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TECNOLOGIA DELL’ARCHITETTURA

PROGETTAZIONE PER LA SOSTENIBILITÀ DELL’EDILIZIA


Vitruvio sosteneva che le regole “basi” per un’architettura fossero standard; ma bisognava anche adeguarsi alle esigenze del-
l’epoca e all’uomo. Nasce così un’architettura “spontanea” o “minore” per risolvere i problemi dell’uomo senza un vero e pro-
prio progetto di partenza. Uno di questi problemi era di tipo climatico.

Caratteristiche dell'architettura spontanea

• Unione tra: TRADIZIONE + MATERIALI LOCALI + TECNOLOGIE COSTRUTTIVE

• Realizzazione di strutture durature nel tempo e migliorabili in futuro

• Strutture fatte di materiali di tipo naturale (cotto; legno; pietra) -> riutilizzabili in futuro per lo smaltimento

L’architettura spontanea è stata fin dall’origine finalizzata ad adeguarsi al clima terrestra suddividendosi in tre zone:

• Zona fredda= l’iglu iberico

• Zona caldo secca= scarsa vegetazione; tenda beduina

• Zona caldo-umida temperata= le nostre abitazioni: chiuse al nord e aperte al sud ( la zona sud è più esposta al sole ->
cucina e soggiorno; la zona nord invece è meno esposta al sole -> camere da letto e servizi igienici)

L’ARCHITETTURA ITALIANA E IL SUO CLIMA

• Regione clima montano= alpi; Appennini

• Regione clima mite= pianure; zone costiere

• Regione clima caldo-secco= zone interne

Le abitazioni alpine sfruttano il dislivello del terreno:

• Stalla al piano terra (calore animale mantiene caldo il piano superiore)

• Abitazione nella parte centrale (calore prodotto dalle stufe a legno)

• Fienile all’ultimo piano (il fieno trattiene il calore trasmesso dagli animali e dalla stufa ai piani inferiori)

TIPOLOGIA DELLA RESISTENZA

L’architettura del Mezzogiorno d’Italia; come quella di gran parte del bacino mediterraneo utilizzava massicci sistemi costrutti-
vi:

• Spesse murature in pietra e poche aperture, così da rimanere caldi in inverno e freschi in estate

• Piccole aperture

• Utilizzo di spazi aperti: unico ambiente-> no sbalzi di temperatura

ZONA CLIMA MITE

La tipologia costruttiva di questo genere mira a ridurre le aperture per impedire l’eccessiva penetrazione dei raggi solari negli
ambienti interni, senza ridurre la vegetazione e creando un sistema di spazi semi-aperti; soleggiati in inverno ombreggiati
d’estate. Es: borgo delle Corricelle a Procida (es abitazoni addossate). Ma con l’avvento del mondo moderno e la nascita delle
industrie alla fine dell’800 viene dimenticato completamente il rapporto tra architettura e il sole; affidando alle nuove tecnologie
il compito di costruire con alti consumi energetici.

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IL SISTEMA TECNOLOGICO EDILIZIO
Le diverse “funzioni edilizie” sono state analizzate dalla norma UNI 8290 utilizzate per scomporre e strutturare il sistema tec-
nologico edilizio in:

• CLASSI DI UNITA’ TECNOLOGICHE

• UNITA’ TECNOLOGICHE

• CLASSI DI ELEMENTI TECNICI

CLASSI DI UNITA’ TECNOLOGI- UNITA’ TECNOLOGICHE CLASSI DI ELEMENTI TECNICI


CHE

STRUTTURA DI FONDAZIONE -> strutture di fondazione diretta

-> strutture di fondazione indiretta

STRUTTURA DI ELEVAZIONE -> strutture di elevazione verticale

STRUTTUTRA
-> strutture di elevazione orizzon-
PORTANTE tali inclinate

-> strutture di elevazione spaziali

STRUTTURA DI CONTENIMEN- -> strutture di contenimento ver-


TO ticali

-> strutture di contenimento oriz-


zontali

STRUTTURA PORTANTE

FUNZIONE: sostiene i carichi del sistema edilizio e collega staticamente le sue


parti; non si può creare una chiusura a differenza di una struttura fatta da travi e
pilastri in calcestruzzo armato.

STRUTTURA DI FONDAZIONE

Trasmette i carichi del sistema edilizio al terreno e può essere:

• diretta: trasmette i carichi del sistema edilizio direttamente al terreno

• indiretta: trasmette i carichi del sistema edilizio indirettamente al terreno

Può avere un carico permanente (che non si muove) o accidentale (si può
muovere)

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STRUTTURA DI ELEVAZIONE

Trasmette i carichi del sistema edilizio alle strutture di fondazione e può


essere:

• Verticale: trasmette il carico alle fondazioni

• Orizzontale

• Spaziale

STRUTTURA DI CONTENIMENTO
Sostiene i carichi derivanti dalla spinta del terreno e può essere:

• Verticale: con funzione drenante; comprende tutti gli elementi tecnici che assicurano questa funzione, compresi eventuali
canali di scolo al piede dello strato di drenaggio con funzione di tenuta dell’acqua. Comprende tutti gli elementi tecnici posti
tra il terreno e la parete

• Orizzontale: distribuisce sul terreno sottostante le sollecitazioni del terreno indotte dai carichi sovrastanti, inclusa la funzione
di drenaggio dell’umidità. es. sistema a telaio= pilastri + travi

LE CHIUSURE = INVOLUCRO

È definita come la pelle dell’edificio che regola il passaggio in entrata e in uscita di materia ed energia

FUNZIONI: separa un ambiente interno da uno esterno

LE CLASSI DI UNITA’ TECNOLOGICHE

CLASSI DI UNITA’ TECNOLOGI- UNITA’ TECNOLOGICHE CLASSI DI ELEMENTI TECNICI


CHE

CHIUSURE VERTICALI -> pareti perimetrali verticali

-> infissi esterni verticali

CHIUSURE ORIZZONTALI INFE- -> solai a terra

CHIUSURE RIORI -> infissi orizzontali

CHIUSURE ORIZZONTALI SU -> solai su spazi aperti


SPAZI ESTERNI

CHIUSURE SUPERIORI -> coperture

-> infissi esterni

CHIUSURE OPACHE E TRASPARENTI si dividono in:

• Chiusure verticali -> separano gli spazi interni da quelli esterni


• Chiusure orizzontali inferiori -> separa la parte interna dal terreno sottostante
• Chiusure orizzontali su spazi esterni -> separano gli spazi interni dal S.E (sistema edilizio) dagli spazi esterni sottostanti
• Chiusure superiori-> separano gli spazi interni del S.E dagli spazi esterni sovrastanti (tetto= ultimo piano)

• CHIUSURE VERTICALI
- pareti perimetrali verticali

- Infissi esterni verticali

• CHIUSURE ORIZZONTALI INFERIORI


- solai a terra

- Infissi orizzontali

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• CHIUSURE ORIZZONTALI SU SPAZI ESTERNI
- solai su spazi aperti

• CHIUSURE SUPERIORI
- coperture

- Infissi esterni (orizzontali o inclinati)

CLASSI DI UNITA’ TECNOLO- UNITA’ TECNOLOGICHE CLASSI DI ELEMENTI TECNICI


GHICHE

PARTIZIONI INTERNE VERTICALI -> pareti interne verticali

-> infissi interni verticali

-> elementi di protezione

PARTIZIONI INTERNE ORIZZON- -> solai

PARTIZIONI INTERNE TALI -> soppalchi

-> infissi interni orizzontali

PARTIZIONI INTERNE INCLINATE -> scale interne

-> rampe interne

PARTIZIONI INTERNE

FUNZIONE: dividere e conformare gli spazi interni del sistema edilizio

• PARTIZIONI INTERNE VERTICALI: dividono e articolano gli spazi interni del Sistema Edilizio (sia pareti che infissi)

• PARTIZIONI INTENE ORIZZONTALI: dividono e articolano gli spazi interni del S.E. comprendono sia lo strato di supporto
che i rivestimenti

• PARTIZIONI INTERNE INCLINATE: dividono e articolano gli spazi del S.E collegando spazi posti a diverse quote

PARTIZIONI ESTERNE

FUNZIONE: dividere e conformare gli spazi esterni del S.E

• PARTIZIONI ESTERNE VERTICALI: dividono e articolano gli spazi esterni connessi con il S.E

• PARTIZIONI ESTERNE ORIZZONTALI: dividono e articolano gli spazi esterni connessi con il S.E

• PARTIZIONI ESTERNE INCLINATE: articolano gli spazi esterni connessi con il S.E collegando spazi posti a quote diverse

CLASSI DI UNITA’ TECNOLOGICHE

CLASSI DI UNITA’ TECNOLOGI- UNITA’ TECNOLOGICHE CLASSI DI ELEMENTI TECNICI


CHE

PARTIZIONI ESTERNE VERTICA- -> elementi di protezione

LI -> elementi di separazione

PARTIZIONI ESTERNE PARTIZIONI ESTERNE ORIZ- -> balconi e logge

ZONTALI -> passerelle

PARTIZIONI ESTERNE INCLINA- -> scale esterne

TE -> rampe esterne

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LE FONDAZIONI

• Dal punto di vista funzionale la fondazione svolge il compito di trasmettere al terreno in modo uniforme il peso dell’edificio
(costruito dal peso delle strutture edilizi e dal peso dei carichi accidentali) evitando che esso sprofondi nel terreno

• I requisiti che una fondazione deve possedere sono quindi principalmente resistenza e stabilità

• Esiste uno stretto rapporto tra la struttura portante in elevazione, la struttura di fondazione e il terreno, in modo che questi
tre insiemi istituiscono tra loro un rapporto di interazione di tipo sistematico.

• Per fondazione si intende un unità tecnologica che funge da collegamento statico tra l’edificio e il suolo e che ha il compi-
to di trasmettere a terra i carichi imposti dalla costruzione (permanente e accidentali) con assoluta sicurezza per la stabilità
dell’opera edificata; pertanto, il terreno di fondazione, la fondazione stessa e la struttura in elevazione costituiscono un
insieme che deve essere considerato come un unico sistema.

• Una struttura di fondazione è sottoposta a numerosi tipi di carichi:

• Carichi permanenti dovuti al peso della struttura edilizia

• Carichi dovuti alla presenza di acqua e neve sulle coperture

• Carichi dovuti alla modalità di utilizzo delle costruzioni, come quelli dovuti alla presenza e allo spostamento di persone e
oggetti

• Carichi orizzontali dovuti all’azione del vento

• Carichi orizzontali dovuti a scosse sismiche

• Eventuali spinte idrostatiche ascensionali presenti nel terreno

Il ruolo delle fondazioni non è soltanto quello di ripartire a terra i carichi dell’edificio, ma anche quello ancorare la sovrastruttura
dell’edificio, ed evitare sollevamenti dovuti al vento o a fenomeni sismici.

L’elemento fondamentale da valutare quando si progettano le fondazioni di un edificio è il tipo di terreno su cui graverà il carico
della costruzione e la sua capacità portante.

TIPI DI SUOLO

a) terreno a grana grossa:

• Pietre

• ghiaie

• Sabbie

b) terreno a grana fine:

• Limi (nel caso in cui la dimensione dei grani sia compresa tra 0,06 e 0,002mm)

• Argille (dimensione a 0,002mm)

• Terreno torbosi e fanghi: si tratta di terreni ad alto contenuto organico, che proprio a causa della loro organicità presen-
tano caratteristiche prestazioni soddisfacenti. Essi sono di solito inadatti a sostenere le fondazioni di edifici, poiché, oltre a
comprimersi in modo rapido e imprevedibile, assorbono ed espellono grandi quantità di acqua.

• Se la portanza di un terreno è insoddisfacente si deve procedere al consolidamento del terreno prima di realizzare le fon-
dazioni. Tale consolidamento del terreno costituisce un’operazione delicata e laboriosa che deve essere presa in conside-
razione solo nei casi che non si presenta altra scelta.

• Le principali strategie di intervento sono le seguenti:

• Compressione meccanica (vi si ricorre solo nel caso di suoli destinati a essere interessati da carichi lievi).

• Iniezione in profondità di materiale cementante o di altro componente chimico

• Impegno di palificate di costipamento (si tratta della soluzione di consolidamento del terreno più usata fin dall’antichità,
allora attuata con pali di legno)

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• Ricordo a rilevati di sabbia

• Impiego di vibrazioni

CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE FONDAZIONI:

• Rispetto alla superficie di appoggio: continue o discontinue


• Rispetto alla profondità: superficiali o profonde
• Rispetto al modo di trasmettere il carico al terreno: dirette o indirette

• Rispetto al tipo di reazione che il terreno oppone al carico: portanti o sospese

TIPOLOGIE COSTRUTTIVE

Fondazioni superficiali:
• Continue (cordoli, muri, travi rovesce)

• Discontinue (plinti)

Fondazioni profonde:
• Pozzi, pali.

FONDAZIONI SUPERFICIALI

• Si tratta di fondazioni che non si estendono in profondità

• Si ricorre a tali tipi di fondazione ogniqualvolta possibile perché sono le più economiche

• La condizione essenziale perché ciò si verifichi è che la portanza degli strati superficiali del terreno risulti soddisfacente

• Le fondazioni superficiali possono essere di tipo continuo o discontinuo.

• Le fondazioni superficiali discontinue sono costituite da elementi isolati, puntuali, realizzati in


calcestruzzo armato o non. Chiamati plinti.

• Sostanzialmente un plinto è una piastra rigida che riceve il carico trasmesso da un pilastro sovra-
stante e lo scarica nel terreno distribuendo su una superficie più vasta. In assenza del plinto il pila-
stro, a causa della modesta superficie della sua faccia inferiore, affonderebbe nel terreno.

• La forma di un plinto in genere è simile a quella del pilastro sovrastante, quadrata se quella è qua-
drata e rettangolare se quella è rettangolare.

LE FONDAZIONI PROFONDE

Si utilizzano quando la portanza di un terreno è modesta o quando i carichi trasmessi al terreno da una costruzione sono molto
elevati, come avviene per esempio nel caso di edifici di grande altezza. Tali fondazioni, dette anche “indirette”, possono essere
su pali o pozzi, a differenza dei plinti, i pali e i pozzi attraversano il terreno in profondità. La differenza tra di loro è da ricondursi
essenzialmente al diametro che nei pali è < che nei pozzi

Le fondazioni su pali sono di gran lunga le strutture di fondazione profonde più diffuse e quasi le uniche utilizzate.

• I pali possono essere gettati in opera o prefabbricati e vengono impiegati per raggiungere profonditi tra i 6 e i 20 m

• Il ricorso a fondazioni profonde può essere finalizzato a raggiungere strati di terreni più resistente o, nel caso in cui ciò non
sia possibile, a causa di una notevole profondità del terreno resistente, si sfrutta l’attrito laterale che si sviluppa tra i pali di
fondazioni e il terreno.

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CLASSIFICAZIONE UNI 8290

CLASSE DI UNITA’ TECNOLOGI- UNITA’ TECNOLOGICA CLASSE DI ELEMENTI TECNICI


CA

• STRUTTURA PORTANTE • Chiusura verticale • Pareti perimetrali verticali,


infissi esterni verticali

• CHIUSURA • Chiusura superiore • Coperture, infissi esterni oriz-


zontali

• PARTIZIONE INTERNA • Chiusura orizzontale inferiore • Solai a terra, infissi orizzontali

• PARTIZIONE ESTERNA • Chiusura orizzontale su spazi • Solai su spazi aperti


esterni

CHIUSURE SUPERIORI
Per chiusure superiore si intende l’unita tecnologica che separa, in senso orizzontale, l’intero edificio dall’esterno. Attraverso la
regolazione dei flussi di materia ed energia, tale separazione realizza le condizioni necessarie allo svolgimento dell’attività
umane all’interno di un edificio.

Le chiusure superiori possono essere suddivise in due classi di elementi tecnici:

copertura: classe che sopporta i carichi naturali e quelli dovuti all’utilizzo impedendo il passaggio di persone, animali e ogget-
ti; controlla inoltre il passaggio di sostanze liquide e di energia termica tra interno ed esterno.

Infisso esterno orizzontale: classe che controlla il passaggio di persone, animali, oggetti, sostanze liquide, gassose e il pas-
saggio di energia termica tra intero ed esterno.

CLASSIFICAZIONE DELLE COPERTURE


Possono essere individuate in base a:
• Morfologia
• Strati funzionali
• Fruibilità
• Geometria

Classificazione in base alla morfologia (2 sottoclassi):


Differenzia le coperture in base alla loro continuità, cioè all’assenza di interruzioni nello strato di tenuta.

COPERTURA CONTINUA: La copertura il cui manto, assicura la tenuta dell’acqua indipendentemente dalla pendenza del
supporto
COPERTURA DISCONTINUA: la tenuta dell’acqua della copertura è assicurata dalla pendenza e dai diversi materiali utilizzati
per la costruzione e dal modo in cui sono collegati (es tegole)

Classificazione in base agli strati funzionali:

Differenzia le coperture in base agli strati funzionali

1. COPERTURE NON ISOLATE E NON VENTILATE:


non controllano la trasmissione di calore e il comportamento termoigrometrico (ventilazione) attraverso strati funzionali specifici

2. COPERTURE ISOLATE E NON VENTILATA:


controllano la trasmissione di calore attraverso uno strato funzionale specifico, consente il risparmio energetico ma non con-
trollano il comportamento termoigrometrico

3. COPERTURE VENTILATE E NON ISOLATE:


controllano il comportamento termoigrometrico attraverso uno strato
funzionale specifico ma non controllano la trasmissione di calore

4. COPERTURE ISOLATE E VENTILATE:


controllano il comportamento termogrometrico e la trasmissione di calo-
re attraverso strati funzionali specifici.

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Classificazione in base all’accessibilità:

Questa classificazione differenzia le coperture in base al grado di accessibilità determinato dagli strati funzionali impiegati e
dalle loro caratteristiche.

• Copertura di classe A: accessibile esclusivamente per la sua manutenzione

• Copertura di classe B: accessibile per la sua manutenzione e per quella degli impianti su di essa installati

• Copertura di classe C: accessibile ai pedoni (carico 400kg/m2)

• Copertura di classe D: accessibile ai veicoli leggeri (<2t per asse)

• Copertura di classe F: soddisfa le funzioni relative al giardino pensile (sollecitazioni meccaniche e chimiche)

Classificazione geometrica:
Questa classificazione differenzia le coperture in base alle caratteristiche geometriche con implicazioni formali per l’edifico e
funzioni per gli elementi tecnici.

• Coperture planari orizzontali: la pendenza è < a 1%

• Coperture planari suborizzontali: la pendenza varia da 1% a 5%

• Coperture planari inclinate: la pendenza è > al 5%

• Coperture curve: la superficie dell’estradosso delle coperture presenta un andamento curvo che può essere regolare o irre-
golare

L’INVOLUCRO EDILIZIO
Può essere considerato come superficie di controllo che delimita il sistema dell’edificio attraverso cui passano flussi di energia,
deve essere inteso come insieme strutturato ed integrato di componenti che interagiscono con i fattori climatici e le dinamiche
ambientali esterne, come la radiazione solare, temperatura e umidità dell’aria, precipitazioni e venti. Inoltre sottolinea il concet-
to di ambiente interno, caratterizzato da condizioni climatico/ambientali abbastanza stabili, rispetto ad un ambiente esterno
variabile per natura. Con il termine involucro edilizio si vuole definire un ambiente interno, caratterizzato da condizioni climati-
che/ambientali abbastanza stabili, rispetto ad un ambiente esterno variabile per natura.

L’EVOLUZIONE DELL’INVOLUCRO
La società attuale si trova di fronte ad un cambiamento che coinvolge l’edificio e l’ambiente: (l’involucro: pelle dell’edificio) Fino
agli anni 70’ i problemi relativi alla richiesta energetica in una costruzione erano affidati completamente alla tecnologia impian-
tistica, che creava edifici rendendoli indipendenti dal clima esterno (isolando la parte interna da quella esterna). Dopo la grande
crisi del 1973, viene rivolta mota più attenzione al problema energetico causato dagli edifici: c’è stato infatti un cambiamento
dell’atteggiamento progettuale sia nel campo dell’edilizia che del terziario, in cui il parametro energia-ambiente è risultato al
centro dell’oggetto architettonico. Oggi lo scopo è quello di mantenere un confort interno.

[nota: il valore dell’immobile dipende dalla classe di energia: ad esempio se un edificio ha pannelli fotovoltaici avrà un valore
maggiore di un edificio senza]

-CONFINE TRA SPAZIO INTERNO ED ESTERNO ——> funzione portante

-USO DI MATERIALI TRADIZIONALI LOCALI ——> pietra; legno; mattone

-USO DI NUOVI MATERIALI——> acciaio; vetro

Le conseguenze di questa evoluzione comporta una variazione delle esigenze architettoniche, funzionali ed energetiche degli
involucri ——> alla funzione portante vengono affiancate da nuove esigenze:

• Protezione termica: dovuta alla notevole diminuzione degli spessori delle masse murarie

• Controllo dell’illuminazione naturale


• Protezione solare
(Il controllo della luce solare è indispensabile per il il risparmio dell’energia)

Le prestazioni energetiche dell’involucro architettonico possono descrivere secondo 4 modelli di controllo ambientale che de-
notano le caratteristiche energetiche di una struttura edilizia

1. Modello conservativo
2. Modello selettivo
3. Modello rigenerativo
4. Modello ecoefficiente o bioclimatico avanzato

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1) MODELLO ENERGETICO CONSERVATIVO
• Grandi spessori murari

• Poche aperture di dimensioni ridotte

• Volumi compatti

Lo scopo è quello di mantenere una condizione climatica stabile all’interno senza farle disperdere all’esterno. Viene utilizzato
per climi con temperature molto elevate o molto basse. L’edificio è inteso come caverna, dove fa fresco d’estate e caldo d’in-
verno, in quanto chiusa su se stessa, pesante e quasi priva di aperture.

2) MODELLO ENERGETICO SELETTIVO


• Molte aperture

• Molte radiazioni solari

• Edifici diffusi per la maggioranza nei paesi nordici europei dove le radiazioni solari sono scarse.
Tale modello si propone di filtrare all’esterno le condizioni climatiche che si desidera ottenere all’interno. Per questo motivo
vengono utilizzati elementi tecnologici che lasciano passare la luce del sole per il riscaldamento passivo e l’illuminazione.

3) MODELLO ENERGETICO RIGENERATIVO


• Livello di confort raggiunto attraverso il condizionamento artificiale

• Ideale a tutte le latitudini

• Si addice a qualsiasi tipo di clima

Questo modello si affida agli impianti di condizionamento per ricreare le condizioni termoigrometriche desiderate. Può essere
definito eco solo quando le macchine di cui si serve sono alimentate con energia derivata da fonti rinnovabili.

4) MODELLO BIOCLIMATICO AVANZATO


• Questo modello è anche detto ecoefficiente o ambientale interattivo. Consente di ottenere condizioni climatiche ottimali.
Infatti la progettazione architettonica viene fatta tenendo conto dell’importanza degli elementi naturali come vento, sole e
terreno; l’orientamento dell’edificio, la gestione degli spazi interni, la presenza e la disposizione delle aperture. Ogni dettaglio
viene progettato tendo conto dell’influenza dell’ambiente esterno. Questo modello gestisce i flussi attraverso la regolazione
di dispositivi fissi o ad assetto variabile (frangisole, apertura/chiusura di finestre, bocchette di ventilazione ecc…) o con con-
trollo e regolazione manuale o automatica in relazione al tipo di utenza ed alla complessità dell’edificio.

• Questo modello energetico deriva da una sintesi dei primi tre ed è quello a cui si tende per realizzare architetture che non
gravino sull’ambiente, architetture in grado di vivere e trasformarsi come elementi naturali.

Un involucro può essere: attivo o passivo

Involucro passivo:
• predilige il basso consumo energetico

• Il suo scopo è quello di massimizzare il guadagno solare diretto, grazie ad estese superfici vetrate con sistemi schermati
per il controllo della radiazione solare nel periodo estivo e per la riduzione dell’abbagliamento;

• prevede spazi cuscinetto per la protezione dal freddo, come serre o spazi filtro per catturare l’energia solare nel periodo
invernale;

• favorisce l’ingresso della luce solare e la ventilazione naturale

Involucro attivo:

• Consiste in una sorta di appendice produttiva di energia per l’edificio;

• l’involucro attivo integra nella propria struttura i sistemi impiantistici per l’accumulo e la produzione di energia solare;

• facciate dotate di collettori solari ad aria o acqua, pannelli fotovoltaici, facciata ventilata come batteria di preriscaldamento
dell’aria prima di inviarla alla centrale di trattamento dell’aria, o come batteria di recuperatore di calore, prima dell’espul-
sione dell’aria verso l’esterno.

Negli anni 90’ viene introdotto un nuovo tipo di involucro: l’involucro ibrido

Involucro ibrido
Le tecnologie edilizie ed impiantistiche sono tra loro complementari e l’involucro diviene parte del sistema integrato dell’edifi-
cio. Tale involucro è sia attivo che passivo perché in grado di svolgere funzioni che in passato erano affidate ad apparati tecno-
logici di differente natura, e dinamico perché in grado di modificare le sue prestazioni fisico-tecniche nel tempo, in relazione
alle circostanze climatiche e alle esigenze degli occupanti.

Involucro ventilato
Le facciate ventilate sono una tecnologia che sfrutta la circolazione del flusso d’aria (effetto camino) nell’intercapedine creata
tra il rivestimento esterno e la superficie di tamponamento. Un involucro ventilato progettato tenendo conto del contesto mor-
fologico e funzionale dell’edificio, contribuisce ad istaurare un microclima utile a mantenere una temperatura confortevole negli
spazi abitati e quindi ad abbattere le spese per raffreddamento e riscaldamento.

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Doppio involucro
Appartiene alla categoria dei sistemi di chiusura a isolamento dinamico. Questo sistema, nato nei paesi nordici per essere
realmente efficace deve essere progettato ad hoc, cioè tenere conto della specificità climatica del sito. Questi involucri devono
essere classificati utilizzando l’origine, il tipo o la gestione dell’aria di ventilazione.

Involucro integrato ad impianti di produzione di energia


Una buona buon d’integrazione presuppone che gli impianti siano progettati simultaneamente con la concezione dell’organi-
smo edilizio. Soprattuto il fotovoltaico sta conoscendo nell’ultimo periodo un’evoluzione esponenziale, grazie alla sua versatili-
tà: più o meno alto grado di trasparenza, diversi colori e modularità.

Involucro interattivo multimediale


Si tratta di un sistema ottenuto grazie alla retroispezione di immagini su vari supporti trasparenti: vetro a visione angolare, a
punti iridescenti, a micro opacizzazione iridescente.

L’involucro, dotato di un sistema fotovoltaico integrato e del più grande schermo LED al
mondo, agisce come un sistema autosufficiente producendo energia solare durante il
giorno e usandola per illuminare lo schermo di notte

Greenpix Simone Glostra Partners; Pechino 2008

L’ultima costruita dall’involucro architettonico intelligente, adattivo e interattivo, progettato e realizzato per adattarsi come
un vero e proprio essere vivente al variare delle condizioni ambientali esterne che può essere considerato come un quinto mo-
dello di controllo ambientale.

Off the Grid - Sustainable Habitat 2020

Progetto di “pelle intelligente”

Philips Design -premio internazionale dell’innovazione tecnologica, Well-Tech Award 2009

Le membrane dell’edificio si ritraggono in cam-


biamenti climatici. Le membrane si ritraggono in
se stesse in caso di freddo per evitare le disper-
sioni di calore; “sbocciano” in presenza di luce
solare in modo da catturare quanta più luce
possibile riducendo quella artificiale e lasciando
passare l’aria a seconda che ci sia bisogno di
ventilazione naturale.

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L’ARCHITETTURA BIOCLIMATICA

L’intervento progettuale deve controllare le modalità con cui i fattori ambientali, climatici ed energetici interferiscono con il si-
stema dell’edificio. L’ambiente esterno e il clima (caratterizzato dai fattori: sole, vento, pioggia) devono essere “elementi del
progetto di architettura”.

• Si può definire architettura bioclimatica quel complesso di soluzioni progettuali che assicurano il mantenimento di condi-
zioni di benessere, in un edificio, minimizzando l’uso di impianti tradizionali che richiedono consumi energetici da fonti
esauribi

• Ottimizza gli scambi di materia ed energia con l’ambiente naturale circostante mediante la sua forma architettonica, la
tipologia costruttiva, la qualità e le modalità d’uso dei suoi materiali e componenti

• La parola “bioclimatica” vuole mettere in relazione l’uomo come utente dell’architettura, e l’ambiente esterno, il clima, es-
sendo l’architettura un risultato della interazione fra entrambi

• L’intervento progettuale deve controllare le modalità con cui i fattori ambientali, climatici ed energetici interferiscono con il
sistema edificio

• L’ambiente esterno e il clima (caratterizzato dai fattori: sole, vento, pioggia) devono essere “elementi del progetto di archi-
tettura”

• V. Olgyay fu il primo negli anni 60’ ad approcciarsi all’architettura bioclimatica.

I PRINCIPI DELL’ARCHITETTURA BIOCLIMATICA


Due approcci:

LA BIOEDILIZIA: tecnica di intervento relativa ai materiali e al loro contesto mirando all’ottenimento di ambienti indoor sani per
la salute umana e alla costruzione dell’edifico concepito per provocare il minor impatto ambientale.

LA BIOCLIMATICA: intervento tecnologico fondamentale finalizzato al risparmio energetico, ottenuto con sistemi attivi e pas-
sivi, mirando ad abbassare il fabbisogno energetico termico dell’edificio mediante fonti rinnovabili (sistemi solari termici e foto-
voltaici ecc).

La conoscenza dei caratteri climatici e microlimatici può essere utilmente orientata per:

• Analizzare e determinare qualità e quantità dei flussi energetici che si instaurano tra tessuto costruito e ambiente circostante

• Decidere le strategie e progettare le soluzioni costruttive per il controllo del comfort termoigrometrico all’interno degli edifici
ed, eventualmente, orientare la scelta per la ventilazione naturate e per gli impianti di supporto

• Dimensionare e posizionare, in modo ottimizzato, impianti per lo sfruttamento attivo e passivo dell’energia solare

CRITERI DELLA PROGETTAZIONE BIOCLIMATICA


- conservazione dell’energia (isolamento e inerzia termica, controllo dei fenomeni di condensazione, dei ponti termici e venti-
lazione)
- Riscaldamento passivo (captazione, accumulo)

- Raffreddamento passivo (protezione dall’irraggiamento solare, inerzia termica, adozione di sitemi naturali di raffreddamen-
to per ventilazione, irraggiamento notturno ed evaporazione)

- Illuminazione naturale (adeguata posizione e dimensionamento delle superfici trasparenti, uso di sitemi di riflessione/cana-
lizzazione della luce)

- L’uso di sistemi fotovoltaici (integrazione di elementi fotovoltaici nell’involucro degli edifici)

LA RADIAZIONE SOLARE
Rappresenta una componente fondamentale nella progettazione dell’architet-
tura bioclimatica e l’involucro, la pelle dell’edificio, è la frontiera attraverso la
quale avvengono gli scambi tra ambiente esterno e ambiente interno.

IL RISCALDAMENTO SOLARE PASSIVO


I sitemi solari passivi si suddividono in diretti, indiretti ed isolati.

• Sistema solare a guadagno diretto


È il più comune; presenta ampie vetrate esposte a sud, aperte direttamente

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sull’ambiente interno che dispone di sufficienti masse di accumulo termico. In assenza di sole, le pareti restituiscono all’am-
biente l’energia termica incorporata, comportandosi come un “volano” che rallenta il processo di raffreddamento dell’aria del-
l’ambiente.

• Sistema solare a guadagno indiretto


L’accumulatore termico fa parte dell’involucro che riceve direttamente la radiazione solare per restituirla poi allo spazio interno
sotto forma di energia termica.

• Sistemi solari a guadagno isolato

La superficie di capostazione è separata dall’accumulo termico, il trasferimento del calore fra i due elementi avviene per ter-
mocircolazione naturale o anche direttamente, dalla captazione allo spazio abitato.

• Sistemi a guadagno diretto


Elementi vetrati
La radiazione entra direttamente nello spazio da riscaldare mediante ampie superfici trasparenti e si converte in calore. Le su-
perfici dell’ambiente sono dotate di grande inerzia termica che assorbono il calore in eccesso rilasciandolo nelle ore notturne.

• Sistemi a guadagno indiretto


Nei sitemi a guadagno indiretto il collettore fa parte dell’involucro e riceve direttamente la tradizione solare dall’esterno senza
farla penetrare all’interno, per poi ricederla attraverso l’assorbitole, sotto forma di energia termica trasmessa per irraggiamento
e convenzione agli ambienti di accumulo, con un ritardo di alcune ore dipendente dai materiali utilizzati e dallo spessore del-
l’assorbitore.

Tra essi possiamo distinguere:


• Muri di Trombe-Michel e pareti di accumulo

• I sistemi di accumulo

• I roof-pond

I fattori di controllo
Per una progettazione bioclimaticamente adeguata è necessario controllare i seguenti fattori.

• Orientamento

• Venti prevalenti nelle due condizioni: estate e inverno

• Ombre proprie e portanti

- Geometria

- Tipologia

- Ventilazione naturale (spazi confinati)

La distribuzione degli spazi interni


Deve considerare sia come l’energia solare si distribuisce durante la giornata sia come e quando le attività di svolgono all’in-
terno dell’edificio. Gli spazi con attività che hanno maggiori esigenze di comfort devono essere posizionati sul lato più soleg-
giato, mentre servizi, corridoi, garage, lavanderie, ripostigli, possono essere disposti al nord, in modo da fungere anche da
zona cuscinetto tra gli spazi riscaldati ed il lato nord.

Le stanze da letto saranno situate sui lati est e sud-est. Ad ovest vengono posizionati servizi e studi. È necessario però preve-
nire il surriscaldamento estivo dei locali situati sul lato sud ed ovest opportuni sistemi di schermature solari.

I fattori di controllo dei venti prevalenti


I venti si classificano in base alla direzione, alla frequenza e alla velocità. È importante conoscere la loro temperatura, umidità e
regolarità. Le variazioni locali possono essere tanto importanti da influenzare in maniera decisiva le altre condizioni ambientali.

Il regime dei venti è causato dall’esistenza di masse d’aria a differente temperatura e pressione, riscaldate per effetto della
radiazione solare.

Il vento può influenzare le caratteristiche di temperatura, raffreddamento o riscaldando l’ambiente, favorire la ventilazione e
ridurre l’umidità, migliorare la falsità dell’aria e ridurre o aumentare il livello locale dei rumori.

I fattori di controllo: ombre proprie e portanti


Per ombra si intende una diminuzione di luce che si ha, quando un corpo, di natura
opaca, viene disposto tra una sorgente luminosa e un piano illuminato.

- ombra propria
Si forma sull’oggetto della parte opposta rispetto a quella colpita dalla luce; esse di-
pendono da: tipologia, forma, corrugamenti della facciata, porti ecc…

- Ombra portata
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L’oggetto si proietta a terra dalla parte opposta rispetto a quella colpita dalla luce.

(ombre che l’edificio riceve da altri edifici adiacenti o da ostruzioni di altra natura (vegetazione, andamento orografico del suolo
ecc)

Le ombre portate sono più scure delle ombre proprie, che risentono dei riflessi di luce

L’analisi delle ombre portate da conto in modo del tutto intuitivo della reale condizione di soleggiamento delle facciate nei
diversi periodi dell’anno. Considerando le ombre ai solstizi estivi e invernali al mattino, a mezzogiorno e al pomeriggio, si evi-
denziano le condizioni di massimo e minimo obreggiamento delle facciate.

Questo tipo di informazione consente di:

• Giudicare la disposizione planimetrica dei fabbricati in relazione alla possibilità di capostazione solare diretta invernale e di
protezione della radiazione estiva:

• Individuare la presenza di ostruzioni naturali o artificiali significative, cogliendone con immediatezza descrittiva gli effetti sul-
l’involucro degli edifici;

• Consigliare il miglior posizionamento di sistemi solari attivi;

Il modo migliorare per analizzare l’andamento delle ombre è quello di, a


partire dai disegni planimetrici, simulare il percorso appartenente del
sole in corrispondenza dei solstizi estivi e invernali (21 giugno e 21
dicembre)

L’analisi va effettuata in pianta, in diverse ore della giornata ad esempio,


alle ore 9.00, 12,00 e 15,00.

La rappresentazione risulta facilitata dall’aiuto delle carte solari e dal-


l’uso di metodi semplificati per il tracciamento in piano delle ombre
portate.

I fattori di controllo geometria


La forma dell’edificio deve essere determinata in base all’analisi delle
condizioni climatiche del sito in modo da favorire il raggiungimento di un adeguato livello di comfort ambientale e di risparmio
energetico.

La caratteristica formale più importante dell’edificio è la sua compattezza, poiché dispersioni e guadagni termici variano con
essa. Minore è la compattezza dell’involucro, maggiori sono le dispersioni termiche invernali.

Una geometria di involucro compatta (ed. Di forma parallelepipeda) favorisce:

- la corretta distribuzione dal punto di vista del comfort indoro degli spazi interni in base alla propria destinazione d’uso ed
esigenza termica;

- Un’efficace ventilazione naturale estiva.

Come calcolare la compattezza di un edificio: IF= superficie totale / volume totale

L’indice di forma espresso nell’unità di misura m-1 fornisce informazioni sulla compattezza dell’edifico; più piccolo è il fatto-
re di forma; minore è la superficie di contatto con l’esterno, quindi maggiore è la compattezza.
Il fattore di forma è analiticamente dato dal rapporto tra la superficie dell’involucro e il volume totale (pieni + vuoti) e definisce il
grado di concentrazione delle masse che compongono un edificio.

FATTORI DA CONSIDERARE:
- COMPATTEZZA
- SNELLEZZA
- POROSITA’

Come calcolare i gradi di snellezza di un edificio: IS= altezza media / raggio cerchio equivalente

Gradi di controllo geometria forma indice di snellezza


L’indice di snellezza è un indice positivo dimensionale dato dal rapporto tra altezza dell’edificio e raggio del cerchio equivalen-
te (cerchio di superficie uguale alla superficie coperta).

A parità di volume interno, maggiore è l’indice di snellezza minore è la superficie coperta dell’edificio. Pertanto è da pre-
ferire un edificio con indice di snellezza maggiore.

I fattori di controllo geometria indice di porosità

Gradi di porosità di un edificio: IP= volume vuoti / volume totale

UN EDIFICIO BIOCLIMATICO è in grado di garantire adeguate condizioni di comfort con il minimo consumo di energie fossili
non rinnovabili; può essere ottenuto mediante un complesso di regole di progettazione e costruzione:

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• Corretto orientamento

• Forma, dimensione e orientamento delle aperture per catturare l’energia solare, per illuminare e riscaldare

• Isolamento delle chiusure esterne per conservare l’energia contenuta

• Grande massa termica per ridurre i picchi del microclima interno

• Protezione dalla radiazione solare nella stagione estiva

• Opportuna ventilazione naturale

Sono due le principali strategie adottate in funzione del clima e delle prevalenti esigenze di riscaldamento e raffresca-
mento:

PERIODO FREDDO
Massimizzare i guadagni di calore gratuiti, creare una buono distribuzione e accumulo di calore nell’edificio e ridurre le perdite
termiche permettendo una sufficiente ventilazione; conservazione del calore

PERIODO CALDO
Massimizzare i guadagni termici, evitare il sovrariscaldamento e ottimizzare la circolazione di aria più fresca e altre forme di
raffrescamento naturale.

Poiché le condizioni climatiche subiscono variazioni anche considerevoli non solo nelle diverse stagioni, ma anche nella stessa
giornata, l’involucro architettonico, per interagire in modo adeguato con l’ambiente esterno non può essere un elemento-
barriera, ma dovrebbe essere progettato e concepito come un filtro permeabile ed attivo che, a seconda delle esigenze,
impedisce o favorisce lo scambio di energia e di materia (aria esterna) con l’ambiente circostante.

LA RADIAZIONE SOLARE
La radiazione globale al suolo (G), è la somma di tre componenti: diretta, diffu-
sa e di albedo

• La radiazione diretta (I) è data dalla radiazione ai confini dell’atmosfera detratto


la quota assorbita e diffusa dall’atmosfera durante l’attraversamento dei raggi
solari

• La radiazione diffusa (D), è dovuta alla diffusione della radiazione solare da parte
delle particelle gassose o solide presenti nell’atmosfera (dal 15-20% del totale in
una giornata serena e al 100% inc caso di cielo totalmente coperto).

• La componente di albedo (R), è dovuta alla radiazione riflessa sulla superficie


interessata da parte di altre superfici, del suolo o di altri corpi direttamente visibili
(edifici, montagne, etc…) Essa è spesso determinata sperimentalmente.

La radiazione diretta in condizioni di cielo sereno, tende a ridursi all’aumentare dell’umidità e della nuvolosità presente nell’aria,
fino ad annullarsi in condizioni di cielo completamente coperto.

Intensità approssimata della radiazione solare:

IL PERCORSO SOLARE
Per un osservatore che dalla terra guarda il cielo, il percorse che il sole compie sulla volta celeste assume la forma di un arco
che varia sia durante il corso dell’anno che con la latitudine del luogo.

Durante il corso dell’anno la durata delle ore di luce ed il percorso del sole subiscono delle modifiche al variare delle stagioni.
La durata di luce è massima al solstizio d’estate (21 giugno) giorno in cui, alle ore 12.00, il sole raggiunge il punto più alto nel
cielo nel corso di tutto l’anno; il caso opposto si verifica al solstizio d’inverno (21 dicembre) mentre ai due equinozi di primave-
ra (21 marzo) e di autunno (21 dicembre) l’altezza del sole alle 12 è intermedia tra la massima e la minima e le durate del giorno
e della notte sono esattamente pari a 12 ore in tutto il globo.

14
IL SOLE E L’EDIFICIO
L’uso delle risorse energetiche e alla grande attenzione nei confronti dell’ambiente hanno portato alla nascita di una “cultura
energetica” influenzando anche il settore edile.

Oggi, infatti, l’edificio non va più concepito come un elemento passivo che sfrutta enormi quantità di energia, ma come stru-
mento di produzione diretta di energia, utilizzabile in loco e/o a distanza (tramite la rete di distribuzione) al fine di soddisfare
le richieste energetiche. La progettazione di questi edifici “energeticamente intelligenti” può essere eseguita seguendo fonda-
mentalmente due vie tra loro compatibili:

• La progettazione secondo criteri bioclimatici (sistemi solari passivi) —> dove l’edificio stesso, attraverso i suoi elementi
costruttivi, capta, accumula e trasporta al suo interno l’energia ricavata da fonti rinnovabili.

• L’integrazione alla strutture edilizie dei sistemi solari attivi —> captano , accumulano e utilizzano l’energia proveniente
da fonti rinnovabili con una tecnologia di tipo impiantistico.

• Aspetti che condizionano l’efficenza della captazione:

- orientamento (preferibilmente a Sud)

- Ombre: è necessario sempre verificare l’eventuale presenza di ostacoli (edifici, alberi, etc) in grado di proiettare ombre sui
pannelli.

I SISTEMI SOLARI PASSIVI


I sistemi solari passivi sono tecnologie applicate al costruito impiegate al fine di regolare gli scambi termici tra esterno ed
interno dell’edificio facendo uso della radiazione solare come fonte energetica e sfruttando come elementi captanti e d’ac-
cumulo componenti edilizi sia d’involucro che interni.

Gli elementi essenziali dei sistemi solari passivi sono:

• I collettori
Elementi destinati alla capostazione solare, prevalentemente collocati sull’involucro edilizio in parti ben esposte alla radiazione
solare, (fronti a sud e coperture) sono costituiti da superfici trasparenti e da assorbitori costituiti da superfici opache e scure
che, esposte alla radiazione solare che penetra dalla superficie trasparente la convertono in calore

• Le masse di accumulo
Destinate ad immagazzinare calore e
ricederlo in assenza di sole, prolungan-
do il funzionamento dei sistemi solari
passivi.

• I componenti di controllo
Servono a regolare il funzionamento dei
sistemi solari passivi nel ciclo giornaliero
(giorno/notte) e stagionale

I SISTEMI SOLARI PASSIVI A GUA-


DAGNO DIRETTO

• Elementi vetrati
La radiazione entra direttamente nello spazio da riscaldare mediante ampie superfici trasparenti e si converte in calore. Le su-
perfici dell’ambiente dotate di grande inerzia termica assorbono il calore in eccesso rilasciandolo nelle ore notturne.
- capostazione: mediante superficie trasparente (vetrata) per irraggiamento ed effetto serra.

- accumulo: l’energia è trattenuta da materiali ad elevata inerzia termica.

- Distribuzione: mediante le superfici di accumulo soprattutto per irraggiamento.

deve essere dotato di aperture orientate verso il sole e fortemente coibentato (rivestito) nelle zone non esposte.

Con questo sistema solo gli ambienti direttamente interessati giovano dell’apporto con gli altri spazi dell’abitazione.

È essenziale prevedere l’apertura diffusa degli ambienti vetrato e la loro schermatura nel periodo estivo.

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Nei sistemi solari a guadagno indiretto il collettore fa parte dell’involucro e riceve direttamente la radiazione solare dall’e-
sterno senza farla penetrare all’interno, per poi ricederla attraverso l’assorbitole, sotto forma di energia termica tra-
smessa per irraggiamento e convenzione agli ambienti di accumulo, con un ritardo di alcune ore dipendente dai materiali
utilizzati e dallo spessore dell’assorbitore.

Tra essi distinguiamo:

• Muri di Trombe-Michel e pareti ad accumulo;


• sistemi ad accumulo
• roof- pond

Muro di Trombe
È costituito da un muro dotato di forte massa (laterizi, pietra, cls)
esposto a sud e da una vetrata posta a una distanza di 8-10 cm.
L’energia termica che incide sulla vetrata viene catturata nella
camera d’aria e provoca un innalzamento della temperatura del
muro. Il calore viene ceduto in ambiente o per conduzione
attraverso la parete o per convenzione se vengono effettuate
delle partire nella parte inferiore e superiore della stessa. Il
muro di accumulo deve avere un elevato fattore di assorbimento
(evitare tinte chiare -verificare il fattore di assorbimento del mate-
riale).

Nella stagione estiva il muro può essere utilizzato come camino


solare costituendo un sistema di raffrescamento naturale.

Roof Pond
Il sistema è costituito da una massa termica (acqua) sulla copertura, sorretta da un
solaio ad elevata conducibilità termica.

In inverno durante il giorno avviene un accumulo di energia nella massa d’acqua. Di


notte i contenitori di acqua vengono coperti con pannelli isolanti e il calore ceduto agli
ambienti sottostanti attraverso il solaio.

D’estate nel periodo diurno i contenitori sono coperti e l’acqua assorbe il calore pro-
veniente dall’ambiente sottostante. Di notte i contenitori vengono scoperti e cedono il
calore accumulato all’esterno.

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• Componenti di controllo - Schermature
I dispositivi più semplici sono gli aggetti ed i frangisole.

Il difetto principale degli schermi fissi è che l’entità della schermatura è determinata dalle stagioni solari, piuttosto che da quel-
le climatiche e ciò produce effetti schermati anche in periodi in cui è richiesto un riscaldamento passivo. Gli schermi fissi ta-
gliano sempre una parte della radiazione diffusa e quindi riconducono l’illuminazione naturale.

Gli agenti orizzontali per riparare le finestrate sono fortemente rac-


comandati sulle facciate con orientamento sud, sud-est e sud-
ovest, dove le superfici vetrate devono essere mantenute comple-
tamente in ombra durante le ore centrali della giornata.

Le schermature

Possono essere strutture semplici e relativamente leggere sia dal


punto di vista strutturale che architettonico, contribuendo ad arric-
chire visualmente la facciata.

L’effetto sul carico termico e sul comfort (riduzione della tempera-


tura esterna ed interna delle superficie vetrate) è rilevante, senza
penalizzare il contributo delle vetrate alla componente naturale
dell’illuminazione.

I Frangisole orizzontali o verticali in: acciaio, alluminio, legno, cotto o vetro possono contribuire a risolvere in maniera efficace
problemi per i quali in passato era necessario utilizzare tecnologie pesanti oppure affidarsi a potenti sistemi di condizionamen-
to.

SERRA SOLARE
Si tratta di un vano chiuso vetrato, posto in adiacenza ad un ambiente riscaldato oppure integrato con esso, dotato di infissi ad
alta efficienza, orientato preferibilmente a sud, o comunque collocato in modo che i raggi solari lo raggiungano anche d’inver-
no ed essere priva di ombreggiamenti.

In inverno la struttura viene tenuta con i vetri chiusi, in modo da accumulare il calore ricevuto durante il giorno, calore che poi
viene rilasciato e si distribuisce all’interno dell’abitazione.

In estate invece le vetrate vengono aperte, in modo da favorire un sistema di ventilazione naturale che raffresca i vari ambienti
dell’abitazione.

I principi base: la serra solare fa parte dei sistemi solari passivi ed è una tecnologia utilizzata al fine di regolare gli scambi ter-
mici tra esterno ed interno dell’edificio (con lo scopo prevalente di riscaldare gli spazi abitati), facendo uso della radiazione
solare come fonte energetica e sfruttando, come elementi per la sua captazione e il suo accumulo, componenti edilizi sia di
involucro che interni.

Funzionamento: alla base del funzionamento della serra solare è l’effetto


serra, legato alle specifiche caratteristiche del vetro che è per sua natura,
trasparente alle radiazioni solari visibili e infrarosse di piccola lunghezza
d’onda ma non alle radiazioni di lunghezza d’onda superiore. L’effetto serra
si riscontra quando buona parte della radiazione del sole (piccola lunghezza
d’onda) attraversa il vetro e viene assorbita dalle pareti e dal pavimento che
la accumulano per poi rilasciarla in modo graduale negli spazi abitati. La
radiazione solare riflessa, che ha lunghezza d’onda superiori, colpisce di
nuovo la superficie vetrata e rimane intrappolata all’interno determinando
un aumento di temperatura.

Abitazione in autocostruzione con iper-isolamento, coperture verdi e sistemi


solari passivi a guadagno diretto e a serra.

(complesso residenziale Stadlau, Vienna, Austria) —————>

House in Regensburg, Thomas Herzog, Regensburg, Germania

È uno dei primi esempi di edificio formato secondo le necessità di sfruttamento dell’energia solare (1979)

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La radiazione solare rappresenta una componente fonda-
mentale nella progettazione dell’architettura bioclimatica.
Oggi l’edificio non va più concepito come un elemento pas-
sivo che assorbono enormi quantità di energia, ma come
strumento di produzione diretta di energia, utilizzabile in
loco e/o a distanza (tramite la rete di distribuzione) al fine di
soffiare le richieste energetiche. La progettazione di questi
edifici può essere eseguita seguendo fondamentalmente
due vie tra loro compatibili:

• La progettazione secondo criteri bioclimatici (sistemi solari passivi) —> Nei sistemi passivi l’edificio stesso, attraverso i
suoi elementi costruttivi, capta, accumula e trasporta al suo interno l’energia ricavata da fonti rinnovabili.


• L’integrazione alle strutture edilizie dei sistemi solari attivi —> i sitemi attivi captano, accumulano e utilizzano l’energia
proveniente da fonti rinnovabili con una tecnologia di tipo impiantistico

I SISTEMI SOLARI ATTIVI


Le tecnologie che riescono a sfruttare l’irraggiamento solare garantendo un migliore comportamento termico ed energetico del
sistema solare

• Sistema termico —> obiettivo —> produzione di acqua calda sanitaria

• Fotovoltaico —> obiettivo —> produzione di energia elettrica

I sitemi solari attivi - Solare Termico

I Pannelli sono formati da:

• Una superficie assorbente;

• Una rete di tubazioni nella quale scorre il fluido termovettore;

• Una copertura trasparente;

• Un rivestimento isolante;

• Una struttura di contenimento che costituisce l’involucro esterno.

I pannelli solari piani utilizzano le tre componenti della radiazione solare e


sfruttano l’effetto serra. La copertura trasparente è infatti realizzata con materiali
trasparenti alla radiazione solare incidente, ma opachi alla radiazione infrarossa
reirraggiata.

L’energia termica proveniente dal sole, viene cosi catturata all’interno del pan-
nello e trasferita al fluido termovettore. Per limitare le perdite di calore verso
l’esterno le zone laterali e posteriore vengono poi protette con materiale isolante

Il sistema solare Fotovoltaico è una tecnologia che permette la conversione


diretta dell’energia solare in energia elettrica.

Il silicio è uno degli elementi più diffusi sulla terra ed è facilmente reperibile. Per essere sfruttato, deve essere caratterizzato da
un’adeguata struttura molecolare, nonché da un elevato grado di purezza ottenibile solo attraverso processi estremamente
complessi e costosi.

La struttura molecolare del silicio può essere:

• MONOCRISTALLINA gli atomi sono orientati nello stesso verso e legati uniformemente tra loro

• POLICRISTALLINA gli atomi si presentano aggregati in piccoli grani monocristallini orientati in modo casuale

• AMORFA gli atomi sono orientati in modo casuale , come in un liquido, pur conservando le qualità tipiche dei solidi

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Dove e come posizionare un impianto fotovoltaico?
L’angolo di inclinazione della superficie fotovoltaica captante viene determinato
come angolo di latitudine meno 10°.

Quindi per la latitudine del nostro paese, la posizione ottimale della superficie
dei pannelli risulta quella a copertura dell’edificio con esposizione a sud, e con
un angolo di inclinazione di circa 20-30° rispetto al piano orizzontale.

Le cause di riduzione di produttività di un impianto fotovoltaico possono


essere:
• Ombreggiamento
• Surriscaldamento dei pannelli
• Imbrattamento delle superfici

È necessario quindi in fase di progettazione disporre i pannelli in modo da:

• Evitare zone d’ombra

• Garantire un certo grado di ventilazione sulle superfici superiori: infatti al crescere della temperatura diminuisce l’efficienza
fotovoltaica inoltre temperature troppo elevate possono danneggiare irreparabilmente celle e contatti elettric;

• Garantire un sufficiente livello delle superfici fotovoltaiche.

Livelli di integrazione architettonica


• Applicazione indipendente
• Applicazione per sovrapposizione
• Applicazione per integrazione
Possiamo parlare di applicazione indipendente sull’edificio quando quest’ultimo serve solamente da supporto, i pannelli foto-
voltaici non svolgono nessuna funzione di chiusura rispetto all’organismo edilizio e la loro disposizione non è condi-
zionata dalla morfologia dell’involucro. Si tratta di una tipologia di collocazione che trova luogo in genere sulle coperture
piane e, più raramente, sulle facciate.

Questa categoria è quella che maggiormente si discosta dal concetto di integrazione architettonica dei sistemi.

Applicazione per sovrapposizione


Secondo questo metodo di istallazione, i moduli solari vengono collocati
tramite un’apposita struttura sopra l’involucro dell’edificio, a poca distanza
da esso e in modo da adattarsi alla configurazione della superficie di chiu-
sura che funge da supporto. È frequentemente impiegata in interventi su
coperture a falda e facciate. Per quanto riguarda lo svolgimento di funzioni
di separazione esterno-interno, il ruolo strettamente edilizio dei pannelli
sovrapposti potrebbe essere ridondante, in quanto essi non vanno a sosti-
tuire elementi o sussistei tradizionali, ma ricoprono semplicemente delle
superfici già dotate delle necessarie caratteristiche di tenuta, impermeabi-
lizzazione, coibentazione etc.

L’integrazione nell’edificio, non è reale ma solo visiva.

Applicazione per integrazione


Il termine integrazione si riferisce a quelle tecnologie di installazione dei moduli
fotovoltaici che vedono questi inserirsi completamente nell’organismo edilizio,
svolgono, oltre a quelle strettamente energetiche, anche alcune o tutte le fun-
zioni riferibili a elementi e sussistei di chiusura o schermatura.
Per questo riguarda la maggior parte delle installazioni per integrazione, i pan-
nelli impiegati non sono quelli standard, adatti per qualsiasi tipo di applicazio-
ne, ma vengono appositamente studiati e realizzati per il loro impiego architet-
tonico.

Gli interventi appartenenti a questa categoria possono riguardare qualsiasi su-


perficie dell’involucro edilizio e generalmente vengono eseguiti nel caso di pro-
gettazioni ex-novo della costruzioni, oppure quando essa sia sottoposta a con-
sistenti lavori di manutenzione straordinaria o di riqualificazione.

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I MATERIALI PER L’EDILIZIA

Il concetto di qualità, che vede le sue origini in ambito industriale, presenta notevoli difficolta ad essere trasferito nell’ambito
della produzione edilizia in quanto trattasi di un mondo molto diverso caratterizzato da diverse fasi e il cui prodotto non può
essere uniformato.

L’affinità dei prodotti e dei materiali per l’edilizia con il settore industriale e la spinta derivante dalle direttive europee sono stati
elementi determinati per la definizione della qualità degli stessi.

I primi materiali impiegati dall’uomo per costruite le tende in cui abitavano erano le pelli degli animali; successivamente sono
state impiegati fango, argilla grezza, paglia e diversi tipi di roccia.

• Nel passato l’edilizia ha utilizzato quei materiali che si trovavano in natura quali per esempio: legno, argilla, sabbia. Questi
materiali inizialmente venivano utilizzati cosi come si reperivano e senza effettuare alcuna lavorazione.

• Con l’evoluzione della tecnologia, questi materiali sono stati integrati con altri di produzione artificiale, come vetro, calce-
struzzo, plastica e leghe metalliche. Questi ultimi materiali nascono dalla lavorazione e da specifici trattamenti di materie
prime presenti in natura.

• Gli stessi materiali che venivano impiegati nella loro forma grezza, con gli anni iniziano a subire processi di lavorazione e tra-
sformazione.

I materiali per l’edilizia possono essere divisi nelle seguenti categorie:

• Legni
• Rocce
• Ceramiche
• Metalli
• Composti
• Attori
• Polimeri / materiali plastici
• Vetri

IL LEGNO
È stato uno dei primi materiali utilizzati dall’uomo nella creazione di semplici ripari prima e di abitazione vere e proprie succes-
sivamente. Le caratteristiche e la sua disponibilità hanno fatto del legname uno dei materiali utilizzati su larga sala in vari settori
dell’attività umana. Ciò ha comportato pesanti conseguenze a livello ambientale in quanto spesso il prelievo è avvenuto e av-
viene in maniera non sostenibile. Il legno è uno dei materiali preferiti della edilizia ecocompatibile poiché numerose sue caratte-
ristiche lo rendono un materiale quasi perfetto se di esso ne viene fatto un uso responsabile.

I diversi tipi di legno differiscono tra di loro sia per la specie a cui appartengono sia dal tipo di crescita dell’albero da cui pro-
vengono. Il cosiddetto legno strutturale è un materiale decisamente versatile e dalla facile lavorazione, largamente impiegato
nel settore edilizio per la realizzazione di strutture di diverso tipo; viene principalmente impiegato per la costruzione di teli por-
tanti e rivestimenti, dal fusto della pianta si possono infatti ottenere assi di diverso spessore, che spesso vengono uniti tra di
loro con l’utilizzo di colle, viti o cerniere in acciaio da carpenteria, il principale svantaggio di questo materiale è la sua alta
infiammabilità.

Il legno è un materiale rinnovabile il cui uso contribuisce allo sviluppo sostenibile del pianeta e risponde a un approccio eco-
logico complessivo che comprende principi quali il rispetto del sito, l’uso di materiali sani, l’applicazione di criteri bioclimatici e
di risparmio energetico, la valorizzazione delle economie locali. Senza citare le straordinarie caratteristiche che questo materia-
le fornisce nel determinare la qualità abitativa degli interni.

I materiali avanzati impiegati in ambito edilizio derivano spesso da processi di trasferimento tecnologico da altri settori indu-
striali caratterizzati da forti spinte all’innovazione (tipicamente aeronautico, automobilistico e biomedico), in cui la ricerca nel
campo dei materiali con prestazioni sempre più elevate costituisce una condizione imprescindibile per la realizzazione di pro-
dotti e sistemi sempre più efficienti.

Materiali innovativi avanzati per l’edilizia


Con questa definizione si indicano generalmente tutti quei materiali ceramici, metallici o polimerici progettati su misura per
soddisfare una o più esigenza.

Tali materiali si differenziano da quelli tradizionali non tanto perché realizzati in tempi più recenti, ma perché presentano un alto
grado di funzionalizzazione, ovvero sono prospettabili intervenendo sulla loro struttura fisica e chimica per variare il loro conte-
nuto informativo ed elevarne i livelli di prestazione.

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Materiali biocomposti per l’edilizia (es. calcestruzzo armato)
I materiali composti nascono dall’unione di due o più materiali che pur mantenendoli separati origina una combinazione che
vanta proprietà chimico-fisiche migliorative rispetto alle caratteristiche dei singoli materiali di partenza.

L’esempio più comune di materiale composito in edilizia può essere il calcestruzzo armato, in cui acciaio e calcestruzzo intera-
giscono senza perdere la propria identità materica iniziale.

La nuova generazione di questi materiali punta l’attenzione particolarmente sulla loro sostenibilità ed ecoefficienza, con pro-
dotti derivanti dalle materie plastiche biodegradabili e polimeri naturali ricavati da coltivazioni rinnovabili di anno in anno, utiliz-
zano biomasse come materie prime, formando un nuovo portfolio di prodotti sostenibili, coefficienti e competitivi sui mercati
internazionali.

Di norma i materiali biocomposti vengono suddivisi in tre categorie:

• Composti in aggiomerato
• Composti fibrosi
• Materiali porosi

Molti materiali biocomposti utilizzano materiali riciclati o fibre derivate da piante a rapida da crescita. Possono essere riciclabili
o biodegradabili. Riducono inoltre il fabbisogno di prodotti derivati dall’industria petrolchimica o comunque da combustibili
fossili, in quanto generalmente usano leganti naturali, e privilegiano l’utilizzo di prodotti di origine locale, riducendo quindi an-
che il costo dei trasporti. Possono garantire un innalzamento del benessere abitativo, arrivando ad essere resistenti al fuoco,
termicamente efficienti, ma sufficientemente permeabili per evitare l’insorgere di muffe all’interno del costruito ed al contempo
garantire una migliore qualità dell’aria interna.

Un cemento bioclimatico per Palazzo Italia. È questa la soluzione


messa a punto da Italcementi per la realizzazione del Padiglione
Italiano a Expo 2015.

Il materiale ha infatti proprietà fotovoltaiche, ottenere grazie al


principio attivo TX Active brevettato da Italcementi. A contatto con
la luce del sole, il principio attivo presente nel materiale consente di
“catturare” alcuni inquinanti presenti nell’aria, trasformandoli in sali
inerti e contribuendo così a liberare l’atmosfera dallo smog. La mal-
ta, inoltre, prevede l’utilizzo per l’80% di aggregati riciclati, solu-
zione che permette un notevole risparmio di risorse naturali e che è
in linea con lo sviluppo di materiali per le costruzioni sempre più
ecosostenibili. La “dinamicità” è una caratteristica propria del nuo-
vo materiale, che presenta una fluidità tale da consentire la realiz-
zazione di forme complesse come quelle che caratterizzano i pan-
nelli di Palazzo Italia. Grazie alla sua particolare lavorabilità può
penetrare del tutto garantendo una straordinaria qualità superficiale.

Nel 2014 Cradle-to-cradle- Product Innovation Institute. E’ una or-


ganizzazione no-progit con sede a San Fransisco che garantisce il
Cradle to Cradle Certified Product Standard ha ideato un concorso,
denominato Product Innovation Challenge”, volto a selezionare le
migliori proposte di materiali edili ecosostenibili. Alla fine del contest, gli
esaminatori hanno stilato la classifica dei primi dieci materiali più in-
novativi ed ecosostenibili.

MATERIALI INNOVATIVI A MATRICE NATURALE


Interessanti prospettive offrono, inoltre, i materiali innovativi a matrice naturale che perseguono un approccio che assimila i
materiali a elementi naturali in grado, quindi, di rigenerarsi. Il potenziale delle risorse naturali rinnovabili del nostro pianeta può
essere utilizzato, pertanto anche per la creazione dei materiali per la costruzione, così come suggerito in maniera suggestiva
dall’istallazione The Circular Garden, realizzata da Eni in collaborazione con lo studio di design Carlo Ratti. Associati in occa-
sione della Design Week 2019 presso l’Orto Botanico di Brera a Milano.
L’installazione si caratterizza per l’esposizione di alcune strutture realizzate in micelio come materiale da costruzione le quali,
dopo la dimissione, possono essere reimmesse nel ciclo biologico naturale. Il micelio, infatti, che costituisce la radice fibrosa
dei funghi, è un materiale organico e può essere riutilizzato come fertilizzante. L’installazione ha promosso il tema dell’econo-
mia circolare, e in particolare il binomio uso-riciclo, sensibilizzando notevolmente gli utenti, tecnici e in generale il mondo della
produzione verso le opportunità offerte dai materiali naturali.

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1. Isolamento a base di funghi (ecovative)


La risposta ecosostenibile alle schiume plastiche, ottenuta a partire da sot-
toprodotti agricoli tra i quali l’impiego del micelio dei fughi (radici), che
permette all’isolamento di svilupparsi e crescere direttamente all’interno
della parete muraria. Grazie a questa soluzione, le pareti in legno delle abita-
zione riempite di micelio che forma una struttura ermetica, in poco meno di
un mese questo strato di isolamento naturale si asciuga trasformandosi in
una parete perfettamente ermetica, teoricamente resistente, ecologica al
100%, prima di VOC ed ignifuga.

2. Isolamento di lana di
pecora (Bellwether Materials)
Un materiale edile ecosostenibile per l’isolamento, realizzato in lana di pecora
utilizzato con poca energia per la produzione, sicuro per l’ambiente e per le
persone. L’isolamento realizzato con lana di pecora, inoltre, ha la capacità di
assorbire le sostanze inquinanti presenti nell’aria interna, è ignifugo e facilmen-
te riciclabile post-demolizione.

3. Prodotti versi in pietra riciclata (GR Green Building Products)


Componenti per coperture e rivestimenti realizzati a partire da scarti di pietra calca-
rea, bottiglie di plastica, confezioni e sacchetti alimentari. Questa soluzione di mate-
riali edili ecosostenibili può essere riciclata interamente al termine della sua vita me-
dia (50 anni circa).

4. Bio-mattone realizzato con batteri (bioBrick)


Un mattone ecologico realizzato attraverso l’azione congiunta dei batteri, inseriti
all’interno di un mix di aggregati. I componenti possono provenire da percorsi di
riciclo ed il processo produttivo permette di ottenere mattoni di prestazioni uguali,
se non superiori ai tradizionali

5. Pannelli in paglia (ecococon)


Sono pannelli portanti in paglia realizzati attraverso l’essicazione di questo materiale,
ottenendo una soluzione costruttiva economica ed ecologica, super isolante e modula-
re. Il sistema di pannelli in paglia è composto al 99,4% da materiali riciclati immediata-
mente a livello locale come paglia  e legno. Questa soluzione ha già ottenuto un note-
vole successo nell’applicazione di case passive.

6. Componenti modulari prefabbricati ecosostenibili (HaploBuilt)


Si tratta di veri e propri blocchi costruttivi modulari, prefabbricati e realizzati con materiali
interamente riciclabili, che possono essere assemblati in loco, dando vita a bioarchitettu-
re, il cui processo costruttivo richiede una quantità limitata di acqua o energia.

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7. Pannelli in fibra cellulosa (Ecor)
Inoltre il sistema costruttivo di questi particolari pannelli, richiede un quantitativo limitato
di acqua e risorse, avvalendosi di un processo chiuso che consente di recuperare il
99,5% delle risorse impiegate.

8. Colori minerali per pareti (Roma)


Si tratta di una particolare tipologia di vernici naturali, lavabili, prove di sostanze chimi-
che tossiche, ipoallergeniche e permeabili, capaci cioè di impedire ai batteri ed alle muf-
fe di formarsi, assorbendo CO2 ed evitando l’insorgere di patologie respiratorie per gli occupanti.

9. Pannelli strutturali riciclati (Stormwall Industrie)


Un muro strutturale composto da materiale edile ecocompatibile che sostituisce i tradizionali muri a secco per pareti, soffitti,
pavimenti e partizioni. Adatto ad un impiego anche in condizioni climatiche particolarmente svantaggiose e capace di ridurre le
dispersioni di Co2 tre volte rispetto al normale.

10. Pannelli rinforzati in legno, paglia e cemento (Dutch Design Initiative)


Possono essere utilizzati per le pareti o i tetti, come elementi portanti, composti da
una struttura rigida in legno ed assemblati attraverso la combinazione di lana,
legno e cemento. Completamente ignifughi, impermeabile, resistenti a termiti e
parassiti, isolanti, fonoassorbenti, privi di emissioni nocive, ed estremamente ver-
satili.

Con la definizione materiali innovativi avanzati si indicano genericamente tutti quei materiali ceramici, metallici o ploimerici
progettati su misura per soddisfare una o più esigenze. Si differenziano da quelli tradizionali non tanto perché realizzati in tempi
più recenti, ma perché presentano un alto grado di funzionalizzazione, ovvero sono prospettabili intervenendo sulla loro strut-
tura fisica e chimica per variare il loro contenuto informativo ed elevarne i livelli prestazionali.

Lo sviluppo delle conoscenze in campo chimico ha consentito la possibilità di manipolare le strutture atomiche molecolari
mettendo a punto numerosi nuovi materiali a complessità gestita, nei quali le impurità e le anisotropie vengono appositamen-
te progettate per ottenere prestazioni molto precise e puntuali.

Oggi possiamo intervenire su un materiale a molteplici livelli, che vanno a modificare la scala dimensionale in base alla proprie-
tà che vogliamo che abbia:

Il materiale può:

Agire sulla struttura atomica: intervenendo sulle sue proprietà generali che distinguono le tre grandi famiglie di prodotti cera-
mici, metallici e polimerici

Agire sul tipo di distribuzione spaziale degli atomi: modificando lo stato di aggregazione da solido a liquido o gassoso per
esempio per la creazione di nuove leghe metalliche e materiali ceramici ad elevate prestazioni specifiche.

Tali materiali sono generalmente caratterizzati da proprietà ottimizzate rispetto ai comuni materiali da costruzione in relazione
allo specifico impiego previsto, possono essere in grado di fornire prestazioni variabili, selezionabili e controllabili, di modificare
le proprie caratteristiche fisico-chimiche in relazione agli stimoli ricevuti, fino ad introdurre nuove proprietà e prestazioni non
raggiungibili né considerate in precedenza.

MATERIALI INNOVATIVI PER L’EDILIZIA: caratteristiche e proprietà

I materiali innovativi presentano un’ottimizzazione delle proprietà rispetto ai materiali edilizi cosiddetti comuni per ri-
spondere a precise esigenze di impiego.

• Le loro prestazioni sono spesso variabili, controllabili e selezionabili.


• Le loro caratteristiche fisiche e chimiche possono essere modificate per raggiungere proprietà e prestazioni innovative, che
prima non erano mai state raggiunte, né tantomeno considerate
• La differenza fondamentale rispetto ai materiali impiegati tradizionalmente, infatti sta proprio nelle prestazioni: spesso materia-
li di uso comune che vengono “innovati” nelle prestazioni (ad esempio i calcestruzzi) possono essere considerati materiali
avanzati.

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• Anche specifici processi di produzione o di sintesi di un dato materiale possono andare a identificare certi tipi di materiali
avanzati, come nel caso dei materiali nanostrutturati, che nascono dall’accoppiamento su scala nanometrica di 2 materiali
o più. Nel settore edilizio, enormi potenzialità sembrano poter derivare dalla diffusione di questi materiali nanostrutturali, in
grado di combinare, attraverso l’impiego di nanotecnologie, le caratteristiche dei nanomateriali a quelle di materiali tradizio-
nali quali, acciaio, cemento, vetro o polimeri.

TIPOLOGIE DI MATERIALE AVANZATO


Sono due le principali categorie:

1. Materiali a prestazioni fisse: caratterizzati da proprietà fi nali che vengono selezionate e determinate in precedenza con
speciali processi di conformazione chimico/fi sica e speciali processi di sintesi
2. Materiali “smart” le cui caratteristiche possono modifi carsi come risposta a stimoli provenienti dall’esterno

MATERIALI A PRESTAZIONI FISSE


• Materiali strutturali avanzati: rientrano in questa categoria i materiali composti fi brorinforzati. I vetri strutturati, i calcestruzzi
ad alte prestazioni e le schiume metalliche o versatilità a livello di proprietà meccanica.

• Materiali termostrutturali: ne fanno parte per fi bre ignifughe, i prodotti ceramici avanzati o trasparenti, le resine termoresi-
stenti, le schiume ceramiche e i prodotti ceramici leggeri, dalle ottime proprietà termomeccaniche

• Materiali a proprietà superficiali e di interfaccia: rientrano in questa famiglia i materiali impiegati per i rivestimenti antiusu-
ra, termici, fotocatalitici e anticorrosione; ma anche i vetri autopulenti, selettivi e bassoemissivi, che quando impiegati come
rivestimento esterno forniscono un’altissima protezione dai diversi fattori atmosferici e ambientali.

MATERIALI “SMART” (ricorda solo le due macrofamiglie)


• Materiali property changing: ad esempio i materiali a cambiamento di fase (magneto-elettroreologici, foto-termo-elettrotopi-
ci), e quelli a memoria di forma, che sono in grado di modificare alcune delle loro proprietà come risposta ad eventuali cam-
biamenti climatici, senza che sia necessario un intervento esterno o un sistema di controllo.

• Materiali energy exchanging: (autoproduce energia) rientrano in questa categoria determinati sensori o attuatori piezoelet-
trici, alcuni materiali foto-elettrochimicoluminescenti e OLED; ma anche materiali di origine organica che consentono la con-
versone fotovoltaica che permette di trasformare un’energia in entrata in un altro tipo di energia in uscita. Spesso vengono
utilizzati come sistemi di controllo o dispostitivi per produrre energia.
In queste classifi cazioni rientrano ovviamente i materiali da tempo utilizzati nel settore dell’edilizia, ad esempio i composti
fibrorinforzati che vanno a consolidare alcune strutture o che vengono impiegati per la creazione di strutture resistenti ma
leggere. Alcuni materiali invece stanno sperimentando proprio nell’epoca contemporanea un incremento della domanda, ad
esempio nel caso di vetri bassoemissivi e selettivi che consentono di risparmiare energia, o sensori e speciali dispositivi
impiegati nelle nuove applicazioni della domotica.
• Altri materiali stanno invece conoscendo un utilizzo principalmente sperimentale che lascia comunque intravedere possibili
applicazioni future di grande portata, come nel caso dei rivestimenti protettivi nanostrutturali sia protettivi che fotocatalitici, di
elementi fotovoltaici di origine organica e di materiali a memoria di forma.

MATERIALI CERAMICI
I limiti prestazionali di questi materiali consistono nella difficoltà di lavorazione e nella estrema fragilità. Gli studi e le sperimen-
tazioni in corso hanno come obiettivo l’individuazione di uno o più nuovi materiali che siano in grado di spostare le caratteristi-
che positive della ceramica, ad esempio l’inerzia termica, la stabilità a livello chimico e la durezza, con qualità inedite per questo
tipo di materiale, come ad esempio la tenacia e una più semplice processabilità. Grazie alla sua grande varietà di prodotti, come
i calcestruzzi, i vetri e i prodotti lapidei, il settore ceramico è quello che concentra il maggior numero di sperimentazioni.

CALCESTRUZZI
Il mercato sta sperimentando nella nostra epoca l’ingresso di prodotti innovativi come i calcestruzzi ad alte prestazioni, che
hanno come punto di forza una grande lavorabilità, ottima resistenza meccanica, stabilità volumetrica, una riduzione della ten-
denza alla fessurazione, un elevazione del grado di permeabilità e soprattutto un’incrementata durabilità anche e soprattutto in
condizioni climatiche e ambientali avverse.

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• Calcestruzzi fibro-rinforzanti: sono materiali speciali in cui la resistenza a fl essione viene incrementata notevolmente dal-
l’inserimento nella miscela di speciali fi bre polimeriche.
• Calcestruzzi smart: contengono al loro interno delle fi bre di carbonio o delle fi bre ottiche che permettono un attento monito-
raggio dell’integrità della struttura stessa tramite un passaggio di elettricità;

• Calcestruzzi traslucidi: in cui la densità dell’impasto diminuisce notevolmente grazie alla presenza di un’elevata quantità di
fi bre di rinforzo.

Sperimentazione con calcestruzzo smart

Calcestruzzo rinforzato con fibre di acciaio. Sperimentazione con calcestruzzo traslucido

VETRI
Suscita un particolare interesse la sperimentazione verso la creazione di prodotti selettivi che possono modificarsi in base alle
radiazioni del sole, a impulsi elettrici o a particolari campi magnetici indotti, come ad esempio i vetri cromogenici, che si suddi-
vidono nelle seguenti categorie:
• Vetri elettrochimici: che sono in grado di variare la propria trasmittanza in seguito a un cambio di tensione elettrica
• Vetri fotocromici: capaci di mutare il proprio aspetto quando vengono esposti a una radiazione luminosa
• Termocromici: quando vengono riscaldati il loro aspetto esteriore cambia
• A cristalli liquidi: quando subiscono uno stimolo elettrico sono capaci di variare la propria trasparenza
• Elettroforetici: al loro interno ci sono speciali particelle “sospese” in un gel di origine organica con tenuto in una pellicola.
Come risposta a uno stimolo elettrico, le particelle cambiano la loro disposizione e quindi variano la trasparenza stessa del
vetro.
• Fotoelettrocromici: (grazie all’integrazione della tecnologia fotocronaca con la fotovoltaica) sono vetri speciali che si autoa-
limentano.

PRODOTTI LAPIDEI
Questi materiali sono oggetto di studi volti all’innovazione, soprattutto per cercare di ovviare al problema della loro fragilità.
Scopo delle ricerche è infatti riuscire ad ottenere:
• Pietre fibro-rinforzate: con una resistenza ai carichi 10 volte maggiore grazie all’interposizione di fi bra di carbonio.
• Pietre laminate: abbinando la lastra di pietra a sottilissime lastre di vetro o di materiale plastico, si ottiene una maggiore pro-
tezione contro gli agenti atmosferici; sempre nel campo dei prodotti ceramici, le più recenti direzioni di studio e di sviluppo
sono volta alla creazione di:
• Rivestimenti e pitture ceramiche che possono vantare elevatissime proprietà isolanti e rifl ettenti
• Schiume ceramiche: che abbinano ad elevate proprietà isolanti anche una grande resistenza meccanica.

MATERIALI METALLICI
L’innovazione dei prodotti metallici conta un numero sempre maggiore di leghe metalliche che possano vantare un miglioramen-
to nella resistenza e nella processabilità, e che quindi possano essere oggetto di processi ad altissima precisione, molto simili a
quelli a cui vengono sottoposti i polimeri termoplastici. Sono tanti i prodotti metallici di ultima generazione che hanno migliorato
le proprie potenzialità e superato i propri limiti: sono prodotti resistenti alla corrosione, incredibilmente duttili, di facile lavorazio-
ne e dalla grande adesività alla grande varietà di trattamenti che possono subire a livello superficiale.
• Leghe leggere e super leghe: nascono degli studi effettuati in campo automobilistico e aeronautico per incrementare le pre-
stazioni di un veicolo.
• Schiume metalliche: disponibili principalmente in nichel e alluminio, hanno un alto livello di leggerezza e di rigidità abbinato
a buone proprietà di isolamento sia termico che acustico.
• Acciai compositi: vengono prodotti sia come “fogli” o lastre, che come pannelli; uniti a materiali termoplastici, solitamente
impiegati per il rivestimento di facciate o per la realizzazione di pannelli, ma anche come compositi di fi bra di metallo, da uti-
lizzare per specifi che applicazioni industriali.
• Microleghe metalliche a prestazioni elevate: sono incredibilmente resistenti sia alla rottura che alle temperature elevate,
grazie a speciali combinazioni di vanadio, molibdeno e rame. Trovano la loro applicazione ideale nelle costruzioni in zone
facilmente soggette a sismi.
• Leghe a memoria di forma: particolarmente interessanti per la scienza biomedica, queste speciali leghe possono modifi car-
si in modo reversibile come reazione a variazioni termiche.
• Tessuti metallici: utilizzati principalmente per applicazioni fuori dal comune, dove si possono presentare temperature eleva-
tissime o bassissime, come ad esempio le missioni aerospaziali, sono fi bre arricchite con ossidi di alluminio, silicio e boro.

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Alcune versioni di queste leghe vengono anche utilizzate nel settore edilizio nei pannelli di facciata, ma principalmente per il
loro valore estetico.

MATERIALI POLIMERICI
Anche i polimeri plastici sono oggetto di studi e sperimentazioni, in particolar modo per la produzione di speciali pellicole e tessi-
li tecnici. La famiglia dei tessili tecnici è molto vasta e comprende un gran numero di prodotti e di materiali, tessuti e non, im-
piegati in numerosissimi ambiti, dall’elettrico all’industria automobilistica, dall’edilizia all’aerospaziale per arrivare fino al settore
dell’abbigliamento e del microfarmaceutico; per questo non è sempre di facile classificazione. Il settore architettonico vede l’im-
piego di speciali membrane realizzate con tessuti ricoperte di resine plastiche che conferiscono al materiale una grande resi-
stenza poiché i singoli fili che la compongono sono straordinariamente forti; questa resistenza può comunque variare in base al
tipo di tessuto, come ad esempio quelli a trama e ordito, quelli laminati, i fogli o le pellicole. Oggi i materiali tessili impiegati nel-
l’edilizia possono essere suddivisi in due categorie, in base alla quantità di polimeri utilizzati per la realizzazione delle fibre e
delle matrici:
• Prodotti multicomponente: come ad esempio i tessuti in poliestere e PVC, vetro e PTFE e vetro e silicone;
• Prodotti monocomponente: sono prodotti ancora più moderni, come il tessuto di PTFE espanso e le pellicole plastiche in
ETFE e THV

Poiché generalmente in edilizia le innovazioni vengono assorbite in tempi più lunghi che in altri settori, sia dal punto di
vista della produzione industriale che del progetto di architettura, affinché tali materiali siano acquisiti nella comune prassi co-
struttiva sono necessari processi di adattamento e di verifica delle prestazioni in condizioni d’uso, che, uniti alle difficoltà tecnico
operative legate all’impiego dei materiali avanzati e all’assenza di normative specifiche, tendono a ritardarne la diffusione.

I LATERIZI
Sono elementi per la costruzione realizzati con argilla cotta in fornaci o, anticamente, essiccata al sole; attualmente invece sono
realizzati con processi industrializzati.
Tra i prodotti ceramici i laterizi occupano un posto molto importante essendo una grande famiglia che comprende mattoni, bloc-
chi, tavelle e tabelloni, coppi, tegole e pezzi speciali.

I laterizi si possono classificare secondo:


• Percentuale di foratura (mattoni e blocchi pieni, semipieni e forati)
• Giacitura in opera (mattoni e blocchi a fori orizzontali o verticali)
• Tecnica di produzione (estrusi, pressati, a mano)

A seconda della tecnica di produzione dei laterizi si definiscono:


• estrusi: ottenuti mediante il passaggio in pressione della massa di argilla attraverso una
fi liera della stessa sezione del laterizio da conformare;
• pressati: ottenuti mediante pressatura in appositi stampi;
• formati a mano: ottenuti mediante lavorazioni manuali.

Il ciclo produttivo dei laterizi una serie di passaggi che, seppur oggi altamente industrializzati e automatizzati, in linea di massi-
ma sono rimasti quelli tradizionali

Tale ciclo produttivo si articola in diverse fasi:

• La prima fase del ciclo è l’estrazione, per la qualità del prodotto fi nale è importante la scelta della cava
• La fase successiva è quella della preparazione dell’impasto e miscelazione, si provvede ad effettuare le operazioni pre-
liminari, eliminando le impurità più grosse e a sminuzzare in particelle sempre più piccole la massa argillosa. L’argilla prove-
niente dalla cava è generalmente poco omogenea e necessita di raffi nazione, bagnatura e miscelazione.
• La fase successiva è quella della formatura mediante la quale l’impasto di argilla viene quindi introdotto in stampi con i
quali si da il profi lo desiderato al mattone, che dovrà essiccare.
• La fase dell’essiccamento serve ad impedire che il laterizio fresco, sottoposto a cottura si deformi o si screpoli. Nel passato
l’essiccazione avveniva in maniera naturale grazie al sole, oggi si utilizzano essiccatoi artifi ciali.
• L’ultima fase è quella della cottura che può avvenire ad una temperatura variabile tra 800° e 1200° secondo la qualità del-
l’argilla e successivamente procede all’imballaggio.

I LEGANTI
Sono materiali che miscelati con acqua hanno la proprietà di legarsi agli aggregati (sabbia, ghiaia e pietrisco) facendo presa ed
indurendo progressivamente a seguito di relazioni chimiche.

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In funzione della loro capacità di far presa solo all’aria o anche in ambiente umido si dividono in:
• Aerei —> possono indurire soltanto in aria (calci aeree e gesso)
• Idraulici —> induriscono anche in acqua e resistono al contatto con essa (calci idraulica e cemento)

CALCI AEREE
Si ottengono cuocendo il calcare (CaCO3 - carbonato di calcio), praticamente puro, ad una temperatura di circa 900°C.
Dalla cottura si ottiene la calce viva (CaO - ossido di calcio) che esce dal forno in zolle porose capaci di assorbire una grande
quantità di acqua.
La calce viva può essere venduta così (calce viva in zolle) o trasformata in calce spenta (Ca(OH)2 - idrossido di calcio).
Questa si ottiene per spegnimento della calce viva, cioè per trattamento con acqua. Reagendo con l’acqua, all’aumentare
della quantità di questa, da calce idrata in polvere, o grassello e successiva carbonatazione. L’idrossido di calcio, assor-
bendo l’anidride carbonica dell’atmosfera, indurisce trasformandosi in carbonio di calcio.

IL GESSO
Il materiale di partenza per la produzione del gesso (solfato di calcio CaSO4) è costituito da pietra e gesso la quale viene dap-
prima frantumata, quindi inviare ai forni di cottura dove subisce la disidratazione (perdita di acqua) che conferisce al prodotto
finito le proprietà leganti, infine, setacciata ed omogenizzata.
Il gesso cotto polverizzata e arricchito di additivi viene utilizzato come materiale da costruzione in ambienti interni, per intonaci e
pannelli prefabbricati.

Caratteristiche:
• Buon comportamento al fuoco
• Ottime caratteristiche di isolamento e termico
• È sostituibile e vulnerabile se posto in atmosfere chimiche aggressive
• La resistenza meccanica del gesso diminuisce all’aumentare dell’acqua con cui si miscela

IL CEMENTO
La normativa italiana classifica il cemento come un legante ad alta idraulicità che si presenta in forma di polvere finissima, la
norma europea ENV 197 definisce il cemento: “un materiale inorganico finemente macinato che, mescolato con acqua, forma
una pasta che rapprende e indurisce a seguito di reazioni e processi di idratazione e che una volta indurita mantiene la sua
durezza e stabilità anche sott’acqua”.

Viene prodotto a partire da una miscela costituita fondamentalmente da calcari, marne ed argille dosati in opportuni rapporti, e
sottoposta ad una cottura ad elevatissime temperature, che porta alla formazione del semilavorato chiamato “clinker da cemen-
to”, minerale artificiale, principale costituente del cemento.

In funzione della composizione si possono avere:

• Cemento Portland (si ottiene dalla macinazione del clinker, con l’aggiunta di gesso nella quantità necessaria per regolarizza-
re il processo di idratazione)
• Cemento pozzolanico (miscela di Portland, pozzolana e gesso)
• Cemento d’altoforno (miscela di clinker, gesso e loppa granulata d’altoforno)
• Cemento alluminio (prodotto ottenuto dalla macinazione di clinker costituito essenzialmente da alluminati idraulici di calcio)

I conglomerati sono composti ottenuti dalla miscelazione di acqua, leganti, aggregati ed eventuali additivi.

In base alla granulometria degli aggregati:

• Granulometria fine: malte


• Granulometria medio-grossa: calcestruzzi

Gli aggregati che formano l’ossatura dei conglomerati, sono generalmente costituiti da ghiaie e sabbie proveniente dalla fran-
tumazione di rocce. Nelle normali miscele la percentuale di aggregato varia dal 65% all’80% del peso, a seconda che si tratti di
malte o di calcestruzzi.

IL CALCESTRUZZO
È un conglomerato ottenuto dall’indurimento di una miscela di cemento, acqua, aggregati di varie dimensioni con additivi, in
alcuni casi per l’ottenimento di specifiche proprietà. Il cemento, reagendo con l’acqua, indurisce e forma la massa che lega gli
aggregati.
I componenti devono avere caratteristiche tali da conferire al calcestruzzo i principali requisiti di resistenza meccanica (casse di
resistenza) e di lavorabilità (classe di consistenza)

Calcestruzzo si presenta nelle due condizioni:

Stato fresco: condizione in cui il conglomerato è ancora plastico e lavorabile


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Stato indurito: condizione in cui il calcestruzzo non è più lavorabile

In base alla massa volumica (Kg/m3) il calcestruzzo è definito:

Calcestruzzo leggero: con massa volumica compresa tra 800 - 2000 kg/m3
Calcestruzzo normale: con massa volumica compresa tra 2000 - 2600 kg/m3
Calcestruzzo pesante: con massa volumica superiore a 2600 kg/m3

Dosaggio medio per 1mc di impasto


- sabbia 0,400 mc
- Pietrisco 0,800 mc
- Cemento 300 kg
- Acqua 120 litri (di cui 90 per la presa e 30 per la lavorabilità)

Rapporto acqua cemento di 120/300 = 0,4


Si opera con rapporti acqua/cemento tipicamente tra lo 0.45 e 0,65. In tale intervallo di valori, al diminuire del rapporto a/c si ha
un aumento della durabilità dei manufatti, a discapito però della lavorabilità in fase di posa in opera (talvolta, nelle miscele in
cantiere, operando con valori di a/c inferiori a 0,55 - 0,60 si ricorre all’uso di additivi finalizzati ad indurre una maggiore fluidità
della miscela a parità di contenuto di acqua).

Il calcestruzzo viene preparato per impasto sia a mano, con i badili (oggi solo per piccolissime quantità), si con macchine dette
impastatrici o betoniere.

La quantità di acqua deve essere la minima possibile, tale però da assicurare oltre alla idratazione del cemento una superficie
di lavorabilità dell’impasto; di solito si usano rapporti acqua-cemento intorno a 0,4: valori superiori porterebbero a manufatti
troppo porosi, poco resistenti, valori inferiori a prodotti più resistenti ma scarsamente lavorabili.

Il calcestruzzo fresco, tra il momento dell’impasto e quello in cui incomincia la presa, deve essere costipato nelle forme per
fargli riempire esattamente i vuoti, avvolgere bene le armature metalliche, se ve ne sono, e assumere la massima compattezza.

CICLO DI PRODUZIONE DEL CALCESTRUZZO


Viene prodotto prevalentemente nelle centrali di betonaggio. I relativi componenti, cioè aggregati opportunamente selezionati in
più granulometrie, cemento, additivi ed acqua, vengono dapprima stoccati in depositi.
Attraverso un sistema completamente automatizzato, una volta progettato il mix, i componenti vengono estratti dai depositi ed
inviati, nelle opportune proporzioni, alla miscelazione e successivamente alla spedizione. Il trasporto avviene tramite autobeto-
niere. La betoniera è soggetta a movimento rotatorio al fine di tenere il prodotto in miscelazione continua.

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L’INFISSO
È un’opera di finitura di un edificio destinata alla chiusura dei vani di porte e finestre e costituita essenzialmente da un telaio (in
legno, di metallo o di materiale plastico) rigidamente collegato alla muratura delimitante il vano, e di parti mobili articolate al
telaio con modalità diverse secondo i tipi.

Un infisso è costituito da:

• Elementi fissi: il telaio fi sso è quello con cui la fi nestra è ancorata alla parete, il controtelaio;
• Elementi mobili: le ante della fi nestra, composte da un telaio mobile dentro il quale è installato il vetro, fi ssato da un ferma-
vetro e da un sistema che impedisce all’acqua di entrare. Il vetro può essere a lastra singola oppure un vetro doppio o triplo,
con camera d’aria interna e quindi con elevate qualità isolanti, termiche, acustiche e di sicurezza.

Gli infissi esterni


Gli infissi esterni che si aprono nelle pareti perimetrali dell’edificio comportano la soluzione di diversi problemi, dal momento che
essi separano e mettono in comunicazione l’interno dell’edificio con l’esterno.

Finestra il serramento che ha come funzione prevalente quella di permettere la trasmissione dell’energia radiante, consentendo
illuminazione, visibilità e aerazione

Porta finestra oltre alle funzioni sopra elencate permette anche il passaggio di persone e cose

Luci fisse serramenti che permettono l’illuminazione, ma non l’aerazione non essendo apribili

Gli infissi devono garantire:


• Il passaggio della luce naturale all’interno dell’edificio
• L’areazione degli ambienti interni e la regolazione dello scambio termico tra interno ed esterno
• Il passaggio e la comunicazione con l’ambiente esterno
• La chiusura degli ambienti interni per protezione dagli agenti atmosferici e dall’intrusione di terzi
• Illuminare naturalmente gli ambienti interni mediate la penetrazione della luce diurna: tale penetrazione deve essere studiata
e dosata, nella progettazione, tenendo conto dell’intorno dell’edificio e delle funzioni che si svolgono nei vari ambienti per
dare luogo ad un adeguati comfort di luminosità e per evitare sgradevoli fenomeni di abbagliamento
• Consentire il ricambio controllato dell’aria degli ambienti interni, per ragioni igieniche e termoigieniche
• Consentire la visione dall’interno verso l’esterno (mediante la loro posizione, forma e dimensione) ed anche dall’esterno verso
l’interno

• La soluzione dei precedenti problemi fa si che i serramenti esterni siano generalmente costituiti da parti trasparenti e da parti
opache, fisse o mobili che costituiscono il supporto delle pareti trasparenti e cosentino i movimenti di apertura e di chiusura
• La costituzione dei serramenti esterni pone la risoluzione di numerosi problemi di interfaccia: parti opache fisse con parete
perimetrale dell’edificio; parti opache mobili con parti trasparenti; parti opache fisse con parti opache mobili, parti opache mo-
bili con parti opache mobili. Tali punti di interfaccia vengono chiamati nodi. Soltanto mediante una loro esatta soluzione tecni-
ca è possibile evitare o ridurre le infiltrazioni non controllare di aria esterna e di acqua meteorica attraverso il serramento.

La presenza negli infissi esterni di parti trasparenti più o meno ampie, in termini percentuali rispetto alla superficie totale del
serramento, se è indispensabile per assicurare l’illuminazione naturale degli ambienti interni, comporta tuttavia la risoluzione dei
seguenti problemi la cui importanza non può essere sottovalutata:

• La presenza di sistemi di oscuramento, totale o parziale, nelle ore diurne. I sistemi di oscuramento vengono a far parte inte-
grante del serramento, ed è condizione opportuna che il movimento delle ante non entri in conflitto con il sistema di oscura-
mento per assicurare, ad esempio, condizioni di penombra e di circolazione dell’aria nell’ambiente interno.
• La presenza di apparati di schermatura della radiazione solare, quando essa può dare luogo a fenomeni di abbagliamento o
di surriscaldamento. La configurazione di tali schermature e la loro posizione le rende generalmente indipendenti dall’infisso
vero e proprio e tali, talvolta, da costituire elemento caratterizzante della parete esterna sotto il profilo architettonico
• La scarsa resistenza agli urti delle parti trasparenti (generalmente di vetro) e la loro posizione nei confronti dell’ambiente
esterno impone una particolare attenzione per assicurare la massima sicurezza ed un efficace ostacolo contro tentativi di
intrusione e di rottura.

Le parti opache dei serramenti esterni possono essere realizzate in diversi materiali, molto differenti fra loro per caratteristiche
fisico-meccaniche ed architettoniche: legno, ferro, alluminio anodizzato o verniciato, materia plastica (PVC).

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L’approccio prestazione è la pratica di pensare e operare in termini di obiettivi piuttosto che di mezzi.
Esso si occupa di ciò che un edificio o un prodotto edilizio deve fare e non di prescrivere come deve essere costruito.

DEFINIZIONE:
Per requisito si intende la caratteristica che deve essere posseduta da un determinato elemento tecnico per soddisfare una data
esigenza. I requisiti sono una sorta di trasposizione a livello tecnico delle esigenze.

Classificazione dei requisiti in relazione al campo di applicazione:


Requisiti “ambientali” da applicarsi alle unità ambientali del complesso (progetto preliminare);
Requisiti “tecnologici” da applicarsi agli elementi tecnici (progetto definitivo);
Requisiti “costruttivi” da applicarsi ai materiali (progetto esecutivo).

L’esigenza è ciò che necessariamente si richiede per il normale svolgimento di un’attività. (UNI 10838):
ESIGENZE
REQUISITI
PRESTAZIONI
Costituiscono la richiesta rivolta ad un dato elemento edilizio affinché questo abbia determinate caratteristiche tali da soddisfare
determinate esigenze, in condizioni d’uso prefissate ed in presenza di determinati fattori esterni.
Sono l’indice del livello di soddisfacimento di ogni requisito, ovvero l’indicazione dei valori che devono essere assicurati, e dei
metodi di verifica o criteri di valutazione, attraverso procedure unificate di calcolo, prove sperimentali standardizzate in opera e/
o in laboratorio, o criteri di giudizio tendenzialmente univoci.

Sovrasistema: edificio
È caratterizzato da una serie di prestazioni —> che derivano da una scelta progettuale di tipo: costruttive e tecnologiche —>
PROGETTISTA —> Generano limiti prestazionali —> conseguenze in termini:
• Economici
• Ambientali
• Energetiche

L’edificio è un sistema
Così come il corpo umano non può essere definito come un semplice insieme di cellule ma è un sistema cellulare, analoga-
mente, un edificio, non è la semplice sommatoria di elementi tecnici ma è un sistema edilizio. Ogni elemento, in base alla sue
caratteristiche e alla sua capacità di assolvere ad un ruolo, è contemporaneamente un’unità compiuta in sé e la parte di un
tutto organicamente e funzionalmente integrato.

Per affrontare la progettazione, la programmazione e la gestione di un intervento occorre avere chiari:


• Gli obiettivi che si vogliono raggiungere
• I mezzi di cui si può disporre
• Le condizioni specifiche del contesto territoriale e normativo in cui si opera.
Le fasi del processo che raccolgono e correlano queste informazioni e le traducono in un preciso quadro di riferimento pro-
grammatori della qualità e dei costi dell’intervento si definiscono FASI DI METAPROGETTAZIONE.

ANALISI ESIGENZIALE PRESTAZIONALE

PRESTAZIONI: comportamento di un determinato componente edilizio, analizzato in relazione al suo uso specifi co; fattori che
determinano le prestazioni di un elemento costruttivo;
• Proprietà dei materiali impiegati e del rapporto fra gli stessi
• Forma (geometria, dimensioni)
• Tecnica costruttiva
• Modalità di impiego dell’elemento e della sua dislocazione nell’edificio

REQUISITI:
• Qualità richiesta per conseguire uno scopo ma anche valutazione delle proprietà dei prodotti finalizzata alla prestazione dei
prodotti stess.
Tipologie di requisiti:
• Dimensioni
• Meccanici
• Chimici
• Fisici
• Igrotermici
• Acustici
• Ottico-luminosi
• Elettrici atmosferici
• Ergonomici
• Estetico-psicologici
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• Di servizio di gestione
• Di manutenzione

ESIGENZE
Ciò che di necessità si chiede per il normale svolgimento di una attività o di una funzione

Il metodo più efficace per comprendere il sistema edilizio, è quella di delinearne i tratti elementari che sostituiscono tale com-
plessità, da analizzare nella loro struttura senza perdere di vista le interdipendenze e i legami gerarchici tra le parti.
Ogni sistema edilizio ha una sua propria caratteristica che non è non riducibile alla semplice somma della parti di cui è costitui-
to. L’analisi, quindi, va fatta sulla base delle interrelazioni e delle interdipendenze funzionali tra le componenti.

L’analisi esistenziale-prestazionale rappresenta la metodologia che la disciplina della Tecnologia dell’Architettura utilizza durante
il processo edilizio con lo scopo di proseguire la qualità edilizia, e cioè di soddisfare i bisogni dei committenti e degli utenti del-
l’organismo edilizio.

L’analisi esistenziale - prestazione è uno strumento al quale ci riferiamo per soddisfare la QUALITA’ definita come il grado di
rispondenza delle prestazioni di un prodotto ai requisiti che ne hanno guidato la concezione, la progettazione, la costruzione e
continuano a motivare l’esigenza.
Non viene applicato perentoriamente ma intuitivamente. Va letto come elemento di guida e supporto alla fase METAPROGET-
TUALE.

Circuito decisionale del progetto:

1. stabilire in modo articolato gli obiettivi di progetto;


2. Rilevare e precisare i sistemi di esigenze che consentono lo svolgimento di attività connesse a specifiche funzioni;
3. Definire le caratteristiche di comportamento richieste, ossia fissare i sistemi di requisiti; specificare le caratteristiche di com-
portamento offerte, ossia fissare i sitemi di prestazioni;
4. Verificare il soddisfacimento dei sitemi di esigenze, cioè analizzare l’efficacia delle prestazioni rispetto allo svogimento di
funzioni;
5. Ripercorrere il circuito laddove l’efficacia non sia verificata;
6. Elaborare la soluzione di progetto in funzione della sua capacità di soddisfare il programma prestazionale.

Il metaprogetto è l’attività progettuale di natura interdisciplinare, avente per obiettivo la gestione e l’indirizzo strategico del pro-
cesso di transizione tra la fase di istruttoria del progetto e la fase di formalizzazione e sintesi dello stesso.

L’approccio descritto richiede la scomposizione e la successiva organizzazione del problema, assumendo come input le esigen-
ze relative alle attività, e come output i sistemi di presentazioni attraverso un sistema di requisiti, ovvero la definizione del meta-
progetto.

L’analisi Esigenziale - Prestazionale è uno strumento al quale ci riferiamo per soddisfare la QUALITA’ non viene applicata
perentoriamente ma intuitivamente.
Va letto come un elemento di guida e supporto alla fase METAPROGETTUALE.

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