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Jazz in Italia negli anni '20/'30

L'Italia degli anni '20 ha un'industria discografica debole, perfino “La voce del padrone” è una
filiale della madre inglese, dunque i jazzisti italiani dell'epoca lavorano più nelle sale da ballo che in
quelle d'incisione. Audaci imprenditrici furono la Fono Roma e la Eiar.
Grandi musicisti in italia furono il violinista genovese Romero Alvaro, autore di “Giga in Sol”, la
Louisiana Orchestra diretta da Piero Rizza, clarinettista e sassofonista, l'Orchestra Jazz Columbia
diretta dal cavalier Edoardo de Risi, la Mediolana Big Band di Mario Mantovani. Altro esponente
fu il violoncellista Amedeo Escobar.
Negli anni '30 in Italia prevalse la volontà di essere graditi dal regime fascista, il jazz si allontana
dalla musica colta. Esponenti del jazz italiano di quel periodo furono Agostino Valdambrini, Pippo
Barzizza(inizia violino al cons ma passa al sax), Alberto Semprini, il cantante Alberto Rabagliati e
il sassofonista Amleto Gulizia.
Personaggio cardine della scena milanese fu Gorni Kramer, fisarmonicista cromatico e
contrabbasista, fondatore della prima orchestra anni '40 a suonare bebop e capofila del gruppo
“Three Niggers of Broadway”.

Gli anni '30 in USA


In America il progresso tecnologico apparentemente senza fine degli anni 20 crolla nel giovedì nero
dell'Ottobre del 1929. Dopo due anni di repressione, con idee comuniste che iniziano a circolare e
dubbi sul sistema economico, arriva il presidente Franklin Roosevelt, confermato per 4 mandati, che
affidandosi alle idee dell'economista Keynes, rimette in moto la macchina dell'economia americana.
Durante il periodo della crisi, nel jazz avvengono importanti cambiamenti, non documentati su
disco; i neri rendono il jazz più fluido, più scorrevole, aprendo la stagione dello swing (35-45). Tra
le principali innovazioni, il basso tuba è sostituito del tutto dal contrabbasso (1930-33).

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