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DINAMICHE DEMOGRAFICHE

ECUMENE-ANECUMENE-SUBECUMENE

La distribuzione degli uomini sul pianeta è ineguale.


La presenza di insediamenti umani di lunga durata dipende da
molti fattori, fra cui: 1) clima 2) territorio 3) risorse 4) cultura
ECUMENE è lo spazio terrestre esteso fin dove l'uomo, grazie
alla sua adattabilità all'ambiente e al progresso delle sue
tecniche di sfruttamento del suolo, riesce ad abitare
durevolmente in normali condizioni di vita.
ANECUMENE è la zona disabitata del nostro pianeta mentre il
Subecumene
SUBECUMENE sono le aree abitate in maniera discontinua nello
spazio e nel tempo.

AREE ANECUMENICHE
Oggi le terre anecumeniche rappresentano solo
1/5 della superficie terrestre:
1) Regioni polari
2) Deserti
3) Foreste equatoriali
4) Zone di alta montagna

INEGUALE DISTRIBUZIONE UOMINI


• Il 90% dell’umanità vive nell’emisfero boreale
(emisfero Nord)
• Solo il 10% in quello australe
• Le grandi masse umane si trovano nella fascia
temperata e subtropicale
• In ogni caso il popolamento è in relazione a diversi
fattori:
1) Fattori di ordine naturale: clima, vegetazione,
fertilità suolo, acqua
2) Fattori di ordine culturale: storia, antichità
popolamento, forme di organizzazione
socioeconomica

POPOLAZIONE MONDIALE
DENSITA’ POPOLAZIONE
1) Densità popolazione (aritmetica) = rapporto tra il
numero di abitanti e la superficie che essi occupano
(normalmente abitanti per km quadrato)
• Indica il grado di occupazione del territorio
• Densità popolazione mondiale = 42 ab. per km
quadrato
2) Densità fisiologica = numero di abitanti per superficie
coltivabile
• Importante perché la densità aritmetica è poco
significativa ( aree desertiche e superaffollate)
• Per es. in Egitto densità aritmetica 60, fisiologica 2700;
Paesi Bassi 360 e 1740; Giappone 34 e 2560
• L’elevata densità fisiologica può derivare da alte densità
rurali e alte densità industriali

DENSITA’ POPOLAZIONE
DISTINZIONI GRADO DI DENSITA’
1) ZONE A BASSISSIMA DENSITA’ = meno di 1 ab/
kmq
2) ZONE A BASSA DENSITA’ = meno di 10 ab./
kmq
3) ZONE A DENSITA’ DEBOLE = 10-50 ab./kmq
4) ZONE A DENSITA’ MEDIA = 50-100 ab./kmq
5) ZONE A DENSITA’ ALTA = oltre 100 ab./kmq

ZONE A DENSITA’ ALTA (oltre 100 ab/


kmq)

• Pianure e vallate Asia meridionale e orientale


(Cina, India, Giappone)
• Europa Centro-Atlantica
• Fascia costiera Mediterraneo
• Stati Uniti Nord-Orientali

ZONE A DENSITA’ MEDIA (50-10 ab./kmq)

• Aderiscono generalmente ai bordi delle zone


ad alta densità
• EUROPA: aree marginali di Francia, Italia e
Svizzera, bassopiano germano-polacco, paesi
danubiani
• ASIA: Cina, India , Filippine
• USA: California e zona a sud grandi laghi

ZONE A DENSITA’ DEBOLE (10-50 ab./


kmq)
• EUROPA: zone poco evolute (meseta spagnola
e penisola balcanica) parte Russia e
Fennoscandia
• Iran e Anatolia
• Penisola indocinese
• Paesi dell’Atlante (Marocco, Tunisia, Algeria)
• USA: bacino del Mississippi e Middle West….

ZONE A BASSA DENSITA’ (1-10 ab./kmq)

• EUROPA: Nord Scandinavia e Russia, Siberia

• AFRICA : steppe, savane e foreste pluviali

• USA: praterie West, parte del Canada

ZONE A BASSISSIMA DENSITA’ (meno di


un ab./kmq)
• Foresta boreale conifere CANADA e RUSSIA (Taiga)
con popolamento a macchia
• Tundre
• Foresta congolese
• Foresta Amazzonica
• Steppe fredde Patagonia (estremità meridionale
America del Sud tra Argentina e Cile)
• Steppe sub-desertiche africane e asiatiche

OPTIMUM DI POPOLAMENTO
Lo presenta un paese caratterizzato da un solido
equilibrio tra abitanti e risorse:
• Pieno impiego individui in età lavorativa
• Assicurazione di più di 2500 calorie al giorno
• Struttura demografica che consente di ripartire
le spese in misura non troppo gravosa per le
persone attive
• Adeguata articolazione professionale della
popolazione tra i diversi settori dell’economia
• Razionale utilizzazione delle risorse

SOVRAPPOPOLAMENTO
Squilibrio tra popolazione e risorse che si verifica
se:
• Aumento naturale popolazione comporta caduta
del tenore di vita
• Incremento lavoratori provoca diminuzione
produttività
• Tecnologie sviluppatesi lentamente
E’ un fenomeno qualitativo non quantitativo, che
dipende più che dall’alta densità di abitanti, dal
grado di sviluppo tecnologico

SOTTOPOLAMENTO
Squilibrio tra risorse e popolazione derivate da:
• Minimo economico = numero abitanti
insufficiente per valorizzare le risorse
disponibili
• Minimo biologico = società chiusa, no scambi
demografici; numero ridotto di abitanti =
sterilizzazione gruppo

• AREE SOTTOPOPOLATE: quasi tutte quelle


dell’emisfero meridionale e alcune del
settentrionale
Forme diverse:
1) Alto tenore di vita Paesi anglosassoni (USA, Canada,
Australia, Nuova Zelanda)
2) Tipo feudale repubbliche sudamericane
3) Tipo primitivo Africa Tropicale
• AREE SOVRAPPOPOLATE : quasi tutti i paesi asiatici
• OPTIMUN DI POPOLAMENTO INSTABILE : Europa
centro-occidentale
• Il sovrappopolamento è una delle cause dei
fenomeni MIGRATORI

DEMOGRAFIA
La demografia è la scienza che studia quantitativamente i
fenomeni che concernono lo stato e il movimento della
popolazione
Essa si basa su una serie di indici correlati a concetti
fondamentali:
1) Natalità
2) Mortalità
3) Incremento naturale
4) Fecondità
5) Speranza di vita
6) Densità…..

DINAMICHE DEMOGRAFICHE NEL CORSO


DEI MILLENNI
Sono individuabili a carattere esemplificativo 3 CICLI
1) Dal X millennio a.C. sino al 1000 d.C.= espansione
demografica dovuta al passaggio da un’economia di caccia e
raccolta al controllo sulla produzione del cibo: rivoluzione
agraria
2) Dal 1000 d.C. al 1750= contrazione demografica, diminuzione
della crescita della popolazione, rapportabile a malattie,
peste, conflitti bellici, mancanze
3) Dal 1750 al 1850= esplosione demografica-rivoluzione
demografica-accellerazione ritmo d’incremento dovuto alla
diminuzione della mortalità (riduzione malattie e calamità-
progressi medicina-Rivoluzione industriale)

La Rivoluzione industriale spezza la dipendenza


diretta della popolazione dai fattori ambientali

1)Enorme aumento di disponibilità energetica


2) Crescita demografica e crescita economica iniziano a
sostenersi a vicenda
3) Migliora il livello alimentare
4) Progredisce la scienza medica
5) Migliorano le strutture igienico-sanitarie
6) Migliorano le strutture sociali ed economiche
7) Si attenuano le grandi crisi di mortalità (epidemie)
Tutti questi fattori determinano una drastica diminuzione
della mortalità

DINAMICHE DEMOGRAFICHE XIX SECOLO

• L’indice di incremento demografico dei paesi europei


continuò ad aumentare
• Il dinamismo demografico europeo passò nel Nuovo
Mondo con milioni di coloni, per lo più gente giovane e
dunque prolifica
• In America bisogna però distinguere tra Nord
anglosassone e Sud neolatino:
1) Stati uniti e Canada, impegnati nella rivoluzione
industriale, seguono da vicino i modelli europei per
una prolificità controllata
2) In America latina si ridusse invece la mortalità,
rimanendo la natalità elevata

DINAMICHE DEMOGRAFICHE XX SECOLO


• Paesi sviluppati: natalità e mortalità, per migliaia di anni
determinati dal dettato della natura, entrano nel campo di
intervento dell’azione umana:
1) Progressi medicina
2) Miglioramento livello di vita
3) Introduzione pratiche contraccettive
4) Cambiamenti mentalità e costumi
ROVESCIAMENTO REGIME DEMOGRAFICO: l’aumento del numero
di abitanti deriva dal prolungamento della durata media della
vita
INVECCHIAMENTO POPOLAZIONE
Il peso demografico dell’Europa nell’ultimo secolo si è dimezzato:
agli inizi del 900 corrispondeva a 1/4 dell’umanità, oggi ne
rappresenta appena 1/9

DINAMICHE DEMOGRAFICHE XX SECOLO

• Terzo Mondo: s’affaccia all’orizzonte


l’ESPLOSIONE DEMOGRAFICA
• Indici di incremento hanno superato quelli
europei dopo la Grande Guerra (falcidie) e le
successive epidemie
• Dal 1930 aumento tale vantaggio
• Drammatiche prospettive per il crescente
squilibrio tra popolazione e risorse

DINAMICHE DEMOGRAFICHE XX SECOLO


• Nell’800 l’incremento annuo popolazione= 0,5
• Prima metà ‘900= 1%
• Anni ’70= punta massima 2%
• Poi svolta epocale= il ritmo di crescita inizia a
decrescere sino a scendere all’1,2% in un trentennio
MOTIVO: Contrazione nascite nei due massimi blocchi di
popolamento (Cina e India)- campagne antinataliste
AUMENTO SQUILIBRIO NORD E SUD: Secondo le previsioni
dell’UNFA (Fondo per la Popolazione dell’ONU) tra 50
anni la popolazione del Nord sarà solo 1/10 di quella
totale

PROBLEMATICHE ECONOMICHE CONNESSE


ALLE DINAMICHE DEMOGRAFICHE
• L’eccezionale rapidità della crescita della
popolazione dopo la rivoluzione demografica fece
sorgere il dubbio che i prodotti della terra potessero
non bastare
• Fine 1700 l’economista Malthus asseriva che la
popolazione cresce più rapidamente dei mezzi di
sussistenza, per cui aumenterà lo squilibrio tra
risorse e numero abitanti
• I fatti gli hanno dato torto: non tenne conto del
progresso dei mezzi tecnici

PROBLEMATICHE ECONOMICHE CONNESSE


ALLE DINAMICHE DEMOGRAFICHE
• Parallelamente si è esteso il controllo delle nascite
• Ruolo principale EMANCIPAZIONE FEMMINILE in tre
campi: età al momento del matrimoni, accesso
all’istruzione e attività lavorativa
• CRESCITA ZERO= fecondità talmente diminuita da bastare
solo per il rinnovo generazioni:
- già in atto in Europa
- fra poco in Nord America e Russia
- Nel 2025 in Sud America
- 2050 in Asia Meridionale
- 2060 in Africa

CONSEGUENZE ECONOMICHE CRESCITA


ZERO
• Tentativo dall’esito incerto
• Sulla scorta teorie keynesiane: declino
popolazione= declino tendenza ad investire=
eccesso risparmi rispetto investimenti= eccesso
potenzialità inutilizzate
• Invecchiamento= riduzione forza lavorativa=
diminuzione manodopera giovane= caduta
produttività
• Tuttavia:
- progresso tecnico ha sostituito forza umana
- Riducendosi carico bambini aumento disponibilità
manodopera femminile

CONSEGUENZE SOCIALI CRESCITA ZERO

• Procreazione anche fatto sociale


• Rischio crisi sottopopolamento
• Rimuovere ostacoli a adeguato livello nascite
• Interventi che rendano meno costoso avere
figli (servizi e infrastrutture per l’infanzia-
assegni familiari- alleggerimenti fiscali)
• Rendere effettivamente libera la scelta di avere
o meno figli= PROCREAZIONE RESPONSABILE

CONSEGUENZE GEOPOLITICHE SQUILIBRI


DEMOGRAFICI
• Inversione rapporto di forze fra Nord e Sud del
mondo
• Declino e invecchiamento popolazioni europee: non
solo rallentamento sviluppo demografico, ma anche
arretramento della civilizzazione cristiana
• Aumento popolazione in Africa e Asia: espansione
religione islamica
• Tutto il paesaggio geopolitico verrà radicalmente
trasformato dalle tendenze demografiche
• Oggi paese più popolato Cina seguito da India;
secondo previsioni in 50 anni l’India la supererà

GEOPOLITICA E POPOLAZIONE
• In passato alleanze e migrazioni all’origine della
costituzione delle prime comunità
• Territorio e popolazione sono due degli elementi
fondamentali di ogni organizzazione statuale, che
intrecciandosi nel corso della storia, ne hanno
determinato la potenza
• Per millenni le guerre sono state vinte grazie al numero
di soldati a disposizione
• Importanza fattore demografico sulle potenzialità
geopolitiche di un Paese
• Massimo teorizzatore Karl Beloch (XIX sec.) influenzato
dal determinismo ambientale e dalle teorie dello spazio
vitale

GEOPOLITICA E POPOLAZIONE
• Oggi la superiorità tecnica rende la componente
demografica non più assoluta, ma il peso del numero è
un importante fattore psicologico nei paesi meno
sviluppati: es. conflitto Iran e Iraq
• Peso del numero resta uno dei fattori di valutazione
della potenza di uno Stato
• Von Lohausen (1985) comparazione della prosperità e
della crescita si Stati e popoli, in base al rapporto fra
diversi valori:
1) Valori fissi: estensione territorio, capacità di
produzione, ricchezza sottosuolo
2) Valori variabili: numero abitanti, tasso occupazione,
progressi tecnici e mercato mondiale

LINGUE E RELIGIONI E DINAMICHE


DEMOGRAFICHE
• Diffusione lingue e religioni strettamente
legata alla dinamica della popolazione
• Futuro prossimo forte diffusione lingua araba
• In 20 anni il mondo islamico supererà quello
cristiano
• Nelle zone di contatto (Mediterraneo)
coabitazione più problematica per lievitazione
fondamentalismi

CONSEGUENZE TERRITORIALI E SOCIALI


DINAMICHE DEMOGRAFICHE
• Profonda modifica vita sociale (riduzione
alfabetismo; contrazione settore primario;
diminuzione addetti all’industria e terziarizzazione)
• Aumento popolazione urbana
• Speranza di vita: i progressi non sono irreversibili (si
pensi all’Africa australe per l’Aids o alla Russia dopo
caduta URSS
• Dalla paura per la scarsità fonti energetiche a quella
per la scarsità dell’acqua

FONTI STATISTICHE PER LA POPOLAZIONE


• Movimento demografico (saldo demografico) =
andamento quantitativo della popolazione
movimento naturale + movimento migratorio
• Movimento naturale = natalità – mortalità
• Movimento migratorio = immigrati – emigrati
• Saldo naturale = differenza tra nati e morti
• Saldo migratorio = differenza tra immigrati e emigrati
• Censimenti demografici
• Servizio d’anagrafe
• Istat- Eurostat-Demografic Yearbook Onu…

INCREMENTO NATURALE
NATALITA’ E MORTALITA’

POPOLAZIONE
• La popolazione costituisce un elemento di potenza dello
Stato
• Elemento variabile
• Processi demografici che presiedono alla variazione
della popolazione sono distinti in tre categorie:
1) NATALITA’
2) MORTALITA’
3) MOBILITA’
1 e 2 producono la variazione verticale della popolazione
3 causa soprattutto variazioni orizzontali
1, 2 e 3 contribuiscono a modificare la distribuzione
spaziale

STATO E POPOLAZIONE
• Per giudicare il peso potenziale di una popolazione
all’interno di uno Stato non si può solo prendere in
considerazione il numero di abitanti ma analizzarlo
attraverso altri fattori ( tasso natalità, mortalità e
incremento, livello istruzione, struttura per età…)
• Sula base di queste caratteristiche è possibile
raggruppare e comparare le diverse popolazioni i
cui tratti demografici e la variabilità nel tempo
possono essere molto diversi, rivelandone le
condizioni socio-economiche e la dinamica dello
sviluppo

NATALITA’
• INDICE (TASSO) DI NATALITA’ = rapporto, espresso
per 1000, tra il numero dei nati in un anno e il
totale della popolazione
• Una popolazione normale dovrebbe avere un indice
di natalità intorno al 50 per 1000
• Tale natalità naturale però quasi ovunque ridotta da
interventi limitativi
• L’indice è diverso da un luogo a un altro e da
un’epoca a un’altra per l’intrecciarsi di fattori
demografici e biologici, religiosi e politici, economici
e sociali

INFLUENZE AMBIENTALI E CULTURALI


• Matrimonio, età donne e fecondità
• Clima
• Fattori religiosi (Cattolicesimo-Islamismo)
• Metodi contraccettivi
• Fattori sociali (livello istruzione donne)
• Fattori economici (per es. nel mondo rurale di
una volta)

POLITICHE DEMOGRAFICHE
• Nataliste e antinataliste
• Fascismo e nazismo: assegni familiari e sgravi
fiscali
• CINA= dagli anni 80 rigida politica
contenimento demografico (ritardo età
matrimonio-unico figlio)
• Oggi vero problema è riequilibrare i tassi di
natalità nel Nord e Sud del mondo

TASSI DI NATALITA’ NEL MONDO


• CINQUE CLASSI:
• Altissima natalità (oltre 40 per 1000): paesi di religione
islamica, quasi tutti in Africa (Regioni subsahariane-
Corno d’Africa…) e alcuni in Asia (Yemen e Afganistan)
• Alta natalità (da 30 a 40 per 1000): paesi di religione
islamica quasi tutti in Africa; pochi Stati America Latina
(Honduras, Bolivia, Paraguay, Guatemala); Stati asiatici
(es. Pakistan, Iraq…)
• Natalità intermedia (tra 20 e 30 per 1000) : parte
America Latina cattolica; Africa mediterranea e Medio
Oriente
• Bassa e bassissima natalità (da 10 a 20- meno di 10
per 1000): Europa, Stati Uniti e Canada, Australia e
Nuova Zelanda, Giappone. Recentemente bassa
natalità anche Cina e parecchi paesi America Latina
(Venezuela, Argentina…)

TASSO DI NATALITA’
MORTALITA’
• TASSO (INDICE) DI MORTALITA’= rapporto,
espresso per 1000, tra il numero dei morti in
un anno e il totale della popolazione
• Più piccolo tanto più efficace lotta contro la
morte (condizioni di vita e stato sanitario)
• Stretto rapporto però con la struttura dell’età:
più alto dove popolazione più anziana
• Maggiore mortalità maschile che femminile
• Grossi divari tra indici di mortalità per età

LOTTA CONTRO LA MORTE


• Cause di morte variano da un luogo a un altro
e da un epoca a un’altra
• Differenze dovute allo sviluppo sociale ed
economico
• Cause esogene (connesse all’ambiente) e
esogene (malattie…) incidono in paesi
sottosviluppati
• Nei paesi sviluppati riduzione indice mortalità,
ma problemi sociali (pensioni)

EVOLUZIONE INDICI MORTALITA’


• Una mortalità’ “naturale”, senza medicine e
calamità, dovrebbe aggirarsi intorno al 30-35 per
1000: oggi da nessuna parte indici così elevati
• Si và da indici molto bassi (meno del 5 per 1000) di
Paesi a struttura demografica giovane, abbastanza
evoluti e con climi inadatti alla diffusione di germi
patogeni (Messico, Libia, Giordania, Arabia Saudita)
• Ad indici massimi (oltre il 20 per 1000) di paesi
africani poveri e con climi caldo-umidi (Niger,
Zambia, Angola…)

• In Europa gli indici più bassi sono di popolazioni


non troppo invecchiate (Irlanda, Spagna) e con
alto livello di vita e efficienza sanitaria (Svizzera,
Olanda)
• Valori cmq alti (intorno al 10 per 1000) hanno
paesi invecchiati (Italia, Gran Bretagna,
Germania…)
• Indici ridotti per alto livello economico e
popolazioni giovani: USA, Giappone, Israele,
Canada, Australia, Nuova Zelanda
• Nei paesi in via di sviluppo, indici non alti per
alta natalità (America Latina)

TASSO DI MORTALITA’
TASSO DI MORTALITA’ INFANTILE
• Tasso (indice) di mortalità infantile = rapporto
espresso per 1000, tra in numero dei bambini
morti a meno di un anno di vita e il numero dei
neonati di quello stesso anno
• Valore molto indicativo
• Profonde differenze fra popolazioni più
progredite e arretrate
• Piaga HIV
• In Cina differenze profonde tra maschi e
femmine

TASSO MORTALITA’ INFANTILE SOTTO 1


ANNI
TASSO MORTALITA’ INFANTILE SOTTO 5
ANNI
INCREMENTO NATURALE
• Incremento naturale in valore assoluto =
differenza tra i nati e i morti in un anno
• Tasso (indice) di incremento naturale =
differenza tra indice di natalità e indice di
mortalità = rapporto, espresso per mille, tra
l’incremento naturale in valore assoluto e la
popolazione media
• Ovviamente è di segno negativo se la natalità è
inferiore alla mortalità

INCREMENTO NATURALE
TIPI DI INCREMENTO NATURALE
Possibile individuare 4 classi:
1) Tipo primitivo: molto vicino al dettato della natura,
è un incremento scarso che deriva da un’alta
natalità controbilanciata da un’altrettanto elevata
mortalità -Molti giovani, pochi anziani- Zone
arretrate Africa Nera e Sudest Asia
2) Tipo in via di evoluzione: lenta la diminuzione
nascite e parabola discendente mortalità- Zone non
molto evolute America Latina, Africa Mediterranea,
Medio e Estremo Oriente

TIPI DI INCREMENTO NATURALE


3) Tipo a natalità diminuita e bassissima
mortalità: controllo nascite e mortalità molto
bassa- USA, Paesi extraeuropei a popolamento
bianco (Canada, Australia…), Paesi europei con
popolazione più giovane (Irlanda e Islanda),
Giappone (politica antinatalista dopo seconda
guerra mondiale)
4) Tipo a bassa natalità e bassa mortalità:
progresso economico e controllo nascite-
natalità di poco superiore alla mortalità- Paesi
più evoluti Europa

TRANSIZIONE DEMOGRAFICA
L’andamento della popolazione attraversa la successione in 3
fasi, ciascuna legata ad un differente livello di sviluppo:
1) Prima fase (antico regime demografico): basso incremento
demografico dovuto ad alta natalità compensata da alta
mortalità
2) I Fase di Transizione: incremento della popolazione dovuto
alla diminuzione della mortalità mentre la natalità rimane
alta
II Fase di Transizione: la mortalità continua a diminuire ma la
natalità comincia a declinare con conseguente diminuzione
del tasso di crescita della popolazione
3) Terza fase (moderno regime demografico): basso incremento
demografico dovuto a bassa natalità e bassa mortalità fino a
crescita zero o eccedenze morti su nati

PRIMA FASE DI TRANSIZIONE


• L’Europa l’ha attraversata nel secolo scorso, a
cavallo fra 1800 e 1900. La crescita sarebbe rimasta
elevata se non interrotta dalle Guerre Mondiali,
dallo sterminio degli ebrei e dalle forti emigrazioni
verso le Americhe
• La stanno attraversando oggi molti stati musulmani
del Nord Africa e dell’Asia occidentale, gli Stati
africani subsahariani, alcuni stati America centrale
e meridionale
• Africa sud Sahara fase appena iniziata

SECONDA FASE TRANSIZIONE


• L’Europa l’ha attraversata e superata intorno
alla metà del Novecento
• La stanno attraversando India, Cina e alcuni
paesi latinoamericani

TERZA FASE
• Completa la transizione demografica
• Coinvolge l’intero Occidente sviluppato: Nord
America, Europa più ricca, Oceania, Corea del
Sud, Giappone, Taiwan, Hong Kong e
Singapore

RUOLO DELLA GEOGRAFIA NEI CONFRONTI DELLA


TEORIA DELLA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA

• Influenza delle condizioni ambientali (geografico-


fisiche e geografico-umane) sull’avvio dei processi
• Influenza sui tempi della sua evoluzione
• I condizionamenti ambientali avvengono a tutti gli
stadi ma in forma diversa:
1) Trasformazione rurale-urbana
2) Spostamento forza lavoro su attività industriali e
terziarie
3) Mutamento mentalità su famiglia e donna

DURATA DELLA TRANSIZIONE


• Transizione lunga: Es. Paesi Musulmani africani
e Pakistan dove la pianificazione familiare è
osteggiata dalla religione e sfavorita da cultura
e standard di vita (almeno 100 anni)
• Transizione media: Es. quella avvenuta in Italia
(75-100 anni)
• Transizione corta: Es. molti Paesi est Europa
(meno di 75 anni)

FATTORI DI DISTURBO E
CONDIZIONAMENTI

• Guerre
• Cicli brevi di natalità e mortalità
• Influenza strutture sociali
• Vicinanza regioni demograficamente più
sviluppate: effetto trainante

TRASFORMAZIONI PARALLELE ALLA TRANSIZIONE


DEMOGRAFICA
Alla transizione demografica corrispondono trasformazioni
parallele nel modo di produrre e di abitare
• Transizione rurale-urbana: dalle campagne alle città e poi
nuovamente alle zone rurali per le nuove preferenze abitative e il
decentramento produttivo
• Transizione occupazionale: dal settore primario a quello industriale
e poi al terziario
• Transizione della mobilità: nuovi modelli di insediamento funzionali
al rapporto casa lavoro

Alla transizione delle popolazione si accompagna dunque


una TRANSIZIONE SPAZIALE che concerne i modi di
distribuirsi sullo spazio geografico

Connessione inscindibile tra modello di sviluppo demografico


e di sviluppo economico

SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA


• Corrisponde alla vita media di un individuo
• Esprime il numero di anni che un neonato, in una
data epoca e in un dato paese, può sperare di vivere
• Ovvie differenze tra Paesi sviluppati, in via di
sviluppo e sottosviluppati
• In testa alla classifica Svezia Norvegia, Islanda,
Danimarca, Svizzera e Italia (77 anni uomo-83
donna)
• In coda paesi dell’Africa tropicale (da 35 a 45 anni)

INDICE DI FECONDITA’ E RINNOVO


GENERAZIONI
• Tasso (indice) di fecondità= rapporto, espresso per
mille, tra il numero dei nati in un anno e in numero
delle donne in età feconda (14-49 anni)
• Esprime l’atteggiamento dinnanzi alla procreazione
• Importante è valutare se l’incremento sia sufficiente
ad assicurare il ricambio delle generazioni:
• Tasso (indice) di sostituzione= rapporto tra il totale
di neonate in 35 anni (durata fertilità femminile) e il
numero complessivo di donne in età fertile

INDICE SINTETICO DI FECONDITA’


• Indice sintetico di fecondità= numero di figli
per donna
• ITALIA:
- fino alla metà degli anni 60 (anni del baby
boom) sostituzione generazionale assicurata
- Anni 70 crollo nascite (aborto-
anticoncezionali)
- Oggi basso, anche se in ripresa per immigrati
- Nel 2004, 1,27 figli per donna (tra i più bassi)

TASSO DI FECONDITA’
MOVIMENTO NATURALE DELLA
POPOLAZIONE IN ITALIA
• Crescita annua: 0,6% (2000-2009)
• Fecondità: 1,3 (2010)
• Natalità: 9,3 per 1000 (2010)
• Mortalità: 9,7 per 1000 (2010)
• Mortalità infantile: 3 per mille (2009)
• Speranza di vita (anni): 79,4 uomini e 84,5
donne (2011)

ARTICOLAZIONI
STRUTTURALI DELLA
POPOLAZIONE
STRUTTURA DEMOGRAFICA
• Rappresenta la distribuzione numerica nelle
varie classi di età

DISTINZIONE PER ETA’: tre gruppi:


1) Giovani= fino a 15 o 20 anni
2) Adulti= da 15-20 a 65 anni
3) Anziani= da 65 anni in poi

INVECCHIAMENTO POPOLAZIONE
• Soprattutto Europa Occidentale
• Fenomeno ultimo secolo dovuto al forte calo della
natalità e alla diminuzione della mortalità
• Paesi sottosviluppati: numero scarso di anziani
(elevata mortalità) e elevatissimo numero di giovani
(alta natalità)
• Indice di vecchiaia= rapporto percentuale tra gli
ultrasessantacinquenni e i giovani sotto i 15 anni

SEX RATIO
• SEX RATIO= rapporto fra i due sessi= numero di
maschi per 100 femmine (tasso di mascolinità)
o numero di femmine per 100 maschi (tasso di
femminilità)
• Una popolazione perfettamente bilanciata
dovrebbe avere una sex ratio di 100
• La realtà però si discosta per varie ragioni
1) Motivi naturali: vita media più lunga delle
donne)
2) Motivi economico-sociali: ad es. guerre e
emigrazione per lavoro di solito maschi

SEX RATIO
La sex ratio dipende in molti paesi principalmente dalle
condizioni delle donne:
1) mortalità femminile più elevata per minori cure
2) Problemi di cure e parto
3) Infanticidio
4) Limitazione cibo
5) Pregiudizi contro femmine (Cina, India, Corea) = aborto o
abbandono
Lo squilibrio fra i sessi è dannoso perché incide sulla
formazione delle famiglie e dunque sulla crescita della
popolazione

SEX RATIO
PIRAMIDE DELLE ETA’
• La struttura della popolazione per età e per sesso si può
rappresentare graficamente con un istogramma a canne orizzontali
• Le piramidi delle età esprimono visivamente il tipo di struttura per
età
• Le varie fasce di età vengono rappresentate mediante fasce
sovrapposte, distinte per sesso, con i gruppi più giovani alla base
dell’istogramma
• La previsione della dinamica dell’età esprime le potenzialità della
popolazione di uno Stato, indicandone la capacità di lavoro e
consentendo di analizzare la capacità di sviluppo
• La piramide consente non solo di leggere la cifra della popolazione
attiva in un determinato momento, ma di calcolare la forza lavoro
disponibile almeno nei 20 anni successivi.

TIPOLOGIA DI PIRAMIDI
1) Piramide ad arco circonflesso (base larga e forte restringimento verso
l’alto) = regime demografico con alta natalità e alta mortalità, proprio di
popolazioni con un andamento demografico quasi naturale . NIGERIA
2) Piramide a mitria (con i contorni più arrotondati nelle età più avanzate e
con una base appena poco più stretta delle classi immediatamente più
anziane) =situazione stazionaria e caratterizza i paesi demograficamente
maturi, nei quali la mortalità è decisamente diminuita a tutte le età,
mentre la natalità (sotto stretto controllo) è appena sufficiente al rinnovo
delle generazioni. IRLANDA
3) Piramide a fuso (la parte centrale è più larga non soltanto di quella
superiore ma anche di quella inferiore verso la base) Rappresenta quindi
una popolazione in fase di invecchiamento poiché il numero dei giovani
risulta inferiore di quello degli adulti: la natalità è in diminuzione e non è
più assicurata la sostituzione completa di una generazione con quella
successiva. ITALIA
4) Piramide a salvadanaio= indica una ripresa della natalità in un Paese che
in precedenza aveva conosciuto una decadenza demografica. La parte alta
ricorda il profilo precedente, ma la base si allarga sotto la strozzatura che
indica il rovesciamento di tendenza delle nascite. Questa figura
corrisponde alle popolazioni in via di ringiovanimento demografico .CINA

PIRAMIDE AD ACCENTO CIRCONFLESSO-


MALI 2004
PIRAMIDE A CAMPANA – USA 2004
PIRAMIDE A BOTTE – ITALIA 2003
PIRAMIDE A SALVADENAIO-
BANGLADESH 2004
IRREGOLARITA’ PIRAMIDE
• Irregolarità e sbalzi nell’andamento del profilo
della piramide possono essere dovuti a cause
particolari: per es. Guerre:
1) Strozzatura in corrispondenza nati periodo di
guerra per diminuzione natalità
2) Restringimento abnorme classe dei maschi in
età di armi
3) Allargamento classi nati nel dopoguerra

PIRAMIDE IRREGOLARE- QATAR 2004


PIRAMIDE IRREGOLARE- LIBANO 2004
ANALISI DELLE PIRAMIDI DELL’ETA’
• Confrontando le piramidi relative allo stesso
territorio ma calcolate ad intervalli di anni si
può leggere nel tempo l’andamento della
popolazione di quel determinato paese
• Accrescimento verso il vertice= aumento
longevità
• Restringimento base= diminuzione natalità
• Allargamento base= aumento natalità
• Allargamento in alto e restringimento in
basso= invecchiamento popolazione

PIRAMIDE POPOLAZIONE MONDIALE-PAESI IN


VIA DI SVILUPPO E MENO SVILUPPATI 2000-2050
PIRAMIDE POPOLAZIONE MONDIALE-
MONDO E PAESI SVILUPPATI 2000-2050
POPOLAZIONE ATTIVA E POPOLAZIONE
NON ATTIVA
• Popolazione attiva= insieme delle persone
occupate, di quelle disoccupate e di quelle in cerca
di prima occupazione
• Tasso di attività= percentuale di attivi sul totale
degli abitanti- di norma è più alto nelle popolazioni
giovani
• Sul volume della popolazione attiva influiscono l’età
in cui i giovani cominciano a lavorare e l’età in cui gli
anziani vanno in pensione

STRUTTURA PROFESSIONALE
POPOLAZIONE ATTIVA
1) Settore primario: agricoltura, allevamento e pesca
2) Settore secondario: industrie, miniere, edilizia
3) Settore terziario: commercio, trasporti, servizi,
turismo, credito, libere professioni ecc
4) Settore quaternario: attività superiori come
cultura, scienza, direzione politica, dirigenza di
impresa, ricerca tecnologica...(Università,
Amministrazioni pubbliche, Dirigenze mass media
e grandi aziende…)

GEOGRAFIA DELLA STRUTTURA


PROFESSIONALE
1) Paesi sottosviluppati: l’agricoltura assorbe più
della metà della popolazione attiva e arriva
anche al 70% (Africa tropicale)
2) Paesi in via di sviluppo: percentuale
popolazione agricola inferiore, industrie
(America Latina, Africa Mediterranea, Medio
Oriente)
3) Paesi avanzati: terziario e quaternario

POPOLAZIONE IN ITALIA
• Già fortemente abitata nel Paleolitico superiore
• Epoca romana: creazione tessuto territoriale in
Italia (strade, città, cultura…)
• Alto Medioevo: Meditterraneo rimane nodo
essenziale nella vita politica e nelle comunicazioni,
ma riduzione ruolo economico per diminuzione
scambi commerciali
• I nodi principali dell’organizzazione territoriale si
spostano nell’Italia Settentrionale e Centrale
(Firenze, Milano…), anche per la centralità assunta
dall’Europa centrale e Atlantica

NORD-SUD
• In questo periodo si acuirono le differenze Nord-
Sud
1) NORD: caratterizzato da centri urbani nelle mani
della borghesia commerciale ed artigianale che
instaurò vivaci rapporti di scambio con le regioni
circostanti e con le campagne circostanti
2) SUD: caratterizzato da città sedi del potere
aristocratico, imperniate su una struttura feudale,
lontane dal mondo contadino che non aveva
nessun ruolo

NORD-SUD
• Il divario rimane nel Rinascimento:
1) SUD: soggetto alla politica parassitaria
ispanica e feudale
2) NORD: conserva i patrimoni borghesi grazie ai
legami con l’Europa centrale
• Lo squilibrio si palesa alla fine dell’800: primi
flussi migratori verso aree più prospere
• Sino a Prima Guerra Mondiale crescita
demografica

DISTRIBUZIONE POPOLAZIONE
• Nonostante calo nascite densità tra le più alte in
Europa
• Distribuzione sul territorio però irregolare e
dovuta:
1) Diverso sviluppo urbanesimo
2) Condizioni ambientali (altimetria, natura suolo,
disponibilità idriche…)
• Tra il 1960 e il 1990 oltre 6 milioni di persone
hanno lasciato le regioni povere del sud, quelle
montuose del Nord e alcune aree del Nordest a
favore delle urbanizzazioni di Torino, Milano e
Roma

DISTRIBUZIONE E MOVIMENTO
POPOLAZIONE
• Densità regioni:
1) Massima in Campania, Lombardia, Lazio
2) Minima in Valle d’Aosta, Trentino e Basilicata
• Tra i paesi con un indice di vecchiaia più alti al mondo:
nel 2010 anziani 20% e giovani meno 14%
• Invecchiamento popolazione= problemi sanità e
pensioni
• Si è stabilizzato l’andamento della fecondità (1,41 figli
per donna), superiore al Nord rispetto al Sud
• Aumento flussi migratori, soprattutto al Nord e al
Centro
• Comunità più numerose provenienti da Albania,
Romania e Marocco

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