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Perugia
1
Alberto Bonet, La filosofia de la libertad en las controversias teológicas del siglo XVI y
primera mitad del XVII, Barcelona, Subirana, 1932. In particolare cfr. pp. 133-137.
1
II titolo completo dell'opera è il seguente: Concordia liberi arbitrii cum gratiae donis,
divina praescientia, providentia, praedestinatione et reprobatione ad nonnullus primae partís D.
Thomae artículos. Cfr. Enciclopedia Cattolica, s.v. Molina Ludovico, Firenze, Sansoni, 1952.
De AUXÌIÌÌR aspetti teologici di una controversia nell'opera tirsiana 67
cento. Il primo settore in cui il tentativo di fusione venne fatto fu quello del-
la filosofia e, di fatto, la scolastica rinnovata della scuola di Salamanca fu di
quel tentativo il frutto più originale"3.
lb — Nel corso delle sessioni tridentine è la teologia scolastica a trionfa-
re: domenicani e gesuiti si eleggono paladini di quel pensiero. Ed è alla loro
accurata preparazione che si ricorre nel tentativo di formulare delle risposte
agli interrogativi scaturiti in seguito alla scissione protestante. Come espone
chiaramente Bonet, il nucleo centrale della teologia luterana è costituito dal
dogma della volontà schiava e della salvezza attraverso la sola fede"4. Il rap-
porto dell'uomo con Dio, una volta frantumatasi l'armonia medievale, viene
riproposto in termini di squilibrio: o è l'uomo che, caduto nella condizione
di peccato, non" può salvarsi se non attraverso la grazia di Dio, trovandosi in
una condizione di passività (tesi protestante); oppure, fermo restando il prin-
cipio secondo il quale non vi è salvezza se non attraverso la grazia, si discute
sulla natura di questa, sull'onnipotenza divina, sulla libertà umana 5. Tali
questioni diventano allora emblematiche del sentire dell'epoca. A Trento,
però, non si perviene ad una soluzione definitiva su molti degli aspetti ri-
guardanti i dogmi riaffermati. Sarà allora sulla mancanza di postulati risoluti-
vi che insorgerà la Controversia, la cui grande portata popolare è spiegabile,
secondo Trubiano, se si fa riferimento a: "la nuova toma de conciencia de ca-
da individuo que le impulsaba a sentirse capaz de buscar nuevos confines y
horizontes, bien fueran personales, institucionales o nacionales; el número ca-
da vez mayor de estudiantes universitarios ansiosos de propagar y vivir' su en-
señanza; la amenaza cada vez inminente del protestantismo y el ímpetu que
la Contrarreforma añadió a la lucha [...] no pudo por menos afectar a la gen-
te de manera decisiva en el decurso de su vita diaria"6.
Dal punto di vista teologico, il motivo che spinge domenicani e gesuiti
su fronti opposti è determinato, paradossalmente, dalla comune formazione
3
John H. Elliot, La Spagna Imperiale, 1469-1716, trad. italiana, Bologna, II Mulino,
2
1982 , p. 280.
4
A. Bonet, La filosofia..., cit., p. 15.
5
Cfr. Giuseppe Rambaldi, "Problemi teologico-filosofici della Riforma Cattolica" in
AA.VY, Grande Antologia Filosófica, diretta da M.F. Sciacca, Milano, Marzorati, 1964; IX,
pp. 1720-853.
6
Mario F. Trubiano, Libertad, grada y destino en el teatro de Tirso de Molina, Madrid,
Alcalá, 1985, pp.12-13.
68 Anelila Maria Antonini
9
J. M. Delgado Várela O. de M., Psicología y teologia de la conversión en Tirso, in Je-
sús María "Estudios" Madrid, Orden de la Merced, 5, 1949, 341-377, p.360.
10
Ivi, p.361.
" Nel riferirci a Tirso de Molina, abbiamo adottato il criterio di chiamarlo con il no-
me canonico di Fray Gabriel Téllez, quando trattiamo del suo pensiero teologico e Tirso,
quando ci rivolgiamo al drammaturgo.
12
J. M. Delgado Várela O. de M., Psicología..., cit., pp.361-362.
13
Ivi, p.365.
70 Ancilla Maria Antonini
14
M. E Trubiano, Libertad..., cit., p.79.
15
J. M. Delgado Várela O. de M., Psicología..., cit., p.362.
16
Ivi, p.360.
17
Enciclopedia Cattolica, cit., s.v. Grazia.
18
Blanca De Los Ríos Lampérez, Tirso de Molina obras dramáticas completas, 3 voli.,
Madrid, Aguilar, 19622, 19682, 1969 3 ,1, p.95 e II p.423.
DeAuxitiis: aspetti teologici di una controversia nell'opera tirsiana 71
19
J. M. Delgado Várela O. de M., Psicología..., cit..
20
Martín Ortúzar O. de M., El condenado por desconfiado depende teológicamente de
Zumel. Nueva aclaración, in "Estudios", Madrid, Orden de la Merced, 1948, 7-41.
21
M. F. Trubiano, Libertad..., cit..
22
Henry Sullivan, Tirso de Molina and the Drama ofthe Counter Reformation, Amster-
dam, Radopi, 1981.
23
Ramón Menéndez Pidal, Estudios literarios, Madrid, Espasa-Calpe, 197310.
24
Karl Vossler, Lecciones sobre Tirso de Molina, Madrid, Taurus, 1965.
25
M. F. Trubiano, Libertad..., cit.. Reputiamo questo studio di grande rilevanza per
l'approfondita analisi della tematica teologica all'interno della produzione tirsiana. Ad esso,
pertanto, facciamo precipuo riferimento.
26
Carmelo Samonà, prefazione a Tirso..., Milano, Garzanti, 1991, p.13.
72 Ancilla Maria Antonini
pare evidente fin dal primo atto, quando l'eremita, in seguito ad un sogno, du-
bita della salvezza della propria anima: Sin duda que a mi Dios tengo enojado27.
Tirso, con una straordinaria sottigliezza psicologica, ritrae il processo in-
teriore e spirituale dell'anacoreta che, scatenatosi con il dubbio della propria
salvezza (ciò che lascerebbe supporre il postulato bannesiano di riprovazione
antecedente le opere), conduce Paulo, dapprima al dubbio, poi alla superbia,
quindi alla sfiducia in Dio 28 , fino a raggiungere il punto più oscuro della co-
scienza dell'eremita dove si annida quel "vértigo metafisico en que el indivi-
duo se destruye a sí mismo" di cui parla González29.
Ma procediamo per gradi. Paulo chiede a Dio, una volta risvegliatosi
dal sogno, che gli faccia conoscere il suo destino ultimo, vanificando, con
tale richiesta, il valore di dieci anni trascorsi da eremita ¿ Qué fin he de tener,
pues un camino/ sigo tan bueno?30. Interrogativo che presuppone il concetto
di salvezza realizzabile attraverso la solo fede: "actitud de soberbia en estimar
sus obras en mucho y juzgarse por ellas predestinado. Las obras buenas son
efecto de la predestinación positiva antecedente" secondo Báñez31. Paulo, al-
lora, è indotto dalle parole del demonio, a ricercare Enrico, per verificare il
suo destino ultimo e non dubita assolutamente della natura di questi: ¡Gran
santo debe de ser!32. Ma la conoscenza di Enrico e della sua reale indole, pro-
vocherà in Paulo un atteggiamento di sfiducia nei riguardi della divinità, ed
il cambiamento radicale della propria esistenza verso una vita criminosa; la
stessa, cioè, che conduce Enrico: En el monte hay bandolerosil bandolero
quiero ser,/ porque así igualar pretendo/mi vida con la de Enrico,/ pues un mi-
smo fin tendremos30.
Nel giudicare la vita di Enrico come manifestazione di un cammino de-
stinato alla dannazione, Paulo si sente già bruciare tra le fiamme. L'invocazio-
ne a Dio, allora, si solleva in tutta la sua drammaticità: Señor, perdonai si
injustamente me vengo./ Tu me has condenado ya:/ tu palabra, es caso cierto/ que
27
Ivi, I, 3.
28
J. M. Delgado Várela O. de M., Psicología..., cit., p. 367 e ss.
29
Gabriel González, Drama y teología en el Siglo de Oro, Salamanca, Univ. Salamanca,
1987, p.82.
30
El Condenado..., cit., I, 3.
31
Cfr. Delgado Várela O. de M., Psicología..., cit., p.368.
32
El Condenado..., I, 5.
33
Ivi, I, 13.
De Auxiliiy. aspetti teologici di una controversia nell'opera tirsiana 73
atrás no puede volver./ Pues si es ansí, tener quiero/ en el mundo buena vida,/
pues tan triste fin espero./ Los pasos pienso seguir/ de Enrico5*.
"Todo esto explica perfectamente cómo en Paulo al experimentar la vida
de Enrico, que por sus obras, efecto de la reprobación, juzga ya condenado, se
desata una soberbia satánica contra Dios, que hace se entregue a la vida más
criminal y pecaminosa para tomar venganza del cielo"35. È proprio questo, lo
ribadiamo, il punto più delicato ed anche pericoloso della dottrina bannesia-
na, secondo Tirso e cioè, sia le buone opere che realizzi il predestinato alla
gloria, sia gli atti malvagi che compie il reprobo, sono effetto, nel primo caso,
di una predestinazione al cielo e, nel secondo, di una riprovazione negativa e
antecedente per l'inferno36. Fray Gabriel, allora, con Zumel, intende mostrare
come la bontà salvifica divina interessi tutti gli uomini: Paulo ed Enrico, sem-
bra dire Tirso, sono entrambi destinati alla salvezza. Per questo hanno a loro
disposizione gli aiuti della grazia con la quale raggiungerla. Il differente esito
delle due vicende dipende allora dal rapporto che questi stabiliscono tra il li-
bero arbitrio e gli ausili. Soccorsi che si presentano ai due personaggi sotto
forme diverse. Per Paulo, Tirso ricorre, oltre alla voce dei cori (espediente tea-
trale che tornerà nel Burlador), al personaggio del pastorello, che si presenta
sulla scena proprio nel momento in cui Paulo ha abbracciato la vita criminale.
Il suo fine è di indurre Paulo al pentimento e di farlo rimettere completamen-
te alla benevolenza divina in completa "nudità" come richiede la dottrina Zu-
mel, al fine di rendere operante la grazia di Dio sulla sua volontà. Su questo
punto ci pare estremamente significativa la spiegazione che lo stesso Téllez ci
offre, attraverso le parole del pastorello: il libero arbitrio è una condizione es-
senzialmente umana e come tale è soggetto alla fragilità, del corpo e dell'ani-
ma. L'uomo può quindi sbagliare e proprio per questo ha la possibilità di un
riscatto attraverso la misericordia di Dio. Perdono mai negato ad alcuno, altri-
menti la fragilità umana, e con essa il libero arbitrio, sarebbero un'imperfezio-
ne nella grande e gloriosa opera divina: Diole Dios libre albedrío,/ y fragilidad
le dio/ al cuerpo y al alma; luego/ dio potestad con acción de pedir misericordia,/
que a ninguno le negó01. Infatti, poco dopo, nella scena seguente, Paulo sembra
per un attimo ravvedersi, anche se poi decide di non cambiare e di perseverare
34
Ibidem.
35
J.M. Delgado Várela O. de M., Psicología..., cit., p.369.
36
Ivi, pp.369 e ss.
37
El Condenado..., cit., II, 11.
74 Anelila Maria Antonini
nella nuova vita che ha scelto: [...] Ya vengo a pensar I que ha sido grande mi
error./ Mas ¿ cónto dará el Señor/ perdón a quien tiene nombre,/; ay de mí!, del
más mal honbrel que en este mundo ha nacido?0*. È quindi evidente, come rile-
va Trubiano, che l'eremita ha, in questo punto-chiave della vicenda, frustrato
un ausilio. Il fatto che Paulo non venga ancora soccorso con altri aiuti, non
dipende da una reprovazione antecedente negativa, ma dall'evento che Dio,
attraverso la ciencia de visión, sa che l'anacoreta frustrerà ulteriori ausili39. In
Paulo non vediamo dunque realizzarsi quel processo di conversione, di radica-
le cambiamento, che si attua invece in Enrico, personaggio che appare, fin
dalle prime battute, segnato da una negatività totale. Tirso insiste molto nel
voler tracciare la natura corrotta del criminale partenopeo: Yo nací mal incli-
nado,/ come se ve en los efetos I del discurso de mi vida/ que referiros pretendo*0;
esordisce Enrico nell'atto primo, ripercorrendo una serie di crimini di ogni
sorta. Natura questa, che, secondo la dottrina bannesiana, lascia presupporre
una condanna ante praevista merita. Come, infatti, deduce erroneamente lo
stesso Paulo: Pues al cielo, hermano mío,/ ¿ cómo ha de ir éste, si vemos/ tantas
maldades en él, /tantos robos manifiestos,/ crueldades y latrocinios,/ y tan viles
pensamientos?41. Paulo, giudicando Enrico negativamente riprovato, trascura la
dottrina della grazia e dunque la sua possibilità di salvezza. Ma, non ostante
l'esistenza perversa, Enrico non cade mai nell'errore di Paulo. Il profondo
amore che nutre nei confronti del padre, gli consentirà di aprirsi agli ausili
della grazia e quindi di rendere operante la propria salvezza. È infatti attraver-
so la figura del genitore che giungono ad Enrico i soccorsi della benevolenza
divina: l'ammonizione del padre, ad accettare i sacramenti, poco prima
dell'esecuzione, costituisce allora una sorta di grazia esterna che precede quella
interna analoga42. La vicenda di Enrico comincia a trasformarsi profondamen-
te nel momento in cui il criminale partenopeo, in procinto di uccidere il per-
sonaggio di Albano, esita, pensando al genitore. Processo che culminerà, come
poc'anzi accennato, nel terzo atto, quando Enrico, tentato dal demonio, deci-
de di non fuggire dal carcere dove è rinchiuso e di accettare la propria sorte
"la fuerza que ejerce la figura del padre es vista por Enrico con perspectiva y
38
Ivi, II, 12.
39
E Trubiano, Libertad..., cit., pp.199-200.
40
El Condenado..., cit., I, 12.
41
Ivi, I, 13.
42
Cfr. J.M. Delgado Várela O. de M., Psicología..., cit., p.363.
De Auxiltir. aspetti teologici di una controversia nell'opera tirsiana 75
43
M. F. Trubiano, Libertad..., cit., p.185. Secondo quanto rileva l'autore, è interes-
sante vedere come, all'interno della produzione tirsiana, assuma grande rilevanza l'associazio-
ne Dio-padre. Giudizio sostenuto anche da G. González, in: Drama..., cit., e da Francisco
Fernández-Turienzo in El Burlador, mito y realidad "Romanische Forschungen", Frankfurt am
Main, 1974, 86 3/4, pp.282-00.
44
Cfr. Jurij M. Lotman, Cercare la strada. Modelli della cultura, Intr. di M. Corti, trad.
di N. Marcialis, Venezia, Marsilio, 1994, p.100 e ss.
45
El Condenado..., cit., II, 17.
46
Ibidem.
47
Secondo quanto osserva la Profeti, la dannazione di Paulo ripropone il problema del
pentimento e quindi della salvezza in punto di morte, affrontato dal cardinale Bellarminio nel
De arte bene moriendi. Opera alla quale Tirso fa esplicaito riferimento negli ultimi versi
dell'opera. Cfr. M.G. Profeti, nota introd. a El Condenado..., cit., p. 662; e III, 22.
48
J. M. Delgado Várela O. de M., Psicología..., cit., p. 366.
49
El Condenado..., cit., Ili, 22.
50
M. F. Trubiano, Libertad..., cit., pp.203 e ss.
76 Ancilla Maria Antonini
51
Cfr. M.F. Trubiano, Libertad..., cit., p.216.
52
"El 'tan largo me lo fiáis', encierra el nucleo más íntimo del personaje y denuncia su
forma de instalarse en el tiempo. No sería extraño que Tirso, discípulo de Lope, hubiera conce-
bido, la obra a partir precisamente de esta tondilla que tanto repite, de esa fórmula para pospo-
ner las cosas a que somos tan propensos los españoles. En todo caso el 'tan largo me lo fiáis' no
niega, sino que relega y aplaza". F. Fernández-Turienzo, El Burlador..., cit., pp.286-287.
53
M. F. Trubiano, Libertad..., cit., p.216.
M
Come fanno notare Wade e Hesse, i termini Burlador, burla, burlar, appaiono in
media sette volte per ognuna delle tre giornate, per cui è evidente che Tirso non vuole che si
De Auxilüs: aspetti teologici di una controversia nell'opera tirsiana 77
dimentichi questa caratteristica, già annunciata nel titolo dell'opera. Cfr. Tirso de Molina, El
Bulador de Sevilla y Convidado de piedra, a cura di Gerald E. Wade e Everett W. Hesse, Sala-
manca, Almar, 1978, pp. 20 e ss.
» El Burlador..., ciulll 6.
56
MIII, 20.
57
Ibidem.
58
M. E Trubiano, Libertad..., cit., pag.214.
59
Paragrafo lb, p.7.
78 Ancilla Maria Antonini
dosi, invece, fin oltre la soglia concessa al libero agire umano, superata la
quale, esite soltanto prevaricazione. Sarà allora la statua del comendador, Don
Gonzalo de Ulloa, invocata da Tirso quale personificazione della giustizia di-
vina, a limitare l'azione di Don Juan ed a condurlo, con un esito spettacolare
all'Inferno 60. "Condenado por confiado" sarà allora giudicato dalla critica il
Burlador61. La smisurata fiducia che Don Juan affida alle proprie capacità e
che lo porta a dilatare il proprio "io" sulla scena, quasi fosse l'unico perso-
naggio esistente, lo spinge erroneamente a credere che, anche nei confronti
della divinità, avrebbe potuto realizzare la stessa situazione. Ma Don Juan,
nell'eccessivo esercizio del proprio libero arbitrio, non riesce a burlare la divi-
nità. Il pentimento dell'ultimo minuto, invocato da Don Juan, non è
ammissibile per Tirso, in quanto non vi può essere salvezza se non avviene
quella trasformazione interiore resa operante attraverso l'accettazione della
grazia e la cooperazione cori gli aiuti divini. In questo senso, allora, ci sia
consentito leggere una precisazione dottrinaria da parte di Fray Gabriel e
cioè, che la salvezza in punto di morte è possibile, come nel caso di Enrico,
se è avvenuto un reale cambiamento nella coscienza dell'individuo. L'atteggia-
mento di Don Juan, invece, rappresenta soltanto un fatto esteriore che per
Tirso non ha alcun senso.
È quindi evidente come la tematica della Controversia De Auxiliis per-
mei di sé i personaggi tirsiani a tal punto che appaiono indissolubilmente le-
gati a questa. Paulo, Enrico e Don Juan, sono, evidentemente, espressione
delle idee teologiche di Téllez. E, come si è visto, mentre nel Condenado la
riflessione viene sollecitata dalla presenza sulla scena di due personaggi anta-
gonisti, nel Burlador, Tirso fonde in un unico personaggio le sue preoccupa-
zioni. Tre vicende la cui reale intenzione dottrinaria emerge nel momento
della morte. Don Juan, allora, costituisce, sia il completamento di Enrico,
per la fiducia in Dio, sia il prolungamento di Paulo per l'atteggiamento sacri-
lego e ribelle62.
60
Cfr. M.G. Profeti, nota intr. a El Burlador..., cit., p.368.
61
Rafael Hornedo, S.J., El Condenado por desconfiado. Su significación en el teatro de Tirso,
"Razón y Fe", CXX, 1940, pp.170-91, apud, M.F. Trubiano, Libertad.., cit., p.213. Sullivan, in-
vece, attribuisce l'espressione "condenado por demasiado confiado" a W. Margaret Wilson, Spa-
nish drama ofthe GoldenAge, Oxford, Pergamon, 1969, pp. 116-17, apud, Tirso..., cit., p.39.
62
Cfr. M.F. Trubiano, Libertad..., cit., p.208 e Pierre Guenon, Crimen y castigo en el
Burlador de Sevilla, in Homenaje a Tirso, "Estudios" Madrid 1981, pp.381-92.
De Auxiliis: aspetti teologici di una controversia nell'opera tirsiana 79