanza: dum + presente indicativo: «mentre», «nel momento che» (primo dum);
dum, donec, quoad, quamdiu, con tutti i tempi dell’indicativo, «mentre», «per tutto il tempo che» (secondo dum):
- dum Romae consulitur, Saguntum expugnatum est, «mentre a Roma si discuteva, Sagunto fu espugnata»;
- haec feci, dum licuit, «ho fatto questo, finchè mi fu lecito».
c1) successione semplice: antequam, priusquam + indic. (semplice rapporto di tempo); + cong. (intenzionalità):
haec dixi, antequam venisti, «ho detto questo, prima del momento in cui sei venuto»;
haec dixi, antequam venires, «ho detto questo, senza aspettare che tu venissi».
c2) successione immediata: dum, donec, quoad, con ind. o cong. come per antequam e priusquam:
exspecto, dum venias, «aspetto che tu venga», «aspetto intanto che tu vieni» (terzo dum)
Uso di dum
Come congiunzione che introduce le sub. temporali, dum ha tre diversi valori:
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1) concomitanza: dum + presente indicativo, indipendentemente dal tempo della proposizione sovraordinata:
«mentre», «nel momento che»: es. dum Romae consulitur, Saguntum expugnatum est, «mentre a Roma si discuteva,
Sagunto fu espugnata».
2) parallelismo cronologico: dum + indicativo, spesso nello stesso tempo della sovraordinata: «per tutto il tempo
che, finché»: haec feci, dum licuit, «ho fatto questo, finchè mi fu lecito».
3) successione immediata: dum (come donec, quoad) con ind. o cong.: «fino al momento che, finchè»:
exspecto, dum venias, «aspetto che tu venga», «aspetto fintanto che tu vieni».
GERUNDIO E GERUNDIVO
- Il gerundio è un sostantivo verbale neutro, attivo, che supplisce i casi mancanti nella declinazione dell'infinito
(che ha solo nom. e acc.).
Es. amare; gen. amandi, dat. amando, acc. ad amandum, abl. amando).
- Il gerundivo è un aggettivo verbale di necessità con senso passivo, amandus, -a, -um, "da amare", "che deve essere
amato".
Si può trovare la cosiddetta "costruzione del gerundivo" quando da un gerundio deve dipendere un complemento
oggetto in accusativo. In questa costruzione invece assume il valore del gerundio, cioè di un infinito attivo.
Possono avere valore sia attivo che passivo i partici perfetti di alcuni verbi deponenti, fra i quali:
- adeptus
- comitatus
- populatus
- expertus
- pactus
Possono avere valore sia presente che passato i participi perfetti di alcuni verbi (semi)deponenti, fra i quali:
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- arbitratus
- ratus
- secutus
- usus
- fisus, confisus, diffisus
- ausus
- veritus
ATTRAZIONE MODALE AL CONGIUNTIVO
-
- In latino spesso proposizioni dipendenti da una sovraordinata al congiuntivo o all’infinito presentano il
verbo al congiuntivo anziché all’indicativo.
- Di fatto il congiuntivo “attratto” mantiene quasi sempre il suo valore modale: infatti il congiuntivo, in
quanto modo della soggettività, e l’infinito, in quanto privo di autonomia sintattica e dipendente da
un’espressione soggettivizzante, creano un’atmosfera “soggettiva” e questa, se la natura della subordinata
lo permette, tende a permanere in essa e quindi a favorire il congiuntivo.
- Le principali forme della soggettività che interessano l’attrazione modale sono:
- a) il congiuntivo indiretto e obliquo, quando si presenta esplicitamente il processo verbale come pensato
- Efficitur igitur fato fieri, quaecumque fiant
- “Se ne conclude dunque che è fatale tutto ciò che avviene”
- b) il congiuntivo irreale, quando si presenta la subordinata come momento necessario di un’ipotesi irreale
- Si solos eos diceres miseros, quibus moriendum esset, neminem eorum qui viverent exciperes
- “Se chiamassi disgraziati solo quelli che devono morire, non faresti eccezione per nessuno di quelli
che sono in vita”.
- c) il congiuntivo eventuale e indeterminato, quando il processo verbale della subordinata non è presentato
come un fatto unico e individuato, ma generico, virtuale, ripetuto, supposto …
- Quis aut eum diligat, quem metuat, aut eum a quo se metui putet?
- “Chi potrebbe amare chi teme o chi crede che lo tema?”
- d) il congiuntivo “caratterizzante”, quando la subordinata sottolinea le caratteristiche di un individuo o
di una categoria di individui della sovraordinata
- Tanta huius belli ad barbaros opinio perlata est, uti ab eis nationibus, quae trans Rhenum
incolerent, mitterentur legati ad Caesarem
- “Così grande fu la fama di questa guerra giunta tra i barbari, che persino da oltre Reno furono
inviati ambasciatori a Cesare”
- e) tutti i valori che possono avere i congiuntivi subordinati (causale, avversativo, concessivo,
ipotetico…)
3.1 Hic autem sic se gerebat, ut communis Egli, poi, si comportava in maniera tale da
infimis, par principibus videretur. Quo factum sembrare affabile con gli ultimi e pari con i
est ut huic omnes honores, quos possent, publice potenti. Perciò, accadde che gli conferissero
haberent civemque facere studerent: quo tutte le cariche pubbliche possibili e che si
beneficio ille uti noluit. [quod nonnulli ita impegnassero per nominarlo loro concittadino,
interpretantur amitti civitatem Romanam alia ma egli non volle avvalersi di questa
ascita]. 2 Quamdiu adfuit, ne qua sibi statua onorificenza. Finché restò lì, si oppose alla
poneretur, restitit, absens prohibere non potuit. costruzione di statue in suo onore, ma quando se
Itaque aliquot ipsi effigies locis sanctissimis ne andò non poté più impedirlo. Così, essi
posuerunt: hunc enim in omni procuratione rei collocarono alcune statue in suo onore nei
publicae actorem auctoremque habebant: 3 luoghi più sacri: infatti lo consideravano
igitur primum illud munus fortunae quod in ea esecutore e consigliere in ogni atto dello stato.
potissimum urbe natus est, in qua domicilium Dunque, il principale dono della sorte fu quello,
orbis terrarum esset imperii, ut eandem et il fatto che Attico è nato proprio in quella città
patriam haberet et domum; hoc specimen dove si trovava la sede del governo del mondo,
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prudentiae, quod, cum in eam se civitatem cosicché considerava la medesima patria e casa;
contulisset, quae antiquitate, humanitate manifestazione della sua saggezza fu questo, il
doctrinaque praestaret omnes, unus ei fuerit fatto che, quando si trasferì in quella città che
carissimus. eccelle su tutte le altre per antichità, civiltà e
cultura, a essa egli sia diventato il più gradito in
assoluto.
VIDEOR
Videor, oltre che come regolare passivo di ‘vedere’, può valere anche ‘sembrare’. In questo secondo caso può
presentare una:
costruzione personale: con nominativo + infinito
Il soggetto della dipendente è soggetto di videor, il verbo della dipendente va all’infinito e eventuali predicativi
del soggetto vanno al nominativo.
es. Non homines habitare mecum mihi hic videntur, sed sues, “Mi pare che non uomini ma porci abitino qui con
me”.
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es. Visum est de senectute aliquid ad te conscribere, “Mi è sembrato opportuno comporre per te qualcosa
sulla vecchiaia”.
- quando è unito a un aggettivo neutro che ne specifica il valore (turpe, utile, idoneum, arduum, …)
es. Turpe mihi videbatur in eam urbem me audere reverti ex qua Brutus cederet, “Mi sembrava
vergognoso che io osassi tornare in quella città dalla quale Bruto si allontanava”.
- quando è accompagnato all’infinito di un verbo di natura impersonale
es. Praestare visum est omnes difficultates perpeti, “Sembrò che fosse preferibile sopportare
coraggiosamente ogni difficoltà”.
PRONOMI INDEFINITI
In latino i pronomi indefiniti sono:
1) quidam: agg. indefinito (pron. quidam, quaedam, quiddam agg. quidam, quaedam, quoddam, indica persona o
cosa individuata, ma non specificata ‘un tale, un certo’, ‘diverso da’;
2) aliquis, aliquid (agg. aliqui, aliqua, aliquod), cosa o persona esistente, non individuabile, ‘uno, qualcuno, pur
che sia, uno qualunque’;
3) quispiam, quaepiam, quippiam (agg. quispiam, quaepiam, quodpiam) = persona o cosa la cui esistenza è
probabile ‘uno che forse c'è, un tale’ (frequente nella frase – quaeret fortasse quispiam «qualcuno forse chiederà»);
4) quis, quid (agg. qui, quae, quod) con particelle eventuali, si, enclitico = persona o cosa ipotetica, indef. della
possibilità, ‘uno, qualcuno, se c’è’: si quis amor est = «se c’è un amore» (mette in dubbio la sua esistenza);
[ma N.B. si aliquid oratoriae artis = se un po’ di arte oratoria pur che sia (senso attenuato, ‘una qualunque’)];
5) quisquam, quicquam (agg. ullus, a, um) = persona o cosa la cui esistenza è improbabile, ‘uno, se pure c’è, che
non dovrebbe esserci’, in frase negativa per forma o significato: nec quisquam hoc faciet nisi tu «nessuno lo farà,
tranne te», oppure potest quisquam hoc facere? «c’è qualcuno che può farlo?» (risposta: «no»).
DIMOSTRATIVI E DETERMINATIVI
I) DIMOSTRATIVI
4.1 Huc ex Asia Sulla decedens cum venisset, Silla, giunto qui di ritorno dall’Asia, finché vi
quamdiu ibi fuit, secum habuit Pomponium, rimase tenne vicino Pomponio: era ammaliato
captus adulescentis et humanitate et doctrina. dalle buone maniere e dalla cultura del giovane.
Sic enim Graece loquebatur, ut Athenis natus Parlava in greco, infatti, a tal punto da sembrare
videretur; tanta autem suavitas erat sermonis originario di Atene; d’altro canto, quando
Latini, ut appareret in eo nativum quendam parlava in latino, era così gradevole che era
leporem esse, non ascitum. Item poemata evidente che in lui vi fosse una specie di grazia
pronuntiabat et Graece et Latine sic, ut supra connaturata e non acquisita. Poi declamava
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nihil posset addi. 2 Quibus rebus factum est ut poesie in latino e in greco cosicché non si poteva
Sulla nusquam eum ab se dimitteret cuperetque aggiungere nulla di più. Perciò accadde che Silla
secum deducere. Qui cum persuadere tentaret, non lo lasciasse mai allontanare e desiderasse
`Noli, oro te', inquit Pomponius ‘adversum eos portarlo con sé. E quando tentava di persuaderlo,
me velle ducere, cum quibus ne contra te arma Pomponio disse: «Ti prego, non volermi portare
ferrem, Italiam reliqui.’ At Sulla adulescentis contro coloro per cui ho lasciato l’Italia, per non
officio collaudato omnia munera ei, quae prendere le armi contro di te insieme a loro». E
Athenis acceperat, proficiscens iussit Silla, in partenza per Roma, dopo aver lodato il
deferri. 3 Hic complures annos moratus, cum et senso del dovere del giovane, gli fece portare
rei familiari tantum operae daret, quantum non tutti i doni che aveva ricevuto durante il suo
indiligens deberet pater familias, et omnia soggiorno ad Atene. Pomponio, trattenutosi qui
reliqua tempora aut litteris aut Atheniensium rei per molti anni, nonostante si adoperasse per il
publicae tribueret, nihilo minus amicis urbana proprio patrimonio nella misura in cui deve fare
officia praestitit. 4 Nam et ad comitia eorum un capo di famiglia che non sia uno
ventitavit et, si qua res maior acta est, non defuit. scialacquatore e dedicasse il resto del tempo alla
Sicut Ciceroni in omnibus eius periculis letteratura e allo stato ateniese, nondimeno
singularem fidem praebuit: cui ex patria fugienti adempì ai propri doveri con gli amici a Roma.
HS ducenta et quinquaginta milia Infatti, andò abitualmente alle loro elezioni e
donavit. 5 Tranquillatis autem rebus Romanis non mancò in caso di avvenimenti più rilevanti.
remigravit Romam, ut opinor, L. Cotta et L. Fu eccezionalmente leale per esempio con
Torquato consulibus: quem digredientem sic Cicerone, in tutti i pericoli che corse: mentre
universa civitas Atheniensium prosecuta est, ut andava in esilio, gli donò 250.000 sesterzi.
lacrimis desiderii futuri dolorem indicaret. Quando la situazione a Roma si calmò, torno a
Roma sotto il consolato di L. Cotta e L.
Torquato, come credo: in occasione della sua la
sua partenza l’intera città di Atene lo
accompagnò: le lacrime erano la manifestazione
del dolore che la nostalgia di Pomponio avrebbe
causato.
1: huc…cum venisset: cum narrativo. Atene fu presa da Silla nell’86; Silla poi andò in Oriente contro Mitridate e vi fece
ritorno nell’84. decedens: si noti che il participio presente esprime valore di contemporaneità: il fatto che Silla si allontani
dall’Asia e giunga in Grecia mantengono una zona temporale in comune (cf. Sint., p. 307). quamdiu ibi fuit: prop.
temporale: cf. § 3.2. captus…humanitate et doctrina: humanitas, «garbo, affabilità», ma anche «cultura, educazione»
è una qualità fondamentale di Attico, che gli consente di allacciare rapporti con i personaggi più influenti: propriamente
indica il «riconoscere e rispettare l’uomo in ogni uomo» (A. Traina, Comoedia. Antologia della Palliata, Padova 20005,
9: pp. 9ss.). Per una trattazione dell’ humanitas di Attico v. K. Büchner, Humanitas. Die Atticusvita des Cornelius Nepos,
«Gymansium» 56, 1949, 100-21 e E. Narducci, Il ‘personaggio’…, cit., 179ss. D’altro canto, Cicerone, all’inizio del
Cato maior de senectute (1.1), riconosce che Attico ha riportato da Atene non solo il cognomen, ma anche humanitas e
prudentia.
ut…videretur: prop. consecutiva. Athenis: locativo. suavitas sermonis Latini: cf. § 1.3. ut appareret in eo…: prop.
consecutiva. quendam: agg. indefinito: quidam può attenuare o restringere il valore di un sostantivo («per così dire, in
un certo senso»: Sint., p. 186). nativum…non ascitum: si noti la contrapposizione tra ingenium e ars (§ 1.3).
ut supra nihil posset addi: prop. consecutiva. supra: avverbio: «in aggiunta, in più».
2: ut dimitteret…cuperetque: prop. sostantiva di fatto, dipendente da verbo di accadimento (fit).
qui…tentaret: cum + cong.; qui è nesso relativo. noli…velle ducere: noli (pl. nolite) + infinito è «la forma più urbana
di divieto» (Sint., p. 257): esprime l’imperativo negativo; noli…velle è un tipo di pleonasma piuttosto attestato. oro te:
formula parentetica di origine paratattica (Sint.: 322). cum quibus: concorrenza del relativo: il relativo si accorda col
predicato della subordinata perché immediatamente seguito da una prop. introdotta da una congiunzione ipotattica (ne:
finale neg.). Cf. Sint., p. 393s.
adulescentis officio collaudato: abl. ass. munera…deferri: prop. infinitiva in funzione oggettiva (determina iussit);
quae acceperat: prop. relativa, l’antecedente è munera (sogg. dell’infinitiva).
3: complures annos moratus: l’acc. semplice (talvolta preceduto da per) esprime il tempo continuato.
cum…daret…tribueret: cum + cong. (concessivo). operae tantum: operae è gen. partitivo che determina l’acc. neutro
sostantivato tantum (come di norma con agg. o pronomi neutri o avverbi di quantità: Sint., p. 80s.). quantum…deberet:
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prop. comparativa: si noti la correlazione tantum - quantum (quantum risponde al secondo termine di paragone dopo un
comparativo di uguaglianza). non indiligens…pater familias: cf. § 13.1. urbana officia praestitit: prae + sto. officium
praestare è espressione della lingua ufficiale: significa «adempiere al proprio dovere»; qui è arricchita da urbana, a
indicare i doveri che Attico, in quanto Romano, continua ad avere nell’Urbe.
4: ventitavit: v. frequentativo (ventito è derivato di venio): «andare regolarmente, abitualmente».
si…acta est, non defuit: periodo ipotetico I tipo. qua: agg. indefinito (come in genere, dopo particella di senso eventuale
come si, ne, num, an, cum iterativo ecc.): al femm. si trova sia qua sia quae.
sicut: qui assume il significato di «per esempio» (come a volte anche ut e velut), in assenza della particella correlativa:
con questo valore, sicut può essere seguito o da un termine singolo o da una prop.: cf. Sint., p. 465. fidem: «la virtù tipica
dei Quiriti che stringeva gli uomini tra loro e con gli dei nei reciproci vincoli di un impegno inviolabile» (A. Traina, Il
carme LXXVI nella critica più recente, in Poeti latini (e neolatini), I2, Bologna 1986, 114s.). Si dibatte se il termine abbia
origine dalla lingua giuridica (cf. e.g. E. Fraenkel, Zur geschichte des Wortes fides, «RhM» 71, 1916, 187-99 e R. Heinze,
Fides, «RhM» 1929, 140-66; v. anche Traina, cit., p. 115 n. 1); per una rassegna sugli usi di fides, cf. Hellegouarc’h 1972:
23ss.
cui ex patria fugienti: cui è nesso relativo, cui è riferito il part. fugienti («andare in esilio»: OLD s.v. 4): il riferimento è
al famoso esilio comminato a Cicerone da Clodio (58), allora tribuno della plebe. HS: è l’abbreviazione di sestertius (da
IIS: unus et unus et semis, cioè due assi e mezzo = 1 sesterzio, si passò per evoluzione grafica a HS). Qui in realtà è
congettura del Lambinus (sulla base di § 8.6, dove ritroviamo la stessa abbreviazione) per il tràdito sestertia (che
qualche editore comunque conserva).
5: tranquillatis…rebus Romanis: abl. ass. Romam: acc. di moto a luogo (antico lativo).
quem digredientem: ancora nesso relativo cui è riferito il part. digredientem, correzione di Marshall per il tràdito diem,
che non dà senso; altri preferiscono discedentem del Manuzio, ma il significato complessivo non cambia. universa:
l’intera città di Atena, vista «come un complesso in antitesi alle parti» (sul valore di universus, Sint., p. 179).
ut…indicaret: prop. consecutiva: «cosicché la città manifestava con le lacrime il dolore della futura nostalgia».
ESPRESSIONE DI UN ORDINE
1) alla forma attiva come uolo, nolo, malo, cupio, studeo, iubeo, ueto, prohibeo, sino, patior, cogo, reggono
- ACC. + INF. in funzione oggettiva (sogg. dell'INF. è la persona che riceve l'ordine o il divieto);
- se questa non è espressa, l'INF. dipendente è PASSIVO e soggetto ne è l'oggetto su cui si esegue l'ordine o il
divieto.
2) le forme passive iubeor, uetor, prohibeor, sinor, cogor [non patior, MEDIO] reggono
- NOM. + INF. in funzione soggettiva (soggetto la persona che riceve l'ordine e se questa manca l'oggetto su cui
l'ordine si deve eseguire).
Es. iubeo milites pontem rescindere "ordino ai soldati di tagliare il ponte"
iubeo pontem rescindi "ordino di tagliare il ponte"
milites iubentur pontem rescindere "si ordina ai soldati di tagliare il ponte"
pons iubetur rescindi "si ordina di tagliare il ponte"
milites iubentur in castra redire "si ordina ai soldati di ritornare nell'accampamento"
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- cum + cong
b) concessive soggettive (se la circostanza concessa è presentata come non obiettiva), introdotte da:
- quamvis, etiamsi, ut, licet + cong.
La negazione è non. Nella reggente possono essere presenti particelle correlative come tamen e nihilominus.
Il valore causativo (vale a dire la nozione del ‘far fare qualcosa a qualcuno’) può essere espresso in latino:
- tramite i cosiddetti verbi causativi, con tema in - ē -e caratterizzati dal vocalismo radicale o. Es. moneo ‘faccio
ricordare’, doceo ‘faccio imparare’, noceo ‘faccio subire un danno’.
- tramite alcuni composti di facio es. calefacio ‘faccio riscaldare’, fervefacio ‘faccio bollire’, madefacio ‘faccio
inzuppare’.
- tramite verbi di vario significato es. fugo ‘faccio fuggire’, moror ‘faccio attardare’.
- tramite perifrasi varie, fra le quali:
a) iubeo + l’infinito
b) curo + gerundivo
c) facio/efficio + ut
d) afficio + ablativo
e) facio + infinito
f) facio + participio
5.1 Habebat avunculum Q. Caecilium, equitem Suo zio, fratello della madre, era Quinto Cecilio,
Romanum, familiarem L. Luculli, divitem, cavaliere Romano e amico di Lucio Lucullo, un
difficillima natura: cuius sic asperitatem veritus uomo ricco e scontroso: Pomponio ebbe così
est, ut, quem nemo ferre posset, huius sine rispetto per la sua durezza che conservò il suo
offensione ad summam senectutem retinuerit affetto fino alla vecchiaia più inoltrata senza mai
benevolentiam. Quo facto tulit pietatis scontrarsi con lui, mentre nessuno poteva
fructum. 2 Caecilius enim moriens testamento sopportarlo. Perciò raccolse il frutto della sua
adoptavit eum heredemque fecit ex dodrante: ex devozione. Cecilio, infatti, in punto di morte, lo
qua hereditate accepit circiter centies adottò per testamento e lo nominò come erede
sestertium. 3 Erat nupta soror Attici Q. Tullio dei tre quarti dei suoi beni: da questa eredità
Ciceroni, easque nuptias M. Cicero conciliarat, ricevette circa dieci milioni di sesterzi. La
cum quo a condiscipulatu vivebat sorella di Attico si era sposata con Quinto Tullio
coniunctissime, multo etiam familiarius quam Cicerone, ed era stato promotore di quelle nozze
cum Quinto, ut iudicari possit plus in amicitia Marco Cicerone, con il quale viveva a
valere similitudinem morum quam strettissimo contatto fin dai tempi della scuola, e
affinitatem. 4 Utebatur autem intime Q. Attico era legato molto di più a lui che a Quinto:
Hortensio, qui his temporibus principatum da questo si può concludere che in amicizia
eloquentiae tenebat, ut intellegi non posset, uter conta di più avere uno stile di vita affine rispetto
eum plus diligeret, Cicero an Hortensius: et, id alla parentela. Era inoltre in confidenza con
quod erat difficillimum, efficiebat ut, inter quos Quinto Ortensio, l’oratore più importante di
tantae laudis esset aemulatio, nulla intercederet quei tempi: non si sarebbe potuto capire chi dei
obtrectatio essetque talium virorum copula. due lo amasse di più, Cicerone o Ortensio. E,
cosa difficilissima, faceva sì che tra chi si
contendeva una gloria così grande non ci fosse
nessun astio; anzi, egli costituiva l’anello di
congiunzione tra tali uomini.
1: avunculum Q. Caecilium: avunculum è lo «zio da parte materna», qui predicativo dell’ogg.; «zio da parte paterna»
si dice patruus. Quinto Cecilio, morto nel 58: che fosse un uomo intrattabile ce lo conferma anche Cicerone proprio in
un’epistola ad Attico (1.12). familiarem: indica l’amicizia basata sulla frequentazione: cf. Hellegouarc’h 1972: 68-71.
cuius: nesso relativo. ut…retinuerit: prop. consecutiva. quem…posset: prop. relativa prolettica con valore avversativo.
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pietatis: termine notoriamente intraducibile, è ovviamente un concetto fondamentale della cultura romana: assomma il
senso del dovere (non è gratuita) e l’affettività, può essere diretta a uomini o dèi (è bipolare) ed è caratterizzata dalla
reciprocità. Sul lessema, cf. almeno A. Traina, s.v., «Enciclopedia Virgiliana» IV, Roma 1988, 93ss.
2: ex qua hereditate: nesso relativo.
centies: con ellissi di centena milia: centies o centiens vuol dire «cento volte». sestertium: gen. in -um, partitivo.
3: erat nupta: il verbo è determinato dal dativo. La sorella di Attico, Pomponia, sposò il fratello del più famoso Marco
Tullio Cicerone, Quinto. Non fu un matrimonio riuscito: divorziarono, dopo litigi frequenti, nel 45-4. cum quo…vivebat:
prop. relativa (antecedente: M. Cicero). coniunctissime, multo etiam familiarius quam cum Quinto: familiarius è
comparativo di maggioranza dell’avv. (familiariter), multo è abl. di misura; il secondo termine di paragone è espresso da
quam + il sintagma cum + abl. (il primo termine è cum quo). coniunctissime dice il legame di interessi che unisce Cicerone
e Attico (Hellegouarc’h 1972: 80-2 a proposito di coniunctio), familiarius la frequenza delle loro relazioni (v. § 5.1). ut
iudicari possit: prop. consecutiva. In latino il v. servile conserva diatesi attiva, mentre diventa passivo l’infinito (es.
multa dici possunt: «si possono dire molte cose»: Sint., p. 214). plus in amicitia valere similitudinem morum quam
affinitatem: prop. infinitiva in funzione soggettiva; plus è unito al v. valere; quam affinitatem è il secondo termine di
paragone. L’idea è comune: per Cicerone (off. 1.56), nihil autem est amabilius nec copulatius, quam morum similitudo
bonorum; cf. anche § 10.3.
4: qui…tenebat: prop. relativa. ut intellegi non posset: prop. consecutiva; si noti ancora il passivo del v. servile (cf.
supra, iudicari possit). uter…diligeret: prop. interrogativa indiretta in funzione soggettiva; uter è pron. interrogativo
(«chi dei due»). diligeret: diligo esprime l’amore degli amici, frutto di una scelta (dis + lego); anche per la differenza
(non sempre percettibile) rispetto ad amare (che esprimerebbe un affetto più forte: cf. e.g. Nonio, p. 628 L.), cf.
Hellegouarc’h 1972: 143ss. Cicero an Hortensius: altra prop. interrogativa (ma breve), questa volta disgiuntiva, di
carattere antitetico: il primo membro non ha particelle, mentre nel secondo compare an (ma possiamo trovare anche anne;
se abbiamo due membri, come qui, può esserci anche -ne o può non esserci nulla: Sint., p. 364s.). Quinto Ortensio Ortalo
(114-50) fu un grandissimo avvocato e storico rivale di Cicerone (celebre il processo a Verre, in cui Cicerone, che
sosteneva l’accusa, sconfisse Ortensio, avvocato difensore di Verre); i due in realtà furono legati da una grande amicizia,
come emerge soprattutto da due opere ciceroniane: il Brutus (dove proprio all’inizio Cicerone ricorda con dolore la notizia
della sua morte) e l’Hortensius (45), un protrettico alla filosofia intitolato proprio all’amico.
ut…intercederet…essetque: prop. sostantive di fatto con ut e il cong., determinata da verbo che indica conseguenza o
risultato (Sint., p. 375s.). inter quos: prop. relativa prolettica: «tra cui c’era rivalità per una così grande lode»; è uno di
quei casi in cui il correlativo, costituito da preposizione + caso (scil. inter eos), manca (cf. Sint., p. 391). Marshall stampa
tanta (che si trova in un cod. recenziore: cf. e.g. § 14.2: tanta pecuniae…accessio), ma i codici più importanti hanno
tantae (gen. riferito a laudis), che può essere mantenuto (come fanno altri editori) e inteso appunto come «gara per un
primato così importante»: cf. § 19.5, maximarum rerum…aemulatio. copula: per traslato, vale «unione»: nel campo
dell’amicizia, nel latino di età classica solo qui e in due passi di Seneca (ThlL s.v. 4.917, 50ss.).
hic istic illic Ibi ibidem ubi ubicumque ubi? alicubi alibi
huc istuc illuc eo eodem quo quocumque quo? aliquo alio
hinc istinc illinc inde indidem unde undecumque unde? alicunde aliunde
hac istac illac ea eadem qua quacumque qua? aliqua alia
adulor (‘dimeno la coda per, lusingo’), assentor (‘dico sempre di sì’, frequentativo), adversor (‘sono contrario’),
auxilior (‘aiuto’ e simili: opitulor, subvenio, succurro), blandior (‘blandisco’), faveo (‘sono favorevole’), ignosco
(‘perdono’), insidior (‘insidio’), invideo (‘guardo con ostilità’), medeor (‘curo’), minor e minitor (‘incombo,
minaccio’), nubo (‘sposo’ detto della donna), obtrecto (‘denigro’), parco (‘risparmio, perdono’), plaudo (‘batto le
mani’), satisfacio (‘soddisfo’), servio (‘servo’), suadeo e persuadeo (‘consiglio’ / ‘persuado’), studeo (‘studio’),
supplico (‘supplico’).
Al passivo hanno la costruzione impersonale: verbo alla III pers. sing. e sogg. it. in dativo. Mihi invidetur: ‘sono
guardato male, invidiato’; coi servili: tibi potest invideri a multis: ‘puoi essere invidiato da molti’.
PROPOSIZIONI CAUSALI
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+ congiuntivo: causa soggettiva: supposta o riferita
- cum + congiuntivo tutti i tempi
- quando, quandoquidem, siquidem + indicativo: causa soggettiva
- ut qui, quippe qui, utpote qui + congiuntivo (relative causali)
6.1 In re publica ita est versatus, ut semper In politica, si destreggiò in modo tale da essere
optimarum partium et esset et existimaretur, sempre, nella sostanza e agli occhi degli altri,
neque tamen se civilibus fluctibus committeret, della fazione degli ottimati, senza mai esporsi,
quod non magis eos in sua potestate existimabat tuttavia, ai marosi della vita politica, poiché
esse, qui se his dedissent, quam qui maritimis riteneva che chi vi si fosse gettato fosse padrone
iactarentur. 2 Honores non petiit, cum ei di sé stesso non più dei naufraghi sballottati da
paterent propter vel gratiam vel dignitatem, quelli del mare. Non aspirò a cariche pubbliche,
quod neque peti more maiorum neque capi pur essendogli accessibili in virtù del favore di
possent conservatis legibus in tam effusi cui godeva e del suo alto rango, poiché né vi si
ambitus largitionibus neque <geri> e re publica poteva aspirare secondo il costume degli antichi
sine periculo corruptis civitatis moribus. 3 Ad né si poteva ottenerle nel rispetto delle leggi, tra
hastam publicam numquam accessit. Nullius rei la corruzione sfrenata dei brogli elettorali, né le
neque praes neque manceps factus est. si poteva esercitare per il bene dello stato senza
Neminem neque suo nomine neque subscribens incorrere in pericoli, vista la corruzione dei
accusavit, in ius de sua re numquam iit, iudicium costumi della città. Non si presentò mai alle aste
nullum habuit. 4 Multorum consulum pubbliche, né si fece garante o aggiudicatario di
praetorumque praefecturas delatas sic accepit, ut alcunché. Non accusò nessuno a proprio nome
neminem in provinciam sit secutus, honore né sottoscrisse accuse d’altri; non andò mai in
fuerit contentus, rei familiaris despexerit tribunale per proprie questioni, né gli fu
fructum: qui ne cum Quinto quidem Cicerone intentata alcuna causa. Accettò le prefetture che
voluerit ire in Asiam, cum apud eum legati gli offersero molti consoli e pretori, ma non
locum obtinere posset. Non enim decere se seguì nessuno nelle province, contento del titolo
arbitrabatur, cum praeturam gerere noluisset, onorifico, disinteressato all’incremento del
asseclam esse praetoris. Qua in re non solum proprio patrimonio: nemmeno con Quinto
dignitati serviebat, sed etiam tranquillitati, cum Cicerone volle andare in Asia, pur potendo
suspiciones quoque vitaret criminum. 5 Quo essere suo luogotenente. Infatti, pensava che
fiebat, ut eius observantia omnibus esset carior, non fosse dignitoso essere al seguito di un
cum eam officio, non timori neque spei attribui pretore, visto che non aveva voluto diventare
viderent. pretore lui stesso. In questa circostanza si
prendeva cura non solo della propria posizione,
ma anche della propria tranquillità, evitando
anche di essere sospettato di azioni criminose.
Perciò accadeva che i suoi scrupoli fossero la
cosa che tutti gradivano di più, poiché capivano
che erano dovuti al suo senso del dovere e non
alla paura o alla speranza.
1: ut…et esset…et existimaretur, neque tamen…committeretur: prop. consecutive coordinate. quod non magis eos
in sua potestate existimabat esse: quod…existimabat è una prop. causale; non magis eos in sua potestate…esse è la
sostantiva oggettiva all’infinito che determina existimabat. L’immagine della tempesta per indicare il turbamento della
vita politica (cf. anche § 10.6) si riallaccia ovviamente all’allegoria (già ampiamente sfruttata nella letteratura greca) della
‘nave dello stato’; alcuni (v. C. Bailey, in «JRS» 41, 1951, 164), non a torto, hanno colto in questa rappresentazione
metaforica della neutralità di Attico, che si tiene ben lontano dai civiles fluctus, un riferimento al suo epicureismo (cf.
Lucr. 2.1ss. e il concetto epicureo di galenismós), che Cornelio si premura di escludere dalla propria narrazione. qui se
his (scil. civilibus fluctibus) dedissent: prop. relativa (l’antecedente è eos, sogg. della prop. oggettiva precedente). Il
congiuntivo si spiega per attrazione modale (la sovraordinata è all’infinito). quam qui maritimis (scil. fluctibus)
iactarentur: secondo termine di paragone (non magis…quam) costituito da quam + prop. relativa (manca il correlativo).
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2: cum…paterent: cum + cong. (concessivo). pateo significa «essere aperto, accessibile» (it. ‘patente’). quod…neque
peti…neque capi possent…neque geri: prop. causali soggettive (al congiuntivo: cf. Sint., pp. 424ss.): le ultime due con
abl. ass. (conservatis legibus; corruptis civitatis moribus). Geri è integrazione necessaria del Lambinus. in tam effusi
ambitus largitionibus: la largitio propriamente è la «donazione» (largior), ma, soprattutto al plurale, in questo periodo
assume il significato di «corruzione» (cf. A. Grilli, Alessandro e Filippo tra ellenismo e Roma, in Stoicismo epicureismo
letteratura, Brescia 1992, p. 232). effusi per ipallage si riferisce a largitionibus (in alcuni degli Itali è banalizzato in
effusis): effusa largitio è iunctura che tornerà in Floro.
3: nullius rei neque praes neque manceps: neque…neque negano i predicativi del sogg., quindi non abbiamo – come
ci si potrebbe aspettare, ullius rei (v. anche infra: neminem neque suo nomine neque subscribens). Con praes si indica il
garante, cioè la persona che garantisce l’adempimento di un contratto; con manceps il titolare del contratto stesso.
neque subscribens: part. congiunto al nominativo.
4: delatas: part. (defero) riferito a praefecturas. ut…sit secutus…fuerit contentus…despexerit: prop. consecutive
coordinate per asindeto. qui…voluerit ire: qui è nesso relativo; il congiuntivo si spiega per continuità con i precedenti
congiuntivi delle consecutive. ne cum Quinto quidem: ne…quidem: «nemmeno». Quinto Cicerone governò l’Asia per
tre anni, dal 61 al 58. cum…obtinere posset: cum + cong. (concessivo). obtineo=ob + teneo (con apof. lat.).
non enim decere se arbitrabatur…asseclam esse praetoris: costruisci: arbitrabatur non decere se esse asseclam
praetoris: non decere è prop. sostantiva ogg. all’infinito, determinata a sua volta dalla prop. sostantiva sogg. all’infinito
se esse asseclam praetorii. asseclam: forma senza anaptissi rispetto a assecula (cf. periclum vs periculum, saeclum vs
saeculum ecc.): derivato di adsequor, indica «chi è al seguito di», quasi sempre in senso peggiorativo («il tirapiedi»): cf.
Hellegouarc’h 1972: 90. cum…gerere noluisset: cum + cong. (causale).
qua in re: = in qua re, nesso rel. dignitati serviebat….tranquillitati: il verbo è determinato dal dativo. cum…vitaret:
cum + cong. (causale).
5: ut…esset: sostantiva di fatto dipendente da v. di accadimento. observantia: cf. Cic. inv. 2.66: observantiam per quam
aetate aut sapientia aut honore aut aliqua dignitate antecedentes reveremur et colimus.
cum eam…attribui viderent: cum + cong. (causale): viderent è determinato dalla sostantiva oggettiva all’infinito
eam…attribui. attribui è lezione di L preferibile a tribui di A.
decet: come altri verbi, quali dedecet, "non si addice", fugit, fallit, "passa inosservato, sfugge", praeterit, latet, "è
ignoto, nascosto", si costruiscono con: persona in ACC.; cosa col NOMINATIVO (sostantivi, pronomi, aggettivi
sostantivati), oppure:
- INFINITO SEMPLICE
- INFINITO e l'ACC.
- INTERROGATIVA INDIR. (Es. Haec me decet; oratorem irasci minime decet.)
- ut + CONGIUNTIVO sostantivo
a) volitivo, come con moneo, suadeo ut/ne;
b) coi uerba timendi, dove timeo ut = timeo ne non, `temo che non';
c) coi verbi di avvenimento, come fit, accidit, euenit ut/ut non;
N.B. Si possono trovare anche nelle altre persone, soprattutto alla 3a pers. plur.
Es. Te non citharae decent; Nec latuere doli fratrem Iunonis et irae (“Non ti si addicono le citare; E non rimasero
nascosti al fratello gli inganni e le ire di Giunone”).
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7.1 Incidit Caesarianum civile bellum, cum La guerra civile di Cesare scoppiò quando aveva
haberet annos circiter sexaginta. Usus est aetatis circa 60 anni. Si avvalse del diritto di esenzione
vacatione neque se quoquam movit ex urbe. che gli derivava dall’età e non si allontanò da
Quae amicis suis opus fuerant ad Pompeium Roma alla volta di una qualche mèta. Attinse al
proficiscentibus, omnia ex sua re familiari dedit, suo patrimonio per fornire di tutto il necessario
ipsum Pompeium coniunctum non i suoi amici che partivano per raggiungere
offendit. 2 Nullum ab eo habebat ornamentum, Pompeo, e così non offese Pompeo stesso, cui
ut ceteri, qui per eum aut honores aut divitias era legato. Da lui non ebbe alcun onore, a
ceperant: quorum partim invitissimi castra sunt differenza di altri che grazie a lui avevano
secuti, partim summa cum eius offensione domi ottenuto cariche e ricchezze: una parte di questi
remanserunt. 3 Attici autem quies tantopere lo seguì decisamente controvoglia in guerra, una
Caesari fuit grata, ut victor, cum privatis parte restò in patria, irritandolo profondamente.
pecunias per epistulas imperaret, huic non La neutralità di Attico fu tanto gradita a Cesare
solum molestus non fuerit, sed etiam sororis che, dopo la vittoria, mentre ai privati cittadini
filium et Q. Ciceronem ex Pompeii castris ordinava tasse attraverso missive, nei confronti
concesserit. Sic vetere instituto vitae effugit di Attico non solo non fu gravoso, ma anche
nova pericula. concesse la possibilità di tornare a Roma
dall’accampamento di Pompeo al figlio di sua
sorella e a Quinto Cicerone. Così, seguendo
l’antica norma cui la sua vita si era conformata,
sfuggì ai nuovi pericoli.
1: Caesarianum civile bellum: con un notevole salto temporale, passiamo al 49: con il passaggio del Rubicone, Giulio
Cesare dà inizio a una nuova guerra civile, in cui si affronteranno cesariani e pompeiani. La guerra durerà fino al 45 e
sarà vinta da Cesare: un documento straordinario su questo periodo è naturalmente costituito dal Bellum civile dello stesso
Cesare. cum haberet annos circiter sexaginta: cum narrativo con valore temporale. Per l’indicazione dell’età in latino,
cf. § 17.1.
quoquam: avverbio di moto a luogo (la cui esistenza è negata o messa in dubbio): «verso qualche/nessun luogo».
quae amicis suis opus fuerant ad Pompeium proficiscentibus: relativa prolettica. La locuzione opus est («c’è
bisogno») è qui costruita personalmente: la cosa che occorre può andare in ablativo (costruzione impersonale) o in
nominativo (obbligatoriamente con pronomi o agg. neutri), la persona a cui occorre in dativo (Sint., p. 128s.).
proficiscentibus è participio riferito a amicis suis. Pompeium coniunctum: la moglie di Pompeo, Cornelia, era
imparentata con lo zio di Attico Quinto Cecilio (per cui v. § 5); secondo Horsfall 1989 ad l., coniunctum non farebbe
riferimento a questo legame, ma indicherebbe semplicemente che tra i due c’era amicizia (cf. § 5.3 e 10.5).
2: ut ceteri: ut comparativo: «come altri», che ricevettero da Pompeo ornamenta. ceteri indica un gruppo opposto in
massa a un altro gruppo o un individuo; reliqui indica un gruppo distinto nei suoi componenti (Sint., p. 184s.).
qui…ceperant: prop. relativa.
quorum partim: quorum è nesso relativo: è complemento partitivo di partim (cf. Praef. § 5); si noti la concordanza al
plurale (sunt secuti). castra: per metonimia, vale non «accampamento», ma «guerra». domi: locativo di domus (c. di
stato in luogo: «in patria»): Sint., p. 142. offensione: meno forte rispetto a odium (che è permanente), indica il fatto di
essere urtato, da cui deriva appunto un sentimento di ostilità (Hellegouarc’h 1972, p. 195).
3: ut…non fuerit, sed etiam…concesserit: prop. consecutive. victor è predicativo del sogg.; castris è questa volta usato
in senso proprio. sororis filium: Quinto Pompeo il Giovane: padre e figlio furono graziati nel 47. Evidente il riferimento
alla clementia Caesaris in virtù della quale molti pompeiani furono ‘perdonati’. cum…imperaret: cum + cong.
(avversativo).
vetere…nova: l’antitesi esalta la condotta di Attico, la cui forza consiste proprio nel non cambiare mai.
21
CONSECUTIO TEMPORUM DEL CONGIUNTIVO
8.1 [Secutum est illud] occiso Caesare cum res Dopo l’uccisione di Cesare, quando sembrava
publica penes Brutos videretur esse et Cassium che lo stato fosse nelle mani dei due Bruti e di
ac tota civitas se ad eos convertisse [videretur] , Cassio e tutta la città fosse passata dalla loro
2 sic M. Bruto usus est, ut nullo ille adulescens parte, Attico era così intimo di Marco Bruto, che
aequali familiarius quam hoc sene, neque solum il giovane non era legato a nessuno dei coetanei
eum principem consilii haberet, sed etiam in come lo era con questo vecchio; e Attico era il
convictu. 3 Excogitatum est a quibusdam, ut primo non soltanto dei suoi consiglieri, ma
privatum aerarium Caesaris interfectoribus ab anche dei suoi invitati. Alcuni pensarono che i
equitibus Romanis constitueretur. Id facile effici cavalieri romani dovessero dare vita a un fondo
posse arbitrati sunt, si principes eius ordinis privato per i cesaricidi: ritennero che la proposta
pecunias contulissent. Itaque appellatus est a C. fosse facilmente praticabile se gli esponenti
Flavio, Bruti familiari, Atticus ut eius rei principali di quell’ordine avessero versato il
princeps esse vellet. 4 At ille, qui officia amicis denaro. Così Attico fu sollecitato da Gaio
praestanda sine factione existimaret semperque Flavio, amico di Bruto, a volerne essere
a talibus se consiliis removisset, respondit: si l’iniziatore. Ma lui, poiché era dell’avviso di
quid Brutus de suis facultatibus uti voluisset, dover adempiere ai propri doveri verso gli amici
usurum, quantum eae paterentur, se neque cum al di là delle logiche politiche e si era sempre
quoquam de ea re collocuturum neque coiturum. tenuto lontano da tali decisioni, rispose che, se
Sic ille consensionis globus huius unius Bruto avesse voluto attingere alle sue finanze,
dissensione disiectus est. 5 Neque multo post avrebbe potuto farlo, per quanto possibile, e che
superior esse coepit Antonius, ita ut Brutus et lui non avrebbe fatto colloqui o incontri con
Cassius <destituta tutela> provinciarum, quae nessuno su quella questione. Così quella cricca
iis dicis causa datae erant a consule, desperatis legata dall’assenso si sciolse per il dissenso di
rebus in exilium proficiscerentur. 6 Atticus, qui quest’uno. E non molto tempo dopo cominciò a
pecuniam simul cum ceteris conferre noluerat prevalere Antonio, al punto che Bruto e Cassio,
florenti illi parti, abiecto Bruto Italiaque cedenti incuranti della tutela delle province che erano
HS centum milia muneri misit. Eidem in Epiro state loro assegnate per formalità dal console, a
absens trecenta iussit dari, neque eo magis fronte della catastrofe se ne andarono in esilio.
potenti adulatus est Antonio neque desperatos Attico, che non aveva voluto finanziare insieme
reliquit. agli altri la fazione dei popolari, quando aveva
buona fortuna, mandò 100.000 sesterzi in dono
a Bruto ormai fuori gioco e in fuga dall’Italia;
benchè da lontano, gliene fece dare 300.000 in
Epiro e così non adulò il più potente Antonio, né
abbandonò chi era senza speranza.
1: Cesare fu ucciso nel 44: vengono qui menzionati i tre più famosi cesaricidi, Marco Giunio Bruto (molto amico di
Attico, nonostante la differenza di età di 25 anni) e Decimo Giunio Bruto Albino e Gaio Cassio Longino. occiso Caesare:
abl. assol. Nei codici il testo è preceduto da secutum est illud, generalmente espunto (è un errore meccanico dovuto
22
all’anticipazione della pericope iniziale del cap. successivo, che comincia con secutum est). cum res publica…videretur
esse…ac tota civitas se ad eos convertisse: cum narrativo (temporale): videor è costruito personalmente (res
publica…tota civitas).
2: sic M. Bruto usus est: scil. familiariter (aliquo familiariter uti: «essere amico di qualcuno»), come si ricava dal
successivo familiarius (comparativo di magg. dell’avv.). ut nullo ille adulescens aequali familiarius: prop. consec.:
il verbo utor è ricavabile dalla sovraordinata. quam hoc sene esprime il secondo termine di paragone. neque…haberet:
coordinata alla consec. precedente. Si noti la variatio: principem consilii – (principem) in convictu.
3: ut…constitueretur: prop. sostantiva soggettiva, determinata da excogitatum est, costruita con ut + cong.: cf. Sint., p.
270 su cogito + ut e cong.
id…effici posse arbitrati sunt, si…contulissent: periodo ipotetico con dipendenza infinitiva (Sint., pp. 445ss.): il verbo
della principale, arbitrati sunt, è determinato dalla sostantiva oggettiva all’infinito id…effici posse, che costituisce
l’apodosi del periodo ipotetico; la protasi è si…contulissent. Protasi e apodosi seguono la consecutio temporum.
C. Flavio: sappiamo che era amico di Bruto e che, come lui, morì nella battaglia di Filippi (42) che segnò la fine dei
cesaricidi. ut…esse vellet: prop. sostantiva (ut + cong.): determina appellatus est.
4: qui…existimaret…removisset: prop. relative con valore causale. existimaret è determinato dalla prop. sostantiva ogg.
officia amicis praestanda sine factione (sott. esse: perifrastica passiva; amicis è dativo di vantaggio). respondit: si
quid…uti voluisset, usurum (scil. esse): periodo ipotetico con dipendenza infinitiva (in oratio obliqua). uti è
determinato non dall’abl. ma dall’acc. perché c’è un pronome neutro (quid). se neque…collocuturum neque coiturum:
coordinata alla sost. ogg. precedente (usurum). La tradizione ms. è divisa tra se e sed, ma sed sembra banalizzante
(l’asindeto sembra retoricamente più efficace), oltre al fatto che, in considerazione del cambio di sogg., si sente la
necessità che esso venga espresso. coiturum: la co-itio indica l’alleanza politica; termine di origine militare, qui usato
intransitivamente, ha una valenza negativa («stare in combutta»: Hellegouarc’h 1972, p. 92).
globus consensionis: in senso proprio, globus significa «sfera, globo»; dal linguaggio militare (dove per traslato vale
«plotone») passa a significare «massa, folla» (ThlL s.v. 6.2.2055, 15ss.). consensionis: scil. consentientum: l’astratto
singolare viene impiegato in luogo del concreto plurale (Lupus 1876, p. 95s.). consensio dice l’accordo come risultato
raggiunto tra due o più persone, considerato da un punto di vista oggettivo (mentre consensus dice piuttosto la
disposizione di un gruppo, dal punto di vista del soggetto, che dà il proprio adsensus a una determinata sententia:
Hellegouarc’h 1972, p. 124s.): è vox media in quanto può avere, come qui, valore negativo (cf. Vell. 2.58.1: globus
coniurationis) o positivo. dissensione è ovviamente l’antonimo di consensio (dissensus nel latino classico è invece
utilizzato per ragioni metriche solo in poesia dattilica, dove i nomi in -tio faticano a entrare nell’esametro): dice il
disaccordo politico (il dis-sentire), ma anche l’opposizione tra gruppi politici (entrerà poi nel lessico delle guerre civili):
Hellegouarc’h 1972: 133s.
5: Antonius: console insieme a Cesare nel 44 e prima suo luogotenente, all’inizio cercò un compromesso con i cesaricidi
offrendo loro (su iniziativa di Cicerone) l’amnistia. ut…proficiscerentur: prop. consecutiva. destituta tutela
provinciarum (da cui dipende la relativa quae…datae erant a consule), integrazione degli Itali, e desperatis rebus
sono due abl. ass.; il riferimento è al fatto che a Bruto fu assegnata Creta, a Cassio la Cirenaica. dicis: è brillante congettura
del Cuiacius per il tràdito necis: è usato solo al gen. nelle locuzioni dicis gratia o causa.
6: qui…conferre noluerat: prop. relativa. florenti: part. (valore temporale) riferito a parti. Bruto…muneri misit:
doppio dat.: a Bruto sono riferiti i part. abiecto e cedenti. HS: cf. § 4.4.
in Epiro: qui Bruto riportò una vittoria (43) su Gaio Antonio, fratello di Marco. trecenta (scil. milia)…dari: prop. sost.
ogg. (determina iussit). Antonio: il dat. determina il v. (adulatus est); al dat. è riferito magis potenti (comparativo).
DETERMINAZIONI DI LUOGO
23
- abl. con i sostantivi che indicano un luogo di
passaggio obbligato.
N.B. In linea di principio, sia per quanto riguarda le proposizioni indipendenti che quelle dipendenti, nel passaggio
da discorso diretto ad indiretto, il tempo dell’infinito è regolato dai normali rapporti di anteriorità, contemporaneità
e posteriorità, mentre il congiuntivo segue la consecutio temporum consueta. Nel caso del congiuntivo, però, non è
infrequente che la consecutio dai tempi storici alterni con quella dei tempi principali.
9.1 Secutum est bellum gestum apud Mutinam. In seguito, ci fu la battaglia di Modena. Se lo
In quo si tantum eum prudentem dicam, minus definissi, in quel frangente, soltanto prudente,
quam debeam praedicem, cum ille potius farei una premessa minore del dovuto, visto che
divinus fuerit, si divinatio appellanda est fu, piuttosto, divino, se si deve chiamare
perpetua naturalis bonitas, quae nullis casibus capacità di predire il futuro quella costante e
agitur neque minuitur. 2 Hostis Antonius naturale bontà che non si lascia intaccare né
iudicatus Italia cesserat: spes restituendi nulla affievolire da nessuna situazione. Antonio,
erat. Non solum inimici, qui tum erant dichiarato nemico pubblico, se ne era andato
potentissimi et plurimi, sed etiam qui adversariis dall’Italia e non c’era nessuna speranza di farlo
eius se dabant et in eo laedendo aliquam tornare. Non solo gli avversari politici, che
consecuturos sperabant commoditatem, Antonii allora erano moltissimi e molto potenti, ma
familiares insequebantur, uxorem Fulviam anche i loro seguaci, che speravano di ottenere
omnibus rebus spoliare cupiebant, liberos etiam qualche vantaggio nel danneggiare Antonio,
exstinguere parabant. 3 Atticus cum Ciceronis perseguitavano i suoi amici, desideravano
intima familiaritate uteretur, amicissimus esset privare di tutto la moglie Fulvia e si
Bruto, non modo nihil his indulsit ad Antonium apprestavano persino a ucciderne i figli. Attico,
violandum, sed e contrario familiares eius ex nonostante fosse in ottimi rapporti con Cicerone
urbe profugientes, quantum potuit, texit, quibus e fosse molto amico di Bruto, non solo non li
rebus indiguerunt, adiuvit. 4 P. vero Volumnio assecondò in nessuna azione ai danni di
ea tribuit, ut plura a parente proficisci non Antonio, ma, al contrario, protesse, per quanto
potuerint. Ipsi autem Fulviae, cum litibus poté, i sostenitori di Antonio che fuggivano
distineretur magnisque terroribus vexaretur, dalla città e li aiutò dando loro ciò di cui ebbero
tanta diligentia officium suum praestitit, ut necessità. Diede a Publio Volumnio più di
nullum illa stiterit vadimonium sine Attico, quanto si potrebbe ricevere da un padre. Verso
<Atticus> sponsor omnium rerum fuerit. 5 Quin Fulvia stessa, alle prese con processi e afflitta da
etiam, cum illa fundum secunda fortuna emisset grandi minacce, adempì al proprio dovere con
in diem neque post calamitatem versuram facere tanto zelo che lei non comparve mai in giudizio
potuisset, ille se interposuit pecuniamque sine senza Attico, e Attico fece da garante di tutto.
faenore sineque ulla stipulatione credidit, Anzi, poiché Fulvia, quando il destino le era
24
maximum existimans quaestum, memorem favorevole, aveva comprato un fondo che
gratumque cognosci, simulque aperire se non avrebbe pagato entro un tempo stabilito, ma, una
fortunae, sed hominibus solere esse volta caduta in disgrazia, non era riuscita a farsi
amicum. 6 Quae cum faciebat, nemo eum prestare il denaro necessario, egli intervenne e le
temporis causa facere poterat existimare; nemini prestò il denaro senza interessi e senza alcun
enim in opinionem veniebat Antonium rerum contratto: riteneva che il guadagno più grande
potiturum. 7 Sed sensim is a nonnullis fosse essere conosciuto per il suo essere memore
optimatibus reprehendebatur, quod parum e grato e al contempo dimostrare che era sua
odisse malos cives videretur. Ille autem, sui abitudine essere amico non della sorte, ma degli
iudicii, potius quid se facere par esset intuebatur uomini. Mentre si comportava in questo modo,
quam quid alii laudaturi forent. nessuno poteva pensare che Attico agisse in
questo modo per calcolo delle circostanze:
nessuno, infatti, avrebbe mai immaginato che
Antonio si sarebbe impadronito del potere. Ma
alcuni nobili gli muovevano critiche moderate
per il fatto che sembrava provare poco odio nei
confronti dei cattivi cittadini; Attico, d’altro
canto, ragionando in maniera autonoma,
guardava a cosa era corretto che lui facesse
anziché a cosa gli altri avrebbero osannato.
1: a Modena Decimo Giunio Bruto (l’ ‘altro’ Bruto cesaricida: § 8.1) fu messo sotto assedio da Antonio nel 43 e fu
liberato soltanto dall’arrivo di Ottaviano (figlio adottivo di Cesare e futuro Augusto, Divi filius). secutum est bellum
gestum: secutum est è il v. della principale; gestum è participio riferito a bellum.
in quo: nesso relativo. si…dicam…praedicem: periodo ipotetico della potenzialità (cong. pres. sia nella protasi sia
nell’apodosi). prudentem: la prudentia è una virtù fondamentale di Attico (cf. anche § 3.3 e nota a 4.1); il termine è qui
usato in senso etimologico (pro-videns: «colui che vede prima»; cf. Cic. div. 2.160), come si capisce dall’accostamento
con divinatio (per cui cf. anche § 16.4). quam debeam: prop. comparativa (risponde al comparativo minus); il cong. ha
valore potenziale (come di norma con verbi come possum, volo ecc.: Sint., p. 467). cum…fuerit: cum + cong. (causale).
si…appellanda est: prop. ipotetica (I tipo). appellanda est è una perifrastica passiva. divinatio: pred. del sogg.:
propriamente, «divinazione», ma, come suggerisce Horsfall ad l., è possibile che qui abbia il significato di divinitas
«natura divina» (cf. divinus). bonitas: sogg., astratto di bonus: qui sembra sovrapporsi con la constantia, la fermezza,
cioè la virtù tradizionale di chi segue la propria coscienza a prescindere dalle circostanze (Hellegouarc’h 1972: 283-5; è
ovviamente una delle virtù anche del saggio stoico, che appunto persevera nei buoni giudizi). quae…agitur…minuitur:
prop. relativa.
2: restituendi: gerundio al gen.: determina spes.
qui…erant: prop. relativa. qui…se dabant et…sperabant: prop. relative (manca l’antecedente: ii). consecuturos: scil.
esse: prop. sostantiva oggettiva all’infinito (il sogg. è sottinteso), determina sperabant. in eo laedendo: in + abl.
determinato dal gerundivo.
3: cum…uteretur…esset: cum + cong. (concessivo): coordinate per asindeto. Ciceronis: pronunciò una serie di orazioni
(le Filippiche) contro Antonio in Senato (13; un’orazione, la II, è fittizia) tra il 44 e il 43. indulsit: determinato dal dativo
(his); nihil è accusativo avverbiale. ad Antonium violandum: prop. finale (ad + acc. determinato dal gerundivo).
quantum potuit: prop. relativa con valore limitativo (di norma col cong.; con l’indicativo solo nelle frasi introdotte da
quantum: Sint., p. 409s.). quibus rebus indiguerunt: indigeo è determinato o dal gen. o dall’abl. Questa è una relativa
prolettica: il sostantivo rebus è inserito nella relativa senza essere richiamato da alcun correlativo nella sovraordinata
(adiuvit).
4: Publio…Volumnio: sostenitore di Antonio e suo praefectus fabrum (cf. § 12.4), viene nominato tra gli altri in Hor.
epist. 1.18.31; sua liberta era stata la Licoride amata dal poeta Cornelio Gallo. Attico, all’avvento del secondo triumvirato,
si nasconderà in casa sua (§ 10.2).
ut plura a parente proficisci non potuerint: prop. consecutiva: «tali cose, ea, che di più non sarebbero potute provenire
da un padre»; sogg. è plura, comparativo neutro plur. di maggioranza (multus).
cum…distineretur…vexaretur: cum narrativo (temporale). ut…stiterit…fuerit: prop. consecutive coordinate per
asindeto. stiterit è cong. perf. di sisto (il tema del perf. è stit- o stet-); Atticus è integrazione del Bosius, paleograficamente
superiore a hic del Lambinus (l’omissione dopo il precedente Attico è facilissima), ma alcuni edd. preferiscono non
integrare nulla.
5: cum…emisset…neque…facere potuisset: cum narrativo. Per versuram facere, cf. § 2.4. in diem: «in futuro» (OLD
s.v. 7b). existimans: part. congiunto (= prop. causale). maximum…quaestum: pred. dell’ogg. memorem gratumque
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cognosci simulque aperire: prop. sostantive ogg. (determinano existimans). memorem gratumque sono predicativi del
sogg. (se). Altri editori preferiscono aperiens, congettura di Hofmann-Peerlkamp. se…solere esse amicum: prop.
sostantiva ogg. all’infinito (determina aperire).
6: quae cum faciebat: prop. temporale: quae è nesso relativo (costruisci: cum faciebat quae). eum…facere: prop.
sostantiva ogg.: determina poterat existimare. in opinionem veniebat Antonium rerum potiturum: in opinionem /
mentem veniebat (con il dat. della persona cui viene in mente) è locuzione determinata dal gen. o da un pron. / agg. neutro;
altrimenti, come qui, da una prop. all’acc + inf. (Sint., p. 88). potiturum, scil. esse: potior è normalmente determinato
dall’abl., dal gen. (partitivo) solo con rerum: «impadronirsi del potere» (Sint., p. 128).
7: sensim is: stringa più volte sospettata (Marshall stampa la propria congettura saevissime, Håkanson preferirebbe sensus
eius del Bosius), non sembra abbia bisogno di ritocchi (per una difesa del testo, cf. E. Malcovati, «Gnomon» 51, 1979,
750). quod…odisse…videretur: prop. sostantiva con quod dichiarativo (determina reprehendebatur: cf. Sint., p. 371);
quod ha qui il cong. e non l’indic. perché esprime il punto di vista degli optimates. odisse è usato solo come perfectum
praesens, al pari di memini: «ho preso in uggia», quindi «odio» (Sint., p. 224s.).
quid se facere par esset: prop. interr. indiretta (quid…par esset) determinata dalla prop. sostantiva sogg. se facere.
potius…quam quid alii laudaturi forent: la comparazione (potius…quam) è tra le due interrogative indirette. laudaturi
forent: perifrastica attiva (forent=essent).
La costruzione perifrastica attiva è composta dal participio futuro in unione al verbo sum; essa può indicare
un’idea di:
- imminenza
- intenzionalità
- predestinazione
La costruzione perifrastica passiva è composta dal gerundivo in unione al verbo sum; essa implica un’idea di
necessità; il c. d’agente è espresso in dativo (e solo in casi particolari con a /ab + abl.): es. hoc faciendum est tibi
«devi fare questo».
N.B. Con i verbi intransitivi e con i transitivi usati assolutamente la perifrastica passiva ricorre solo alla terza
persona singolare: es. moriendum est «si deve morire».
10.1 Conversa subito fortuna est. Ut Antonius La sorte cambiò all’improvviso. Come Antonio
rediit in Italiam, nemo non magno in periculo tornò in Italia, tutti avevano pensato che Attico
Atticum putarat propter intimam familiaritatem corresse un grande pericolo per via della sua
Ciceronis et Bruti. 2 Itaque ad adventum stretta amicizia con Cicerone e Bruto. Perciò,
imperatorum de foro decesserat, timens all’arrivo dei triumviri si era allontanato dal foro
proscriptionem, latebatque apud P. Volumnium, per paura delle proscrizioni, e si teneva nascosto
cui, sicut ostendimus, paulo ante opem tulerat in casa di Publio Volumnio, che, come ho detto,
(tanta varietas iis temporibus fuit fortunae, ut Attico aveva aiutato poco tempo prima (in quei
modo hi, modo illi in summo essent aut fastigio tempi, le sorti furono così mutevoli che ora gli
aut periculo), habebatque secum Q. Gellium uni ora gli altri si trovavano all’apice del potere
Canum, aequalem simillimumque sui. 3 Hoc o in massimo pericolo – e aveva con sé Quinto
quoque sit Attici bonitatis exemplum, quod cum Gellio Cano, suo coetaneo e del tutto simile a
eo, quem puerum in ludo cognorat, adeo lui. Anche questa sia ritenuta una dimostrazione
coniuncte vixit, ut ad extremam aetatem amicitia della bontà di Attico: visse così unito a Cano,
eorum creverit. 4 Antonius autem, etsi tanto che aveva conosciuto da bambino a scuola, che
odio ferebatur in Ciceronem, ut non solum ei, la loro amicizia crebbe fino alla più inoltrata
sed etiam omnibus eius amicis esset inimicus vecchiaia. Antonio, invece, per quanto mosso da
eosque vellet proscribere multis hortantibus, un odio così grande verso Cicerone che non era
tamen Attici memor fuit officii et ei, cum soltanto nemico suo, ma anche di tutti i suoi
requisisset, ubinam esset, sua manu scripsit, ne amici, e voleva inserirli, spinto da molti, nelle
timeret statimque ad se veniret: se eum et illius liste di proscrizione, tuttavia si ricordò dei
<causa> Canum de proscriptorum numero servigi di Attico, e dopo aver chiesto dove fosse
exemisse. Ac ne quod periculum incideret, quod gli scrisse di sua mano di non avere paura e di
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noctu fiebat, praesidium ei misit. 5 Sic Atticus recarsi subito da lui: aveva tolto dal novero dei
in summo timore non solum sibi, sed etiam ei, proscritti lui e, per amor suo, Cano. E perché
quem carissimum habebat, praesidio fuit. Neque non incorresse in un qualche pericolo, poiché
enim suae solum a quoquam auxilium petiit avveniva di notte, gli mandò una scorta. Così
salutis, sed coniuncti, ut appareret nullam Attico, in quella circostanza così insidiosa,
seiunctam sibi ab eo velle fortunam. 6 Quodsi protesse non solo sé stesso, ma anche il suo
gubernator praecipua laude fertur, qui navem ex carissimo Cano: infatti chiese aiuto non solo per
hieme marique scopuloso servat, cur non la sua salvezza, ma anche per quella dell’amico,
singularis eius existimetur prudentia, qui ex tot cosicché era chiaro che non voleva separare in
tamque gravibus procellis civilibus ad alcun modo la propria sorte da lui. Se il
incolumitatem pervenit? timoniere che porta in salvo la nave dalla
tempesta e dal mare irto di scogli riceve lodi
straordinarie, perché non si dovrebbe
considerare fuori dal comune l’accortezza di
Attico, che giunse sano e salvo da tante e tanto
gravi tempeste civili?
1: conversa subito fortuna est: con la costituzione del secondo triumvirato del 44 tra Antonio, Ottaviano e Lepido.
ut…rediit: prop. temporale: ut + indic. esprime la coincidenza (Sint., p. 415s.). nemo non: due negazioni affermano:
«tutti», più forte di omnes. putarat: piucchepf. sincopato (= putaverat).
2: cui…tulerat…habebatque…: prop. rel. inframmezzata dalla parentetica tanta varietas…periculo, costituita da una
frase principale e da una prop. consec. (ut modo hi…periculo). sicut ostendimus: prop. comparativa: il riferimento è a
§ 9.4. ut…periculo: studiato l’ordo verborum in summo…aut fastigio aut periculo: la posizione delle parole è iconica,
suggerisce cioè lo scambio di ruoli (da un estremo all’altro) di quel periodo. fastigio: propriamente, «la cima, il punto
più elevato» di un monte, edificio, albero ecc., ma viene usato, per traslato, anche in senso morale per indicare «il massimo
grado, la sommità»: cf. anche § 14.2. e ThlL s.v. 6.1.322, 31ss. Q. Gellium Canum: altra figura di cui sappiamo poco o
nulla: forse è fratello di Lucio Gellio Poplicola (console nel 72) e dei due Gelli presi di mira da Catullo in alcuni dei suoi
carmi (cf. il comm. di Shackleton Bailey ad Cic. Att. 4.3.2, vol. II, p. 174).
3: sit: cong. indipendente con valore esortativo; Halm correggeva in est, ma è banalizzante. quod…vixit: prop. sostantiva
epesegetica (determina hoc della sovraordinata) costruita con quod + indic. quem…cognorat: prop. relativa; puerum è
predic. dell’ogg. cognorat è piucchepf. sincopato (= cognoverat). ut…creverit: prop. consec.
4: etsi…ferebatur: prop. concessiva. ut…esset inimicus…eosque vellet proscribere: prop. consecutive. inimicus è
determinato dal dat. multis hortantibus: abl. ass. cum requisisset ubinam esset: cum narrativo (temporale); ubinam
esset è interr. indiretta che determina requisisset. ubinam: ubi + nam (Sint., p. 334). ne timeret…veniret: prop. sostantive
ogg. (ut + cong. volitivo): determina scripsit. se…exemisse: altra sub. sostantiva ogg. che determina scripsit: ma rispetto
alla precedente (che esprime un ordine), questa esprime un fatto e quindi è costruita con l’acc. e l’inf. Si noti inoltre la
variatio del sogg. (prima Attico, ora Antonio: se). et illius causa: il testo non è sicuro: causa è attestato in un codice
(verosimilmente, un’integrazione ope ingenii: forse omesso per omeoarco col successivo canum), laddove i codd. più
importanti hanno solo et illius (et Gellium gli Itali), che è stato pure difeso («e il suo Gellio»: cf. J.B. Hofmann, La lingua
d’uso latina, Bologna 1980, p. 386). Qui, comunque, sembra che Nepote volesse sottolineare la grande stima di Antonio
verso Attico, al punto da salvare non solo lui, ma, per compiacerlo, anche il suo caro amico Cano.
ne…incideret: prop. finale negativa. quod: agg. indef., concordato con periculum. quod…fiebat: prop. causale. noctu
(«di notte») per analogia con diu, antico locativo di dies: la forma arcaica si legge per tutta la latinità.
5: sibi…ei…praesidio: doppio dativo. quem carissimum habebat: prop. rel.
a quoquam…petiit: aliquid ab aliquo peto («chiedo, richiedo» / postulo («pretendo, esigo»); aliquid ex / ab / de aliquo
quaero («chiedo, domando»). sed coniuncti: scil. auxilium salutis coniuncti. ut appareret: prop. consec. nullam
seiunctam sibi ab eo velle fortunam: prop. sost. sogg. (determina appareret).
6: torna l’immagine della tempesta: cf. § 6.1; ma la nave questa volta non è quella dello stato, ma è metafora della vita di
Attico. quodsi…fertur…existimetur: periodo ipotetico della realtà, con apodosi – che costituisce una prop. interr.
diretta, introdotta da cur – al cong. indipendente (dubitativo). qui…servat: prop. rel. (antecedente: gubernator).
qui…pervenit: prop. rel. (antecedente: eius).
27
LA DOPPIA NEGAZIONE
In latino due negazioni si annullano e ne risulta un’affermazione più energica: nemo est: ‘non c’è nessuno’; non nemo
est: ‘c’è qualcuno’ (non, quando precede, nega solo il pron./avv. negativo); nemo non est: ‘non c’è nessuno che non ci
sia’, quindi ‘ci sono tutti’ (più forte di omnes: non quando segue nega l’intera proposizione).
CONGIUNTIVI INDIPENDENTI
INTERROGATIVE DIRETTE
Le interrogative dirette sono proposizioni indipendenti che pongono una domanda diretta.
L’interrogativa si dice
• reale se la domanda non lascia prevedere la risposta
• retorica se implica già la risposta
• volitiva se equivale a un’esortazione
28
è venuto).
3) dalla sola intonazione (uenis? «vieni?»).
Infine, le interrogative, sia dirette che indirette, sono distinte in semplici (pongono una domanda sola: «dove
vai?»), o disgiuntive (pongono più quesiti: «vai o resti?»); in latino queste ultime sono introdotte da an, di solito
in correlazione a utrum, oppure an –ne (es. utrum abis an manes? / abisne an manes?).
11.1 Quibus ex malis ut se emersit, nihil aliud Come riemerse da quelle disgrazie, non ebbe
egit quam ut plurimis, quibus rebus posset, essetaltro scopo se non aiutare moltissime persone,
auxilio. Cum proscriptos praemiis imperatorum con i mezzi che aveva a disposizione. Mentre il
vulgus conquireret, nemo in Epirum venit, cui popolo, allettato dalle ricompense dei triumviri,
res ulla defuerit: nemini non ibi perpetuo dava la caccia ai proscritti, a chi giunse in Epiro
manendi potestas facta est; 2 quin etiam post non mancò nulla: tutti ebbero la possibilità di
proelium Philippense interitumque C. Cassi et fermarvisi stabilmente; anzi, dopo la battaglia di
M. Bruti L. Iulium Mocillam praetorium et Filippi e la morte di Gaio Cassio e Marco Bruto,
filium eius Aulumque Torquatum ceterosque si prefissò di proteggere l’ex pretore Lucio
pari fortuna perculsos instituit tueri atque ex Giulio Mocilla e suo figlio, Aulo Torquato e tutti
Epiro iis omnia Samothraciam supportari gli altri che erano stati colpiti dallo stesso
iussit. Difficile est omnia persequi et non destino e dall’Epiro fece portare loro a
necessarium. 3 Illud unum intellegi volumus, Samotracia ogni cosa. Sarebbe difficile, oltre
illius liberalitatem neque temporariam neque che non necessario, fare un elenco completo.
callidam fuisse. 4 Id ex ipsis rebus ac Voglio che una cosa sia ben chiara: la sua
temporibus iudicari potest, quod non florentibus generosità non fu né opportunistica né
se venditavit, sed afflictis semper succurrit; qui
interessata. E si può constatare dai fatti stessi e
quidem Serviliam, Bruti matrem, non minus dalle circostanze che non si vendette a chi era
post mortem eius quam florentem coluerit. 5 Sic all’apice del potere, ma andò sempre in aiuto
liberalitate utens nullas inimicitias gessit, quod
degli sventurati: si prese cura di Servilia, madre
neque laedebat quemquam neque, si quam di Bruto, dopo la morte del figlio non meno di
iniuriam acceperat, non malebat oblivisci quam quando quello godeva della massima prosperità.
ulcisci. Idem immortali memoria percepta Praticando questo tipo di generosità, non si fece
retinebat beneficia; quae autem ipse tribuerat, nemico nessuno, poiché non arrecava danno a
tam diu meminerat, quoad ille gratus erat, qui nessuno e, se aveva ricevuto una qualche offesa,
acceperat. 6 Itaque hic fecit, ut vere dictum preferiva dimenticare che vendicarsi. Al
videatur contempo, conservava il ricordo dei favori
ricevuti in eterno: di quelli che invece aveva
sui cuique mores fingunt fortunam hominibus. fatto lui si ricordava fino a quando il beneficato
era grato. Perciò ha fatto in modo da inverare il
Neque tamen ille prius fortunam quam se ipse proverbio: «A ciascun uomo i propri costumi
finxit, qui cavit ne qua in re iure plecteretur. foggiano la sorte». E lui, tuttavia, foggiò la
fortuna non prima che sé stesso: fu molto attento
a non farsi criticare a buon diritto in nessuna
cosa.
1: quibus ex malis: ex quibus malis, nesso rel. ut…emersit: prop. temporale. emersit: perché appunto i mala sono visti
come tempeste impetuose. quam ut plurimis…esset auxilio: frequente, ma non classico il tipo nihil aliud egit / facit
quam, laddove di norma avremmo nisi (Sint., p. 441). ut plurimis…esset auxilio è una sostantiva volitiva (cf. Sint., p.
379) perché ago ha il significato di «avere uno scopo»: cf., per converso, Nep. Hannib. 10.1: neque aliud quicquam egit
quam regem armavit («non ha fatto altro che armare il re»); plurimis…auxilio: doppio dat.
cum…conquireret: cum narrativo. proscriptos: part. sostantivato. cui…defuerit: relativa impropria con valore
consecutivo, come di norma con frasi negative o di senso negativo (cf. Sint.: 408). nemini non: «a ciascuno». manendi:
genit. gerundio: determina potestas.
2: post proelium Philippense: cioè dopo il 42. Aulum Torquatum: noto pompeiano (cf. § 1.4). omnia…supportari:
prop. sostantiva ogg. (determina iussit): siccome manca la persona cui si dà il comando, si usa l’infinito passivo.
omnia persequi: prop. sostantiva sogg.
29
3: illud: è determinato dalla sostantiva epesegetiva all’infinito (illius liberalitatem…fuisse). callidam: «astuta»: ha il
sema di callum. In senso figurato calleo significa «fare il callo, avere esperienza» (Cic. nat. deor. 3.25: appello….callidos,
quorum tamquam manus opere, sic animus usu concalluit); spesso, come qui, in senso peggiorativo.
4: quod…venditavit…succurrit: prop. sost. epesegetica (determina id). qui quidem…coluerit: quidem usato nel senso
di quippe: rel. causale (Lupus 1876, p. 168s.). quam florentem: secondo termine di paragone (risponde a non minus post
mortem): si noti la variatio sintattica rispetto al primo (post mortem).
5: Attico obbedisce insomma al galateo del beneficium: qui beneficium dedit, taceat; narret, qui accepit (Sen. benef.
2.11.2); qui praestiterunt, obliviscantur, pertinax sit memoria debentium (benef. 1.4.5); sulla memoria in relazione al
beneficium, D. Averna, Fortuna nel de beneficiis di Seneca, in G. Picone (ed.), Benefattori e beneficati. La relazione
asimmetrica nel de beneficiis di Seneca, Palermo 2009, pp. 17ss., E. Ducci, La rivalutazione del tempo nel de beneficiis
di Seneca: analisi tematica dei libri I-II, in G. Picone, cit., pp. 159ss. quod neque laedebat…neque…non malebat:
prop. causale. neque…non = et. L’ultio, la vendetta, è un dovere fondamentale per l’etica antica (A. Traina, Il libro XII
dell’Eneide, in Poeti latini (e neolatini), III, Bologna 1994, p. 86), quindi la rinuncia di Attico diventa tanto più
significativa. si…acceperat: prop. condizionale. quam: agg. indefinito.
quae…tribuerat: relativa prolettica.
meminerat: perfectum praesens: cf. §9.7. quoad…erat: prop. temporale che esprime la successione immediata (Sint.,
p. 422s.). qui acceperat: prop. rel.
6: ut…videatur: prop. sostantiva di fatto. sui cuique mores fingunt fortunam hominibus: è un verso (senario
giambico) attribuito a un anonimo autore di Palliatae (cioè commedie): corrisponde al fr. 62 Ribbeck2 (che però
accoglieva la congettura di Fleckeisen e Lachmann ad Lucr. 2.371, quique in luogo del dat. cuique; ma v. § 19.1). È una
variazione del più noto faber est suae quisque fortunae.
qui cavit…ne…plecteretur: prop. relativa: ne plecteretur è sostantiva ogg. (determina cavit) con ut + cong. qua in re:
= in qua re; qua è pron. indef.
DETERMINAZIONI DI TEMPO
30
USI DI QUISQUE
Il pronome quisque, quidque ed il corrispondente aggettivo quisque, quaeque quodque (‘ciascuno, ciascuna cosa’)
si possono utilizzare unicamente nelle seguenti posizioni:
- dopo un pronome personale o riflessivo. Es. Sibi quisque dat mores ‘Ciascuno dà a se stesso le proprie
abitudini’
- dopo un pronome interrogativo o relativo. Es. Defendat quod quisque sentit ‘Ciascuno difenda ciò in cui
crede’
- dopo un numerale ordinale. Es. quarto quoque anno ‘ogni quattro anni’
- dopo un superlativo. Es. optimus quisque ‘i migliori’
12.1 His igitur rebus effecit ut M. Vipsanius Perciò, dunque, fece sì che Marco Vipsanio
Agrippa, intima familiaritate coniunctus Agrippa, legato al giovane Cesare da un’intima
adulescenti Caesari, cum propter suam gratiam amicizia, pur potendo scegliere qualsiasi partito
et Caesaris potentiam nullius condicionis non in forza del favore di cui godeva e della potenza
haberet potestatem, potissimum eius deligeret di Cesare, prediligesse di gran lunga
affinitatem praeoptaretque equitis Romani imparentarsi con Attico e preferisse sposarsi,
filiam generosarum nuptiis. 2 Atque harum invece che con una nobildonna, con la figlia di
nuptiarum conciliator fuit (non est enim un cavaliere Romano. E promotore di queste
celandum) M. Antonius, triumvirum rei nozze fu (non bisogna, infatti, nasconderlo)
publicae <constituendae>: cuius gratia cum Marco Antonio, triumviro preposto alla riforma
augere possessiones posset suas, tantum afuit a della costituzione dello stato: pur potendo
cupiditate pecuniae, ut nulla in re usus sit ea nisi accrescere i propri possedimenti grazie al favore
in deprecandis amicorum aut periculis aut di Antonio, fu tanto lontano dal desiderio di
incommodis. 3 Quod quidem sub ipsa arricchirsi che in nessuna occasione si servì di
proscriptione perillustre fuit. Nam cum L. quel favore, se non per allontanare pericoli o
Saufei equitis Romani, aequalis sui, qui sventure dei propri amici. Questo atteggiamento
complures annos studio ductus philosophiae appunto emerse molto chiaramente durante la
habitabat <Athenis> habebatque in Italia proscrizione stessa. Infatti, quando i triumviri,
pretiosas possessiones, triumviri bona in accordo alle modalità con cui allora si agiva,
vendidissent consuetudine ea, qua tum res avevano messo in vendita i beni di Lucio
gerebantur, Attici labore atque industria factum Saufeio, cavaliere Romano e suo coetaneo, che,
est, ut eodem nuntio Saufeius fieret certior se per i suoi studi filosofici, abitava ad Atene da
patrimonium amisisse et recuperasse. 4 Idem L. molti anni e aveva in Italia possedimenti di
Iulium Calidum, quem post Lucreti Catullique valore, grazie agli energici sforzi di Attico
mortem multo elegantissimum poetam nostram accadde che Saufeio venisse a sapere dal
tulisse aetatem vere videor posse contendere, medesimo messaggero di aver perso il proprio
neque minus virum bonum optimisque artibus patrimonio e di averlo recuperato. Attico salvò
eruditum, post proscriptionem equitum propter Lucio Giulio Calido, che mi sembra di poter dire
magnas eius Africanas possessiones in sia stato il poeta di gran lunga più raffinato,
proscriptorum numerum a P. Volumnio, dopo la morte di Lucrezio e Catullo, che il
praefecto fabrum Antonii, absentem relatum nostro tempo abbia prodotto, non meno onesto e
expedivit. 5 Quod in praesenti utrum ei acculturato nei migliori rami del sapere: dopo la
laboriosius an gloriosius fuerit, difficile est confisca sancita ai danni dei cavalieri, era stato
iudicare, quod in eorum periculis non secus inserito, nonostante fosse lontano, nella lista dei
absentes quam praesentes amicos Attico esse proscritti da Publio Volumnio, assistente
curae cognitum est. personale di Antonio. Sarebbe difficile
giudicare se questa azione gli abbia portato più
fatica o gloria in quell’occasione, poiché è
risaputo che Attico aveva a cuore i propri amici
in pericolo, lontani o vicini che fossero.
31
1: M. Vipsanio Agrippa: 63-12 a.C. Fu il braccio destro di Ottaviano fin dai suoi esordi come capo militare e politico;
molte le sue vittorie, tra cui la più celebre quella di Azio (31). Agrippa sposò in prime nozze Cecilia (36), figlia di Attico
(da cui nacque almeno una bambina,Vipsania Agrippina: cf. § 19.4); i due divorziarono nel 28, quando Agrippa sposò in
seconde nozze Marcella, nipote di Ottaviano. ut…deligeret…preoptaretque: prop. sostantive di fatto (determinano
effecit); praeopto aliquid alicui (=nuptiis). cum…haberet: cum + cong. (concessivo). nullius condicionis non: «di
qualsiasi matrimonio» (nullus non = «ogni, tutti»; condicio: «matrimonio contratto», e quindi per metonimia «potenziale
matrimonio» (OLD s.v. 2b). generosarum: cf. § 1.3.
2: constituendae: integrazione del codex Puteanus: triumvir rei publicae constituendae [consulari potestate] è il titolo
ufficiale della carica testimoniato sia in testi letterari sia nei documenti ufficiali dell’epoca, che sancisce la temporaneità
della carica stessa (istituita a Bologna nel 43 tra Antonio, Ottaviano e Lepido, con durata quinquiennale); il gerundivo al
dativo ricorre spesso con sostantivi composti di vir a indicare incarichi pubblici (Sint., p. 297).
cum…augere…posset: cum + cong. (concessivo). cuius: = eius, nesso rel. ut…usus sit: prop. consecutiva. nisi in
deprecandis…aut periculis aut incommodis: nisi è ellittico del verbo: «eccetto che» (OLD s.v. 6); nisi rispetto a si non
(«nel caso che non»: può negare qualunque termine della frase) ha la negazione anteposta («tranne il caso che»: nega
l’intera frase), ma non sempre tra i due ci sono apprezzabili differenze semantiche: cf. Sint., p. 439s. Chiaramente in
deprecandis (abl. del gerundivo)…periculis… incommodis risponde a nulla in re (= in re nulla, anastrofe) della
sovraordinata.
3: quod: nesso rel. sub ipsa proscriptione: sub ha valore temporale («durante, nel corso di»): OLD s.v. 12.
cum…triumviri bona vendidisset: cum narrativo (temporale). L. Saufei: gen., determina l’acc. bona. Cavaliere
Romano, noto per essere seguace dell’epicureismo (come traspare dall’epistolario ciceroniano). Il suo soggiorno ad Atene
è testimoniato anche dal fatto che lì in suo onore furono erette delle statue (come era stato fatto per Attico: cf. § 3.2).
qui…habitabat…habebat: prop. relative. Athenis: l’integrazione del locativo è già in alcuni degli Itali (dove però è
posto prima del verbo); la collocazione dopo habitabat, che si deve a Nipperday, non è universalmente accettata ma è
metodologicamente superiore perché non solo salva il parallelismo (habitabat Athenis…habebat in Italia), ma anche
perché spiega la genesi dell’errore, cioè la caduta di Athenis tra habitabat e habebat. habitabat: frequentativo-intensivo
di habeo (si noti quindi la figura etimologica): come habeo, intransitivo nell’accezione di «tenersi, abitare», poi anche
transitivo per analogia con colo (cf. A. Traina, Bilancio di un’Enciclopedia, in Poeti latini (e neolatini), IV, Bologna
1994, 127). qua…gerebantur: prop. relativa (antecedente: ea consuetudine). ut…fieret certior: prop. sostantiva di fatto
(determina factum est). certior fio: «sono informato»; è determinato dalle prop. sostantive ogg. all’infinito (se, sogg.,
patrimonium amisisse et recuperasse); certiorem aliquem facere de aliqua re, alicuius rei: «informo qualcuno su
qualcosa». Attico, insomma, sembra contraddire il noto proverbio factum…fieri infectum non potest (it.: «Il fatto non si
può disfare»).
4: L. Iulium Calidum: Calidum è correzione necessaria per il tràdito Calidium. Secondo F. Della Corte (Il poeta Lucio
Giulio Calido, «RCCM» 13, 1965, 416ss.) è da identificarsi con il poeta elegiaco Ligdamo (che è uno pseudonimo,
appunto), ma è tesi azzardata. C’è chi dubita che dietro questo personaggio dall’identità estremamente aleatoria non si
debba leggere quello di C. Licinio Calvo, come già immaginava il Cichorius (v. Horsfall 1989 ad l.); forse però il
riferimento si dovrebbe prendere semplicemente come un’ulteriore prova del ‘cumulo di rovine’ (secondo una felice
espressione di E. Norden) che ci resta dell’antichità (a questa ipotesi si rassegna anche L. Canfora, Vita di Lucrezio,
Palermo 1993, 39s.). Lucrezio e Catullo vengono identificati già dai contemporanei (sono accoppiati anche in Vell. 2.36.2)
come i due principali poeti del loro tempo (anche se i rapporti cronologici tra i due ci sfuggono: sulla questione, cf. e.g.
G.G. Biondi, Lucrezio e Catullo. Osservazioni su una vexata quaestio (con note sulla interpretazione e la cronologia di
Catull. 64 e 68), «Paideia» 58, 2003, 207ss., che si schiera a favore della dipendenza di Lucrezio da Catullo). Lucrezio
morì verosimilmente nel 50 o nel 49 più che nel 55, come vorrebbe la vulgata, e, come ha ben mostrato A. Traina, Lucrezio
e la “congiura del silenzio”, in Poeti latini (e neolatini). Note e saggi filologici, I2, Bologna 1986, 81ss., su di lui non
pesò alcuna censura da parte dei contemporanei (sul passo di Cornelio, p. 85); Catullo morì certamente dopo il 55. A
Nepote Catullo dedicò il proprio libellus (1.3ss., dove Nepote viene menzionato per i suoi Chronica; difficile seguire la
lettura ironica proposta da alcuni, tra cui B.J. Gibson, Catullus 1.5-7, «CQ» 45, 1995, 569-573) e secondo qualcuno
Nepote fu uno dei patroni di Catullo (sui rapporti tra i due, cf. B. Dunsch, Omne aevum tribus explicare chartis: zur
Freundschaft von Nepos und Catull, «A&A» 58, 2012, 37-51 e in italiano, A. Agnesini, Catullo e Cornelio Nepote: un
patrono…e una patrona, in A. Cavarzere, G. Bernardi Perini, Orizzonti culturali di Cornelio Nepote: dal Po a Roma,
Firenze 2013, 75-87). quem…expedivit: il periodo è sintatticamente molto complesso: costruisci così la relativa
(quem…contendere): quem videor posse contendere nostram aetatem tulisse multo elegantissimum poeta post
mortem…: videor, qui costruito personalmente, è il v. della prop. relativa ed è determinato da posse contendere, a sua
volta determinato dalla prop. sostantiva ogg. nostram aetatem tulisse quem (c. ogg.) elegantissimum poetam (predicativo
dell’ogg.); multo: l’abl. di misura con il superlativo, che ha destato qualche sospetto, è stato ben difeso da L. Alfonsi,
Varia, «GIF» 20, 1978, p. 297. aetatem: è «il tempo nella sua continuità…il “tempo” sentito come una forza agente
sull’uomo» (A. Traina, Semantica del carpe diem, in Poeti latini (e neolatini). Note e saggi filologici, I2, Bologna 1986,
p. 243). virum bonum…eruditum: in apposizione all’acc. L. Iulium Calidum. P. Volumnio: cf. § 9.4. praefecto
fabrum: in età classica non indica il capo del genio militare, ma l’assistente personale, il capo di gabinetto. expedivit: v.
della principale, indica il liberare, ex, da un qualcosa che ostacola i piedi, pes, «impiccio» (contrario impedio); c. ogg. è
32
L. Iulium Calidum, mentre absentem è pred. dell’oggetto. relatum è part. perf. riferito ancora all’ogg.: referre in
numerum: «registrare, inserire nel novero».
5: quod…utrum…laboriosus an gloriosus fuerit: prop. interr. indir. disgiuntiva: determina iudicare (che, a sua volta,
determina la principale, difficile est). quod: nesso rel. in praesenti: «nel caso in questione, in questa occasione» (OLD
s.v. 11c). quod…cognitum est: prop. causale; cognitum est è perfectum praesens (Sint., p. 224): la forma passiva rende
il nostro ‘si’ impersonale: «si sa» (Sint., p. 212). non secus absentes quam praesentes amicos Attico esse curae: prop.
sostantiva sogg. all’infinito, che determina cognitum est. Attico…curae è doppio dativo; absentes è predicativo del sogg.
amicos. secus («diversamente») è determinato dalla comparativa accorciata quam praesentes: quam, specie dopo aliter,
contra e secus, può sostituire atque (Sint., p. 463).
I VERBI FREQUENTATIVI
avevano originariamente valore di stato, e quindi significato durativo (habito «mi tengo sempre in un luogo»)
in opposizione al semplice (habeo), oppure, laddove il semplice fosse scomparso, con il corrispondente composto
momentaneo (es. specto, «sto a guardare», adspicio, conspicio «rivolgo lo sguardo»). Successivamente si sono
specializzati con valore di iterazione (cursito, iacto, nuto), di intensità (quasso, rapto), di conato (prenso, capto),
di consuetudine (cubito, uisito [dal desiderativo uiso, a sua volta derivato da uideo]), o ancora può indicare anche
attenuazione nel tempo (dormito, lusito, uolito).
13.1 Neque vero ille minus bonus pater familias E come capo di famiglia fu ritenuto non meno
habitus est quam civis. Nam cum esset onesto che come cittadino. Infatti, pur essendo
pecuniosus, nemo illo minus fuit emax, minus ricco, nessuno rispetto a lui fu meno bramoso di
aedificator. Neque tamen non in primis bene comprare e meno incline a costruire. Tuttavia,
habitavit omnibusque optimis rebus usus ebbe dimore eccellenti e godette di tutte le
est. 2 Nam domum habuit in colle Quirinali comodità migliori. Infatti, sul Quirinale aveva la
Tamphilianam, ab avunculo hereditate relictam, casa Tamfiliana, lasciatagli in eredità dallo zio
cuius amoenitas non aedificio, sed silva materno, la cui bellezza consisteva non
constabat: ipsum enim tectum antiquitus nell’edificio, ma nel parco: infatti la costruzione
constitutum plus salis quam sumptus habebat: in stessa, eretta in tempi antichi, era più elegante
quo nihil commutavit, nisi si quid vetustate che lussuosa: non vi apportò alcuna modifica,
coactus est. 3 Usus est familia, si utilitate tranne alcune cui lo costringeva il passare del
iudicandum est, optima, si forma, vix mediocri. tempo. La sua servitù era ottima, se bisogna dare
Namque in ea erant pueri litteratissimi, un giudizio sull’utilità, ma dal punto di vista
anagnostae optimi et plurimi librarii, ut ne della presenza a stento sufficiente. Infatti,
pedisequus quidem quisquam esset, qui non c’erano ragazzi molto colti, lettori ottimi e
utrumque horum pulchre facere posset, pari moltissimi copisti, al punto che non c’era nessun
modo artifices ceteri, quos cultus domesticus valletto che non sapesse fare bene l’una e l’altra
desiderat, adprime boni. 4 Neque tamen horum cosa; allo stesso modo, erano del tutto adeguati
quemquam nisi domi natum domique factum gli altri artigiani richiesti dalla cura della casa.
habuit: quod est signum non solum continentiae, E, tuttavia, gli schiavi che aveva erano tutti nati
sed etiam diligentiae. Nam et non intemperanter e cresciuti nella sua casa, segno non solo di
concupiscere, quod a plurimis videas, moderazione, ma anche di oculatezza. Infatti, si
continentis debet duci, et potius diligentia quam deve considerare tipico di chi è moderato il non
pretio parare non mediocris est bramare in maniera sfrenata ciò che si potrebbe
industriae. 5 Elegans, non magnificus, vedere essere desiderato dai più, ed è
splendidus, non sumptuosus: omnique diligentia dimostrazione di zelo non comune procurarselo
munditiam, non affluentiam affectabat. Supellex con il proprio impegno anziché con il denaro.
modica, non multa, ut in neutram partem Era elegante, ma non pomposo, signorile, ma
conspici posset. 6 Nec praeteribo, quamquam non prodigo: con tutto il suo impegno si
nonnullis leve visum iri putem, cum in primis sforzava di essere un uomo di classe e non
lautus esset eques Romanus et non parum dedito al lusso. L’arredamento era modesto, non
liberaliter domum suam omnium ordinum eccessivo, tale che non si faceva notare né in un
homines invitaret, [scimus] non amplius quam senso né nell’altro. Sebbene ritenga che ad
33
terna milia [aeris] peraeque in singulos menses alcuni potrà sembrare cosa di poco conto, non
ex ephemeride eum expensum sumptui ferre tralascerò di dire che, nonostante fosse tra i
solitum. 7 Atque hoc non auditum, sed cavalieri Romani più ricchi e invitasse, in
cognitum praedicamus: saepe enim propter maniera non scarsamente generosa, a casa sua
familiaritatem domesticis rebus interfuimus. gente di ogni ceto sociale, era solito registrare
sul libro dei conti una somma di non più di 3.000
sesterzi destinati alle spese in misura uguale
mese per mese. E lo dico non per sentito dire,
ma perché lo so: spesso, infatti, per il rapporto
che mi legava a lui partecipai
all’amministrazione della sua casa.
1: pater familias: il focus si sposta ora su Attico come proprietario e amministratore dei propri beni immobiliari (ThlL
s.v. pater 10.1.690, 46ss.: «is, qui rei familiari administrandae operam dat»): pater familias infatti insiste più su questo
aspetto che non sull’esercizio del potere sopra la familia (cf. anche § 4.3: Attico è non indiligens pater familias, ancora
prima di sposarsi): cf. R. Ph. Saller, Pater familias, mater familias, and the Gendered Semantics of the Roman Household,
«CPh» 94, 1999, 189ss., su questo passo p. 190. Attributi come bonus o diligens sono ovviamente comuni (cf. ancora
ThlL, cit., ll. 65ss.).
cum…pecuniosus: cum + cong. (concessivo). emax: ‘desideroso di comprare’ (emere): l’aggettivo è molto raro, ma cf.
Cato agr. 2.7: patrem familias vendacem, non emacem esse oportet. aedificator: nomen agentis (aedifico > aedes, «casa»
+ -tor): «costruttore», ma qui significa, con sfumatura negativa, «amante del costruire»: cf. Colum. 1.4.8: eleganter igitur
aedificet agricola: nec sit tamen aedificator. Il discorso si inserisce nella tipica critica moralistica alle case di lusso (cf.
e.g. E. Gabba, Riflessioni antiche e moderne sulle attività commerciali a Roma nei secoli II e I a.C., in Id., Del buon uso
della ricchezza, Milano 1988, 89ss. e E. Romano, Dal de officiis a Vitruvio, da Vitruvio a Orazio: il dibattito sul lusso
edilizio, in Le projet de Vitruve, Rome 1992, pp. 63-93): cf. Cic. off. 1.140 a proposito della casa di Lucullo. Aedificatio
assume una sfumatura negativa già in Catone (ORF3 174).
neque…non: «così pure, e similmente». in primis bene habitavit: bene determina habitavit (dice il modo in cui si
esplica l’azione dell’habitare), in primis ne indica il massimo grado.
2: domum…Tamphilianam: celebre cenacolo culturale, così chiamata perché appartenuta in precedenza alla famiglia
dei Tanfili: qui, grazie ad Attico (che l’aveva ricevuta in eredità dallo zio Quinto Cecilio: cf. § 5), si riunivano i più
importanti intellettuali del tempo. cuius…constabat: prop. relativa. plus salis quam sumptus: salis è gen. partitivo: sui
modi di rendere ‘più’ in lat., cf. Sint., p. 198s. quam sumptus è ovviamente il secondo termine di paragone (quam + caso
del primo termine, cioè gen.). salis è stato più volte sospettato e orrendamente emendato (cf. da ultimo E. Courtney, Some
Passages of Sallust, Nepos and Tacitus, «Prometheus» 38, 2012, p. 154), ma il testo è sicuramente sano: in senso figurato,
sal indica ciò che dà ‘sapore’ a una persona o a una cosa. La casa, insomma, riflette le qualità del suo proprietario (cf.
anche M. Fitzpatrick Nichols, Authors and Audience in Vitruvius’ De architectura, Cambridge 2017, p. 112), e la sua
eleganza, all’insegna di modus e mediocritas, corrobora la dignitas di Attico: cf. Cic. off. 1.138ss. a proposito della domus
ideale, non troppo lussuosa ma nemmeno povera, con E. Narducci, Il comportamento in pubblico (Cicerone, de officiis I
126-149), «Maia» 36, 1984, pp. 226-8; come dice ancora Cicerone (off. 1.139), Ornanda enim est dignitas domo, non ex
domo tota quaerenda, nec domo dominus, sed domini domus honestanda est. nisi si: il nesso mostra che nella coscienza
dei parlanti il valore etimologico di nisi (*ne-si) tendeva a oscurarsi: cf. Sint., p. 440 n. 2. quid…coactus est: scil.
commutare. quid è pron. indefinito.
3: familia: abl., determina usus est; derivato di famulus, «servo»: la familia di Attico è composta interamente da schiavi
nati in casa, come si dirà nel par. successivo (cf. Quint. inst. 5.10.67: hic servus…aut verna, scil. schiavo nato in casa,
tuus est aut emptus est aut donatus aut testamento relictus aut ex hoste captus aut alienus), a riprova della sua mancanza
di emacitas; in Hor. epod. 2.65 i vernae, definiti ditis examen domus, si siedono a tavola assieme al padrone, in un idillico
quadretto di serenità famigliare. Sugli schiavi nati in casa, cf. H. Sigismund Nielsen, Ditix examen domus? On the Use of
the Term Verna in the Roman Epigraphical and Literary Sources, «C&M» 42, 1991, pp. 221ss., sul passo p. 225; non
sempre veniva loro insegnato a leggere e scrivere (cf. S.F. Bonner, Education in Ancient Rome. From the elder Cato to
the younger Pliny, Cambridge 1977, p. 36s., che ricorda il caso del grammatico Remmio Palemone, verna che riuscì a
diventare un insegnante molto dotto e famoso – fu il maestro di Quintiliano). optima…mediocri: predicativi di familia.
si forma: scil. iudicandum est: forma è abl. di limitazione (come il precedente utilitate).
anagnostae: grecismo: «lo schiavo deputato alla lettura» (è nomen agentis, da ἀναγιγνώσκειν, «leggere»). ut…esset:
prop. consecutiva. pedisequus: pes + sequor: lo schiavo che segue il padrone ovunque vada, incaricato di varie
mansioni (come portare il parasole, fare largo al padrone in mezzo alla folla ecc.); pedisequi sono anche quegli schiavi
(i capsarii) che accompagnano il giovane signore a scuola (cf. Hor. serm. 1.6.78; Iuv. 10.117).
qui…facere posset: relativa consecutiva, comune con espressioni personali e impersonali formate da verbi come esse,
invenire, reperire ecc. (Sunt qui ita loquantur: «c’è chi parla così»); molto frequente quando questi verbi si trovano in
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frasi negative (nemo est qui ita loquatur: «non c’è nessuno che parla così»): cf. Sint., pp. 407-9. utrumque horum:
horum è gen. partitivo (si riferisce all’attività di anagnosta e librarius).
4: neque…habuit: «e non ebbe nessuno di questi se non…». domi: cf. § 7.2. continentiae…diligentiae: per molti aspetti
analoga alla temperantia, la continentia è la virtù di chi è moderato, di chi sa con-tenersi (cum + teneo): è naturalmente
il risultato del fatto che Attico reprime le proprie cupiditates (cf. Cic. inv. 2.164: continentia est, per quam cupiditas
consilii gubernatione regitur). In diligentia c’è non solo l’idea dell’ ‘impegno’, ma anche quella di una scelta (dis + lego)
consapevole da parte di Attico. Nepote glossa entrambi i termini nella frase successiva (et non intemperanter
concupiscere, quod a plurimis videas, continentis debet duci…diligentia parare…non mediocris est industriae), il che
esclude la correzione, proposta da Håkanson, del primo diligentia in disciplina.
non intemperanter concupiscere: prop. sost. sogg. (determina debet duci). concupiscere derivato (incoativo) di cupio:
«provare un forte desiderio»: il preverbio con qui indica l’intensità dell’azione (Haverling, On -Sco Verbs, cit., p. 257).
Cupisco e concupio sono forme tarde e molto rare, equivalenti a concupisco nel significato (Haverling, cit., p. 266 e 393).
quod…videas: scil. id quod a plurimis concupisci videas. Prop. relativa: videas è congiuntivo potenziale (al ‘tu
indeterminato’). continentis: gen. di convenienza, come il successivo mediocris…industriae: cf. Sint., p. 73. potius
diligentia quam pretio parare: prop. sost. sogg.
5: elegans, non magnificus, splendidus, non sumptuosus: la serie aggettivale bimembre, marcata dall’asindeto, è tutta
giocata sull’antitesi di termini semanticamente vicini (e, almeno la prima, passibili di una doppia valutazione dal punto
di vista etico: elegantia e magnificentia sono voces mediae), ma di segno opposto e riassume in maniera brillante,
idealizzandolo, il personaggio, posto come modello etico di mediocritas lontana dagli eccessi, e sembra scagionare Attico
da accuse che potrebbero essergli mosse dai più affezionati all’ormai invecchiato sistema di valori dell’età arcaica: Attico
è elegans, «raffinato» (da un intensivo durativo di lego, «che sa sciegliere»), come appunto si richiede a un campione di
humanitas e urbanitas, ma non magnificus: la magnificentia, anche in ambito edilizio, è socialmente accettabile in ambito
pubblico (Cic. Mur. 76: odit populus romanus privatam luxuriam, publicam magnificentiam diligit), ma in ambito privato
è spesso accostata alla luxuria: cf. Cic. off. 1.140 e Vell. 1.11.5; (sulla questione, A. La Penna, La legittimazione del lusso
privato da Ennio a Vitruvio. Momenti, problemi, personaggi, «Maia» 41, 1989, 3ss., spec. pp. 18ss.; altra bibliografia al
par. 1). Sull’elegantia di Attico, come qualità che assomma, in una prospettiva etico-estetica, il decoro e la finezza, cf.
La Penna, cit., p. 27. Splendidus, non sumptuosus: lo splendor è spesso riferito agli equites, in virtù della loro dignitas,
gratia, gloria o liberalitas, ma qui è esplicitamente associato a una ricchezza che sa mantenersi lontana dal lusso (cf.
Hellegouarc’h 1972: pp. 458-61 e La Penna 1989, cit., p. 25s.), che non si traduce nel sumptus. omni: correzione della
seconda mano di A adottata intelligentemente da Marshall per il tràdito omnis (omnis diligentia sogg.): in questa
sistemazione del testo omni diligentia diviene abl. strumentale. munditiam: è la grazia non affettata, l’eleganza non
ricercata: cf. Cic. off. 1.130 e F. Citti, Orazio. L’invito a Torquato, Bari 1994, 152s. affluentia: luxuria glossa Servio ad
Aen. 1.637 (e in questo senso torna in Tac. ann. 3.30, dove compare insieme a munditia: diversus a veterum instituto per
cultum et munditias copiaque et affluentia luxu propior e 16.18): in questa accezione, l’astratto, non attestato prima di
Nepote, deriva evidentemente dalla nozione di abbondanza (id quod ad-fluit). ut…conspici posset: prop. consecutiva. in
neutram partem: anche la suppellex deve essere improntata a una sana mediocritas: per Orazio (serm. 2.2.66) il sapiens
non deve soffrire per il suo in neutram partem cultus (sul passo, v. A. Traina, Una misura per l’esegesi (Hor. sat. 2., 2,
66), in Poeti latini (e neolatini), V, Bologna 1998, 201-4).
6: quamquam…putem: prop. concessiva. leve visum iri: prop. sostantiva ogg.; visum iri è infinito futuro passivo
(videor). cum…esset…invitaret: cum + cong. (concessivo). lautus: aggettivo verbale di lavo, quasi esclusivamente
utilizzato nel senso di «elegante, ricco» (lotus, la forma con la contrazione del dittongo, invece si specializza
semanticamente nel senso di «bagnato, lavato»: Ernout-Meillet s.v. lavo): anche la lautitia è vox media, in quanto rischia
di avvicinarsi alla luxuria (in età arcaica ha valore esclusivamente negativo), ma qui ogni pericolo è fugato
dall’accostamento con l’allitterante liberaliter (che rimanda senz’altro a un concetto positivo): cf. La Penna, cit., pp. 27ss.
domum suam: accusativo di moto a luogo (lativo), come di norma quando domum (ma anche domi, stato in l., o domo,
moto da l.) è determinato dal possessivo; invece con il gen. della persona si può dire tanto domi/domum/domo Caesaris
quanto in/ex domo o ad domum Caesaris; con ogni altro agg. si usa obbligatoriamente la costruzione preposizionale (in
pulchra domo ecc.): cf. Sint., pp. 142ss. terna milia: dopo il numerale i mss. tramandano aeris, «3.000 assi», una cifra
che è sembrata troppo bassa: gli editori perciò solitamente espungono aeris e intendono, pur non scrivendolo a testo, HS
(sesterzi). ex ephemeride: ephemeris è un grecismo (ἐφημερίς: LSJ s.v. I.2): qui indica il registro con le uscite e le entrare
giorno per giorno (ἐφ' ἡμέρας). eum…ferre solitum, scil. esse: prop. sostantiva ogg. (infinitiva): determina il praeteribo
iniziale (cf. ThlL s.v. 10.2.1020, 76ss. per questa struttura sintattica in luogo di quod + indic.; la Guillemin, invece,
conserva il tràdito scimus – generalmente espunto – e integra quod dopo iri putem).
7: interfuimus: è determinato dal dativo (Sint., p. 97).
Presentano il doppio nominativo (del sogg. e del predicativo del sogg.) i verbi:
- Che indicano un mutamento di stato o una condizione (es. fio, exixto, evado)
- Appellativi passivi (es. appellor, dicor, nominor, vocor, feror)
- Elettivi passivi (es. eligor, creor, nominor, designor)
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- Estimativi passivi (es. putor, existimor, iudicor, habeor)
N. B. I verbi appellativi, elettivi ed estimativi, alla forma attiva, possono invece reggere il costrutto del doppio
accusativo (dell’oggetto e del predicativo dell’oggetto).
14.1 Nemo in convivio eius aliud acroama Alla sua tavola nessuno sentì altro intrattenitore
audivit quam anagnosten, quod nos quidem che il lettore, cosa che noi riteniamo
iucundissimum arbitramur; neque umquam sine piacevolissima; né si è mai pranzato da lui senza
aliqua lectione apud eum cenatum est, ut non che qualcosa venisse letto, cosicché i convitati
minus animo quam ventre convivae provavano diletto non meno nell’animo che nel
delectarentur. 2 Namque eos vocabat, quorum palato: infatti invitava chi fosse di costumi non
mores a suis non abhorrerent. Cum tanta diversi dai suoi. Nonostante le sue ricchezze
pecuniae facta esset accessio, nihil de cotidiano fossero aumentate considerevolmente, non
cultu mutavit, nihil de vitae consuetudine, cambiò nulla delle sue abitudini quotidiane,
tantaque usus est moderatione, ut neque in nulla del suo modo di vivere; fu tanto moderato
sestertio vicies, quod a patre acceperat, parum se che nemmeno coi 2.000.000 di sesterzi ereditati
splendide gesserit neque in sestertio centies dal padre si comportò in maniera poco nobile, né
affluentius vixerit, quam instituerat, parique con i 10.000.000 visse più sontuosamente di
fastigio steterit in utraque fortuna. 3 Nullos quando aveva cominciato: in entrambe le
habuit hortos, nullam suburbanam aut condizioni si tenne negli stessi limiti. Non ebbe
maritimam sumptuosam villam, neque in Italia, alcun giardino, nessuna tenuta in periferia o
praeter Arretinum et Nomentanum, rusticum lussuosa villa al mare, né ebbe alcun podere di
praedium, omnisque eius pecuniae reditus campagna in Italia, eccetto che ad Arezzo e a
constabat in Epiroticis et urbanis Nomento: tutti i suoi proventi finanziari
possessionibus. Ex quo cognosci potest usum consistevano nei possedimenti in Epiro e in
eum pecuniae non magnitudine, sed ratione città. Da questo si può comprendere che era
metiri solitum. solito misurare il valore del denaro non sulla
base della quantità, ma della ragione per cui era
impiegato.
1: acroama: grecismo (ἀκρόαμα): propriamente, in quanto astratto, indica l’esibizione, lo spettacolo in cui si ascolta (e
quindi può essere detto di concerto o di letture), ma in questo senso è raro in latino (solo in Petronio e Sidonio). Nella
maggior parte delle occorrenze, per metonimia, indica chi esegue la performance. anagnosten: acc. alla greca: cf. § 13.3.
quod…arbitramur: prop. relativa.
cenatum est: la terza pers. sing., al passivo, dei v. intransitivi rende il nostro ‘si’ impersonale (e.g. pugnatur: «si
combatte»): cf. Sint., p. 211. ut…delectarentur: prop. consecutiva. Il ventre è l’organo per eccellenza degli animali, da
cui gli uomini, per ovvie ragioni, dovrebbero distinguersi (cf. Sall. Cat. 1.1); cedere alle raffinatezze dei banchetti era
certo motivo di biasimo nell’ottica tradizionale (nel discorso di Mario, in Sall. Iug. 81.41, vengono pesantemente criticati
coloro che anche in vecchiaia partecipano ai banchetti dediti ventri et turpissimae parti corporis) e i più severi custodi
del mos maiorum potrebbero accusare Attico di lascivia; ma i tempi appunto sono cambiati e il banchetto è socialmente
accettabile, a patto che, però, non si traduca in mera soddisfazione dei propri istinti più animaleschi (la dieta deve essere
appunto frugale: cf. F. Citti, Orazio. L’invito…, cit., pp. 37ss.). Interessante che questo motivo venga sfruttato anche da
Cicerone (nat. deor. 1.113) per la sua polemica antiepicurea: Nepote, sottolineando la parità tra piacere intellettuale e
fisico che i commensali ricavavano dai convivia di Attico, sembra quindi prevenire una critica che potrebbe essere stata
mossa ad Attico. Sul motivo moralistico del ventre, cf. S. Citroni Marchetti, Plinio il Vecchio e la tradizione del
moralismo romano, Pisa 1991, passim (s.v. «ventre»).
2: quorum…abhorrerent: prop. relativa con valore consecutivo. Cf. § 5.3.
cum…facta esset: cum + cong. (concessivo). ut…gesserit…vixerit…steterit: prop. consecutive. in sestertio vicies…in
sestertio centies: scil. in sestertium vicies (20 volte, avv. numerale moltiplicativo) scil. centenis milibus, cioè 2.000.000
sesterzi; centies (100 volte) scil. centenis milibus, cioè 10.000.000 sesterzi. affluentius…quam instituerat: al
comparativo di maggioranza dell’avv. (cf. affluentia, § 13.5) risponde una prop. comparativa; si noti l’ellissi dell’infinito
dopo instituerat (cf. ThlL s.v. 7.1.1989, 28ss.). Attico appunto non persegue l’affluentia, ma la munditia (§ 13.5). fastigio:
cf. § 10.2.
3: eum…metiri solitum: prop. sostantiva sogg. (solitum, scil. esse). usum: c. ogg.: significa «valore», cioè il potenziale
per l’utilizzo (OLD s.v. 11).
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15.1 Mendacium neque dicebat neque pati Non diceva mai menzogne né poteva tollerarle.
poterat. Itaque eius comitas non sine severitate Così la sua affabilità non era senza rigore e il suo
erat neque gravitas sine facilitate, ut difficile rigore non era senza indulgenza, cosicché era
esset intellectu, utrum eum amici magis difficile capire se gli amici per lui provassero
vererentur an amarent. Quidquid rogabatur, più rispetto o affetto. Di ogni richiesta che gli
religiose promittebat, quod non liberalis, sed fosse fatta dava garanzie di successo in modo
levis arbitrabatur polliceri quod praestare non scrupoloso, poiché riteneva che non fosse
posset. 2 Idem in tuendo, quod semel annuisset, proprio di chi è generoso, ma superficiale
tanta erat cura, ut non mandatam, sed suam rem promettere ciò che non si poteva mantenere. Si
videretur agere. Numquam suscepti negotii eum preoccupava così tanto nel mantenere ciò che
pertaesum est: suam enim existimationem in ea avesse un tempo accordato che sembrava
re agi putabat, qua nihil habebat carius. 3 Quo occuparsi di una questione personale, non di una
fiebat, ut omnia Ciceronum, M. Catonis, Q. di cui era stato incaricato. Non mostrò mai
Hortensii, Auli Torquati, multorum praeterea fastidio per essersi sobbarcato un impegno:
equitum Romanorum negotia procuraret. Ex quo riteneva, infatti, che nell’assolvimento di quel
iudicari poterat non inertia, sed iudicio fugisse compito fosse in gioco la sua reputazione, di cui
rei publicae procurationem. gli importava più di qualsiasi altra cosa. Perciò
accadeva che amministrasse tutti gli affari di
Marco e Quinto Cicerone, Marco Catone,
Quinto Ortensio, Aulo Torquato, e di molti altri
cavalieri Romani. Da questo si può concludere
che ha evitato di amministrare lo stato
consapevolmente, non per inerzia.
1: eius comitas non sine severitate erat neque gravitas sine facilitate: M. Deufert, Zwei Konjecturen zur Atticusvita
des Cornelius Nepos, «Philologus», 144, 2000, p. 144s. ha irragionevolmente proposto di scrivere neque facilitas sine
gravitate: così però, come è stato giustamente osservato (G. Sch. Korzeniowski, Zu Nep. Att. 15.1: eine Entgegnung,
«Philologus», 145, 2001, pp. 363s.), si perde la disposizione chiastica (e retoricamente efficace) di virtù ‘morbide’, nuove,
vs virtù austere e tradizionali (comitas : SEVERITAS : GRAVITAS : facilitate; per intrecci di questo genere, cf. anche
E. Narducci, Modelli etici e società. Un’idea di Cicerone, Pisa 1989, pp. 27ss. e Id., Il ‘personaggio’…, cit., pp. 165-7),
proseguita nella coppia verbale (VERERENTUR – affetto ‘freddo’, improntato sul rispetto, cf. § 5.1 : amarentur – affetto
‘caldo’, senza formalismi). La comitas è l’amabilità (deriva da una radice che significa «sorridere»; cf. anche comis) tesa
alla conquista della gratia (Hellegouarc’h 1972, p. 215s.), che in Attico convive con la severitas tradizionale (che qualifica
il suo essere austero, rigido: cf. Hellegouarc’h 1972, p. 281s.); gravitas è sinonimo di severitas (rimarca l’integrità morale:
cf. Hellegouarc’h 1972, pp. 279ss.), ‘corretta’ da una sana dose di facilitas (in senso attivo, la «capacità di lasciar fare»:
opposto a gravitas anche in Cic. Mur. 66 e off. 1.112: cf. Hellegouarc’h 1972: pp. 215ss.). ut difficile esset: prop.
consecutiva. intellectu: il supino in -u ha ovviamente valore di abl. di limitazione: determina l’agg. neutro difficile (Sint.,
p. 303s.). utrum…an: interr. indiretta disgiuntiva.
quicquid rogabatur: prop. relativa prolettica, introdotta dal pron. relativo indefinito (quisquis usato come sost.,
quicumque più spesso è agg.): cf. Sint., p. 173s. Al pass., sogg. di rogor (che si costruisce come doceor – anche se è raro,
celo) è la persona cui si fa la richiesta: rogor, interrogor de aliqua re / id (acc. del pron. neutro). religiose promittebat:
c’è un tono religioso nell’espressione: promitto viene impiegato originariamente nel senso di portendo nella lingua degli
àuguri (Ernout-Meillet s.v. mitto); religiose sottolinea l’obbligo morale da cui si sente vincolato Attico nell’assolvere alle
richieste che gli venivano fatte (E. Narducci, Il ‘personaggio’…, cit., p. 168): è possibile che nell’avverbio sia attiva una
delle due etimologie cui veniva ricondotto il termine religio, cioè religare («legare»). quod…arbitrabatur: prop.
causale. liberalis…levis: gen. di convenienza.
2: in tuendo: è congettura del Rutgersius accolta da Marshall per il tràdito nitendo (Fleckeisen proponeva invece tenendo,
stampato dalla Malcovati): tenendo è leggermente più vicino al ductus litterarum di nitendo, ma in ogni caso il senso non
cambia: tueor in prosa assume il valore di servo (Ernout-Meillet s.v.). ut…videretur agere: prop. consecutiva.
pertaesum est: v. assolutamente impersonale (taedet): si costruisce con l’acc. della persona e il gen. della cosa (o il
neutro del pron.). existimationem…agi: prop. sostantiva ogg. existimationem: l’opinione, la stima che gli altri hanno
su una certa persona: «il buon nome, la reputazione» (Hellegouarc’h 1972, p. 362s.), obiettivo principale di Attico (E.
Narducci, Il ‘personaggio’…, cit., pp. 165ss.). qua…habebat: prop. relativa; qua è abl. di paragone.
3: quo: nesso rel. ut…procuraret: sostantiva di fatto.
fugisse: prop. sostantiva sogg.: il sogg. è facilmente ricavabile dal contesto e quindi omesso (gli esempi in Nepote di
omissione del sogg. nelle infinitive sono raccolti da Lupus 1876, p. 2s.). non inertia sed iudicio: l’antitesi giustifica
37
l’estraneità di Attico alla politica come frutto di una scelta consapevole: non è dovuta a inertia, qui da intendere più che
come «incapacità» (in negativo + ars) come «pigrizia».
16.1 Humanitatis vero nullum afferre maius Non potrei produrre maggior prova della sua
testimonium possum, quam quod adulescens affabilità che questa: da ragazzo Attico fu
idem seni Sullae fuit iucundissimus, senex carissimo a Silla, che era vecchio, da vecchio al
adulescenti M. Bruto, cum aequalibus autem giovane Marco Bruto, ai suoi coetanei Quinto
suis Q. Hortensio et M. Cicerone sic vixit, ut Ortensio e Marco Cicerone fu così legato che è
iudicare difficile sit, cui aetati fuerit difficile giudicare a quale età sia stato più adatto.
aptissimus. 2 Quamquam eum praecipue dilexit A dire il vero, Cicerone provò per lui un affetto
Cicero, ut ne frater quidem ei Quintus carior così speciale che nemmeno suo fratello Quinto,
fuerit aut familiarior. 3 Ei rei sunt indicio rispetto ad Attico, gli fu più caro o intimo.
praeter eos libros, in quibus de eo facit Indizio di ciò, oltre ai libri pubblicati nei quali
mentionem, qui in vulgus sunt editi, undecim Cicerone lo menziona, sono gli undici rotoli di
volumina epistularum, ab consulatu eius usque lettere che mandò ad Attico dal suo consolato
ad extremum tempus ad Atticum missarum: fino all’ultimo periodo della sua vita: chi si trovi
quae qui legat, non multum desideret historiam a leggerle, non potrebbe rimpiangere molto la
contextam eorum temporum. 4 Sic enim omnia composizione di un’opera storica su quel
de studiis principum, vitiis ducum, mutationibus periodo. Infatti, tutto sulle attività dei capi
rei publicae perscripta sunt, ut nihil in eis non politici, sui vizi dei comandanti, sui
appareat et facile existimari possit, prudentiam cambiamenti dello stato è stato scritto, cosicché
quodam modo esse divinationem. Non enim in quelle lettere tutto viene a galla e si può
Cicero ea solum, quae vivo se acciderunt, futura facilmente pensare che la sua preveggenza fosse
praedixit, sed etiam, quae nunc usu veniunt, divinazione, in un certo modo. Infatti Cicerone
cecinit ut vates. non solo predisse ciò che sarebbe accaduto
quando era ancora in vita, ma anche annunciò
come un profeta ciò che accade ora.
1: quod…fuit…(fuit)…vixit: prop. sostantive con quod dichiarativo: costituiscono il secondo termine di paragone
(quam) che risponde al comparativo maius…testimonium della sovraordinata. cum aequalibus vixit: il verbo ha il
significato di «passare la vita (a stretto contatto con, insieme a)» (OLD s.v. 10). ut iudicare difficile sit: prop. consecutiva:
l’infinito iudicare determina difficile sit. cui…fuerit: interr. indir. (prop. sost. ogg. che determina iudicare).
2: quamquam: viene usato col valore coordinante di una particella avversativa a correggere o precisare quanto detto
precedentemente (Sint., p. 455); qui ha il valore di «a dire il vero» (OLD s.v. 3). ut…carior fuerit aut familiarior: prop.
consec. ne frater quidem: «nemmeno il fratello». ei: il dat. determina gli agg. comparativi.
3: ei rei…indicio: doppio dat. in quibus…facit…qui…sunt editi: prop. relative coordinate per asindeto. Attico è il
dedicatario del De amicitia e del De senectute; è un personaggio inoltre del De legibus, del Brutus, degli Academica
posteriora e del De finibus. undecim…missarum: a questo stadio le lettere di Cicerone ad Attico non erano ancora state
pubblicate (cf. § 1.4). Probabilmente Nepote aveva sotto mano una selezione dell’epistolario, e questo spiega il numerale
(noi abbiamo 16 libri di epistole; altri pensano che gli undici volumi in realtà non rispecchiassero una divisione per libri,
e che quindi Nepote avesse a disposizione la raccolta completa); inoltre la corrispondenza inizia nel 68, 5 anni prima della
data qui proposta (il consolato di Cicerone è del 63), e finisce nel 44 (l’ultima lettera è datata al 9 dicembre), quindi non
continuò ad extremum tempus (cioè il 43, morte di Cicerone): si è pensato che le ultime lettere siano state escluse dalla
pubblicazione per riferimenti poco lusinghieri verso Ottaviano. Sulla questione, v. Horsfall 1989 ad l. con la bibliografia
segnalata. quae qui legat: quae è nesso rel. (scil. volumina). legat è cong. eventuale. desideret: cong. potenziale.
contextam: part. perf. di contexo: il verbo viene qui usato per la prima volta nel senso di «comporre» (ThlL s.v. 4.692,
73ss., in questa accezione solo in testi tardi), ma la metafora del tessere e in generale l’impiego del campo semantico della
tessitura per la composizione letteraria ha una storia molto lunga (cf. J. Scheid-J. Svenbro, The Craft of Zeus. Myths of
Weaving and Fabric, Cambridge 1996); per noi ‘testo’ è ormai una metafora morta, lessicalizzata. Per Hosfall 1989 ad l.
significherebbe invece «continuata».
4: ut appareat…existimari possit: prop. consecutive. nihil…non: «tutto»: cf. § 10.1. prudentiam…esse divinationem:
prop. sostantiva sogg. Il carattere profetico di Cicerone viene anticipato da appareat, che afferisce sempre al lessico della
rivelazione, e si concretizza in prudentia, qui usato in senso etimologico (pro-videntia: «preveggenza, capacità di vedere
prima»: cf. ThlL s.v. 10.2.2380, 10ss. e 2381, 45ss.); traduce male Horsfall 1989: «good sense». Nepote identifica ciò che
altri, dando a divinatio un valore negativo (cf. Fronto, p. 5, 7), cercheranno di disgiungere. Il complimento a Cicerone,
38
eccessivamente pomposo secondo alcuni, ricalca evidentemente il § 9.1, dove, a proposito di Attico, prudentia e divinatio
sono già state esplicitamente accostate.
ea…futura, scil. esse: prop. sost. ogg. (determina prae-dixit). quae se vivo acciderunt: prop. rel.; se vivo: abl. ass.: vivo
è agg. in funzione predicativa che sostituisce il part. quae nunc usu veniunt: usu venire vale «accadere, capitare nella
propria esperienza» (OLD s.v. usus 8); può essere costruito col dat. della persona. cecinit ut vates: cano è il verbo del
vaticinari ed è ovviamente appropriato ai vates, i «profeti» (sulla storia del termine, cf. H. Dahlmann, Vates, «Philologus»
97, 1947, pp. 337-53): cf. Enn. ann. 207 Sk.: quos, scil. versus, olim Faunei vatesque canebant.
Oltre al caso di videor (costruzione personale), il nominativo con l’infinito si incontra anche con altri verbi
copulativi passivi, per lo più verba dicendi e existimandi (dicor, narror, audior, nuntior, feror, trador, perhibeor;
existimor, putor, habeor, credor, iudicor, reperior, invenior).
Tali verbi preferiscono tuttavia la costruzione impersonale (verbo alla 3a pers. singolare, sostantiva seguente con
accusativo e infinito):
– nelle forme composte
es. In hac habitasse platea dictum est Chrysidem. “Mi è stato detto che Crisisde abitava in questa piazza”.
– con i verbi servili
es. Ut facile existimari posset nihil eos de eventu eius diei timuisse. “Di modo che si poteva facilmente pensare che
essi non avevano avuto alcun timore sull’esito di quella giornata”
– nelle proposizioni incidentali
es. Germani ad eum venerunt, ut dicebatur, sui purgandi causa. “I Germani vennero da lui, come si diceva, per
giustificarsi”.
La costruzione del nominativo con infinito si incontra poi con alcuni verbi passivi che significano “comandare,
permettere, vietare”, e cioè iubeor, vetor, prohibeor, sinor, cogor.
17.1 De pietate autem Attici quid plura Perché dovrei dire di più sulla devozione di
commemorem? Cum hoc ipsum vere gloriantem Attico? Durante il funerale della madre, che
audierim in funere matris suae, quam extulit seppellì novantenne quando lui ne aveva
annorum nonaginta, cum ipse <esset> septem et sessantasette, ho sentito lui stesso andare
sexaginta, se numquam cum matre in gratiam orgoglioso di questo, che mai si era riconciliato
redisse, numquam cum sorore fuisse in con lei e mai si era scontrato con la sorella, quasi
simultate, quam prope aequalem sua coetanea. Questo è il segno che o non si
habebat. 2 Quod est signum aut nullam umquam lamentarono mai l’uno dell’altro o che Attico è
inter eos querimoniam intercessisse, aut hunc ea stato così indulgente verso i suoi che
fuisse in suos indulgentia, ut, quos amare considerava come un sacrilegio arrabbiarsi con
deberet, irasci eis nefas duceret. 3 Neque id fecit chi doveva amare. E non lo fece solo per sua
natura solum, quamquam omnes ei paremus, sed natura, sebbene tutti a essa obbediamo, ma
etiam doctrina: nam principum philosophorum anche in conformità con la sua educazione:
ita percepta habuit praecepta, ut iis ad vitam infatti aveva assimilato i precetti dei principali
agendam, non ad ostentationem uteretur. filosofi così da impiegarli per vivere e non per
ostentarli.
1: pietate: parola notoriamente intraducibile, è ovviamente un concetto fondamentale della cultura romana: assomma il
senso del dovere all’affettività, può essere diretta a uomini o dèi (è bipolare) ed è caratterizzata dalla reciprocità. Sul
termine, cf. almeno A. Traina, s.v., «Enciclopedia Virgiliana» IV, Roma 1988, 93ss. commemorem: congiuntivo indip.
dubitativo (al pres. per il pres., all’imperf. per il passato).
cum…audierim: cum + cong. (causale). audierim (cong. perf. di audio, tema audi-) è costruito con il part. pres. con
valore predicativo gloriantem, a indicare la percezione diretta (mentre audio con l’infinito esprime per lo più una
constatazione: «sento dire da altri»): cf. Sint., p. 280s. quam extulit: prop. relativa. annorum nonaginta è genitivo
qualitativo, uno dei modi che esprime l’età, insieme a 1) natus con l’acc. del cardinale; 2) agere con l’acc. dell’ordinale
aumentato di uno; 3) habere con l’acc. del cardinale (raro); 4) abl. dell’ordinale aumentato di uno. Cf. Sint., p. 154.
cum…esset: cum + cong. se…redisse…fuisse: prop. sostantive epesegetiche (hoc); D.R. Shackleton Bailey («HSCPh»
85, 1981, p. 158) propone, senza risultare convincente, di espungere come glossa fuisse in simultate. quam prope
39
aequalem habebat: prop. relativa; aequalem è pred. dell’ogg. prope: etimologicamente legato al campo semantico della
vicinanza (cf. proprior, propinquus), indica come paene (che esprime invece la mancanza, cf. paenuria) approssimazione
per difetto; fere indica di norma approssimazione. Cf. Sint., p. 195s.
2: nullam…intercessisse…fuisse: prop. sostantive infinitive coordinate dalla disgiuntiva aut…aut. ea indulgentia: abl.
di qualità. ut…duceret: costruisci: ut duceret nefas irasci eis quos deberet amare: ut duceret esprime una prop.
consecutiva. irasci eis (irascor è costruito con il dat.) è l’ogg. di duceret, nefas è usato in funzione predicativa. C’è l’idea,
insomma, che Attico censurasse le proprie emozioni, o meglio, le modellasse in base a ‘ciò che è lecito’ dal punto di vista
morale e religioso insieme: Attico non poteva adirarsi con chi era costretto (deberet: anche qui emerge la logica
dell’officium in cui rientra la pietas e a cui Attico non può sottrarsi) ad amare. nefas viene da ne fas; fas, collegato al
verbo fari, indica ciò che è permesso (o anche un ordine vero e proprio) da parte degli dèi; opposto ius, «diritto degli
uomini»: v. Ernout-Meillet s.v. fas.
3: quamquam…paremus: prop. concessiva. percepta habuit praecepta: percepta habuit è perfetto perifrastico già
attestato in Plauto: «tenne assimilati»: cf. anche § 18.1 e Eum., 11.2 positam spem habuissent (Lupus 1876, p. 142). Si
osservi la figura etimologica percepta – praecepta (qui part. sostantivato); altri esempi di allitterazioni e paronomasie in
Lupus 1876, p. 199. ut…uteretur: prop. consec. ad vitam agendam: ad + gerundivo con valore finale; evidente l’antitesi
con il polo negativo ad ostentationem (sostantivo deverbale da ostento, frequentativo di ostendo: «mostrare con
affettazione, ostentare»: Ernout-Meillet s.v. ostendo).
VERBA SENTIENDI
I verbi che esprimono una sensazione, una percezione o un’opinione (es. sentio, video, audio, cognosco, disco,
scio, intellego) si costruiscono normalmente con l’acc. + inf.
Audio e video, oltre che in questo modo, possono costruirsi anche con il participio presente (con funzione
predicativa) quando si vuole indicare la percezione diretta e immediata di un processo in corso di svolgimento
(l’accusativo con l’infinito invece esprime una mera constatazione).
18.1 Moris etiam maiorum summus imitator fuit Fu anche grandissimo cultore dei costumi
antiquitatisque amator, quam adeo diligenter tradizionali e amante dell’antichità, che conobbe
habuit cognitam, ut eam totam in eo volumine così precisamente che la espose interamente in
exposuerit, quo magistratus ordinavit. 2 Nulla quel libro in cui ha fornito l’elenco delle
enim lex neque pax neque bellum neque res magistrature. Non c’è legge, pace, guerra ed
illustris est populi Romani, quae non in eo suo evento importante che non sia stata registrato
tempore sit notata, et, quod difficillimum fuit, alla data esatta, e – cosa difficilissima –
sic familiarum originem subtexuit, ut ex eo aggiunse l’origine delle famiglie cosicché
clarorum virorum propagines possimus possiamo conoscere da quello le discendenze
cognoscere. 3 Fecit hoc idem separatim in aliis degli uomini illustri. Affrontò questa stessa
libris, ut M. Bruti rogatu Iuniam familiam a impresa separatamente in altri libri: su richiesta
stirpe ad hanc aetatem ordine enumeraverit, di Marco Bruto elencò ordinatamente gli
notans, qui a quo ortus quos honores quibusque appartenenti alla famiglia Giunia dalle origini
temporibus cepisset: 4 pari modo Marcelli fino a oggi, appuntando chi sia nato da chi, quali
Claudii de Marcellorum, Scipionis Cornelii et cariche ha ricoperto e in quali tempi: allo stesso
Fabii Maximi Fabiorum et Aemiliorum. Quibus modo fece su richiesta di Claudio Marcello per
libris nihil potest esse dulcius iis, qui aliquam la famiglia dei Marcelli, di Scipione Cornelio e
cupiditatem habent notitiae clarorum per Fabio Massimo per quella dei Fabi e degli
virorum. 5 Attigit quoque poeticen, credimus, Emili. Per chi nutre qualche desiderio di
ne eius expers esset suavitatis. Namque conoscere gli uomini illustri, non ci può essere
versibus, qui honore rerumque gestarum niente di più bello di questi libri. Si dedicò anche
amplitudine ceteros Romani populi alla poesia, credo, per non privarsi di quella
praestiterunt, 6 exposuit ita, ut sub singulorum dolcezza: e infatti narrò in versi chi superò per
imaginibus facta magistratusque eorum non dignità o per grandezza di imprese gli altri del
amplius quaternis quinisque versibus popolo Romano, cosicché in non più di quattro
descripserit: quod vix credendum sit tantas res o cinque versi sotto i ritratti di ciascuno erano
tam breviter potuisse declarari. Est etiam unus descritte le loro azioni e magistrature: a stento
liber Graece confectus, de consulatu Ciceronis. si potrebbe credere che abbia potuto esprimere
40
una materia così grande tanto brevemente. C’è
anche un suo libro, redatto in greco, sul
consolato di Cicerone.
1: quam…habuit cognitam: prop. relativa. habuit cognitam è perf. perifrastico (cf. § 17.3), piuttosto comune con verbi
che significano «deliberare» o «conoscere»: cf. Sint., p. 225. ut…exposuerit: prop. consec. in eo volumine: il liber
annalis, più volte lodato da Cicerone (Brut. 13ss. e Orat. 120); ci resta solo qualche frammento (1-7 delle Historicorum
Romanorum Reliquiae di Peter, vol. II; testimonia e frammenti sono ora editi, tradotti e commentati in The Fragments of
the Roman Historians, II, ed. T.J. Cornel, Oxford 2013, pp. 718ss.). quo…ordinavit: prop. rel.
2: quae…sit notata: prop. relativa consecutiva. subtexuit: «aggiungere come supplemento, appendice»: si osservi
ancora il campo metaforico del tessere (§ 16.3). ut…possimus cognoscere: prop. consec. propagines: torna il campo
metaforico dell’agricoltura (cf. § 1.1, stirpis): propago (e il doppione più raro propages), deverbale di pango («piantare»),
propriamente indica la propagginazione di un albero; in senso figurato (ma si tratta ormai di una metafora lessicalizzata)
vale appunto «discendenza».
3: sulle genealogie composte da Attico, cf. A. Marshall, Atticus and the Genealogies, «Latomous» 52, 1993, 307-317.
ut…enumeraverit: prop. consec. rogatu: abl. di causa, «su richiesta»: rogatus è sostantivo verbale (rogo) usato solo
all’abl. (cf. iussu / iniussu, impulsu, forte, sponte, hortatu ecc.: Sint., p. 130). notans: part. congiunto determinato dalle
interr. indir. successive (in funzione ogg.). qui a quo ortus: scil. sit: è un esempio di concorrenza dell’interrogativo:
l’azione è unica, pertanto il lat. usa un’unica interrogativa introdotta da due pron. interr. (Sint., p. 367). Marshall
preferisce, per simmetria con i successivi quos e quibus, quo (pron. interr.) degli Itali a fronte di quoque di A (stampato
in genere dagli edd.: da quisque) e quoquo di L (quisquis) e giustamente conserva il qui tràdito, corretto da Wölfflin in
quis (ma per qui come pronome interr. cf. Neue-Wegener, Formenlehre der Lateinischen Sprache, II, pp. 430ss.).
quos…quibusque: agg. interr.
4: Marcelli Claudii de Marcellorum, Scipionis Cornelii et Fabii Maximi Fabiorum et Aemiliorum: scil. M. Claudii
rogatu de M. familia, S. Cornelii et F. Maximi rogatu de Fabiorum et Aemiliorum familiis. Marcelli Claudii:
probabilmente Gaio Claudio Marcello, console nel 50 e morto nel 40; primo marito di Ottavia, sorella di Ottaviano, e
padre di quel Marcello la cui morte precoce verrà profetizzata da Anchise a Enea in Verg. Aen. 6.855ss. Scipionis
Cornelii: secondo Horsfall ad l., probabilmente il consul suffectus del 35 e non Publio Cornelio Scipione Metello, console
nel 52 e suocero di Pompeo. Fabii Maximi: console nel 45.
quibus libris: nesso rel.; abl. di paragone. qui…habent: prop. relativa. notitiae: deverbale di nosco, in senso attivo
(«conoscenza»; clarorum virorum è gen. ogg.), equivale a notio (Ernout-Meillet s.v. nosco).
5: attigit: ad + tango: indica un «toccare» la poesia (poeticen: acc. alla greca) in un periodo di otium (cf. Catull. 22.15 e
Suet. Aug. 85), non sicuramente per professione; l’attività di poesia (evidentemente ecfrastica, come si capisce dal seguito)
è quindi connotata come divertissement. Si tratta di epigrammi che accompagnavano i ritratti, come quelli che,
probabilmente prima di Attico, aveva fatto Varrone (le naufragate Imagines, in 15 libri). ne…esset: prop. finale.
qui…praestiterunt: prop. rel. prolettica; manca il correlativo nella sovraordinata (scil. eos).
6: ut…descripserit: prop. consec. quod…credendum sit: quod, nesso relativo (determinato dalla successiva prop. sost.
epesegetica), è il sogg. della perifrastica passiva, qui al cong. potenziale. tantas res…declarari: prop. sost. epeseg.
(determina quod). liber Graece confectus, de consulato Ciceronis: un’opera non particolarmente elaborata dal punto di
vista retorico, come si ricava dall’accenno che fa lo stesso Cicerone in una lettera ad Attico (2.1.1) datata al 60.
19.1 <Haec> hactenus Attico vivo edita a nobis Ho pubblicato quanto detto fin qui quando
sunt. Nunc, quoniam fortuna nos superstites ei Attico era ancora vivo. Ora, poiché la sorte ha
esse voluit, reliqua persequemur et, quantum voluto che gli sopravvivessi, esporrò il resto e,
potuerimus, rerum exemplis lectores per quanto potrò, dimostrerò al lettore attraverso
docebimus, sicut supra significavimus, suos esempi concreti – come ho indicato sopra – che
cuique mores plerumque conciliare per la maggior parte lo stile di vita foggia la
fortunam. 2 Namque hic contentus ordine sorte di ciascuno. E infatti Attico, contento di far
equestri, quo erat ortus, in adfinitatem pervenit parte del ceto equestre, cui apparteneva dalla
imperatoris Divi filii, cum iam ante nascita, arrivò a imparentarsi con l’imperatore,
familiaritatem eius esset consecutus nulla alia re figlio del divino Cesare: già prima aveva
quam elegantia vitae, qua ceteros ceperat ottenuto la sua amicizia grazie a nient’altro che
principes civitatis dignitate pari, fortuna l’eleganza della sua vita, con cui aveva
humiliores. 3 Tanta enim prosperitas Caesarem conquistato gli altri notabili della città, pari a
est consecuta, ut nihil ei non tribuerit fortuna, Ottaviano per posizione sociale, ma inferiori per
quod cuiquam ante detulerit, et conciliarit, quod destino. Una così grande prosperità capitò a
nemo adhuc civis Romanus quivit Cesare che la fortuna gli diede tutto ciò che essa
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consequi. 4 Nata est autem Attico neptis ex non aveva accordato prima ad alcun uomo e gli
Agrippa, cui virginem filiam collocarat. Hanc concesse ciò che finora nessun cittadino
Caesar vix anniculam Ti. Claudio Neroni, Romano ha potuto ottenere. Ad Attico nacque
Drusilla nato, privigno suo, despondit: quae una nipote da Agrippa, cui aveva dato in moglie
coniunctio necessitudinem eorum sanxit, sua figlia. Cesare la fece promettere, quando
familiaritatem reddidit frequentiorem. ancora la bambina non aveva un anno, a Tiberio
Claudio Nerone, figlio di Drusilla, suo
figliastro: questa unione sancì la loro parentela
e rese i loro rapporti di amicizia più frequenti.
1: i capp. 19-22 costituiscono un’appendice all’opera che Nepote pubblicò dopo la morte di Attico (32): la seconda
edizione della Vita Attici (con i nuovi capp.) sarebbe apparsa tra il 32 e il 27, cioè prima che Ottaviano fosse ufficialmente
chiamato Augusto (in 19.3 e 20.1 è chiamato, rispettivamente, Cesare e Ottaviano). Per un’ipotesi diversa, cf. M. Toher,
Nepos’ Second Edition, «Philologus» 146, 2002, 139-149. haec: è integrazione di Wölfflin, ma già alcuni degli Itali
hanno haec dopo edita; paleograficamente è più ragionevole pensare che l’omissione sia avvenuta prima di hactenus (per
omeoarco: haec – hactenus). Attico vivo: abl. ass., con l’aggettivo usato in funzione predicativa.
quoniam…voluit: prop. causale. nos…esse: prop. sost. ogg. quantum potuerimus: prop. relativa limitativa (Sint., p.
409s.): potuerimus è futuro secondo (o anteriore). lectores docebimus: doceo si costruisce con l’acc. della persona.
exemplis: è abl. strumentale. sicut…significavimus: prop. comparativa; il riferimento è a § 11.6. suos…conciliare
fortunam: prop. sost. ogg. (sogg. è fortunam); sogg. è suos mores.
2: quo erat ortus: prop. relativa: «nel quale ordine era nato». cum…esset consecutus: cum narrativo. elegantia: cf. §
13.5. qua…ceperat: prop. relativa. dignitate pari, fortuna humiliores: si noti la variatio sintattica: prima l’abl. di
qualità, poi l’attributo + l’abl. di limitazione.
3: si noti il parallelismo nella costruzione del periodo: alla sovraordinata seguono prop. consec. + relativa; prop. consec.
+ rel. consecuta est: «capitare a», con l’acc. (OLD s.v. 5). nihil non: «ogni cosa». cuiquam: l’indefinito mantiene il suo
valore negativo perché limita la realtà al minimo: «anche solo a uno» (Sint., p. 190). conciliarit = conciliaverit (perf.
cong. sincopato). consequi: «ottenere»: si noti lo slittamento semantico (traductio) del lessema rispetto alla precedente
occorrenza, consecuta est.
4: neptis: Vipsania Agrippina sposò Tiberio Claudio Nerone (che succederà come imperatore ad Augusto nel 14 d.C.)
probabilmente nel 20-19 a.C.; dal loro matrimonio nacque Druso Minore. Tiberio dovette divorziare da lei nel 12 a.C.,
quando, nonostante Vipsania Agrippina fosse incinta, fu costretto a sposare Giulia Maggiore, figlia di Augusto e
Scribonia. Da Svetonio (Tib. 7) sappiamo che il matrimonio tra Agrippina (che si risposerà in seconde nozze con Asinio
Gallo, figlio di Gaio Asinio Pollione) e Tiberio fu molto felice e che Tiberio soffrì per il loro divorzio. cui…collocarat:
prop. rel.; collocarat è piuccheperf. sincopato (= collocaverat).
anniculam: agg. diminutivo (da annus): «di un anno» (cf. bimus: «di due anni»). Ti. Claudio Neroni: figlio di Livia
Drusilla (sposatasi in seconde nozze con Ottaviano nel 38) e Tiberio Claudio Nerone; sarà ufficialmente adottato da
Augusto solo nel 4 d.C. e il suo nome cambierà in Tiberius Claudius Augustus. privigno: «figliastro»: Ottaviano stesso
lo definisce così in R. Gest. div. Aug. 27, p. 48 Volkm.3
20.1 Quamvis ante haec sponsalia non solum, Ottaviano, comunque, prima di questo
cum ab urbe abesset, numquam ad suorum fidanzamento, quando era lontano dalla città,
quemquam litteras misit, quin Attico mitteret, non solo non mandò mai alcuna lettera a
quid ageret, in primis quid legeret quibusque in nessuno dei suoi senza mandarne anche ad
locis et quamdiu esset moraturus, 2 sed etiam, Attico, per chiedergli cosa facesse, in primo
cum esset in urbe et propter infinitas suas luogo quali fossero le sue letture, in che posti si
occupationes minus saepe, quam vellet, Attico trovasse e per quanto tempo vi si sarebbe
frueretur, nullus dies temere intercessit, quo non trattenuto, ma anche, quando era in città e
ad eum scriberet, cum modo aliquid de godeva della sua compagnia meno
antiquitate ab eo requireret, modo aliquam frequentemente di quanto avrebbe voluto per via
quaestionem poeticam ei proponeret, interdum dei suoi innumerevoli impegni, non lasciò
iocans eius verbosiores eliceret epistulas. 3 Ex passare quasi giorno senza scrivergli: ora gli
quo accidit, cum aedis Iovis Feretrii in chiedeva qualche delucidazione a proposito
Capitolio, ab Romulo constituta, vetustate atque delle antiche tradizioni, ora gli sottoponeva una
incuria detecta prolaberetur, ut Attici admonitu qualche questione di poesia; talvolta,
Caesar eam reficiendam curaret. 4 Neque vero a prendendolo in giro, gli estorceva una lettera più
42
M. Antonio minus absens litteris colebatur, adeo lunga. Da ciò accadde che Cesare, dietro
ut accurate ille ex ultumis terris, quid ageret, avvertimento di Attico, facesse riparare il
curae sibi haberet certiorem facere tempio di Giove Feretrio sul Campidoglio,
Atticum. 5 Hoc quale sit, facilius existimabit is, fondato da Romolo, poiché stava cadendo a
qui iudicare poterit, quantae sit sapientiae eorum pezzi, scoperchiato com’era per il passare del
retinere usum benevolentiamque, inter quos tempo e per la mancanza di manutenzione. E in
maximarum rerum non solum aemulatio, sed verità, Attico, benché lontano, non era tenuto in
obtrectatio tanta intercedebat, quantam fuit minor considerazione nelle sue lettere da Marco
incidere necesse inter Caesarem atque Antonio al punto che, da regioni remote, si
Antonium, cum se uterque principem non solum premurava di informarlo accuratamente su cosa
urbis Romae, sed orbis terrarum esse cuperet. stesse facendo. Che rilevanza abbia questo fatto,
lo potrà stabilire più facilmente chi potrà
pensare a quanta saggezza ci voglia per
conservare l’amicizia e la simpatia di coloro che
non solo rivaleggiavano per questioni di
primissimo piano, ma si odiavano
profondamente, come fu necessario che fosse
nel caso di Cesare e Antonio, visto che l’uno e
l’altro desideravano diventare la massima
autorità non solo della città di Roma, ma del
mondo intero.
1: quamvis: avv.: «comunque, tuttavia», introduce un prop. indipendente (OLD s.v. 2; sul valore di quamvis, cf. Sint., p.
457. non solum…misit: prop. principale. cum…abesset: cum narrativo (temporale). quin…mitteret: prop. consecutiva:
quin si trova in luogo di ut non perché la sovraordinata è negativa. In it. si rende con «senza che». quid ageret…quid
legeret…quibusque in locis et quamdiu esset moraturus: prop. interr. indir. (il verbo di ‘chiedere’ è sottinteso a livello
logico) tipiche dello stile epistolare (si noti la formula di origine colloquiale quid ageret, ripetuta anche sotto, par. 4).
esset moraturus: perifrastica attiva (sum + part. fut.).
2: sed etiam…nullus dies temere intercessit: coord. alla principale: «ma anche non passò quasi giorno». cum
esset…et…frueretur: cum narrativo (temporale), in parallelo col precedente: si prende ora in considerazione il caso
opposto (prima Ottaviano fuori città, ora in città). A proposito delle infinitae…occupationes che il princeps deve
sobbarcarsi, viene in mente l’incipit dell’Epistola ad Augusto di Orazio (2.1.1: cum tot sustineas et tanta negotia solus),
in cui il poeta celebra la philoponìa del princeps (cf. A. La Penna, Orazio e l’ideologia del principato, Torino 19633, p.
106). quam vellet: prop. comparativa (risponde a minus saepe). quo…scriberet: prop. rel. consec.
cum…requireret…proponeret…eliceret: cum narrativi. requireret: re + quaero (*requaero > *requairo > requiro).
Come il primitivo, requiro aliquid ex, ab, de aliquo; qui la persona è costruita con ab (de antiquitate è c. di argomento).
eliceret: ex + lacio (con apofonia lat.).
3: cum…prolaberetur: cum narrativo. aedis Iovis Feretrii: primo tempio di Roma, consacrato da Romolo per celebrare
la sua vittoria su Acrone, re dei Sabini di Cenina (cf. Liv. 1.10): qui Romolo riportò gli spolia opima di Acrone e il nome
stesso (Feretrius) era ricondotto etimologicamente a ferre («portare») o ferire («ferire»). Dopo Romolo, Cosso (console
nel 428) portò nel tempio gli spolia opima di Tolumnio, re di Veio, sconfitto nella battaglia di Fidene (426); lo stesso fece
Marco Claudio Marcello (cf. anche Verg. Aen. 6.855ss.) che sconfisse Virdòmaro (capo dei Galli Insubri) nella battaglia
di Clastidium (222 a.C.). La testimonianza più celebre del tempio è forse l’elegia eziologica che gli ha dedicato Properzio
(4.10). Come testimoniano Nepote e Livio (1.10.6), il tempio, ridotto in età tardo repubblicana in stato di abbandono e
degrado (cf. anche Liv. 4.20.5-6) fu restaurato da Ottaviano (che ricorda orgogliosamente l’iniziativa in Res Gest. 19.2:
il verbo qui usato è feci): cf. F. Coarelli, Iuppiter Feretrius, Aedes, «LTVR» III, 1966, 135s. constituta…detecta: part.
perf. riferiti a aedis. ut…curaret: prop. sostantiva di fatto: determina accidit. admonitu: abl. di causa, espresso da un
nome di origine verbale (admoneo; cf. § 18.3). reficiendam: reficiendam è predicativo dell’ogg. (eam), esprime scopo o
intenzione; il gerundivo in questa funzione si trova con verbi come do, trado, defero, relinquo, concedo, mitto, sumo,
suscipio, curo ecc. (Sint., p. 292s.).
4: colebatur: quasi nel senso di blandiri, indica l’attenzione, l’affetto (non privo di una certa deferenza) rivolto all’amico,
cui viene indirizzato il proprio officium (Hellegouarc’h 1972, p. 214). costruisci: ut ille curae sibi haberet accurate
certiorem facere Atticum ex ultumis terris quid ageret. ultumis: grafia arcaizzante per ultimis (ma riflette un’effettiva
oscillazione fonetica, il cosiddetto sonus medius), restituita dal Manuzio (qui i codici tramandano per errata divisione di
parole in regime di scriptio continua: exul tum o cum his terris). ut…haberet: prop. consec. curae sibi: doppio dat.:
curae habere: «premurarsi, preoccuparsi». certiorem facere Atticum: prop. sost. ogg. (determina curae sibi haberet).
Per l’espressione, cf. § 12.3. quid ageret: prop. interr. ind. ‘prolettica’: determina ceriorem facere.
43
5: hoc quale sit: prop. interr. indir. (determina existimabit). qui iudicare poterit: prop. rel. quantae…sit sapientiae:
prop. interr. indir. (determina iudicare). quantae sapientiae: gen. di convenienza («di quanta sapienza sia»). eorum
retinere usum benevolentiamque: prop. sost. infinitiva. benivolentiam: esprime la buona disposizione (il bene velle)
verso qualcuno (cf. Hellegouarc’h 1972, p. 149s.) ed è spesso riferito a rapporti di amicizia e stima (cf. A. Traina,
Introduzione a Catullo: la poesia degli affetti, in Poeti latini (e neolatini), V, Bologna 1998, 28 n. 20). inter
quos…intercedebat: prop. rel. (correlativo: eorum). quantam fuit incidere necesse: prop. rel. (correlativo: tanta).
necesse: cf. § 2.4. incidere: viene mantenuto dalla maggior parte degli edd., ma su di esso pesa la proposta di espunzione
del Bosius (accolta da Nipperdey e approvata da Håkanson): in Nepote effettivamente non mancano casi di omissione del
verbo, quando esso ricorre prima a breve distanza (cf. Lupus 1876, p. 5). Il Manuzio correggeva invece in intercedere.
cum…cuperet: cum + cong. (causale). cuperet è determinato dalla prop. sost. ogg. se principem…esse. non solum urbis
Romae, sed orbis terrarum: il frequente gioco paronomastico urbs orbis, già attestato nel II sec. a.C. e poi molto
frequente a partire dal triplice trionfo di Pompeo del 61, sottolinea il paradosso che l’orbis terrarum (l’ecumene, il mondo)
ormai coincide con l’urbs, cioè Roma stessa: cf. C. Nicolet, L’inventario del mondo. Geografia e politica alle origini
dell’impero romano, Roma-Bari 1989, pp. 21ss. e R. Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, Milano 20173, prov.
2021.
21.1 Tali modo cum septem et septuaginta annos In questo modo giunse ai settantasette anni e
complesset atque ad extremam senectutem non fino alla vecchiaia più inoltrata crebbe non meno
minus dignitate quam gratia fortunaque per posizione sociale che per favore e ricchezza
crevisset (multas enim hereditates nulla alia re – infatti venne in possesso di molte eredità
quam bonitate consecutus <est>) tantaque grazie a nient’altro che la sua bontà – e fu in così
prosperitate usus esset valetudinis, ut annis buona salute che per trent’anni non aveva avuto
triginta medicina non indiguisset, 2 nactus est bisogno di cure mediche; ma allora si ammalò di
morbum, quem initio et ipse et medici una malattia che all’inizio fu sottovalutata sia da
contempserunt: nam putarunt esse tenesmon, cui lui stesso sia dai medici: infatti credettero che
remedia celeria faciliaque proponebantur. 3 In fosse tenesmo, per cui venivano proposti rimedi
hoc cum tres menses sine ullis doloribus, veloci e semplici. Passati tre mesi senza alcun
praeterquam quos ex curatione capiebat, dolore, eccetto quelli provenienti dal
consumpsisset, subito tanta vis morbi in imum trattamento, all’improvviso la malattia divampò
intestinum prorupit, ut extremo tempore per nel basso intestino con un’aggressività tale che
lumbos fistulae puris eruperint. 4 Atque hoc alla fine ferite purulente si aprirono lungo i reni.
priusquam ei accideret, postquam in dies Ma già prima che questo gli accadesse, dopo che
dolores accrescere febresque accessisse sensit, si accorse che i dolori aumentavano giorno per
Agrippam generum ad se accersi iussit et cum giorno e che si erano aggiunte le febbri, fece
eo L. Cornelium Balbum Sextumque chiamare il genero Agrippa e insieme a lui Lucio
Peducaeum. 5 Hos ut venisse vidit, in cubitum Cornelio Balbo e Sesto Peduceo. Come vide che
innixus ‘Quantam’ inquit ‘curam erano arrivati, essendosi appoggiato sul gomito,
diligentiamque in valetudine mea tuenda hoc disse: «Non serve affatto spendere altre parole,
tempore adhibuerim, cum vos testes habeam, proprio perché ne siete testimoni, su quanta
nihil necesse est pluribus verbis commemorare. attenzione e impegno ho dedicato in questo
Quibus quoniam, ut spero, satisfeci, me nihil periodo nel salvaguardare la mia salute. Poiché,
reliqui fecisse, quod ad sanandum me pertineret, come spero, vi ho assicurato di non aver
reliquum est ut egomet mihi consulam. 6 Id vos tralasciato alcuna cosa che potesse guarirmi, non
ignorare nolui: nam mihi stat alere morbum mi rimane altro che provvedere a me stesso. Ho
desinere. Namque his diebus quidquid cibi voluto che voi ne foste a conoscenza: ho deciso
sumpsi, ita produxi vitam, ut auxerim dolores di smettere di nutrire la malattia. E infatti con
sine spe salutis. Quare a vobis peto, primum ut tutto quello che ho mangiato in questi giorni ho
consilium probetis meum, deinde, ne frustra prolungato la mia vita cosicché ho accresciuto i
dehortando impedire conemini’. dolori, senza la speranza di poter guarire. Perciò
vi chiedo in primo luogo che approviate la mia
decisione, e poi che non tentiate invano,
dissuadendomi, di impedirla».
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1: cum…complesset…crevisset…usus esset: cum narrativo. complesset = complevisset (piuccheperf. sincopato).
fortuna: nel senso di «ricchezze», spesso anche al singolare. tanta prosperitate…valetudinis: prosperitate è abl. che
determina usus esset; è determinato a sua volta da valetudinis, genetivus definitivus (o epesegetico). ut…non indiguisset:
prop. consec.; medicina, «cure mediche» (OLD s.v. 4) è abl. di privazione.
2: nactus est morbum: prop. princip. quem…contempserunt: prop. rel. putarunt: = putaverunt (perf. sincopato)
esse tenesmon: prop. sost. ogg. tenesmon: acc. alla greca. cui…proponebantur: prop. rel.
3: cum…consumpsisset: cum narrativo. praterquam quos…capiebat: praeterquam, cong., «eccetto che»: spesso si
accompagna al relativo (OLD s.v. 2a; ThlL s.v. 10.2.1037, 42ss.). vis: la forza dinamica (cf. Prop., p. 164s.).
ut…eruperint: prop. consec.
4: priusquam…accideret: prop. temporale: priusquam esprime la successione (con l’indic. o il cong. eventuale o
volitivo; raro l’indic. impf., che soccombe di fronte al diffondersi analogico del cong.: cf. Sint., pp. 418ss. e spec. p. 420).
postquam…sensit: prop. temporale: postquam esprime la precedenza (sempre con l’indic., col perf. storico o col perf.
logico o col presente). in dies: «giorno per giorno», comune con verbi come crescere, mutari ecc.: cf. Sint., p. 152.
dolores accrescere febresque accessisse: prop. sost. ogg. (determinano sensit): si noti la variatio dei tempi dell’infinito.
Agrippam…accersi…et cum eo L. C. B. S. P.: prop. sost. ogg.: gli altri due sogg. sono dislocati a fine frase, come se
fossero un’aggiunta: ovviamente il centro del discorso è tutto spostato su Agrippa.
5: hos ut venisse vidit: costruisci: ut vidit hos venisse: ut temporale («non appena») esprime la concomitanza; hos venisse
è la prop. sost. ogg. (determina vidit). innixus: part. perf. congiunto. quantam…adhibuerim: prop. interr. indir.
(determina commemorare). in valetudine mea tuenda: in + abl. del gerundivo. cum…habeam: cum + cong. (causale).
nihil necesse est…commemorare: cf. § 2.4. A livello logico va sottinteso mihi (necesse est) o me (come sogg. della
prop. sost. sogg.). nihil è acc. avv.
quibus quoniam…satisfeci: prop. causale. satisfeci («ho assicurato in maniera soddisfacente»: OLD s.v. 5) è costruito
con il dat. (quibus è nesso rel. = vobis). ut spero: ut comparativo. me nihil reliqui fecisse: prop. sost. ogg. (determina
satisfeci). nihil reliqui (gen. part.) facere: «non lasciare alcuna cosa intentata» (OLD s.v. reliquum 2b); opp. reliqui facere:
«tralasciare». quod…pertineret: prop. rel. consecutiva (correlativo: nihil). ad sanandum me: prop. finale (ad +
gerundivo acc.). reliquum est: «resta che»: è determinato dalla successiva prop. sostantiva di fatto ut…consulam.
egomet: ego + met (enclitico).
6: da ricollegare forse al topos di ascendenza epicuree del conviva satur. id vos ignorare: prop. sost. ogg. stat:
costruito col dat. mihi (ma più spesso è sottinteso) e con l’infinito (varie occorrenze in prosa, in poesia non prima di
Verg.) desinere alere morbum (costruisci così), «ho deciso che» (= certum est; OLD s.v. 18b; secondo alcuni deriverebbe
da sententia stat). L’aspetto durativo (sto: «sto fermo» vs sisto: «mi fermo») dice l’irrevocabilità della decisione.
quidquid…sumpsi: prop. rel. introdotta dal pron. rel. indefinito. cibi è gen. part.: «tutto il cibo che». Ovviamente
quidquid ha il caso richiesto dalla sua prop.: non è richiamato nella reggente dal determinativo. ut auxerim: prop. consec.
a vobis peto…ut…probetis…ne…impedire conemini: peto aliquid ab aliquo, ma, come in questo caso, è determinato
da una prop. sost. volitiva con ut e cong. dehortando: gerundio all’abl. strumentale.
22.1 Hac oratione habita tanta constantia vocis Fece questo discorso con una tale fermezza,
atque vultus, ut non ex vita, sed ex domo in nella voce e nell’espressione del volto, che
domum videretur migrare, 2 cum quidem sembrava dovesse staccarsi non dalla vita, ma
Agrippa eum flens atque osculans oraret atque passare da una casa a un’altra; nonostante
obsecraret, ne id, ad quod natura cogeret, ipse Agrippa con pianti e baci lo scongiurasse di non
quoque sibi acceleraret, et, quoniam tum quoque affrettare ciò a cui la natura lo avrebbe costretto
posset temporibus superesse, se sibi suisque e, poiché anche allora poteva sopravvivere a
reservaret, preces eius taciturna sua obstinatione quelle circostanze, di conservarsi per sé stesso e
depressit. 3 Sic cum biduum cibo se per i suoi, fece cadere le sue preghiere con il suo
abstinuisset, subito febris decessit leviorque silenzio ostinato. Così, essendosi astenuto dal
morbus esse coepit. Tamen propositum nihilo mangiare per due giorni, improvvisamente la
setius peregit. Itaque die quinto, postquam id febbre sparì e la malattia iniziò a essere più
consilium inierat, pridie kal. Aprilis Cn. lieve. Ciononostante, proseguì non di meno nel
Domitio C. Sosio consulibus decessit. 4 Elatus suo proposito. Perciò al quinto giorno dopo la
est in lecticula, ut ipse praescripserat, sine ulla sua decisione, il giorno prima delle calende di
pompa funeris, comitantibus omnibus bonis, Aprile, quando erano consoli Gneo Domizio e
maxima vulgi frequentia. Sepultus est iuxta Gaio Sosio, morì. Fu portato via in una bara,
viam Appiam ad quintum lapidem in come disposto da lui stesso, senza alcun corteo
monumento Q. Caecilii, avunculi sui. funebre: lo accompagnarono tutti i nobili, e
l’affluenza del popolo fu enorme. Fu sepolto
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vicino alla via Appia, al quinto miglio, nel
sepolcro di Quinto Cecilio, suo zio materno.
1: hac…habita: abl. assol. tanta costantia: abl. di modo. ut…videretur migrare: prop. consec. (videor costruito
personalmente). La morte di Attico viene qui rappresentata nei termini di un trasferimento da una casa all’altra: il motivo
di origine platonica della μετοίκησις (‘cambio di domicilio’) socratica serve a nobilitare la scelta di Attico (cf. S. Harrison,
Philosophical Imagery in Horace, Odes 3.5, «CQ» 36, 1986, 505s.). ex domo in domum: le forme con preposizione
indicano la casa non come domicilio (per cui si ricorre alle forme senza preposizioni, usate avverbialmente, ma come
edificio (Sint., p. 145): cf. per converso Cic. Cato 23: ex vita ita discedo tamquam ex hospitio, non tamquam ex domo.
2: cum…oraret atque obsecraret: cum + cong. (concessivo). I due verbi costituiscono un solenne nesso sinonimico
(attestato fin da Plauto; cf. ThlL 9.2.1051, 6ss.) utilizzato come formula di preghiera, nella lingua religiosa (si noti, sotto,
preces), e poi anche nell’ambito dell’oratoria (così ci si rivolgeva ai senatori). Oro originariamente significa «parlare,
dire», ma già nel latino arcaico è attestato nel senso di «chiedere»: oro in questo significato, tuttavia, subirà nella lingua
parlata la concorrenza di rogito. Per una storia del termine, cf. il classico F. Heerdegen, Untersuchungen zur lateinischen
Semasiologie, III, Erlangen 1881, da integrare almeno con E. Löfstedt, Commento filologico alla Peregrinatio Aetheriae,
trad. note e appendice a cura di P. Pieroni, Bologna 2007, pp. 38ss. ne…acceleraret…reservaret: prop. sost. ogg. con
ut + cong. (volitivo). Il testo è problematico: i codici hanno ne ad id quod natura cogeret ipse quoque sibi acceleraret
luctum (ma luctum è solo in L; A presenta uno spazio bianco). Non convince la proposta di Marshall di scrivere letum in
luogo di luctum: ad id…acceleraret letum non offre un senso soddisfacente; gli edd. precedenti espungevano ad
(Lambinus) e non consideravano luctum di L. La soluzione più convincente mi sembra quella indicata indipendentemente
da Malcovati e Håkanson, cioè invertire ad id in id ad; luctum ha l’aria di essere una glossa penetrata a testo (per spiegare
il determinativo?). se sibi suisque: si noti l’insistita allitterazione della sibilante. L’abbondanza di riflessivi costituisce
un invito, da parte di Agrippa, a non sfuggire a sé stesso, a rifugiarsi nella propria interiorità e nei propri affetti più cari:
sull’uso del riflessivo come mezzo per esprimere il linguaggio dell’interiorità in Seneca, cf. A. Traina, Lo stile
drammatico del filosofo Seneca, Bologna 19782, 12ss. (in part. pp. 18s. sull’accumulo). quoniam…posset…superesse:
prop. causale con il congiuntivo (soggettività). depressit: v. della principale (de + premo, con apof. lat.).
3: cum…abstinuisset: cum narrativo. biduum: acc. di tempo continuato; biduum, come triduum, quatriduum, biennium
ecc., è collettivo («due giorni»: cf. Sint., p. 148).
nihilo setius: cf. § 2.2. peregit: perago, senza apofonia lat. (per + ago) perché il termine è nato quando l’apof. non era
più operante (Prop., p. 123).
postquam…inierat: prop. temporale. pridie: «il giorno prima»: si costruisce con l’acc. (kalendas Aprilis: Aprilis, -e è
agg. concordato col sostantivo). Cn. Domitio C. Sosio consulibus: siamo nel 32.
4: ut…praescripserat: prop. comparativa. comitantibus omnibus bonis, maxima vulgi frequentia: abl. assol.: nel
primo abbiamo il part., nel secondo l’agg. in funzione predicativa.
ad quintum lapidem: lapis indica la pietra miliare, usata per segnare la distanza nelle strade romane (OLD s.v. 4e).
IL CALENDARIO ROMANO
I mesi romani (Ianuarius, Februarius ecc. sono aggettivi che sottintendono il sostantivo mensis) dopo la riforma cesariana
avevano lo stesso numero di giorni dei nostri; per indicare la data si utilizzava un sistema basato sui seguenti giorni fissi:
- Kalendae: l’1 del mese
- Nonae: il 5 del mese / il 7 nei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre (“marmaluot”)
- Idus: il 13 del mese / il 15 nei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre (“marmaluot”)
- se la data cade in uno di questi giorni fissi, si usa l’ablativo concordato con il nome del relativo mese
- se la data cade il giorno precedente uno dei giorni fissi si utilizza pridie + acc.
- Per le altre date si contano i giorni mancanti al giorno fisso più vicino, computando anche il giorno di partenza
e quello di arrivo, e si una il numerale ordinae in unione con dies, all’abl. + ante + giorno fisso e mese in
accusativo oppure all’accusativo preceduto da ante.
- se la data cade il giorno successivo uno dei giorni fissi, si può esprimere anche con postridie + acc.
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