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IL PERIODO CLASSICO.

Con la parola “Classico” indichiamo quel periodo della storia della musica compreso tra il 1750/70
ed il 1810/20 circa. Le composizioni dei tre massimi artisti del Classicismo viennese, Haydn, Mozart
e Beethoven, erano considerate come il modello perfetto ed indiscutibile del genio di quel periodo.
Dalla seconda metà del ‘700 l’opera iniziò a perdere quel predominio che aveva finora avuto in
favore della musica strumentale che si trasformò nel mezzo più espressivo dell’arte musicale.
Contemporaneamente comparve nella vita musicale una nuova forma di organizzazione del lavoro
del compositore: il sistema del “libero mercato” (basato sul profitto) che gli offrì la possibilità di
lavorare con una certa indipendenza, guadagnando dalla vendita e dalla pubblicazione delle sue
opere. Conseguenza di ciò fu anche la nascita della figura del compositore professionista, che vive
del proprio lavoro. Il ruolo del compositore tende a staccarsi sempre di più da quello del
virtuoso/interprete. Vienna esercitò una particolare attenzione su compositori e strumentisti
virtuosi, soprattutto perché la corte, l’aristocrazia e la fiorente borghesia organizzavano
intrattenimenti musicali nei loro palazzi e davano protezione a musicisti e compositori. Si cominciò
a parlare di “genio” come di una figura che riesce a mettere in giusto equilibrio l’espressione e la
tecnica musicale. La città tedesca di Mannheim tra il 1740 ed il 1778 fu sede di un’importantissima
scuola sinfonica che formò una delle orchestre più importanti dell’epoca. Il repertorio dell’orchestra
di Mannheim comprendeva soprattutto opere sinfoniche e concerti scritti da alcuni dei suoi
componenti. Iniziatore della scuola di Mannheim fu Johann Stamitz (1717-1757) che scrisse 58
sinfonie in 4 Movimenti. A partire dal 1750 circa il pianoforte (all’epoca spesso denominato
“fortepiano”) costituì un importante mezzo di diffusione della musica. Inventato nel 1690 da
Bartolomeo Cristofori fu un’evoluzione del clavicembalo, con la possibilità di modificare l’intensità
del suono tramite la maggiore o minore pressione sui singoli tasti. A partire dal 1770 lo strumento
entrò gradualmente nelle case delle famiglie nobili e borghesi, nelle sale da concerto viennesi,
londinesi, parigine, tedesche. Si cominciò quindi a produrre una vasta letteratura pianistica che
incrementò l’editoria musicale.
Un procedimento compositivo molto adoperato nel periodo Classico è la “forma-sonata”, usata di
solito nei primi movimenti di una qualsiasi composizione strumentale (concerto, sinfonia, sonata,
ecc…). Questa forma si divide in tre sezioni, chiamate Esposizioni, Sviluppo e Ripresa. Nel descrivere
la struttura di un movimento in forma-sonata è bene utilizzare alcune sigle: P (temi principali); T
(temi di transizione, di passaggio); S (temi secondari); C (temi conclusivi).

Nell’Esposizione vengono presentati i due temi principali (1P e 2P) sulla tonalità di partenza (ad
esempio Do maggiore). Una transizione (1T) fa cambiare la tonalità al quinto grado della scala (da
DO maggiore si passa al SOL maggiore) dove verranno poi esposti due nuove melodie secondarie
(1S e 2S). Dopo aver esposto queste nuove melodie ci si avvia verso la fine di questa prima parte
con i temi conclusivi (1C e 2C). Terminata l’Esposizione abbiamo lo Sviluppo che ha la funzione di
ponte tra l’Esposizione e la Ripresa (1T). La Ripresa ha la funzione di riportarci alla tonalità di
partenza (quindi da SOL maggiore si ritorna a DO maggiore) attraverso una “reinterpretazione” degli
schemi dell’Esposizione (una specie di variazione). La Ripresa viene spesso estesa, allungata
mediante una CODA che serve per ritardare la chiusura del brano.

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