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Nuova Serie
ix
a cura di
Cagliari
2016
© 2016
PFTS University Press
Via Sanjust, 13
09129 Cagliari
isbn 978-88-98146-26-0
Comitato scientifico:
Cristina Cocco (Università di Cagliari), Antonio M. Corda (Università di
Cagliari), Fanny Del Chicca (Università di Perugia), Carla Falluomini (Università
di Perugia), Clara Fossati (Università di Genova), Rossana Martorelli (Università
di Cagliari), Giampaolo Mele (Università di Sassari), Antonio Piras (Pontificia
Facoltà Teologica della Sardegna), Stefano Pittaluga (Università di Genova),
Martin Wallraff (Universität München).
In copertina:
Antonio Porru, Sa Maista (2014),
Cagliari, Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna
(particolare)
Sant’Efisio: il culto, la leggenda e le immagini
nel Medioevo, fra la Sardegna e Pisa
Alberto Virdis
Università di Cagliari
Introduzione
1
R. Serra, Pittura e scultura dall’età romanica alla fine del ‘500, Nuoro, 1990, 57 e 62-63;
F. Poli, La chiesa del Castello di Bosa : gli affreschi di Nostra Signora de Sos Regnos Altos,
Sassari, 1999.
2
Mi limito a citare, a titolo di esempio, la statua di Nino Pisano raffigurante un santo
vescovo, nel S. Francesco di Oristano; l’architrave con S. Costantino imperatore, S.
Pietro e S. Paolo, nella cattedrale bosana di S. Pietro extra muros.
3
N. Usai, “La pala di Ottana”, in Ikon, 3 (2010) 109-123.
4
Sulla fortuna critica, le fonti, il catalogo delle opere e diversi altri aspetti della produ-
zione di Spinello Aretino si veda soprattutto la monografia di S. Weppelmann, Spinello
Aretino e la pittura del Trecento in Toscana, Firenze, 2011 (tr. it. aggiornata dell’originale
pubblicato in lingua tedesca nel 2003).
5
S. Weppelmann, Spinello Aretino, cit., 13.
6
G. Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, Firenze, 1568.
7
G.B. Totti, Descrizione del Campo Santo pisano nella forma di dialogo, 1593; G. Rosini,
G.P. Lasinio, Descrizione delle pitture del Campo Santo di Pisa coll’indicazione dei monu-
menti ivi raccolti, Pisa, 1816.
8
G.P. Lasinio, Pitture a fresco del Camposanto di Pisa disegnate e incise da Giuseppe Rossi e
dal prof. cav. G.P. Lasinio figlio, Firenze, 1832.
9
Fonte citata in Weppelmann, Spinello Aretino, cit., 199.
10
Per le vicende conservative del Camposanto di Pisa ed il catalogo delle opere si veda
M. Bucci, Camposanto monumentale di Pisa: affreschi e sinopie, Pisa, 1960.
11
Weppelmann, Spinello Aretino, cit., 71. Una più recente testimonianza iconografica
è riportata nell’ articolo di V. Scano, “Da Nora alle rive dell’Arno”, in Almanacco di
Cagliari, (2016).
12
Cfr. G. Fois, “Passio Ephysii, (BHL 2567)”, in Passiones martyrum Sardiniae, moderante
Antonio Piras ediderunt M. Badas, G. Fois, C. Melis, A. Piras, L. Zorzi, Turnhout
(Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis 279), sub prelo; ringrazio sentitamente
Graziano Fois per avermi concesso di consultare in anteprima l’introduzione al suo
lavoro.
13
Si tratta dei mss. E.8 e B.4 della Primaziale di Pisa, attribuiti a produzione pisana della
prima metà del XIV secolo, le cui miniature sono ritenute da Maurizia Tazartes delle
possibili fonti figurative per gli affreschi di Spinello, cfr. M. Tazartes, “Leggenda e
storia in un ciclo di affreschi di Spinello Aretino nel Camposanto di Pisa”, in Ricerche
di Storia dell’Arte, 36 (1988) 69-80. Di diverso parere Weppelmann, Spinello Aretino, cit.,
204, secondo il quale le miniature degli antifonari, non presentando legami formali e
stilistici con gli affreschi, non sarebbero alla base della realizzazione pittorica dell’ar-
tista aretino al Camposanto pisano. L’esposizione dei manoscritti E.8 e B.4 è prevista
nel nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Pisa, in corso di restauro al momento
della redazione del presente articolo.
14
Le più antiche descrizioni degli affreschi risalgono al 1488; nel XVI secolo lo stesso
Giorgio Vasari, come già riportato, dedicò agli affreschi pisani alcune righe nella Vita
di Spinello Aretino, nella seconda edizione delle Vite, così come più tardi fece il cano-
nico Giovan Battista Totti nel 1593 e, due secoli dopo, il Lanzi nel 1795. Al XIX seco-
lo risalgono le descrizioni del Rosini, le incisioni del Lasinio già citate, la menzione
contenuta nella New History of Painting in Italy di Crowe e Cavalcaselle, del 1864 e gli
studi di I. B. Supino. Fra gli studi più recenti, realizzati nell’ambito del XX secolo, si
menziona il Catalogo della mostra del 1960 (Bucci, Camposanto monumentale, cit.), gli
studi di A. Caleca et al., Museo delle Sinopie del Camposanto Monumentale, Pisa, 1979;
quelli di E. Carli, La pittura a Pisa dalle origini alla “bella maniera”, Ospedaletto, 1994
e, più di recente, la monografia del 2011 di S. Weppelmann, Spinello Aretino, cit.
15
Cfr. Tazartes, “Leggenda e storia”, cit.; M. Tazartes, “Due santi inventati. Le sto-
rie di Efisio e Potito nel Camposanto di Pisa”, in Art e Dossier, 50, 5 (1990) 24-31;
Weppelmann, Spinello Aretino, cit.
16
La datazione è stata proposta da Max Seidel sulla base dell’analisi dell’elenco dei giorni
festivi in cui l’arcivescovo di Pisa doveva portare il pallio; la festività del santo non è pre-
sente nella bolla papale di Urbano II del 1092 ‒ quella in cui il pontefice affida a Daiberto
il diritto metropolitano sulla Corsica ‒ ma è presente, invece, nella bolla di Onorio II
del 1126, in cui si ricorda anche la festività nel giorno di S. Efisio «cuius corpus in eadem
ecclesia requiescit», cfr. M. Seidel, “Dombau, Kreuzzugsidee und Expansionspolitik.
Zur Ikonographie der Pisaner Kathedralbauten”, in Frühmittelalterliche Studien.
Jahrbuch des Instituts für Frühmittelalterforschung der Universität Münster, 11 (1977) 357.
Fra le fonti più antiche che riportano il trasferimento delle reliquie a Pisa nell’anno
1088 cfr. R. Roncioni, Istorie Pisane libri XVI, Firenze, 1884, 114, https://goo.gl/IysjJR
(consultato il 30/05/2016); P. Tronci, Memorie istoriche della città di Pisa, Livorno, 1682,
30, https://goo.gl/DhquBD (consultato il 30 Maggio 2016).
17
Nel santuario sono stati rilevati, in particolar modo da Roberto Coroneo, alcuni stile-
mi architettonici di origine franco-catalana quali, per esempio, l’estradosso dell’absi-
de rientrante sul filo dell’imposta, le piccole luci, gli archi doubleaux. Cfr. R. Coroneo,
Architettura e scultura dalla metà del Mille al primo ‘300, Nuoro, 1993; R. Coroneo, R.
Serra, Sardegna preromanica e romanica, Milano, 2004; P.G. Spanu, Martyria Sardiniae.
I santuari dei martiri sardi, Oristano, 2000, 77-81.
18
Ivi.
19
Questa l’ipotesi formulata in R. Martorelli et al., “Il ruolo delle isole maggiori e
minori nella diffusione del culto dei santi. Dinamiche e modalità di circolazione
della devozione”, in Isole e terraferma nel primo Cristianesimo. Atti dell’XI Congresso
Nazionale di Archeologia Cristiana a cura di R. Martorelli, A. Piras, P.G. Spanu,
Cagliari, 2015, 243. Si ipotizza un insediamento monastico nel sito in cui sorge il san-
tuario di Sant’Efisio e ad una comunità monastica si riconduce anche il toponimo di
S. Macario cui è intitolato l’isolotto che fronteggia il tratto di costa su cui sorgeva la
città di Nora e presso cui furono rinvenuti i marmi. A tale insediamento potrebbero
essere ricondotti anche i toponimi di Su Cunventu e Su Cunventeddu ivi attestati. Nel
santuario semi-ipogeo che oggi si trova sotto la chiesa protoromanica di S. Efisio,
sono state rinvenute due tombe e un’iscrizione funeraria a mosaico con formule epi-
grafiche e ornati riferiti ai secoli IV-VI, cfr. R. Coroneo, Scultura mediobizantina in
Sardegna, Nuoro, 2000, 105.
20
R. Coroneo, Scultura mediobizantina, 101-105; R. Coroneo, Arte in Sardegna dal IV alla
metà dell’XI secolo, Cagliari, 2011, 448-451.
21
Le altre ipotesi formulate (un precedente santuario dedicato a S. Efisio, poi sommer-
so a causa dei fenomeni di erosione costiera; un differente santuario, forse intitolato a
S. Macario) sono riportate in Coroneo, Scultura mediobizantina, cit., 102. Cfr. anche R.
Serra, “La chiesa quadrifida di S. Elia a Nuxis (e diversi altri documenti altomedievali in
Sardegna)”, in Studi Sardi, XXI (1968-70) 30-61; R. Serra, “I plutei tardobizantini dell’isola
di San Macario e di Maracalagonis (Cagliari)”, in Archivio Storico Sardo, XXX (1976) 59-76.
22
Per es. l’attestazione della chiesa di S. Efisio di Nora nel 1089 e la menzione, nel 1119,
della chiesa di S. Euvisi de Quart; cfr. P. Tola, Codice Diplomatico di Sardegna, I, 1, a cura
di A. Boscolo, F.C. Casula, Sassari, 1984, I, docc. XVII, p. 161, XIX, p.163 e XXIV, pp.
196-197. Cfr. anche Spanu, Martyria Sardiniae, cit., 61.
23
Ivi, 62. Si tratta del Cod. Vat. lat. 6453, cc. 201-208, edito in Analecta Bollandiana, III
(1884), 362-377. Tutte le citazioni dal testo latino della Passio riportate nel presente ar-
ticolo, laddove non diversamente indicato, sono tratte dall’edizione del manoscritto
vaticano riportata negli Analecta Bollandiana.
24
Cfr. Seidel, “Dombau, Kreuzzuge”, cit.; P.G. Spanu, Martyria Sardiniae, cit., 73-74 e
n. 68, secondo il quale le reliquie dei santi Efisio e Potito (queste ultime importate in
Sardegna dall’Italia meridionale) sarebbero state portate a Pisa da Nora nel 1088; così
pure R. Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna, Roma, 1999, 206, n. 101. La contestuale
donazione ai Vittorini, avvenuta l’anno seguente, si potrebbe spiegare con riferimento
alla volontà di assicurare protezione al santuario di Nora, così come anche agli altri
santuari martiriali dell’isola, minacciati dai Pisani cercatori di corpi santi. Nella sua
ricostruzione Spanu rimanda agli studi di Domenico Filia, cfr. D. Filia, La Sardegna
Cristiana. Storia della Chiesa, Sassari, 1909-1929 (ristampa: Sassari, 1995); il Filia fa riferi-
mento alle ipotesi del Vidal, il quale nel 1639, negli Annales Sardiniae, riportò all’anno
1088 il trasporto delle reliquie dalla Sardegna verso Pisa: il luogo di partenza però
non è specificato. Cfr. S. Vidal, Annales Sardiniae, Firenze, 1639, 126, http://goo.gl/
MZwcgC [documento pdf ] (consultato il 30 maggio 2016). Il Filia fa inoltre riferimen-
to alle Istorie pisane di Raffaello Roncioni, canonico e arciprete della primaziale pisana,
visuto a cavallo tra il XVI e XVII secolo, il quale, nell’enumerare le principali reliquie
custodite nel duomo di Pisa riporta anche i corpi “di santo Efeso e Potito, e di San
Cesello e Camerino martiri, portati l’anno MLXXXVIII di Sardegna”, cfr. Roncioni,
Istorie pisane, cit., 114. Il Filia cita anche la Storia di Sardegna di Giuseppe Manno (1826-
27), il quale a sua volta si rifà alle Memorie istoriche della città di Pisa del mons. Paolo
Tronci del 1682. Il Tronci, agli anni 1087-88, riporta che “in questi tempi furono tra-
sportati a Pisa i Corpi de’ SS. Martiri Efeso, e Potito, come si legge nel libro antico
scritto in carta pecora, quale si conserva nella Chiesa Primaziale”; non è precisato,
però, quale fosse il luogo di provenienza delle reliquie; cfr. P. Tronci, Memorie istoriche
della città di Pisa, Livorno, 1682, https://goo.gl/XJspvj (consultato il 30 Maggio 2016).
25
Cfr. supra, n. 16 e n. 24.
26
Per questi aspetti cfr. il recente contributo a cura di R. Martorelli et al., “Il ruolo del-
le isole”, cit., 243. Cfr. anche R. Coroneo, Scultura mediobizantina, cit., 104-105. Sulle
cronologie della città di Nora in età tardo-antica e bizantina, cfr. G. Bejor, “Una città
di Sardegna tra Antichità e Medio Evo: Nora”, in Orientis radiata fulgore. La Sardegna
nel contesto storico e culturale bizantino. Atti del Convegno di Studi (Cagliari, 30 novem-
bre ‒ 1 dicembre 2007), a cura di L. Casula, A.M. Corda, A. Piras, Cagliari, 2008, 95-113.
27
Un luogo di culto intitolato al santo e menzionato come sanctum Ephyseum, ubicato“in
supradicta villa de Stampace”, è attestato nel 1263 dall’arcivescovo Federico Visconti
nel corso della sua visita pastorale in Sardegna. Cfr. P. Tola, Codice Diplomatico di
Sardegna, I, 1, cit., doc. CIII, 382. Si veda anche l’edizione critica a cura di Nicole
Beriou: I. La Masne De Chermont, N. Beriou, Les sermons et la visite pastorale de
Federico Visconti archevêque de Pise, 1253-1277, Roma, 2001, 1063-1064, http://www.tor-
rossa.com/resources/an/2250813# (consultato il 30 maggio 2016).
28
Alle vicende legate alla traslazione delle spoglie di S. Efisio dalla Sardegna verso Pisa,
se, come si ipotizza, le reliquie furono portate nella città tirrenica dal capoluogo sar-
do e non direttamente da Nora, poterono non essere estranee le vicende insediative
della stessa città di Cagliari nei secoli altomedievali: alla fine dell’XI secolo, infatti, era
probabilmente giunto a compimento il processo di abbandono della Karalis antica,
avvenuto gradualmente e “a macchie” (in un modo meno repentino di quello che
probabilmente portò all’abbandono di Nora all’inizio dell’VIII secolo) secondo mo-
dalità che la ricerca archeologica degli ultimi anni sta contribuendo a delineare. Cfr. il
contributo di R. Martorelli, “Riferimenti topografici nelle Passiones dei martiri sardi”
in questi stessi Atti; cfr. anche R. Martorelli, D. Mureddu, “Cagliari: persistenze e
spostamenti del centro abitato fra VIII e XI secolo”, in Settecento-Millecento. Storia,
Archeologia e Arte nei “secoli bui” del Mediterraneo. Atti del Convegno di Studi (Cagliari,
17-19 ottobre 2012), a cura di R. Martorelli con la collaborazione di S. Marini, Cagliari,
2013, 207-234; R. Martorelli, “Cagliari bizantina: alcune riflessioni dai nuovi dati
dell’archeologia”, in European Journal of Post-Classical Archaeologies, 5 (2015) 175-200.
29
Cfr. supra, n. 12; Martorelli, “Riferimenti topografici”, cit.
30
Così nel cod. Vat. Lat. 6453, cc. 201-208, edito in Analecta Bollandiana, III (1884), 362-
377: “Qui es, domine? Ostende te mihi, ut videam magnitudinis tuae potentiam. In
ipsa autem hora apparuit ei crux in similitudine crystalli, et vox de coelo audita est:
Ego sum Christus, filius Dei vivi, quem crucifixerunt Judaei, quem tu persequeris”.
31
Sulla ripresa dell’exemplum costantiniano nell’agiografia di S. Efisio cfr. A.M. Piredda,
“L’exemplum costantiniano nell’agiografia sarda”, in Diritto e Storia [rivista online],
13 (2015), n. 22, http://www.dirittoestoria.it/13/contributi/Piredda-Exemplum-
costantiniano-agiografia-sarda.htm (consultato il 25/05/2016).
32
Cod. Vat. lat. 6453, cc. 201-208, edito in Analecta Bollandiana, cit.
33
Ibidem.
34
H. Delehaye, Les légendes grecques des saints militaires, Paris, 1909, 77-89. Cfr. anche H.
Delehaye, Les légendes hagiographiques, Bruxelles, 1955, 119-139.
35
Spanu, Martyria Sardiniae, cit., 68.
36
Per la contestualizzazione geografica e storica delle vicende narrate nella Passio di
S. Efisio, che rimandano all’orizzonte cronologico dell’Italia meridionale e della
Sardegna tardo-bizantina del X secolo, ovverosia al momento in cui avrebbe avuto
origine il racconto agiografico del martire sardo, pur nel contesto di una indubitabile
derivazione complessiva dalla leggenda di S. Procopio, si rimanda allo studio di Spanu
più volte citato: Spanu, Martyria Sardiniae, 61-81. Si vedano anche P. Maninchedda,
Medioevo latino e volgare in Sardegna, Cagliari, 2007, 89-90; Martorelli, “Riferimenti
topografici”, cit.; Fois, “Passio Ephysii”, cit.
37
Cod. Vat. lat. 6453, cc. 201-208, edito in Analecta Bollandiana, cit.
38
Ibidem.
39
Sulla vasta letteratura critica sulla teoria dell’icona e sulle sue applicazioni nelle im-
magini acheropite, cfr. J. C. Schmitt,“L’Occident, Nicée II et les images du VIIIe au
XIIIe”, in Nicée II. 787-198, a cura di F. Boesfplug, N. Lossky, Paris, 1987, 271-311; H. L.
Kessler, G. Wolf (a cura di), The Holy Face and the Paradox of Representation, Bologna,
1998; J. Wirth, “Faut-il adorer les images? La théorie du culte des images jusq’au
concile de Trente”, in Iconoclasme, a cura di J. Wirth, C. Dupeux, P. Jezler, Paris, 2001,
28-37; B. Pentcheva, “Painting or Relief: The Ideal Icon in Iconophile Writing in
Byzantium”, Zograph, 31 (2006-7) 7-14.
40
Cfr. Piredda, “L’exemplum costantiniano”, cit., par. 2.
41
Per un’analisi più dettagliata si rinvia al saggio di P.G. Spanu più volte citato (cfr.
supra, n. 35) e al testo della Passio nell’edizione di G. Fois di prossima pubblicazione;
Fois, “Passio Ephysii”, cit.
42
Cfr. Spanu, Martyria Sardiniae, cit.; Martorelli, “Riferimenti topografici”, cit.; Fois,
“Passio Ephysii”, cit.
43
Fois, “Passio Ephysii”, cit.
44
Cfr. supra, n. 13. Si vedano anche Carli, “La pittura a Pisa”, cit., 86 e A. Caleca, “Rotuli
e codici miniati”, in La Cattedrale di Pisa, a cura di G. Garzella, A. Caleca, M. Collareta,
San Miniato, 2014, 233-243.
45
«Campanile de argento aurato ad similitudinis campanilis maioris ecclesie factum, in quo
sunt de reliquiis Eufisii et Potiti», cfr. Tazartes, “Leggenda e storia”, cit., 71.
ruolo dell’angelo nella burocrazia celeste attraverso un titolo ancora attivo in quella
terrena. P.G. Spanu, La Sardegna bizantina fra VI e VII secolo, Oristano, 1998.
47
Cod. Vat. lat. 6453, cc. 201-208, edito in Analecta Bollandiana, cit.
48
Ibidem.
Osservazioni finali
L’analisi del testo della Passio Sancti Ephysii ha consentito di evidenziare,
nel racconto della vicenda delle immagini acheropite e della croce aurea,
un’interessante spia di un retaggio di età mediobizantina che rappresen-
ta il possibile momento storico di elaborazione del testo della leggenda
agiografica, come già ampiamente messo in luce da numerosi studi50; da
un punto di vista figurativo, invece, la prima testimonianza pervenutaci, il
ciclo di Spinello Aretino al Camposanto monumentale di Pisa, appartiene
ad un orizzonte culturale e figurativo ormai ben distante da quello inqua-
drato dalla Passio. In questo caso le immagini propongono una diversa
immagine del santo.
Spinello Aretino lavorò agli affreschi del Camposanto in maniera mol-
to rapida, come è noto dai documenti, e con grande autonomia compo-
sitiva poiché non esisteva una consolidata tradizione iconografica delle
vicende dei due santi Efisio e Potito destinata a fungere da modello visivo.
Per quanto concerne il rapporto con le fonti, nelle scene dipinte, il rac-
conto per immagini sembra seguire molto da vicino il testo della Passio,
come si è più volte cercato di evidenziare. Non si tratta però di una pe-
dissequa illustrazione di tutti i passaggi del racconto agiografico testua-
le: l’autonomia descrittiva rispetto al racconto testuale risiedette, infatti,
49
Il mosaico fu realizzato nel 1329; cfr. Weppelmann, Spinello Aretino, cit. 203.
50
Cfr. supra, n. 36.
Abstract
La ricostruzione del rapporto fra il culto di S. Efisio e le immagini, in età me-
dioevale, si scontra con l’assenza di testimonianze figurative in Sardegna; l’unica
raffigurazione della leggenda agiografica del santo è quella degli affreschi di Spi-
nello Aretino al Camposanto monumentale di Pisa (1390-91). Il confronto fra le
pitture e il testo della Passio consente di elaborare alcune riflessioni sulla diffusio-
ne del culto di S. Efisio nei secoli XI-XIV fra la Sardegna e Pisa, che negli affreschi
del Camposanto rielabora la figura del martire della leggenda agiografica per
creare una sorta di ‘eroe civico’ della potenza perduta della città marinara.
The reconstruction of the relationship between the devotion to St. Efisio and the images,
in the Middle Ages, clashes with the lack of figurative evidences in Sardinia; only the
frescoes by Spinello Aretino in the Camposanto in Pisa (1390-91) show a narrative of
the saint’s hagiographic legend. From the comparison between the paintings in Pisa and
the text of the Passio some considerations can be drawn on the spread of the cult of St.
Efisio between 11th and 14th century in Sardinia and Pisa, which, in the frescoes of the
Camposanto, revises the figure of the martyr saint deriving from the hagiographic legend
and creates a sort of ‘civic hero’ of the maritime Republic’s lost power.
Fig. 4.
“Combattimento di S. Efeso contro i Pagani di Sardegna”, copia della medesima scena affre-
scata da Spinello Aretino nel Camposanto monumentale di Pisa, in un’incisione otto-
centesca tratta da G.P. Lasinio, Pitture a fresco del Camposanto di Pisa disegnate e incise da
Giuseppe Rossi e dal prof. cav. G.P. Lasinio figlio, Firenze, 1832.
Fig. 6.
Nora (Pula, Cagliari).
Santuario di S. Efisio,
planimetria e sezione con indi-
cazione delle fasi cronologiche,
tratta da R. Coroneo,
Architettura Romanica dalla
metà dal Mille al primo ‘300,
Nuoro, 1993, 40.