L’Arte dei Vinattieri è una fra le quattordici Arti
minori più importanti. Nello Statuto dell’Arte conservato presso l’Archivio di Stato del 1339, scritto in volgare, si trova indicato che nessuno può vendere il vino al di fuori delle regole statutarie. Vi sono segnati gli osti e i sensali i quali intervenivano nella compra vendita del prodotto. Essi erano tenuti ad avere un registro aggiornato dove dovevano indicare i mercati presso i quali si erano recati, i nomi dei compratori, dei venditori e le qualità di vino trattate e vendute, infine il prezzo.
Una leggenda narra
che, durante il Concilio indetto da Papa Eugenio IV tenuto in Firenze con i padri della Chiesa Orientale per un riavvicinamento, (il Concilio per l’esattezza doveva tenersi a Ferrara, ma essendo colpita dalla peste, Cosimo il Vecchio offrì la disponibilità della nostra città affermando che non c’erano casi di malattia) venne offerto in loro onore un pranzo alla fine del quale venne offerto un vino “pretto” cioè puro senza l’aggiunta di altro. Il dotto Bessarione dopo averlo assaggiato lo magnificò, paragonandolo ad un vino giallo/biondo dell’isola di Xanthos, i presenti capirono Xantho, cioè santo come che questo vino fosse così buono e paradisiaco da usare per la messa. Da allora il vino “pretto” è conosciuto da tutti con il nome santo.