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Esotossine: molecole tossiche secrete dai patogeni che inducono febbre scarlattina,
difterite, tetano e colera
Endotossine: molecole tossiche contenute nei patogeni che provocano sepsi, tifo,
meningite, polmonite, dissenteria e peste
PAMPs: patogen associated molecular pattern. Determinanti molecolari presenti solo sulle
cellule dei patogeni: proteine con residui di mannosio, lipolisaccaride (tossina endogena
riconosciuta da CD14), RNA virali a doppia elica, N-formil-metiolil peptidi, DNA non metilato.
Caratteristiche prima linea di difesa, costituita dalla cute: barriera fisica continua
resistente, elastica, impermeabile, in continua rigenerazione, coinvolta nel meccanismo
omeostatico, antibatterica grazie ad esempio al sebo e al sudore (rende la pelle acida),
ripara dai raggi UV, risponde a stress meccanici.
Barriere chimico-fisiche: secrezioni nasali, epitelio ciliato della mucosa, acido cloridrico a
livello gastrico, la cute.
PEPTIDI:
- Famiglia delle β-defensine: peptidi in grado di distruggere le membrane microbiche,
attrarre le cellule dendritiche immature, attivare la fagocitosi dei polimorfonucleati e
regolare il microbioma. Sono prodotte dalle cellule di Paneth (anche cellule mucosa),
NK, neutrofili e dai linfociti T citotossici. Sono prodotte costitutivamente, ma durante la
risposta immunitaria sono molte di più.
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- Famiglia delle catelicidine: peptidi con diretto effetto citossico, in grado di
distruggere l’involucro lipoproteico dei batteri.
Prodotte dai neutrofili, dalle cellule epiteliali del tratto gastrointestinale e dalla mucosa
dell’apparato respiratorio, sotto stimolo delle citochine infiammatorie o di alcuni microbi.
Prodotte sottoforma di un precursore poi clivato in due peptidi attivi. Le citochine
infiammatorie sono importanti per indurne la sintesi e la maturazione.
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- sono molto ridonanti, difetti genetici possono essere silenti
- hanno capacità di sinergizzare tra loro, amplificando l’effetto, o farsi da antagonisti
- hanno capacità pleiotropica
SEGNALE SOS: in caso di infezione le citochine inducono la proliferazione delle cellule del
sistema immunitario a livello del midollo osseo
Interleuchina 2 (IL2):
- promuove l’attivazione e la proliferazione delle cellule B, T e NK (molto importante)
- Prodotta da cellule NK, promuove l’attività litica.
- Fondamentale per proliferazione e il funzionamento di T-reg e dei CD8+;
- Principale citochina prodotta dai linfociti T, lega CD25 (IL2Rα), IL2Rβ e CD132.
- Induce l’attivazione dei fattori trascrizionali t-bet e eomes nei CD8+
Interleuchina 3 (IL3):
- importante per proliferazione dei B
- prodotta dai Th2 per reclutare mastociti e basofili
- favorisce la differenziazione dei precursori midollari (da precursore comune a PRO-B)
Interleuchina 4 (IL4):
- prodotta dalle cellule NK e dalle iNKT
- Ha come funzione principale quella di regolare le reazioni mediate da IgE e
mastociti/eosinofili.
- Promuove la maturazione delle cellule T in Th2, delle cellule B e delle mastcellule.
- Prodotta anche dalle Th2 per indurre i linfociti B a secernere IgE e ad attivare macrofagi
M2, cellule epiteliali, muscolari lisce e mastociti
Interleuchina 5 (IL5):
- citochina secreta dai Th2 e ILC2;
- induce i linfociti B a produrre IgA
- recluta e attiva gli eosinofili e le mastacellule.
- Induce la ricombinazione della catena pesante durante la differenziazione dei B
Interleuchina 6 (IL6), citochina pro-infiammatoria, simile a IL1
- Agisce nel fegato attivando le proteine della fase acuta (come proteina C reattiva)
Interleuchina 7 (IL7):
- promuove la maturazione delle cellule T e delle cellule B
- induce alla formazione della memoria per le cellule T
Interleuchina 9 (IL9):
- induce l’ematopoiesi e la proliferazione delle mastcell
- citochina secreta dai Th2
- come IL3 recluta mastociti e basofili
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Interleuchina 8 (CXCL8): chemochina che induce migrazione dei neutrofili
Interleuchina (IL10), citochina anti-infiammatoria:
- sopprime la risposta immunitaria, inibendo il rilascio di citochine (in particolare IL2)
- Rilasciata dalle cellule T-reg, Th2, cellule Th della lamina propria, cellule dendritiche,
macrofagi, mastociti, iNKT, microfold cells
- Inibisce nelle APC l’espressione delle molecole HLA, l’espressione di molecole co-
stimolatorie, la differenziazione Th1 (inibendo IFNγ),
- Induce lo switch di classe anticorpale e il differenziamento dei T regolatori
- Omologie tra la sequenza di IL10 e Epstain Barr: l’assenza della citochina può portare
allo sviluppo di sintomi con potente componente infiammatoria
Interleuchina 12 (IL12):
- secreta dalle DC immature e dai macrofagi.
- Induce le cellule T e cellule NK a produrre interferone gamma, che viene prodotto in
quantità fino a cento volte maggiori (funzione immunoregolatoria nell’attivare i macrofagi
e uccidere i patogeni). Attiva le cellule NK.
- Stimola l’espressione di T-bet e Eomes nei linfociti T citotossici
- se lega un Th0 si differenza in Th1.
Interleuchina 13 (IL13):
- citochina prodotta dai Th2 che promuove la differenziazione delle cellule B
- coinvolta nella riparazione tissutale.
- Induce la produzione di interferoni.
- Se secreta da ILC2 induce le cellule mucipare caliciformi a produrre muco.
Interleuchina 15 (IL15):
- favorisce sopravvivenza CD8 della memoria
- attiva T, NK cell e NK-T
- Viene secreta da NK.
Interleuchina 17 (IL17):
- prodotta da ILC3 (attiva azione antibatterica cellule di Paneth).
- induce il differenziamento de linfociti T
- Viene secreta dallo stroma del midollo per maturazione B e T.
Interleuchina 18 (IL18):
- azione simile ad interleuchina 12, aumenta produzione di interferone gamma e di IL1.
- Se lega il suo recettore induce attivazione NFkB.
- Induce differenziazione di CD4+ in Th1
- inibisce la produzione di IgE.
- Attiva le cellule NK.
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Interleuchina 21 (IL 21):
- prodotta dai linfociti CD4+ Thf
- Importante per la generazione dei CD8+ della memoria ed effettori
Interleuchina 23 (IL23):
- Regola l’infiammazione
- Induce il differenziamento dei linfociti T
INF-γ:
- Prodotto dai macrofagi innesca un effetto a cascata che amplifica la risposta pro-
infiammatoria, reclutando sempre più cellule del sistema immunitario.
- Viene prodotto da Th1, CD8+, NK, ILC1, iNKT.
- Regola la composizione dell’immunoproteasoma e anche l’attività della componente
regolatoria.
- Stimola la produzione di MHC II su APC e su altre cellule estranee al sistema immunitario
(e.g.: cellule dell’endotelio vascolare).
- Aumenta anche l’espressione di 2 unità del proteasoma: LMP2 e LMP7.
- Induce la sintesi di CIITA
Tipologie di recettori:
1. A singola catena (recettore per GM-SCF)
2. Recettori a doppia catena: eterodimeri costituiti da una catena α e una catena β,
attraverso fosforilazione attivano la trasduzione del segnale (IL3, IL5, GM-SCF)
3. Recettori con una sola catena che prende contatto con il ligando e una solo
associata al complesso recettoriale (IL6, LIF, leuchemia inhibator factor)
4. Recettori a 3 catene: recettori regolatori costituiti da catena beta e gamma comune
e da catena alpha inducibile che ne aumenta molto l’affinità (IL2, IL4, IL7, IL9, IL15)
Recettori per gli interferoni: eterodimeri che legati gli INF inducono via JAK-STAT
Recettore della famiglia a catena β comune: eterodimero, recettore per IL3, IL5, GM-CSF,
via di segnalazione JAK STAT
Recettori per TNF: omotrimeri che utilizzano come trasduttori TRADD e FADD.
VIA DI TRASDUZIONE della maggior parte delle citochine:
Legame con il recettore che solitamente dimerizza→ attivazione JAK che fosforilano le code
tirosin chinasiche intracitoplasmatiche→ attivazione cascata di fosforilazione che induce un
aumento di calcio nel citoplasma, questo ha 3 esiti sulla cellula del sistema immunitario:
- Degranulazione
- Riorganizzazione del citoscheletro per favorire la secrezione di sostanze citotossiche
- Attivazione di fattori trascrizionali che migrano nel nucleo (STAT reclutato a livello delle
code tirosin chinasiche fosforilate che dimerizzano e divengono F.T attivo)
A questo punto il recettore viene internalizzato per non amplificarne troppo l’effetto.
2. CIS: famiglia di proteine che spegne il segnale mediato da JAK agendo su STAT
3. ubiquitinazione di JAK
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di legame con catena alpha o beta la catena gamma si avvicina inducendo cambiamento
conformazionale reclutando JAK associato a β e γ. Espressi anche da cellule B e NK.
Il recettore αβγ è espresso dai linfociti T preattivati (antigene incontrato). Ad alta affinità.
Difetti genetici della catena gamma comune causano fenotipi di immunodeficienza (X-SCID)
CHEMOCHINE SPECIFICHE:
CCL3 e CXCL8 (interleuchina 8): favoriscono la diapedesi dei neutrofili. Questi dopo averle
legate seguono il suo gradiente di concentrazione raggiungendo la sede di infezione.
CXCL12, CXCL13: regolano l’homing delle cellule immunitarie. CXL12 è fondamentale per
la sopravvivenza delle cellule B della memoria nel midollo osseo
CCL19, CCL21: chemochina costitutiva che promuove l’estravasazione
CCL2, CCL5: chemochina che recluta le cellule immunitarie nel sito dell’infiammazione
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CD69: citochina che inibisce l’azione di sfingonisina-1-P
RECETTORI DELLE CHEMOCHINE caratteristiche:
- Recettori promiscui, non specifici.
- A 7 domini transmembrana legati a proteine G che trasducono il segnale
La proteina gp120, proteina pericapsidica dell’HIV, può essere legata dai recettori delle
chemochine CCR5 e CXCR4, espressi rispettivamente dai macrofagi e dai linfociti T CD4
(il legame è necessario all’HIV per penetrare nel linfocita CD4)
Mutazione di CCR5 (variante CD32) conferisce resistenza all’HIV, allele presente in oltre l’8% della
popolazione nord europea.
ALLARMINE: forniscono segnali di pericolo alle cellule immunitarie. Sono espresse dalle
cellule epiteliali e dalle cellule sentinella. Si legano ai PRR, espressi dalle cellule innate.
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Processo del rolling: grazie allo spazio creatosi tra le cellule endoteliali per la modifica delle
tight giuncton, le cellule immunitarie rallentate sono attratte dai gradienti chimici delle
chemochine, in modo da giungere nel sito di infezione.
Formula leucocitaria: basofili 0-1.5%; neutrofili 40-70%; eosinofili 0-7%; moniciti 3.4-9%;
linfociti 19-48%.
Neutrofili:
- Multilobati
- rappresentano la fanteria di prima linea.
- Emivita bassa (1/2 giorni → muoiono dopo aver agito e i detriti derivanti dalla loro necrosi
sono fagocitati dai fagociti).
- Seguono i segnali chemiotattici di CCL3 e CXCL8.
- Possiedono granuli primari, azzurrofili, e secondari.
- Hanno funzione di sentinella, fagocitosi, effetto spiderman producendo reti NETS, effetto
kamikaze (uccidono con violenza microbi e muoiono).
- Interagiscono con gli anticorpi e il sistema del complemento (opsonizzano il microbo).
La fagocitosi avviene attraverso l’emissione di due pseudopodi → endocitosi del microbo →
granulo di fagocitosi → fusione con fagosoma (digestione parziale) e formazione
fagolisosoma (digestione totale). La loro azione è causa della formazione di pus.
Effetti degranulazione neutrofili: uccisione rapida dei patogeni, rendono la sede di infezione
altamente tossica (anche x cellule tumorali), attivano le cellule endoteliali, rilasciano segnali
chemiotattici. Producono fattori del complemento come properidina.
RETI NETS: molecole di DNA associato ad enzimi come mieloperossidasi, lattoferrina,
Catepsina, elastasi, gelatinasi. Intrappolano i microbi e ne favoriscono la distruzione.
Basofili:
- bilobati, grandezza 9/10 micron.
- Vengono legati da IgE attraverso i loro recettori tetramerici
- la loro degranulazione induce manifestazioni delle reazioni allergiche.
Mastociti (o mastacellule):
- grandezza 20/30 micron, nucleo circolare non bilobato e piccolo,
- sono ricchi di organelli e granuli, contenenti mediatori che attivano le cellule endoteliali.
- Sono correlati ai basofili, possiedono i medesimi recettori tetramerici
Istamina, eparina, serotonina, precursori della serina, proteasi, triptasi e chijmasi, TNF:
preformati in basofili e mast cells, secreti così come sono.
Cachessia: stadio terminale dei malati oncologici. Il metabolismo muscolare si modifica ed è
associata la produzione di grandi quantità di Tumor Necrosis Factor che porta alla morte.
Tronboxano, leucotriene, prostaglandine, PAF, fattore chemiotattico degli eosinofili :
mediatori sintetizzati e rilasciati dai basofili e dalle mast cells velocemente. Inducono la
degranulazione una volta secreti
TNF-α, IL3, IL4, IL5, IL13 eotaxina e IL8: mediatori sintetizzati ore dopo l’attivazione di
basofili e mastacellule.
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Eosinofili:
- simili ai neutrofili. Hanno nucleo bilobato unito.
- Emivita 6/12 ore.
- Possiedono granuli primari e granuli di cristalli contenenti proteina basica maggiore.
- Sono fagociti, hanno funzione antielmintica e anti-tumorale.
- Sono antigen presenting cells.
Funzione antielmintica: in grado di eliminare parassiti extracellulari.
Monociti:
- Hanno emivita più lunga (anche mesi) soprattutto se all’interno di tessuti.
- Nel sangue vengono nominati monociti, nei tessuti divengono più grandi e si
differenziano. A seconda della sede: cellule di Langherans, macrofagi alveolari o
interstiziali, cellule della microglia, cellule di Kupfer, osteclasti, cellule dendritiche in
forma immatura e matura.
- più capaci a fagocitare: ricchi di fagosomi e lisosomi, corpi lipidici, glicogeno, mitocondri,
esteso RE (per favorire la loro azione di fagocitosi).
- Oltre a fagocitare i patogeni, rimuovono qualsiasi sostanza di scarto attraverso
autofagia (come globuli rossi invecchiati nella milza, detriti, cellule morte).
- Sono antigen presenting cells.
- Come i neutrofili emettono pseudopodi e posseggono recettori per anticorpi e fattori del
complemento che hanno mediato opsonizzazione
CD mature (o license): vanno verso i linfonodi e una volta in sede cambiano assetto
molecolare. Cominciano a esprimere molecola HLA e acquisiscono la capacità di entrare in
contatto con i linfociti T. Esprimono molecole co-stimolatorie che attivano i linfociti T (CD40,
CD80, CD86, OX40). Sono le cellule più efficienti a presentare l’antigene (effettuano Cross
presentation).
Cellule dendritiche convenzionali: piccola percentuale nel sangue periferico, hanno come
azione principale l’attivazione dei linfociti T naive. Sono APC professioniste quando mature.
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Cellule dendritiche plasmacitoidi: derivano da progenitori linfoidi. Importanti produttrici di
interferoni soprattuto alpha e beta.
Recettori attivatori cellule NK: se legati dall’antirecettore sulla cellula bersaglio attivano
capacità litica. Associati in membrana a molecole con code intra-citoplasmatiche fosforilabili
che attivano la trasduzione del segnale.
Recettori inibitori cellule NK: il legame dell’antirecettore sulla cellula bersaglio induce
fosforilazione e attivazione di fosfatasi che inducono il blocco dell’attività litica. Legano
soprattutto HLA-I presente sulle cellule dell’organismo. Legano le molecola HLA-G
espresse dalle cellule del trofoblasto per indurre tolleranza durante la gravidanza
NCRs, NKG2, KIR: classi di recettori sulle cellule NK con dominio extracellulare simile
Fenomeno ADCC: attraverso i recettori CD16 le cellule NK legano gli anticorpi IgG legati a
loro volta alla superficie delle cellule infette, che hanno opsonizzato un patogeno.
Il legame tra CD16 e IgG scatena la degranulazione dei granuli di NK.
Attività NK:
- innesco risposta pro-infiammatoria
- regolazione risposta adattativa (stimolano maturazione attivazione cellule T)
- regolano l’emopoiesi (secrezione di GM-CSF)
- inducono maturazione cellule dendritiche, regolano T-regolatorie al bisogno.
ILC1:
- attivate da IL1 e TNF-alpha.
- Producono interferone gamma e inducono attivazione infiammazione cronica.
ILC2:
- attivate da IL25, IL33, TLSP.
- Producono citochine come IL13 che favorisce produzione di muco, IL5 recluta gli
eosinofili e attiva le mastacellule. Producono anche l’anfiregulina.
ILC3:
- Se attivate da IL1 e TNF-alpha, producono GM-CSF (induce a sua volta produzione
acido arachidonico e differenziazione di T-regolatori).
- Se attivate da IL23 inducono produzione di IL17 e IL22 che promuovono l’infiammazione
e inducono la risposta antimicrobica mediata dalle cellule di Paneth.
TLR2+TLR2: riconosce acido lipoproteico dei GRAM+ portando alla produzione di TNF
TLR1+TLR2: riconoscono componenti glicidiche dei lieviti.
TLR5: espresso in membrana come omodimero, riconosce flagelli batterici dei GRAM-
TLR9: espresso a livello degli endosomi, riconoscono sequenze di DNA non metilato.
Induce produzione di TNF, INF-alpha, IL6, IRF7, NFkB.
Feedback positivo mediato da TLR sui macrofagi: produzione di IL12 da parte dei
macrofagi → amplifica 10/100 volte produzione di interferone gamma da parte di linfociti T
e NK → amplificano la risposta pro-infiammatoria attivando ulteriormente i macrofagi.
Ectodermic hypohidrotic dysplasia X linked: mutazione NEMO/IKKgamma → NFkB
non viene trascritto → non vengono trascritte e tradotte determinate citochine e chemochine
e ciò comporta drammatica suscettibilità alle infezioni batteriche (la risposta ai virus si). Si
associano difetti a livello della dentatura, dell’apprendimento, e dello sviluppo. Problemi a
livello intestinale di tipo infiammatorio, bolle, infezioni acute, meningite pneumococcica.
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- SR A/B (recettore scavenger A/B): fagocitosi; presentazione dell'antigene; secrezione
di citochine infiammatorie e ROI
- CD14 = recettore di macrofagi dei lipopolisaccaridi (LPS) batterici (PAMPs)
PRR citosolici, riconoscono componenti patogene all’interno del citosol. NLR, RLR, CDS
Inflammosoma NLRP3: se stimolato recluta ASC → recluta a sua volta forma inattiva di
Caspasi 1 e per associazione di varie molecole ne induce l’attivazione
CASPASI 1: una volta attiva può agire sul precursore dell’interleuchina 1-beta, clivandola e
facendola maturare. In questo modo viene secreta e può svolgere la sua azione attivatoria
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RLR: recettori intracitoplasmatici che riconoscono RNA virale a singola e doppia elica,
mediante un dominio RNA-elicasico. Ne esistono due tipologie RIG e MDA5. Grazie al
dominio CARD, attivano caspasi 1 che induce la maturazione di interleuchina 1.
Analogamente a TLR3 inducono attivazione fattori di trascrizione IRF7 e IRF3 (inducono la
produzione di interferone 1)
STING (stimulator of IFN genes): attivato da GMP ciclico attiva IRF 3 che induce
produzione di interferone I. Può anche indurre autofagia.
DAI (DNA dependent activator of IFN-regulatory factors): attiva IRF 3 che induce
produzione di interferone I.
Sistema dell’interferone, sistema di recettori che controlla le infezioni virali. Costituito da:
- INF-1 (alpha e beta): funzione antivirale. Induce l’espressione di t-bet/eomes nei CD8+
- INF-3 (gamma): funzione antivirale, ma recettore diverso rispetto ad INF-1
Lega recettore JAK che attiva il complesso trascrizionale GAF (omodimero di STAT1).
GAF induce la codifica di IP10, MIG, IRF1.
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Moltissime di queste proteine sono proteasi inattive che si attivano attraverso sensori che
percepiscono la presenza di un batteri.
Attivazione proteasi del complemento attraverso il clivaggio in due della proteasi inattiva:
- Frammento grande attivo ha attività proteasica
- Frammento piccolo attivo diviene segnale solubile (anafilotossine, inducono anafilassi):
segnale chemiotattico che sostiene l’infiammazione locale.
VIA CLASSICA
1. 2 frammenti Fc di IgM o IgG (1,2,3), che hanno opsonizzato la superficie batterica,
devono essere molto vicini in modo tale da attivare il meccanismo della via classica
2. Attivazione di C1q che riconosce i frammenti FC (CH2/CH3) di IgG e IgM
3. C1q attivo determina l’attivazione di C1r e di conseguenza di C1s
C1: primo componente della via classica, costituito da: C1q, C1r, C1s (quest’ultime ad
attività enzimatica). Formato da uno stelo centrale e sei catene disposte radialmente che
terminano con una testa globulare (tulipano rovesciato). Coinvolta nel legame alle porzioni
costanti CH2 delle IgG e CH3 delle IgM.
C3: maggior componente sierico del complemento. E’ costituito da due catene alpha e beta,
tenute insieme da legame tioestere, che viene scisso da C3 convertasi o spontaneamente
perché altamente reattivo.
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MAC, membrane attack complex: forma un poro di 100 amstrong sulla superficie batterica
causandone la crisi osmotica e dunque la lisi
C2b C3a, C4a, C5a: anafilotossine, leganti granulociti, macrofagi, DC, cellule endoteliali
VIA LECTINICA
Lectine: mediano la via lectinica per l’attivazione del complemento. Sono sensori che
riconoscono zuccheri presenti sulle superfici microbiche
MBP (Mannose binding protein): lectina di tipo C legante il mannosio. Grande proteina
multimerica. Il monomero di base è costituito da una coda simile al collagene collegata a
una testa di lectina C che funge da dominio di riconoscimento dei carboidrati. Tre monomeri
si aggregano per formare la struttura di base dell'MBP.
Nei fluidi corporei, questi trimeri formano grandi aggregati.
Le ficoline: famiglia più grande di lectine rispetto a MBP. Molto simili strutturalmente a C1,
componente della via classica. Riconoscono n-acetil glucosammina. La loro struttura di
base è simile a quella di MBP. Il loro dominio di riconoscimento dei carboidrati è costituito
da una testa simile al fibrinogeno.
MBP e le ficoline hanno azione analoga a C1q :il legame non avviene attraverso il
frammento fc di anticorpi che hanno opsonizzato, ma residui glicidici presenti sui microbi.
MASP1 e MASP2: analoghi molecolari di C1r e C1s. Una volta legati i residui glisidici queste
proteine ad attività enzimatica vengono attivate e determinano il clivaggio di C4.
VIA ALTERNATIVA
1. Idrolisi spontanea di C3 in C3b e C3a.
2. C3b, la componente più reattiva, grazie al gruppo tioestere si lega covalentemente
alle catene polisaccaridiche presenti sulla superficie batterica
3. Essendo C3b altamente reattivo è necessario che venga stabilizzato dal fattore B
7. BbC3b è molto instabile viene dunque legato e stabilizzato dal fattore P, properidina
(secreta dai neutrofili)
8. BbC3b scinde C3 in C3b e C3a
9. Si forma C3bBbC3b
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C3bBbC3b: l’analogo molecolare di C5 convertasi
10. C3bBbC3b scinde C5 in C5a e C5b
11. Si forma MAC che induce la lisi batterica
RIASSUMENDO:
via classica e lectinica: C1→C1s e C1r/ MASP1/MASP2→ C4b+C2a→C3 convertasi
+C3B→ C5 convertasi + C5b +C6 +C7+C8+C9 → complesso MAC → crisi osmotica
via alternativa: C3→ C3b (stabilizzato da fattore B) → C3b+Bb (scisso da fattore D)→
C3bBb (stabilizzato da fattore P) + C3b→ C3bBbC3b + 5b → complesso MAC → lisi
HLA-A/B/C: codificano ciascuno per tre domini globulari alpha 1-2-3 che si associano a
costituire un monomero instabile. Sono i loci della classe I maggiormente polimorfici. Per
non collassare ha bisogno di β2-microglobulina. Sono espresse da tutte le cellule nucleate
eccetto cellule neuronali, endocrine, muscolari e spermatiche in quanto è necessario
evitare il danneggiamento di questi tessuti specializzati da parte dei CD8 citotossici.
Spazio tra alpha 1 e alpha 2: tasca in cui si inserisce il peptide su HLA di classe I. E’
sempre occupato sia in caso di infezione che in situazione fisiologica,
sequenze ancora: piccole catene sulla molecola, amminoacidi presenti alle estremità di
alpha1 e alpha 2, fondamentali per presentare e legare il peptide alla tasca dell’HLA
Molecole di classe I non codificate dai geni del compl. maggiore di istocompatibilità:
- ULPB: molecola inducibile espressa da cellule neoplastiche o infette da citomegalovirus.
Attiva le cellule NK.
- MR1: coinvolta nell’infiammazione
- CD1: diverse tipologie espresse dalle cellule dendritiche. Attiva i linfociti T presentando
antigeni a componente lipidica derivanti da batteri. E’ molto efficiente nella
presentazione di antigeni derivanti da micobatteri della tubercolosi. CD1a/b/c/e
presentano l’antigene ai Th helper, CD1c anche ai Tgamma/delta, CD1d alle iNKT.
- FcγRn: si occupa di trasportare le immunoglobuline, IgG, dalla madre al fegato
- ZAG: proteina coinvolta nell’omeostasi lipidica
La tasca molecolare che accoglie il peptide nelle molecole MHC di classe II è più grande,
riesce dunque a presentare peptidi di dimensione maggiore
CIITA: fattore trascrizionale che induce l’espressione di molecole MHC-II. Quanto attiva
trasloca nel nucleo, si lega a promotori a valle di MHC e induce la trascrizione delle catena
alpha e beta. Fa parte delle molecole NLR
Sindrome del linfocita nudo: si manifesta in mancanza di CIITA. Il linfocita che in fase
precoce di maturazione possiede sia CD8 che CD4 nel caso in cui non riesca riconosca
molecole con uno dei due non esprime alcun recettore (non riconosce neanche classe I in
quanto CD8 meno affine di CD4)
MOLECOLE MHC DI CLASSE III, gruppo di geni localizzati nell’aplotipo HLA che codifica
per diverse proteine con diversa funzione:
- CYP21B: enzima coinvolto nella depurazione (clearance) del colesterolo
- citochine
- C4, C2,fattore B: proteine della cascata del complemento
- LT linfotossina
- TNF alpha
1. TAP1 e TAP2 trasportano il peptide nel RE per evitare che venga digerito delle
aminopeptidasi citosoliche (trasportano 10'000 amminoacidi in un minuto)
2. Nel RE si trova anche la molecola MHC-I provvista solo della catena alpha: questa
viene dunque stabilizzata dalle chaperonine Calnexina e Carleticulina
3. La β2-microglobulina viene sintetizzata da un altro distretto e quando giunge nel
RE provoca il distacco di calnexina e carticulina
4. Nel RE è presente la tapasina: fa da ponte con TAP1 e TAP2 e media in questo
modo l’alloggiamento del peptide nella tasca molecolare
5. MHC-I + peptide migra in membrana all’interno di vescicole che gemmano dal Golgi.
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CLIP: trimero che si assembla a 3 molecole HLA (DP/DQ/DR). Quest’ultime si legheranno
a DM-A/DM-B e DO-A/DO-B a formare un trimero.
Restrizione del MHC: il linfocita T con il suo recettore TCR non riconosce solo l’antigene
nella tasca molecolare ma riconosce l’intero complesso molecola MHC+ peptide.
SEC61: canale citosolico presente sulle cellule dendritiche. Permette alle proteine
fagocitate di uscire fuori dal fagolisosoma.
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- possiedono in superficie corecettori di BCR, molecole di adesione che ne permettono
il contatto con l’APC, recettori ormonali, recettori per citochine e chemochine
(guidano i linfociti nella sede di infezione o nei linfonodi per l’homing post maturazione)
- mediano una risposta immunitaria umorale: dopo aver eseguito espansione clonale, i
linfociti B maturano divenendo plasmacellule e secernendo anticorpi
precursore emopoietico staminale: da cui originano tutte le cellule presenti nel sangue.
precursore linfoide comune: sotto influenza delle cellule stromali del midollo induce la
formazione di progenitori dei T (presenta recettore di NOTCH1 e GAT3) e progenitori dei B
(non presenta recettore di NOTCH)
E2F, PAX5, E2A: fattori trascrizionali che inducono ulteriore differenziamento delle cellule
pre-T e pre-B, che si andranno a localizzare rispettivamente nel timo e nel midollo
Recettore per NOTCH: se presente indirizza i progenitori linfoidi comuni nel timo
generando timociti (al contrario questi vengono indirizzati a livello del midollo). Dati recenti
sembrano evidenziare che anche le cellule NK possiedono segnalazione per NOTCH.
Dal precursore pre-T originano anche le cellule NK, iNKT, e precursore delle cellule linfoidi
di tipo innato (ILCS 1/2/3), quest’ultime sotto il controllo del fattore trascrizionale IG2
Zona paracorticale del linfonodo: sede dei linfociti T, guidati qui da CCL19 e CCL21
Follicoli primari del linfonodo: sede dei linfociti B, guidati qui da CXCL13
HEV: venule ad endotelio alto. Permettono l’entrata e l’uscita dei linfociti nel/dal linfonodo.
l-selettina: lectina di tipo-C che permette l’entrata e l’uscita dei linfociti naive nel linfonodo.
Nei linfociti attivati la molecola viene degradata in modo che rimanga all’interno del
linfonodo per comunicare con APC
LSA1: molecola di adesione che permette l’uscita e l'entrata dei linfociti nel linfonodo
23
risentono della presenza della sfingonisina ma possiedono anche moltissimi recettori per
citochine e chemochine).
→escono dal timo i linfociti che hanno bassa affinità per il self e non affinità nulla, altrimenti
non saprei discriminare se sono o non sono funzionanti.
SOTTOGRUPPI LINFOCITI T:
- CD4 con funzione helper I linfociti CD8 e CD4 sono in rapporto 2:1!
- CD8 con funzione citotossica
1
- linfociti T γ-ẟ: TCR eterodimero formato da una catena γ e una catena ẟ. Risiedono per
1
lo più in epiteli e nella mucosa intestinale. Poco polimorfici e riconoscono fosfoantigeni
- MAIT: mucosal associated invariant cells
- linfociti iNKT: cellule con caratteristiche in comune sia con le cellule NK che con i
linfociti T. Possiedono un recettore alpha-beta invariante (i sta per invariante, in quanto
il recettore varia pochissimo all’interno della popolazione). Sono positive per CD3, CD56
e CD16 (usati come marcatori), negative per CD4 e CD8. Sono poche e sono in grado
di interagire con CD1. Hanno azione antivirale e antibatterica in quanto secernono, se
attivate, IL-4, IL-10 e INF-gamma. Sono coinvolte nell’immuno-sorveglianza dei tumori.
Per essere attivate necessitano di presentazione da APC.
TCR: recettore dei linfociti T in grado di riconoscere l’antigene associato a molecole MHC.
Si tratta di un eterodimero costituito nella maggior parte dei casi da una catena α e una
catena β (altrimenti da catena γ e da catena ẟ). In entrambe le catene si riconoscono un
dominio costante, e un dominio variabile, alla base della specificità del recettore per
l’antigene. Possiede una porzione transmembrana, una extracellulare e una coda molto
corta intracitoplasmatica. Possiede una sequenza Hinge. Sempre associato al corecettore
CD3 e all’omodimero Z.
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conservata perché determina allo stesso tempo stabilità, flessibilità e grande capacità
comunicativa con altre cellule. Appartengono alla famiglia:
- gli anticorpi
- i recettori per l’antigene delle cellule T
- le molecole MHC di classe I e II
- i co-recettori espressi su alcune cellule T (come CD2, CD3, CD4, CD8, CD28, B7)
- i recettori della co-stimolazione (molecole che cooperano con i segnali del TCR)
- i recettori per le porzioni Fc delle IgG
- alcune molecole adesive (come ICAM e VCAM)
- i recettori per le interleuchine (IL1R) o per fattori come PDGF.
BCR (IgM di membrana): recettore dei linfociti B in grado di riconoscere l’antigene senza
necessità che venga presentato in un contesto MHC. E’ costituita da una molecola di
anticorpo espressa e inserita in membrana, formata da 4 catene, due pesanti e due leggere
ciascuna di esse legata all’altra da ponti di solfuro. Anche BCR possiede una regione Hinge,
in cui compaiono anche ponti di solfuro che legano tra loro le due catene pesanti. A
differenza dei linfociti T BCR è associato a Igα-Igβ.
Igα-Igβ: analogo molecolare del co-recettore CD3, appartenente alla famiglia delle
immunoglobuline ed è costituito da una coda di tirosine fosforilabili.
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7/8 segmenti J e un ultimo segmento C2. Il locus della catena gamma si trova sul
cromosoma 7 distante dalla catena beta.
DNA germinale lungo che codifica per catena α e ẟ di TCR: posizionato sul braccio lungo
del cromosoma 14. La parte codificante per la catena alpha è costituita da 75 segmenti
variabili V, 61 segmenti variabili J seguiti da una sequenza costante. Immersa nella regione
genica si trova il locus genico che codifica per la catena sigma, ed essendo costituito da
molti meno geni, è molto più probabile che venga rimosso.
DNA germinale lungo codifica per catena pesante di BCR: si trova sul cromosoma 14,
costituito da 46 segmenti V, 23 segmenti D e 6 segmenti J seguiti da più di una catena
costante in quanto definiscono le varie sottoclassi di anticorpi.
Locus genici che codificano per catena leggera di BCR: la catena leggera può essere
frutto di due isotipi, pur essendo un omodimero:
1. κ: dna germinale costituito da 38 segmenti V, 5 segmenti J e una porzione costante
2. λ: dna germinale che segue la porzione costante Cκ costituito da 33 segmenti V, 7
segmenti J e 4 regioni costanti per λ. La sua ricombinazione è frutto di riarrangiamento
non produttivo di κ.
Negli anticorpi la catena leggera può essere costituita o solo dalla catena κ o dalla catena
λ in quanto avviene il fenomeno dell’esclusione allelica → se la ricombinazione di κ non va
a buon fine allora ricombino la regione genica di λ (la presenza di una o dell’altra non
definisce differenze).
26
V) e al 3’ (a monte di D) rispettivamente separati da sequenze spaziatrici costituite da 23
basi al 5’ e 12 basi al 3’
Artemis: endonucleasi che taglia la struttura a forcina (unisce le basi complementari delle
due elice separate a seguito dell’azione di RAG) formatasi come primo evento per l’unione
dei segmenti D e J) → tagliando la struttura genera squilibrio e strutture asimettriche
bruton kinase (BDK): proteina chinasi che induce la proliferazione dei linfociti con catena
beta produttiva, stessa cosa per gli anticorpi di membrana
sindrome di George: individuo che nasce senza il timo. Vive normalmente pur possedendo
pochissimi linfociti T e T della memoria, in quanto è garantita la risposta anticorpale.
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Zona corticale del timo: linfociti immaturi (senza TCR e CD3), cellule epiteliali e stromali
della corticale, ricchi di molecole MHC-I e MHC-II con i linfociti T possono entrare in contatto,
macrofagi che fungono da APC
Zona midollare del timo: molto più ricca di cellule dendritiche e cellule epitaliali midollari,
linfociti T all’ultimo stadio di maturazione che verranno guidati per l’homing nella zona
paracorticale dei linfonodi (CCL19, CCL21)
Contatto a pistone: interazione di 15-30 ore tra APC e linfocita T, in cui il complesso SMAC
si forma e si stacca diverse volte (se il contatto dura meno, TCR non è complementare)
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2. CD45, tirosina fosfatasi, defosforila Fyn e Lck al C-terminale, due chinasi della famiglia
Src, di solito fosforilate e inattive
3. Fyn e Lck vanno a fosforilare la coda di tirosine fosforilabili ITAM di CD3
4. Le sequenze ITAM fungono da attracco per ZAP-70 che viene reclutata
5. ZAP70 fosforila SLP-76 e LAT, attivandole
NF-AT, NF-KB, AP-1: inducono l’espressione di geni coinvolti nell’attivazione dei linfociti t
come il gene che codifica per interleuchina 2, secreto con modalità autocrina induce
l’espansione clonale della colonia del linfocita attivato (induce l’espressione della catena α).
SEGNALI CO-STIMOLATORI, necessari per l’attivazione del linfocita T, per impedire che
vengano attivati in situazioni di non necessarietà:
- ligando CD28 presente sui linfociti T deve legarsi sul recettore B7 (CD80 e CD86)
presente su APC (due immunoglobuline)
- ligando CD40L presente sui linfociti T deve legarsi sul recettore CD40 presente su APC
- ligando OX40L presente sui linfociti T deve legarsi sul recettore OX40 presente su APC
Meccanismo a feedback positivo per autoregolazione: una volta che CD28 ha legato
CD80 o CD86 su APC viene stimolato il posizionamento in membrana di CD40 su APC e
del ligando CD40L sul linfocita T
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quando avviene questo evento tutte queste molecole da essere sparse su tutta la superficie
si concentrano nell’area di contatto in cui si forma il complesso SMAC, dal centro verso
l’esterno TCR, molecole co-stimolatorie, molecole adesive.
Espansione clonale dei linfociti T attivi: indotta dall’interleuchina 2 che lega il suo
recettore trimerico → si espande più di 50'000 volte in una settimana.
Fenomeno del bystander: in minima parte viene indotta la proliferazione anche delle
cellule adiacenti ai linfociti T facenti parte della colonia di cloni che si sta espandendo, data
la secrezione elevata di interleuchina 2, e dato che tutti i linfociti T, anche quelli naive,
possiedono IL2R (pur non possedendo CD25)
1. gli effettori, rispetto al naive, per svolgere la sua funzione, necessita di riconoscere solo
il peptide in contesto HLA. Non necessita del legame, con i rispettivi recettori, delle
molecole co-stimolatrici CD28, CD40L, OX40L
2. La reazione, a seguito del riconoscimento del peptide, avviene 100/1000 volte più
velocemente: in caso di seconda infezione da patogeno non ci accorgiamo di essere
venuti a contatto (o al massivo lieve sintomatologia)
LINFOCITI T CITOSSICI: CD3+, CD8+ (rari casi di linfociti T citotossici CD4+). Riconoscono
il peptide esclusivamente in contesto MHC-I
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T-BET e EOMES: fattori trascrizionali che traslocati nel nucleo inducono la codifica di
interferone gamma, granzimi, perforine, serglicina
Fas e Fas ligando, recettori per TNF, recettori per ATP: facilitano l’interazione
Perforine: enzimi che creano dei pori sulla membrana della cellula infetta → azione simile
a MAC ma creano un poro più piccolo di 100 amstrong. L’afflusso di calcio nella cellula
indurrà l’attivazione delle caspasi e la morte per apoptosi. Strutturalmente simile a C9.
Granzimi: sfruttano i pori formati dalle perforine per entrare all’interno della cellula e
rilasciare il contenuto tossico. Inoltre, hanno attività serina proteasica che induce
l’attivazione di caspasi effettrici e DNasi
Catepsina: protegge i CD8. E’ una proteasi presente nei granuli di esocitosi dei CD8 che
degrada la perforina dal lato del CD8 in modo che questo non venga intaccato. Se non si
creano i pori, non entrano neanche i granzimi.
→ l’azione citotossica dei CD8 non si interrompe dopo la morte di una singola cellula, si
interrompe quando termina perforine e granzimi. Nel caso in cui questi esauriscono, capita,
si interviene somministra farmaci che attivino le cellule NK.
Funzioni CD8+:
- ruolo importante nelle infezioni virali (in generale infezione intracellulari)
- combattono bene micobatterium tubercolosi
- coinvolti nel rigetto di trapianto
- coinvolti nell’immunosorveglianza dei tumori
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differenziazione di Th0 in Th1: IL12 + DELTA → T-BET → INF-gamma+IL2
1. APC rilascia IL12 e esprime in membrana il ligando delta (costimolatore)
2. legame con IL2R e il recettore di NOTCH su Th0
3. Attivazione del fattore trascrizionale t-bet induce differenziamento in Th1
4. Produzione di interferone gamma
Th1: importante nelle le risposte contro virus e batteri. L’interferone gamma prodotto:
- induce l’attivazione di cellule NK, macrofagi M1, complemento, e produzione di IgG
- stimola la fagocitosi e la presentazione dell’antigene
- attivano e inducono la maturazione dei B che ha presentato il medesimo antigene
differenziazione di Th0 in Th2: IL4 + JAGGED → GATA3 →IL4, IL5, IL9, IL13
1. APC rilascia IL4 e esprime in membrana un altro ligando di notch, jagged
(costimolatore insieme ai soliti)
2. legame con IL4R e il recettore di NOTCH su Th0
3. Attivazione del fattore trascrizionale GATA 3 induce differenziamento in Th2
4. Produzione di IL4, IL5, IL9, IL13
Th2:
- agisce sulle mast cell e basofili (IL13 e IL19) a livello intestinale e sui macrofagi M2
- attiva le cellule della muscolatura liscia (peristalsi)
- inducono la secrezione di muco
- IL4 e IL13 inducono le cellule B a secernere IgE
- IL5 importante per la stimolazione degli eosinofili e per la produzione di IgA
differenziazione di Th0 in Th17: IL1, IL6, IL23, TGFβ → RORγ → IL17, IL22, IL21, TGFβ
1. APC rilascia IL1, IL6, IL23, TGFbeta
2. Attivazione del fattore trascrizionale RORγ
3. Produzione di IL17, IL22, IL21, TGF-beta
Th17:
- attiva neutrofili, fibroblasti, cheratinociti, T helper follicolari e cellule B
- Inducono la produzione di GM-CSF che stimolano la produzione di granulociti e
attivazione neutrofili
- Importanti nelle infezioni da funghi
- Importanti nei quadri immunitari (gran quantità nei pazienti con sclerosi multipla)
LINFOCITI B
Tolleranza centrale dei linfociti B: ogni giorno vengono creati 5 x 107 linfociti B ma solo un
decimo di questi sopravvive, a causa della selezione negativa che impedisce ai B autoreattivi di
raggiungere la periferia del corpo
Maturazione linfociti B:
1. precursore linfoide comune interagisce con le cellule dello stroma midollare e
specifiche citochine: questo esprime IL3R, CD19, CD44
Invariant Surrogate Light Chain: catena leggera di prova, invariante, formata da due
subunità VpreB e Lambda 5.
VpreB: permette al recettore di prova di dimerizzare in modo da poter legare gli antigeni
presenti sulle cellule stromali midollari
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12. questo a seconda che esprima in membrana il recettore NOTCH diviene B2 della
zona marginale o B2 follicolare
Selezione negativa, mediata dallo stroma midollare che invia specifici segnali di
sopravvivenza al linfocita B immaturo:
- Se questi segnali sono sotto una certa soglia il linfocita B non è funzionante
- se questi segnali sono al di sopra di una certa soglia il linfocita b è autoreattivo
3 tipologie di linfociti B:
- B1
- LINFOCITI DELLA ZONA MARGINALE
- LINFOCITI B2 FOLLICOLARI
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- Mediano il passaggio dell’antigene attraverso la mucosa intestinale, dal lume al
tessuto linfoide associato alle mucose.
- Stimolano le plasmacellule a secernere Iga In quanto viene secreta IL 10
- Promuove la differenziazione di T effettori e T regolatori
Centroblasti: nella zona marginale del follicolo i linfociti B attivati divengono centroblasti e
effettueranno ipermutazione somatica
Centrociti: centroblasto che ha smesso di proliferare e giunge nella zona centrale del
follicolo, il centro germinativo, per testare se il suo nuovo recettore BCR mutato casualmente
è più affine o meno all’antigene.
Hyper IgM sindrome: In mancanza di segnale CD40L-CD40, il paziente produce solo IgM
poco affini. Possono anche manifestarsi tolleranze o anergie, a causa di incompleta
attivazione dei linfociti B.
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AID, activation induce deaminase: enzima chiave dell’ipermutazione somatica dei linfociti
B, deamina le citosine in uracili, in modo che avvengano mutazioni casuali che possono
rendere maggiormente affine il sito di legame dell’antigene su BCR
N-glicosidasi: scinde le uridine che vengono sostituite con nucleotidi casuali da parte della
DNA polimerasi in quanto il processo avviene su DNA a singolo filamento
7. All’interno del centro germinativo, grazie alle cellule follicolari dendritiche, il centrocita
testa se il suo recettore è maggiormente affine al legame con l’antigene:
- Se il centrocita supera la fase di verifica esce dal follicolo divenendo plasmacellula, in
quanto riceve specifici segnali anti-apoptotici
- Se la mutazione non è sufficiente il centrocita torna nella zona marginale del follicolo
divenendo nuovamente centroblasto
Possono avvenire più tentativi, nel caso in cui nessuno di questi vada a buon fine: apoptosi
B della memoria: si attivano con una piccola quantità di antigene (recettore molto affine),
hanno lunga emivita, possiedono marcatore CD27. Hanno la massima espansione un mese
dopo l’infezione primaria.
Differenze risposta primaria, mediata da plasmacellule, e risposta secondaria:
- Picco di anticorpi più alto raggiunto in un tempo molto minore (3 giorni contro 7-10)
- Fase di declino della risposta più rapida
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- Quantità di antigene per attivare i B della memoria molto basso
- Produzione esclusiva di antigeni affini: IgG, IgA, IgE
I B1:
- Non cooperano con i Th follicolari
- Produzione costante di anticorpi naturali (IgM) contro antigeni glicidici (gr. sanguigno)
- Non sviluppano memoria immunitaria
Tail piece: residuo aggiunto alle immunoglobuline che devono essere secrete
papaina: taglia le Ig sopra la regione cerneria ottenendo il frammento costante separato dai
frammenti in cui è presente il sito di legame per l’antigene
Affinità antigene anticorpo, forza con cui l’anticorpo interagisce con l’antigene (ogni
anticorpo monovalente possiede due siti di legame). E’ dettata da legami chimici
reversibili, deboli, non covalenti:
- legami a idrogeno, legami idrofobici, legami elettrostatici
- forze di Van Der Wals
Forze di legame influenzate dalla complementarietà spaziale: più anticorpo e antigene
sono vicini più la forza di legame cresce
Avidità: affinità dell’anticorpo che tiene conto della valenza. Capacità vera e propria di
legare l’antigene. Le IgG hanno valenza 2, le IgA valenza 4, le IgM valenza 10.
FcγR: il legame con IgG induce l’attivazione di cellule dendritiche, neutrofili, monociti. Via
di trasduzione simile a CD3 ma con catene segnale diverse
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Malattia di Graves (ipertiroidismo): mamma malata può trasmettere la malattia al feto
tramite le sue IgG. Risolta rimuovendo gli anticorpi attraverso plasmaf eresi.
Eritroblastosi fetale: mamma Rh-, secondo figli Rh+ → alla prima gravidanza fa gli
anticorpi alla seconda combatte i globuli rossi del feto, causando epatite.
A1: maggiormente presente nel sangue e nelle mucose. Possiede strutture glicidiche, che
ne inducono una maggiore flessibilità a differenza delle A2 (più presenti nel colon)
Poli Ig receptor (pIgR): permette la transocitosi delle IgA dimeriche nel lume dell’organo in
cui agiscono. Una volta che le IgA raggiungono il muco il recettore si spezza in due parti:
1. Una parte rimane legata alle cellule della mucosa
2. Un frammento rimane legato all’IgA dimerica (componente secretoria) che in questo
modo non viene degradata dagli enzimi presenti nel muco
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→Si tratta di zuccheri normalmente presenti sulla parete dei batteri che scatenano una
risposta anticorpale che non coinvolge l’interazione tra B e T
RECETTORI TRIMERICI
- Espressi sulla membrana di APC e eosinofili
- Formato da una catena α, legante il frammento Fc di IgE, e due gamma
Il legame tra il recettore e IgE porta all’attivazione di una via di trasduzione che comporta
l’endocitosi di IgE e alla presentazione del peptide in membrana in contesto MHC.
RECETTORI TETRAMERICI
- Espressi sulla membrana di basofili e mastacellule
- Formato da una catena α, legante il frammento Fc di IgE, una catena beta e due gamma
Il legame tra il recettore e IgE porta, alla produzione di mediatori implicati nelle risposte a
parassiti e nematodi, al giorno d’oggi per le reazioni allergiche. Tra questi:
- Effetto precoce: rilascio di istamina, eparina, proteoglicani, serotonina
- Effetto tardivo: rilascio mediatori della sintesi lipidica, come quelli dell’acido
arachidonico, citochine e chemochine
Questi inducono aumento della permeabilità vascolare, aumento adesione cellulare,
vasodilatazione e broncocostrizione. Favoriscono la contrazione muscolare viscerale.
Attivita’ dirette degli anticorpi, dovute ad interazione tra antigen binding site e antigene:
- NEUTRALIZZAZIONE: gli anticorpi riescono a bloccare l’attività enzimatica delle
molecole che legano, inibendone dunque l’effetto biologico che possono provocare.
Scoperta da Von Bering e Kitasato (chiamano gli anticorpi anti-tossine)
- INIBIZIONE DELL’INFEZIONE di virus e microbi: adsorbimento della superficie dei
virus che in questo modo non riescono più a legarsi ai recettori target per infettare
(fenomeno importante nel covid)
- FORMAZIONE DI IMMUNOCOMPLESSI: gli antigeni e gli anticorpi interagendo
formano reti. Normalmente eliminati dai fagociti è importante che non si accumulino. Se
l’immunocomplesso possiede quantità bilanciate di antigene e anticorpo è grande al
contrario, se c’è sbilanciamento da un lato o dall’altro è piccolo.
- AGGLUTINAZIONE: sfruttata in diagnostica per test gruppo sanguigno e droghe
- AGGREGAZIONE E INTERNALIZZAZIONE DEI RECETTORI DI MEMBRANA: gli
anticorpi possono legarsi a specifici recettori sulla superficie cellulare, causando
internalizzazione e degradazione (viene dunque bloccata la funzione recettoriale).
Miastenia grave: formazione di autoanticorpi che si legano ai recettori per l’acetilcolina
causandone internalizzazione → blocco impulso neuronale → paralisi flaccida
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→ Fenomeno sfruttato in ambito terapeutico: tumore della mammella, internalizzazione di
Her-2, da parte degli anticorpi monoclonali Herceptin e Trastuzumab, che dimerizza anche
in assenza di ligando amplificando il segnale di iperproliferazione,
- ATTIVAZIONE DEL COMPLEMENTO nella via classica mediata da IgG 1,2,3 e IgM
terreno HAT: non permette la crescita di cellule tumorali ma solo di cellule ibride, mentre i
B normali muoiono normalmente. Questo è permesso dall’enzima aminopterina.
Anticorpi monoclonali zumab: con sequenze ipervariabili di topo, per il resto umano
Anticorpi monoclonali zimab: chimerico, frammento Fc umano, parte variabile di topo
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- Rituzimab: diretto verso CD20. Utilizzato nella terapia di linfomi delle cellule B e
leucemie. Quello di nuova generazione induce l’apoptosi delle cellule tumorali
- Trastuzumab e Herceptin: lega her2 causandone internalizzazione e blocco
- Cetuzimab: lega VEGFR stimolando l’azione dei fagociti
- Trattamento psioriasi, diabete
Caratteristiche vaccino:
- Sicuro: deve essere somministrato a persone sane. No bambini, persone con sistema
immunitario deficitario, trapiantati immunosoppressi. Vaccini profilattici.
- Stabile
- Poco costoso
- In grado di suscitare risposta immunitaria
VACCINO A DNA O RNA: quello del covid incapsulato all’interno di vescicole liposomiali in
modo che proteggessero l’mRNA della proteina spike dalla degradazione.
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Vaccino anti-idiotipo: permette di avere anticorpi diversi diretti verso lo stesso antigene
Formulazioni che rendono il vaccino maggiormente efficace:
- Aggiunta di adiuvanti: squalene e Sali di alluminio. Da utilizzare con cautela
- Sequenze CpG derivanti da batteri che stimolano PRR)
- Molecole che attivano le cellule dendritiche
- Sequenze segnale che indirizzano l’antigene verso i ribosomi per indurlo all’esposizio ne
in contesto MHC
- Utilizzo di sequenze ISCOM: inducono l’antigene ad essere presentato in classe I.
Possono essere ad esempio liposomi che si fondono in membrana e rilasciano l’antigene
all’interno delle cellule. In questo caso voglio stimolare maggiormente i CD8+.
- molecole SMAA a cui lego epitopi per stimolare ancor di più T e B
TOLLERANZA:
- nel timo per linfociti T, nel midollo per linfociti B.
- Non viene ereditata
- Si divide in tolleranza centrale e tolleranza periferica
- La tolleranza centrale è molto più stringente per i T che per i B in quanto un B per essere
totalmente attivo necessità della co-attivazione mediata dai T
- Fondamentale per l’educazione dei linfociti T: fattore trascrizionale AIRE
AIRE: fattore trascrizionale che induce le cellule timiche ad esporre in superficie antigeni
provenenienti dalle cellule di tutto l’organismo in modo da testare se i TCR sono funzionanti
SHP-1: segnale che blocca la fosforilazione delle sequenze ITAM di CD3/ IgαIgβ
Tolleranza periferica dei linfociti B: mediata dai T-regolatori e citochine che rendono
cellule B autoreattive anergiche. Può essere di breve durata. Questo viene effettuato
attraverso:
- l’internalizzazione dei suoi recettori
- l’utilizzo di segnali inibitori
- induzione ad apoptosi
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Difetti a carico di CTLA-4 possono portare a patologie autoimmuni quali:
- sindrome di Graves: iperitiroidismo. Causato da autoanticorpi che stimolano
eccessivamente le cellule a produrre ormoni
- tiroide di Hoshimoto: ipotiroidismo. Autoanticorpi inducono una segnalazione troppo
debole che causa scarsa produzione di ormoni. Le cellule NK legano gli autoanticorpi
rilasciando granuli citotossici che distruggono il tessuto follicolare.
- diabete
CELLULE T REGOLATORIE NATURALI
- maturano nel timo.
- Esprimono FOXP3, fattore trascrizionale indispensabile per il loro funzionamento:
spengono la risposta immunitaria attraverso la secrezione di TGF-beta, IL10
- Posseggono alti livelli di IL2R in modo da sequestrare l’interleuchina 2 dall’ambiente
TIPO 1: mediata da IgE legato a basofili e mastociti, contro antigene innocuo. Induce
l’attivazione delle cellule a cui è legato provocando reazioni allergiche e atopia (le cellule
attivate rilasciano i loro granuli
Fase effettrice:
- Immediata: rilascio dei granuli contenenti sostanze preformate
- Tardiva: rilascio leucotrine e postglandine, citochine. Ulteriore richiamo di cellule
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TIPO 2: mediata da IgG che legano antigeni di superficie sulle cellule attivando attivazione
esagerata di macrofagi, NK e neutrofili.
E’ causa di sindrome di Goodpasture, malattie emolitiche, eritroblastosi fetale
TIPO 4: mediata dai linfociti T e dai macrofagi che legano un antigene (solubile o
superficiale): gli antigeni self divengono non self a causa di sostanze che ne modificano
leggermente la sequenza amminoacidica (es. edera velenosa) o in conseguenza a infezioni
persistenti, punti di sutura o schegge infette.
E’ causa di dermatite da contatto e formazione di granulomi (infiammazioni localizzate)
epitope spreading: riconoscimento di epitopi criptici che sarebbero rimasti sconosciuti nel
caso non avessi già riconosciuto un epitopo precedentemente (causata dunque da infezioni
pregresse)
Causa il pemphigus o diabete di tipo I
- fattori esterni: infezioni pregresse (gli antibiotici sembrano aiutare) o agenti chimici
- influenze ormonali in individui predisposti. In questo caso più colpite le donne.
- Glucorticoidi alterando il metabolismo possono predisporre
TERAPIE CONVENZIONALI contro sindromi autoimmuni:
- Antinfiammatori
- Immunosoppressori
- plasmaferesi
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IMMUNOTERAPIA (nuova frontiera che tenta di rendere più tolleranti i linfociti e aumentare
l’attività dei T-regolatori):
- peptidi modificati presentati al posto di antigeni self:
• pro-insulina per diabete I
• cellule dendritiche con peptidi citrullinati per l’artride
- cellule T ingegnerizzate:
• per eliminare linfociti B autoreattivi
• per modificare specificità dei T regolatori
- rendere più tollerogeniche le cellule dendritiche che presenteranno meno MHC-II
- vaccini a DNA
- somministrazione graduale e crescente di antigene per indurre tolleranza
La milza non ha connessioni con i vasi linfatici solo con il circolo sanguigno
CXL12: fondamentale per la sopravvivenza delle cellule B della memoria nel midollo osseo
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