DOMANDA 2:
DOMANDA 3:
DOMANDA 4:
DOMANDA 5:
Cesare Beccaria è l’autore di una delle opere più importanti della storia
mondiale.
Nel 1764 uscì in Italia un pamphlet di Beccaria che ebbe un successo
immediato in tutta Europa, tanto che ricevette l’ammirazione di molti
sovrani ed illuministi. Secondo uno stile prettamente illuminista, lui
sottoponeva al giudizio della ragione il sistema penale del suo tempo.
Cioè il modo in cui i processi funzionavano e arriva a conclusione che
ancora oggi sono di grande modernità e ponendo le basi del moderno
stato di diritto, là dove il cittadino è tutelato dal potere dello Stato.
Secondo Beccaria le leggi sono “ alcuni avanzi di un antico popolo
conquistatore” o “uno scolo dei secoli barbari”. Le leggi vigenti in quel
periodo non rendono omaggio alla civiltà che abbiamo raggiunto. Lo
scopo è quello di cancellarle e ricostruirle lottando contro i privilegi,
con la speranza di raggiungere la “massima felicità da raggiungere nel
maggior numero”.
Fin dall’inizio Beccaria mostra di avere le idee chiare; vuole una riforma
globale del sistema penale, che sottragga i giudici all'arbitrio
individuale. Occorre un codice di leggi chiaro e ragionato che si faccia
carico di tutelare tutti.
La pena di morte è un sopruso, ciò che non è lecito al pribato cittadino
non può essere lecito neppure allo Stato.
L’opera ha una precisa struttura argomentativa, scandita dalla
successione di 47 paragrafi. Il trattato si apre con un appello rivolto al
lettore che insieme all’introduzione rappresentano uno dei brani
fondamentali dell’illuminismo italiano ma anche europeo. Esaminando il
paragrafo 2, l’autore polemizza contro i magistrati e i giudici, che
dovrebbero applicare letteralmente la legge e non interpretarla.
Le leggi penali dovrebbero fondarsi sulla “proporzione fra i delitti e le
pene”, per cui a un delitto più grave corrisponde una pena più severa;
se questa proporzione non viene eseguita, di fronte a due delitti puniti
nello stesso modo, il reo opterà per quello gli dà maggior vantaggio (il
più grave per la società ).
Il criterio utilitaristico dà vita a una “Divisione dei delitti” cioè a una
classificazione dei reati relativa al “danno della società” e inoltre
bisogna avere la “fine delle pene”, cioè cercare la prevenzione dei delitti.
Vi è anche il paragrafo “Della tortura” in cui la tortura è definitivamente
e radicalmente rifiutata.
Arrivato alle battute finali, Beccaria approfondisce la sua visione della
condotta sociale degli esseri umani . Molto più utile alla prevenzione dei
reati è la lotta all’ignoranza, la diffusione del sapere e l’educazione alla
virtù.
DOMANDA 6: