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Lezione filosofia 20/10/ 21 (Quinta)

I contesti obliqui o indiretti, il problema qui è che questa analisi logica di questi
contesti rivela che non è possibile applicare il principio di leibnitz.
Quando abbiamo parlato di Russel abbiamo parlato del concetto di forma logica, il
concetto di notazione canonica (Quin) è molto simile. Cioè come rinunciare alla
ambiguità del linguaggio comune. Molti enunciati devono essere sottoposti ad una
reinterpretazione in termine di logica predicativa.
Questi contesti sono i tipici contesti che esprimono gli stati mentale, cioè
l’intenzionalità, tutti gli stati mentale che hanno un contenuto. Russell parla di
atteggiamento proproizionali che sono i contesti di credenza, di conoscenza,
desiderio ecc…
Perché sono stati atteggiamenti psicologici verso delle proposizioni (proposizioni=
entità stratta che in qualche modo rappresenta uno stato mentale) se io dico “credo
che sta piovendo, ho un attegiamento proposizionale verso la proposizione “sta
piovendo”.
Quine se ne occupa sia sul piano dell’attribuzione intenzionale (degli stati mentali)
Sia sul piano della logica modale( logica della necessità)
Esempio che fa Quine: Tom crede che cicerono denunciò catilina
Il problema è come interpretare il contrsto
Noi sappiamo che cicerone = marco tullio
Ne viene fuori che se applichiamo il principio sostutibilità possiamo dire “tom crede
che marco tullio denunciò catrino”. Ciò può avvenire solo se tom ha la conoscenza
che cicerone = marco tullio.
Questa è una parte del linguaggio molto diffusa nel linguaggio comune, chiamata
anche di stati attributivi.
Esempio Quine due possibili letture: esiste qualcuno (x) tale che tom crede che
abbiamo denunciato catilina (interpretazione relazionale/estensionale) non può
essere accettata perché troppo forte (come se ci fosse la certezza che tom sappia
che cicerone e marco tullio sono la stessa persona, ma nn possiamo darlo per
scontato)
Altre interpretazione: tom crede che esiste almeno un x tale che x denunciò catilina
La differenza (la seconda più debole, più blanda, interpretazione con quantificatore,
perché non stiamo dicendo chi è la persona, stiamo solo dicendo che c’è una
persona che denunciò catilina secondo tom) (Interpretazione nozionale)
Per non sbagliare secondo Quine dobbiamo privilegiare la seconda interpretazione,
quindi dobbiamo tenere conto della posizione particolare di Tom. In seguito questa
problematica tornerà nella problematica della traduzione.
Esempio domanda esame: Ma perché dobbiamo privilegiare la seconda
interpretazione:, risposta: perché dobbiamo tenere conto dello stato psicologico e
cognitivo di tom.
Contesti di questo tipo Quine li chiama Opachi, perch nn possiamo sostituire un
termine con un altro coreferenziale, quindi è tendenzialmente opaco, quindi non
stiamo facendo riferimento ad un individuo che esiste nel mondo, ci limitiamo a dire
cosa tom credeva. Il contesto è opaco eprché un nome come cicerone non ha
proprio riferimento, quindi non ci si può porre il problema di sostituire con un
termine coreferenziale.
con i contesti modali (di necessità) perché abbiamo delle soluzioni un po' bizzarre,
problemi un po' bizzarri
Esempi: 9 è maggiore di 5 e siamo tutti d’accordo
9=Numero dei pianeti, quindi potrei dire il numero dei pianeti è maggiore di cinque
Altro enunciato: Necessariamente 9 è maggiore di 5
Necessariamente il numero di pianeti è maggiore di 5 (non può essere accettata
perché non c’è nessuna necessità che i pianeti siano maggiori di 5)
È possibile che il numero dei pianeti sia minore di 9 (numero dei pianeti =9)
Sostitutendo (è possibile che 9 sia minore di 9) = paradosso
Non è possibile fare alcuna sostituzione
Viene fuori un problema dell’empatia (vedere le cose come le vede l’altro,
mettersinei suoi panni, suo punto di vista) imp. Nella fase finale delle teorie di
Quine, questa problematica discussa nel libro del prof, nell’articolo che si intitola
linguaggio ed empatia in Quine, Quine dice che l’empatica è la ragione per cui
attribuiamo degli enunciato di contenuto (di credenza) a qualcuno, senza l’empatica
non potremmo farlo. Questo problema ritorna nel problema della traduzione.
Enunciati in cui non vale principio di sostituiilità e nemmeno la teoria della
verofunzionalità.
Virgestain tentativo di sistemare rapporto tra linguaggio e relatà, attraverso la teoria
velrfunzionale del significato, verofunzionalità caratt. Secondo cui gli enunciati di un
linguaggio sono funzioni di predicati degli enunciati
Se un enunciato è vero (P) allora non P è falso
Secondo virgnestain si poteva costruire un intero linguaggio sulla base di enunciati
nìin foma puramente verofunzionale, cioè ogni enunciato o è atmico (che sta da
solo) o enunciati moleolare( che si formano dagli enunciato atomici medianti i
conneettivi (foto lavagna) )basato su modello della logica proposizionale.
La logica predicativa (o delle funzioni) più potente in quanto mi permette di
esprimere la struttura interna di un enunciato. (usta da quine)
La logica proposizionale (usata da virgnestein)
P,Q,R, ogni lettera sta per un enunciato, una singola lettera rappresenta un intero
enunciato PxQ piove e nevica,
Ci sono delle regole di verità per ogni connettivo, Lo stato di verità dell’intero
enunciato dipende dalla veridicità di entrambi gli enunciati (PxQ = Piove e nevica, è
vero se sia l’enunciato piove sia l’enunciato nevica sono veri)
Ha simbologia diversa, ci sono tutti i connettivi, però collegano degli enunciati
Distinzione che fa già frege tra contestk intenzionali e estensionali viene da qua,
pricipio di sostituzionalità alla base del problema.

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