uomini comuni;
eroi dotati di poteri eccezionali, a volte figli di una divinità e di una creatura mortale;
esseri soprannaturali, come divinità o spiriti potenti con poteri eccezionali;
creature fantastiche o mostruose, come animali parlanti o giganti dai grandi poteri.
Il tempo è quasi sempre indeterminato, molto lontano («in principio…», «un tempo…»).
I luoghi sono quasi sempre aperti e fantastici, immaginari. Anche quando sono reali, sono
immersi in un’atmosfera fantastica. Il linguaggio del mito è caratterizzzato da frasi brevi e
semplici con prevalenza di nomi e verbi, ricco di parole ed espressioni che si ripetono così da
permettere a chi ascoltava la narrazione di impararla facilmente. Frequenti sono anche
le similitudini che, per mezzo di paragoni, chiariscono concetti complessi. Per mitologia si
definisce invece il complesso dei miti di un popolo ma anche lo studio della loro origine e del
loro significato. Esistono quindi tante mitologie quanti sono i popoli della Terra. Quella, però,
che ha influenzato maggiormente la civiltà latina e quindi la nostra cultura è senza dubbio la
mitologia greca.
Che cos'è il mito?Il termine "mito" deriva dal greco mythos, che significa 'parola, racconto'
Nel suo significato primario tale termine rinvia invece al potere sacrale della parola (che dice,
comunica, narra e, raccontando, crea mondi), e alle origini stesse dell'umanità. Non appena gli
uomini hanno iniziato a comunicare tra loro, hanno cercato di usare la parola per raccontare e
per fornire, attraverso il racconto, spiegazioni e insegnamenti relativi al proprio mondo e alle
proprie esperienze, elaborate sotto forma di miti e di leggende.
Il mito si distingue dalla leggenda per la sua dimensione universale: infatti, mentre
quest'ultima è per lo più limitata ad un ambito locale o comunque più ristretto, e spesso
prende spunto dalla trasfigurazione in chiave fantastica di vicende reali (ad esempio eventi
storici, biografie di personaggi d'eccezione e così via), il primo assume solitamente una
valenza più vasta. Le narrazioni mitiche cercano di spiegare il perché delle cose che
accomunano l'umanità intera (ad esempio i fenomeni naturali, la vita e la morte, i sentimenti),
in molti casi intrecciandosi con la religione. Diversa dal mito è pure la fiaba, che pure
condivide col primo alcuni elementi (ad esempio, il fatto che gli eventi narrati siano collocati
in un tempo lontanissimo e indeterminato, il classico c'era una volta...; il fatto che personaggi
e ambienti siano sovente fantastici e irreali, appunto "fiabeschi"; il valore simbolico di alcune
vicende). Nella fiaba tuttavia, a differenza di quanto avviene nel mito, il finale è solitamente
lieto e la caratterizzazione dei personaggi e delle loro passioni è meno ricca e complessa;
manca del tutto, inoltre, il legame con le credenze scientifiche e religiose che caratterizza in
origine il mito. Legata al mito è la nozione di "mitologia", ovvero di 'discorso sui miti', nella
duplice accezione di 'complesso dei miti propri di una determinata civiltà' e di 'studio dei miti,
della loro origine e dei loro significati in rapporto con la cultura di un popolo'.
Riecheggiando una significativa definizione platonica, nel termine "mitologia" è possibile
distinguere due elementi: il mythos, inteso appunto come 'parola, discorso', e il logos, ovvero
la 'argomentazione razionale' che sul racconto si fonda. La mitologia, per i popoli che hanno
costruito su di essa la propria identità culturale, ha il significato primordiale di dire (e cioè di
descrivere, rappresentare, ecc.), attraverso un testo narrativo, il reale conosciuto. Il mito è, in
origine, un mezzo per "significare" le cose; solo successivamente diviene un enorme
deposito di narrazioni, situazioni e personaggi cui si può fare riferimento anche in ambito
letterario. I miti appartengono al patrimonio collettivo dei popoli: sono "luoghi" esemplari
della cultura, espressioni archetipe, tipologie (anche sociali) dense di riferimenti culturali,
religiosi, morali e sociali. Ogni civiltà umana (dai Sumeri , agli Assiri , dagli Egizi ai
Persiani , fino ai Greci e ai Romani, per limitarci alla sola area intorno al bacino del
Mediterraneo), fin dai tempi più antichi ha elaborato un vasto patrimonio di miti, narrazioni
solo in apparenza fantastiche e fiabesche, in realtà dotate di una loro verità profonda, spesso
celata (almeno per noi) dietro immagini e simboli. I miti riflettono i valori, la mentalità e la
cultura dei popoli che li hanno prodotti, e sono pertanto in grado di darci un'idea della visione
del mondo elaborata da tali popoli.
Caratteristiche del mito I miti compaiono agli albori del mondo come narrazioni orali,
tramandate da una generazione all'altra da coloro che erano incaricati di custodire i valori
profondi di un popolo (solitamente i sacerdoti, in alcuni casi gli artisti o i poeti). Solo in un
secondo momento (quando ormai, passando da un narratore orale all'altro, avevano subito
varie trasformazioni, ed erano andate progressivamente perdendo il proprio carattere sacrale)
tali narrazioni vennero messe per iscritto da uno o più autori: per questo motivo non di rado
capita di trovare più versioni di uno stesso mito, talvolta discordanti tra loro.
Al di là delle differenze locali legate ai diversi ambienti e alle specifiche condizioni di vita
delle civiltà antiche (civiltà marittime vs. popoli dell'entroterra; popolazioni nomadi vs.
sedentarie; civiltà contadine vs. popolazioni urbane, ecc.), etnologi ed antropologi hanno
riscontrato straordinarie somiglianze tra miti elaborati da popoli geograficamente e
culturalmente molto distanti tra loro: temi ricorrenti sono ad esempio quello del diluvio ,
della creazione del mondo, dell'uomo e degli esseri viventi , delle lotte fratricide per
ottenere il potere . Molto frequenti, e diffusi in civiltà diverse, sono anche i miti legati ad
un figlio che combatte contro il padre per usurparne il trono, o i miti dell'oltretomba,
legati al culto dei morti. Le tematiche più ricorrenti appaiono dunque legate ai grandi
interrogativi esistenziali (miti sull'origine dell'universo o dell'uomo), al concetto di ribellione
al potere (lotta contro un tiranno, uccisione del padre, ecc.) o a catastrofi naturali (diluvio e
simili) che portano alla distruzione del vecchio ordine, e quindi alla trasformazione o alla
rinascita di una civiltà. Oltre alle somiglianze tematiche, le narrazioni mitiche presentano altri
tratti comuni in grado di superare le distanze geografiche e temporali esistenti tra i popoli che
le hanno elaborate:
Molti miti, tramandati solo in forma orale, sono andati perduti: ben poco è giunto fino a noi
del vasto repertorio mitologico ascrivibile ad un orizzonte culturale che andava dall'India e
dall'Asia centrale fino alla Persia, dal mondo germanico e celtico antico fino ai limiti della
Grecia, della penisola italica e dell'Africa settentrionale. La cosiddetta mitologia classica non
è che una minima parte di un immenso patrimonio di narrazioni orali elaborate nel corso dei
millenni: tale minima parte ci è nota, peraltro, soltanto attraverso la rielaborazione letteraria
operata dagli autori greci e latini che per primi la vollero mettere per iscritto.
Da quali esigenze nasce? Il mito nasce dall'esigenza profonda (che gli esseri umani da
sempre hanno avuto) di rispondere alle grandi domande sulle origini dell’universo e
dell’umanità (miti di “cosmogonia”, ovvero ‘sulla generazione del cosmo’), sulla natura
(astri, alternanza delle stagioni, alba e tramonto, buio e luce, fenomeni naturali quali vento,
tuoni e fulmini), sulla vita e sulla morte, sul dolore, sul destino, sui sentimenti, ecc.
Gli uomini dell'antichità ancora non possedevano gli strumenti scientifici o filosofici per dare
una risposta a tali interrogativi: ecco dunque che le ipotesi sul perché delle cose si
traducevano in narrazioni ricche di immagini e cariche di implicazioni simboliche, poi
confluite nel complesso sistema dei miti. La mitologia dunque (almeno in origine)
rappresenta una sorta di "proto-scienza": è il modo in cui l'uomo cerca di spiegare il perché
delle cose, siano esse elementi della realtà fenomenica, come la pioggia o le tempeste, o
componenti (non visibili agli occhi ma altrettanto reali) dell'animo umano, come l'amore,
l'odio, l'orgoglio (hybris ) o il desiderio di vendetta.
A cosa serve? La sterminata ricchezza ed il fascino delle narrazioni non deve farci cadere
nell’errore di credere che i miti siano solo delle storie avvincenti create per divertire o
intrattenere gli altri: il mito è molto importante, in quanto veicola i fondamenti morali e le
credenze religiose su cui poggia la struttura sociale dei popoli dell’antichità . Le narrazioni
mitiche contribuiscono a formare il patrimonio di credenze e di valori in cui un popolo si
identifica, la cosiddetta “memoria collettiva". In questo senso, la mitologia è stata in primo
luogo, per i popoli antichi, un mezzo di conoscenza del mondo e di trasmissione di
credenze, ideali e princìpi etici. Attraverso i miti, i popoli antichi riuscivano a codificare e a
trasmettere conoscenze sul mondo e sull'uomo, credenze, princìpi morali, norme di
comportamento: insomma, tutto ciò che era ritenuto importante per l'organizzazione, la
sopravvivenza e la continuità della comunità. Ancora oggi, i miti sono in grado di fornirci una
grande quantità di informazioni riguardanti le civiltà che li hanno elaborati: ad esempio, dalle
narrazioni mitiche possiamo ricavare notizie circa il tipo di ambiente in cui tali popoli
vivevano (terrestre o marittimo, favorevole oppure ostile all'uomo), le strutture abitative
(accampamenti mobili o insediamenti stabili; villaggi di capanne o città con templi e palazzi,
ecc.), il tipo di organizzazione sociale (patriarcale o matriarcale, monogamica o poligamica),
l'economia (agricola o pastorale, di sussistenza o mercantile, e così via), la vita quotidiana
(tipo di abbigliamento, alimentazione, ecc.), la religione (credenze circa gli dei e gli uomini,
usanze sul culto e sui riti, concezioni dell'oltretomba) e, soprattutto, la gerarchia dei valori su
cui le popolazioni dell'antichità fondavano la propria esistenza (coraggio, forza fisica,
bellezza e prestanza, ospitalità, ecc.).
Valenza formativa del mito A livello di cultura scolastica, il mito può essere inteso, un po'
riduttivamente, come "racconto intorno a dei, esseri divini, eroi e discese nell'aldilà": una
definizione di questo tipo restringe il mito al livello di semplice narrazione fantastica, che può
magari interessare o avvincere di per sé, ma non assume necessariamente una valenza
formativa più ampia. Si è già visto come invece la mitologia sia nata innanzi tutto per
trasmettere dei valori, degli insegnamenti morali, e dunque rivesta, fin dalle sue remote
origini, una funzione latamente "pegagogica". Il mito non è necessariamente qualcosa di
lontano e di estraneo: spesso riemerge prepotentemente in altri racconti a noi più vicini, in
fiabe, poesie, romanzi, opere teatrali, trasposizioni musicali, cartoni animati, videogiochi o
fumetti, spettacoli cinematografici o televisivi, immagini, modi di dire , mode. Le civiltà
moderne si nutrono di miti, continuamente ne creano e ne distruggono: in questo senso, lo
studio dei miti antichi può ancora dirci qualcosa su di noi, sul nostro mondo, su "chi siamo" e
"da dove veniamo" (anche se ovviamente la scienza, che è essa stessa un "mito" moderno, ha
sfatato le ingenue credenze degli antichi sulle origini del mondo e degli esseri viventi e le
immaginifiche spiegazioni mitologiche sui fenomeni naturali). Nell'ambito dell'educazione
letteraria, può essere interessante proporre in classe, fin dai primissimi anni di scuola,
narrazioni di miti presentate attraverso la viva voce dell'insegnante, chiedendo poi agli alunni
di tradurre in forma grafica, mediante il disegno , quanto hanno ascoltato, o (più avanti) di
provare a raccontare/ rielaborare essi stessi tali narrazioni , magari cambiando i personaggi in
maniera tale da lasciare immutato il messaggio, o modificando gli elementi del mito cosicché
l'interpretazione possa venire ribaltata. Nella scuola secondaria (a partire dagli 11 anni di età),
è possibile collegare in maniera più stretta lo studio dei miti a quello della storia; in ordini di
scuola superiori (dai 15-16 anni in poi) potrebbe essere interessante mettere in luce le valenze
filosofiche , psicologiche , etnologiche e antropologiche insite nello studio dei miti. La
conoscenza del mito può diventare un valido strumento per la comprensione della storia,
perché evidenzia, al tempo stesso, ciò che del passato c'è in noi e ciò che dal passato ci
differenzia. Lo studio dei miti può servire altresì a far emergere la trama dei pensieri e dei
sentimenti umani, e a riportare alla luce quelli che meglio caratterizzano la nostra civiltà.
Altri percorsi interessanti sono quelli che collegano il mito alle arti figurative , alla musica,
alla letteratura in senso lato (in quanto il mito da sempre è stato fonte di ispirazione per artisti,
poeti e letterati di ogni tempo e di ogni luogo).
Possibili classificazioni dei miti Un percorso didattico sul mito potrebbe prendere le mosse
da quanto gli allievi già conoscono sull'argomento, magari attraverso fumetti, cartoni animati,
fiabe o narrazioni di genitori o parenti più anziani: è probabile che il mito non sia del tutto
estraneo all'esperienza e al patrimonio di conoscenze degli studenti, e sarebbe utile costruire
interventi didattici che partano proprio da tali nozioni pregresse.
Si potrebbe quindi portare gli studenti (specie nella scuola superiore) a fornire, in maniera
induttiva, possibili classificazioni dei miti. Le tassonomie potrebbero fondarsi, ad esempio, su
criteri
geografici ] (miti greco-romani, nordici, orientali, africani, ecc.: su una classificazione di
questo tipo si basano le partizioni generali del presente percorso);
tematici (miti della creazione dell'universo, degli dei, dell'uomo, degli esseri viventi;
spiegazione mitica di fenomeni naturali, come la pioggia, il vento, i fulmini, ecc. o di eventi
straordinari, come un diluvio, un terremoto o un'eruzione vulcanica; miti sulla condizione
umana, come quelli che spiegano il perché della morte, o dei sentimenti e delle passioni che
agitano il cuore dell'uomo);
interpretativi (miti "naturalistici", volti cioè a spiegare il perché di ciò che esiste in natura;
miti "eziologici" , che narrano le motivazioni all'origine di città, usanze, riti, ecc.; miti
"storici", che, prendendo spunto da vicende realmente accadute, le ampliano, abbelliscono e
trasformano; in quest'ultima accezione, il mito si intreccia con la leggenda),
o su altre tipologie ancora, elaborate di volta in volta sulla base del materiale mitico a
disposizione.
EPICA
Il termine “epos”, che in origine significa parola, venne usato dai Greci per indicare la parola
poetica, la poesia, che, in tempi molto antichi, è quella che canta le vicende di un popolo
ammantate di mito. Molto spesso, infatti, la poesia epica ha un fondamento storico reale, ma
si distingue dalla storia perché privilegia passioni e sentimenti e situazioni che colpiscono la
fantasia dell’ascoltatore. Per fare un esempio molto noto, l’Iliade rappresenta sicuramente
delle guerre combattute in tempi remoti dai Greci in Asia, ma non ci trasmette i dati normali
di una narrazione storica, cioè date e fatti, bensì le gesta di alcuni eroi più significativi e di
alcuni momenti della loro vita, come accade per l’ira di Achille.
In ogni narrazione epica intervengono gli dei, i quali hanno con gli uomini dei rapporti di
parentela, e molti eroi sono semidei come Ercole e Achille; e sono amici o nemici di popoli e
singole persone.
Il ciclo carolingio
La complessa storia della formazione dell’Impero di Carlo Magno creò il ciclo carolingio, con
le Chanson in antico francese. In questa epica l’intervento divino è visto in maniera cristiana.
Il protagonista poetico del ciclo è il paladino Orlando. Attraverso l’elaborazione letteraria, la
materia carolingia giungerà ai poemi del Boiardo e dell’Ariosto.
Una forma particolare di narrazione è il ciclo bretone o di re Artù, in cui accanto alle gesta
prevalgono contenuti spirituali, religiosi e sentimentali. Si può parlare di epica anche per
molti romanzi storici e d’avventure, che, oltre a narrare imprese e passioni di singoli
protagonisti, danno un quadro dell’origine di un popolo o di una situazione storica. Il primo
dei romanzi storici ottocenteschi, Ivanhoe di Scott, narra, tra realtà e fantasia, un momento
d’incontro tra popolazioni in origine nemiche della storia inglese: i Normanni e i Sassoni.
L’epica è dunque l’inizio della poesia. Anche tutte le altre forme letterarie continueranno a
ispirarsi, in forme moderne, agli stessi contenuti. Ne è esempio la figura di Ulisse, che da
Omero giunge a Virgilio, a Dante, al Foscolo e ai lirici contemporanei; nelle letterature
straniere, celebre è l’Ulisse di Joyce.