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BACONE

Bacone scrive il “Novum organum” (nuovo organo), proposta di una nuova logica del
metodo scientifico e che oppone a quella di Aristotele, per contrapporlo a quello di
Aristotele. Infatti il filosofo osserva che mentre con la vecchia si espugna l’avversario, con la
nuova si espugna la natura. La scienza è posta così al servizio dell’uomo. Bacone propone
questo nuovo organo per sviluppare la ricerca scientifica. Infatti in Bacone scienza e potenza
coincidono perché l’ignoranza della causa impedisce di conseguire l’effetto. Per dominare
quindi la natura, bisogna conoscere le sue leggi, perché come detto da Bacone: “La natura
non si vince, se non obbedendole”. In quest’azione l’intelligenza umana ha bisogno di
strumenti perché i soli sensi umani non sono sufficienti. Questi strumenti sono gli
esperimenti che rappresentano il connubio della mente e dell’universo, dal quale si attende
una prole numerosa di invenzioni e di strumenti atti a domare e mitigare almeno in parte le
necessità e le miserie dell’uomo/degli uomini e per uscire dalla vecchia via improduttiva
della contemplazione bisogna mettersi sulla via dell’esperimento. L’esperienza, come
osserva Bacone, è come una scopa legata o un procedere a tentoni di notte per trovare la via
giusta, quando sarebbe più prudente accendere una luce oppure andare di giorno. Il connubio
tra la mente e l’universo non può essere celebrata finché la mente rimane irretita. Bacone
osserva che nella logica tradizionale, l’anticipazione della natura, prescinde dall’esperimento
e si limita quindi a sfiorare la natura. L’interpretazione di essa invece, si addentra con
metodo e con ordine nell’esperienza e procede senza salti. Per questo l’anticipazione della
natura è sterile e non feconda. L’accrescimento della conoscenza vera passa per la via
dell’interpretazione, cioè del nuovo metodo scientifico. Per una retta comprensione della
natura, è necessario eliminare preliminarmente le cause di tali anticipazione, ovvero
eliminando i quattro possibili tipi di pregiudizi: idola.

1. Idola tribus: comuni a tutti gli uomini e derivanti dal funzionamento della mente
umana che cerca di cogliere nella natura tutto ciò che è solo esperienza sensibile.
2. Idola specus: sono diversi per ciascun individuo e derivanti dalle sue particolari
abitudini, educazione e dalle circostanze fortuite.
3. Idola fori: derivanti dagli equivoci del linguaggio
4. Idola theatri: e derivanti dalle dottrine filosofiche erronee e fallaci.

Secondo Bacone la scienza richiede la collaborazione tra sensi ed intelletto e il procedimento


che realizza questa è l’induzione. Con questo termine Bacone non si riferisce al passaggio
diretto ai casi particolari a un principio generale che li spieghi, com’era in Aristotele, ma alla
raccolta e selezione dei dati e quindi alla loro interpretazione razionale, nonché al controllo
sperimentale di tale interpretazione. La prima fase del metodo induttivo è quello della storia
naturale sperimentale, cioè della raccolta dei dati ordinati nelle tavole della presenza,
dell’assenza e dei gradi. Questi sono appunto elenchi di casi in cui il fenomeno studiato
rispettivamente si manifesta (tavola della presenza), non si manifesta (tavola dell’assenza) si
manifesta con diverse intensità (tavola dei gradi).
Le tavole permettono la formulazione di una prima ipotesi, che si chiama “prima
vendemmia”. Si tratta di un’ipotesi di lavoro che guiderà l’ulteriore sviluppo della ricerca.
Questa dovrà infatti procedere, mettendo alla prova la prima ipotesi mediante successivi
esperimenti, che Bacone chiama “istanze prerogative” e che consistono nel controllare
empiricamente se si verifichino davvero i fatti particolari che si possono dedurre dalle
ipotesi. Quindi arrivato al dubbio tra due possibili interpretazioni, un esperimento decisivo
detto “istanza cruciale”, individua la causa vera, ossia la forma del fenomeno, dove per
forma, Bacone intende sia la natura del fenomeno sia la legge in base alla quale esso si
riproduce.

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