Sei sulla pagina 1di 1

Maggi Matilde

COMPRENDERE

1. La storia racconta di un servo che prese a calci la cagnolina di una dama di corte, dopo che gli
morse il piede. La dama infuriata ed indignata decise di umiliarlo cacciandolo e spogliandolo,
lasciandolo nudo per strada con i suoi figli e sua moglie, dato che nessun altro lo volle più come
servo dopo l’atto compiuto.

ANALIZZARE

2. L’esclamazione la pronuncia il narratore per dare enfasi a ciò che era appena successo.
3. “E questi audace col sacrilegio piè ranciolla”, “da le vaghe nari soffiò la polvere rodente”, “ da le
aurate volte a lei impietosita Eco rispose”.
4. La personificazione è nei vv. 527-529.
5. Gli aggettivi sono: vergine, villan, misero, eburneo, sacrilegio.
6. La reazione del servo si trasforma in una disperata implorazione, si scusa per l’accaduto e spera di
non essere licenziato.
7. No, non può essere considerata ironica. La fine è rappresentata da Parini come una fine crudele.
Sottolinea come l’aristocrazia dei tempi dava più importanza agli animali domestici che all’uomo,
tanto da mandarli in rovina più di quanto si trovassero già.

CONTESTUALIZZARE

 Gli aspetti formali sono: la cagnetta viene definita “vergine, alunna delle Grazie”. Essa gioca
“giovenilmente” e con i suoi denti “eburnei” morde il piede del servo. Infine “Eco”.
 “Il piè movea rapido come vincitor de’ ludi animoso destrier che per l’arena fa le ruote volar”
(vv.27-30); “Così tre volte dell’iliaca città fer questi il giro velocemente” (v.212); “Con piè ratto
t’incalza e ti travaglia” (v.294); “Iliache mura mi aggirai tre volte” (v.319).

Potrebbero piacerti anche