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INDICI DI DECENTRAMENTO
1. Tecniche di ripartizione delle competenze tutti gli ordinamenti decentrati hanno tecniche per
ripartire le funzioni tra centro e periferia. Le tecniche di ripartizione delle competenze sono
diverse da caso a caso e possono fondarsi su un meccanismo di residualità. Negli USA il X
emendamento della Cost. americana prevede che tutti i poteri non espressamente attribuiti
alla federazione devono intendersi come spettanti ai singoli stati federati.
La federazione ha solo i poteri che sono enumerati dalla Cost.
Il criterio della residualità gioca a favore, almeno apparentemente, dei singoli stati. Italia. Il criterio
della residualità ha funzionato in due modi diversi:
1. Formulazione originaria dell’art. 117 Cost.: elencava le materie di competenza regionale,
tutte le materie escluse erano di competenza statale. Più precisamente, tali materie non
erano di competenza esclusivamente regionale, bensì erano competenze “concorrenti”,
nel senso che le regioni dovevano esercitare la loro potestà legislativa nei limiti dei
principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello stato.
2. Formulazione post-riforma del 2001, l’art. 117 presenta ora:
- un elenco di materie di esclusiva spettanza dello stato (2° co.);
- un elenco di materie di competenza concorrente stato - regioni (3° co.);
- clausola residuale a favore delle regioni (4° co.).
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7. MATERIE COMPITO
L’art 117 comma 2 contiene l’elenco delle materie affidate alla competenza esclusiva dello stato e
alcune di queste materie sono definite materie compito o materie valore e ovviamente:
- Non sono materie in senso proprio, non riguardano ambiti di cose circoscritte;
- Sono delle finalità a cui la legislazione statutaria è chiamata a far fronte e richiedono
una disciplina uniforme nella nazione
Esempi:
a) Determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che
devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (materia in senso teologico, servono a
garantire una condizione di uguaglianza su tutto il territorio nazionale).
b) Tutela dell’ambiente: concetto estremamente ampio; legge sull’urbanistica e lo smaltimento
dei rifiuti, presenta sempre profili ambientali.
c) Tutela della concorrenza: regioni hanno molte competenze legislative in materia di sviluppo
economico ma tutte queste possono aver a che fare con la concorrenza;
la tutela della concorrenza è un compito dello stato che abbraccia un’indeterminata
serie di settori (rapporti concorrenziali, interventi promozionali dello Stato ecc.), e quindi
legittima interferenze statali anche in materie di competenza regionale, ma d’altra
parte, poiché questa materia:
- non ha un’estensione certa, o bensì è una funzione esercitabile sui più diversi
oggetti vi devono essere dei meccanismi per frenare la possibilità di un’esagerata
ingerenza dello stato, altrimenti si vanificherebbe lo schema del riparto di
competenze. È cioè necessario un contemperamento tra stato e competenze regionali
in materia economica.
2) La sent. 407/2002 dà una definizione delle materie compito. Si afferma che alcuni ambiti
materiali specificati all’art. 117.2 (es. “tutela dell’ambiente”):
- non possono configurarsi come “materie” in senso stretto (la tutela dell’ambiente non è
configurabile come una sfera di competenza rigorosamente circoscritta e delimitata);
ma sono competenze del legislatore statale idonee ad investire una pluralità di materie,
anche di competenza regionale (la tutela dell’ambiente si intreccia con altre competenze).
La tutela dell’ambiente è una “materia trasversale”.
talvolta in modo tendenzialmente favorevole alle regioni (es. sent. che si basano sul criterio
dei punti di equilibrio, cioè sul contemperamento tra esigenze statali e regionali),
8. PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’
È regolato dall’art. 118 della costituzione ed è il principio per cui l’ente superiore svolge compiti e
funzioni amministrative solo quando questi non possono essere svolti dall’ente di livello inferiore.
Può essere suddiviso in:
1. Sussidiarietà verticale: la ripartizione gerarchica delle competenze deve essere spostata
verso gli enti più vicini ai cittadini e quindi più vicini ai bisogni del territorio.
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2. Sussidiarietà orizzontale: contempla la suddivisione dei compiti tra pubblica
amministrazione e soggetti privati, cioè anche il cittadino deve poter cooperare con le
istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà sociali a lui più vicine.
Questi meccanismi sono collegati con la chiamata in sussidiarietà.
Confronto tra quanto previsto dal vecchio e dal nuovo art. 117 in relazione alla potestà legislativa
concorrente:
vecchia versione: nelle materie di potestà legislativa concorrente “la regione emana ...
norme legislatve nei limit dei principi fondamentali stabilit dalle leggi dello stato”.
nuova versione: “nelle materie di legislazione concorrente spetta alle regioni la potestà
legislatva, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla
legislazione dello Stato”.
Dunque:
o Il nuovo testo sembra più favorevole alle regioni; sembra stabilire una riserva di
disciplina a favore delle regioni, salvo per quanto riguarda i principi fondamentali,
che invece spettano alla legislazione dello stato. Nell’imminenza dell’entrata in
vigore del nuovo titolo V qualcuno ha immaginato, in virtù di questa formulazione,
un grande progresso per la legislazione concorrente delle regioni.
o In realtà l’assetto della potestà legislativa concorrente delle regioni non è
particolarmente cambiata rispetto al passato.
Relativamente alla potestà legislativa concorrente bisogna fare accenno a due problemi:
Un primo problema nasce dal presupposto che, tra le materie elencate nella nuova versione
dell’art. 117.3, ve ne sono diverse che in passato non erano attribuite alla potestà legislativa
regionale, ed erano quindi integralmente disciplinate dalla legislazione statale.
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dettaglio, può la regione esercitare immediatamente la propria competenza o deve aspettare
una legge di puro principio?
La risposta è nel primo senso: le regioni possono partire subito con l’esercitare la propria
competenza legislativa concorrente, ritenendosi vincolate solo ai principi fondamentali
desumibili dalla legislazione statale completa, e derogando ai dettagli.
Questa soluzione era stata adottata anche all’inizio dell’esperienza regionale, ed è stata ribadita
con la riforma del titolo V con la sent. 282/2002.
L’art. 1.4 della L. La Loggia ha delegato il governo ad effettuare una ricognizione dei principi
fondamentali della legislazione nei settori acquisiti alla potestà concorrente della regione. Questo
è stato fatto in alcuni settori, non in altri, ma ciò non ha impedito alle regioni di esercitare la loro
competenza legislativa di carattere concorrente.
Il secondo quesito è: può una legge quadro statale fissare non solo i principi ma anche una
disciplina di dettaglio, magari transitoria, cedevole rispetto alla legislazione regionale?
o Prima della riforma del titolo V era pacifica la risposta positiva: in moltissimi casi le leggi
quadro fissavano una disciplina complessiva, la quale però era derogabile nella parte in cui
prevedeva i dettagli.
o Subito dopo la riforma del titolo V si era preferita la soluzione negativa: le leggi quadro
dovevano essere solo leggi di principio.
o Gradualmente però si è affermata la tesi contraria: almeno in alcuni settori (es. attuazione
delle norme comunitarie) la C. Cost. ha ammesso anche una disciplina di dettaglio, derogabile da
parte di leggi regionali.
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stato). Nel caso in cui il giudizio sia proposto dalla regione, questa deve dimostrare che vi sia
un’invasione da parte dello stato o di un’altra regione della propria sfera di competenze (va
dimostrato un interesse).
Il ricorso va delegato al Consiglio dei ministri per lo stato e alla giunta regionale per la regione,
entro 60 giorni da quando la legge è stata pubblicata in Gazzetta o nel BUR.
Il ricorso deve essere notificato alla controparte e depositato in cancelleria entro 10 giorni dalla
notifica. Se tutto va normalmente, entro 90 giorni dal ricorso verrà fissata l’udienza di discussione e
si arriverà alla decisione. Può accadere che vi siano delle esigenze cautelari cui si rende
necessario sospendere il provvedimento normativo impugnato e ciò avviene quando:
- Dall’atto impugnato vi sia il rischio di irreparabile pregiudizio all’interesse pubblico o
all’ordinamento.
- Pregiudizio grave per i cittadini.
In caso di sospensione è fissata l’udienza di discussione entro 30 giorni e la decisione deve essere
depositata entro 15 giorni dall’udienza.
Prima della riforma del 1999 la situazione con riguardo alle fonti secondarie, cioè di carattere
regolamentare, era diversa a seconda che si trattasse di:
Dunque il consiglio regionale aveva il monopolio di tutte le funzioni normative: aveva sia il
compito di approvare le leggi regionali sia quello di approvare i regolamenti regionali.
Vi erano invece atti amministrativi della giunta, non definibili come regolamenti ma erano
qualcosa di simile.
Con la riforma del 1999 questa riserva al consiglio regionale della potestà regolamentare è
scomparsa dalla Cost. L’art. 121.2 prevede solo che “Il consiglio regionale esercita le potestà
legislative attribuite alla regione”.
In seguito alla scomparsa di questa riserva, chi fa i regolamenti delle regioni ordinarie? Le
alternative sono due:
- attribuire la potestà regolamentare alla giunta (il che è opportuno e così è avvenuto
nella maggior parte dei casi),
- tenerla in capo al consiglio regionale, almeno per alcuni regolamenti.
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In altre parole: l’abrogazione della riserva del potere regolamentare al consiglio non significa
divieto di attribuire il potere regolamentare al consiglio.
Il fatto che la maggior parte dei regolamenti oggi siano di competenza dalla giunta regionale ha
determinato un notevole aumento del ricorso alla fonte regolamentare.
La legge previgente è abrogata non dal regolamento, bensì dalla legge ordinaria che ne autorizza
l’adozione, ma l’effetto abrogativo è fatto decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento
(abrogazione differita).
Si tratta di un reg. governativo di attuazione, che non può essere previsto in materie coperte da
riserva assoluta di legge.
17. INTESA
Indica l’esigenza di codeterminazione su base paritaria del contenuto di un certo atto, soprattutto
laddove è presente l’intreccio tra interessi statali e regionali. È lo strumento più incisivo per
garantire la leale collaborazione. L’intesa non segue delle forme prestabilite, ci può essere anche
un’intesa informale.
Esistono 2 tipi di intesa:
1. Intesa in senso forte si ritiene che all’atto oggetto di intesa, può essere adottato solo con
il consenso di entrambi i livelli di governo interessati e l’assenza del consenso di uno dei
due dovrebbe pregiudicare l’atto.
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2. In senso debole l’atto normalmente statale può essere adottato in ogni caso a condizione
che questo sia motivato. Bisogna motivare perché è stata presa una decisione unilaterale
che va contro al principio di leale collaborazione.
18. CAL
Consiglio autonomie locali è un organo di consultazione tra le regioni ed enti locali è previsto
dall’art 123 della costituzione.
Lo scopo è quello di favorire l’intervento diretto degli enti locali nella definizione e attuazione delle
politiche regionali. Il CAL rappresenta la sede di dialogo tra le regioni, i comuni e le provincie. Dura
in carica circa 5 anni.
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1. Funzioni amministrative attività di gestione del bilancio, attività di indirizzo e
coordinamento dei vari uffici, deliberazione sui contratti che coinvolgono la regione
2. Partecipazione all’indirizzo politico attività di controllo sull’esecuzione di leggi o delle
deliberazioni consiliari, deliberazioni su proposte di legge, deliberazioni di regolamenti
regionali.
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Ci deve essere una maggioranza per il referendum.
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