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Storia moderna: volume di Carlo Capra

CAPITOLO 1 : Fonti e metodi

Gli studi sulla popolazione e sui meccanismi che ne regolano l’andamento nel tempo( natalità, mortalità,
nuzialità, fecondità, flussi migratori) hanno conosciuto nell’ultimo mezzo secolo uno straordinario sviluppo.

L’inglese Thomas Robert Malthus (1766-1834) diede voce con il suo “saggio sul principio di
popolazione”(1798) a una diffusa preoccupazione per lo squilibrio tra popolazione e risorse alimentari. Tale
squilibrio nasce secondo Malthus dal fatto che la popolazione <<se non controllata cresce in progressione
geometrica>>( da 1 a 2, 4,8..) mentre le risorse necessarie alla sopravvivenza <<crescono in progressione
aritmetica>>(da 1 a 2, 3, 4..). la messa a coltura di nuove terre, meno fertili di quelle già in uso, e le
innovazioni tecnologiche non possono influire durevolmente sulla sproporzione che si crea. A frenare
l’incremento della popolazione intervengono quelli che Malthus chiama i freni <<repressivi>>- la carestia, le
epidemie e le guerre- che ristabiliscono temporaneamente l’equilibrio alterato. L’unica alternativa è
secondo M. l’adozione di freni <<preventivi>>, cioè la limitazione cosciente dei matrimoni e quindi della
fecondità.

La statistica, cioè la raccolta sistematica dei dati relativi alla popolazione, alla produzione di derrate o di
manufatti, ai prezzi, ai salari, ecc.. muoveva i suoi primi passi nell’epoca moderna.

Al XVIII secolo o agli inizi del XIX risalgono ai primi censimenti modernamente impostati. In precedenza si
hanno numerazioni di fuochi, o nuclei familiari, compiute a scopi fiscali, conteggi degli abitanti di città o di
distretti, finalizzati all’approvvigionamento e alla distribuzione dei viveri, oppure al censimento degli uomini
atti alle armi.

Un’altra importantissima fonte per l’Europa preindustriale sono le fonti ecclesiastiche, distinguibili a loro
volta in fonti relative al movimento della popolazione. Le prime consistono negli <<stati delle anime>>
(status animarum) gli elenchi degli abitanti di una parrocchia redatti casa per casa dal rettore della stessa al
fine di controllare l’adempimento del precetto pasquale. Anche le chiese protestanti ricorsero ad analoghi
strumenti di controllo dei fedeli. Questi documenti sono preziosi per ricostruire la composizione per sesso e
per età di queste ultime e per conoscere le strutture familiari e le forme di convivenza.

Anche i registi parrocchiali sono una buona fonte. Quando i registri non presentano lacune per un certo
periodo di tempo, ci permettono sia di ricostruire l’andamento dei diversi eventi(nascite, matrimoni e
decessi) nel corso degli anni sia di studiarne la stagionalità. Inoltre consentono di determinare gli indici di
natalità, di mortalità e di nuzialità per ogni mille abitanti. I registri parrocchiali sono diventati una fonte
privilegiata per lo studio della popolazione a partire dagli anni 50 del XX secolo, quando dai demografi
francesi venne elaborato un metodo di spoglio noto come <<ricostruzione nominativa delle famiglie>>. In
sintesi il metodo consiste a) nell’intestazione di una <<scheda di famiglia>> ad ogni matrimonio celebrato
nella parrocchia in un dato arco di tempo; b) nella trascrizione su ciascuna di queste schede di tutti gli
eventi demografici desunti dai libri dei battesimi e delle sepolture e riguardanti la coppia cui essa è
intestata: data di nascita del marito e della moglie, data di morte dell’uno e dell’altra, date di nascita e di
morte di tutti i loro figli.

È evidente l’interesse che può rivestire una tale messe di informazioni, quando siano disponibili in numero
statisticamente significativo, per una ricostruzione dei comportamenti demografici delle popolazione del
passato. Via via che si moltiplicavano le ricerche su singole parrocchie, e che alle iniziative individuali si
aggiungevano lavori d’équipe ha preso forma un vero e proprio modello demografico d’Antico Regime.
Questo metodo ci permette inoltre di avere notizie sulle nascite illegittime, sui concepimenti prenuziali,
sull’onomastica, e perfino sull’alfabetizzazione, data l’usanza di far firmare agli sposi l’atto di matrimonio.
Gli inconvenienti del metodo risiedono nel lungo lavoro richiesto anche dallo studio di un piccolo villaggio,
nonostante l’informatizzazione dei dati e nel basso numero di schede di famiglia che è possibile riconoscere
in modo completo.

Per questo motivo i demografi, dopo un periodo di giustificato entusiasmo hanno rimesso in onore o
elaborato tecniche diverse basate sui grandi aggregati anziché sul linkage attraverso il nome. Tra questi
ricordiamo le piramidi dell’età.

Un altro procedimento tradizionale è la costruzione di tavole di mortalità che si applicano a schiere di nati
uno stesso anno: eliminando i sopravvissuti, si elabora una tabella che consente di calcolare, tra l’altro, la
speranza di vita a qualsiasi età. Di particolare interesse è la speranza di vita alla nascita. Dati come gli indici
di natalità, di mortalità e di nuzialità possono essere ricavati, con l’ausilio di appropriate formule
matematiche o di un censimento che classifichi la popolazione secondo il sesso, l’età o lo stato civile.
Anche il calcolo dell’età media al matrimonio è possibile in questa situazione, basandosi sulla proporzione
dei celibi alle varie età. Il problema è rappresentato naturalmente dalla rarità o dalla scarsa attendibilità di
simili rilevazioni per epoche lontane alla nostra.

Per il periodo che va dal tardo Quattrocento agli inizi dell’Ottocento si dispone di stime sufficientemente
attendibili della popolazione mondiale divisa per continenti. Si delineano nel nostro continente nell’età
moderna tre grandi fasi: una crescita demografica generale e continua, anche se via via più faticosa, tra la
metà del Quattrocento e gli inizi del Seicento, crescita che supera largamente i livelli di popolamento già
raggiunti prima della catastrofica pestilenza del 1348-1349; un forte rallentamento nel XVII secolo, che è la
risultante di comportamenti demografici diversificati per grandi aree; una rinnovata tendenza espansiva nel
Settecento che si prolunga e anzi si rafforza nel XIX secolo.

Ciò che è certo è che i tassi medi d’incremento annuo, anche nei periodi più favorevoli, raramente toccano
o superano lo 0,5% fino alla seconda metà del Settecento, laddove nei paesi odierni in via di sviluppo si
raggiungono facilmente tassi superiori al 2 o al 3%. Un’altra certezza è che la lentezza della crescita della
popolazione è dovuta all’alta mortalità, i cui indici medi sono pericolosamente vicini a quelli della natalità ,
pure assai elevata: è abbastanza normale nell’Antico Regime europeo ce a 11 natalità del 35-40%
corrispondono 11 mortalità del 30-35%.

Un’epidemia, un cattivo raccolto o il passaggio di un esercito moltiplicavano improvvisamente il numero dei


decessi annui; al drammatico aumento della mortalità faceva riscontro la diminuzione della nuzialità e della
natalità, giacché durante le crisi si rimandavano i matrimoni e si mettevano al mondo meno figli. Poi
passata la carestia, tutti gli indici si invertivano. In queste condizioni, che i demografi
chiamano di fecondità naturale, ci si aspetterebbe che ogni coppia di coniugi mettessero al mondo un gran
numero di figli.

In realtà così non avveniva per tre principali ragioni:

1. Le donne si sposavano piuttosto tardi, mediamente tra i 24 e i 26 anni, io che significava che un
terzo della loro vita feconda rimaneva inutilizzato al fine della riproduzione.
2. Gli intervalli tra i parti, dopo il primo che avveniva in genere dopo 12-15 mesi dalle nozze,
tendevano ad allungarsi e risultavano in media tra i due e i tre anni, a causa soprattutto dell’allattamento
prolungato.

3. Era frequente la rottura dell’unione prima che fosse giunto al termine il suo ciclo fecondo, 45 anni
circa, per effetto della morte dell’uno e dell’altro coniuge.

La sopravvivenza in media di 2,5-3 figli per coppia fertile bastava dunque appena, tenuto conto
dell’incidenza del celibato definitivo e della sterilità di alcune, a garantire la riproduzione del potenziale
umano e una lieve eccedenza , se le condizioni economico-sociali erano favorevoli.

Molta fortuna ha avuto la classificazione elaborata dal gruppo di Cambridge per lo studio della popolazione,
diretto da Peter Laslett, che ha distinto cinque tipi di aggregati:

• La famiglia nucleare, composta esclusivamente dai due coniugi e dai loro eventuali figli.

• La famiglia estesa, in cui a costoro si aggiunge almeno un altro convivente( per esempio un fratello
o un genitore del marito o della moglie)

• La famiglia multipla, caratterizzata dalla compresenza di almeno due nuclei( per esempio una
coppia di coniugi anziani che abitano con il figlio e la sua sposa).

• Le famiglie senza struttura, alla cui base non vi è un rapporto matrimoniale( è il caso i una vedova
che vive con una figlia nubile o di due fratelli celibi)

• I solitari

Alla fine degli anni sessanta Laslett avanzò la tesi che nell’Antico Regime fosse predominante il tipo della
famiglia nucleare, ma si accorse che il quadro era più complesso. Successivamente Laslett e un altro
studioso inglese, John Hajnal, distinsero due diversi modelli matrimoniali e familiari.

Il primo dei modelli è tipico dei paesi dell’Europa nord-occidentale e si basava su tre regole. 1 sia gli uomini
che le donne si sposavano abbastanza tardi o alcuni non si sposavano affatto, 2 gli sposi seguivano la regola
della residenza neo locale dopo le nozze, cioè mettevano su casa per proprio conto e formavano una
famiglia nucleare, 3 prima delle nozze un’alta quota di giovani passava alcuni anni fuori casa, a servizio di
un’altra famiglia.

Il secondo modello, diffuso nell’Europa orientale e meridionale prevedeva invece il matrimonio precoce e la
residenza patrilocale(convivenza degli sposi con i genitori del marito) ed escludeva il servizio prenuziale
presso altre famiglie. Questi schemi però non sono così veritieri.

La famiglia non rappresentava solo, dal punto di vista economico, un’unità di consumo, ma prima di tutto
un’unità di produzione. Le famiglie contadine che raggruppavano quasi dovunque la maggioranza della
popolazione, potevano avere struttura diversa, a seconda dei meccanismi ereditari: la divisione del
patrimonio in parti uguali tra i figli maschi tendeva a favorire la formazione di famiglie nucleari, mentre la
successione di un solo figlio portava alla creazione di famiglie ceppo, cioè alla convivenza dell’erede, che
portava a casa la propria moglie, con i vecchi genitori.

I condizionamenti di tipo economico e giuridico non riguardavano solo gli strati inferiori della società ma
anche le élites. La conservazione della ricchezza è una preoccupazione dominante per le famiglie
aristocratiche europee, che tra il XVI e il XVIII secolo adottano largamente strumenti giuridici adatti allo
scopo, come i fedecommessi e le primogeniture. Il fedecommesso si può definire come una disposizione di
ultima volontà mediante la quale chi fa testamento vincola l’erede o gli eredi a trasmettere una serie di
beni sottoposti a vincolo agli ulteriori chiamati. La primogenitura si riferisce all’uso di concentrare nel
primogenito, in presenza di più figli maschi, il grosso dell’eredità. Così facendo la famiglia cercava di
tutelarsi contro il rischio di una dispersione del patrimonio. Anche la limitazione del matrimonio ad uno
solo dei figli giovava a questo scopo. I fratelli celibi rimanevano a vivere nella casa dell’unico maschio
coniugato e quando morivano lasciavano ai figli di questo la loro parte di eredità.
Per le femmine la dote fungeva come eredità anticipata; ma per lo più solo una figlia era destinata al
matrimonio mentre le altre prendevano la via del chiostro o rimanevano a vivere in famiglia come nubili.
La limitazione dei matrimoni, la trasmissione dei beni per linea maschile e la destinazione dei figli cadetti
alle carriere militari, ecclesiastiche, giudiziarie e delle figlie al nubilato o alla monacazione costituivano gli
assi portanti di una strategia familiare che attribuiva poi molta importanza alle alleanze matrimoniali e alle
reti allargate di parentela agnatizia (cioè parentela tra i discendenti dello stesso padre) e
cognatizia( acquisita tramite unioni matrimoniali).

Per la Gran Bretagna un punto di riferimento ormai classico è il libro di Lawrence Stone, Famiglia, sesso e
matrimonio in Inghilterra fra Cinquecento e Ottocento (1983), che distingue tre tipi di aggregato domestico
che si sarebbero succeduti, in parte accavallandosi, in questo lungo periodo:

• La famiglia a lignaggio aperto (1450-1630), caratterizzata dal formalismo e dalla freddezza dei
rapporti tra i coniugi e tra i genitori e i figli, dall’importanza attribuita al casato e dal controllo del parentado
e della comunità sulla vita familiare.

• La famiglia nucleare patriarcale ristretta(1550-1700), dove all’accentuazione dell’autorità pater


familias si accompagnano lo sviluppo di legami affettivi tra i coniugi e il grande risalto dato all’educazione
cristiana e al disciplinamento della prole, anche per influsso della riforma protestante.

• La famiglia nucleare domestica chiusa(1620-1800), il cui tratto distintivo è l’individualismo affettivo,


che si esprime nell’attenuarsi del divario gerarchico e in una nuova tenerezza sia tra il marito e la moglie,
sia tra questi e i loro figli.

CAPITOLO 2: L’economia dell’Europa preindustriale.

La fertilità dei campi è funzione, oltre che della natura dei suoli, soprattutto di due fattori: la disponibilità di
acqua e di concime.

Le piante foraggere oltre a restituire alla terra l’azoto sottrattole dalle colture cerealicole rendono possibile
il mantenimento interno delle aziende di abbondante bestiame bovino, che da un lato alimenta una
fiorente industria casearia, dall’altro, col proprio letame, garantisce un ulteriore apporto di fertilità ai suoli.
La stretta associazione di agricoltura e allevamento e l’adozione di sofisticate rotazioni, che eliminano la
necessità del riposo periodico delle terre, sono l’essenza della rivoluzione agricola.
I secoli del basso medioevo videro in gran parte dell’Europa non solo la disgregazione della feudalità come
sistema di governo, ma anche l’erosione dei poteri signorili nella campagne, per effetto sia della crisi
demografica, che spostò a favore di una manodopera divenuta rara i rapporti di forza tra proprietari e
contadini, sia della tendenza generale dei signori fondiari alla monetizzazione delle prestazioni loro dovute,
sia, infine, della serie di rivolte contadine esplose in diverse aree geografiche tra la metà del Trecento e i
primi decenni del Cinquecento.

La feudalità non scomparve nel corso di tutta l’età moderna, pur conoscendo una diversa ampiezza e
consistenza a seconda del grado di sviluppo economico delle varie zone e in particolare grazie all’influenza
delle città, che, soprattutto nell’ Italia centrosettentrionale e nei paesi bassi, agirono come efficaci solventi
del regime signorile. Rimanevano la giurisdizione e il potere di banno che si traducevano per lo più nella
competenza del giudice signorile sulle cause civili e penali minori; nell’esercizio di poteri di polizia e di
regolamentazione dei lavori agricoli. Rimaneva l’obbligo per i proprietari di terre comprese nel feudo di
pagare al signore un censo annuo; localmente al censo si aggiungeva una quota del raccolto chiamata
champart. Altri diritti spettavano al signore in occasione della vendita o della trasmissione ereditaria dei
beni fondiari. Egli riscuoteva inoltre pedaggi al passaggio di ponti e strade e deteneva il monopolio di
determinate attività come la caccia, la pesca, la molitura del grano, la spremitura delle olive, la cottura del
pane e traeva beneficio dal loro esercizio o appalto. Alle prestazioni dovute per legge si aggiungevano poi
gli <<abusi>> feudali. All’inizio dell’età moderna, i coltivatori del suolo erano, nell’Europa occidentale,
personalmente liberi di spostarsi, trasferirsi, di disporre delle proprie terre, se ne possedevano. Le corvées,
dove sopravvivevano, erano limitate a poche giornate l’anno carriaggi(trasporto dei prodotti) o per lavori di
manutenzione delle fortificazioni o delle strade. La riserva signorile era stata per lo più frazionata in
appezzamenti o poderi affidati a famiglie coloniche con una varietà di patti agrari che andavano dal
livello(canone fisso in natura o in denaro stabilito per un lungo periodo di tempo)al piccolo affitto o alla
mezzadria.

Il forte aumento della popolazione registrato nel XVI e nel XVIII secolo si accompagnò a processi di
proletarizzazione, cioè alla diminuzione in percentuale dei coltivatori autosufficienti o addirittura provvisti
di eccedenze di derrate da vendere sul mercato, alla moltiplicazione di contadini poveri o nullatenenti e alla
riduzione del potere d’acquisto dei salari.

Oltre ai residui diritti feudali, i coltivatori del suolo erano soggetti alla decima ecclesiastica, alle imposte
statali e comunitarie, e quando non erano proprietari anche al gravoso prelievo rappresentato dalla rendita
fondiaria. Sommate insieme queste voci potevano costituire dal 20 al 60-70% del prodotto lordo, lasciando
quindi ben poche risorse a disposizione per investimenti e innovazioni, già di per sé istintivamente
avversate dalla mentalità contadina.

Le aree situate ad est di una linea immaginaria tracciata dalle foci del fiume Elba a Trieste avevano due
caratteristiche che le differenziavano nettamente dalle aree europee più occidentali. Comprendevano
enormi distese di terreno pianeggiante e potenzialmente fertile ed erano assai scarsamente
popolate( polonia, Prussia e Ungheria= 10-12 abitanti per chilometro quadrato, Russia= meno di 5). Il
problema non era rappresentato dalla mancanza di terra coltivabile ma dalla scarsità della forza lavoro.

Molto più deboli e meno sviluppate che in Occidente erano da un lato le città e le comunità di villaggio,
dall’altro le istituzioni statali, organismi capaci di fare da contrappeso alla potenza dell’aristocrazia
fondiaria. In queste condizioni la
diffusione dell’economia di mercato, che apriva soprattutto alle regioni affacciate sul mare (Prussia e
Polonia) nuove possibilità di esportazione dei cereali e spingeva i grandi proprietari a procurarsi con ogni
mezzo il denaro necessario per l’acquisto di prodotti di lusso, agì come uno stimolo di accrescere la
produzione. Ciò si tradusse in un rafforzamento della coercizione extra-economica nei confronti dei
contadini. La servitù della gleba venne aggravata a partire dal XV secolo e introdotta anche in quelle aree
dell’Europa orientale dove era prima sconosciuta. Tale processo, dapprima avviato individualmente dai
signori feudali, venne successivamente favorito e diretto dai poteri statali, i quali basavano il proprio potere
sull’appoggio dell’aristocrazia. Tipicamente il territorio di u villaggio prussiano, polacco o Russo era diviso
tra una o due grandi tenute signorili e un certo numero di piccoli poderi rustici. Le famiglie insediate in
questi ultimi(generalmente a titolo di usufrutto) traevano dai propri campi il necessario per vivere, ma
dovevano dedicare una parte spesso preponderante del loro tempo e delle loro energie a lavorare a
lavorare gratuitamente le terre del signore. Anche il servizio domestico nella casa del nobile era assicurato
dai figli e dalle figlie dei contadini, e nei mesi invernali la forza lavoro poteva essere impiegata per attività
industriali. I prodotti eccedenti il fabbisogno della casa padronale erano commercializzati all’esterno e il
ricavato serviva all’acquisto di generi di lusso e di manufatti provenienti dall’Occidente. Un tale
sfruttamento indiscriminato era reso possibile dalla totale soggezione dei contadini servi dell’autorità del
signore, che amministrava la giustizia e riscuoteva persino le imposte in nome dell’autorità sovrana,

nella monarchia austriaca, i cui vasti domini costituivano una sorta di zona di transizione tra Europa
centrale e orientale, nel 1679-1680 venne stabilito per legge che la corvée non poteva superare 12 giorni
all’anno in Bassa Austria, mentre questi erano ben 156 in Boemia. In Russia, i contadini potevano essere
comprati e venduti anche indipendentemente dalla terra, e la legislazione dello zar rese progressivamente
più difficile cercare la libertà con la fuga, eliminando col codice del 1649 ogni prescrizione di tempo per la
cattura dei servi fuggiaschi da parte dei signori.

Non sempre le masse rurali accettavano con fatalistica rassegnazione il loro destino di miseria e di
oppressione. Nel XVII secolo, con lo sviluppo degli apparati statali, il bersaglio delle proteste tese a spostarsi
nell’Europa occidentale dai signori feudali al fisco e ai suoi agenti.

Identificare le campagne con l’attività agricola e le città con i settori secondario e terziario dell’economia
sarebbe sbagliato. Milioni di famiglie contadine continuavano a provvedere da sé ai bisogni primari
eccedenti l’alimentazione, costruendo rudimentali abitazioni e mobili con i materiali reperibili sul luogo,
filando e tessendo lenzuola e rozzi indumenti, raccogliendo la legna nei boschi per riscaldarsi. Accanto a
queste produzioni si afferma in molte zone un’industria rurale talvolta di notevole importanza, favorita sia
dal basso costo della manodopera, sia dalla presenza di corsi d’acqua o di giacimenti minerari. Molte città
d’altra parte ospitavano agricoltori e orticoltori, che lavoravano le terre dei dintorni o anche gli spazi liberi
all’interno delle mura. I manufatti che richiedevano una superiore capacità artigianale e che dovevano
essere acquistati all’esterno del nucleo familiare provenivano in massima parte dalle botteghe cittadine o
da organizzazioni produttive che avevano nella città il loro centro motore.

All’epoca l’essenza della città, più che nelle dimensioni o nella presenza di altri segni distintivi risiedeva
primariamente in elementi come la stratificazione sociale, comprendente un ceto artigiano e mercantile più
o meno forte.

Gran parte degli oggetti di uso quotidiano continuava ad essere prodotta da artigiani che lavoravano da soli
o con pochi collaboratori, nella propria abitazione o in laboratori che fungevano anche da botteghe per la
vendita. I settori predominanti erano la lavorazione del legno, dei metalli, del cuoio e dei pellami, i diversi
rami del tessile, la confezione di indumenti, l’alimentazione e l’edilizia. Ciascuno di questi settori era
suddiviso in diverse specializzazioni, i cui addetti continuavano ad essere organizzati in corporazioni. Nella
lavorazione del cuoio e delle pelli , per esempio, si distinguevano i conciatori, i calzolai, i ciabattini, i
guantai, i sellai, i correggiai, i pellicciai. Ciascuna di queste arti controllava la mobilità della forza lavoro e
difendeva gelosamente il proprio monopolio. Le corporazioni cercavano di risolvere al loro interno gli
eventuali conflitti di lavoro e disciplinavano la concorrenza tra gli affiliati, mediante norme statuarie che
stabilivano per ogni maestro un massimo di garzoni o apprendisti o una quantità massima di prodotto oltre
a regolare le tecniche di lavorazione e la qualità dei manufatti.

Il maestro poteva reclutare i suoi collaboratori nell’ambito familiare o all’esterno , mediante l’assunzione di
apprendisti(generalmente andavano a vivere con lui e non ricevevano stipendio, anzi spesso pagavano per
imparare il mestiere) e/o di salariati. Il rapporto tra il numero dei maestri e il numero complessivo degli
allievi varia a seconda dei mestieri: i mestieri più umili, come il sarto o il ciabattino , erano anche quelli in
cui il divario tra i due era minore, mentre con il livello di redditività tendeva a anche il numero di
dipendenti. Nei mestieri più lucrativi e prestigiosi, come il merciaio, l’orefice, il drappiere, era assai più
difficile l’accesso alla professione di maestro per chi non fosse figlio o genero di un membro della
corporazione. Ciascuna categoria di operai lavorava per conto proprio e con propri utensili, anche se i
singoli pezzi così prodotti erano poi assemblati in una vera e propria linea di montaggio.

La maggiore novità che presentano i secoli XV-XVIII rispetto al medioevo, per quanto riguarda
l’organizzazione produttiva sta nella grande diffusione del sistema noto come industria a domicilio o
<<protoindustria>>. Tale sistema era incentrato sulla figura del mercante-imprenditore che acquistava la
materia prima e la affidava a operai che la lavoravano nella loro abitazione, ed erano retribuiti a cottimo. Le
lavorazioni potevano restare nell’ambito cittadino quando si richiedevano elevate capacità tecniche o
quando il valore della materia prima lo giustificava. Nel caso dell’industria laniera, il desiderio di abbattere i
costi e di sfuggire alle limitazioni e alle regole imposte dalle corporazioni portò spesso al decentramento
delle fasi principali della lavorazione, la filatura e la tessitura, nelle campagne circostanti le città; i panni
prodotti venivano poi tinti e rifiniti nei laboratori cittadini.

Per quanto sussistessero nell’Europa tra il XVI e il XVIII secolo, come si è detto, estese forme di
autoconsumo, l’economia monetaria ormai universalmente diffusa. A partire dal XIII secolo vigeva ovunque
un regime di bimetallismo, nel senso che erano l’oro e l’argento a determinare i valori di scambio anche per
le monete divisionali fabbricate in rame con o senza una mistura d’argento. Il quadro era complicato
dall’esistenza nei vari paesi di monete di conto che non erano effettivamente coniate , ma che servivano da
misuratori delle monete in circolazione, e dal frequente ricorso dei governi europei alla pratica dello
svilimento delle monete da essi battute, cioè alla riduzione del loro tenore di fino(peso del metallo prezioso
in esse contenuto). La svalutazione delle monete divisionali, che erano concepite come frazioni delle
monete di conto, trascinava con sé la svalutazione di queste ultime, in cui erano espressi di norma i
pagamenti. Il flusso d’argento proveniente dall’America per una parte non si arrestava in Europa , ma
andava a pagare le importazioni di spezie e di altri generi di lusso dal continente asiatico.

L’aumento della produzione industriale e la crescente richiesta di generi di prima necessità come il grano, il
legno e il sale portarono tra il tardo Quattrocento e gli inizi del Seicento a una grande espansione dei
traffici. Il trasporto per vi d’acqua, più rapido e più economico, continuò ad essere preferito soprattutto per
le merci ingombranti. Sembra che la navigazione abbia compiuto in questo periodo progressi più rapidi che
non il trasporto per via di terra, grazie al perfezionamento degli strumenti nautici e alla costruzione di navi
via via più maneggevoli e adatte alle necessità del commercio, gli olandesi ad esempio misero a punto un
nuovo tipo di imbarcazione, il fluyt, un veliero che univa alla velocità e alla manovrabilità una grande
capacità di carico e una ridotta esigenza in termini di equipaggio. Il Mediterraneo mantenne più a lungo la
sua vitalità come crocevia degli scambi tra Oriente e Occidente e tra Europa e Africa. Alle galere veneziane,
per l’acquisto di spezie e di altri prodotti orientali e per l’esportazione di pannilana e manufatti nei porti del
levante, subentrano a partire dal tardo Cinquecento i veloci e ben armati velieri olandesi, inglesi e francesi,
che trovarono nel nuovo porto franco di Livorno un prezioso punto d’appoggio. Un’importanza crescente
vennero assumendo, tra il XVI e XVII secolo, gli scambi tra Europa centro-occidentale e orientale attraverso
gli stretti che mettono in comunicazione il mare del Nord con il Baltico. Dai Paesi affacciati sul Baltico si
importavano cereali , legname, pece, pellicce, poi anche ferro svedese ; vi si esportavano vino e altri
prodotti voluttari, pannilana e manufatti di ogni specie. Tra gli articoli acquistati dagli occidentali nel Baltico
c’erano le aringhe salate. Nel Cinquecento gli olandesi misero a punto un nuovo tipo di imbarcazione, detto
buizen, in cui era possibile salare e mettere nei barili il pesce appena pescato. Questi battelli restavano per
tutta la stagione della pesca al largo delle coste inglesi e scozzesi, dove erano i banchi di aringhe, e qui
erano raggiunti da navi veloci che facevano la spola con la costa; gli olandesi si assicurarono così un
duraturo monopolio dalla produzione e della distribuzione in tutta l’Europa del pesce salato. Nel XVII secolo
Amsterdam ereditò la funzione che era stata di Anversa, cioè quella di emporio internazionale e perno dei
scambi tra le diverse aree d’Europa, di capitale della finanza e del credito, e anche di centro industriale di
primaria importanza.

Anche nei lucrosi traffici dell’Atlantico gli olandesi si ritagliarono una quota di rilievo, ma dovettero
affrontare la concorrenza inglese e francese. I velieri che costeggiavano l’Europa occidentale scendevano
carichi di grano baltico, di pesce salato, di pannilana fiamminghi, olandesi e inglesi e risalivano carichi di
sale portoghese e spagnolo, di vino , di spezie e di altri generi provenienti dal Levante o dal Mediterraneo
centro-occidentale. Acquistarono maggiore importanza anche i rapporti commerciali con il Nuovo mondo
scoperto da Colombo. I coloni avevano bisogno di tutto, dai generi alimentari cui erano abituati, al vestiario
e agli oggetti di uso quotidiano e potevano pagare queste importazioni con l’oro e l’argento estratti dai
fiumi e dal suolo, più tardi anche con prodotti molto richiesti in Europa come lo zucchero, il tabacco, il
legname. I Paesi Iberici cercarono di riservare a se stessi i benefici di questi traffici, ma nel XVII e XVIII
secolo si fece sempre più aggressiva la presenza dei mercanti e dei pirati di varia provenienza lungo le coste
dell’America centro-meridionale. Carattere diverso ebbe l’interscambio tra l’Europa e l’Asia, dominato dai
portoghesi nel XVI secolo, scopritori della rotta che circumnavigava l’Africa. Le spezie e gli altri prodotti che
prima raggiungevano l’Europa attraverso l’intermediazione genovese e veneziana presero ora la via di
Lisbona, da dove passavano ad Anversa per la distribuzione ai mercanti europei. Nel XVII ai portoghesi
subentrarono gli olandesi che si impadronirono delle isole Sonda e delle Molucche dove organizzarono con
metodi schiavistici anche la produzione della cannella, della noce moscata e dei chiodi di garofano.

CAPITOLO 3: Ceti e gruppi sociali.

L’individuo non contava per sé ma in quanto membro di una famiglia, di una comunità, di un <<corpo>>. La
società si componeva di tantissime societates cioè i collegi professionali, le confraternite, le vicinie o le
contrade cittadine , le congregazioni parrocchiali, le comunità di villaggio, i corpi militari, gli ordini
ecclesiastici. A questi corpi si riflettevano le <<libertà>>, cioè le franchigie, le immunità, i privilegi che
componevano un universo giuridico quanto mai frastagliato e multiforme. La società era divisa in tre grandi
ordini: oratores, <<coloro che pregano>>, cioè il clero; bellatores, <<coloro che combattono>>, cioè la
nobiltà; laboratores, <<coloro che lavorano>>, per tutti gli altri. Ovviamente la stratificazione sociale era più
complessa di quello che traspariva dallo schema e all’interno del terzo stato vi erano molteplici divisioni e
suddivisioni.
A determinare il rango sociale di un individuo concorrevano infatti la nascita, il ruolo ricoperto nella vita
pubblica, il prestigio e i privilegi. L’essenziale era che questi diversi ceti si disponessero in una scala
gerarchica ben ordinata, dalla base al vertice della società. Charles Loyseau, un giurista francese autore di
un autorevole Trattato degli ordini e delle dignità semplici(1610). Loyseau giustificava queste
disuguaglianze con l’idea di una gerarchia naturale tra tutte le creature, una gerarchia voluta dalla
Provvidenza divina e implicita nella visione tolemaica dell’universo: una <<grande catena degli esseri>> che
dal regno minerale, vegetale e animale portava fino alle legioni angeliche e a Dio. Lo scrittore Pierre
Dampmartin paragonava nel 1585 i vari ceti ai quattro elementi di cui si riteneva composto l’universo: il
popolo minuto alla terra, <<la parte più bassa di questo mondo, in quanto è il membro della società più
grossolano e di natura servile>>; i mercanti e i finanzieri all’acqua; i nobili all’aria; gli ecclesiastici, infine, al
fuoco.

Clero e nobiltà, rispettivamente il primo e il secondo stato, erano i due ceti più chiaramente definiti dal
punto di vista giuridico , in base alla visione tripartita della società. Ciascuno dei due però comprendeva al
suo interno una vasta gamma di sottogruppi differenziati per ricchezza, prestigio e potere.

Dovunque nobiltà significava in primo luogo ricchezza, o almeno agiatezza. Una ricchezza basata
soprattutto sulla proprietà della terra, alla quale si associavano in misura variabile anche funzioni di giustizia
e polizia e un potere esercitato sugli uomini all’interno della signoria. Nell’età moderna si crea una netta
differenziazione tra l’Europa centro-occidentale dove il grande proprietario terriero vive
fondamentalmente di rendita pagata dai coltivatori delle sue terre in denaro o in natura, e l’Europa
orientale, dove invece egli sfrutta il lavoro gratuito dei contadini per produrre derrate che poi vende sul
mercato nazionale o internazionale. Sia a est che a ovest i proventi della terra sono spesso integrati da
entrate di altra natura: estrazione di minerali, vetrerie o fabbriche di terraglie, attività di trasformazione dei
prodotti dell’agricoltura o dell’allevamento, stipendi derivati da impieghi al servizio del principe o della
Chiesa. La figura del nobile povero è più diffusa dove la nobiltà è più numerosa: la Polonia dove toccava il 7-
8% della popolazione, l’Ungheria o la Spagna dove si aggirava sul 5%. Era normale che i nobili poveri
andassero al servizio nelle case dei magnati.

I patriziati dell’Italia centro-settentrionale avevano elaborato un sistema di cooptazione basato sull’antica


residenza in città, sulla ricchezza e sull’astensione per più generazioni dal lavoro manuale e dalle attività
mercantili. Altrove per esempio in Francia, Spagna e Inghilterra si affermò il principio che era nobile solo chi
era riconosciuto come tale dal monarca. Ciò poteva avvenire: in seguito all’acquisto di feudi, a matrimoni
nobili, all’assunzione di un tenore di vita adeguato o come conferimento di un titolo a compenso di
benemerenze vere o presunte di carattere militare o civile, o ancora, come premio connesso all’esercizio di
elevate cariche giudiziarie o finanziarie.

Jean-Pierre Gutton nell’analisi degli strati inferiori della società pose una distinzione tra povertà
<<strutturale>> e <<congiunturale>>. I poveri strutturali sarebbero coloro i quali, anche in condizioni
normali, sono indipendenti del tutto o almeno in parte da forme di elemosina per la loro
sopravvivenza(malati, vecchi inabili, vedove con figli a carico ma anche <<poveri vergognosi>>, ossia
persone di condizione civile rimaste prive di risorse). I poveri congiunturali, al contrario, pur rimanendo
sulla soglia della sussistenza grazie a ciò che ricavano dal loro lavoro , erano soggetti a cadere nell’indigenza
qualora fossero colpiti da un’infermità, dalla disoccupazione , dalla vecchiaia o da catastrofi naturali come
una carestia. Nel Medioevo l’immagine del povero era circondata da una sorta di aura sacrale, ora invece
appare come una minaccia all’ordine costituito e alla salute pubblica, come un delinquente potenziale da
scacciare o da reprimere. Questa evoluzione è in parte da ricondurre al più generale mutamento di valori e
di prospettive proprio dell’età del Rinascimento e della Riforma protestante, alla laicizzazione della società,
alla condanna all’ozio e all’accento posto sulla vita attiva; in parte all’incremento demografico e
all’allargarsi della forbice tra prezzi e salari. In Francia un editto regio del 1662 stabilì che in ogni città e
borgo del paese si dovesse aprire un ospizio generale. Nel 1670 venne creato a Parigi l’Hotel des Invalides,
un’istituzione che aveva lo scopo di togliere dalla strada ex soldati disperati e impoveriti che minavano la
pace sociale. L’utopia della <<grande reclusione>> dei poveri continuò anche nel Settecento combinandosi
variamente con le tendenze filantropiche del secolo. Ad ingrossare le schiere degli indigenti erano i processi
di proletarizzazione che tra il XVI e il XVIII secolo furono quasi costantemente all’opera così nelle campagne
come nelle città.

Il ruolo della donna era quello di generare e curare la prole . con le funzioni di sposa e di madre essa è stata
a lungo identificata, al punto di sacrificare ogni altra aspirazione potenzialità e da metterne perfino in
dubbio, in qualche caso, il possesso di un’anima.

La loro inferiorità rispetto all’altro sesso era argomentata da teologi, medici e scienziati in base a molti passi
biblici, alla debolezza e imperfezione del loro organismo soggetto a inconvenienti periodici e ai mali legati
alla gravidanza e al parto, alla fragilità della loro psicologia caratterizzata da irrazionalità, volubilità,
tendenza alla passionalità e all’isterismo. Tale condizione di inferiorità era stipulata dal diritto vigente che
considerava le donne come dei minori, incapaci di intentare cause, di stipulare contratti e di stare in
giudizio per proprio conto, soggette per ogni cosa alla volontà del padre e dopo del marito, cui spettava
l’amministrazione della dote, restituibile solo in caso di vedovanza senza prole. Il loro tempo era occupato
dai lavori domestici; se svolgevano attività lavorative rivolte all’esterno , si trattava per lo più di mestieri
umili e mal pagati. Nella conduzione delle aziende agricole moglie e figlie aiutavano il capo-famiglia sia per i
lavori agricoli, sia per l’allevamento di animali e per la vendita al mercato dei prodotti. Eccezionale è il caso
delle donne d’affari, per lo più vedove, impegnate nel commercio all’ingrosso o nell’amministrazione di
vaste proprietà e di feudi.

CAPITOLO 4: Le forme di organizzazione del potere

La novità dell’Europa tra XIII e XIX secolo è rappresentata dalla progressiva affermazione di un potere che si
proclama superiore a tutti gli altri, il potere dello Stato. Tale potere, incarnatosi in un primo tempo in un
individuo, il monarca o in qualche caso in un ceto ristretto, si sarebbe via via configurato come un’entità a
sé stante, in un processo di spersonalizzazione destinato a culminare con la Rivoluzione francese e con lo
Stato liberale.

Fin dal XV e XVI secolo il monarca si emancipa da ogni autorità esterna, sia quella dell’imperatore o del
papa, e al tempo stesso si impone all’interno come suprema istanza nei confronti degli individui e dei corpi
che rientrano della sua sfera di influenza. Questa indipendenza esterna e questa facoltà di esigere
obbedienza dai sudditi sono le componenti essenziali del concetto di sovranità, definito da Jean Bodin nei
sei libri dello stato (1576) <<il punto più alto della maestà sovrana sta nel dar legge ai sudditi in generale e
in particolare senza il loro consenso>> e la legge a sua volta<< non è altro che il comando del sovrano
nell’esercizio del suo potere>>. Charles Loyseau nel primo Seicento chiarì che la sovranità consiste nella
potestà assoluta che i canonisti chiamano plenitudo potestatis. Per conseguenza essa non ha grado di
superiorità: giacché chi ha un superiore non può essere supremo e sovrano; non ha limitazioni di tempo, o
altrimenti non sarebbe né potestà assoluta, né signoria, ma potestà data in custodia, o deposito; non
ammette eccezioni di persone o cose che siano dello stato; infine non conosce limiti di potere e autorità,
perché sarebbe necessario un superiore per mantenere questa limitazione. Anche per Bodin potestà
assoluta non significa potestà illimitata. Un primo limite è il dovere del sovrano di rispettare la legge divina,
e quindi le leggi naturali che ne sono emanazione, come il mantenimento dei patti e il rispetto della
proprietà; anche se solo in casi estremi era prevista una possibilità da parte dei sudditi di sottrarsi
all’obbedienza verso il legittimo sovrano , il vincolo di coscienza che e deriva ai regnanti era di notevole
forza in un’epoca in cui la loro autorità si giustificava ancora sulla base della sua origine provvidenziale. La
seconda limitazione deriva dall’esistenza di leggi fondamentali del regno che il monarca è tenuto a
rispettare. La presenza di queste leggi distingue la monarchia dai regimi dispotici.

Il potere del sovrano non pretende di sostituirsi alle preesistenti strutture di autorità e di potere, ma
soltanto di sovrapporsi ad esse riconoscendone diritti e privilegi.

Ai governi, fossero di natura aristocratica o monarchica erano riconosciuti il diritto-dovere della difesa del
territorio e quello del mantenimento dell’ordine e della pace al suo interno; il primo coincideva con gli
strumenti della diplomazia e della guerra, il secondo era concepito soprattutto come amministrazione della
giustizia.

CAPITOLO 5: Religione, mentalità, cultura

Un aspetto molto diffuso allora era il sacro, ossia le manifestazioni legate alla religione. Il sacro è una
caratteristica di tutta l’Europa. Prima della rivoluzione protestante un punto di riferimento era la
parrocchia. Lo studioso Georges Huppert calcolò che nell’Europa occidentale vi erano circa 160 000
parrocchie e ciò era importante perché, soprattutto negli stati medio-bassi, erano il punto di collegamento
con l’esterno, infatti il parroco svolgeva la funzione di tramite con il mondo esterno.

In chiesa ci si riuniva per diversi motivi: 1 per ascoltare la messa, 2 per assistere a battesimi, 3 per
matrimoni e 4 per funerali. Il calendario era segnato da feste religiose come Pasqua, Natale, Corpus Domini
e festeggiamenti per il santo patrono.

All’epoca vi era un’ossessione per la morte accentuata dalla fragilità dell’uomo, la cui esistenza era messa in
pericolo da malattie, carestie, epidemie, per questo ci si rivolgeva ai santi e alla madonna chiedendo loro di
intercedere in situazioni. La credenza del purgatorio è sorta nel medioevo e questo luogo rispecchiava la
speranza dell’uomo a proposito dell’esistenza di un luogo in cui purgarsi e quindi espiare i propri peccati.
Nell’età moderna il purgatorio era usato a scopi di lucro poiché si vendevano indulgenze. Le indulgenze
erano garanzie di abrogazione dei peccati per i propri defunti vendute attraverso il pagamento di somme di
denaro.

Le figure del prete, del parroco e del frate finirono per diventare persone con poteri soprannaturali per il
semplice fatto di essere partecipi della sfera del sacro. Oltre alle figure religiose si credeva che anche altri
individui possedessero poteri magici, grazie ai quali potessero sia guarire che infliggere danni e malattie. Era
diffusa l’idea che questi poteri derivassero da patti con il diavolo. All’epoca un libro molto venduto era
Malleus Malificarum( il martello delle streghe) scritto da Jacob Sprenger, Henrich Institor che era stato
stampato nella prima volta nel 1486 e che avrebbe conosciuto 49 edizioni sino al 1669 vendendo circa 30-
40 000 copie

La caccia alle streghe fu un flagello che colpì tra le 100 e le 200 000 persone tra il 1200 e il 1300(soprattutto
donne). Nei paesi mediterranei, Italia e Spagna, la repressione fu meno dura e dei processi si occupavano i
tribunali dell’inquisizione. Solo a partire dalla seconda metà del 600i ceti colti Europei iniziarono a non
credere più alla magia, che rimase però radicata negli strato popolari.
Capra introduce il disciplinamento sociale (un’espressione usata da Paolo Prodi e coniata nel 1968 da
Gerhard Oestreich) che fu messo in atto sia dallo stato che dalla chiesa per controllare la vita dei fedeli.
Questo processo comporta una penetrazione più profonda dei principi del cristianesimo nelle masse.
Stempera i comportamenti più violenti e amorali e soprattutto favorisce un aumento dell’alfabetizzazione
che nei paesi protestanti(spazi germanici, olandesi, inglesi e svizzeri). In questo modo ogni credente può
leggere e verificare da sé la sacra scrittura e può avvicinarsi di più alla parola di Dio.

Prima l’educazione non era una prerogativa dello stato ma era in mano ai precettori nelle famiglie più
abbienti e al parroco nelle famiglie più umili. Misurare il tasso di alfabetizzazione era complicato: in Svezia e
in Germania alla fine del 700 sapevano leggere e scrivere quasi tutti, in Inghilterra il 60% dei maschi e il 40%
delle femmine. In Francia tra il 1686 e il 1786 si passò dal 29 %al 47% di alfabetizzazione tra i maschi e dal
14 al 17% tra le femmine. In Italia nel 1861 vi era il 70% della popolazione che non sapeva né leggere né
scrivere.

Capra descrive lentamente il passaggio da una cultura orale ad una cultura scritta, prima le credenze
venivano trasmesse oralmente da una generazione all’altra. Gli studiosi della cultura popolare reperiscono
le loro informazioni con difficoltà presso i ceti più alti che magari riportavano credenze o certe esperienze
che avevano avuto con membri degli stati più bassi . queste non sono testimonianze neutre ma sono filtrate
dalle condizioni/credenze dell’autoreche sta scrivendo. Questo ha fatto si che l’antropologo francese
Claude Lévy-Strauss parlasse di popoli senza storia. Egli disse che molti popoli non hanno storia ma non è
che non ce l’hanno, è che non ci sono le fonti che permettono di certificare la loro storia.
Esistono certe testimonianze scritte da uomini del popolo come Jacques Menetra, che ha lasciato un
proprio diario pubblicato da Daniel Roche. Altre testimonianze dei ceti umili si possono trovare nelle
deposizioni giuridiche(nei verbali dei processi). Un altro storico italiano Carlo Ginzburg che ha studiato il
caso del mugnaio friulano Menocchio, altre indicazioni possono arrivare dai manufatti, altro materiale sono
le indagini antropologiche e folcloriche. L’antropologia viene usta come una scienza di lunga durata che
prende in esame i riti ma questo materiale è mediato sotto ricerche iniziate nell’800 e in questo periodo
erano molto diffusi i principi del romanticismo e della nazione e quindi non sono testimonianze neutre ma
orientate dalle convinzioni degli studiosi che si sono occupati di questi aspetti. L’antropologia si occupa di
studiare eventi collettivi e pratiche chiassose e trasgressive. Il centro di attrazione non è solo la parrocchia
ma anche “l’osteria”. Non c’era solo l’obbedienza passiva ma vi era anche uno spirito di ribellione/
rivolta( c’erano tentativi di diffondere istanze egualitarie).

Capra non è d’accordo con la tesi dello storico francese Michel Foucault che soseneva che ad un certo
punto nell’età moderna si mette in moto un processo che smantella sistematicamente la visione del mondo
medievale con il passaggio dal feudalesimo al capitalismo e con la riorganizzazione delle strutture politiche
intorno ad una monarchia assoluta.

La novità più importante fu l’invenzione della stampa. Nel XV secolo era diffusa la stampa Xilografica di
origine cinese: si trattava dell’incisione di immagini e anche di brevi testi su tavolette di legno che poi
venivano inchiostrate e usate per la riproduzione su carta e su seta. Ma tali matrici si usuravano
rapidamente e le lettere non erano sempre ben leggibili. Verso la metà del XV secolo Gutemberg ebbe
l’idea di utilizzare per la stampa le lettere e caratteri singoli, ottenuti mediante il versamento di piombo
fuso in matrici metalliche in cui il disegno della lettera era impresso in incavo con punizioni. Divenne
possibile fabbricare una gran quantità di caratteri tutti uguali e sistemarli in cassettini per comporre testi
anche di grandi dimensioni. Oltre ai cassettini , lo strumento fondamentale era il torchio: un telaio, prima di
legno e poi di metallo, munito di carrello scorrevole su cui veniva posata la forma riempita di caratteri;
questa forma veniva inchiostrata con rulli.
Con il tempo nacquero le censure data la notevole diffusione della stampa. La censura ecclesiastica aveva
un indice che veniva aggiornato periodicamente e che comprendeva le opere proibite(si potevano leggere
le opere proibite chiedendo un permesso alle autorità ecclesiastiche). In età moderna si diffondono le
università che erano state create già nel medioevo. Il numero degli studenti era sempre in crescita, l’unico
momento di stallo è durante la crisi politica. Inizialmente le università erano i “templi” della cultura. In
seguito anche l’università diventa controllata dalla censura dello stato e quindi anche il sapere è
controllato.

CAPITOLO 7: Monarchie e imperi tra XV e XVI secolo

Capra dopo aver dato una definizione dei diversi stati cerca d vedere come erano applicati nelle monarchie.
Vengono analizzate 4 nazioni in cui il regime politico è una monarchia: Francia, Spagna, Inghilterra e
Germania.

Francia

In Francia tra quattrocento e cinquecento, durante i regni di Carlo VIII(1483-1498), Luigi XII(1498-1515) e
Francesco I(1515-1547).

La Francia si distingue in quanto prosegue il cammino di accentramento e potenziamento dello stato e


quindi è un processo che fin da subito fa si che si rafforzi il potere monarchico e che i collaboratori vengano
scelti direttamente dal sovrano. Per rafforzare lo stato una prima area in cui si interviene è il fisco perché si
cerca di rendere più razionale il movimento di entrata e di uscita del denaro dalle casse dello stato. Per
avere un flusso di entrate regolai è necessario imbastire un sistema di tassazione regolare, e a seconda dei
casi più o meno invasivo( ad esempio in procinti di una guerra si inasprisce la tassazione per raccogliere i
fondi necessari). L’imposta più diffusa in Francia è la Taglia, dalla quale sono esenti il clero e i nobili.
Nel 1542 si formano delle circoscrizioni fiscali chiamate Les généralités che rafforzano l’autorità regia e
questo momento di consolidamento del potere monarchico ha come contraltare la perdita di importanza
degli stati generali. C’è anche una
maggiore attenzione all’aspetto giudiziario, mediane la creazione di:

• Gran consiglio

• Parlamenti

• Tribunali d’appello istituiti a Parigi e nelle principali sedi provinciali della monarchia francese.

In queste situazioni sono attivi i giuristi cioè delle persone che hanno una preparazione giuridica e che non
sono di origine nobiliare ma borghese, inoltre molte di queste cariche erano vendute(il meccanismo di
vendita è detto vendita degli uffici). Si forma così un ceto di funzionari dello stato che diventa numeroso
dato il gran numero di cariche messe in vendita. Le cariche più alte avevano capacità nobilitante, si viene a
creare una nobiltà di Toga che, almeno nelle fasi recenti, si scontra con la nobiltà di spada( aristocrazia più
antica. Prende il nome dal servizio permanente per la corona tra gli ufficiali).
A mano a mano che lo stato si rafforza interviene anche nella sfera religiosa; sia la Francia che l’Inghilterra
sviluppano delle chiese nazionali, quella francese si chiama Gallicana mentre quella inglese si chiama
anglicana. Queste chiese nazionali portano con sé dei privilegi e quelli francesi vengono confermati nel
1438 con la prammatica sanzione. Francesco I nel 1516 fece un concordato con il papa in cui si stabilisce
che il sovrano riconosce la superiorità del pontefice sui concili e in cambio ottiene che le cariche di vescovo,
arcivescovo, priore e abate fossero nominate dal re. Ciononostante il potere del re non era omogeno su
tutto il territorio francese; alcuni grandi feudatari conservarono un’autorità non trascurabile, spesso
incrementata dal titolo di governatore. Le provincie di recente acquisizione( Linguadoca, Provenza,
Bretagna e Borgogna) erano dette Pays d’état e avevano le loro assemblee di stati(clero, nobiltà e terzo
stato) che contrattavano l’ammontare delle imposte e la loro spartizione.

Spagna

Nel 1469 si unirono in matrimonio Ferdinando D’Aragona e Isabella di Castiglia aprendo la via all’unione dei
due regi spagnoli. Il governo congiunto dei due sovrani iniziò nel 1479 e l’attenzione dei due re cattolici si
concentrò soprattutto sulla Castiglia, regione molto più ricca e popolosa rispetto all’Aragona. Nella seconda
metà del 1400 la Spagna stava vivendo le fasi finali della reconquista(stava riconquistando i territori
occupati dai musulmani) che terminò nel 1449. Dopo aver cacciato i musulmani cercano di cacciare anche
gli ebrei per preservare la “limpieza de sangre” ma facendo questo avevano eliminato una delle parti più
produttive dell’economia spagnola provocando un gran danno. Nei territori riconquistati venivano inviati
dei corregidores, funzionari regi che si occupavano dell’amministrazione.

Le cortes erano convocate di rado e solo per approvare le richieste finanziarie della corona. Le cortes sono
formate dai tre ordini : clero, nobiltà e terzo stato ma con il rafforzarsi del potere regio vennero convocate
sempre meno e solo per ratificare alcune imposte indirette e vi partecipano solo i rappresentanti del terzo
stato. Qui in Spagna la nobiltà si assoggettò facilmente alla corona grazie alle concessioni di Ferdinando. Il
re si fece nominare gran maestro dei tre ordini cavallereschi di Santiago, Alcantara e Calatrova per
controllare le nomine dei Cavalieri. Anche il sovrano spagnolo ha il privilegio di nominare i saggi episcopali e
altri benefici ecclesiastici.
Dal punto di vista economico c’è anche la lotta tra allevatori e agricoltori, prevalgono gli allevatori data la
presenza della Mesta cioè una corporazione di allevatori di pecore che era controllata dall’aristocrazia e che
ottenne la protezione regia a danno dei coltivatori. Anche in Spagna c’era
un sistema di consigli: prima c’era il consiglio reale che poi è diventato il consiglio di Castiglia con una serie
di consiglieri non nobili ma di estrazione borghese con una formazione da giuristi.
Quando si parla di Aragona c’è una distinzione da fare tra: regno di Aragona, Aragona propriamente detta e
Catalogna e Valenza; queste tre realtà formano l’Aragona. Ferdinando d’Aragona risiede in Castiglia e per
questo fu nominato un viceré e istituito nel 1494 il consiglio di Aragona. La Spagna ha una propria
inquisizione che venne fondata nel 1478 dalla corona che non dipende da quella romana e la cui
competenza si estende ai due regni. Quando nel 1504 muore Isabella si
apre un problema di successione; il regno dovrebbe passare alla figlia Giovanna ma dopo la morte del
marito Filippo nel 1506 era impazzita e così Ferdinando assume il governo del regno fino al 1516.
Ferdinando oltre ad essere un buon re implementa il regno annettendo nel 1512 la Navarra(che allora era
uno stato che si estendeva su due versanti dei Pirenei e quindi in Francia)

Inghilterra

Enrico VII Tudor riuscì a prevalere nella guerra delle due rose (1455-1485) combattuta tra Lancaster e York.
Data la situazione politica complessa e la debolezza del potere, il sovrano non tollera congiure e ribellioni
da parte dei popoli e quindi quando le scopre la repressione è molto dura.

Enrico VII è un grande sovrano: tiene a bada l’aristocrazia, è un ottimo amministratore delle finanze, triplica
i liquidi nelle casse dello stato e riorganizza le istituzioni centrali. Il consiglio della
corona è un organo di governo consultivo, non prende decisioni ma consiglia il sovrano, anche in questo
caso i membri non sono nobili ma uomini fedeli al sovrano. Successivamente furono creati altri due consigli:
il Consiglio del Nord e il Consiglio del Galles, per amministrare i territori del nord e quelli del Galles. C’è
inoltre un tribunale, la camera stellata, che si occupa di tutti i casi non contemplati dal diritto comune e
soprattutto giudica sui reati politici.

Il figlio Enrico VIII gli succedette nel 1509 (regnando fino al 1547) e proseguì la politica autoritaria iniziata
dal padre lasciando la gestione della politica interna al cardinale Thomas Wolsey. Ci fu il
distacco definitivo dalla chiesa di Roma e nel 1534 fu emanato l’atto di supremazia.
Anche il parlamento diventa l’espressione della volontà del regno ma mentre non si avevano problemi con
la camera dei lord (formata da nobili e membri dell’alto clero, si avevano problemi con la camera dei
comuni perché eraquela che decideva se approvare o meno le tasse. La particolarità del potere
inglese è che è un potere a due teste, c’è il re e c’è il parlamento e queste figure non possono esistere
senza l’altra.

Germania

Nel 1493 muore Federico III D’Asburgo e la situazione politica è frastagliata perché la sovranità nell’area
tedesca era confusa in quanto c’erano stati territoriali, principati ecclesiastici e libere città, alcune delle
quali erano in lega(un esempio è la lega anseatica), feudi immediati(dipendevano da un signore che a sua
volta dipende dall’imperatore) e popoli di lingua diversa(in realtà sono 34 dialetti più che lingue). Vi erano
contrasti tra le aree più urbanizzate e le più sviluppate economicamente e le zone interne, rurali e legate ad
un modo di vita medievale. Al vertice c’era il sovrano il cui titolo veniva ereditato. Gli Asburgo
covernano direttamente su alcune regione come su bassa e alta Austria, Asturia, Carinzia , Stiria, Carniola,
Tirolo(dal 1490) e contea di Gorizia ( dal 1500). Il sovrano riceveva la dignità imperiale nominato da una
dieta ristretta composta da 7 grandi elettori:

• 4 laici: re di Boemia, Principi di Sassonia, Brandeburgo e Palatinato

• 3 re ecclesiastici: Arcivescovo di Trevi, Magonza e Colonia

Di fronte alla dieta ristretta c’è la dieta allargata che comprende tutti gli organi dell’impero cioè 6 elettori,
120 prelati(uomini religiosi), 30 principi laici, 140 feudatari e 85 città. La realtà tedesca
è frammentata e ad un certo punto nel 600 si arriverà al punto che molti stati tedeschi non si sentono
rappresentati dall’imperatore e quindi si costruiscono alleanze con altri “stati”. Massimiliano I, sovrano dal
1493 al 1519 aveva spostato Maria di Borgia e debuttò con un notevole successo grazie alla pace di Senlis
con la Francia nel 1493 in cui si riconoscevano agli Asburgo il possesso dei Paesi Bassi, dell’ Arteis e della
Franca contea. Massimiliano I aveva un progetto troppo ambizioso:

1. Iniziare una crociata anti-turca

2. Riaffermare il potere imperiale in Italia

Nel 1495 si riunì la dieta a Wortis nel tentativo di dare più forza al potere imperiale e razionalizzare le
entrate fiscali ma ciò non ebbe successo. Nonostante questo si ottenne:

1. Nasce un tribunale imperiale (Reichskommergericht)

2. Consiglio composto da 17 membri(reichsrat)


3. Versamento di un soldo comune la cui somma tuttavia doveva essere approvata dalla dieta ogni
anno.

Queste tre istituzioni non riescono a funzionare come avrebbero dovuto e quindi si creano altre forme di
centralizzazione del potere attraverso la creazione del consiglio Aulico(hofrat) e di una camera aulica; il
consiglio si sofferma su problemi politici mentre la camera si occupa dell’amministrazione delle finanze.
La mancata riforma mina la capacità di intervento di Massimiliano I in Italia e lascia campo libero al re di
Francia che aveva sposato Bianca Maria Sforza. Altro tentativo di Massimiliano I era di controllare
maggiormente la Svizzera ma non ci riesce perché a Donach, vicino Basilea nel 1499 l’esercito tedesco viene
sconfitto dagli svizzeri.

Lo storico Inglese Geoffrey Parker scrisse “rivoluzione militare” su quello che stava accadendo. Il passaggio
del 400 al 500 fu un’epoca di grandi mutamenti militari. Perse di importanza la cavallerie e aumentò la
fanteria, cambiando le fortificazioni che passano da alte e sottili come nel medioevo a basse e
larghe(resistono ai cannoni), le artiglierie diventano più efficienti. Grazie a queste innovazioni la guerra
diventa più cruenta ma anche più dispendiosa.

I signori locali non sono più in grado di avere dei propri eserciti perché non sono in grado di competere con
lo stato. In questa prima fase ci sono molti corpi mercenari che passano da un belligerante ad un altro
purchè siano pagati. Solo più avanti ci saranno eserciti permanenti, caserme. L’inizio del declino della
cavallerie pesante si inizia a vedere nella guerra dei 100 anni. I fanti si dispongono in maniera diversa e
sono aiutati dai picchieri, uomini armati di picche lunghe 5 o 6 metri impugnate orizzontalmente. Il
generale spagnolo Fernandez de Cordoba mise a punto uno schieramento flessibile con unità composte da
3000 uomini, formate in parte da picchieri e in parte da archibugieri. Cambia anche
l’ethos(comportamento) dei cavalieri che in epoca medievale era ritenuto vile colpire il nemico e ora invece
i nemici si vincono con un’artiglieria efficiente e agguerriti reparti di fanteria. La guerra era sempre più
gestita dallo stato relegando la nobiltà ad una posizione marginale.

In Italia c’era un equilibrio politico nato dalla pace di Lodi del 1454 che si ruppe alla morte di Lorenzo de
medici e di Innocenzo VIII. Lorenzo de medici era chiamato l’ago della bilancia perché dove si muoveva lui si
spostavano gli equilibri. Le diverse realtà statuali italiane iniziano a fremere :

• Venezia vuole espandersi di più in terra ferma e inizia a manovrare per cercare di ottenere territori
in più

• Ludovico Sforza, che diventa signore di Milano strappando il potere al nipote Gian Galeazzo, vuole
consolidare il suo potere a Milano.

• La chiesa vuole espandersi

• Carolo VIII era deciso a far valere i suoi diritti di successione

Carlo VIII in base alla discendenza angioina voleva far valere i suoi diritti. Il sovrano Francese fu incoraggiato
a scendere in Italia da Venezia e da Milano. Carlo VIII valica le alpi con 5000 mercenari svizzeri e numerosa
artiglieria. Nel febbraio 1495 entra a Napoli. Una volta che i francesi erano nel territorio italiano gli stati
italiani si alleano (Venezia, Milano, Firenze, Stato Pontificio, Spagna, Impero). L’esercito delle lega cerca di
andare incontro ai francesi ma viene sconfitto a Fornovo il 6 luglio 1495 sul valico appenninico della cisa,
intanto Ferdinando II di Aragona riprendeva il regno di Napoli grazie alla spagna e a Venezia. Lo stato che ci
rimette di più è il ducato di Toscana perché c’era Piero de medici che si era dimostrato troppo prono a Carlo
VIII e che quindi i fiorentini cacciano da Firenze e cercano di creare un proprio regime repubblicano. Pisa
intanto si stacca e rimarrà indipendente fino al 1509. A Firenze si dividono in palleschi e piagnoni; i palleschi
sono i sostenitori dei medici(chiamati così per le 6 palle sullo stemma dei medici) e i piagnoni che sono
legati a savonarola (pungolano per avere la riforma). Savonarola si scaglia contro la corrotta chiesa che
brama di più il potere. Si crea un consiglio di 3000 cittadini ma questo dava fastidio alla chiesa che non
voleva sentirsi rinfacciare le proprie colpe da un frate sia ai nobili che stavano prendendo potere. Nel 1497
savonarola viene scomunicato e nel 1498 fu giustiziato.

Venezia nel frattempo si espanse in puglia e cercò di acquisire dei territori dello stato della chiesa. Nel 1498
si alleò con i francesi che in base all’accordo avrebbero dovuto garantire a Venezia la conquista di Cremona
e Ghiara d’adda. I veneziani in cambio avrebbero aiutato i francesi alla conquista del ducato di Milano. Nel
1499 il ducato di Milano diventa francese e Ludovico il moro fu fatto prigioniero e portato in Francia. Nel
1503 la Spagna prevalse sulla Francia e si impossessò del regno di Napoli.

Cesare Borgia è il figlio naturale di papa Alessandro VI(che non avrebbe potuto e dovuto avere rapporti ma
essere casto) che fece in modo creare per il figlio uno stato in Romagna e nelle Marche eliminando diverse
signorie locali. Con la morte del pontefice nel 1503 ebbe fine anche questa avventura statuale. Egli è anche
chiamato il valentino perché il re di Francia gli aveva donato il ducato del Valentinois.
Il nuovo papa fu Giulio II(1503-1512) il quale non era molto interessato al fattore religioso ma al potere
temporale della chiesa. Infatti chiese a Venezia di rinunciare a Rimini e a Favenza ma Venezia si rifiutò di
eseguire l’ordine e quindi fu stipulata la lega di Cambrai alla fine del 1508 tra impero, Francia e Spagna. Il 14
maggio 1509 i veneziani furono sconfitti ad Agnadello, vicino a Crema, dall’esercito francese che si attestò
sulla linea del Mincio. A partire da questo momento Venezia iniziò a rivedere le sue ambizioni.

Quando venne sconfitta Venezia le città della terraferma fecero entrare le truppe imperiali. La diplomazia
veneziana lavorò abilmente e riuscì a insinuare la divisione tra gli alleati. In questo modo si riesce a
stipulare un accordo con il papa che si reputò soddisfatto avendo riottenuto le terre romagnole oltre alla
libera circolazione nell’adriatico tolse la scomunica a Venezia. A questo punto è la Francia la nazione più
pericolosa e quindi il pontefice stipulò la santa lega contro la Francia coalizzandosi con la Spagna, con
l’impero, con l’Inghilterra e con la Svizzera. Nel 1512 a Firenze vengono restaurati i medici e Milano fu
occupata dagli svizzeri. La Francia si riappacifica con i veneziani perché vuole il loro aiuto contro la Svizzera.
Le città veneziane che avevano aperto le porte agli imperiali sono stanche della loro dominazione e
oppongono una resistenza inaspettata tornando dalla parte di Venezia. In questa prima fase Venezia
recupera gran parte dei suoi territori ma a partire da questo momento non ebbe più grandi ambizioni.

Nel 1515 divenne re di Francia Francesco I che organizzò una spedizione in Italia. Nell’agosto 1515 passò le
alpi con 10.000 cavalieri e 30. 000 fanti. Il 13-14 settembre 1515 si svolse la battaglia di Melegnano in cui i
francesi sconfissero gli svizzeri anche grazie all’aiuto dei veneziani. Gli svizzeri persero quasi tutto il ducato
rimanendo con la sola contea Bellinzona(l’attuale Canton Ticino). La pace di Noyon 1516 tra Francia e
Spagna consolidò l’equilibrio politico allora raggiunto in Italia.

Carlo V fu importante perché è considerato la cerniera tra due epoche. Il medioevo e l’età moderna. Egli ha
il ruolo di imperatore ma allo stesso tempo è il primo sovrano che si trova di fronte alla realtà dell’Europa
nell’età moderna che sono le monarchie nazionali. Carlo D’Asburgo nasce a Gand nel 1500(paesi Bassi), era
il nipote di Ferdinando. Sua madre era Giovanna la pazza e suo padre Filippo D’Asburgo figlio di
Massimiliano I. divenne re di Spagna nel 1516 perché la madre non era in grado di governare. Carlo V era
un sovrano poliglotta (disse: “parlo in spagnolo con Dio, in italiano con le donne, in francese con gli uomini
e in tedesco con il mio cavallo”). Carlo diventa orfano precocemente dato che il padre muore e la madre da
di testa e invece di ereditare la Castiglia viene messa in un convento. Carlo orfano cresce grazie alle cure
della zia Margherita D’Asburgo. Nel 1516 muore Ferdinando D’Aragona quindi Carlo diventa re di Spagna
oltre che del ducato di Borgogna(1506). Pochi anni dopo nel 1519 si candida al titolo di imperatore dopo la
morte del nonno materno Massimiliano I. L’impero era una carica elettiva e quindi bisognava farsi eleggere.
Anche Francesco I, re di Francia si candida con il sostegno di papa Leone X. Gli elettori tedeschi erano
contrari alla candidatura di Francesco I. Un altro fattore decisivo è l’oro prestato dai banchieri Fugger e
Welser. Carlo V fu eletto all’unanimità nella dieta riunitasi a Francoforte il 27 giugno 1519.

Carlo si era formato a Bruxelles alla corte della zia , la reggente Margherita dalla quale aveva assorbito un
orgogioso senso dinastico e una cultura cavalleresca Franco-Borgognona. Il suo precettore Adriaan Florensz
che gli aveva trasmesso una religiosità sincera e profonda vicino alla devotio moderna e con alcuni influssi
erasmiani(Devotio moderna: movimento spirituale diffuso nei Paesi Bassi alla fine del XIV secolo che
predicava la rinascita della fede). Carlo dovrà imparare le lingue per governare i suoi domini. Oltre al futuro
papa Adriaan Florensz anche Erasmo da Rotterdam avrà un importante ruolo nell’educazione di Carlo.
Questi due personaggi infonderanno in Carlo una concezione della religione particolare cioè una sensibilità
religiosa che derivava da un movimento che si era sviluppato nei paesi bassi tra la fine del 400 e l’inizio del
500, la devotio moderna. La devotio moderna era un modo di intendere la religione in modo più spirituale,
era un movimento che dava meno importanza alle pratiche esteriori e più alla preghiera individuale.
Erasmo scrisse per Carlo nel 1515 “l’instituto principis christiani”(che doveva difendere la chiesa e la
religione cattolica) in cui indica a Carlo quali devono essere i doveri del buon principe cristiano. Accanto ai
doveri(difendere la chiesa e la religione cattolica) Carlo V viene influenzato anche da un’altra idea che gli
proveniva dall’ambiente umanistico italiano e che si ricollegava ad idee dell’umanesimo; in particolare
l’idea che l’impero avesse il compito di mantenere l’unità della cristianità.
Carlo V impara ad essere un sovrano con l’obiettivo di andare d’accordo con il papa e difendendo la chiesa
e un sovrano che desidera mantenere la pace in Europa e garantire l’unità di fede e di civiltà. Queste
concezioni gli derivano in parte da Erasmo, dalla devotio moderna e di Adriano e in parte da un italiano:
Mercurino Arborio di Gattinara. Mercurino era un leghista, era stato al servizio di Margherita ma
soprattutto era un umanista che era stato influenzato dalla figura di Dantesca della cristianità governata dai
due poteri, l’impero e il papato che dovevano però andare d’accordo.

Se ci fosse stata la necessità l’imperatore avrebbe dovuto prendere in mano la situazione ed essere lui, se
c’erano problemi con il parlato, a prendere in mano la leadership. Carlo V avrebbe incontrato molti ostacoli
come la rivolta dei comuneros dell’estate 1520 quando una serie di città rivendicarono le loro autonomie.
La protesta assunse un carattere antifeudale e si estese alle campagne. Fu allestito un esercito nobiliare che
ebbe ragione degli insorti nella battaglia di Villalar 23 aprile 1521. La situazione peggiorò dopo l’arrivo di
Carlo fino a portare alla rivolta perché i sudditi erano diffidenti nai suoi confronti di quanto non parlava
spagnolo e si era presentato in Spagna con dei seguaci borgognoni ai quali aveva affidato le cariche.

I sudditi spagnoli volevano un sovrano spagnolo che conoscesse le esigenze del paese e che le cariche
fossero affidate a dei locali. Questo peggiora ulteriormente quando Carlo viene eletto imperatore e si deve
assentare per andare in Germania a ricevere la corona imperiale. Questo scatena una rimostranza nelle
citta della Castiglia, dell’Aragona e del regno di Valenza del terzo stato(è soprattutto l’elemento cittadino e
borghese che si rivolta). Questa rivolta raccoglie poi anche le stanze dei contadini spagnoli che sono
sottoposti ad un regime molto duro da parte della nobiltà(grandi latifondisti) che esercita una grande
pressione sui contadini. I contadini chiedono meno imposte, meno aggravi ed un accesso più libero alle
terre(liberalizzazione delle terre). Dopo la rivolta iniziò la “spagnolizzazione” di Carlo V che visse in Spagna
dal 1522 al 1529 e per brevi periodi fino al 1543. Molti dei suoi capitani e consiglieri erano spagnoli e nel
1526 sposò l’infanta del Portogallo Isabella Dàviz, che si occupava del governo quando l’imperatore non si
trovava in Spagna.

In questo momento la Spagna vive una condizione di prosperità economica e domina alcune colonie dalle
quali provengono una serie di ricchezze che arrivavano al porto di Siviglia. A Siviglia c’era la casa di
contratacion che era uno strumento di controllo dei traffici da e per le colonie. Tra le merci provenienti
dalle colonie iniziano ad arrivare materiali preziosi che consentivano alla Spagna i mezzi economici per
condurre la politica di potenza che la Spagna condurrà fino alla metà del seicento(con materiali preziosi si
intende argento). Carlo V essendo imperatore deve occuparsi dei problemi della Germania tra cui il
luteranesimo . all’inizio Carlo ha un atteggiamento conciliante verso il luteranesimo, non voleva lo scontro
ma voleva capire le ragioni ma poi dovrà cambiare politica.

Dopo il 1520 il suo campo prediletto sarà l’Italia poiché da una parte voleva fronteggiare il suo maggior
avversario, Francesco I e dall’altra voleva seguire il richiamo ideale dell’Italia come giardino dell’Europa.
Per manifestare il potere è necessario manifestarlo in Italia che era stata la culla dell’impero.

La Francia voleva spezzare l’accerchiamento

CAPITOLO 8: I nuovi orizzonti geografici

Un evento fondante della storia moderna(ottica Eurocentrica) sono le scoperte geografiche. Alla fine del
Medioevo gli scambi economici si svolgevano unicamente nel mar Mediterraneo. I viaggi verso l’Oriente ,
frequenti all’epoca di Marco Polo erano diventati più difficili dopo l’avvento della dinastia Ming in Cina e la
presenza ottomana nei balcani . anche i tre mercanti veneziani, che si erano assicurati il monopolio della
fornitura delle spezie, erano costretti a ricorrere a degli intermediari rifornendosi nei porti di Beirut e
Alessandria. Oro e avorio, merci importate dall’Africa, giungevano tramite i mamelucchi e gli stati
Nordafricani. Le conoscenze geografiche sugli altri continenti erano piuttosto vaghe . grazie agli studi di
Tolomeo era stata accolta la nozione della sfericità della terra. I tre continenti noti erano Europa, Africa,
Asia ed erano tutti collocati nell’emisfero nord. Non si conoscevano ancora l’America latina e l’Oceania.
Anche la cartografia subì un grande miglioramento. L’Oceania verrà esplorata solo per un periodo alla fine
del 700.
All’inizio le nuove terre erano uste come prigioni in cui si mandavano i delinquenti e le persone
indesiderate. Solo successivamente saranno organizzate sul modello della società inglese. In questa prima
fase bisogna tenere a mente alcune cose:

• Saranno i portoghesi che avviano le esplorazioni dell’africa

• l’obiettivo di questi viaggi era quello di trovare delle rotte alternative per arrivare direttamente,
senza intermediari nei centri di produzione di spezie, ceramiche e prodotti che si compravano in Oriente.

Anche in Africa c’erano delle formazioni statali piuttosto potenti e non è vero che si tratta di popoli senza
storia. Un meccanismo messo in atto dagli Europei è il voler conoscere un po' delle tradizioni storiche,
culturali delle popolazioni con cui sono a contatto imponendo a queste popolazioni il loro modo di fare
storia all’europea. Questi popoli venivano costretti ad immaginarsi in una dimensione spazio-temporale che
non avevano ma che era tipicamente europea. Un risultato della colonizzazione si nota quindi anche in
questo modo di fare storia. Le zone allor più popolate erano quelle lungo il Nilo( attuale Egitto e Sudan, la
fascia Maghrebina e i territori a sud del deserto del Sahara. Sia in Africa che in America gli europei non
trovano territori disabitati. Soprattutto nel caso americano arrivano in territori dove ci sono civiltà
estremamente raffinate.
CAPITOLO 9: I nuovi orizzonti spirituali: Rinascimento e Riforma

i decenni delle guerre d’Italia sono quelli in cui giunge alla sua massima fioritura la civiltà del Rinascimento
italiano. Il termine “Rinascimento” fu coniato verso la metà del XIX secolo da due grandi storici, Jules
Michelet e Jacob Burckhard per indicare il ritorno ai valori e ai modelli dell’età classica nella filosofia, nella
politica nella letteratura e nell’arte, in polemica con le credenze e gli atteggiamenti dei secoli di mezzo, e al
tempo stesso l’adozione di un nuovo e più positivo atteggiamento verso la natura e verso l’uomo, posto al
centro dell’universo.

Il concetto di Rinascimento si può considerare inclusivo di quello di umanesimo. Gli umanisti erano coloro
che si dedicavano alla riscoperta e allo studio delle opere dell'antichità, da prima Latina, poi anche greca. 

Questa cultura rinascimentale era fortemente impregnata di valori laici e terreni e piuttosto indifferente
alle dispute dottrinali e teologiche; il suo atteggiamento verso la chiesa oscillava tra 16 più formale e un
anticlericalismo connotato più da una reazione morale, civile e politica che da un anelito religioso. Anche in
Italia non mancavano spiriti che ponevano al centro delle loro preoccupazioni il rapporto con Dio, la
purificazione della Fede è il problema della salvezza ultraterrena. L'attesa di una riforma della chiesa, che la
riportasse alla purezza e alla povertà delle origini si era acuita davanti al grande scisma d'occidente 1378
1415, alle contese per il primato tra il papato e i concili di Costanza e di Basilea, al prevalere sempre più
netto degli interessi politici e mondani della curia di Roma rispetto a quelli pastorali. Ma all'origine del
movimento protestante stava anche la volontà di ristabilire l'autenticità del messaggio cristiano attraverso
lo studio diretto dei Testi sacri, senza tener conto delle elucubrazioni dei teologi. il rappresentante più
autorevole dell'Umanesimo Cristiano fu L'Olandese Erasmo da Rotterdam. Educato agli ideali di vita
religiosa della devotio moderna, Erasmo entrò in un convento agostiniano, ma dopo 6 anni lascio la vita del
chiostro per seguire la sua inclinazione agli studi. Erasmo delineò il quadro di una morale che conciliava le
influenze del mondo classico con l'insegnamento di Cristo. Ma forse il contributo maggiore di Erasmo
questo ritorno alle fonti del Cristianesimo fu la sua edizione critica del testo greco e latino del Nuovo
testamento, che servirà l'utero per la sua traduzione della Bibbia in tedesco. Il cristianesimo di Erasmo era
un ideale di vita pratica piuttosto che un insieme di dogmi. 

Martin Lutero, figlio di un piccolo imprenditore minerario, era nato nel 1483 ad Eisleben, cittadina della
Turingia, in Germania punto fu inviato a scuola prima a mansfeld poi a magdeburgo nel 1501 si iscrisse alla
facoltà di giurisprudenza dell'università di erfurt. Ma nel luglio 1505 Lutero scelte di farsi monaco. Ordinato
sacerdote nel 1507, Lutero cerco la risposta ai propri dubbi negli studi teologici: conseguito il grado di
dottore, assunse partire dal 1513 l'insegnamento teologico a wittenberg, in Sassonia.

per l'utero la natura umana è intrinsecamente malvagia, corrotta dal peccato originale e nulla può fare da
sé. Il giusto farà naturalmente il bene, però amore di Dio e del prossimo, ma ciò sarà una semplice
conseguenza e non una causa del suo stato di grazia. Invece secondo la chiesa cattolica l'uomo poteva
contribuire alla propria salvezza attraverso delle opere buone. Alla luce di questa scoperta, tutta la sacra
scrittura acquistava un nuovo significato punto e virgola doveva essere letta è spiegata senza tenere alcun
conto delle interpretazioni ufficiali. L'autorità esclusiva attribuita alla rivelazione contenuta nei Testi sacri
cancellava il magistero della chiesa in materia teologica, così come la dottrina della giustificazione per Fede
ne annulla va la funzione di intermediaria fra l'uomo è Dio. Era negata la possibilità di scorciatoie mistiche,
di ogni illuminazione diretta dei credenti da parte dello spirito Santo: sarà questo uno dei motivi
fondamentali di contrasto tra l'utero e le correnti più radicali della riforma. dei sette sacramenti
tradizionalmente ammessi nella chiesa cattolica, solo due a detta di Lutero erano realmente fondati sui
Testi sacri: il battesimo e l'Eucaristia. Di particolare rilievo era la soppressione del sacramento dell'ordine:
ne conseguiva l'idea che chiunque potesse essere chiamato a celebrare le funzioni religiose. Era una
negazione ulteriore del ruolo della chiesa come istituzione Divina destinata Dalla semplice comunità dei
Cristiani. Naturalmente la rottura con Roma avvenne man mano. 

La vicenda che indusse Lutero a venire per la prima volta allo scoperto è indicativa del tipo di
preoccupazione che all'inizio del Cinquecento dominavano le istituzioni ecclesiastiche. Alberto di
hohenzollern aspirava a diventare anche arcivescovo di Magonza. Papa Leone decimo accetta di conferirgli
la nomina dietro pagamento di diecimila Ducati per la dispensa dalla norma del titolo canonico che vietava
il cumulo di cariche. Il pontefice gli concesse l'appalto di una vendita di indulgenze, bandita in tutta la
Germania allo scopo di finanziare la costruzione della basilica di San Pietro: metà del ricavato sarebbe
rimasta ad Alberto, l'altra metà sarebbe toccata alla camera apostolica.

La teoria delle indulgenze era basata sul presupposto dell'esistenza di un tesoro di meriti accumulati dalla
vergine dai Santi, al quale la chiesa poteva attingere per rimettere le pene ai peccatori pentiti e anche per
abbreviare le pene del Purgatorio. Ma i predicatori non andavano tanto per il sottile e giungevano
promettere il Paradiso a chiunque fossi fosse mostrato prodigo nel proprio denaro. Il 31 ottobre 1517
Lutero invio ad Alberto di hohenzollern 95 tesi che affisse anche alla porta della chiesa del castello di
wittenberg. Non solo vi era stigmatizzato il traffico delle indulgenze ma vi era negata la facoltà del pontefice
di rimettere le penne al di fuori di quelle da lui stesso inflitte. Le tesi furono stampate e riscossero grande
successo in tutta la Germania. A Roma solo nel giugno 1520 fu emanata da leone decimo la bolla exsurge
domine che lasciava l'utero 60 giorni per ritrattare prima che contro di lui fosse sbagliata la scomunica.
L'utero brucia pubblicamente la bolla insieme ai libri del diritto canonico. Nella seconda metà del 1500 20
erano apparsi alcuni dei suoi scritti più importanti: un appello alla nobiltà Cristiana della nazione tedesca
perché prendesse nelle sue mani la riforma della chiesa. La scomunica giunse nei primi giorni del 1521. Ma
dopo imperatore Carlo Quinto, eletto nel giugno del 1519 aveva promesso a Federico il saggio che avrebbe
consentito a quest'ultimo di giustificarsi alla sua presenza. Il memorabile incontro avvenne alla dieta
Imperiale di Worms nei giorni 17 e 18 aprile del 1521, invitato a riconoscere i propri errori l'utero rispose: a
meno che io non sia convinto con la scrittura e con ragionamenti chiari-poiché non accetto l'autorità di papi
e di concili che si sono contraddetti l'un l'altro-la mia coscienza è vincolata alla parola di Dio. Non posso e
non voglio ritrattare nulla perché non è giusto né salutare andare contro la coscienza. Iddio mi aiuti. Amen.

 l'Editto di Worms dichiarava Lutero al bando dall'impero, il Che significava che chiunque avrebbe potuto
ucciderlo impunemente; ma un drappello di cavalieri inviato dal elettore Di Sassonia, lo aveva messo in
salvo nel castello di wartburg in Turingia, dov'è Lutero lavoro alla traduzione in tedesco del Nuovo
testamento e alla stesura di altri scritti.

Nelle campagne furono soprattutto i motivi evangelici dell'uguaglianza tra gli uomini e della polemica
contro i ricchi grandi della Terra a fare colpo e rafforzare il movimento di resistenza contro i gravami feudali
di difesa dell'autorità delle comunità di villaggio. Fin dal 1520 alcuni seguaci di Lutero cominciarono ad
aizzare le folle non solo contro il clero e le istituzioni romane, ma anche contro tutte le ingiustizie e tutte le
forme di oppressione: riforma religiosa e riforma sociale erano infatti strettamente congiunte per questi
indicatori, che si proponevano di instaurare sulla terra il regno di Dio, basato sulla fratellanza e sui principi
del vangelo. già da parecchi mesi infuriava in varie regioni della Germania uno stato di ribellione noto come
guerra dei contadini. Vai focolai iniziali, accesi nel 1524 in Svevia è lungo il Reno, la rivolta della gola
veramente verso il nord fino alla Turingia e alla Sassonia e verso est fino alla carinzia e al Tirolo. Gli insorti
non erano spinti tanto dalla miseria quanto dalla volontà di ristabilire gli antichi diritti contro le recenti
usurpazioni dei signori che tendevano ad accrescere i privilegi feudali è in Pro droni rsj dei beni e delle
risorse comuni, di difendere l'autonomia della comunità di villaggio, di realizzare la morale evangelica. Il
carattere in fondo moderato delle loro rivendicazioni economiche, ma anche loro utopismo e millennialism
Oh e religioso trovano confermano i 12 articoli pubblicati nel febbraio 1525 a memongen e fatti propri da
gran parte del movimento. Le violenze i saccheggi perpetrati dai rivoltosi e il pericolo di un sovvertimento
delle gerarchie sociali indussero i principi, i prelati, la nobiltà e i ceti urbani superiori a serrare le file e ad
armarsi per stroncare il movimento punto decisiva fu la sconfitta subita dagli insorti a frankenhausen, in
Turingia, il 15 maggio 1525.

La corrente più radicale della riforma sopravvisse alla disfatta dei contadini e di Müntzer soprattutto grazie
all'azione dei gruppi anabattisti (somministrazione del battesimo agli adulti perché secondo costoro solo
l'adesione consapevole del soggetto rendeva valido il sacramento). Caratterizzavano inoltre i gruppi
anabattisti la separazione dei veri credenti dal resto dell'umanità, la tendenza a formare comunità basate
sulla fratellanza e sull'aiuto reciproco, il disconoscimento delle autorità terrene e la Fede nell'illuminazione
diretta da parte dello spirito Santo. Rimasero costanti nel rifiuto della violenza, nonostante le persecuzioni
di cui furono oggetto. Ma nel febbraio 1534 gli anabattisti si impadronirono del governo della città e vi
imposero con la forza le proprie regole e, introducendo oltre alla comunione dei beni anche la poligamia.
Per 16 mesi resistettero all'assedio del principe vescovo e delle forze luterane sia cattoliche accorse in suo
aiuto. la capitolazione conseguita anche in questo caso da uno spaventoso massacro.

Sebbene avesse messo al bando Lutero mediante il già richiamato editto di Worms, l'imperatore Carlo
Quinto si dimostrò restio ad impiegare la forza nella risoluzione del conflitto con i protestanti. Rimase a
lungo fiducioso nella possibilità che un concilio universale a pianazze le divergenze in materia di Fede:
l'imperatore convocò nel 1530 una dieta nella città imperiale di Augusta. Qui Filippo melantone redasse
una professione di fede a cui aderì la maggior parte delle città è dei principi riformati. Ogni possibile
accordo tu frenato dall' intransigenza dei teologi cattolici cui ne fu affidato l'esame. Carlo Quinto intimo ai
protestanti di sottomettersi; per tutta risposta, essi stipularono un'alleanza difensiva, la lega di smalcalda.
L'ultimo tentativo di conciliazione ebbe luogo nel 1541 a Ratisbona, dove un compromesso tra protestanti e
cattolici farmi delinearsi sullo spinoso problema della giustificazione per Fede. Ma le posizioni tornarono ad
allontanarsi irrimediabilmente. Neppure la schiacciante vittoria riportata da Carlo Quinto sulla lega di
smalcalda a muhlberg nel 1547 riuscì a porre termine al conflitto, tanto più che il nuovo re di Francia Enrico
II alla c'ho contatti con i protestanti tedeschi e con il sultano turco per mettere in difficoltà l'asburgo.

Nell'autunno 1551 fu stipulato un accordo segreto in base al quale Enrico II avrebbe garantito il suo
appoggio diplomatico e militare ai principi protestanti in cambio dell'acquisto dei vescovati di Metz, toul e
Verdun. Carlo Quinto fu colto alla sprovvista dalla ripresa delle ostilità, tanto da essere costretto a una
umiliante Fuga da Innsbruck, nell'aprile 1552. 

La pace di Augusta sanciva la scissione religiosa della Germania è un grave indebolimento delle autorità
Imperiale i veri vincitori erano i principi che consolidarono il proprio potere all'interno dei rispettivi territori.
Il consolidamento delle strutture istituzionali interesso anche gli stati ereditari asburgici, il cui governo fu
affidato da Carlo Quinto a suo fratello Ferdinando, è che acquisirono una prima forma di unità politica con
la creazione di organi comuni ai vari regni e Ducati: il consiglio segreto, la cancelleria aulica e il consiglio
aulico di guerra. La decisione di Carlo quinto di spartire il suo immenso impero tra il fratello Ferdinando il
figlio Filippo II divenne effettiva tra il 1555 e il 1556 con una sua applicazione a tutti i titoli. Mentre
Ferdinando di veniva imperatore del sacro Romano impero col titolo di Ferdinando primo ed eredità vale
corone di Boemia di Ungheria e Ducati austriaci, a Filippo II toccavano la Spagna con tutte le sue colonie e i
Paesi Bassi, la Franca Contea e i regni di Napoli di Sicilia e di Sardegna oltre al Ducato di Milano. Carlo morì
il 21 settembre 1558.

Sia in Inghilterra sia nei paesi scandinavi e mutamenti in campo religioso sono indiscutibilmente legati al
processo di costruzione di un'attività nazionale di un forte potere monarchico. Nel 1528 il re d'Inghilterra
Enrico VIII Tudor chiese al pontefice l'annullamento del suo matrimonio con Caterina d'Aragona che non gli
aveva dato un erede maschio. Clemente VII non si sentì di accogliere la domanda e allora Enrico decise di
fare da sé. Nel 1529 convocò un parlamento da qui e tenne non solo l'annullamento del matrimonio, ma
anche la rottura di tutti i vincoli di dipendenza da Roma e l'approvazione nel 1534 dell'atto di supremazia,
che lo dichiarava Capo supremo della chiesa d'Inghilterra. La dottrina è la struttura gerarchica della chiesa
non furono in un primo momento toccate ma gli ordini regolari furono sciolti a partire dal 1536 e i loro
ingenti beni fondiari incamerati dalla corona, che limite in vendita. Artefice principale dello scisma
anglicano era stato Thomas Cromwell, a cui si dovettero anche il riordinamento del consiglio privato della
Corona e il rafforzamento dell'apparato amministrativo. Caduta in disgrazia, Cromwell fu accusato di
tradimento giustiziato nel 1540. Dal punto di vista religioso, la vera riforma ebbe luogo durante il breve
regno di Edoardo Sesto, nato dalla terza moglie di Enrico VIII, Jane seymour. La dottrina calvinista si diffuse
allora largamente in Inghilterra e ispirò la redazione di un libro di preghiere comuni e la formulazione di
quarantadue articoli di fede. Invano Maria Tudor si sforzo di riportare la fede cattolica in Inghilterra.

Nei paesi scandinavi fu invece luteranesimo diventa religione di stato, grazie agli intensi contatti culturali e
commerciali con il mondo tedesco punto dal 1397 le corone di Danimarca Svezia e Norvegia erano collegate
nel Unione di kalmar, sotto La supremazia dei re danesi.

CAPITOLO 10: La Controriforma e l’Italia del pieno e tardo Cinquecento

Con il termine Controriforma si designa un complesso insieme di movimenti, istituzioni e iniziative messe in
atto tra Cinquecento e Seicento dalla Chiesa cattolica romana, sia in risposta al dilagare della Riforma
protestante, sia come conseguenza delle esigenze di riforma interna e rinnovamento religioso emerse già a
partire dai concili del secolo XV.
Sia la riforma protestante che la controriforma si verificarono in un periodo in cui, in tutta l’Europa, i fedeli
avvertirono un’acuta necessità di rinnovamento religioso, al di là di delle frontiere confessionali. Le istanze
di rinnovamento religioso furono avvertite anche in Italia, dove le opere e le idee di Erasmo da Rotterdam
circolarono ampiamente e fossero spesso lette in chiave luterana, cioè come alternativa globale al
complesso di dogmi, di istituzioni e di riti in cui si identificava la religione tradizionale.
Accanto all’influsso erasmiano agirono una serie di stimoli:

• l’ondata di profezie e di attese apocalittiche suscitate dalla predicazione di spiriti infervorati

• le sofferenze e le rovine portate dalle guerre d’Italia

• l’anticlericalismo diffuso da tempo tanto nei circoli colti quanto negli strati popolari.
Le speranze in un’iniziativa dall’alto per la riforma della Chiesa, fortemente sollecitata anche
dall’imperatore Carlo V, si accesero con l’avvento al pontificato di Paolo III Farnese, che manifestò
l’intenzione di convocare al più presto un nuovo Concilio ecumenico e costituì nel 1536 una commissione
con il compito di studiare e proporre rimedi ai mali della Chiesa. Anche il Concilio, convocato una prima
volta a Mantova per il 1537, potrà riunirsi effettivamente, come vedremo, solo alla fine del 1545.
Questo clima di fervore e di rinnovamento si espresse nella creazione di nuovi ordini religiosi o nella
riforma dei vecchi. A tale tendenza si può ricollegare la nascita, interno al 1528, dell’ordine dei cappuccini,
un ramo della grande famiglia francescana: all’ideale della povertà assoluta, secondo lo spirito originario di
San Francesco. L’ordine che più di ogni altro era destinato a incarnare lo spirito della controriforma fu la
Compagnia di Gesù. Il suo fondatore, Ignazio Loyola era un esponente degli Hidalgos, caratterizzati dalla
vocazione alle armi e dallo spirito di crociata. Ferito dall’assedio di Pamplona nel 1521, decise di convertirsi
a una vita di preghiera e di penitenza. Nel 1534 pronunciò insieme ad un gruppo di compagni i voti di
povertà e di castità e si impegnò a consacrare la propria alla liberazione della Terra Santa al servizio della
Chiesa e del pontefice. Dal 1535 Ignazio e i suoi compagni soggiornarono in Italia. Fin dall’inizio i gesuiti si
caratterizzarono come una milizia scelta al servizio del papa e della Controriforma. Ai tre voti
tradizionali(povertà, castità e obbedienza) ne aggiungevano un quarto, di fedeltà assoluta alle direttive del
pontefice. Alla morte di Ignazio i suoi seguaci erano già molti e in seguito aumentarono ancora. Le case
professe non potevano possedere beni, i collegi si configuravano invece come istituzioni fondate e dotate
da benefattori; essi erano dedicate alla formazione non solo del clero, ma in generale dei giovani di nascita
aristocratica o alto-borghese. La formazione delle classi dirigenti divenne la specialità della Compagnia, che
elaborò una propria efficace pedagogia, codificata a fine Cinquecento nella Ratio Studiorum e imperniata
sull’insediamento del latino e dei classici. Grande fu anche il contributo dei Gesuiti all’attività missionaria.
Nel frattempo, una serie di insegnamenti significativi aveva indicato un profondo mutamento di clima, il
tramonto delle speranze di riunificazione della cristianità e l’adozione da parte della Chiesa di Roma di un
atteggiamento più duro e intransigente nella lotta contro l’eresia. Nel 1540 fu approvata da Paolo III la
regola della Compagnia di Gesù. Nel 1541 fallì a Ratisbona l’ultimo tentativo di accordo tra protestanti e
cattolici. Nel 1542 venne creata a Roma, la congregazione del Sant’Uffizio e dell’Inquisizione.

La convocazione di un concilio ecumenico era sollecitata dall’imperatore ma fu procrastinata per ragioni


politiche da Paolo III, che voleva assicurarsene lo stretto controllo . la scelta di indirlo nel 1542 a Trento fu
motivata da un fatto che la citta era sede di un principato vescovile ma era soggetta anche all’impero. A
causa della riapertura delle ostilità tra Carlo V e il re di Francia, il concilio poté riunirsi effettivamente solo il
13 dicembre 1545. Alla cerimonia d’apertura erano presenti 4 cardinali, 4 arcivescovi, quasi tutti italiani ,
oltre ad alcune decine di teologi e ai generali degli ordini regolari. Il concilio fu nuovamente interrotto nel
1552 a cause delle riprese delle ostilità tra l’impero e la Francia. Avverso all’imperatore e ostile al concilio,
Paolo IV estese i poteri dell’inquisizione, sottopose a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito
riformatore e promulgò nel 1559 il primo indice dei libri proibiti. Toccò a Pio IV l’incarico di rilanciare il
Concilio e condurlo a termine. Nelle intenzioni dell’imperatore i padri conciliari avrebbero dovuto
affrontare le questioni disciplinari, ma di fatto ebbe la priorità la definizione dei punti dogmatici più
controversi, quali gli effetti del peccato originale e il principe della giustificazione per sola fede, condannato
come eretico. Fu scavato un solco incolmabile e definitivo tra le posizioni della Chiesa cattolica e quelle
delle confessioni protestanti. Dal concilio tridentino usciva riaffermato e rafforzato il carattere monarchico
della Chiesa cattolica e quelle delle confessioni protestanti. Le decisioni principali del concilio riguardarono,
oltre alla già accennata riaffermazione del valore delle opere ai fini della salvezza, la collocazione della
tradizione della Chiesa accanto alla Sacra Scrittura come fonte della verità; la natura dei sacramenti, tra i
quali particolare rilievo ebbe l’eucarestia e all’ordine; furono ribadite l’esistenza del purgatorio e la validità
delle indulgenze nonché del culto prestato ai santi e alla Vergine. Per quanto riguarda la formazione e i
doveri del clero, i punti più importanti furono l’istituzione dei seminari, il divieto del cumulo di benefici,
l’obbligo fatto ai vescovi di risiedere nelle propria diocesi, di visitarla tutta ogni due anni e di farne
periodiche relazioni alla curia di Roma.

L’applicazione dei decreti tridentini non fu immediata e dovette fare i conti con la volontà dei sovrani
cattolici di mantenere il controllo sulla rispettive Chiese. Il concilio di Trento indubbiamente segna una
nuova compattezza de durezza nelle lotte contro il protestantesimo e le tendenze eterodosse. Gli effetti di
questo spirito militante furono evidenti nel pontificato di Pio V, l’ispiratore dello spietato massacro di circa
duemila valdesi in Calabria. Pio V non esitò a ripubblicare nel 1568 la bolla medievale in Coena Domin,
affermazione della supremazia del papa sui sovrani temporali e a scomunicare nel 1570 la regina
d’Inghilterra Elisabetta >I, sciogliendo i suoi sudditi dal dovere di obbedirle. Il papato della controriforma
raggiunse il suo apogeo con Sisto V. Non solo egli diede nuovo impulso all’attività missionaria e alla
controffensiva cattolica nell’Europa centro-settentrionale ma attuò una profonda riorganizzazione della
curia romana: il numero dei cardinali 70, congregazioni cardinalizie 15( 9 si occupavano della chiesa
universale e le altre degli affari interni dello stato pontificio. Venne condotta sotto Sisto V e Clemente VIII la
lotta contro il brigantaggio che infestava le provincie.

Il significato della Controforma non si esaurisce nell’ accentramento dei poteri a Roma e nella persona del
pontefice. In molte diocesi si registra l’avvento di vescovi e arcivescovi animati da una forte carica
riformatrice. Carlo Borromeo fu nominato arcivescovo di Milano nel 1565. Il suo episcopato fu
contrassegnato dalla forte suggestione che emanavano la sua austerità di vita e la sua pietà, dalla
instancabile azione svolta per la riorganizzazione e la moralizzazione del clero attraverso l’istituzione di
seminari e la riunione frequente di sinodi diocesani e di concili provinciali, dalla visita delle parrocchie della
diocesi e della vigilanza severa su monasteri e conventi.

La pace di Cateau-Cambrésis, tra Francia e Spagna nel 1559 sancì una egemonia spagnola destinata a
durare fino agli inizi del XVIII secolo. La Spagna controllava quasi metà del territorio italiano, e cioè i regni
di Napoli, Sicilia e Sardegna, il Ducato di Milano, oltre al minuscolo, ma strategicamente importante Stato
dei Presidi.

Degli altri stati, solo Venezia poteva considerarsi indipendente, giacché i sovrani di Savoia e di Toscana
dovevano a Carlo V e a Filippo II i loro titoli e il loro ingrandimento, Genova era legata a filo doppio a
Madrid a causa dei suoi interessi finanziari, mentre i Ducati padani erano troppo piccoli per contare sulla
scena politica; quando allo Stato pontificio, la sua subordinazione, anche finanziaria, alla funzione
universale della Chiesa ne rendeva inevitabile, nonostante le velleità di alcuni papi, l’alleanza con la
monarchia spagnola, che in Europa e nel Mediterraneo rappresentava il maggiore baluardo del
cattolicesimo. Va ricordato che alle difficoltà e alle crisi dei primi decenni del secolo XVI seguì un periodo
lungo di ripresa demografica e economica. La stabilizzazione dell’assetto politico-territoriale conseguente
alla vittoria della Spagna sulla Francia favorì un’opera di rafforzamento e ammodernamento delle strutture
istituzionali e di ricomposizione delle classi dirigenti sulla quale si concentra l’attenzione degli storici.
L’autorità sovrana era rappresentata da un viceré o da un governatore e dai comandanti dell’esercito. Ma
le magistrature giudiziarie e finanziarie erano formate da elementi indigenti, che con la loro esperienza
degli affari locali e la loro lunga permanenza in carica, e con l’appoggio di reggenti di estrazione locale e
distaccati presso il Consiglio d’Italia a Madrid, facevano da contraltare al potere dei rappresentanti del
sovrano e da mediatori tra la corte di Madrid e i territori italiani. Al monarca si riconoscevano la
suprema autorità legislativa e giurisdizionale e il diritto-dovere della difesa e quindi del prelievo delle
risorse necessaria; ma la facoltà di applicare e interpretare le leggi e di ripartire e riscuotere le imposte era
prerogativa degli organi di governo locali.

Se nelle campagne meridionali, e in quelle delle isole, assai grave rimaneva il peso economico e sociale
della feudalità, il governo spagnolo riuscì a spezzarne la forza politica e a limitarne i peggiori abusi con
l’intervento della giustizia regia. Nello stato di Milano il predominio delle città fu attenuato dall’attuazione
del catasto ordinato nel 1545 da Carlo V e in campo istituzionale con la formazione di un organo
rappresentativo, la congregazione della stato in cui sedevano i rappresentanti dei contadi accanto a quelli
delle città.

Più accentuata fu l’evoluzione verso un modello assolutistico in Toscana e in Piemonte dove il principe
risiedeva in loco e agiva direttamente e non attraverso rappresentanti. Ai medici venne riconosciuto il titolo
ducale nel 1530 e nel 1569 quello di Granduchi di Toscana. Già nel 1532 fu attuata una riforma
costituzionale che pur mantenendo le antiche magistrature repubblicane , sovrapponeva ad esse due
consigli formati dagli esponenti delle famiglie più ragguardevoli: IL CONSIGLIO DEI DUECENTO e IL
CONSIGLIO DEI QIARANTOTTO.

Ma fu soprattutto Cosimo I a sviluppare il regime in senso assolutistico, svuotando questi orgnai di ogni
potere effettivo e governando attraverso i segretari e dal 1545 attraverso la pratica segreta, un nuovo
Consiglio di carattere informale. Un considerevole successo nel principato Mediceo fu l’annessione di Siena
e del suo territorio nel 1557, che mantennero le proprie leggi e le proprie istituzioni. Gli indirizzi di Cosimo I
furono proseguiti dai due figli Francesco I e Ferdinando I.

Lo stato Sabaudo venne ricostituito sotto il duca Emanuele Filiberto dopo la pace di Cateau-Cambrésis. Egli
spostò il baricentro del ducato al di qua delle Alpi, trasferendo la capitale da Chambéry a Torino. Soppresse
o limitò molte autonomie locali e centralizzo il controllo finanziario in una camera dei conti. Il successore
Carlo Emanuele I cercò di sfruttare questa nuova compattezza del ducato per una serie di iniziative
espansionistiche. Fallì nel tentativo di sottomettere Ginevra ma riuscì nel 1601 a ottenere dalla Francia il
marchesato di Saluzzo in cambio della concessione di alcuni territori in Savoia.

A Genova i tradizionali contrasti tra le fazioni nobiliari sfociarono nel 1575 in gravi disordini, che indussero i
nobili vecchi ad abbandonare la città e portarono in primo piano gli strati popolari che esigevano sgravi
fiscali e provvidenze favore delle arti. Nel 1576 si giunse ad un accordo che modificava i meccanismi di
elezione e sorteggio all’interno del complicato sistema di governo genovese; ciò diede l’avvio ad una
effettiva ricomposizione del ceto dei <<magnifici>>: alle alleanze verticali si sostituì una stratificazione
orizzontale basata sui diversi livelli di ricchezza.

L’incremento numerico del patriziato si era accompagnato ad una crescente differenziazione economica tra
le famiglie più ricche e la nobiltà povera. La concentrazione del potere nelle mani delle prime si manifestò
soprattutto con il progressivo rafforzamento del consiglio dei dieci, che giunse nel Cinquecento ad
impadronirsi delle leve della politica esterna ed interna, e con la creazione nel 1539 di un nuovo organo di
alta polizia, i tre inquisitori di stato. Nel 1538 l’opposizione dei giovani all’ulteriore rafforzamento
dell’oligarchia portò non solo alla restituzione del Senato dei poteri usurpati dal consiglio dei dieci , ma
anche dall’adozione di una politica estera più energica e indipendente sia dalla potenza spagnola, sia dalla
Chiesa della Controriforma. Dovunque gli interlocutori principali del potere sovrano erano i ceti nobiliari,
che venivano riqualificandosi e serrando le file grazie anche ad una trattatistica che insisteva soprattutto sui
caratteri ereditari, sul sangue e sull’onore. Nel mezzogiorno e nelle isole spadroneggiava un’aristocrazia di
tipo feudale. Nelle aree centro-settentrionali erano invece i patriziati a dare tono alla vita sociale.
CAPITOLO 11: L’Europa nell’età di Filippo II

Tra il 1555 e il 1556 Carlo V abdicò e i suoi territori passarono ai due figli Ferdinando e Filippo. Mentre
Ferdinando diveniva imperatore con il titolo di Ferdinando I ed ereditava con gli stati asburgici le due
corone di Boemia e Ungheria, al figlio Filippo II toccava la corona di Spagna con i suoi immensi possedimenti
nel Nuovo mondo e in Europa( Ducato di Milano, Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, la Franca Contea e i
Paesi Bassi). Il nuovo re di Francia Enrico II volle tentare la sorte delle armi: sconfitto a San Quintino nel
1557 dovette rassegnarsi a firmare la pace di Cateau-Cambrésis(1559), che assicurava alla Spagna una
schiacciante supremazia in Italia e il possesso della Franca Contea e dei Paesi Bassi.

Filippo II aveva ereditato dal padre la dedizione al mestiere di re, la preoccupazione di rendere ai sudditi
una giustizia imparziale, il senso di una missione da compiere della quale bisognava rendere conto a Dio.
Ma a differenza del padre, si sentiva ed era Spagnolo e alla nobiltà Castigliana lo accomunavano la gravità
del portamento e l’austerità del costume, una concezione esclusiva e gelosa del potere e una religiosità
intollerante.

Proprio a imporre l’ortodossia religiosa furono rivolte le prime misure di rilievo del suo regno. Tra il 1558 e
il 1560 fu rafforzata l’inquisizione, furono proibiti i viaggi all’estero degli studenti e l’introduzione dei libri
stranieri, vennero disperse e colpite da condanne a morte alcune comunità protestanti. Dieci anni dopo la
repressione si abbatté anche sui moriscos dell’Andalusia che, nonostante si fossero convertiti al
cattolicesimo, avevano mantenuto la loro lingue e le loro usanze. Le persecuzioni li indussero nel 1568 a
ribellarsi. Con una vera e propria campagna m militare la loro resistenza fu vinta e i sopravvissuti furono
deportati nelle regioni settentrionali della Castiglia, prima della loro definitiva espulsione decretata nel
1609.

Tornato dai Paesi Bassi nel 1559, Filippo non si mosse quasi più dalla Castiglia. Da Valladolid, la sede della
corte e del governo venne trasferita a Madrid. Filippo II rimase sempre federe alla concezione imperiale di
Carlo V, secondo cui ogni singolo paese doveva mantenere la sua individualità e i propri ordinamenti ed
essere unto agli altri solo nella persona del sovrano. Durante il suo regno venne esteso e perfezionato il
sistema dei consigli, composti in prevalenza(tranne quello di stato) da giuristi ed ecclesiastici spesso di
famiglia modesta. Oltre al consiglio di stato, competente per la politica estera, al consiglio dell’Inquisizione
e al consiglio di azienda (finanza), vi erano consigli preposti ai diversi complessi territoriali in cui sedevano
rappresentanti dei Paesi interessati, dei cui privilegi si consideravano difensori. Nei vari territori poi
all’autorità dei rappresentanti diretti del sovrano si contrapponeva quella delle magistrature locali, che
godevano di una larga autonomia.

In seguito all’estinzione della dinastia regnante del Portogallo, Filippo II- che era tra i maggiori pretendenti
al trono essendo figlio della sorella dell’ex sovrano e avendo sposato una principessa portoghese – riuscì ad
essere riconosciuto come erede. Il Portogallo con i suoi vasti possedimenti coloniali entrò a far parte dei
regni controllati dalla corte di Madrid, mantenendo inalterate la sua forma di governo e le sue leggi, ed
essendo sottoposto ad un nuovo consiglio detto <<Del Portogallo>>, formato interamente di portoghesi.
Rimase del tutto separata anche l’amministrazione dell’ Aragona, nella quale nel 1591 Filippo dovette
intervenire militarmente per sedar una rivolta attuata dai signori feudali.

In Castiglia l’indubbia popolarità del re venne messa in pericolo dai sacrifici sempre più grandi richiesti al
paese in termini di uomini e denaro. Il sistema tributario era congegnato in modo da penalizzare i ceti
produttivi e privilegiare le rendite parassitarie. I denari prelevati erano spesi in gran parte altrove, a cause
degli impegni militari della monarchia e andavano ad arricchire altrei paesi.

L’egemonia spagnola in Italia garantiva a Filippo una posizione dominante nel mediterraneo occidentale ma
lo rendevano più esposto agli attacchi dei corsari barbareschi e della potenza ottomana. Dopo un tentativo
fallito di prendere Malta la flotta ottomana sferrò nel 1570 un improvviso attacco contro l’isola di Cipro
mentre Tunisi cadeva nelle mani del bey di Algeri.

Per iniziativa di papa Pio V si costituì la <<lega santa>> in cui entrarono, oltre a Venezia e alla Spagna, la
Repubblica di Genova, il ducato di Savoia e l’ordine di Malta. Il 7 ottobre 1571 la flotta cristiana al comando
di Don Giovanni d’Austria e quella ottomana si affrontarono nei pressi di Lepanto all’imboccatura del golfo
di Corinto. Alla fine della giornata si delineò schiacciante la vittoria delle forze cristiane.

Venezia, preoccupata per i suoi possedimento nel Mediterraneo orientale e al fine di salvaguardare gli
scambi commerciali preferì firmare una pace separata (marzo 1573) rinunciando a Cipro e tornando alla sua
tradizione politica di buon vicinato con Istanbul.

Il Mediterraneo rimase per tutti il Cinquecento un crocevia di scambi e di traffici. Nell’ultimo ventennio del
XVI secolo si registra la penetrazione nel Mediterraneo degli olandesi e soprattutto degli inglesi: al
tradizionale scontro tra ottomani e cristiani si sovrappone lo scontro tra protestanti e cattolici.

L’impiego militare più importante che caratterizzò il regno di Filippo II fu quello di sedare la rivolta nel Paesi
Bassi che si trascinò fino alla pace di Vestfalia. All’origine dell’insurrezione dell’Olanda contro la Spagna vi
furono tre fattori:

1. Religione

i Paesi Bassi erano stati un territorio fertile per la diffusione delle dottrine riformate, in particolare del
calvinismo, soprattutto nei centri industriali delle Fiandre e del Barbante. Non mancò la risposta repressiva
di Filippo II.

2. Politica

Filippo II aveva affidato il governo dei Paesi Bassi alla sorellastra Margherita. Ma al suo fianco aveva posto il
cardinale di Granvelle, che diresse la lotta contro l’eresia rafforzando l’inquisizione e mostrando scarso
rispetto per le tradizionali autonomie cittadine e per le prerogative degli stati provinciali. Ciò suscitò
l’irritazione e l’opposizione dei patriziati urbani e dell’alta nobiltà. Il governo degli Asburgo veniva avvertito
come straniero e oppressivo. Malgrado l’allontanamento di Granvelle del 1564 i nobili fiamminghi il 5 aprile
1566 invasero il palazzo della governatrice e pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e la mitigazione delle
leggi contro i protestanti.

3. Crisi economica

La crisi verso la metà degli anni Sessanta colpì i centri urbani e soprattutto Anversa, a causa del
trasferimento ad Amburgo del fondaco inglese e della temporanea chiusura del Baltico legata a una guerra
in corso tra Svezia e Danimarca.
Di fronte alla ribellione, Filippo II decise di ricorrere alla forza e inviò nelle Fiandre un esercito al comando
del terribile duca D’Alba. Giunto a Bruxelles il 22 agosto 1567, l’Alba fece arrestare i capi dell’opposizione e
istituì un tribunale straordinario, il Consiglio dei torbidi, che in pochi mesi pronunciò oltre un migliaio di
condanne a morte. I metodi del duca parvero avere successo, ma una nuova ondata di malcontento fu
suscitata nel 2569 dall’imposizione di tasse per mantenere l’esercita spagnolo, e in particolare
dall’istituzione di un’imposta del 10% su tutte le transazioni commerciali. Approfittando della situazione il
principe Guglielmo d’Orange-Nassau, riuscì ad allestire una flotta e a invadere le provincie settentrionali dal
mare, facendosi proclamare nel 1572 statolder(governatore militare) delle provincie di Olanda e di Zelanda
e convertendosi l’anno seguente al calvinismo. Riuscirono a resistere all’esercito del duca d’Alba e resero le
coste della Manica impraticabili per le coste nemiche. Nel 1575 Filippo II fece bancarotta: ai primi del 1576 i
saldati si ammutinarono e saccheggiarono Anversa, ponendo fine alla sua prosperità. In quei giorni veniva
stipulata tra cattolici e protestanti olandesi un’intesa per la comune lotta contro l’oppressore. Il
comportamento dei calvinisti e la politica del nuovo governatore inviato a Bruxelles, Alessandro Farnese,
alla fine del 1578 misero fine rapidamente all’accordo.

Nei primi mesi del 1579 si giunse alla scissione del Paese. Neppure l’assassinio di Guglielmo D’Orange il 10
luglio 1584 modificò la situazione, che evolveva verso la piena indipendenza dell’Olanda e delle altre
provincie dei Paesi Bassi settentrionali.

Nata nel 1533 dalla seconda moglie di Enrico VIII, Anna Bolena, Elisabetta salì al trono dopo la morte di
Maria Tudor, alla fine del 1558. Il suo governo si caratterizzò per l’esigenza di mantenere buoni rapporti con
il parlamento e la tendenza a concentrare i poteri decisionali nel Consiglio privato della corona il cui
membro più autorevole era William Cecil. Il problema più urgente per Elisabetta era quello religioso. Per
dare al paese pace e stabilità la regina fece una soluzione di compromesso che fissò in modo definitivo i
tratti della Chiesa anglicana: riaffermò la supremazia del sovrano in materia religiosa ma mantenne
l’episcopato e con l’atto di uniformità del 1559 impose il libro delle preghiere comuni, largamente
rispettoso della liturgia tradizionale; sul piano dottrinale, invece, i trentanove articoli di fede formulati nel
1562 e promulgati nel 1571, accolsero i motivi fondamentali della teologia calvinista. Il dissenso religioso fu
ampiamente tollerato e i seguaci di Roma cominciarono a essere seriamente perseguitati solo dopo la
ribellione dei conti del nord nel 1568-69. Il compromesso elisabettiano lasciava insoddisfatti i calvinisti più
intransigenti, detti puritani, che reclamavano l’abolizione dei vescovi e l’eliminazione dal culto di ogni
residuo di papismo. Al problema religioso era legato il problema della successione. Il rifiuto di Elisabetta di
concedere la propria mano faceva temere una ripresa delle discordie civili dopo la sua morte. In campo
finanziario vanno riconosciute la stabilizzazione della moneta (1563) e la moderazione dei tributi: alle spese
straordinarie si fece fronte con la vendita dei beni residui della corona e con la compartecipazione ai
profitti del commercio e della guerra di corsa piuttosto che con inasprimenti fiscali.

La nobiltà titolata dei pari d’Inghilterra perse molto del suo potere politico ed economico, penalizzata
dall’inflazione e costretta o indotta a trasferirsi a corte, col doppio risultato di rovinarsi a causa delle spese
eccessive e di allentare i propri legami con le regioni di origine. I nuovi proprietari fondiari, acquirenti di
beni della corona, coltivatori arricchiti, mercanti che investono della terra, accorpavano spesso gli
appezzamenti sparsi in aziende compatte, recintavano le loro terre, accrescevano la produzione e la
destinavano a mercati lontani anziché al consumo locale. per controllare questi fenomeni furono
promulgate da Elisabetta le prime leggi sui poveri. Un’integrazione al lavoro agricolo era offerta in alcune
regioni dalla diffusione nelle campagne della filatura e della tessitura della lana. Notevoli progressi fecero
anche l’estrazione del carbone, impiegato per il riscaldamento, la siderurgia e la distillazione della birra.
Elisabetta segna l’inizio di una nuova era soprattutto nel commercio e nella navigazione. La
compagnia di Moscovia (1553) fu la prima di una serie di compagnie tra cui: la Compagnia del Levante e la
compagnia delle Indie orientali. Le compagnie non erano più semplici corporazioni mercantili ma erano
vere e proprie società per azioni che ottenevano il privilegio dalla corona di commerciare con una certa
area del globo, in cambio di prestiti e compartecipazioni agli utili.

Numerosi erano anche i mercanti che agivano a titolo individuale e spesso si dedicavano al contrabbando
con le colonie spagnole ed esercitavano la pirateria sia nell’Atlantiche, sia nel Mediterraneo.
I rapporti con la Spagna giunsero al punto di rottura quando Elisabetta, nel 1585, decise di appoggiare la
rivolta dei Paesi Bassi e quando avvenne l’esecuzione di Maria Stuart. Una gigantesca flotta allestita nei
cantieri iberici prese i mare nel luglio 1588 con l’obiettivo di sbarcare sulle coste britanniche. Ma la flotta fu
scompaginata dalla tempesta e aggredita nelle acque della Manica dalla piccola flotta da guerra di
Elisabetta e da una moltitudine di legni mercantili e di corsari inglesi e olandesi ben più agili e veloci delle
navi spagnole. Gli spagnoli decisero dunque di rinunciare allo sbarco e di circumnavigare con le forze
rimaste le isole britanniche. La guerra si trascinò fino al 1604 ma ormai era evidente che era fallito il
tentativo di Filippo II di stroncare sul nascere la potenza navale e commerciale britannica.

Anche in Francia troviamo in primo piano tra le cause dei conflitti interni il problema religioso, intrecciato a
movimenti politico-sociali e aggravato dai problemi dinastici tipici dei periodi di reggenza. In seguito alla
morte di Enrico II nel luglio del 1559 e la scomparsa ancora più inaspettata (dicembre 1560) del suo
primogenito Francesco II , toccò alla vedova di Enrico, Caterina de’ Medici il compito di reggere a lungo il
timone dello Stato, dato che al primogenito succedettero altri due figli minori o incapaci, Carlo IX ed Enrico
III.

Nel frattempo il calvinismo andata facendo proseliti, soprattutto nelle regioni del sud e dell’ovest, meno
integrate nel regno e più restie ad accogliere le novità giuridiche, amministrative e fiscali. I calvinisti non
superavano il milione in tutto il paese ma rappresentavano tuttavia la metà o poco meno dei nobili. Alla
testa delle fazioni nobiliari in lotta troviamo tre grandi casate , che esercitavano estesi poteri nelle
provincie, erano in grado di mobilitare vaste clientele e vantavano vasti collegamenti all’estero:

• I Guisa: capi naturali dei cattolici intransigenti.

• I Borbone: i cui domini erano concentrati nel sud-ovest, esponenti del partito economico.

• I Montmorency-Châtillon: il cui membro più autorevole, l’ammiraglio Gaspard de Coligny, era


anch’egli convertito al calvinismo.

Per reagire alla strapotenza dei Guisa, Caterina de’ Medici fu indotta a fare concessioni agli ugonotti con
l’editto di San Germano. Ma il 1° marzo 1562 i partecipanti a una riunione pretestante a Vassy furono
massacrati dai seguaci del duca di Guisa. Fu questo inizio della prima fase di guerre civili, conclusa nel 1570
dalla seconda pace di San Germano che ribadiva e allargava le precedenti concessioni agli ugonotti. Nei due
anni che seguirono divenne dominante a corte l’autorità dell’ammiraglio Coligny, che riuscì a conquistare la
fiducia di Carlo IX e a ottenere per Enrico di Borbone la mano della sorella del re, Margherita di Valois.
Durante i festeggiamenti per il matrimonio, Caterina de’ Medici preoccupata per la crescente influenza di
Coligny sul figlio, diede mano libera alla fazione dei Guisa e alla plebaglia parigina, violentemente
antiprotestante. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, la notte di San Bartolomeo, più di duemila
ugonotti, tra i quali Coligny, vennero trucidati nelle loro case e il massacro si estese anche alle provincie.
Molti calvinisti fuggirono all’estero, ma la salda organizzazione protestante delle regioni sud-occidentali
tenne duro e prese a funzionare come una confederazione di stati indipendenti. Essa ritrovò un capo
prestigioso in quanto Enrico di Borbone, riuscì a sfuggire dalla corte e annunciò il proprio ritorno alla fede
calvinista (1576). All’organizzazione protestante si oppose la Lega Santa, capeggiata dai Guisa e sostenuta
dalla nobiltà cattolica e dalla città di Parigi. Il precario equilibrio tra i due schieramenti si ruppe quando con
la morte del duca d’Angiò, ultimo figlio di Enrico II(1584), divenne erede presuntivo al trono Enrico di
Borbone. Iniziò così un’ulteriore fase del conflitto, la Guerra dei tre Enrichi: il re Enrico III, Enrico di Borbone
e il giovane duca Enrico di Guisa, capo della lega cattolica.

Nel corso del 1587- 1588 la Lega sostituì la propria autorità a quella del monarca , che nel dicembre 1588,
rifugiatosi a Blois, vi attirò con un tranello il duca di Guisa e il cardinale di Lorena e li fece assassinare. Non
gli restava che l’alleanza con il Borbone, insieme al quale strinse d’assedio Parigi nel luglio 1589; ma un
mese dopo lo stesso re Enrico III cadeva sotto il pugnale di un frate fanatico. Prima di morire, fece in tempo
a designare suo successore Enrico di Borbone che divenne Enrico IV.
Non ancora quarant’enne il nuovo sovrano era un personaggio ben diverso dai deboli re che lo avevano
preceduto. Egli però non venne riconosciuto dai leghisti, che gli contrapposero la candidatura di una figlia di
Filippo II di Spagna, Isabella. Truppe spagnole penetrarono in Francia dai Paesi Bassi e dai Pirenei per
imporla sul trono. Questo fatto permise ad Enrico di presentarsi come il campione dell’unità e
dell’indipendenza del Regno e di trasformare la guerra civile in una guerra contro lo straniero e contro i
suoi alleati interni. Nel suo programma di pacificazione e di restaurazione dell’autorità monarchica non
poteva non riconoscersi il partito dei politiques, cattolici moderati che ponevano l’interesse dello Stato al di
sopra di quello delle fazioni religiose. A favore di Enrico giocavano anche la stanchezza per le guerre e le
stragi e l’apprensione suscitata dagli eccessi della plebe parigina e dai movimenti insurrezionali a carattere
anarchico esplosi in varie provincie come reazione spontanea contro le esazioni e le prepotenze dei nobili e
delle soldatesche. Con la pubblica conversione di Enrico IV, con il suo ingresso trionfante a Parigi e con
l’assoluzione pronunciata l’anno seguente da Papa Clemente VIII si può dire che le sorti della lotta fossero
ormai segnate. Il vecchio Filippo II, ormai mortalmente infermo riconobbe la propria sconfitta firmando il 2
marzo 1598 la pace di Vervins. L’editto di Nantes promulgato da Enrico IV sanciva la pace religiosa
mantenendo al cattolicesimo il carattere di religione di stato ma riconoscendo agli ugonotti il diritto di
praticare il loro culto e la facoltà di presiedere militarmente un centinaio di piazzeforti a garanzia della
libertà religiosa.

CAPITOLO 12: L’Europa nella guerra dei Trent’anni

Una serie di movimenti rivoluzionari e di crisi politiche che si manifestarono in diverse parti dell’Europa nei
decenni centrali del secolo. La tesi proposta dagli storici
marxisti vedeva in queste scosse una fase acuta di transizione dal feudalesimo al capitalismo: in alcuni Paesi
la crisi si sarebbe risolta con la vittoria dei nuovi rapporti di produzione e degli ordinamenti politici che ne
erano espressione, altrove con la riaffermazione delle vecchie strutture economico-sociali e del regime
monarchico-feudale. Vi fu chi negò la possibilità di assegnare cause comuni a fenomeni così eterogenei, e
chi mise in campo spiegazioni di diversa natura. Altri studiosi cercarono la chiave delle crisi nello squilibrio
tra crescita della popolazione e risorse alimentari, ridotte dal ciclo climatico avverso.

In Europa l’incremento demografico che aveva caratterizzato il <<lungo Cinquecento>> si arrestò tra il 1620
e il 1650 e alcune aree registrarono gravi perdite di popolazione ma i vuoti furono colmati abbastanza
rapidamente , e altrove si registrò un rallentamento della crescita piuttosto che un calo demografico.
Tra il 1620 e il 1650 si arresta o si inverte la tendenza all’aumento dei prezzi che aveva caratterizzato il
lungo Cinquecento. Questo fenomeno è in rapporto con l’attenuarsi della pressione della domanda.
Un’altra spiegazione può essere cercata nella drastica diminuzione dei quantitativi di argenti importati dalle
Americhe. Per quanti riguarda l’industria e il commercio, non mancarono i segnali di difficoltà e di
recessione, come la crisi delle manifatture tessili fiamminghe e italiane o la diminuzione del numero delle
navi che transitavano per il canale di Sund. Ma a essi è possibile contrapporre indicatori di diverso segno,
per esempio la prosperità del centro laniero di Leida. Più che di crisi si può parlare di una redistribuzione
delle risorse a vantaggio dei paesi affacciati sull’Atlantico e a danno dell’Europa mediterranea e dell’area
germanica. Dal
punto di vista delle tecniche agricole non si registrarono grandi novità tranne la rivoluziona agricola in
Inghilterra. Proseguì la tendenza all’esproprio dei coltivatori diretti da parte dei ceti urbani e si aggravò il
peso della rendita fondiaria sui fittavoli e sui mezzadri. Alla rendita feudale e al prelievo signorile ed
ecclesiastico si aggiungeva il crescente peso delle imposte statali, che ad esempio in Francia triplicò tra gli
anni Ottanta del Cinquecento e gli anni Ottanta del Seicento. Sotto il profilo economico è da ritenere che
l’aggravamento complessivo degli oneri che pesavano sulle campagne e sulle classi lavoratrici annullasse gli
indubbi benefici rappresentati dalla diminuzione del prezzo del pane. Nell’Europa nord-occidentale
(Scandinavia, Paesi Bassi, Inghilterra, Francia settentrionale) la crescita economica conobbe fasi di
rallentamento ma anche di ripresa e di accelerazione. Si verificava una rivoluzione scientifica e filosofica.

Il ruolo di primo piano degli olandesi nella rivoluzione scientifica e filosofica riflette il carattere avanzato
dell’Economia e della società delle provincie unite nel XVII secolo. Quando nel 1609, la Spagna si risolse a
riconoscere la loro indipendenza, con la tregua dei Dodici anni, già da alcuni decenni le Provincie Unite
erano protagoniste di uno spettacolare sviluppo economico, che ne fece la potenza marittima e
commerciale più importante e d’Europea.

Va ricordato che i Paesi Bassi sono sempre stati una delle aree nevralgiche d’Europa per i traffici e gli
scambi, situati come sono allo sbocco di grandi vie fluviali che attraversano il cuore continentale, di fronte
all’Inghilterra e a breve distanza sia dall’oceano Atlantico, sia dal mar Baltico. In buona parte l’Olanda non
fece che ereditare i vantaggi di cui già avevano goduto le Fiandre e il Brabante. Leida divenne la maggiore
produttrice di pannilana e anche la finitura e tintura dei panni inglesi si spostò dal sud al nord dei paesi
bassi. Fin dal XV secolo si era sviluppata nei Paesi Bassi del nord la pesca delle
aringhe in alto mare. Il pesce veniva salato e messo in barile sui battelli stessi e alimentava una vivace
corrente di esportazione non solo verso il Baltico ma anche verso l’Europa meridionale, dove il pesce salato
divenne presto un elemento importante della dieta delle classi popolari. Questa attività diede grande
impulso all’attività cantieristica che si specializzò nella costruzione di velieri veloci e manovrieri con grande
capacità di carico e richiedenti un equipaggio ridotto. Una delle rotte più frequenti era quella del Baltico,
dove i velieri olandesi portavano le spezie, i vini , i manufatti dell’Europa occidentale per tornare carichi di
cereali polacchi, legname, ferro e rame svedese, pesce e pellicce provenienti dalla Russia. Ma già a fine
Cinquecento li troviamo anche nel Mediterraneo e nei porti del Levante. Anche pèiù spettacolare u la
penetrazione degli olandesi nei continenti extraeuropei. Approfittando dello stato di guerra con la
monarchia Spagnola si impadronirono del Ceylon, dell’isola di giava e delle molucche in Asia, del territorio
del capo all’estremo sud del continente Africano e per quasi trent’anni fino al 1654 si installarono anche
sulle coste del Brasile. Un altro insediamento olandese fu Nuova Amsterdam che gli inglesi ribattezzarono
New York nel 1664. Protagoniste di questa espansione coloniale furono due compagnie privilegiate, La
compagnia delle Indie Orientali, creata nel 1602 e La Compagnia delle Indie Occidentali, creata nel 1621.
Entrambe avevano la forma della società per azioni: Il loro capitale era sottoscritto da molti investitori che
alla fine di ogni anno riscuotevano i dividendi sulle rispettive quote. Soprattutto la compagnia delle Indie
orientali distribuì per lungo periodo dividendi altissimi e divenne una vera potenza economica e militare.
Rispetto ai portoghesi, gli olandesi compiono due importanti passi avanti:

1. Estesero il loro controllo alla produzione di alcune spezie, riducendo in schiavitù e costringendo a
lavorare nelle piantagioni gli abitanti delle Molucche e delle isole di Banda.

2. Praticarono su larga scala il commercio di intermediazione tra le diverse aree dell’Oceano Indiano,
aggiungendo questi profitti a quelli dello smercio in Europa.

La facilità dei rifornimenti di cereali via mare indusse gli agricoltori olandesi a specializzarsi nell’orticoltura,
nella produzione di latticini e nella coltivazione di piante tintorie, e le rotazioni sofisticate e le tecniche
avanzate in uso nei Paesi Bassi ebbero un influsso notevole sulla cosiddetta rivoluzione agricola inglese.
Un ruolo importante ebbero anche le manifatture. Un grado di eccellenza raggiunsero i manufatti coloniali,
le maioliche, la distillazione della birra, la produzione di vetri e di lenti molate , di armi, di carta, l’editoria e
la cartografia. Senza rivali in Europa erano le istituzioni finanziarie di Amsterdam: la Banca dei cambi 1609
accettava depositi dai mercanti e agevolava i pogamenti all’interno e all’esterno, mediante semplici
trasferimenti di somme da un conto all’altro e mediante lo sconto di cambiali; la Borsa era il luogo deputato
alle contrattazioni non solo di merci ma anche di titoli, come le azioni della Compagnia delle Indie orientali
o la cartella del debito pubblico. Sebbene ufficialmente calviniste, le Province Unite ospitavano anche
minoranze di cattolici, di anabattisti e di ebrei: e nonostante e nonostante il sostegno assicurato alla causa
del calvinismo intransigente dal popolo minuto delle città il ceto merantile riuscì quasi sempre ad imporre il
rispetto delle varie opinioni religiose, condizione necessaria allo svilppo dei traffici e all’afflusso di capitali e
di uomini da ogni parte d’Europa. Ciascuna delle sette provincie aveva i propri<<Stati>>, dominati dai
rappresentanti delle città e presieduti da un gruppo pensionario; e larghissime erano le attribuzioni dei
consigli cittadini, in cui si sedevano gli esponenti delle famiglie più ricche, un patriziato mercantile che solo
nel tardo Seicento perderà i suo carattere di ceto aperto all’emergere di nuove forze sociali.
Gli stati generali che si riunivano all’Aja e che comprendevano i deputati delle sette provincie, avevano
poteri limitati e dovevano prendere le loro decisioni all’unanimità. Il sistema avvrebbe potuto portare alla
paralisi se non fosse stato per il peso preponderante della provincia d’Olanda.

La Francia, sotto Enrico IV di Bordone, dopo il travagliato periodo delle guerre di religione riguadagnò la sua
posizione dominante sulla scena Europea. Al rifiorire delle attività economiche contribuirono gli sgravi
fiscali, la sospensione di molti dazi e il programma di costruzioni stradali avviato dal primo ministro di
Enrico IV. La grande nobiltà fu bandita con una politica di elargizioni finanziarie e di favori, ma anche
intimidita da alcune condanne esemplari. E ai governatori delle provincie cominciarono ad essere affiancati
per compiti specifici dei commissari straordinari. I detentori di uffici venali si videro riconoscere nel 1604,
dietro il pagamento di una moderata tassa annua , il diritto di trasmettere ereditariamente la loro carica.
Tale concessione fu ricca di conseguenze: poiché le più elevate cariche giudiziarie e finanziarie conferivano
direttamente la nobiltà.
Con il trattato di Lione, firmato nel 1601, dopo una breve guerra con il Piemonte sabaudo, Enrico IV ottenne
la Bresse e il Bugey in cambio della concessione del marchesato di Saluzzo. Negli anni seguenti evitò ogni
intervento militare diretto , ma non rinunciò ad esercitare il suo dominio militare in Germania e in Italia. Si
accingeva a muovere guerra agli Asburgo D’Austria e di Spagna quando cadde vittima di un frate che lo
assassinò mentre transitava in carrozza per le vie di Parigi.
L’erede al trono, Luigi XIII era allora un bambino e la reggenza fu assunta dalla vedova di Enrico IV, Maria
de’Medici, che inaugurò una politica filospagnola e si appoggiò a Concino Concini. La sudditanza alla Spagna
e la presenza di questi straneri che spadroneggiavano a corte suscitarono il risentimento dei principi di
sangue e delle grandi casate aristocratiche che rialzarono la testa e cercarono di riguadagnare il potere
politico. Un punto centrale delle loro rivendicazioni fu la richiesta di una convocazione degli stati generali
del regno, che furono riuniti, ma con scarsi risultati, tra il 1614-1615. Furono gli ultimi stati generali nella
storia della Francia fino al 1789. Nella nell’autunno 1661 Maria De medici potè affidare Le redini del
governo al Concini, che l’anno seguente fu però assassinato per ordine del giovane re. Si impose come
mediatore dei contrasti tra Luigi 13º e la madre un giovane vescovo che si era messo in luce come
portavoce del clero agli stati generali: Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu. Nel 1622 Luigi 13º ottenne
per lui la nomina a cardinale; Nel 1624 lo inserì nel consiglio della corona, all’interno del quale assunse in
pochi mesi una posizione dominante accentrando nelle proprie mani La direzione della politica francese
interna ed esterna. 2 erano le linee di condotta che si presentavano al cardinale-ministro. La prima,
sostenuta dalla regina consisteva nell’appoggio alla politica di restaurazione cattolica degli Asburgo di
Spagna e D’Austria; cio avrebbe evitato alla Francia gravosi impegni militari e avrebbe consentito di
concentrarsi sul risanamento delle finanze e sulle riforme. La seconda considerava inevitabile una
contrapposizione al disegno egemonico degli Asburgo e subordinava a questo obiettivo ogni esigenza di
politica interna. La linea scelta e perseguita con il flessibile coerenza da Richelieu. Il ritorno della Francia ad
una politica estera aggressiva presupponeva il rafforzamento dell’autorità monarchica all’interno del paese
e l’eliminazione di ogni potenziale focolaio d’opposizione.

Furono stroncate le trame nobiliari e le manifestazioni da anarchia feudale; e con una vera e propria guerra
fu debellata l'organizzazione politico-militare degli ugonotti. Ai protestanti venne concessa una pace di
grazia, che manteneva la libertà di culto nei limiti sanciti dall'editto di Nantes, faceva piazza pulita delle
garanzie politiche e militari da questo previste.

la campagna contro gli ugonotti e il progressivo coinvolgimento della Francia nei teatri di guerra tedesco-
italiano ebbero come conseguenza un rapido aumento della pressione fiscale e in particolare della taglia,
che gravava quasi esclusivamente sulle campagne. Fu questa la causa principale della Grande ondata di
rivolte popolari che scosse la Francia a partire dal 1625 circa, estendendosi a volte a intere regioni. ma con
il bisogno di mantenere l'ordine, di garantire la riscossione delle tasse, di amministrare una pronta e se vera
giustizia e di assicurare all'esercito i necessari approvvigionamenti e servizi logistici fu a sua volta all'origine
della graduale estensione a tutto il paese dei commissari istituiti da Enrico IV, che si chiamarono intendenti
di giustizia, polizia e finanza e si avviarono a diventare le principali cinghie di trasmissione alla volontà
sovrana nelle province del paese.

questo gigantesco sforzo di accentramento e rafforzamento del potere monarchico, si possono ricondurre
anche le benemerenze di Richelieu in campo culturale così come gli impulsi da lui date al commercio punto
ma tutto era subordinato al grande confronto con la potenza asburgica.

Con il inetto e incolore Filippo III si inaugura in Spagna L'Era dei privados o validos, cioè dei favoriti ogni
potenti, a cui sovrani incapaci di governare delegano tutti i poteri di decisione e di comando. Il favorito di
Filippo III fu Francisco Gomez de Sandoval y rojas, un cortigiano dai modi suadenti che in vent'anni riuscì ad
accumulare una ingente fortuna e ad arricchire amici e parenti a scapito delle casse Regie. egli pose fine alle
Guerre in corso, stipulando la pace con l'Inghilterra nel 1604 e la tregua dei dodici anni con le province
Unite nel 1609 punto ma nello stesso 1609 prese la grave decisione di espellere dalla penisola iberica i
moriscos, cioè i sudditi di origine araba convertiti al cristianesimo, che costituivano un indispensabile
manodopera specializzata per l'agricoltura e per l'industria punto con l'avvento del nuovo sovrano Filippo
IV, si affermò l'onnipotenza di Gaspar de Guzman, Conte di Olivares e poi duca di sanlucar, spesso
designato per questo col titolo di Conte duca. Oltre ad appoggiare militarmente la controffensiva degli
Asburgo di Vienna contro gli insorti boemi, fu deciso a Madrid di non rinnovare la tregua dei dodici anni con
le province Unite, che scade va nel 1621. Nel 1626 Olivares presentò al re un progetto noto come Union de
las armas, che assegnava ciascuna provincia un contingente di soldati da reclutare ed equipaggiare a
proprie spese, in modo da raggiungere un totale di 140000 effettivi. 1627 con una nuova bancarotta. Ma
nel 1628 l'apertura di un altro fronte in Italia e la cattura da parte degli olandesi della flotta che trasportava
l'argento americano portarono al tracollo delle finanze spagnole, mentre l'unione della sarmas incontrava,
soprattutto in Portogallo e nelle province ragonesi, una crescente opposizione.

alla morte di Ferdinando primo nel 1564, la dignità Imperiale era andata con le corone di Boemia e
Ungheria e con i ducati austriaci al figlio Massimiliano II, cui succedette Rodolfo II. quest'ultimo, rigido
assertore del cattolicesimo, dovette far fronte ad una larghissima diffusione del luteranesimo e anche del
calvinismo: verso il 1580 ormai la grande maggioranza della nobiltà nei Domini asburgici aveva
abbandonato la chiesa cattolica. come in Francia e altrove, anche in questi territori la scelta delle
aristocrazie non era solo un affare di coscienza, ma andava di pari passo con la rivendicazione di più ampi
poteri per le assemblee dei ceti è con l'opposizione alla assolutismo monarchico. Rodolfo II pose la sua
residenza a Praga, dove si circondò di scienziati e artisti: con gli anni comincio a manifestare segni di
squilibrio mentale. nel 1609 i nobili del regno di Boemia lo costrinsero a firmare la lettera di maestà, che
concedeva loro piena libertà religiosa. Nel 1611 venne deposto e la corona di Boemia venne cinta dal
fratello Mattia, che l'anno successivo fu eletto imperatore punto La debolezza della Suprema autorità
politica aveva acuito i contrasti cattolici e protestanti; accanto a luteranesimo Era ora presente il
calvinismo, che aveva tra i suoi adepti personalità come il principe elettore Federico IV. nel 1608 i principi
luterani e calvinisti conclusero un'alleanza difensiva cui in seguito si aggregarono anche molte città
imperiali; a questa si contrappose Una lega cattolica la cui anima fu il ricco e potente duca di Baviera
Massimiliano wittelsbach. l'uno e l'altro schieramento cercavano protettori alleati fuori dai confini
dell'impero, creando una situazione sempre più tesa. Tre paesi affacciati sul Mar Baltico, nessuno poteva
competere per estensione e popolazione con la Polonia Lituania, che contava oltre 10 milioni di
abitanti.Sigismondo vasà, già eletto re di Polonia nel 1587, redito anche la corona di Svezia. Ma lo zio di
Sigismondo, Carlo, si posa la testa di un forte movimento di opposizione aristocratica; nel 1604 egli assunse
anche la corona col nome di Carlo IX punto il nuovo sovrano manifestò subito mire espansionistiche in
direzione sia della Polonia, sia della Danimarca di Cristiano IV, padrona dei dazi dell'oresund. Questi conflitti
aprirono la via alle imprese del figlio e successore Gustavo Adolfo che in soli vent'anni riuscirà a imporre la
sua supremazia svedese su tutto il Baltico. quali furono le cause di questa straordinaria scesa in un paese
che agli inizi del 600 contava poco più di un milione di abitanti?

in primo luogo, la Svezia possedeva estesi giacimenti di ferro e di rame, che a partire dalla fine del
Cinquecento cominciarono a essere sfruttati sistematicamente, col concorso di capitali ed imprenditori
olandesi. tali ricchezze minerarie da un lato alimentavano un consistente flusso di esportazioni, dall'altro
fornivano la materia prima per una produzione di armamenti in rapido sviluppo. nelle campagne esisteva
inoltre una massa preponderante di Piccoli proprietari liberi, che avevano perfino, loro rappresentanza
nella dieta punto questo Ceto costituiva un vivaio ideale di ottimi soldati. L'aristocrazia infine, che aveva nel
Consiglio di stato la propria Roccaforte, stabilì con la monarchia un efficace rapporto di collaborazione,
sancito proprio nel 1612, all'inizio del regno di Gustavo Adolfo, da una specie di carta costituzionale.
Con l'aiuto dell' abile cancelliere Axel Oxenstierna, Gustavo Adolfo riorganizzò l'amministrazione interna,
creò una flotta da guerra e potenzia l'esercito introducendo un sistema di coscrizione obbligatoria punto
alle formazioni a falange tipiche sostituì lo schieramento in linee lunghe e poco profonde, con un fuoco di
fucileria più efficace continuo. Le prime prove militari di Gustavo Adolfo ebbero come teatro la Russia. con
la con la pace di stolbova nel 1617 la Svezia si vede riconosciuto il possesso dell' ingria e della Carelia
orientale, che saldando il territorio estone a quello finlandese le assicuravano il completo dominio sul Golfo
di Finlandia. Nel 1621 Gustavo Adolfo, approfittando delle ostilità in corso tra la Polonia e la Turchia, invase
la livonia e si impadronì delle importante porto di riga. La lotta per l'egemonia sul Baltico sarà uno dei
motivi principali dell'intervento svedese nella guerra dei 30 anni.

Sul trono imperiale a Mattia era candidato a succedere e nipote Ferdinando. Nel 1617 Ferdinando ottenne
la designazione a Re di Boemia e d'Ungheria dalle rispettive diete. ma le misure subito prese a favore del
cattolicesimo dai reggenti che rappresentavano il potere Imperiale a Praga indignano i ceti boemi, che
videro messa in discussione alla loro autonomia e si auto convocarono nuovamente nella primavera del
1618. il 23 maggio una folla di delegati in base al palazzo reale e gettò dalla finestra 23 più odiati reggenti il
loro segretario. Fu poi formato un governo provvisorio che si diede a reclutare un esercito. in
comportamento della dieta boema fu imitato da quella delle altre provincie del regno e anche dei ceti
dell'alta e della Bassa Austria punto nel maggio del 1619 la stessa Vienna si trovo assediata dalle truppe di
questa confederazione. Nel frattempo imperatore Mattia era morto e la dieta Imperiale riunita Francoforte
il 28 agosto del 1619 e lesse imperatore Ferdinando. Due giorni prima i ceti boemi, dopo aver dichiarato
deposto Ferdinando, avevano offerto la corona al calvinista Federico Quinto con la speranza di favorire la
costituzione intorno a Federico, che era tra l'altro genero del re d'Inghilterra Giacomo primo, di un ampio
fronte protestante. ciò spinse l'imperatore a chiedere l'aiuto della Spagna e della Lega cattolica tedesca.
Così nella primavera-estate del 1620 gli eserciti bavarese Imperiale sottomisero l'alta e la bassa Austria e
penetrarono in Boemia. L'otto novembre le forze raccogliticce dei ribelli poemi furono sbaragliate su
un'altura nei dintorni di Praga nella cosiddetta battaglia della montagna Bianca. Alla vittoria degli Imperiali
segui una dura repressione. Mentre Federico del Palatinato, se ne andava ramingo per l'Europa, privato dei
suoi Domini e, nel 1623, anche del titolo di elettore in Austria in Boemia I pastori luterani e calvinisti furono
espulsi, i capi della ribellione furono giustiziati la nobiltà protestante venne posta di fronte l'alternativa di
convertirsi o emigrare. Le terre confiscate e furono assegnate a elementi di sicura Fede cattolica e spesso di
nazionalità straniera. alla ricattolicizzazione forzata, si accompagna in Boemia l'imposizione di una nuova
costituzione nel 1627 che sanciva l'ereditarietà della Corona nella casa d'Asburgo e limitava i poteri dei ceti.
nel 1621 Siri aprirono le ostilità fra la Spagna le province Unite, ma per alcuni anni le operazioni ristagna
rono. Due fatti nuovi intervennero però nel 1624-1625 a movimentare la situazione diplomatica e militare:
lo spostamento nella Francia su posizioni di sostegno alla causa protestante e l'intervento armato del Re di
Danimarca Cristiano IV. una spedizione inviata da Luigi XIII e Richelieu in Valtellina, i cui passi erano stati
occupati dagli spagnoli, dovete presto essere ritirata a causa di problemi interni della Francia. Cristiano IV
era interessato agli affari dell'impero e attraverso il fiume Elba nei primi mesi del 1625, ma si trovo davanti
un grande esercito Imperiale guidato dal Nobile cieco Albert von wallenstein. Wallenstein sì costituì con le
terre confiscate i protestanti dopo la battaglia della montagna bianca un vasto dominio territoriale nel nord
della Boemia, eretto nel 1624 in Ducato di friedland. riuscì a trarne enormi rendite che gli consentirono di
armare a proprie spese 30.000 soldati. Con queste truppe, wallenstein invase il meclemburgo, la Pomerania
e infine la penisola dello Jutland. Cristiano IV dovette chiedere la pace, che fu firmata la fine del maggio
1629 punto il Re di Danimarca e otteneva i territori perduti, ma doveva impegnarsi a non intervenire più
negli affari dell'impero, dove ormai la potenza del weilerstein rivaleggiava con quella degli Asburgo. Due
mesi prima il 28 marzo del 1629, era stato pubblicato l'Editto di restituzione, con il quale l'imperatore
Ferdinando II ordinava la restituzione di tutti i beni ecclesiastici secolarizzati dopo il 1552 punto la causa
cattolica sembrava avviata ad una completa vittoria sia in Germania sia nei Paesi Bassi, dov'è la presa della
fortezza di Breda aveva dato alle forze spagnole un considerevole vantaggio nella guerra in corso contro gli
olandesi. ma le potenze protestanti e la Francia di Richelieu non potevano assistere indifferenti al trionfo
degli Asburgo.

per alcuni anni, tra il 1628 è il 1630, il centro nevralgico della politica europea si spostò dalla Germania
all'Italia settentrionale. Alla fine del 1627 era morto senza lasciare eredi diretti e il duca di Mantova
Vincenzo II Gonzaga. Il successore designato era il francese Carlo duca di Nevers. Ma gli Asburgo
rivendicarono la dipendenza dall'impero del Ducato di Mantova e del marchesato del Monferrato che era
adesso Unito. nel 1629-1630 un esercito Imperiale scendeva le Alpi e si impadroniva di Mantova,
sottoponendola ad un'orribile saccheggio, mentre La Fortezza di casale Monferrato resistette all'assedio
delle forze spagnole. i problemi interni di Richelieu e di Olivares e la gravissima epidemia di peste scoppiata
nell'Italia settentrionale indussero i contendenti a trattative di pace, che portarono all'accordo di Cherasco
nel 1631: Mantova il Monferrato restavano al Gonzaga-Nevers, che si riconosceva suddito dell'impero, e la
Francia manteneva al possesso di Pinerolo. in quello stesso anno entrò in guerra e re di Svezia Gustavo
Adolfo, appoggiato finanziariamente dalla Francia. Egli intendeva non solo difendere la causa protestante,
ma affermare definitivamente l'egemonia Svedese sul Baltico. La schiacciante vittoria riportata a breitenfeld
il 17 settembre del 1631 apri a Gustavo Adolfo la via verso la Germania meridionale. Mentre i sassoni,
penetravano in Boemia e s'impadronì vano di Praga, il re di Svezia si diresse a sud-ovest verso Magonza,
dove passo l'inverno; nella primavera del 1632 invase la Baviera, sottoponendola ad un sistematico
saccheggio. Nel frattempo Wallenstein che si era ritirato nel suo Ducato di friendland, aveva accolto il
disperato appello rivolto gli dall'imperatore e si era accinto a raccogliere un nuovo esercito. il generalissimo
prima espulsi i sassoni dalla Boemia, poi affrontò gli svedesi che risalivano verso nord. questi ultimi ebbero
il sopravvento nella battaglia di lutzen, in Sassonia, il 17 novembre del 1632, ma lo stesso re Gustavo Adolfo
lascio la vita sul campo punto di lì a poco anche wallenstein, accusato di trattative segrete col nemico,
Venne ucciso da alcuni sicari per ordine di Ferdinando.

per scacciare gli svedesi l'imperatore fidava ora nell'aiuto di un esercito inviato con un supremo sforzo dalla
Spagna: insieme, Imperiali spagnoli inflissero gli svedesi una grave sconfitta punto i principi protestanti si
affrettarono allora concludere la pace con l'imperatore. Anche la Svezia si preparava ad abbandonare la
lotta. lo scopo del cardinale Richelieu era chiaramente quello di impedire il consolidamento della potenza
Imperiale in Germania e il riformarsi di quella tenaglia asburgica contro la quale avevano già combattuto i
re di Francia all'epoca di Carlo Quinto. l'intervento francese rafforzò la determinazione della Svezia, decisa
ad affermare la propria supremazia sul Baltico, e delle province Unite, che puntavano al riconoscimento,
non solo dell'indipendenza, ma anche delle conquiste fatte in campo coloniale. Di fronte a questo
schieramento di forze, le possibilità di resistenza degli Asburgo d'Austria e di spagna erano limitate. la flotta
spagnola venne distrutta dagli olandesi nel canale della Manica con la battaglia delle dune. Gli svedesi
continuarono nelle loro devastazioni in Germania, mentre l'esercito francese ottenne una grande vittoria su
quello spagnolo, fino ad allora invincibile nella battaglia di rocroi. I negoziati di pace, avviati fin dal 1641,
sfociarono nel 1648 in una serie di trattati collettivamente noti come pace di Vestfalia. scontato era il
riconoscimento spagnolo dell' indipendenza delle province Unite, che dopo la secessione del Portogallo
erano libere di proseguire la loro penetrazione nell'Oceano Indiano nel Brasile. La Francia otteneva il
possesso dei vescovati di Metz, Toul e Verdun, di gran parte dell'Alsazia e di altre piazzeforti sia surreno, sia
in Piemonte. La Svezia rimaneva padrona della Pomerania occidentale e della provincia di Haland e
perfeziona va il proprio dominio sul Baltico; la parte orientale della Pomerania e i vescovati di Magdeburgo,
Minden e Halberstadt erano dati alla elettore del Brandeburgo, Federico Guglielmo, ponendo così le basi
dell'ascesa del Brandeburgo-Prussia al rango di grande potenza. La situazione religiosa dell’impero fu
modificata nel senso di ammettere anche il calvinismo e di spostare al 1624 l’anno normale per la
secolarizzazione dei beni ecclesiastici. I principi ottenevano il diritto di stringere alleanze e fare guerre per
proprio conto, purché non dirette contro l'imperatore. Ne usciva sconfitta ogni ambizione degli Asburgo di
Vienna di trasformare la dignità Imperiale in qualcosa di paragonabile ad una monarchia ereditaria sul
modello allora rappresentato dalla Francia. Restava accesa la guerra tra Francia e Spagna, conclusa solo nel
1659 dalla pace dei Pirenei, e restavano, le conseguenze economiche e sociali dell'immane conflitto. La
Germania perse in 30 anni dal 20 al 30% della sua popolazione. Le devastazioni si estesero anche alla
Boemia, alla Danimarca, alla Borgogna, all'Italia nord-occidentale. La guerra dei 30 anni rimase nella
memoria dell'Europa come un'epoca di violenza e di orrore che sono le tragedie del ventesimo secolo
riusciranno a superare.

CAPITOLO 13: Rivoluzioni e rivolte

Giacomo I Stuart era già re di Scozia quando succedette sul trono inglese alla regina Elisabetta. L’unione
nella stessa persona delle due corone di non comportò la fusione dei due Paesi sotto il profilo politico e
amministrativo – fusione che verrà avviata solo con l’unificazione dei due parlamenti nel 1707. Diversi
fattori dovevano rendere impopolare il nuovo sovrano presso gli inglesi. L’origine straniera, le inclinazioni
omosessuali, le prodigalità nei confronti di favori avidi e inetti, e quel misto di pedanteria e di volubilità che
caratterizzava la sua condotta. Fin dai primi anni del regno di Giacomo I si ripresentarono le due questioni
che già negli ultimi tempi di Elisabetta avevano reso difficili i rapporti tra corona e Parlamento: la questione
religiosa e la questione finanziaria. La legislazione contro i cattolici venne inasprita dopo la scoperta di una
congiura che mirava addirittura a far saltare in aria il primo Parlamento convocato da Giacomo per una più
radicale riforma della Chiesa d’Inghilterra, che eliminasse dal culto le vestigia di papismo, abrogasse o
almeno riducesse l’autorità dei vescovi e lasciasse alle singole congregazioni maggiore libertà nella scelta di
ministri e predicatori. I protestanti inglesi dovettero constatare che la nuova dinastia, in cerca di
legittimazione nel consenso delle grandi casate europee, cercava un’alleanza matrimoniale con le grandi
corone cattoliche. Nel corso dei primi decenni del XVII secolo il puritanesimo come stile di vita si venne
diffondendo di più tra la gentry e tra i centri mercantili e artigiani delle città, alimentando un crescente
senso di estraneità e di ostilità nei confronti di una corte sfarzosa e corrotta. Non pochi furono coloro che
decisero di emigrare nell’America settentrionale: tra questi i cosiddetti padri pellegrini.

I costi della guerra con la Spagna avevano creato una difficile situazione finanziaria, che neppure la pace
stipulata da Giacomo primo nel 1604 riuscì ad alleviare. al centro dei problemi era l'insufficienza delle
entrate a fronte di spese in continuo aumento, anche per effetto della tendenza al rialzo dei prezzi punto se
infatti il gettito di dazi era in espansione, le massicce vendite di terre alla corona effettuate sotto la dinastia
Tudor avevano molto assottigliato gli introiti di origine demaniale. in questa situazione sarebbe stato
necessario reperire nuove entrate e passare la rendita fondiaria. Ma ogni forma stabile di imposta fondiaria
trovato va un ostacolo insuperabile nel parlamento che si limitava a votare sudditi straordinari in situazioni
di emergenza, legate di solito esigenze belliche. hai problemi di natura religiosa e finanziaria si aggiunsero
le ripercussioni di una congiuntura economica negativa punto da un lato la popolazione inglese continua ad
aumentare fin verso il 1650, quando raggiunse la cifra di 5 milioni di abitanti. ma tra il 1620 e il 1650
l'incremento demografico non fu più accompagnato da un parallelo sviluppo delle attività produttive: le
esportazioni di pannilana si dimezza nel giro di pochi anni anche a causa dello sconvolgimento delle
tradizioni correnti di traffico determinato dallo scoppio della guerra dei 30 anni. sotto il successore di Carlo
primo gli effetti di una serie di cattive annate agricole a crebbero la miseria dei ceti inferiori, già colpiti dal
divario tra prezzi e salari e dal movimento delle recinzioni i quattro successivi parlamenti convocati da
Giacomo primo si rifiutarono sempre di soddisfare le richieste finanziarie della Corona e denunciarono con
crescente energia i fenomeni di corruzione e gli sprechi presenti nella corte nel governo. Il problema
finanziario diventa così un problema politico. il circolo vizioso consisteva da un lato nella mancanza degli
strumenti necessari per imporre i sudditi un aumento della pressione fiscale dall'altro nell'impossibilità di
munirsi di tali strumenti a causa della mancanza di denaro non riuscendo ad ottenere l'approvazione legale
da parte del parlamento per turare le falle del bilancio e soddisfare le brame dei cortigiani, il monarca i suoi
ministri erano indotti a fare continuo ricorso a espedienti straordinari che gettavano sempre maggiore
discredito sulla corte duepunti prestiti forzosi concessione di privilegi economici in cambio di sovvenzioni
ho compartecipazione agli utili, multa per la mancata osservanza di vecchie leggi, vendite di uffici e di titoli
nobiliari. così il numero dei lords fu più che raddoppiato nel corso di pochi decenni e nel 1611 venne creato
un nuovo titolo, quello di baronetto, appositamente per essere venduto.

Il generale malcontento fuoco cresciuto dall'ascendente acquistato accorte dal giovane vanitoso favorito
del re ed ha una politica estera ritenuta troppo remissiva nei confronti della Spagna. Il figlio e successore di
Giacomo, Carlo primo, un uomo colto e non privo di intelligenza, ma di carattere debole è dominato dai
favoriti, si vede addirittura negare dal Parlamento la tradizionale concessione di vino e di altri articoli. nel
tentativo di guadagnare sostegno dei puritani, Carlo dichiara guerra alla Spagna organizzo una spedizione
navale per soccorrere gli ugonotti di La Rochelle, assediati dalle truppe del re di Francia. il disastroso
fallimento di questa operazione military convinse i più che del nuovo re e del duca di Buckingham, che
continuava a spadroneggiare a corte, non c'era in alcun modo da fidarsi.

Il Parlamento convocato nel 1628 condizionò ogni votazione di ulteriori sussidi all'accettazione da parte del
re di un documento in quattro punti, denominato petizione di diritto, che dichiarava illegali le tasse imposte
senza consenso del Parlamento, gli arresti arbitrari, il ricorso alla legge marziale e l'acquartier amento
forzoso di soldati in case private. Il re sì piego a sottoscrivere La petizione, ma subito dopo aggiorno il
Parlamento l'anno seguente. nell'agosto 1628 il duca di Buckingham venne pugnalato a morte da un
ufficiale di Marina; e quando le sedute ripresero, Carlo primo decise di scioglierlo definitivamente.

Fino all'aprile 1640, Carlo primo governo senza Parlamento, appoggiandosi al consiglio privato della Corona
e all'azione dei tribunali regi che giudicavano i reati di lesa maestà. Due consiglieri soprattutto riscossero la
sua fiducia in questo periodo: Thomas wentworth, poi conti di Stafford, governatore in Irlanda dal 1633 al
1639, fautore di un'energica politica assolutistica, e William loud, nominato nel 1633 arcivescovo di
Canterbury. non mancarono negli anni del governo personale di Carlo utili riforme, che eliminarono parte
delle inefficienze e degli sprechi e ereditati del regno di Giacomo primo. grazie alle misure e alla pace
frettolosamente conclusa con la Francia e con la Spagna alla fine degli anni venti, le spese potevano essere
finalmente contenute e, mentre le entrate beneficiarono di una più oculata amministrazione, ma anche del
reperimento di nuovi cespiti, primo fra tutti quello conseguente all'estensione a tutto il paese della
cosiddetta ship money un tributo per la costruzione di navi da guerra che prima rivestiva un carattere
eccezionale riguardava solo alcuni porti. loud procedeva a riorganizzare la chiesa d'Inghilterra secondo le
linee gerarchiche e autoritarie punto erano preferiti per i seggi vescovili i seguaci della dottrina arminiana
erano rimesse in ordine pratiche di devozione e forme liturgiche proprie della chiesa cattolica, erano
perseguitati ai tribunali ecclesiastici i predicatori puritani. il sospetto che si volesse preparare un ritorno al
cattolicesimo era alimentato dall'ascendente che su Carlo primo esercitava la moglie francese Enrichetta
Maria, che professava il culto cattolico e si circondava di gesuiti e di emissari della chiesa di Roma. c'ho
rafforzava l'opposizione dei puritani. Alla fine degli anni trenta poteva sembrare che l'Inghilterra degli
Stuart si avviasse verso un regime di tipo assolutistico. Ma si opponeva questo disegno alla fragilità dell'
apparato militare, burocratico e finanziario su quella monarchia poteva contare. non esisteva in Inghilterra
un esercito permanente, al di fuori delle inefficiente infide milizie locali agli ordini dei loro dei luogotenenti
e dei loro commissari che periodicamente provvedevano al loro addestramento ed erano incaricati di
convocare le in caso di necessità. Solo in caso di spedizioni oltremare si reclutavano truppe mercenarie. La
burocrazia stipendiato dalla Corona non superava il migliaio di individui sotto i primi due Stuart, e le
mansioni giudiziarie e amministrative nelle contee erano affidate all'Opera di volontari come giudici di
pace. mentre Lord luogotenente appartenevano in genere all'alta nobiltà, e giudici di pace provenivano
dalla gentri, un ceto di proprietari terrieri benestanti in rapida ascesa numerica ed economica: San regno di
Enrico VIII e quello di Carlo primo Stuart le famiglie che ne facevano parte crebbero, mentre si riduceva il
peso economico e politico della grande aristocrazia feudale. senza il consenso di queste categorie sociali
era molto difficile per la corona esercitare quel potere assoluto cui aspiravano Giacomo Giacomo primo è
Carlo primo. proprio hai novità religiose imposte da loud, suscitarono nel 1638 una rivolta. falliti tentativi di
conciliazione, Carlo primo si decise nell'aprile del 1640 convocare un nuovo parlamento per ottenere i
mezzi necessari a condurre la guerra contro gli scozzesi. il Parlamento è riunito nel Aprile 1640 Fu detto
breve Parlamento perché Carlo primo di fronte ad una posizione ancora più risoluta lo sciolse dopo poche
settimane punto ma l'esercito messe insieme con grandi sforzi dal monarca fu messo in rotta degli scozzesi.
In questa situazione, resa più grave da una crisi commerciale dal rifiuto della city di Londra di fare nuovi
prestiti alla corona, non rimase a Carlo primo altre via che convocare nuovamente la rappresentanza del
regno. il Parlamento che si aprì a Westminster il 3 novembre del 1640 è passata alla storia come il lungo
Parlamento perché rimase in carica fino al 1653. Nella camera dei comuni erano in netta maggioranza gli
avversari della politica assolutistica del sovrano. Guidati da uomini politici esperti e comuni se per intimidire
trascinare la camera dei Lord e precedettero in pochi mesi a smantellare tutti i capisaldi del potere Regio:
Stafford allowed vennero accusati di tradimento imprigionati; furono soppressi i tribunali sottoposti a
l'influenza diretta del monarca, a cominciare dalla camera stellata, e venne decretata inamovibilità dei
Giudici; furono dichiarate illegali e abolite la shipmoney e le altre imposte introdotte nell'ultimo decennio; i
vescovi vennero estromessi dalla camera dei Lord e il re venne privato del diritto di sciogliere il Parlamento
senza il consenso di quest'ultimo. nel frattempo, la caduta della restrizione alla libertà di stampa aveva dato
la sua struttura ad una pubblicistica dai toni scurrili che contribuì a mantenere alta la temperatura a Londra
in tutto il paese e impedire una riconciliazione con la monarchia, a cui Lord è una parte crescente dei
comuni sarebbero stati inclini. alla fine del 1641 lo scoppio di una insurrezione cattolica in Irlanda posa il
delicato problema di chi dovesse condurre la repressione: il Parlamento intendeva costringere il monarca a
cedere il controllo delle forze armate, che tradizionalmente gli spettava. Lo Stewart ritenne giunto il
momento di reagire, è il 5 gennaio del 1642 si presentò in Parlamento con un drappello di armati per
arrestare i capi dell'opposizione; ma il colpo andò a vuoto perché questi ultimi, avvertiti in tempo, si erano
messi in salvo. il Parlamento si trasferì allora nella city, mentre re lascia la capitale, deciso ormai risolvere
con la forza la partita, e chiamo raccolta e sudditi a lui Fedeli.

La guerra civile vera e propria ebbe inizio nell'estate del 1642 e sembro volgere a favore del re, che poteva
contare su una cavalleria valorosa, composta da Nobili. Ma il il protrarsi delle ostilità della city e sulla
maggiore capacità contributiva delle contee Sud orientali, oltre che sull'alleanza con gli scozzesi.
il primo importante successo venne ottenuto il 2 luglio del 1644 nel nord, grazie al valore dei reparti di
cavalleria guidati da Oliver Cromwell. fu lo stesso Cromwell a costituire l'anno seguente l'esercito di nuovo
modello, caratterizzato da una disciplina ferrea e dalla precedenza data al merito rispetto alla nascita e
animato dalla convinzione dei soldati di combattere per una giusta causa: le schiaccianti vittorie ottenute
sui realisti posero fine alla guerra civile. vista inutile ogni ulteriore resistenza, Carlo primo preferì arrendersi
agli scozzesi, che lo consegnarono al parlamento di Londra; ma non smise di intrigare né di intavolare
trattative ora con il Parlamento stesso, ora con gli scozzesi e ora con i Generali dell'esercito, nella speranza
di dividere gli avversari e metterli l'uno contro l'altro. ben pochi erano coloro che ritenevano si potesse fare
a meno della monarchia. i più e tra loro lo stesso Cromwell erano a favore di un accordo con il re sconfitto,
che salva guardasse le conquiste della rivoluzione. Nel parlamento era predominante la corrente
presbiteriana, che dopo l'abolizione dell'episcopato, decretata nel 1646, intendeva riorganizzare la chiesa
d'Inghilterra con un sistema di consigli gerarchizzati e con la rigida imposizione del credo calvinista. a
costoro si contrapponevano gli indipendenti, che avevano nei quadri dell'esercito loro Roccaforte ed erano
sostenitori di una larga tolleranza delle opinioni religiose e dell'Indipendenza delle singole congregazioni di
Fedeli. Evidenti sono i legami tra le tendenze eterodosse in campo religioso e il radicalismo politico che si
espresse soprattutto nel movimento dei livellatori. il termine venne indicare quanti erano accusati di voler
cancellare la distinzione sociale e livellare le fortune. In verità, i livellatori non misero mai in discussione la
proprietà privata. Essi reclutavano i loro adepti soprattutto tra le file dell'Artigianato cittadino e dei Piccoli
proprietari coltivatori; Pur non essendo contrari alla monarchia chiedevano la soppressione di tutti i
privilegi, una semplificazione delle leggi è un'istituzione per tutti; e soprattutto esigevano l'allargamento del
diritto di voto a tutti i maschi adulti, a esclusione dei mendicanti e dei servi. Dopo la vittoria sul Re, la
propaganda dei livellatori fece molti proseliti tra l'esercito soprattutto quando divenne Chiara l'intenzione
del parlamento di scioglierlo o di spedirlo in Irlanda a combattere contro i cattolici, senza neppure saldare le
paghe arretrate. i vari reparti nominarono degli agitatori incaricati di trattare con i capi per giungere ad una
piattaforma comune dell'esercito; nel giugno successivo questo occupo Londra e si impadronì con la forza
della persona del re punto il dibattito che si svolse a Putney nei nell'ottobre del 1647 mostra come
l'ostacolo principale a una unificazione delle proposte fosse la questione del suffragio, nella cui estensione
vedevano il pericolo di un sovvertimento delle gerarchie sociali.

Le discussioni furono interrotte, alla fine di quell'anno, dalla Fuga del re, che con l'appoggio degli scozzesi
cerco di riaccendere la guerra civile. ma le forze realiste vennero sconfitte in pochi mesi. Questa volta,
Cromwell e gli altri capi militari erano decisi a farla finita. il Parlamento venne purato con la forza degli
elementi più moderati nel dicembre del 1648 e il troncone rimasto ne decretò sotto la minaccia
incombente delle armi l'istituzione di un'altra commissione di giustizia per processare il re. Carlo primo
venne condannato a morte e giustiziato il 30 gennaio del 1649. l'esecuzione del re fu seguita dalla creazione
di un consiglio di stato a febbraio del 1649, che prendeva il posto del consiglio privato della corona, dalla
soppressione della Camera dei Lord e nel maggio, finalmente, dalla proclamazione della Repubblica unità di
Inghilterra, Scozia, Irlanda. Non erano risolti i contrasti tra i moderati, i capi dell'esercito e i livellatori. Il
primogenito di Carlo primo rifugiato si nei Paesi Bassi, non aveva tardato ad assumere il titolo Regio di Carlo
II ed era stato riconosciuto sia degli scozzesi sia dagli irlandesi, in armi fin dal 1641. per scongiurare La
minaccia di un'invasione realista e per sottomettere quei due territori c'era bisogno di una forza armata
compatta e docile al volere dei generali. All'arresto dei capi del movimento livellatore fece seguito la
repressione sanguinosa, opera di Cromwell, della mutilamento di alcuni reparti dell'esercito a bulford. Lo
stesso Cromwell guidò nel 1649-1650 la campagna contro gli insorti irlandesi, che fosse seguita da massacri
indiscriminati di cattolici, da lui considerati alla stregua di spregevoli barbari, è seguita da deportazione in
massa e confische di terre a beneficio di protestanti inglesi. ugualmente rapida e vittoriosa fu la successiva
campagna di Cromwell in Scozia: per la prima volta nella storia si apriva così la via per una unificazione
politica, non solo dinastica, delle isole britanniche. la nuova potenza militare inglese, posta al servizio di un
espansionismo aggressivo che agli imperativi religiosi congiungeva quelli economici, non tardo a rivolgersi
anche in altre direzioni: gli anni dell'interregno segnarono la ripresa dell'espansione marittima & iniziata
sotto Elisabetta e inaugurarono l'era dell'imperialismo britannico punto nel settembre 1651 venne
promulgato l'atto di navigazione,che riservava alla madrepatria il commercio con le colonie nordamericane
e ammetteva nei porti inglesi solo navi britanniche o dei Paesi da cui provenivano le merci. era un colpo
diretto contro gli olandesi e infatti scoppiò subito la primavera delle tre guerre navali anglo-olandesi (1652 -
1654, 1665 1667, 1672-1 1674), che finiranno per sancire la superiorità marittima Britannica. alcuni anni
dopo, l'Inghilterra di Cromwell entrò in guerra contro la Spagna, già duramente provata dal conflitto con la
Francia, e le strappò l'isola di Giamaica, destinata a divenire il fulcro della tratta intercontinentale degli
schiavi. furono questi gli anni dei trattati commerciali stipulati con il Portogallo e con i paesi baltici. ha 6
meno soddisfacenti furono i risultati ottenuti nella politica interna. Nel 1653 venne sciolto quanto restava
del lungo Parlamento e al suo posto venne insediata un'assemblea di 144 membri, tutti scelti dai capi
dell'esercito: fu il cosiddetto Parlamento barebone che durò solo 5 mesi a causa dei contrasti interni e dei
timori suscitati dai suoi progetti di radicali riforme. alla fine di quello stesso anno, una carta costituzionale
stesa in fretta e furia proclamò Oliver Cromwell Lord protettore del Commonwealth d'Inghilterra, Scozia,
Irlanda: fu lo stesso Cromwell a scegliere i membri del Consiglio di stato, quasi tutti i capi dell'esercito. il
potere militare si identificava così strettamente col potere politico, e scarso successo ebbero i nuovi
tentativi per affiancare all'esecutivo un parlamento che fosse al tempo stesso docile i suoi voleri e in
qualche modo rappresentativo della nazione. con il protettorato ebbe fine la libertà di cui aveva fino allora
goduto la stampa e anche il dissenso religioso comincio a essere perseguitato. L'esercito venne epurato
degli elementi più radicali e tutto il territorio inglese venne suddiviso in 11 distretti ciascuno dei quali scusa
il tuo posto Maggiore generale. la dittatura militare non rispondeva però ai desideri della gente, che voleva
per sé il potere ed era ostile al mantenimento di una forte pressione fiscale: le spese per l'esercito e per la
Marina erano state coperte con l'introduzione di tasse sui beni di largo consumo ed un imposta fondiaria.
Alla morte di Oliver Cromwell venne designato a succedergli il figlio Richard, che non aveva però l'autorità
del padre e si dimostrò incapace di porre un freno alle forze centrifughe che spingevano il paese verso
l'anarchia. Dopo l'abdicazione di Richarda tollerare una certa libertà religiosa.

lo spietato aumento della pressione fiscale in poste francesi dal governo di Richelieu aveva provocato una
serie di rivolte popolari. un carattere in parte diverso ebbero disordini della Fronda che videro protagonista
e le classi dirigenti interessarono contemporaneamente la capitale La maggior parte del paese. alla morte di
Luigi XIII preceduta di pochi mesi da quella di Richelieu la reggenza in nome del piccolo successore Luigi
quattordicesimo venne Assunta Dalla vedova del defunto monarca, Anna d'Austria, sorella del sovrano
spagnolo Filippo IV d'Asburgo. Fin dai primi giorni questa affidò la direzione degli affari ad una creatura di
Richelieu, il cardinale di origine abruzzese Giulio Mazzarino. egli si mantenne Fedele agli indirizzi politici di
Richelieu, pur sostituendo alla durezza di questi La diplomazia è l'arte del compromesso. Come già era
avvenuto nel XVI secolo la minore età del sovrano e la reggenza da parte di una donna straniera
risvegliarono le velleità dei principi del sangue e dei Nobili, i quali presero ad agitarsi e a complottare per
riprodurre unirsi del potere politico. Gli officiers protestavano contro l'autorità concessa agli intendenti e
contro la continua creazione di nuove cariche, che portava al deprezzamento delle vecchie; i rentiers
lamentavano gli enormi ritardi con cui erano pagati gli interessi qui avevano diritto; tutti denunciavano gli
scandalosi arricchimenti dei finanzieri e degli appaltatori delle imposte. La situazione divenne esplosiva nel
1648, l'anno stesso in cui si avviava a conclusione La guerra dei 30 anni. Di fronte ad un nuovo pacchetto di
misure fiscali il Parlamento di Parigi organizzo un programma di riforme. le rivendicazioni contenute nei 27
articoli formulati nel giugno-luglio 1648 presentarono non poche analogie con quelle avanzate dal
Parlamento inglese, benché assai diversa, fosse la natura dei parlamenti francesi, che erano tribunali
d'Appello e non assemblea di carattere rappresentativo. Si trattava della soppressione degli intendenti,
della diminuzione delle imposte e del rifiuto del sistema degli appalti, dell'invalidità di ogni tassa che non
avesse ottenuto l'assenso dei parlamenti, della illegalità degli arresti arbitrari: un po' un programma
influenzato dagli sviluppi della rivoluzione inglese che è avrebbe bloccato al cammino verso l'assolutismo
della monarchia borbonica. La regina e Mazzarino reagirono decretando l'arresto di uno dei più autorevoli e
popolari esponenti della magistratura parigina. la piazza si ribellò è di fronte alla sommossa La corte fu
costretta a lasciare la capitale e a piegarsi alle richieste del Parlamento. la pace firmata a saint-germain il
primo aprile del 1649 chiudeva con la sconfitta apparente della monarchia. le ambizioni rivali del Gran
condé e degli altri grandi Nobili e l'odio comune verso il favorito della regina dovevano accendere la Fronda
dei principi. a pagare il prezzo maggiore di questo rigurgito di anarchia feudale furono le campagne,
esposte alle estorsioni alla violenza delle soldatesche e flagellate dalla carestia disastrosi anni 1651 e 1652 2
punti in molte località i registri parrocchiali mostrano punti di mortalità tre o quattro volte superiore alla
media e sensibile diminuzione delle nascite. Più che la vittoria riportata nel 1652 sotto le mura di Parigi dal
visconte Touraine, un generale al servizio della corte, fu alla fine l'esaurimento generale a riportare la pace
nel paese e acconsentire a Mazzarri nella reggente di rientrare trionfalmente nella capitale. il fallimento
della Fronda aveva dimostrato ai francesi che l'autorità monarchica era l'unica forza in grado di scongiurare
l'anarchia di tenere a freno la prepotenza dei grandi. rimaneva ancora aperta dopo la pace di westfalia la
guerra con la Spagna, anche se ha duramente provata è afflitta da ribellioni e discordi interni. Grazie anche
all'intervento militare dell'Inghilterra, Mazzarino fu in grado di imporre alla corte di Madrid la pace dei
Pirenei del 1659, con la quale furono assegnati alla Francia l'Artois, il Rossiglione e parte della cerdagna.
veniva inoltre stipulato il matrimonio di Luigi quattordicesimo con la figlia di Filippo IV, Mariateresa, cui
sarebbero dovuti toccare in dote 500 mila scudi come contropartita della sua rinuncia a qualunque parte
dell'eredità spagnola.

tra il 1637 è il 1643 le sorti della guerra che opponeva la Spagna alle province Unite si erano volte a sfavore
della prima. effetto e causa di questi rovesci militari furono le rivolte scoppiate quasi simultaneamente
all'estremità orientale o occidentale della penisola iberica, in Catalogna e in Portogallo. non meno del
Portogallo e la catalogna si considerava una nazione distinta dalla Castiglia, diversa anche per lingua e
cultura oltre che per le istituzioni giuridiche e amministrative. quando, nei primi mesi del 1640 il conte-duca
di Olivares voglio approfittare della presenza in loco di un esercito Regio per convocare le Cortes e imporre I
mutamenti che gli stavano a cuore, la catalogna insorse e chiesa l'appoggio della Francia; nel gennaio del
1641 venne proclamata la sua Unione alla monarchia dei Borbone, pur col mantenimento delle sue
istituzioni e delle sue leggi. Nel frattempo anche il Portogallo aveva approfittato della situazione per
scuotere il giogo in spagnolo. Dopo una prima rivolta scoppiata a evora nel 1637, il primo dicembre del
1640, una ben organizzata insurrezione portò alla proclamazione dell'Indipendenza e pose sul trono il duca
Giovanni di Braganza. La monarchia spagnola non era quasi più in grado di reagire due punti di fronte
all'entità del disastro, Filippo IV fu costretto a licenziare lo Olivares mentre il governo era costretto a
dichiarare la bancarotta. Tra gli anni trenta e gli anni quaranta la monarchia si trovò ad affrontare una crisi
globale: vi furono rivolte in Andalusia, a Napoli è in Sicilia, e in Messico. Nel 1649 una terribile pestilenza
ridusse di forse un terzo la popolazione della Castiglia. la riconquista della Catalogna fu possibile per il
mutamento della situazione internazionale, ma soprattutto per i timori della ristocrazia catalana di fronte al
radicalizzarsi della lotta sociale. Un esercito monarchico potrei così entrare a Barcellona nel ottobre del
1652 punto del tutto Vani furono gli sforzi di Madrid per ricondurre all'obbedienza il Portogallo, la cui
indipendenza verrà formalmente riconosciuta nel 1668. La Castiglia usciva da quasi 50 anni di guerra
ininterrotte finanziariamente spostata, in preda ad una profonda decadenza economica e demografica. Alla
Castiglia va riferito il quadro convenzionale di una Spagna tragica e immobile popolata solo di grandes e
hidalgos di frati e di straccioni.

CAPITOLO 14: L’Italia del Seicento

Più contrastata era la situazione dell' industria serica, un altro grande settore dell'economia urbana. una
buona vitalità mantennero alcuni rami specializzati, come la produzione di tessuti serici in tessuti di fili
d'oro e d'argento a Milano e a Venezia o quella di veli e garzia Bologna. altri elementi potrebbero attenuare
l'impressione di un crollo totale dell'economia urbana:tra questi il mantenimento di un alto livello
artigianale nella fabbricazione di alcuni articoli di lusso. l'economia italiana di fine 600 nel suo complesso
aveva recuperato in termini assoluti le perdite dei decenni centrali del secolo. Quello che era
irrimediabilmente cambiato era il suo Rango rispetto alle altre aree europee. le manifatture di Venezia
Milano e Firenze e Genova furono vittime della vittoriosa concorrenza dei produttori dell'Europa nord-
occidentale. In queste aree era avvenuta da per tempo La conversione verso prodotti meno costosi e più
richiesti dal mercato internazionale, come le new draperies inglesi, e le attività lavorative si erano in gran
parte decentrate nelle campagne, dove non vi erano i vincoli imposti dalle corporazioni e dove la
manodopera contadina si accontentava di compensi più bassi. quella seicentesca andrebbe interpretata
come una crisi di competitività dei produttori italiani a causa di costi del Lavoro relativamente alti e a causa
della loro resistenza al mutamento tecnologico o all'innovazione qualitativa. Minore rilievo sembra da
assegnare alle esigenze fiscali dei governi, anche se in taluni casi del l'imposizione di nuove tasse non si
vado alla ripercussioni sull'industria: così a Venezia l'istituzione di un pesante dazio sull'introduzione
dell'olio determinò Nella seconda metà del seicento il declino della fabbricazione del sapone. non si può
prescindere dagli effetti devastanti della guerra dei 30 anni nell'Italia settentrionale in Germania e dalle
gravissime pestilenze che imperversano nel 1630-1631 e nel 1656-1657. si calcola che le regioni colpite
dalla prima epidemia persero oltre un quarto dei propri abitanti. particolarmente colpite furono le città. I
vuoti aperte dalla peste furono colmati abbastanza rapidamente tanto che a fine seicento la popolazione
italiana era ritornata sui livelli del 1600.nel complesso l'agricoltura resto è molto meglio dell'Industria e del
commercio e le avversità. la diminuita richiesta di grani favorì la diffusione di colture come la vite, il riso e
soprattutto il gelso. la proliferazione dei gelsi era legata all'allevamento del baco da seta, in questo periodo
il settore forse più dinamico dell'economia italiana. la gelsibachicoltura stimolò a sua volta alle prime fasi
della lavorazione della preziosa materia prima: l'attrezzatura e la torcitura del filo per renderlo uniforme e
resistente. Quest'ultimo attività si avvaleva sempre più spesso di complesse macchine, i mulini da seta detti
alla bolognese, mossi dalla forza idraulica. la seta grezza e la seta filata gli vennero rapidamente la
principale voce di esportazione negli Stati del nord Italia. Anche la filatura e la tessitura del Lino e della
canapa all'interno delle famiglie contadine, la produzione di tessuti di lana o di cotone ordinari e destinati
ad un mercato regionale, La fabbricazione di chiodi attrezzi di ferro peggior notevoli progressi. in queste
uomini e Rose lavorazioni rurali, più che nella gloriosa traduzione delle città, è possibile vedere lontane inizi
della futura industrializzazione delle regioni settentrionali. a questi sviluppi rimase poi largamente estranei
Al mezzogiorno, che dovette sopportare la cresciuta pressione baronale.

con l'involuzione economica si approfondì il distacco tra i detentori della ricchezza fondiaria, identificabili
con nobiltà e con clero, e le classi subalterne devi te al lavoro manuale nei campi o nelle botteghe
artigianali. I capitali accumulati con l'industria con il commercio venivano investiti nell'acquisto di beni
terrieri, i quali assicuravano solidità e prestigio. La preferenza per gli investimenti fondiari o di tipo usuraio
rispondeva certamente ad una logica economica, e non epoca caratterizzata, fin verso il 1620, da una forte
ascesa dei prezzi agricoli e da crescenti difficoltà per i settori mercantili e manifatturieri; ma rifletteva una
mentalità aristocratica, in parte legata influenza spagnola benché comune nelle società europea della prima
età moderna, che sempre più considerava disonorante non solo le arti meccaniche ma tutte le attività
Intesa al guadagno. il culto del casato della stirpe, il punto d'onore, la pratica dei duelli, la diffusione del
fedecommesso e della primogenitura come strumenti di trasmissione dell'ereditarietà sono caratteri
distintivi di un'aristocrazia in costante lotta per la distinzione sociale nei confronti di quegli homines Novi
che trasformano il proprio capitale economico in ufficio e titoli nobiliari. il pontefice esercitava anche fuori
dei suoi confini poteri che nelle altre nazioni cattoliche erano delegati ai monarchi, dalla nomina dei vescovi
al controllo giurisdizionale sul clero secolare è regolare, che era dovunque una componente non
trascurabile della popolazione. le organizzazioni ecclesiastiche detenevano una parte importante della
ricchezza fondiaria, e i beni immobili in loro possesso erano inalienabili senza un'esplicita autorizzazione
pontificia. Preti, frati e monache si consideravano sudditi del papà e per loro era rivendicata non solo
l'esenzione dalle imposte ma anche la dipendenza dai tribunali ecclesiastici e non da quelli civili; persino i
luoghi adibiti al culto godevano di una sorta di extraterritorialità punto ma anche nei confronti del laicato
La chiesa aveva un ruolo di primo piano in settori quali La tenuta dei registri anagrafici, il controllo della
mortalità l'istituzione e l'assistenza. L'autorità e il prestigio di cui godeva il clero non erano più frutto
soltanto di un imposizione dall'alto ma di un adesione massiccia degli italiani di ogni categoria sociale
all'ortodossia cattolica, ridefinita dal concilio di Trento, e al magistero religioso e morale della chiesa. Le
uniche minoranze religiose che riuscirono a sopravvivere in Italia furono le comunità valdesi, una dozzina in
tutto nelle valli occidentali del Piemonte, e gli ebrei, numerosi soprattutto a Roma e in altre città dello stato
pontificio, a Venezia, nei Ducati padani e del Piemonte ma dovunque rinchiusi nei Ghetti e sottoposti a
odiose discriminazioni. Le classi dirigenti, vedevano nella chiesa non soltanto una garante dell'ordine
sociale della docilità dei poveri, ma anche un conveniente sbocco per i cadetti e per le figlie non destinate al
matrimonio. Alla marginalizzazione economica e politica e alla soffocante vigilanza della chiesa su ogni
manifestazione del pensiero e dell'arte e certamente legato anche lì impoverimento culturale che
tradizionalmente si osserva in questo periodo in confronto alla grande stagione umanistica e
rinascimentale. La grande maggioranza degli intellettuali piego la testa e si confermò ai dettami
dell'autorità ecclesiastica non solo in ambito religioso ma anche in campo filosofico e scientifico, dove
imperava l'ortodossia aristotelico-scolastica. le università conobbero una profonda decadenza sostituite
Nella formazione delle classi ambienti dalle Firenze scuole dei gesuiti, dei Barnabiti, dei somaschi. Le
numerosissime accademie erano perlopiù palestre di vacue esercitazioni poetiche e di sterile erudizione.
Nelle arti figurative e nelle architetture l'Italia mantenne a lungo il primato raggiunto nell'età
rinascimentale: non si può considerare decadente un secolo che si aprì con i capolavori di Michelangelo
merisi detto il Caravaggio.

Gli inizi del governo spagnolo a Milano ea Napoli erano stati privi di aspetti positivi, evidenti soprattutto in
un rafforzamento dell'autorità statale e nella tendenza verso un certo riequilibrio territoriale fiscale.ma a
partire dal 1620 circa l'impegno della Spagna nella guerra dei 30 anni portò ha un forte aggravamento della
pressione tributaria, proprio mentre lo skurar si della congiuntura economica e le credi demografiche la
rendevano sempre meno tollerabile. le classi dominanti ne approfittarono per riaffermare il proprio
controllo sulle istituzioni locali, spesso con il benestare della corte madrilena è interessata al mantenimento
dello status quo, e per rafforzare la propria egemonia sull'insieme della società. Tra il 1620 e il 1650 lo stato
di Milano fu più volte trasformato in un campo di battaglia dalle soldatesche spagnole, Imperiali, francesi e
piemontesi. Tuttavia la sua importanza strategica indusse la corte di Madrid a trattare questi suoi sudditi
con un certo riguardo. Va considerato che ingenti somme furono fatte affluire più spesso dalla Spagna e
dalle mezzogiorno per il mantenimento delle truppe. Tutto ciò contribuisce a spiegare la notevole ripresa
demografica ed economica del paese dopo l'assicurazione della pace dei Pirenei tra Spagna e Francia; e
rende ragione anche della mancanza nel seicento Lombardo, di rivolte sommosse paragonabili a quelle
esplose nell'Italia meridionale e insulare. episodi come il tumulto di San Martino erano espressione di una
non volontà eversiva nei confronti dell'autorità spagnola, bensì una concezione tradizionale del rapporto
tra governati e governanti, il cui dover assicurare il pane a buon prezzo gli stati popolari della città. Le
conseguenze della crisi economica e politica che colpì la monarchia spagnola nel suo insieme sono assai più
gravi nel mezzogiorno e nelle isole al di fuori di Napoli non c'erano nel regno altri centri di grandi
dimensioni e soprattutto non c'era col tradizionale rapporto di subordinazione della Campania è la città che
era tipico dell'Italia centro-settentrionale. in questa situazione, il l'indebolimento dell'autorità centrale
doveva portare, e di fatto portò soprattutto negli anni trenta e quaranta del secolo, a un'estensione del
potere feudale. i feudatari, ottennero non solo un ampliamento delle loro attribuzioni di giustizia e polizia,
non solo l'impegno d'azione di comunità che erano sempre state demaniali, ma anche una sostanziale
impunita per le estorsioni e le prepotenze commesse a danno dei vassalli. nella capitale risiedevano il vice
re, rappresentante dell'autorità sovrana, il consiglio collaterale che lo coadiuvava è l'opera di governo e le
numerose magistrature giudiziarie e finanziarie. a Napoli l'egemonia della nobiltà era contrastata dalla
presenza di un forte ceto civile, composto principalmente da laureati in giurisprudenza di origine Borghese,
che attraverso l'esercizio dell'avvocatura e le cariche ministeriali miravano elevarsi socialmente a diventare
la nuova classe dirigente; alcuni esponenti di questo ceto non esitavano a fomentare il malcontento del
Popolo minuto, colpito dalla crisi delle manifatture e dagli inasprimenti fiscali, al fine di spostare a proprio
favore gli equilibri politici. anche nel Regno di Sicilia la popolazione crebbe notevolmente fino a metà del
600. l'interlocutore principale delle autorità sovrana era in Sicilia il Parlamento, composto dai tre bracci:
feudale, ecclesiastico e demaniale. Anche qui la congiuntura politica instaurata sì dopo il 1620 condusse a
un rafforzamento del baronaggio a spese delle masse contadine, sottoposte a un duro sfruttamento, e degli
strati artigiani, vittime degli inasprimenti fiscali della crisi economica.

Una grave carestia è il malcontento creato dal fiscalismo spagnolo furono all'origine del fenomeno popolare
a Palermo, che si espresse nel maggio del 1647 con saccheggi e incendi di case. il vicerè spagnolo fu
costretto ad abolire le gabelle e ad approvare una riforma dell'amministrazione municipale che assegnava
alle maestranze il controllo della nona e della polizia. Tali concessioni furono ritirate e contro i capi della
rivolta furono pronunciate varie condanne a morte. più profonda e più prolungata sulla crisi del dominio
spagnolo nel mezzogiorno continentale. Anche a Napoli la causa immediata della rivolta, esplosa il 7 luglio
del 1647, Fu una nuova gabella che colpiva la vendita della frutta. La direzione del movimento fu assunta in
un primo tempo da un popolano Tommaso Aniello, dietro al quale si muovevano elementi Borghesi che
puntavano a una modifica degli ordinamenti politici della città e del regno. nell'ottobre, gli insorti
napoletani proclamarono La Repubblica e invocarono la protezione del re di Francia. Ma il cardinale
Mazzarino era restio a impegnarsi a fondo in un'area così lontana e si limito ad appoggiare tiepidamente
l'iniziativa personale di un gentiluomo francese, Enrico duca di ghisa, che sperava di impadronirsi del regno
con l'appoggio della nobiltà meridionale. i contrasti tra il guisa e il partito popolare e l'arrivo di una flotta
spagnola segnarono il destino della Real Repubblica Napoletana, che capitolo ai primi di aprile del 1648. il
fallimento della rivolta antispagnola a Napoli, seguito Dalla terribile pestilenza del 1656, determinò un
aggravamento della crisi economica e sociale già in atto nel mezzogiorno d'Italia e chiuse la prospettiva
della formazione di un fronte antifeudale comprendenti i ceti medi e popolari urbani e le masse rurali
punto grazie al ritorno della Pace I viceré spagnoli condussero un azione di contenimento della prepotenza
baronale, di repressione del banditismo e di promozione del ceto civile ministeriale punto fu quest'ultimo il
protagonista della rinascita culturale che farà di Napoli il centro intellettuale più vivace più aperto i contatti
con l'Europa di tutta la penisola italiana. lo scontro tra la nobiltà isolana il potere viceregio culminò del
clamoroso episodio dell'omicidio del vicerè Marchese di camarassa accusato di aver ordinato l'assassino del
Marchese di Laconi, il capo della fazione del parlamento sardo che si opponeva al vicerè un ultimo tentativo
rivoluzionario ebbe luogo a Messina dopo una prima sommossa popolare contro il carovita si arrivo nel
1679 alla formazione di un più vasto fronte sociale ostile al dominio spagnolo è favorevole all'instaurazione
di una repubblica dipendente. Gli insorti messinesi chiesero soccorso Luigi quattordicesimo allora in guerra
contro la Spagna che inviò una squadra navale a occupare la città. Ma resto dell'isola rimase fedele alla
sovranità spagnola e alla conclusione della Pace la guarnigione francese evacuò la Sicilia.

il lungo regno di Carlo Emanuele primo fu contraddistinto da iniziativa espansionistiche che contribuirono a
rafforzamento interno dello stato e alla costruzione di un apparato militare e fiscale tale da permettere al
Piemonte di giocare una parte non trascurabile sulla scena internazionale tra sei e 700. col trattato di Lione
del 1601 Carlo Emanuele Celeste re di Francia la bresse il Burj e Altri territori transalpini e ottenne il
marchesato di Saluzzo confermando la tendenza al progressivo radicamento in Italia del Ducato sabaudo.
negli anni che seguirono rivolse le sue ambizioni in direzione orientale, verso Monferrato ancora soggette I
Gonzaga di Mantova e verso i territori compresi nel Ducato di Milano.il trattato di Cherasco firmato nel
1631 del nuovo duca Vittorio Amedeo primo sanci l'acquisizione di un certo numero di Terre del
Monferrato, ma al prezzo sei pesante della cessione dalla Francia della fortezza di Pinerolo. enormi spese
provocate da questa ambiziosa politica estera, le devastazioni perpetrate dalle soldatesche e la pestilenza
del 1630 gettarono anche il Piemonte in una grave crisi economica-sociale, cui si aggiunsero gli effetti di una
crisi dinastica dopo la morte di Vittorio Amedeo primo. il granducato di Toscana i progressi compiuti in
direzione del rafforzamento dello stato sotto Cosimo primo i suoi due figli Francesco e Ferdinando primo si
arrestarono sotto i successori, che si appoggiarono alle vecchie famiglie della nobiltà Fiorentina e
tradizionali e legami della casata medicea con la Santa Sede punto nelle campagne rimasi dominante
rapporto mezzadrile, che ostacolava innovazione le specializzazioni culturale e Perpetua va una soggezione
semifeudale delle famiglie coloniche ai proprietari del suolo. gli indirizzi di politica estera è interna adottati
alla fine del 500 dalla Repubblica di Venezia sotto l'influenza del partito dei giovani determinarono
attenzione crescente con la Santa Sede, che oltre a contestare il monopoli Veneziano della navigazione
dell'Adriatico considerava lesive delle libertà ecclesiastiche alcune nuove leggi, come il divieto di costruire
siete senza il consenso del governo Veneto un punto all'arresto di due religiosi colpevoli di reati comuni a
tirar su La Repubblica i fulmini del nuovo Papa Paolo Quinto punto di fronte al rifiuto di consegnare i due
Rei, il pontefice non esitò a comunicare i suoi governanti e quindi a scagliare l'Inter detto cioè la proibizione
di celebrare qualunque ecclesiastica in terra Veneta. Il chiaro Veneto non ubbidì e la Repubblica trovo un
difensore molto efficace nel suo consultore injure, il frate servita Paolo Sarpi. L'intervento della
controversia delle maggiori potenze cattoliche, Francè Spagna, portò a una soluzione di compromesso che
permise Venezia di uscirne a testa alta punto per il resto la politica dei giovani non conseguire risultati di
rilievo benché con la cosiddetta guerra di gradisca venisse raggiunto l'obiettivo di indurre gli Asburgo
d'Austria a togliere il loro appoggio agli uscocchi. per la difesa di uno dei residui avamposti nel
Mediterraneo orientale fu combattuta tra il 1645 1669, lunga e costosa guerra di Candia contro l'impero
Ottomano. Un'importante ripercussione interna della guerra di Candia sull'aggregazione al patriziato
Veneziano, suggerita dalla necessità finanziaria, di oltre un centinaio di famiglie della terraferma dietro
pagamento di forti somme. La misura avrebbe potuto segnare l'avvio di una politica di Maggiore
integrazione dell'aristocrazia delle città su di te con quelle delle città dominanti; ma rimase invece un
episodio isolato, giacche passata l'emergenza si torna alla tradizionale chiusura. La perdita di peso
demografico ed economico di Venezia alimentò le tendenze centrifughe che si manifestarono sempre più
forti nel XVIII secolo.

CAPITOLO 16: L’apogeo dell’assolutismo: la Francia di Luigi XIV

il lungo regno di Luigi quattordicesimo, figlio di Luigi XIII di Anna d'Austria, iniziò nel 1643, quando
egli aveva appena 5 anni; prima di assumere il potere in prima persona tesse la morte di Mazzarino,
avvenuta nel 1661 quando il re aveva 23 anni. Da quel momento se non la so proprio a morte nel 1717 Sara
saldamente alla guida della Francia rimanendo quindi sul trono per ben 72 anni di cui 54 vissuti alla testa
degli affari. questo lungo regno rappresentò l'apogeo dell'assolutismo monarchico e fu anche il periodo in
cui la Francia giunse più vicina a esercitare una supremazia sul resto dell'Europa. questo disegno Venne alla
fine sconfitto dalla coalizione delle altre potenze; ebbe durata Ben maggiore e ruolo di nazione guida che la
Francia assunse allora in fatto di cultura, di gusto, di cucina e di moda.

l'educazione del Re sole non era stata molto curata, ma ne aveva fatto parte la letteratura dei teorici del
diritto Divino dei re. grande efficacia ebbero inoltre le lezioni pratiche nell'arte di governo e ricevute da
Mazzarino, il suo vero maestro. Quando il cardinale spirò, il 9 marzo 1661, il giovane Luigi quattordicesimo
manifesto subito la propria volontà di governare da solo, senza più delegare a nessuno il proprio potere.
Luigi quattordicesimo preferisce servirsi di ministri di nascita modesta, che a lui solo dovessero la propria
elevazione e fossero quindi più docili ai suoi voleri. la direzione delle finanze fu affidata fin dal 1661 al figlio
di un mercante, Jean-Baptiste Colbert, che al titolo di controllore delle finanze assommerà poi altre cariche,
fino a diventare una sorta di super ministro dell'economia degli affari interni.

Accanto a quello degli uomini, importante fu ruolo del Consiglio, si articolava in consiglio superiore Era un
organo molto ristretto, comprendente i ministri della guerra, degli affari esterni, delle finanze e preceduto
sempre dal re, che al suo interno decideva i più importanti affari di stato.

gli intendenti durano in carica più a lungo e rafforzano il proprio potere sotto il regno di Luigi
quattordicesimo; la loro autorità si estende ai settori più svariati, dalla giustizia alla fiscalità, dalle forniture
militari ai lavori pubblici, e si avvale della collaborazione di uomini di fiducia, e sotto delegati, scelti tra i
nobili locali. Nominati dal re e revocabili a suo piacimento, gli intendenti sono la cinghia di trasmissione
della volontà regale, gli occhi e le mani dell'amministrazione centrale nelle province; ma sono al tempo
stesso i portavoce degli interessi locali di fronte all'amministrazione centrale. per la capitale provvede un
luogotenente generale di polizia munito di ampi poteri per tutto quanto riguarda l'ordine pubblico, la
sicurezza, gli approvvigionamenti, la viabilità, e le costruzioni. Diversi da questi funzionari sono gli officers,
cioè i detentori di uffici venali, ereditati o acquistati per denaro. Rientrano in questa categoria i consiglieri e
presidenti dei tribunali superiori e innanzitutto dei parlamenti, corti d'Appello e il cui numero salita 10 a 12
sotto Luigi quattordicesimo. benché la venalità delle cariche fosse diffusa anche in altri paesi, in nessun
luogo raggiunse le dimensioni che ebbe in Francia sotto i Borboni. gli officers componevano quasi una forza
intermedia tra la società è lo stato, un ceto che la monarchia doveva la sua legittimazione, ma che dal
possessore di taglio delle cariche e dei privilegi a queste connessi traeva non solo prestigio, ma anche la
possibilità di una certa autonomia per lo stesso potere monarchico. essenziale era dunque assicurarsi La
fedeltà degli officiers mediante un delicato dosaggio di manifestazioni di forza e di legami clientelari.
l'esempio della giustizia e forse il più adatto a mostrare il limite della salutismo francese punto nelle
campagne la giustizia era amministrata da giudici nominati dai signori feudali. I giudici regi presente a livello
di baliaggio o siniscalcato oppure membri delle Corti sovrane erano proprietari del posto che occupavano e
godevano di una notevole autonomia. Inoltre le norme che si erano chiamati ad applicare variavano in larga
misura da luogo a luogo: la legislazione regia lasciava scoperte molte arie, specialmente del diritto privato e
familiare. Nel nord della Francia prevaleva il diritto consuetudinario, diverso nelle varie province; nel sud
vigeva invece il diritto romano; senza contare il diritto canonico che in Francia tendeva a sostenere la sua
applicazione ad una serie di teatri contro la morale, dalla bestemmia all'adulterio. analogamente gli stati
provinciali che sopravvivevano in parecchie regioni, i cosiddetti pays d'états conservavano importanti poteri
come la possibilità di contrattare con la corona l'ammontare delle imposte da pagare di provvedere poi alla
ripartizione e alla riscossione mediante proprio organi. Nei primi anni Luigi quattordicesimo prosegui la vita
itinerante, tra Parigi e le varie residenze reali nei dintorni tipica dei suoi predecessori. A partire dai primi
anni ottanta, La corte si trasferì a Versailles, nonostante i lavori di costruzione della nuova reggia non
fossero ancora terminati. nel palazzo e negli edifici annessi giunsero essere ospitate quasi diecimila
persone, tra cortigiani in senso stretto, ministri e funzionari, tecnici e personale di servizio di ogni livello.
Colbert si propose due obiettivi essenziali: e rimediare al grave dissesto dei conti pubblici e rilanciare la
stagnante economia francese. Il primo dei due obiettivi fu perseguito non appena Luigi quattordicesimo
ebbe preso il potere direttamente, mediante l'istituzione di una camera di giustizia straordinaria per
indagare sugli illeciti arricchimenti che finanzieri, appaltatori e ricevitori delle imposte avevano potuto
ottenere sfruttando i lunghi anni di guerre. fu possibile rastrellare varie decine di milioni di lire e diminuire
quindi il debito pubblico. L'incremento delle entrate ottenuto per questa via e la lotta contro gli sprechi e le
malversazioni permisero di ridurre di circa un terzo il peso della taglia e di raggiungere una sostanziale
pareggio fra entrate e uscite nel decennio del 1662-1671, prima che le spese militari eri portassero
nuovamente in Rosso i bilanci. Nella visione di Colbert, il risanamento finanziario dovevano un solo liberare
l'erario di dai debiti, ma fornire i mezzi per un deciso intervento dello stato a sostegno dell'economia.
all'agricoltura era assegnato il compito subalterno di produrre viveri a basso costo, in modo da mantenere
bassi i salari della manodopera e rendere così competitivi manufatti. Perciò non si hanno sotto Colber
provvedimenti particolari a favore delle campagne. lo sforzo principale era concentrato sulle manifatture
che lavoravano per l'esportazione sul commercio con l'estero, al fine di accrescere la massa di denaro
circolante all'interno del paese, poiché secondo lui solo l'abbondanza di denaro in uno stato lo differenzia in
grandezza e potenza dagli altri. per raggiungere questo obiettivo Colbert pose in atto una complessa
strategia:

1. Controllo sulla qualità dei prodotti, mediante l'introduzione di minuziosi regolamenti, ispezione, marchi
di fabbrica.

2.controllo della manodopera attraverso l'imposizione di una rigorosa disciplina e la reclusione coatta dei
canti nelle case di lavoro.

3.concessione di sovvenzioni e privilegi agli imprenditori disposti a introdurre nuovi rami di industria, e
addirittura creazione di imprese con capitale pubblico.

4. costituzione di compagnie privilegiate per il commercio con le varie aree del globo, come le due
compagnie delle Indie o la compagnia del Levante istituita 6 anni dopo, e impulso dato alla colonizzazione
del Canada, della Louisiana e delle Antille.

5.protezionismo doganale, cioè imposizione di Lazzi molto alti sui manufatti stranieri in modo da
scoraggiare le importazioni.
6.sviluppo della marina mercantile è da guerra e potenziamento delle infrastrutture atte ad agevolare la
circolazione degli uomini e delle merci: strade, canali, porti, servizi postali.

l'attività di Colbert non registro nell'immediato apprezzabili successi, a causa della precoce morte dello
stesso controllore delle finanze.ma va osservato che molte delle iniziative di colbert avrebbero fruttato a
distanza di tempo, nel più favorevole clima politico ed economico del regno di Luigi XV: così, in particolare, i
progressi avviati nei trasporti e l'impulso dato al commercio con le colonie, che nel XVIII secolo si sarebbe
rivelato il settore più dinamico dell'economia francese.

Il regno di Luigi quattordicesimo è caratterizzato in ogni campo dallo sforzo di dettare regole valide per
tutti, di imporre l'ordine e l'uniformità non solo nei comportamenti, ma anche nei gusti e nelle idee e: a tale
scopo dovevano servire le numerose accademie reali istituite in questo periodo, così come i precetti e
divieti riguardanti la stampa e l'insegnamento. a questa tendenza non poteva sottrarsi la vita religiosa, data
l'importanza cruciale che si attribuiva allora il culto per garantire l'ubbidienza dei sudditi e la stretta
compenetrazione tra potere civile e potere religioso. Luigi quattordicesimo si trova ad affrontare tre ordini
di problemi: Uno , la diffusione in tali ambienti ecclesiastici e laici della capitale della corrente giansenista;
2, i contrasti con Roma; 3, la questione ugonotta.
I giansenisti ponevano l'accento sull'interiorità della fede e valutavano l'apparato delle devozioni esteriori
tipico del cattolicesimo. Dal punto di vista dottrinale seguivano Sant'Agostino e sostenevano l'importanza
fondamentale della Grazia. Roccaforte del movimento giansenista a Parigi era diventato il monastero di
Port Royal. Si erano ritirati a vivere e a meditare con i prelati e intellettuali di grande prestigio. la condanna
definitiva di tale movimento da parte della Santa Sede fu pronunciata solo nel 1711 con la bolla Unigenitus;
seguirono poi la dispersione dei portorealisti e la distruzione del convento. Il giansenismo si era nel
frattempo largamente diffuso, soprattutto tra il medio il basso clero e tra nobiltà e la borghesia di toga,
trasformandosi in un movimento di opposizione al centralismo papale e di rivendicazione dell'Autonomia e
della dignità dell'ufficio di vescovi e parroci e diventando una fonte di preoccupazione per lo stesso potere
monarchico. Nel XVIII secolo si rivelerà uno dei terreni di scontro principali tra i parlamenti e la monarchia.
nel 1673, Luigi quattordicesimo estese questo diritto a tutte le diocesi di un nuovo acquisto suscitando la
dura reazione della Santa Sede punto nel 1682 un assemblea straordinaria del clero francese approvo una
dichiarazione in quattro articoli che, oltre a ribadire i privilegi della chiesa gallicana, affermava la superiorità
del concilio sul pontefice e negava l'infallibilità di quest'ultimo. né nacque una controversia con Roma che si
concluse dopo una decina d'anni con il riconoscimento della régale. Calvinisti, addetti in Francia ugonotti
erano circa un milione e in talune città e regioni del sud e dell'ovest costituivano la maggioranza della
popolazione. fin dai primi anni del regno di Luigi quattordicesimo le clausole dell'editto di Nantes e che
assicuravano loro libertà di culto cominciarono ad essere interpretate in modo più restrittivo, finché nel
1685 venne emanato l'Editto di Fontainebleau, che annullava l'Editto di Nantes e faceva obbligo a tutti
francesi di riconoscere e praticare il culto cattolico.
Nel pensiero di Luigi quattordicesimo la coesione interna, la prosperità e rafforzamento del regno non
erano che la necessaria premessa per l'attuazione di un disegno egemonico che aveva i suoi principali
strumenti nella diplomazia nella guerra. Ingenti somme furono spese dagli ambasciatori e dagli agenti del
Re sole per assicurarsi l'alleanza dei principi tedeschi, degli Stati baltici e dello stesso re d'Inghilterra Carlo
II, per corrompere e ricattare ministri e diplomatici stranieri, per suscitare rivolta nei paesi nemici.
L'esercito fu sistematicamente organizzato. alle vecchie forme di reclutamento si aggiunse, dal 1688,1
embrione di coscrizione obbligatoria, la milizia, con compiti di difesa locale, basata sul sorteggio da
effettuarsi tra i celibi all'interno di ogni parrocchia. I soldati di Luigi quattordicesimo, vestiti di uniforme è
meglio armati ed equipaggiati, non erano più gli straccioni dell'epoca della guerra dei 30 anni, e potevano
contare su servizi logistici di una certa efficienza. le linee direttrici della politica di espansione militare di
Luigi quattordicesimo nei decenni finali del XVII secolo furono concentrate in particolar modo contro le
Fiandre e l'Olanda, e in direzione della Germania e dell'Italia del Nord. La prima occasione fu la guerra di
devoluzione contro la Spagna, così chiamata perché basata sulla rivendicazione di parte dell'eredità
spagnola da parte di Luigi quattordicesimo il nome della moglie Maria Teresa la figlia di primo letto del
defunto re di Spagna Filippo IV. l'occupazione francese della parte meridionale dei Paesi Bassi preoccupò
L'Olanda è l'Inghilterra Che, insieme all'imperatore Leopoldo primo, esercitarono forti pressioni sugli g14
perché interrompesse la sua avanzata punto con la pace di Aquisgrana del 1668 furono riconosciuti al Re di
Francia i vantaggi territoriali fino ad allora acquisiti nelle Fiandre. nel marzo 1672la Francia e l'Inghilterra,
che avevano attirato nell'alleanza anche il re di Svezia, dichiararono guerra alle province Unite punto
all'invasione dei loro territori, gli Stati Generali olandesi opposero la decisione disperata di aprire le dighe
che riparavano dalle acque le province di Utrecht e della Gheldria, trasformando così l'Olanda
propriamente detta in un'isola difficilmente accessibile.
Il ruolo guida assunto dallo statolder Guglielmo terzo d'Orange, sostenuto dalle masse popolari e fautore
della guerra a oltranza, l'entrata in guerra di spagna e impero contro la Francia, la decisione dell'Inghilterra
di firmare una pace separata con l'Olanda e la sconfitta delle alleato svedese imposero a Luigi
quattordicesimo la firma della Pace di Nimega. A farne le spese fu la Spagna costretta a cedere gli la Franca
Contea oltre ad altri lembi nelle Fiandre punto Luigi quattordicesimo riprese la sua politica di espansione in
direzione dell'impero, occupando una serie di territori tra cui Strasburgo e casale nel Monferrato. Nel 1683-
1684 riapri le ostilità contro la Spagna: Genova alleata di quest'ultima, fu sottoposto ad un pesante
bombardamento dal mare. ma di fronte alla rinnovata politica di aggressione del re di Francia fu inevitabile
ricostituirsi di una nuova coalizione europea. Nel luglio 1686 venne stipulata ad Augusta Una lega difensiva
tra Spagna, impero, Svezia e Olanda. Erano così poste le premesse per riaccendersi di un conflitto su scala
continentale. il fattore scatenante fu costituito da l'invasione militare del Palatinato ordinata da Luigi
quattordicesimo nell'autunno del 1688. nel corso del 1689 alla lega da Augusta aderirono anche
l'Inghilterra, in seguito all'ascesa al trono dello statolder d'Olanda Guglielmo d'Orange è il duca di Savoia
Vittorio Amedeo II. le prime fasi del conflitto video le armi francesi all'offensiva; in Irlanda Esse
appoggiarono lo sbarco effettuato dallo spodestato re d'Inghilterra Giacomo II Stuart, ma quest'ultimo
dovete lasciare l'isola dopo la sconfitta subita nella battaglia della boyne del luglio 1690;sul mare la flotta
francese venne distrutta da quella inglese a La Hougue nel maggio 1692;anche nei Paesi Bassi gli eserciti di
Luigi quattordicesimo incontrarono un accanita resistenza. Nel 1696 Luigi quattordicesimo stipulò una pace
separata col Ducato di Savoia, cui cedette la fortezza di Pinerolo. La pace generale, firmata a ryswick
nell'autunno 1697, ristabilì per il resto la situazione antecedente il conflitto e annullo parte delle annessioni
francesi degli anni 80.
Al malessere generale determinato dalla miseria, dalla guerra, dalle tasse e dalle carestie fa riscontro un
incupirsi della vita di corte a Versailles, dov'è il vecchio re, morta nel 1683 la prima moglie Maria Teresa
d'Asburgo era caduto sotto l'influenza della bigotta Madame Francoise de Aubigné de Maintenon.
l'opposizione sorda contro l'assolutismo di Luigi quattordicesimo si manifestava in vari modi 2 punti nelle
sommosse popolari spontanee, nelle contestazioni da parte degli operatori economici di una politica che
sacrificava all'agricoltura al commercio e imprigionava ogni attività in una gabbia di regolamenti e di divieti,
nella rivendicazione di maggiori poteri da parte degli esponenti dell'alta aristocrazia anche nella filosofia
nella vita religiosa, nella letteratura e nell'arte se si affermavano nuovi indirizzi che sempre più
apertamente ponevano in discussione i principi sostenuti e imposti dalla corte. Il primo settembre 1715 a
Parigi morì il vecchio despota. il successore era un bambino, Luigi D'Angiò il secondo figlio del duca di
Borgogna: per la Francia si profilava un'altra reggenza.
CAPITOLO 17: I nuovi equilibri europei tra Sei e Settecento

La monarchia Stuart era stata restaurata nel 1660 sulla base di un compromesso con il Parlamento. Carlo II
Stuart poté godere di una certa libertà di manovra da un lato grazie all'incremento naturale delle entrate
ordinarie e dall'altro per effetto del trattato stipulato nel 1670 a dover correre di Francia, che, in cambio
della promessa dello Stuart di prestargli ma un forte contro l'Olanda e di adoperarsi a favore di una
restaurazione del cattolicesimo oltremanica, si impegnava a versargli un consistente sussidio annuo.
Nel 1673 il Parlamento voto un Test Act, che subordina Val assunzione di cariche civili o militari a una
professione di fede anglicana. I timori dei protestanti venivano alimentati dal fatto che Carlo secondo era
privo di figli maschi e che l'erede al trono era il fratello Giacomo, fervente cattolico. di fronte ai problemi
religiosi e dinastici si crearono in questi anni i due schieramenti politici, indicati con nomignoli che
rimarranno nel tempo a designare i partiti storici inglesi. I Tories erano fautori della monarchia di diritto
Divino, del legittimismo dinastico, della chiesa anglicana; i Whigs, che si identificheranno con gli interessi
dei ceti commerciali urbani, erano sostenitori del Parlamento e di un più vasto fronte protestante
comprendenti sette dissenzienti della chiesa d'Inghilterra.
Dopo il 1680 la politica regia si sviluppò in senso chiaramente assolutistico. il Parlamento venne
ripetutamente sciolto per impedirgli di votare una legge diretta a escludere i cattolici dalla successione al
trono e gli oppositori politici vengono perseguitati da giudici docili al volere del re. Giacomo II si adopero
subito per il rafforzamento dell'esercito, i cui effettivi salirono in un anno da 9 mila a 20 mila e i cui quadri
furono di preferenza formati da cattolici. Le disposizioni del Test Act vendere annullate nel 1687 da una
dichiarazione di indulgenza. nel giugno del 1668 nacque a Giacomo un figlio maschio, dando così corpo alle
preoccupazioni di quanti temevano e radicamento di una dinastia cattolica. In questa situazione, I maggiori
esponenti whig e Tory si accordarono per rivolgere un appello allo statolder d'Olanda Guglielmo III, che
aveva sposato una figlia di Giacomo II, Maria Stuart. Guglielmo organizzo una spedizione militante è il 15
novembre del 1688 sbarco a Torbay, mentre Giacomo secondo, vistosi isolato, non tentò neppure di
resistere e fugge in Francia, atto che fu equiparato dal Parlamento a una abdicazione e rinuncia al trono.
Alla dichiarazione dei diritti fece seguito quello stesso anno un atto di tolleranza che abrogò le pene
comminate negli anni 60 al dissenso religioso punto l'edificio costituzionale inglese verrà poi completato dal
Triennial Act del 1694, Che imponeva l'elezione di un parlamento almeno ogni tre anni, dall'abolizione di
fatto della censura sulla stampa e dall'Act of Settlement del 1701, che fissava l'ordine di successione al
trono in modo da escludere i cattolici. il mutamento al vertice della monarchia inglese ebbe come
conseguenza il suo ingresso nella collezione europea che nel 1689 Aprile ostilità contro la Francia. i conflitti
con la Maggiore Potenza continentale durarono fino al 1713. L'espansione senza precedenti delle spese
militari contribuì a sua volta a determinare una serie di importanti novità in campo fiscale e amministrativo.
L'accisa, un'imposta indiretta venne estesa ai nuovi generi di largo consumo e al suo fianco venne
introdotta un imposta fondiaria proporzionale al reddito presunto, si verificò una forte crescita del debito
pubblico per la cui gestione venne fondata nel 1694 la banca d'Inghilterra abilitata emettere buoni che
circolarono ben presto come cartamoneta.
L'amministrazione delle finanze, della flotta e dell'esercito richiese a sua volta la costituzione di una
burocrazia statale centrale e periferica quale l'Inghilterra non aveva mai conosciuto, benché molti compiti,
continuassero a essere espletati in prima persona dalla gentry. il fatto che l'onere delle imposte gravasse
sui proprietari terrieri spiega l'ostilità della gentry di campagna contro la politica estera aggressiva voluta da
Whigs. Questo conflitto di interessi assunse il carattere di una contrapposizione tra il partito del paese,
sempre pronto a denunciare le spese eccessive, gli arbitri e la corruzione del governo centrale, è il partito
della corte, formato da coloro che di volta in volta beneficiavano del favore del re e dei suoi ministri. le
guerre prolungate e l'incremento della spesa pubblica non incisero in maniera sensibile sull'economia
inglese. La Stasi della popolazione e l'incremento della produttività agricola per misura l'Inghilterra di
diventare un paese esportatore di cereali. Il ribasso dei prezzi significato un incremento del potere
d'acquisto dei ceti inferiori è un allargamento del mercato per i generi non di prima necessità, come la
birra, il cui consumo dupplicò. Le manifatture e i traffici continuare una espandersi, ponendo le basi per la
rivoluzione industriale del tardo settecento.
Nel corso della guerra dei 30 anni era stato sconfitto il disegno di restaurazione cattolica Imperiale coltivato
dagli Asburgo d'Austria. questo nuovo senso di unità è percepibile anche nel rafforzamento degli organi
centrali di governo e nella costituzione di un forte esercito permanente, eri organizzato dal grande stratega
italiano Raimondo montecuccoli, che nel 1664 riporta una grande vittoria su un esercito Ottomano in
marcia verso Vienna. Da questa comunità politico-culturale e rimaneva esclusa l'Ungheria. ma anche la
cosiddetta Ungheria Imperiale, suddita degli Asburgo, rivendicava, non solo la libertà religiosa ma anche lo
jus resistenti, il diritto cioè di sollevarsi contro il proprio sovrano qualora questi avesse violato le leggi
fondamentali del paese. Una vasta ribellione dilagò in questa parte dell'Ungheria nel 1678, quando
l'imperatore Leopoldo primo cerco di stroncare l'opposizione della nobiltà al potere monarchico,
sospendendo le libertà costituzionali e avviando una persecuzione contro i protestanti. I rivoltosi chiesero
aiuto all'Impero Ottomano, che invio un esercito di oltre centomila uomini ad assediare la stessa Vienna.
Solo il re di Polonia rispose all'appello del papa a intervenire in difesa della cristianità. La congiunzione della
cavalleria polacca con le forze austriache guidate dal duca Carlo di Lorena giunse appena in tempo per
rendere possibile la grande vittoria del kahlenberg, che spezzò l'assedio e mise in fuga le truppe ottomane.
La controffensiva Austriaca porto alla riconquista di tutta la pianura ungherese e della Transilvania. Il
comando delle armate Imperiali fu assunto da Eugenio di Savoia, che nel 1697 distrusse addenta, sul
tibisco, l'ultimo grande esercito Ottomano. Nel frattempo I veneziani riuscivano ad espellere i turchi dal
Peloponneso. La pace stipulata a Carlowitz nel 1699 sancito entrambi i fronti il grave arretramento
dell'impero Ottomano, che dovette cedere agli Asburgo l'Ungheria la Transilvania, a Venezia il Peloponneso.
Vienna venne rapidamente assumendo il volto di una grande capitale, grazie all'ampliamento delle
residenze imperiali e alla costruzione di palazzi e ville nobiliari. dietro a questa facciata persisteva
l'arretratezza complessiva di un'economia ancora per larga parte legata a un agricoltura di sussistenza e al
servaggio contadino, e rimaneva la fragilità di una compagine politica in cui al potere del sovrano si
contrapponeva quello dei ceti. A queste il nuovo imperatore Carlo Sesto dovete rivolgersi per ottenere il
riconoscimento della prammatica sanzione da lui promulgata nel 1713, che sanciva indivisibilità dei Domini
austriaci e stabiliva l'ordine di successione al trono. Carlo Sesto intorno al 1720 traeva dai suoi Domini
appena un quinto delle entrate della corona di Francia.
Il 1° novembre del 1700 si spegneva senza lasciare eredi l'ultimo Asburgo della linea spagnola, Carlo II
punto l'eventualità Era da tempo attesa dalle corti europee, che cercarono di scongiurare lo scoppio di un
conflitto per la successione. un accordo, stipulato il 25 marzo del 1700 fra le maggiori potenze, assegnava la
corona di Spagna, con i Paesi Bassi e le colonie americane, a Carlo, secondogenito dell'imperatore Leopoldo
primo, mentre a Filippo d'Angiò, nipote di Luigi quattordicesimo, sarebbero andati i domini italiani. Prima di
morire, il 2 ottobre 1700, Carlo secondo si lasciò convincere a redigere un testamento che proclamava
erede universale il duca D'Angiò, che assunse il titolo di Filippo Quinto re di Spagna, con la condizione di
una sua rinuncia Perpetua ai diritti di successione in Francia. il comportamento di Luigi quattordicesimo nei
mesi seguenti fu però tale da far apparire illusoria la separazione tra le due corone di Francia e di Spagna.
La guerra venne dichiarata formalmente il 15 maggio 1702 alla coalizione antifrancese aderirono la
Danimarca e molti principi tedeschi tra cui l'elettore del Brandeburgo Federico primo punto con Luigi
quattordicesimo e Filippo Quinto erano in un primo tempo schierati il duca di Savoia Vittorio Amedeo II e il
re di Portogallo Pietro secondo: ma entrambi passarono nel campo avverso nel corso del 1703. dopo alcuni
successi iniziali della Francia, le operazioni condotte su vari fronti volsero decisamente a favore della grande
alleanza, che poteva contare sulla superiorità marittima anglo-olandese, sulle risorse finanziarie di Londra e
di Amsterdam e sulle eccezionale capacità militari del Principe Eugenio di Savoia è del comandante John
Churchill, protagonisti di importanti Vittoria in Baviera, in Piemonte e nelle Fiandre. La flotta inglese occupò
Gibilterra e quindi Minorca e la Sardegna, mentre gli eserciti Imperiali entravano a Milano, a Napoli e
Mantova. nel 1708 gli anglo-olandesi penetrarono in territorio francese espugnando la città di lillà e
minacciando la stessa Parigi. La caduta del ministero whig a Londra, sostituito nel 1710 da un governo tori,
è la prima Tura scomparsa nel 1711 del nuovo imperatore Giuseppe primo, fratello maggiore dell'arciduca
Carlo, che si era insediato a Barcellona assumendo il titolo di Carlo III re di Spagna. La successione di
quest'ultimo agli stati ereditari austriaci e alla dignità Imperiale minacciava di ricreare una concentrazione
di poteri simili a quelle di cui aveva goduto due secoli prima carloquinto, e di sconvolgere quell'equilibrio
europeo che gli alleati avevano inteso salvaguardare. ciò spinse gli anglo-olandesi ad abbandonare il
supporto alla causa asburgica e a intavolare in quello stesso anno trattative con la Francia, che si conclusero
nel 1713 con la pace di Utrecht. la monarchia austriaca fu costretta a firmare a sua volta la pace di Rastadt
nel marzo 1714. Nel loro
insieme i trattati di Utrecht e rastadt sancivano la fine dell'epoca apertasi alla metà del Cinquecento e
l'inizio di un nuovo ordine politico che sarebbe rimasto a lungo alla base dell'equilibrio europeo. Filippo
D'Angiò rimaneva a Madrid col titolo di Filippo Quinto, ma era ribadita l'incompatibilità di questa Corona
con quella di Francia. A Carlo d'Asburgo, divenuto Carlo Sesto come imperatore, passavano i possedimenti
spagnoli nei paesi bassi e in Italia a eccezione della Sicilia che andava con il titolo Regio a Vittorio Amedeo II;
quest'ultimo riceveva inoltre il Monferrato e le province già milanesi di Alessandria valenza e Lomellina.
l'Olanda dovete accontentarsi del possesso di una serie di piazzeforti lungo la frontiera tra i paesi bassi belgi
e la Francia, a tutela della sua integrità territoriale punto ben più sostanziali i guadagni dell'Inghilterra, che
si vide riconoscere il possesso di Minorca e di Gibilterra e ottenne dalla Francia Terranova è la Nuova Scozia
nel Nord America e dalla Spagna una serie di privilegi commerciali, tra cui la sento è il vascello di
permissione, cioè il diritto di inviare ogni anno una grossa nave carica di mercanzie nel nuovo mondo. la
sostituzione dell'egemonia austriaca all'egemonia spagnola in Italia e l'affermazione definitiva della
supremazia marittima e  inglese furono i 2 risultati più importanti della guerra di successione spagnola. Il
regno di Filippo Quinto fu contrassegnato da una notevole attività riformatrice e da una ripresa delle
iniziative in campo internazionale punto fu avviato il risanamento delle finanze, con l'eliminazione di molti
uffici e degli assegni vitalizi concessi a favoriti del re, e con una più rigorosa percezione delle imposte.
l'esercito e l'amministrazione furono formati secondo il modello francese e vennero aboliti i secolari
privilegi di cui godevano i regni aragonesi. all'autorità dei consigli si sostituì quella dei ministri, esecutori in
linea di principio della volontà assoluta del monarca. a partire dal 1714 grande influenza esercitarono sulla
politica estera spagnola la seconda moglie di Filippo Quinto, Elisabetta Farnese, è più in generale tutta la
serie di esuli italiani alla corte di Madrid tra cui Giulio Albertoni, nominato nel 1717 primo ministro e
cardinale, il quale si adopererà per stabilire La supremazia spagnola in Italia. di fronte a queste iniziative, si
formò una quadruplice Alleanza composta da Inghilterra, Olanda, Austria e Francia. la flotta spagnola fu
distrutta da quella inglese al largo di Capo passero e truppe Imperiali intervennero in Sicilia punto con la
pace dell'Aia le cose tornavano come prima, con l'unica eccezione dello scambio della Sicilia con la
Sardegna, alla quale resterà appoggiato il titolo Regio dei sovrani sabaudi. corri innovamento della Spagna
fa contrasto di immobilismo del Portogallo sotto Giovanni quinto di Braganza, il cui regno beneficio del
crescente afflusso del loro brasiliano e del grande consumo di vino di porto da parte degli inglesi.
Il Brandeburgo ingrandito con la Pomerania orientale e con i vescovati di Magdeburgo, Halberstadt e
Minden prefetto della pace di Vestfalia, era costituito da territori discontinui ed eterogenei, ciascuno dei
quali aveva i propri ceti. solo dopo lunghi negoziati e in cambio della riconferma dei loro privilegi e del
rafforzamento della loro giurisdizione sui contadini, l'elettore Federico Guglielmo di Hohenzollern ottenne
dai nobili che dominavano nella dieta di Brandeburgo i mezzi per la costituzione di un piccolo esercito
permanente. nel 1660 egli acquisisce con la pace di Olivia la piena sovranità sulla Prussia. Nelle campagne
brandeburghesi e prussiane i grandi proprietari fondiari, detti junker, esercitavano un dominio pressoché
assoluto sui contadini, che lavoravano gratuitamente le loro terre oltre ai propri poderi. per mettere la
propria forza militare al servizio della coalizione antifrancese nella guerra di successione spagnola, il figlio di
Federico Guglielmo chiese e ottenne dall'imperatore il titolo di re di Prussia come Federico primo. le
premesse per la spettacolare ascesa della potenza prussiana furono poste però soprattutto dal successore
di Federico Guglielmo primo. Federico Guglielmo primo ridusse al minimo le spese per la corte e dedico le
sue migliori cure alla formazione di un forte esercito. la truppa, inquadrata e addestrata da ufficiali
provenienti quasi tutti dalla classe degli junker, era sottoposta a una ferrea disciplina, che
dall'organizzazione militare tendeva estendersi anche all'amministrazione civile e alla società tutta. si
calcola che a Berlino circa un terzo della popolazione fosse costituito dall'esercito e dalla burocrazia del re,
in gran parte responsabili dell'incremento demografico della città tra Sei e Settecento. I mezzi finanziari per
il mantenimento dell'esercito furono forniti in buona parte del demanio Regio che si estendeva su circa un
terzo del territorio agricolo e faceva anch'esso largo uso di manodopera servile punto fu inoltre
riorganizzata la percezione delle due imposte principali, la contribuzione, tassa fondiaria che gravava
essenzialmente sui contadini, e l'accisa, tassa sui consumi della popolazione urbana. commissari locali nelle
città, commissari rurali nelle campagne e affittuari della corona nelle terre demaniali furono sottoposti alle
camere provinciali della guerra e del demanio; infine, al vertice dell' edificio amministrativo venne istituito
nel 1723 un direttorio generale della guerra, delle finanze e del demanio, composto di quattro ministri e di
un numero variabile di consiglieri. La burocrazia, era reclutata per lo più tra la borghesia colta ed era
sottoposta la volontà dispotica del sovrano, che non lesinava i castighi, i rimbrotti e gli insulti. Questo
assolutismo di impronta burocratico-militare rimarrà caratteristico dello stato prussiano fino all'unificazione
della Germania nel 1870. Al fine supremo della potenza dello stato fuso ordinata anche l'azione del governo
per promuovere le manifatture gli scambi e per attirare nel paese profughi per motivi religiosi, come gli
ugonotti francesi o i protestanti espulsi da Salisburgo nel 1732. Notevole successo ebbe l'opera di
ripopolamento e colonizzazione della Prussia orientale, colpita da una peste nel 1709. alla sua morte
Federico Guglielmo primo lasciava al figlio, oltre a un potente esercito e a un'amministrazione efficiente, un
paese in via di sviluppo, ingrandito nel 1721 con l'annessione della Pomerania svedese.

CAPITOLO 18: Una nuova epoca di espansione

l'espansione settecentesca irreversibile non sarà seguita da una fase di arresto e di assestamento ma da
un'ulteriore accelerazione dello sviluppo. Ciò riguarda la crescita della popolazione. l'Europa vide crescere il
numero dei suoi abitanti da circa 115 milioni nel 1700 a 140 milioni nel 1750, a 188 milioni nel 1800. La
stessa tendenza interesso le due Americhe. Due considerazioni ci sono suggerite da questi dati. Da un lato,
non sembra esservi un nesso sicuro tra sviluppo economico e andamento demografico. l'Inghilterra, patria
della rivoluzione agricola e del incipiente rivoluzione industriale, registra un incremento inferiore alla media
Europea. Dall'altro lato, l'aumento della popolazione appare in relazione inversa con la densità della stessa,
come se la tendenza dominante fosse quella di riempire gli spazi vuoti. la diminuita gravità delle carestie
può essere a sua volta spiegata piuttosto che con un miglioramento generalizzato del tenore di vita con la
maggiore rapidità dei trasporti e con la cresciuta efficacia degli interventi governativi nelle aree colpite. è
vero che le guerre combattute dopo il 1720, per il loro carattere più localizzato e per la Maggiore disciplina
degli eserciti, fecero meno danni e meno vittime tra la popolazione civile di quelle del seicento e del primo
settecento. Di recente altri studiosi hanno posto l'accento sul aumento della natalità come causa
concomitante o addirittura prevalente dell'incremento demografico. La crescita della popolazione inglese
avrebbe per tre quarti proprio questo origine secondo le più recenti indagini. aumento delle nascite trova
spiegazione principalmente nel calo dell'età al matrimonio della donna, e tali fenomeni sono legati a loro
volta la diffusione del lavoro salariato, che fa saltare i precedenti vincoli di carattere economico che
ritardano o impedivano le nozze. È probabile che la stessa diffusione dei matrimoni precoci registrata in
Inghilterra abbia interessato altre aree caratterizzate dalle lavorazioni protoindustriali. Un caso significativo
è quello dell'Irlanda. La popolazione dell'isola in poco più di 100 anni triplico: la diffusione della patata
come elemento base degli irlandesi costituiva una dieta abbastanza equilibrata e d'altra parte consentiva il
frazionamento delle aziende agricole in poderi più piccoli, ma sempre sufficienti al mantenimento di una
famiglia, incoraggiando così i matrimoni precoci. il caso dell'Irlanda illustra uno dei modi nei quali
l'agricoltura contribuì nel XVIII secolo all'aumento della popolazione. ancor prima della patata furono il
mais o il granturco e il grano saraceno a integrare l'alimentazione delle classi popolari e acconsentire in
molti casi un balzo in avanti della popolazione. per il resto l'aumento della produzione agricola fotte Nuto
con gli stessi metodi del passato, cioè l'estensione della superficie coltivata e l'intensificazione del Lavoro
contadino. I rendimenti rimasero per lo più Modesti. generale era la scarsità del concime animale, cui si
cercava di supplire con i materiali più vari e con la ripetizione delle arature e delle vangature. Rispetto ai
secoli precedenti si allargarono nel settecento le aree in cui si pratica un'agricoltura più intensiva e
produttiva. In Italia si riscontra un'espansione verso il Veneto è verso il Piemonte delle tecniche sofisticate
in uso nella bassa pianura Lombarda. il fenomeno delle recinzioni conobbe il momento di Maggiore
intensità tra la metà del settecento e il 1815, quando la superficie agricola coltivata col sistema dei campi
aperti si ridusse dalla metà a un quarto circa del totale. la chiusura delle proprietà era solo l'ultimo atto di
un processo di trasformazione che aveva il suo momento centrale nella redistribuzione Enel accorpamento
delle terre. nel Cinquecento e nel seicento le recinzioni avevano riguardato villaggi in cui la maggior parte
del territorio apparteneva a un solo o pochi grandi proprietari, che si mettevano d'accordo tra loro e
compravano le parcelle dei piccoli coltivatori. nel settecento venne adottata in misura crescente una
diversa procedura: i maggiori proprietari presentavano una domanda al parlamento, che metteva uno
speciale decreto di recinzione e nominava un perito agrimensore per effettuare la redistribuzione delle
terre. i piccoli proprietari erano più danneggiati dal divieto di condurre le loro bestie al pascolo nelle terre
altrui o sui Pascoli comuni, erano spesso indotti a vendere e a trovare lavoro come fittavoli o salariati nelle
grandi aziende. I benefici delle recinzioni furono raccolti soprattutto dei grandi proprietari, nella forma di un
forte aumento dei canoni d'affitto e in misura minore dai loro affittuari, che potevano ora introdurre
migliorie e innovazioni prima indispensabili. in queste grandi aziende trovano felici applicazioni le nuove
rotazioni sul tipo del famoso ciclo del norfolk che prevedeva un anno a frumento, un anno a rape, un anno
a orzo, un anno a trifoglio o l'impianto di marcite come nei suoli umidi Inghilterra centrale.

I prezzi dei cereali raggiunsero livelli che vanno da 150 in Francia a182 in Italia settentrionale a 190 in
Inghilterra e 230 in Castiglia. nella rincorsa tra prezzi e salari, quest'ultimi rimasero nettamente indietro.
All'origine del rialzo dei prezzi agricoli vi è l'aumento della domanda legato all'incremento demografico. ad
accentuare il fenomeno contribuì un grande processo di inurbamento e la crescita esponenziale delle
principali città europee, il cui raggio di approvvigionamento dovette estendersi in proporzione, facendo così
salire le spese di trasporto. incremento della popolazione si risolse in molte aree in un processo di
impoverimento e di proletarizzazione di vasti strati sociali. un altro fattore di inflazione fu l'aumento della
massa di metalli preziosi in circolazione. La produzione delle miniere d'argento del Messico su però è più
alti livelli raggiunti in precedenza. Un'importanza ancora Maggiore ebbe la scoperta di Ricchi giacimenti
auriferi nel Brasile: nella prima metà del 700 una media annua di 10 tonnellate d'oro attraverso l'Atlantico
per irrigare l'economia Europea. La massa dei mezzi di pagamento a disposizione degli operatori economici
fu inoltre accresciuta dal ricorso ormai universale alle cambiali e in Inghilterra alle banconote. La diffusione
dell'economia monetaria e la maggiore disponibilità di capitali per i diversi impieghi sono attestate dalla
discesa dei saggi di interesse, che dall'Olanda si estese nel settecento all'Inghilterra, alla Francia e ad altri
paesi europei, abbassando il costo del denaro fino al 3-4 per cento annuo. A ciò contribuì anche la
stabilizzazione della moneta nei maggiori paesi europei. un altro fattore che portò la più rapida e intensa
circolazione del denaro, delle merci e degli uomini nell'Europa del settecento sul miglioramento dei
trasporti. strade carrozzabili ampie dritte, lastricate o ricoperte di ghiaia, leggermente convesse e
sopraelevate rispetto al terreno circostante per permettere lo scivolo dell'acqua furono costruite in Francia.
gli spostamenti e le comunicazioni divennero molto più rapide grazie all'istituzione di regolare i servizi di
posta.
Il contributo Maggiore allo sviluppo dei traffici venne tuttavia dall'oceano indiano e dall'atlantico, grazie
soprattutto all'espansione del commercio inglese e francese con le colonie, la cui percentuale sul totale del
commercio con l'estero sali rispettivamente dal 23 al 44% e dal 17 al 30%. La distribuzione dei profitti del
commercio internazionale si può dedurre dal tonnellaggio delle navi dei vari paesi. La colonizzazione e lo
sfruttamento del continente americano conobbero nel XVIII secolo una grande accelerazione. l'aumento
della popolazione del nuovo mondo fu dovuto sia all'immigrazione di europei e alla tratta dei neri africani
Sia ad un tasso di riproduzione particolarmente elevato. la parte centro-meridionale del continente
americano rimase divisa tra due soli padroni, la Spagna e il Portogallo. 36 e 700 La colonizzazione spagnola
si estese dal Messico verso nord, fino a comprendere gli attuali territori statunitensi del Texas della
California e dalla cordigliera delle Ande verso l'interno. si sviluppò un'economia diversificata a seconda
della latitudine e della configurazione geologica. lungo le coste sudamericane del Pacifico prevaleva la
coltura di cereali, della vite e degli alberi da frutta; il Messico conobbe una certa fioritura dell' industria
tessile e della lavorazione delle pelli. la concentrazione della proprietà terriera in poche mani favorì la
formazione di enormi latifondi dove si praticavano un'agricoltura estensiva e un allevamento brado. sia in
queste grandi aziende, sia nelle industrie cittadine la manodopera era costituita dagli indios sopravvissuti e
dai meticci, non più schiavi, ma vincolati ai datori di lavoro da contratti iniqui e dall'indebitamento. lo stesso
modello seguirono gli insediamenti nelle Pampas argentine, stimolati dalla richiesta di derrate alimentari e
di pelli della zona Andina e del Brasile meridionale. La presenza portoghese in Brasile gravito allungo
intorno a pernambuco e Bahia, dove si sviluppò a partire da metà Cinquecento La produzione dello
zucchero, con l'Impiego di manodopera proveniente dall'Africa. via Sud I coloni organizzavano spedizioni
verso l'interno per catturare indios da vendere come schiavi. Fu nel corso di queste scorrerie che essi
scoprirono grandi quantità d'oro e più tardi di diamanti. alla fine del 700 anche il ciclo dell'oro era in via di
esaurimento, e il Brasile rimaneva inesplorato è abitato da appena due milioni e mezzo di persone, in
massima parte neri o mulatti. la coltivazione della canna da zucchero trovo il suo terreno di elezione nelle
grandi Antille ancora in prevalenza spagnole è nelle piccole Antille, divise tra Gran Bretagna, Francia e
province Unite.

Il termine rivoluzione industriale designa un complesso di trasformazioni nel modo di produrre i manufatti,
in cui sono compresi la diffusione su larga scala di macchine azionate da energia inanimata, la conseguente
concentrazione del lavoro nelle fabbriche, il rapido e vistoso aumento della produttività, un allargamento
del mercato di vendita, infine I mutamenti nei consumi, negli stili di vita, nei rapporti e nelle strutture sociali
connessi a tali innovazioni. Già nel XVII e nel XVIII secolo erano presenti alcuni elementi di questa svolta
nell'organizzazione produttiva che era destinata a far saltare questi vincoli. il principale di tali fattori era
ruolo crescente del carbon fossile non solo per il riscaldamento domestico, ma in molte lavorazioni
industriali, soprattutto dopo che, sottoposto a un processo di raffinazione che lo trasformava in coke, poter
essere utilizzato come combustibile negli altiforni per la produzione del ferro, in sostituzione della legna
sempre più scarsa e costosa. la stessa agricoltura finirà con l'essere rivoluzionata una seconda volta da
questo processo, con l'introduzione delle macchine, dei fertilizzanti chimici e dei pesticidi. Gli incrementi di
produttività ottenuti con questi mezzi furono tali da consentire per la prima volta un aumento demografico
autosostenuto è un progressivo miglioramento nei salari nel tenore di vita. per il passaggio dalle antiche
manifatture al sistema di fabbrica si richiedevano anche altre condizioni oltre alla disponibilità di giacimenti
di carbone di ferro. in primo luogo sono da considerare i limiti che rendevano le manifatture poco adatte ad
una produzione di massa. Se le vendite aumentavano, il mercante imprenditore doveva estendere l'area di
lavorazione a domicilio, con risultato di non riuscire più a esercitare un adeguato controllo sulla qualità nei
a tutelarsi contro i furti e le sottrazioni. Inoltre era molto difficile accelerare i ritmi produttivi; un aumento
della domanda è un miglioramento delle paghe inducevano e tessitori a ridurre il tempo dedicato al lavoro
e ad aumentare quello del riposo. in secondo luogo occorrevano altre requisiti, che in nessun altro luogo si
trovavano riuniti come in Inghilterra 2 punti una domanda in continua espansione; l'accesso ad un mercato
interno e internazionale molto vasto; l'esistenza di strozzature in certe fasi del processo produttivo a causa
della scarsità di manodopera; la capacità tecnica e l'inventiva per la costruzione di congegni meccanici atti a
risparmiare lavoro; la disponibilità di capitale e di energie imprenditoriali disposte a rischio investimenti;
infine la fiducia nella stabilità del quadro politico e legislativo è in particolare nella tutela dei diritti di
proprietà sulle merci, sia sulle innovazioni tecnologiche.
Nei primi decenni del settecento, la manifattura di gran lunga più importante in Inghilterra rimaneva quella
della lana, che traeva un ottima materia prima dagli allevamenti di pecore nazionali. contro i tessuti di
cotone era stato perfino emanato un divieto nel 1721, proprio al fine di proteggere le industrie della lana e
della seta. naturalmente il divieto venne successivamente attenuato e poi abrogato del tutto. ma solo a
partire dagli anni ottanta si ebbe un vero decollo della produzione inglese di cotone, e solo dopo il 1810 la
loro esportazione su però in valore quella dei tessuti di lana.
la materia prima costava pochissimo e poteva essere importata in quantità illimitate grazie al dominio dei
mari di cui godeva l'Inghilterra; a partire dall'ultimo decennio del settecento l'invenzione della sgranatrice
meccanica dell'americano Eli Whitney rese competitiva la produzione del Sud degli Stati Uniti, che divenne
rapidamente la fonte di approvvigionamento più importante. Il cotone si prestava assai meglio della lana
alla lavorazione a macchina, per la sua Maggiore resistenza alla trazione. i tessuti di cotone, leggeri ed
economici, resistenti all'usura e facilmente lavabili, avevano un mercato potenzialmente molto più vasto
che non le stoffe di lana o di seta ed erano particolarmente adatti ai climi caldi. il risultato di tutto ciò fu che
il cotone divenne il settore di punta della prima fase della rivoluzione industriale e creò il modello del
sistema di fabbrica che si estese via via alle altre lavorazioni. le innovazioni che consentiranno di accrescere
la produttività degli addetti all'industria cotoniera furono perlopiù opera di abili artigiani, anche se al
progresso tecnologico non può estranee alla divulgazione degli insegnamenti scientifici nell'Inghilterra del
sei-settecento.
Tra il 1769 e la fine del secolo una serie di altre invenzioni porto la diffusione del filatoio meccanico,
azionato in un primo tempo dall'energia idraulica, poi dalla forza vapore. con questo mezzo un solo operaio
poteva produrre tanto filo quanto un tempo ne fornivano 200 abili filatori e filo di una quantità migliore. Le
esigenze del settore tessile concorsero a determinare decisivi passi avanti compiuti in altri campi della
tecnologia, in primo luogo nella chimica. Ma basterà accennare a due serie di innovazioni che saranno al
centro della rivoluzione industriale nella sua seconda fase. il carbon fossile, di cui il sottosuolo inglese è
ricchissimo, era largamente usato come combustibile non solo per il riscaldamento domestico, ma anche
per una serie di attività industriali, dalla distillazione della birra alla vetreria. Tuttavia esso non si prestava
alla fusione dei minerali di ferro, già che i gas sviluppati durante la combustione mescolandosi al metallo
rendevano la ghisa estremamente fragile. la legna era sempre più scarsa e costosa e questo spiega perché
l'Inghilterra importasse ancora a metà 700 gran parte del suo fabbisogno dalla Svezia dalla Russia. per
trasformare in verghe o profilati di ferro la ghisa prodotta dagli altiforni era necessario eliminare il carbonio
residuo e altre impurità, il che tradizionalmente si faceva mediante riscaldamento del metallo e la sua pre-
cussione con pesanti magli. per ridurre i costi e aumentare la velocità ebbe importanza il decisiva
l'introduzione di un processo brevettato da Enrico, che utilizzava un forno a riverbero per l'eliminazione
delle scorie e faceva passare successivamente il metallo in un laminatoio meccanico. la paese importatore
l'Inghilterra si era dunque trasformata in paese esportatore di ferro ed era ormai in grado di produrne tutte
le quantità necessarie non soltanto per l'utensileria e per le macchine ma anche per gli innumerevoli
impieghi civili e militari. nel settecento venne largamente impiegata l'energia idraulica, ma oltre a non
essere sempre ugualmente disponibile nel corso dell'anno questa presentava l'inconveniente di legare la
localizzazione delle officine alla presenza di corsi d'acqua.
I primi tentativi di utilizzare la forza del vapore per muovere delle macchine vennero compiuti tra sei e
settecento nella costituzione di pompe per drenare l'acqua delle miniere di carbone, che si spingevano a
profondità sempre maggiori. Decisiva fu l'invenzione di James watt nel 1769 di una macchina munita di un
condensatore del vapore separato dal cilindro, che poteva essere mantenuto ad una temperatura costante
con grande risparmio di energia. Bisogna fare attenzione a non esagerare la rapidità dei mutamenti sociali
provocati dalla rivoluzione industriale e la coscienza che ne ebbero i contemporanei. va tenuta presente la
geografia degli insediamenti industriali, che riguardarono fondamentalmente le regioni centro-
settentrionali e occidentali dell'Inghilterra. Le ragioni di questa localizzazione sono diverse: la maggiore
presenza di fiumi e di cadute d'acqua, la vicinanza dei giacimenti di carbone e di ferro, i facili collegamenti
con i porti di Liverpool, Hull e Bristol, ma anche la minore fertilità della campagna e quindi la maggiore
disponibilità di manodopera a basso costo disposta a trasferirsi nelle fabbriche. questi città erano
agglomerati informi cresciuti troppo in fretta, con pochi servizi e pochissime amenità, in cui si allinea vano
intorno alle fabbriche le scuole di abitazioni delle famiglie operaie. Questa manodopera proveniva in parte
dalle campagne circostanti, in parte anche dalla Scozia dall'Irlanda. Gli imprenditori non reclutavano
soltanto gli uomini, ma anche in gran numero le donne e i bambini che si accontentavano di salari più bassi
ed erano più docili e remissivi. la forza-lavoro infantile era in parte reclutata negli orfanotrofi o tra i poveri.
Solo molto più tardi, dopo il 1820, verranno introdotte leggi a tutela del Lavoro femminile e minorile. le ore
di lavoro erano comunemente 13 o 14 al giorno per 6 giorni settimanali; i ritmi non ammettevano le pause,
le distrazioni, e rallentamenti che erano tipici del lavoro a domicilio. i regolamenti di fabbrica prevedevano
molte licenziamenti per ogni genere di infrazione, a molti industriali si adoperarono anche per diffondere
l'istituzione religiosa e le scuole domenicali al fine di dirozzare i loro operai e di promuovere La temperanza
e la subordinazione. ma il nascente proletariato inglese reagì anche in ben altri modi. La creazione di
organizzazioni sindacali fu lenta è difficile a causa delle leggi proibitive. Non mancarono però forme di
agitazione spontanee come lo sciopero, il boicottaggio, le proteste e le petizioni indirizzate al Parlamento e
alle autorità locali. è ancora aperta la discussione intorno agli effetti della rivoluzione industriale sul tenore
di vita. Le paghe degli operai di fabbrica erano più elevate di quelle percepite dalla manodopera non
qualificata nell'agricoltura e nell'edilizia. il periodo 1793 Tino 1820, tuttavia, non vide significativi
incrementi salariali a fronte di un costo della vita in rapida crescita per effetto dell'inflazione. Inoltre il
calcolo dei vantaggi e delle perdite può difficilmente prescindere da tutti quegli aspetti che determinavano
la qualità della vita. le ripercussioni sociali della rivoluzione industriale non si limitarono alla formazione di
un proletariato di fabbrica. Un discorso a parte meriterebbe il ceto degli imprenditori, uomini spesso di
origine modeste virgole salite grande ricchezza grazie al lavoro indefesso, il fiuto per gli affari alle capacità
organizzative.

CAPITOLO 19: La civiltà dei Lumi


l'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è
l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa
minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del
coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere giudicato da un altro. L'unica verità, per il phiilosophe,
è quella che deriva da un osservazione diretta dei fatti Oda testimonianze superiori ogni dubbio, da
vagliare, gli uni e le altre, al lume della ragione.
Fin dagli ultimi decenni del XVII secolo questi criteri vennero applicati all'ambito religioso, allo studio delle
Sacre scritture e della storia della chiesa. Ma fu soprattutto nella libera Olanda e nell'Inghilterra che si
sviluppò la critica della religione tradizionale, dei miracoli, dei dogmi e dei Misteri della fede incomprensibili
per la ragione umana, a Opera di scrittori come Spinoza, Bayle e Locke. John Lock si sforza di conciliare Fede
hai ragione, rendendo quest'ultimo arbitraria dei problemi posti dalla rivelazione e mettendo al primo
posto l'osservazione dei precetti morali. Altri si spinsero oltre nel rifiuto di ogni affermazione non spiegabile
razionalmente e di ogni verità rivelata dai Testi sacri ed elaborarono un orientamento religioso noto come
deismo. i registi non negavano l'esistenza di un Dio creatore dell'universo ne l'immortalità dell'anima, ma
sostenevano che a tali conclusioni si poteva arrivare con la sola ragione che esse costituivano l'elemento
comune di tutte le religioni rivelate, i cui dogmi e cui misteri andavano respinti come incrostazioni
superstiziose o come i semplici imposture. Più problematico si presentava il rapporto tra ragione e fede in
ambito cattolico. pure anche qui un compromesso tra Fede e ragione venne tentato nella prima metà del
settecento da ecclesiastici Dotti e illuminati come Ludovico Antonio muratori. Il venir meno delle antiche
certezze, la critica del principio di autorità e la formazione delle nuove teorie scientifiche e filosofiche per la
seconda metà del secolo XVII e i primi decenni del XVIII furono al centro di una crisi della coscienza europea
teorizzata da Paul Hazard in una fortunata opera del 1935. per questa svolta è stata coniata una nuova
definizione, quella di illuminismo radicale, che avrebbe nel panteismo e del materialismo di Spinoza e Nello
scetticismo di Bayle e i suoi principali fondamenti filosofici e nel libro del pensiero britannico e i suoi più
incisivi sviluppi sul piano religioso e politico.

Contro ogni superficiali ottimismo, Voltaire non si stanca di sottolineare l'esistenza del male ma per questo
gli uomini dovrebbero smettere di uccidersi, torturarsi, perseguita arsi null'altro per futili ragioni politiche o
religiose e creare invece ciò che li ho fratella, mentendo in pratica la vera morale evangelica. se Voltaire
distingueva tra religione naturale e religioni positive e non metteva in discussione l'esistenza di Dio, altri
filosophes come per esempio il barone d'holbach si spingevano fino all'ateismo dichiarato e proclamavano
la natura irrazionale di tutti i culti.
Nel discorso preliminare all'enciclopedia vero e proprio manifesto dell'illuminismo, il matematico e filosofo
Jean battiste le rond d'alembert afferma che tutte le nostre conoscenze dirette si riducono a quelle che
riceviamo attraverso i sensi: ne consegue che tutte le nostre idee provengono dalle sensazioni. Egli si
rifaceva alla teoria della conoscenza di Locke, secondo il quale l'intelletto umano è all'origine come un
foglio bianco che sono le impressioni sensoriali sono in grado di riempire. In stretta correlazione con
l'empirismo e il sensismo e un altro filone centrale del pensiero illuministico, l'utilitarismo. il bene secondo
questo orientamento non può essere qualcosa di oggettivo e di astratto, ma deve coincidere con ciò che
colpisce gradevolmente i sensi, con il piacere soggettivo o con la cessazione del dolore, con la pagamento
del bisogno. Anche in campo politico non si può parlare dell'illuminismo come di un movimento unitario,
pur se talune premesse sono generalmente condivise: tra queste il tramonto Della ragion di stato e della
teoria del diritto divino their e, l'idea che il potere deve ve essere esercitato dell'interesse comune dei
sudditi, al fine di realizzare la pubblica felicità, la delimitazione di una sfera più o meno ampia di libertà
privata, con cui l'autorità sovrano non ha il diritto di intromettersi. gli orientamenti fondamentali possono
essere rappresentati dai tre grandi nomi di Montesquieu, Voltaire e Rousseau.
A Montesquieu non interessava fornire precetti universalmente validi per il governo dei popoli, ma scoprire
i principi e i meccanismi che regolavano i vari ordinamenti politici. questi sistemi si riducono e tre tipi
fondamentali: il dispotismo, il cui principio ispiratore la paura; la monarchia, che poggia sul senso d'onore;
la democrazia, che si regge sulla virtù dei cittadini. ciascuna delle tre forme di governo si adatta meglio a un
determinato clima e ha una determinata estensione territoriale. attraverso questo atteggiamento
relativistico traspare la preferenza di Montesquieu per le monarchie temperate, il cui modello e
l'Inghilterra. qui la garanzia Maggiore per le libertà individuali sta nella divisione dei poteri, e in particolare
nella separazione del potere giudiziario, affidato a magistrati indipendenti, dal potere esecutivo e dal
potere legislativo. La seconda corrente era quella del dispotismo o dell'assolutismo illuminato chi aveva il
pregio di combattere i particolarismi e i privilegi locali e di Ceto; solo chi è al di sopra di tutto e di tutti può
avere una chiara visione degli interessi generali e agire senza essere condizionato da egoismi e da ostacoli.
tra le personalità più note si accostò a destra soprattutto Voltaire. Secondo Rousseau il passaggio dell'uomo
dallo stato di natura allo stato sociale, accompagnandosi con l'istruzione della proprietà privata, aveva dato
inizio ad un processo di degenerazione morale i cui sintomi erano le enormi disuguaglianze sociali, il lusso
sfacciato dei Ricchi, la corruzione imperante e la stessa raffinatezza delle Arti e delle tecniche. per uscire da
questa situazione l'unica via era una rifondazione della società, un patto che trasformarsi i sudditi in
cittadini, gli schiavi in uomini liberi, attraverso la cessione totale di tutti i propri diritti, da parte di ciascun
membro del corpo sociale, alla comunità. la sovranità risiede nel popolo ed è per sua natura inalienabile e
indivisibile e non può neppure essere delegata in permanenza.
Fino alla metà del settecento, le idee economiche prevalenti si possono ricondurre generalmente al
mercantilismo. sì continuava a pensare che aspettasse ai governi operare per lo sviluppo della popolazione
dell'economia nazionale, al fine di trarne le risorse necessarie a una politica di Potenza. Nella seconda metà
del secolo prese invece forma una nuova concezione della vita economica come un sistema di rapporti tra
gli uomini le classi sociali regolato da leggi naturali che i governi non possono impunemente violare. tali
idee furono affermata in Francia dalla scuola fisiocratica fondata dal medico di corte Francois quesnay. due
sono i presupposti fondamentali della dottrina fisiocratica: il primo è la convinzione che solo l'agricoltura sia
produttrice di una nuova ricchezza, mentre le manifatture e il commercio si limitano a trasformare quella
esistente e a trasferire i prodotti: la massima produttività dell'Agricoltura tuttavia è condizionata dalla
formazione di aziende compatte di grandi dimensioni, come quelle inglesi, condotte da fittavoli con
immissione di capitali e scorte e con un impiego di manodopera salariata. Il secondo presupposto e che il
surplus derivato da queste condizioni dell'attività agricola, chiamato prodotto netto, costituisce la rendita
fondiaria che fittavoli devono ai proprietari del suolo a titolo di compenso delle anticipazioni fondiarie, cioè
delle spese sostenute all'origine. Su queste premesse si basa il tableau economique, lo schema elaborato
nel 1756 da Quesnay di circolazione delle ricchezze tra le classi economiche, la classe proprietaria, la classe
produttiva e la classe sterile.
Questi non dovevano danneggiare l'attività agricola con tasse e balzelli ma al congegnati: l'unica imposta
legittima è quella che preleva direttamente dai proprietari una parte del prodotto netto punto e si
dovevano lasciare completamente libero il commercio delle derrate, sia per quanto riguarda la circolazione
interna, sia per quanto riguarda l'importazione l'esportazione. il vero modo di sconfiggere le carestie non
era quello di impedire le esportazioni e tenere bassi i prezzi ma quello di non intralciare il movimento dei
grani, che accorrono spontaneamente la dove i prezzi sono alti e di promuovere al tempo stesso
l'incremento della produzione.
La tendenza a liberali sta fuori elaborata in una visione più ampia dei fatti economici dallo scozzese Adam
Smith. accanto alle proporzioni dei lavoratori produttivi sul totale della popolazione, il più importante
fattore di progresso economico è secondo Smith La divisione del Lavoro 2 punti specializzandosi in un'unica
operazione l'operaio impara eseguirla rapidamente è perfettamente. Si riduce così il tempo e si abbassa il
prezzo della merce. Le tre classi naturali di Smith non coincidono con quelle di Quesnay, il quale limitava il
settore agricolo il lavoro produttivo e non distingueva gli imprenditori dai salariati. In comune con i
fisiocratici Smith ha invece la fede nell'esistenza di un ordine naturale benefico: ciascun operatore agisce
con il proprio tornaconto, ma senza saperlo promuove l'interesse generale della società.
Due fenomeni tipici dell'età dei lumi furono la circolazione delle idee e delle conoscenze in strati sociali e
molto più ampi che non in passato e la formazione di un'opinione pubblica permeata dalla Fede nella
ragione e nel progresso. l'opinione così Intesa esprime il consenso delle persone colte illuminate e si forma
attraverso la lettura di libri e giornali, la conversazione, gli scambi epistolari, le manifestazioni di socialità di
cui il 700 è particolarmente ricco. largamente dominate dalla tradizione rimasero le istituzioni scolastiche e
in particolare le università, dove si mantenne la vecchia tripartizione nelle facoltà di teologia,
giurisprudenza e medicina. grande fortuna ebbero soprattutto le opere di divulgazione, tra le quali si può
far rientrare la celebre enciclopedia diretta da d'Alembert e Diderot. un posto di rilievo nell'editoria
settecentesca spetta alla stampa periodica: accanto alle gazzette, si moltiplicarono i giornali letterari, che
informavano I lettori sulle novità librarie e facevano posto a memorie scientifiche e annunci, e la stampa di
opinione, che trattava temi di interesse politico, economico o aspetti di costume. ma forse l'espressione più
caratteristica della civiltà dei lumi sono i nuovi centri di aggregazione sociale: salotti che si propagano nelle
città di provincia e orientano i propri interessi sempre più verso oggetti di pubblica utilità, come
l'agricoltura, le manifatture e l'assistenza. la prima vera associazione massonica fu la grande loggia di
Londra, fondata nel 1717 da due pastori protestanti, il nome i simboli si richiamavano alla tradizione delle
corporazioni medievali e in particolare a quella dei Muratori, così come l'obbligo del segreto e la distinzione
fra i tre gradi di apprendista compagno e maestro. Proprio le logge massoniche e le altre forme di socialità
tipiche del secolo sono la migliore confutazione di una rigida definizione dell'illuminismo come cultura
Borghese punto in esse si mescolavano Nobili, Borghesi e del cresia stici, accomunati dalle stesse letture da
gli stessi gusti; così come alla nobiltà appartengono molti dei più noti philosophes. attacchi contro i privilegi
legati alla nascita contro l'ozio e l'alterigia dei Nobili certo non mancarono nel 700 e si faranno più frequenti
Nella seconda metà del secolo: ma pochi sono animati da un conseguente egualitarismo: perlopiù si mira
alla costruzione di una nuova élite sociale, un aristocrazia del denaro e dei lumi, in cui possano confluire la
parte più ricca e più colta della nobiltà degli strati superiori del ceto medio.

CAPITOLO 20: Francia e Inghilterra nel Settecento: un duello secolare

Alcuni storici hanno parlato di seconda guerra dei 100 anni a proposito della serie di conflitti che opposero
la monarchia francese e quella britannica tra il 1689 e il 1815. in verità gli anni di guerra vera e propria tra i
due stati furono circa la metà di quelli compresi fra le due date, e lunghe parentesi di pace
contrassegnarono i trentenni 1713-1744 e 1763-1793. ma anche nel corso di questi periodi non vennero
meno La tradizionale rivalità tra i due paesi, la lotta per la supremazia in campo marittimo e coloniale e la
contrapposizione tra i due diversi modelli di governo e di distribuzione del potere. Linea quasi
costantemente seguita dall'Inghilterra fu quella di cercare alleati sul continente per tenere impegnata
militarmente la Francia e allo stesso tempo di rafforzare e ampliare il proprio dominio dei Mari è il proprio
Impero coloniale. la monarchia di Borbone non seppe contrapporre a questo disegno una politica estera
altrettanto efficace è coerente e finì per avere la peggio nel confronto con la rivale. Alla morte di Luigi
quattordicesimo, il primo settembre 1715, si è resa necessaria l'istituzione di una reggenza, già che il nipote
Luigi XV aveva appena 5 anni. il Parlamento di Parigi proclamo reggente unico il duca Filippo d'Orléans,
nipote del defunto monarca, che in compenso restituirà i parlamenti la facoltà di avanzare rimostranze
prima di registrare gli editti del re. Anche la grande aristocrazia puntava adesso ad avere un ruolo nel
governo del paese. In un primo tempo il reggente accolse queste rivendicazioni, facendo largo posto e
nobili di toga e di spada in consigli di nuova istituzione; ma a partire dal 1718, fece ritorno al sistema dei
ministri segretari di stato costruito negli anni del Re Sole. Il periodo della reggenza fu contrassegnato da
una relativa libertà di opinione e di critica, come dimostrano le lettere persiane di Montesquieu punto nel
1715 le entrate della corona francese risultavano già impegnate per diversi anni e il debito pubblico aveva
raggiunto cifre da capogiro, perciò il primo problema che il reggente Filippo d'Orléans dovete affrontare fu
quello finanziario. Il reggente si affidò alle geniali intuizioni di John Law che gli presentò una serie di arditi
progetti di risanamento. Alla base del cosiddetto sistema di Law vi era l'idea che l'aumento della massa dei
mezzi di pagamento, ottenuto con l'emissione di cartamoneta, avrebbe stimolato la circolazione del denaro
e quindi il commercio e l'industria, consentendo al tempo stesso alla monarchia di pagare i suoi debiti. Tra il
1716 e il 1719 law creò una banca, che ottenne il diritto esclusivo di emettere banconote, e una compagnia
di commercio, che assorbi tutte le compagnie privilegiate esistenti e assunse nel 1719 la denominazione di
compagnia delle Indie: le sue azioni raggiunsero quotazioni di mercato molto superiori al loro valore
nominale Grazie all'entusiasmo che questa operazione seppe infondere negli investitori. Nel 1719 law
ottenne l'appalto delle imposte indirette e nel gennaio del 1720 venne nominato controllore generale delle
finanze.ma il suo sistema poggiava sulla fiducia e questa venne meno quando ci si accorse che La
compagnia delle Indie e non distribuiva gli utili sperati. I possessori delle azioni cominciarono a venderle e
Ben presto si scatenò tra gli investitori un'ondata di panico. law fu costretto a sospendere i pagamenti e nel
dicembre del 1720 non gli restò che abbandonare il paese. Terminata la reggenza Filippo d'Orléans assunse
la carica di primo ministro, che mantenne fino alla sua morte improvvisa nel dicembre del 1723. Nel 1726
Luigi XV, ormai maggiorenne, accordo la sua fiducia al suo anziano precettore, Andre Hercule de Fleury, pur
senza dargli il titolo di primo ministro. Il governo fermo e prudente di Fleury assicurò alla Francia un lungo
periodo di pace, interrotto solo dalla breve vittoriosa campagna contro l'Austria nella guerra di successione
polacca, Che frutto l'annessione della Lorena. la moneta venne stabilizzata fin dal 1726 è il percorso di
risanamento delle finanze fu completato alla fine degli anni trenta. L'economia del paese entro in una fase
di netta espansione sostenuta, in campo agricolo, da una successione di buoni raccolti e, nel commercio
internazionale, d'album delle importazioni di zucchero di altri generi coloniali. Tuttavia già negli anni di
fleury, quando la bolla unigenitus contro i giansenisti fu proclamata legge dello stato francese, si delineò
quel contrasto tra Corona e Parlamento che trovò negli affari religiosi un meccanismo di innesco e che
avrebbe caratterizzato la vita politica del regno dalla metà del secolo in poi.
Alla morte della regina Anna sali sul trono Hannover Giorgio primo come era stato previsto dall'atto di
successione per 1701. i giacobiti tentarono senza successo, prima del 1715 è ancora nel 1747-1746, di
ricondurre al potere discendenti della dinastia Stuart in esilio. ma gli appoggi di cui costoro godevano
andarono gradualmente perduti in seguito all'Unione parlamentare amministrativa tra la Scozia e
l'Inghilterra. Giorgio primo è il figlio e successore Giorgio secondo e lasciarono volentieri le redini del
governo in mano agli uomini capaci di manovrare il Parlamento, interessandosi di più alle faccende del loro
paese di origine che non ha la politica inglese. su queste basi nacque il governo di gabinetto: una prassi
costituzionale che segnava a un primo ministro il compito di governare il nome e il luogo del re. Il governo
in carica faceva il possibile per influenzare le elezioni dei deputati della Camera dei comuni, riuscendovi con
una certa facilità nei boroughs, le città che aleggiavano i tre quarti dei membri di una camera dei comuni e
in cui l'elettorato è rappresentato spesso da poche centinaia o da poche decine di persone. sotto gli
Hannover, la attenuarsi delle differenze biologiche fra i due partiti in lotta per il potere, whig e tory, fini col
favorire il ricorso alla corruzione. Tuttavia sarebbe un errore descrivere la vita politica inglese del XVIII
secolo come un quadro a tinte fosche due punti deputati mantennero sempre un atteggiamento di
notevole indipendenza nei dibattiti parlamentari; la pubblica amministrazione venne progressivamente
depurata dalle influenze politiche e resa relativamente onesta ed efficiente; e la presenza di un'opinione
pubblica vigile e ben informata con strinse quasi sempre i governi a non perdere di vista i più vasti interessi
nazionali. Tra il 1721 e il 1742 il ruolo di primo ministro fu ricoperto da Robert walpole, un gentiluomo di
campagna maestro nell'arte del management e della mediazione è dotato di una grande conoscenza degli
affari. walpole si distinse, in politica estera, per le buone relazioni con la Francia; in politica interna, per la
riduzione del debito pubblico è per la protezione del commercio e dell'Industria. la stabilità politica e
sociale dell'Inghilterra nel XVIII secolo si fondava sul indiscussa egemonia dei grandi proprietari terrieri.
queste famiglie controllavano la politica nazionale attraverso i due rami del Parlamento; e la vita locale
attraverso l'ufficio dei giudici di pace, che prestavano la loro opera gratuitamente ed esercitavano una vasta
gamma di potere di giustizia e polizia. la ferocia delle leggi penali a difesa della proprietà, che prevedevano
la pena di morte anche per piccoli reati di furto e bracconaggio, era temperata da una buona dose di
paternalismo e di abitudine alla differenza. intorno a questa nobiltà terriera ruotavano gli esponenti dei ceti
professionali, gli ufficiali dell'Esercito e della marina è la parte più benestante del clero anglicano. nel XVIII
secolo la chiesa di Inghilterra preoccupata di inculcare il rispetto della proprietà e delle gerarchie sociali
divenne quasi un'appendice della gentry. tuttavia era lecito appartenere ad altri chiese protestanti e
perfino le minoranze cattoliche furono tollerate, a patto che non professassero pubblicamente il loro culto.
I mercanti più ricchi, I finanzieri e i banchieri attivi a Londra aspiravano a integrarsi nella gentry attraverso
l'acquisto di proprietà fondiarie . Questi uomini costituivano il vertice di un'altra veramente sociale. lo
sviluppo economico e il risparmio della popolazione e dei prezzi, caratterizzanti la prima metà del XVIII
secolo, favorirono un certo miglioramento nel tenore di vita delle masse popolari: queste potevano
permettersi un maggiore consumo di generi un tempo considerati di lusso e di alcolici; ma la durezza della
loro esistenza e la loro subalternità rispetto alle classi agiate non ne furono sostanzialmente alterate. Le
sommosse le agitazioni popolari furono frequenti nell'Inghilterra del 700 ma non misero mai in discussione
lo ordino politico e sociale perché puntavano a difendere diritti tradizionalmente riconosciuti o usanze
messa in pericolo dal mutamento dei tempi. La società britannica fino al tardo settecento ci appare un
peculiare miscuglio di libertà e di dipendenza, di mobilità sociale individuale e di solidità delle gerarchie di
gruppo, di tradizionalismo e di progresso, di raffinatezza e di brutalità, di prosperità e di miseria. La guerra
di successione polacca interruppe il lungo periodo di pace di cui aveva goduto la Francia dopo la morte di
Luigi quattordicesimo. Alla morte del re di Polonia Augusto II, la dieta polacca scelse quale successore il
nobile Stanislao Leszczyński, padre della consorte del re di Francia Luigi XV. l'Austria e la Russia reagirono
imponendo l'elezione del Principe Di Sassonia Federico Augusto, che assunse il nome di Augusto III re di
Polonia. Il governo francese decise di vendicare l'oltraggio subito, dando vita a una coalizione anti austriaca
con il Re di Sardegna Carlo Emanuele III, cui venne promesso l'intero stato di Milano, e la monarchia
spagnola, sempre desiderosa di espandersi in Italia. l'attacco di questa coalizione colse impreparata la
monarchia austriaca; Milano fu occupata nel 1733 dai franco-piemontesi e i regni di Napoli e di Sicilia
furono conquistati nel 1734 da un esercito spagnolo al comando di Carlo di Borbone. Negli anni seguenti
l'Inghilterra esercitò un'opera di mediazione che porta infine alla pace di Vienna del 1738. l'Austria
recuperava il milanese, ma doveva cedere alla Savoia due province e a Carlo di Borbone Napoli e Sicilia.
l'estinzione in Toscana della dinastia dei medici favori un altro scambio di territori: e il duca di Lorena
Francesco Stefano, marito di Maria Teresa d'Asburgo Virgo la figlia dell'imperatore Carlo Sesto, divenne
granduca di Toscana e la Lorena Fu assegnata Stanislao. i mercanti inglesi dominavano ormai le coste
dell'America Latina, praticando su larga Scala il contrabbando. Quando le autorità coloniali intensificarono
la vigilanza, ispezionando le navi britanniche sequestrando la merce illegale la pressione dell'opinione
pubblica con strinse walpole a muovere guerra alla Spagna nel 1739. le ostilità non produssero grandi
risultati Fino alla metà degli anni quaranta, allorché esse confluirono nel più vasto conflitto europeo noto
come guerra di successione austriaca. La guerra fu scatenata, nel dicembre 1740, dall'aggressione lanciata
dal nuovo re di Prussia Federico II contro la Sesia, la parte più settentrionale del regno di Boemia, soggetto
agli Asburgo che erano alle prese con la successione al trono punto la monarchia austriaca era guidata da
Mariateresa giovane figlia dell'imperatore Carlo Sesto. contro questa potente coalizione Maria Teresa
d'Austria poté in un primo tempo contare solo su gli aiuti finanziari dell'Inghilterra. in un secondo
momento però il ritiro dalla guerra di Federico II, pago della conquista della Celestia, l'intervento del Re di
Sardegna a fianco dell'Austria, in cambio della promessa di nuovi territori appartenenti alla Lombardia
austriaca, e un più deciso impegno dell'Inghilterra derivante dalla caduta di walpole contribuirono a
raddrizzare le sorti del conflitto, che si combatte con alterni successi in Germania, nell'Italia settentrionale
nelle Fiandre. Nel marzo del 1744 Luigi XV dichiaro guerra all'Inghilterra; i suoi eserciti travolsero la
resistenza inglese nei Paesi Bassi ma tali successi furono controbilanciati dalla superiorità navale britannica.
Nel ottobre 1748, le potenze interessate posero fine al conflitto attraverso la pace di Aquisgrana. vennero
così riconosciuti il possesso prussiano della Sesia e la cessione da parte di Maria Teresa dei Ducati di Parma
e di Piacenza Filippo di Borbone punto in Francia l' assenza di vantaggi territoriali derivanti dalla pace di
Aquisgrana contribuì a minare la popolarità è il prestigio di Luigi XV. Quest'ultimo aveva assunto le redini
del governo, alla morte del cardinale fleury. a Luigi XVI facevano difetto l'energia di carattere e
l'applicazione degli affari tipiche del Re Sole, e il suo illustre predecessore punto a partire dal 1745 le sue
scelte furono influenzate dalle inclinazioni e dai capricci della sua amante, la marchesa di Pompadour,
protettrice protettrice dei philosophes. la rivalità marittima e coloniale tra la Francia e l'Inghilterra crebbe
nella prima metà degli anni cinquanta, tanto nelle colonie del Nord America quando in India. Eppure il
governo francese preferì intromettersi nelle questioni dell'Europa centro-orientale. La Francia si lasciò
lusingare dalla bile diplomazia del cancelliere austriaco kaunitz Che riuscì a contrapporre al trattato
d'alleanza stipulato nel gennaio 1756 tra l'Inghilterra e la Prussia uno schieramento composto da Austria,
Francia e Russia, cui si unirono in seguito Svezia Polonia. fu il cosiddetto rovesciamento delle alleanze, che
pose fine alla tradizionale inimicizia tra il dinastia degli Asburgo e dei Borbone che segnò l'inizio della
Guerra dei sette Anni. le operazioni si rivolsero inizialmente in modo favorevole alla coalizione, finché la
chiamata a Londra di William Pitt al ministero degli affari esteri favori un cambiamento di rotta nella
conduzione della guerra da parte degli inglesi: pit propizio il disimpegno britannico dalle questioni
continentali è una lotta a fondo in difesa dei propri interessi marittimi e commerciali. lasciate privi di
rinforzi le guarnigioni francesi dovettero soccombere agli attacchi del nemico sia dell'America
settentrionale, sia in India. Neppure l'entrata in guerra della Spagna fianco della Francia nel 1761 muto le
sorti del conflitto punto le dimissioni rassegnate da pitta nell'ottobre 1761 avevano frattanto fornito l'avvio
di negoziati di pace, che si conclusero col trattato di Parigi del febbraio 1763. Francy otteneva la
restituzione della Martinica e della Guadalupa, ma doveva dare via libera all'espansione britannica in India
e perduti il Canada e la valle dell'Ohio in favore degli inglesi si vedeva completamente estromessa
dall'America settentrionale. la Spagna doveva cedere la Florida, ricevendo i territori sulla destra del
Mississipi. Sullo scacchiere europeo la pace di hubertusburg confermo al dominio di Federico II sulla senza.

Le riforme di cui la Francia avvertiva ormai bisogno fallirono quasi sempre sotto il fuoco incrociato di ordine
corpi tenacemente legati al loro privilegi mentre un'opinione pubblica illuminata metteva in discussione le
basi stesse dell'assolutismo. la Francia uscita umiliata dalla Guerra dei sette Anni e in condizioni finanziarie
disastrose, non potesse sanare le ferite inferte al orgoglio nazionale con la sola annessione della Lorena.in
campo religioso i parlamenti presero la testa della campagna contro i gesuiti ottenendo nel 1764 un editto
di espulsione dell'ordine. Per quanto riguarda le finanze, netta intransigente fu la loro ostilità a tutti i
disegni di riforma elaborati nelle sfere di governo fin dagli anni di guerra. E incerti furono i tentativi dei
ministri di Luigi XV di applicare le dottrine e geografiche e, liberalizza andando il commercio dei grani
all'interno del paese e promulgando una legislazione favorevole alle recinzioni dei campi aperti e alla
privatizzazione dei Beni comunali. le agitazioni popolari scoppiate alla fine degli anni sessanta in
conseguenza del rincaro dei prezzi legato a un cattivo raccolto, indussero il governo a ripristinare i vincoli
preesistenti. maturò il colpo di stato del cancelliere René Nicolas Charles augustin de Maupeou e dal
controllore generale delle finanze terray, che con misure autoritarie riuscì operare una forte riduzione del
deficit.
Luigi sedicesimo, morto il 10 maggio del 1774, succedette il nipote Luigi XVI ben intenzionato ma timido e
non di grande intelligenza. Per ingraziarsi l'opinione pubblica decise di richiamare i vecchi parlamenti,
pregiudicando così l'opera di riordinamento delle finanze dell'amministrazione intrapreso negli anni
precedenti. il nuovo sovrano voglia dimostrare la sua buona volontà nominando controllore delle finanze
un esponente di spicco del movimento illuminista turgot. Egli ristabilire libertà di commercio dei grani ma
l'applicazione di questo editto coincise con un cattivo raccolto, i cui effetti sui prezzi vennero attribuite
l'iniziativa del governo suscitarono agitazioni e sommosse in tutta la regione di Parigi. turgo prosegui
comunque nella situazione, dichiarando tra l'altro sciolte le corporazioni di mestiere sostituendo alla
corvere già un'imposta sui proprietari terrieri. ma la pressione degli interessi colpiti o minacciati indusse
Luigi XVI ritirare il suo appoggio al ministro, che il 10 maggio 1766 rassegnò le dimissioni. Esperimento di
turgot coincise con una congiuntura economica negativa: ad un periodo di espansione di crescita e ormai
subentrata una fase di ristagno, di cattive annate agricole, di fluttuazione dei prezzi, di difficoltà nel
commercio internazionale. in Francia, le sconfitte militari subito dall'Inghilterra furono seguito da una
nuova fase di difficoltà economiche di notevole conflittualità politica, preludio della crisi finale della
monarchia assoluta e dell'Antico regime.
La Gran Bretagna era uscita molto rafforzata dalla Guerra dei sette Anni: non aveva più rivali nell'America
settentrionale e nel subcontinente indiano, dov'è La compagnia delle Indie estese la sua influenza. una
grave battuta d'arresto fu però rappresentata dal insurrezione delle tredici colonie nordamericane. La
vittoriosa lotta per l'indipendenza di coloni stimolo le rivendicazioni autonomistiche degli irlandesi, che si
agitavano per ottenere l'indipendenza del loro Parlamento e la concessione del voto ai cattolici. A queste
cause di malessere altre se ne giungevano per quanto riguarda la politica interna. in primo luogo il nuovo re
Giorgio III, nato ed educato in Inghilterra differenza dei predecessori, manifestò subito l'intenzione di
esercitare un ruolo più attivo nella politica nazionale. in secondo luogo si ebbe la formazione accanto
all'opposizione Whig, di una corrente più radicale che contestava lo stesso ordine politico uscito dalla
gloriosa rivoluzione 1688-1689 e si agitava per una redistribuzione dei seggi parlamentari, per un
allargamento del suffragio e per un'estensione delle libertà religiose e civili. La popolarità del governo di
lord North e i timori suscitati dai disordini scoppiati a Londra nel 1780 convincere alla fine Giorgio III da
filare La formazione di un nuovo governo a William Pitt. durante la sua lunga permanenza al governo Pitt il
giovane profuse ogni sforzo di una notevole attività riformatrice: in politica interna, egli accolse in gran
parte le richieste degli irlandesi, combatte in ogni campo la corruzione gli sprechi, e introdusse una nuova e
più equa imposta proporzionale redditi di qualunque natura; in politica estera Pitt fu il più tenace
implacabile nemico della Francia rivoluzionaria.

CAPITOLO 21: Assolutismo illuminato e riforme

Fin dagli ultimi decenni del XVIII secolo si iniziò a definire con il termine di despoti illuminati quei sovrani
europei che dichiaravano di volersi servire del potere per il bene dei loro sudditi e che si professavano amici
e discepoli dei philosophes. Il termine assolutismo illuminato venne coniato dagli storici tedeschi soltanto
verso la metà dell'800 per definire la stagione del riformismo che coinvolse buona parte dei governi
dell'Europa del 700. I philosophes furono i primi a riconoscere che la concentrazione del potere nelle mani
del monarca si giustificava come l'unica arma capace di superare gli ostacoli che si frapponevano alle
riforme e di combattere i particolarismi e i privilegi di comunità, ordini e ceti. Uno dei maggiori despoti
illuminati Fu re di Prussia Federico II il grande. Federico II si ispirava al contratto sociale e sosteneva che il re
ed è solo il primo servitore dello stato, obbligato a operare con onestà, saggezza e totale abnegazione,
come se ad ogni momento potesse essere chiamato a rendere conto della sua amministrazione ai
concittadini. tali convinzioni non gli impedirono di proseguire la politica paterna di rafforzamento militare e
burocratico, di mantenere la servitù della gleba e di ricorrere i nobili per l'esercizio di cariche militari e civili.
prima la guerra di successione austriaca, poi la Guerra dei sette Anni rivelarono il genio militare di Federico
secondo. In questo secondo conflitto, pur avendo riportato alcune gravi sconfitte opera della coalizione
austro-franco-russa, la Prussia riuscì a restituire colpo su colpo e a difendere il possesso della Sesia,
territorio strategico per la sua ricchezza mineraria e industriale. Federico II non fu più costretto a
impegnarsi in operazioni militari su vasta scala, pur continuando a incrementare il suo esercito e ottenendo
un nuovo importante ingrandimento territoriali in occasione della prima spartizione della Polonia, Grazie
all'annessione della Prussia occidentale, che assicurò la saldatura tra le due parti principali dei suoi
possedimenti. l'incremento demografico Era frutto sia delle annessioni territoriali sia di un'intelligente
politica di popolamento delle terre orientali, dove furono insediati 300.000 coloni tedeschi, che ne
mutarono il carattere etnico. in campo amministrativo Federico II realizzò un'efficace politica di
perpetrazione dei quadri burocratici, per l'ingresso nei quali divenne obbligatorio un titolo di studio è il
superamento di regolari esami. Anche nel campo giudiziario vengono attuate riforme di grande rilievo:
venne abolita la tortura è fortemente limitata la pena di morte; vennero gettate le basi del codice civile
prussiano, promulgato poi nel 1794, dopo la morte di Federico II. vanno scritti tra i meriti di Federico II il
grande anche la considerevole estensione della libertà di stampa e i progressi compiuti dal l'istruzione
elementare, resa obbligatoria per tutti.
Le guerre di successione polacca e austriaca avevano segnato una grave crisi per la monarchia degli
Asburgo, costretta a rinunciare alla Selsia e a Buona parte dei possedimenti italiani di recente acquisizione.
la durissima prova attraversata nei primi anni di regno convinse La giovane figlia di Carlo Sesto,
Mariateresa, che per mantenere all'Austria il rango di grande potenza Europea erano necessari tanto un
potenziamento dell'apparato militare quanto trasformazione incisive nelle strutture amministrative e
finanziarie dell'impero. Maria Teresa non era certo una sovrana illuminata ma sapeva coniugare buon senso
determinazione. nel 1748, Maria Teresa impose ai ceti di ciascun Land, cioè alle rappresentanze dell'alta e
della piccola nobiltà, del clero e delle città, di votare le imposte non più ogni anno, ma per un intero
decennio, lasciando organi regi di nuova istituzione il compito di effettuare il riparto e l'esazione dei tributi.
nel 1749 le due cancellerie boema e austriaca vennero sostituite da un unico direttorio che assommava
funzioni amministrative e finanziarie. la nobiltà, esautorata sul piano politico è costretta a pagare l'imposta
fondiaria fu compensata con la preferenza accordata le nel conferimento delle cariche civili e militari: per la
sua educazione vennero fondati nel 1750 un collegio e nel 1752 un'accademia militare a weiner neustart. I
risultati finanziari delle riforme furono ben presto evidenti 2 punti in 15 anni il gettito delle imposte dirette
aumento del 60%. ma il dato saliente del moto riformistico fu un altro due punti si era fermata una nuova
concezione unitaria dello stato. se nella prima parte del regno teresiano furono determinanti le esigenze di
accentramento amministrativo e finanziario, Nella seconda metà venne in primo piano il motivo della
pubblica felicità, del benessere dei sudditi al quale doveva essere finalizzata l'organizzazione dello stato. Il
più autorevole rappresentante fu wenzel Anton von kaunitz rittenberg. nominato nel 1753 cancelliere di
corte è stato cioè ministro degli esteri e della monarchia. egli approfittò dell'emergenza bellica per imporre
l'istituzione di un consiglio di stato come supremo istanza di coordinamento tra i vari dicasteri; attraverso
questo organo la sua influenza venne preponderante in ogni ambito di governo, comprese e le questioni di
politica interna.
Nel 1765, alla morte improvvisa di Francesco Stefano, marito di Maria Teresa e imperatore del Sacro
Romano Impero dal 1745 come Francesco primo, il figlio primogenito Giuseppe II salì al trono imperiale e fu
nominato dalla madre coreggente degli Stati asburgici ereditari. da allora, e fino alla morte di Mariateresa,
alla testa degli affari vi fu un trio composto dalla sovrana, da kaunitz e da Giuseppe II punto tra 1780 il
1790, quando Giuseppe secondo Res da solo le sorti della monarchia, a mutare non furono tanto gli indirizzi
politici di fondo quanto piuttosto lo stile di governo. all'imperatore deve il nome la politica religiosa
note.com e giuseppinismo; benché le sue premesse il suo avvio siano molto anteriori al regno di Giuseppe
II, nel nuovo orientamento realizzato dall'imperatore confluivano sia le istanze di riforma interne alla chiesa
cattolica si ha la volontà di affermare l'autorità dello stato sul clero nazionale.
Nel 1781, Giuseppe secondo emanò la patente di tolleranza, che rendeva legittimo il culto per le
concessioni protestanti e greco-ortodossa punto e, furono altresì eliminate quasi tutte le discriminazioni di
cui soffrivano gli ebrei. L'attenzione dell'imperatore si rivolse poi agli ordini regolari, detentori di enormi
ricchezze che si giudicavano mal impiegate. Le cure maggiori vengono dedicate alla sua formazione,
secondo l'ideale giuseppino del buon parroco, guida intellettuale civile della comunità: nel 1783 vennero
così istituiti dei seminari è stata lì dove i sacerdoti dovevano compiere i loro studi. anche le pratiche di culto
vennero disciplinate: furono diminuite le feste di precetto; proibiti o se veramente limitati pellegrinaggi, le
processioni, l'esposizione di reliquie o di immagini sacre; soppresse le confraternite; bandite le pompe
eccessive e le manifestazioni a sfondo superstizioso. i cimiteri furono allontanati dai luoghi abitati e i riti per
i battesimi virgole i funerali, le nozze vender minuziosamente regolati in modo da evitare ogni spesa
superflua. dell'intensa attività riformatrice i provvedimenti più importanti riguardano l'istruzione,
l'economia e la giustizia. E del 1774 la legge che introduceva l'obbligo scolastico e prescriveva l'apertura di
una scuola elementare in ogni parrocchia. Anche gli studi superiori furono riordinati in materia di industria
e commerci, la politica asburgica tentò di unificare il mercato interno, su premendo i vari dazi e pedaggi che
intralciano gli scambi tra le province; fu intrapresa la via del sostegno alle manifatture nascenti mediante
sovvenzioni e agevolazioni; e si procedette a smantellare nel corporazioni di Arti e mestieri. per quanto
riguarda l'agricoltura, notevoli furono gli interventi diretti a regolare i rapporti tra i signori feudali e i
contadini a loro soggetti. Giuseppe II abolì nel 1781 i residui della servitù personale è tra il 1784 e il 1786
fece redigere un nuovo catasto di beni fondiari. nel 1787 fu promulgato il celebre codice penale giuseppino
che accoglieva i principi della legalità della pena e della parità di tutti i sudditi di fronte alla legge. molte di
queste riforme suscitano malcontento e resistenze, soprattutto in territori come il Belgio e l'Ungheria, che
erano stati risparmiati in precedenza dalle iniziative trattrici e livellatrici di Mariateresa. si aggiunga a tutto
ciò l'enorme costo finanziario è umano della guerra, scatenata da Giuseppe II nel 1787 a fianco della Russia
è contro la Turchia. I Paesi Bassi belgi insorsero nel 1787 e, in modo più violento, nel 1789, cacciando i
rappresentanti austriaci e proclamando l'indipendenza. Anche l'Ungheria Era sull'orlo della rivolta, quando
Giuseppe II morì, il 20 febbraio 1790. gli succedette col nome di Leopoldo II il fratello minore Pietro
Leopoldo, granduca di Toscana, che fu costretto a fare concessioni ai ceti privati e morì prima di aver
potuto riprendere il cammino delle riforme. con il regno di Francesco II, figlio di Leopoldo si chiuderà per
sempre in Austria l'era dell'assolutismo illuminato, lasciando il posto a quel clima di immobilismo di
sorveglianza poliziesca che ne farà nella prima metà del dell'800 la prigione dei popoli.
Elisabetta, figlia di Pietro il Grande raccolse l'eredità paterna con l'intento di perseguire i medesimi indirizzi
di modernizzazione culturale del paese, di rafforzamento militare e di una più incisiva presenza nella
politica europea. il successore Pietro III venne deposto nel 1762 in seguito a un colpo di stato organizzato
dalla giovane moglie Caterina, colta e brillante principessa tedesca che si fece subito proclamare autocrate
di tutte le russie. Il lungo regno di Caterina seconda costituisce una tappa fondamentale nella storia russa,
tanto per l'evoluzione interna del paese quanto per l'espansione verso l'esterno. La zarina era amica e
corrispondente dei philosophes e fece il possibile per aprire la Russia ha l'influenza della cultura europea, in
particolare francese. Il primo bersaglio della politica riformatrice di Caterina sulla chiesa ortodossa. nel
1764 venne decretata la confisca di tutte le proprietà ecclesiastiche, le cui rendite servirono in parte a
risanare le finanze e in parte a finanziare gli istituti d'istruzione. ai ministri del culto venne assegnato uno
stipendio, e la maggior parte dei conventi fu soppressa. cerco un milione di contadini servi passarono nel
demanio regio e poterono così beneficiare di un miglioramento delle loro condizioni di vita. l'iniziativa più
clamorosa fu la convocazione, per il 1767, di una commissione legislativa composta da rappresentanti dei
Nobili, dei cittadini, dei contadini liberi e anche delle nazionalità non russe con il compito di elaborare un
nuovo codice di leggi. Inasprimenti fiscali provocati dalla guerra, la penuria di viveri dovuta a un cattivo
raccolto e una pestilenza che imperversò mosca e nel sud del paese nel 1771-1772 acuirono il malcontento
nelle campagne. E nel 1773 ci fu una rivolta. L'insurrezione, estesa si era rapidamente verso nord e poi
lungo il bacino del Volga, venne domanda soltanto nell'estate del 1774.
Il timore dell'anarchia indusse la zarina ad abbandonare qualsiasi velleità di intervento a favore delle masse
rurali; le condizioni dei contadini servi furono anzi rese più dure. Venne realizzata una meritoria riforma
dell'amministrazione locale, articolate nei governatori e, a livello inferiore, nei distretti, in cui si cerco di
introdurre un equilibrio tra i funzionari regi e rappresentanti della nobiltà locale.
In politica estera, Caterina seconda ottenne considerevoli successi. nel 1768 iniziò la guerra contro l'impero
Ottomano, contrassegnata dalla azione in una squadra navale russa che penetro nel Mediterraneo orientale
e a Cesme distrusse la flotta turca. il conflitto si concluse con il trattato del 1774 che consente alla Russia di
ottenere condizioni vantaggiose quali l'accesso al Mar Nero e il libero passaggio per il canale del Bosforo.
nel frattempo la prima spartizione della Polonia aveva fruttato l'annessione della Bielorussia; mentre con le
successive spartizioni, la Russia accusi tutta la metà orientale del territorio rimasto alla Polonia. infine,
venne proclamata unilateralmente l'annessione della Crimea nel 1783 nella quale la zarina ebbe come
alleata la monarchia austriaca. anche per effetto di queste annessioni, la popolazione soggetta a Caterina
era cresciuta in 30 anni da 23 a 37,5 milioni di abitanti.

La grande guerra del nord aveva sconvolto le sorti della Polonia, determinando un ulteriore regresso
economico e demografico e segnando e rafforzamento delle grandi famiglie magnatizie. il ricorso continua
la pratica del liberum veto da parte dei Nobili rendeva inconcludenti tutte le riunioni del Parlamento e
vanifica va ogni tentativo un senso assolutistico. alla morte di Augusto III Di Sassonia, re di Polonia la Russia
appoggiò l'elezione di Stanislao poniatowski, che era stato educato in Francia e deriva il movimento dei
lumi punto Stanislao lancia un programma di riforme Che prevedeva la soppressione del liberum veto,
iniziativa che provocò l'intervento armato di Caterina seconda. i russi si contrappose uno schieramento di
nobili polare ostili sia all'influenza russa che alle riforme.nel 1772, al termine di un confuso periodo di lotte,
e grandi potenze si accordarono per smembrare il territorio a proprio vantaggio: la Russia si Annette gran
parte della Bielorussia, la monarchia austriaca si impadronì della Galizia e della lodomiria, e Federico il
grande ottenne con la Prussia occidentale La desiderata saldatura 3 sui principali Domini.
Nel 1791, il Parlamento si lasciò indurre ad approvare una costituzione che trasformava la monarchia
polacca da elettiva in ereditaria e sopprimeva il liberum veto.i soldati di Caterina seconda invasero di nuovo
il paese, provocandone una seconda spartizione, questa volta a vantaggio esclusivo di Russia e Prussia.
Ciò che restava della Polonia scomparve con la terza spartizione del 1795, che seguì un'insurrezione
nazionale-liberale capeggiata da tadeusz kosciuszko. la brutale cancellazione di un grande stato dalla carta
politica dell'Europa a Opera di tre monarchie è il più chiaro indice dei limiti contro i quali va inquadrata
l'esperienza dell'assolutismo illuminato, della contraddizione tra ideali umanitari e una politica estera
ispirata a calcoli di pura Potenza. la Svezia nel periodo che segue la morte senza eredi di Carlo XII visse la
sua era della libertà. Federico primo d'assia-kassel dovette impegnarsi a rispettare una costituzione che
attribuiva la dieta, composta dai quattro ceti dei nobili, del clero, dei Borghesi e dei contadini, molti poteri
in precedenza esercitati dal sovrano e del suo consiglio. le guerre che vennero intraprese contro la Russia è
contro la Prussia con l'intento di riconquistare l'impero Baltico non portarono nessun vantaggio territoriale.
tuttavia, e se non compromisero un notevole progresso economico e civile del paese, che riguardo anche le
masse contadine. nel 1772 il giovane re Gustavo III restauro l'assolutismo monarchico attraverso un colpo
di stato che portò alla abrogazione della costituzione del 1720. il suo governo si distinse per una serie di
riforme in campo amministrativo e giudiziario e per una decisa azione livellatrice, che giunse a privare i
nobili di quasi tutti i loro privilegi.
in Danimarca l'assolutismo si era fermato quale legge fondamentale dello stato sin dal 1665. Tuttavia, la
nobiltà aveva trovato un compenso al perduto potere politico. a partire dalla metà del settecento si
manifestarono tendenze riformatrici che portarono alla bolizione del servaggio e alla trasformazione dei
coloni in liberi proprietari Grazie a un lungimirante programma governativo che rese possibile il riscatto dei
poderi dei loro coltivatori. Ne ricevettero grande impulso sia l'agricoltura sia l'allevamento.
Anche negli altri paesi cattolici e rafforzamento dei poteri statali e l'attuazione di una politica riformatrice
comportarono uno scontro con la chiesa di Roma e la volontà di affermare l'autorità dello stato sul clero
nazionale. il cattolicesimo si presentava come una struttura sovranazionale sottoposta all'autorità assoluta
del pontefice Romano e della sua curia. la giustizia civile trovava un grave limite nel l'immunità personale
del clero e nel diritto d'asilo. I beni ecclesiastici costituivano spesso dal 10 al 30% del territorio agricolo ed
erano in linea di principio esenti dalla tassazione; i contributi del clero andavano con trattati e autorizzati
dal pontefice volta per volta. inoltre questi beni non potevano essere rivenduti senza uno speciale
permesso del papà ed erano così sottratti alla libera compravendita. il clero regolare divenne il principale
bersaglio degli attacchi sempre più violenti degli scrittori illuministici: sia perché è soggetto a Roma e non ai
vescovi e agli arcivescovi locali, sia perché accusato di condurre una vita oziosa e parassitaria. anche la
chiesa cattolica e le stesse gerarchie furono percorse da correnti innovatrici come il giansenismo. Nel 1763,
grande scalpore e suscitarono le tesi pubblicate dal vescovo coadiutore di Treviri, nicolaus von hontheim,
sotto lo pseudonimo di justinus febbronius che riconoscevano al pontefice Romano solo un primato
onorifico all'interno della chiesa.
I pontefici Clemente XII e Benedetto quattordicesimo parvero disponibili a un compromesso con le nuove
correnti politiche culturali. ma con il rigido pontificato di Clemente XIII i rapporti tra Roma e le potenze
cattoliche peggiorarono di nuovo, anche a causa dello scarso contributo finanziario del clero alla guerra dei
7 Anni contro gli Stati protestanti. Negli stessi anni si sviluppava la violenta campagna anti cattolica e
antireligiosa orchestrata da Voltaire e dagli altri philosophes. nel mutato clima della seconda metà del
secolo, si realizzò un importante momento di convergenza tra illuministi, giansenisti e sovrani riformatori:
la battaglia contro i gesuiti. tra il 1759 è il 1768 furono espulsi dal Portogallo, dalla Francia, dalla Spagna, dal
Regno di Napoli e dal Ducato di Parma. la pressione congiunta dei vari rami della casa dei Borbone indusse
Papa Clemente quattordicesimo a decretare lo scioglimento della compagnia di Gesù. All'attacco contro i
gesuiti si accompagnò in quasi tutti i paesi cattolici una serie di altre misure dirette a ridimensionare la
potenza economica e le posizioni di privilegio della chiesa 2 punti in posizione dell'autorizzazione regia sulle
nomine e le disposizioni provenienti da Roma puntoevirgola abrogazione o limitazione del Foro
ecclesiastico, dell'Inquisizione, del diritto d'asilo, dell'immunità fiscale del clero.

Nella prima metà del XVIII secolo, il Portogallo era caratterizzato dalla rete rateizza dell'Economia e
dall'immobilismo in campo culturale. La situazione mutò sotto il regno di Giuseppe primo per opera
soprattutto dell'onnipotente ministro sebastiao josé de carvalho e Melo, dal 1770 Marchese di pombal,
protagonista della ricostruzione di Lisbona dopo uno spaventoso terremoto del 1755. tombelle ho però
sanguinose epurazioni della grande aristocrazia, sfruttando un attentato alla vita del re di cui furono Resi
responsabili anche alcuni Nobili. Riforma gli studi, chiamando molti docenti dall'estero, rafforzò l'esercito,
promosse lo sfruttamento delle colonie cerco di dare impulso alle manifatture e al commercio con la
creazione di compagnie privilegiate.
In Spagna, l'avvento della dinastia di Borbone con Filippo Quinto aveva segnato una netta svolta in senso
assolutistico. I tentativi di riforma si fecero più organici sotto Carlo III. Oltre all'espulsione di gesuiti sono da
riconoscere le limitazioni imposte alle immunità ecclesiastiche e all'inquisizione puntoevirgola la parziale
riforma degli studi universitari; le misure per la liberalizzazione del commercio dell'Artigianato; la diffusione
delle società economiche degli amici del paese, in cui si avanzavano e si discutevano progetti per
l'incremento delle attività produttive. nel corso del secolo, la popolazione spagnola passo da 8 milioni a 11 e
mezzo, si manifestarono notevoli segni di risveglio economico. uno sviluppo anche più rapido con albero le
colonie ispano-americane, dove gli sforzi della madrepatria per riordinare l'amministrazione e combattere
la corruzione si concentrarono con la volontà dell'Autonomia dei dei creoli, la classe dirigente locale di
origine spagnola.

CAPITOLO 22: L’Italia del 700

Il quadro politico italiano fu profondamente trasformato dalle guerre di successione. Gli unici stati che non
subiranno contraccolpi di rilievo furono le repubbliche oligarchiche (Venezia, Genova e Lucca) e lo stato
pontificio. Fin dal 1706-1707 i domini spagnoli erano passati grazie ai successi militari Imperiali agli Asburgo
di Vienna, ai Savoia punto nel 1720 imposero però quest'ultimi non scambio con la Sardegna, sei più povera
e meno popolosa. la guerra di successione polacca porto alla temporanea occupazione di Milano da parte
del Re di Sardegna Carlo Emanuele III, che alla fine dovete però accontentarsi dell'acquisto delle due
province di Novara e Tortona. la monarchia austriaca inoltre perse il Regno di Napoli e la Sicilia, conquistati
nel 1734 da Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo Quinto. in compenso Carlo Sesto d'Asburgo
ebbe prima Piacenza, dove si era estinta la dinastia dei Farnese, e Francesco Stefano di Lorena ottenne nel
1737, alla morte dell'ultimo medici, il granducato di Toscana.

La guerra di successione austriaca spostò a est il confine tra stato sabaudo e la Lombardia austriaca; da
quest'ultimo a vendere inoltre nuovamente staccate Parma e Piacenza, che tornarono a formare un Ducato
indipendente sotto Filippo di Borbone. Insieme al declino della potenza spagnola si registra nell'Italia del
primo settecento l'indebolimento dell'influenza della chiesa. nella controversia tra papato e impero accesa
dall'occupazione austriaca di Comacchio, non pochi furono i letterati della penisola che presero le parti
dell'impero. L'anticurialismo divenne il terreno privilegiato di incontro tra la monarchia austriaca e il ceto
intellettuale del Mezzogiorno, di gran lunga il più moderno è avanzato della penisola, che esprimeva figure
della statura del filosofo Giambattista Vico e dello scrittore politico ed economista Paolo Mattia Doria. i
decenni tra sei e settecento segnarono una ripresa un rafforzamento degli scambi culturali tra l'Italia e
L'Europa è una presa di coscienza della rete rattezza nei confronti di Nazioni come la Francia, l'Inghilterra e
l'Olanda. L'espansione territoriale è il rafforzamento politico e militare del Piemonte sabaudo furono
accompagnati da una serie di riforme promosse da Vittorio Amedeo II, dal 1720, Re di Sardegna. Già alla
fine del XVII secolo ebbero inizio i lavori per la redazione di un nuovo catasto o censimento delle proprietà
fondiarie, la cui entrata in vigore porto non solo a una migliore distribuzione degli imposta ma anche ha una
sensibile riduzione delle immunità di cui godevano i beni feudali ed ecclesiastici. I privilegi della chiesa
furono ristretti con i concordati del 1727 del 1740. veneri lanciate riformata alle università di Torino, al fine
di assicurare una migliore formazione ai quadri burocratici, di origine in prevalenza Borghese, e venne
creato un sistema statale di scuole secondarie. all'accentramento del potere nelle mani del monarca fece
riscontro il riordinamento degli organi centrali di governo e l'unificazione legislativa attuata con le
costituzioni del 1723 e del 1729. l'adozione di una serie di provvedimenti di natura mercantilistica favori lo
sviluppo delle manifatture, soprattutto nei settori cotoniero e laniero. sotto il successore Carlo Emanuele III
prosegui il rafforzamento delle tendenze assolutistiche: in Savoia si giunse nel 1771 all'abolizione della
feudalità, e la Sardegna fu oggetto durante il ministero di Giovanni Battista bogino di provvedimenti intesi a
limitare il potere baronale, a ridurre i privilegi della chiesa, a combattere il brigantaggio e a diffondere
l'istruzione.
Nel Regno di Napoli, il riacquisto dell' indipendenza sotto un re proprio, Grazie all'insediamento di Carlo di
Borbone nel 1734, favorì una spinta rinnovatrice che in un breve volgere di anni portò alla limitazione delle
giurisdizioni baronali, alla ripresa degli studi nell'università di Napoli, all'avvio di una catastazione delle
terre e dei beni. molto vivace Eric rimase la vita intellettuale a Napoli. A partire dalla metà del secolo si
registra l'emergere delle scienze naturali, dell'economia, della statistica.

È sempre più chiare diffusa era la percezione che nella feudalità stava il nodo cruciale che bisognava
sciogliere per aprire nuove prospettive di sviluppo alla società meridionale. Quando Carlo di Borbone
divenne re di Spagna col titolo di Carlo III, Bernardo tanucci divenne la figura più autorevole del consiglio di
reggenza istituito in considerazione della minore età del successore Ferdinando IV spunto tanucci era
alimentato da riforme radicali sul piano economico-sociale: la gravissima carestia del 1760 30123 affrontata
nonostante le esortazioni di genovesi con rimedi di tipo tradizionale; e nessuna misura incisiva venne
adottata nei confronti dei baroni.
Il giovane Ferdinando IV sposò Maria Carolina figlia di Maria Teresa d'Austria: non rientro filo austriaco
impresso al governo dalla regina, che fece licenziare il tanucci nel 1776, portò in un primo tempo alla
ripresa dell'azione riformatrice, che sia valze della collaborazione di intellettuali come Giuseppe Palmieri
Gaetano Filangieri. misure liberalizza trici e all'istituzione di un monte frumentario per il credito ai
coltivatori si accompagnarono la fondazione di manifatture Regie e l'erezione di una cassa sacra per la
Calabria, colpita nel 1783 da un disastroso terremoto. anche in Sicilia il periodo di viceregno Di Domenico
Caracciolo fu contrassegnato da importanti iniziative, come l'abolizione dell'Inquisizione e l'avvio di un
catasto. né in Sicilia, né nel mezzogiorno continentale le riforme giunsero tuttavia mettere in discussione il
permanere delle strutture feudali nelle campagne e a liberare lo stato dal groviglio di interessi privati che
ne limitava e condizionava l'autorità.
Dopo la pace di Aquisgrana del 1748, la monarchia austriaca rimaneva in possesso dello stato di Milano e
del Ducato di Mantova, Uniti sotto uno stesso governo a formare la Lombardia austriaca. Nell'orbita
asburgica rientrava anche il granducato di Toscana, ha segnato nel 1737 a Francesco Stefano di Lorena,
marito di Maria Teresa punto nel 1753 un accordo stipulato col duca di Modena Francesco III d'Este, Che
prevedeva il matrimonio della nipote ed erede di quest'ultimo con un arciduca della dinastia Imperiale,
inserire anche i ducati di Modena e Reggio nella sfera di influenza austriaca. Una prima ondata di riforme
investì lo stato di Milano tra gli anni 40 e gli anni 50. nel 1749 fu riordinata l'amministrazione delle finanze è
abolita la vendita delle cariche che dovevano essere conferite d'ora in poi solo in base ai requisiti di
capacità e di merito. Al risanamento finanziario contribuirono sia la concentrazione degli appalti dei dazi in
un'unica ferma generale, sia l'istruzione di un banco, denominato Monte di Santa Teresa in onore della
sovrana, per la gestione del debito pubblico e il graduale rimborso dei creditori dello stato. il risultato più
importante fu il compimento del nuovo catasto a Opera di un'aggiunta regia presieduta da Pompeo neri.
sotto il profilo tributario, i risultati principali del nuovo sistema censitario entrato in vigore il primo gennaio
1760 furono la redistribuzione delle imposta fondiaria, resa proporzionale al valore dell'estimo attribuito
alle terre e ai fabbricati, e la riduzione dell'imposta personale dovuta dei contadini a una somma moderata
e fissata.ma non meno importanti furono I risvolti amministrativi della riforma 2 punti al governo delle
comunità furono preposti rappresentanti degli estimati sotto il controllo di funzionari regi detti Cancellieri
delegati o Cancellieri del censo, che dipendevano da un di Castro centrale. la ristrutturazione delle
magistrature avviata nei decenni centrali del secolo culminò nel 1771 con la separazione degli affari
giudiziari, riservati al senato, da quelli amministrativi e finanziari, affidati a un magistrato camerale
rinnovato negli uomini e nelle competenze: tra i compiti di quest'ultimo rientrava, oltre alla direzione del
sistema censurata censuario, anche la gestione delle imposte indirette, per le quali venne posto fine al
sistema degli appalti. Ciò permise di portare anche in questo settore quell'ordine e quella equità che il
sistema censuario aveva realizzato nel l'imposizione diretta: penne ero riscattate le cosiddette regalie a
Linate, cioè i dazi ceduti sotto il governo spagnolo a privati OA corapi civili in cambio di anticipazioni di
denaro, e molti di essi furono aboliti o semplificati; venne unificato il mercato interno, fu smantellato e
regime annonario (cioè il sistema di proibizioni e di vincoli che riguardava la circolazione la vendita dei
cereali e del pane) e furono sciolte le corporazioni di Arti e mestieri.
Sotto Giuseppe II si giunse nel 1786 alla soppressione del senato e all'istituzione di un moderno sistema
giudiziario articolato in tre istanze; parallelamente vennero insediati in ogni provincia gli intendenti politici,
funzionari regi dai quali dipendeva tutta la vita locale, esautorando quasi del tutto i vecchi consigli cittadini.
negli stessi anni giungeva alle conseguenze estreme anche il controllo dello stato sulla vita religiosa, con la
vocazione al principe delle facoltà di conferire i benefici ecclesiastici e con la sostituzione ai seminari
vescovili di un seminario Regio a Pavia.

il nuovo granduca di Toscana Francesco Stefano marito di Maria Teresa e dalle 1745 anche imperatore del
Sacro Romano Impero, risiedeva a Vienna e si faceva rappresentare a Firenze da un consiglio di reggenza
composto in parte da funzionari lorenesi. al sovrano stava cuore assicurarsi un consistente flusso di entrate
dal proprio dominio; per questo gli interventi di Maggiore rilievo riguardarono il settore finanziario con la
concentrazione degli appalti in una ferma generale e riordinamento del debito pubblico. Una linea di
fermezza venne eseguita nei rapporti con la chiesa: l'emanazione del 1743 di una nuova legge sulla stampa
rivendico allo stato il controllo sulla censura, è una legge sulle mani morte, che subordina va
all'autorizzazione del governo l'acquisto di nuove terre da parte degli enti ecclesiastici, venne promulgata
nel 1751. gli ultimi anni della reggenza lorenese in Toscana furono con altri stati da una grave carestia.
questo orientamento è libera lista si afferma pienamente sotto il governo di Pietro Leopoldo, figlio
terzogenito di Maria Teresa e Francesco Stefano. nuovo Granduca a tali istanze e con una legge del 1767
dichiarò libera la compravendita dei cereali all'interno dello stato e anche l'esportazione. Nel 1775 anche
quest'ultima cautela venne rimossa, facendo così della Toscana il primo paese europeo a adottare
integralmente questa parte del programma fisiocratico. Allo stesso indirizzo libera lista vanno ricondotte la
soppressione delle corporazioni di arti e mestieri e le eliminazioni di tutte le dogane interne. Altre iniziative
di Pietro Leopoldo e dei suoi collaboratori furono le bonifiche avviate in Valdichiana e nella Maremma
Senese e la decisione di alleviare le terre appare tenenti alla corona e alle mani morte, cioè di dividerle in
piccoli lotti da assegnare in godimento a coltivatori diretti, i quali potevano trasmetterle in eredità o anche
venderle, in cambio del pagamento di un canone annuo moderato hai fisso. il documento più celebre della
tendenza riformatrice leopoldina è il codice penale del 1786 che eliminava del tutto la tortura e cancellava
la pena di morte. il progetto di una carta costituzionale volta a limitare i poteri del sovrano mediante
l'istituzione di un'assemblea rappresentativa venne messo definitivamente da parte nel 1790, quando
Pietro Leopoldo lascio Firenze per succedere al fratello Giuseppe II nella direzione della monarchia
austriaca e nella dignità Imperiale. negli anni 80 Pietro Leopoldo fece proprio il programma di ordinamento
della chiesa Toscana elaborato dal vescovo di Prato e Pistoia, Scipione de Ricci, che proclamava la
superiorità del concilio sul pontefice, fermava l'indipendenza dei vescovi da Roma, prevedeva la
sostituzione della lingua volgare al latino nelle funzioni religiose e la semplificazione del culto. nonostante
questi insuccessi nel suo complesso la legislazione leopoldina rappresenta uno dei più coerenti organici
programmi di riforma posti in atto nell'Europa settecentesca, e si differenzia da quella Giuseppina per
l'enfasi posta sulle libertà e i diritti dei sudditi piuttosto che sulla autorità e la forza dello stato.
Solo marginalmente furono toccati dal movimento delle riforme lo stato pontificio e la Repubblica di garghi
che di Venezia, Genova e Lucca. l'azione riformatrice dei governi e l'ampia diffusione delle nuove correnti di
pensiero e dei nuovi modelli di gusto e di comportamento modificarono sensibilmente la cultura è lo stile di
vita dei ceti medio-alti della società italiana.il generale moto di laicizzazione della seconda metà del secolo
si tradusse da un lato in Una contrazione numerica del clero e in particolare del clero regolare, il più
bersagliato dalle riforme puntoevirgola dall'altro nel diminuito ossequio per l'autorità della chiesa e per le
prescrizioni della monarchia cattolica. alla tradizione e al principio di autorità tesero a sostituirsi la
conformità alla ragione, l'esperienza e l'utilità sociale. La nobiltà si pose il problema di giustificare i propri
privilegi con una vita operosa, al pubblico servizio o negli studi e si mescola con il ceto civile ne ritrovi, nelle
conversazioni, nelle accademie pubbliche e private, nei teatri, nelle logge massoniche che anche in Italia
conoscono una larga fortuna. appare in netto declino l'uso di destinare al chiostro le figlie nubili e di
sacrificare i cadetti al primogenito nella trasmissione dell'eredità. Il tessuto gerarchico e corporativo della
società italiana tende ad allentarsi ancora prima di subire i decisivi contraccolpi della rivoluzione francese.
Da questa evoluzione della cultura del costume rimasero escluse le masse popolari, urbane e soprattutto
rurali. Anche in Italia si registra nel XVIII secolo un cospicuo aumento della popolazione, da poco più di 13
milioni a circa 18 milioni di abitanti. Fu la cresciuta domanda di cereali a provocare l'espansione della
superficie coltivata, là dove Questa era possibile è l'intensificazione del Lavoro contadino nelle aree già
densamente popolate. Tipica di questi anni fu la grande diffusione del mais, cereale dagli altri rendimenti
ma dal potere nutritivo inferiore al frumento alla segale. non mancarono isole di specializzazione e di
elevata produttività dove dominavano le colture foraggere e le risaie. ma il quadro generale è
contrassegnato dalla arretratezza tecnica e dalla cresciuto sfruttamento del lavoro contadino. dal precario
equilibrio tra popolazione e risorse sono d'altronde testimonianze le gravi carestie, di estensione quasi
nazionale nel 1763-1765 e nei primi anni settanta. la forte ascesa dei prezzi si verificò a partire dalla metà
del secolo e andò a tutto beneficio dei proprietari terrieri e di quei pochi fittavoli o massari che avevano
eccedenze da vendere. i contadini poveri ne furono colpiti in due modi: perché i salari restavano Fermi
mentre i prezzi salivano e perché il desiderio di sfruttare la congiuntura favorevole spinse i padroni a
inasprire i patti agrari e a esigere in varie forme una quota maggiore del prodotto commerciabile.

CAPITOLO 23: Nascita di una nazione: gli stati Uniti d’America

L e colonie inglesi del Nord America, nate in circostanze periodi diversi nel corso del XVII e XVIII secolo, non
rappresentavano una realtà uniforme sia per condizioni geografiche e ambientali, sia per caratteristiche
sociali ed economiche. le colonie del Nord (Massachusetts, Connecticut, Rhode Island e new hampshire)
furono caratterizzate da una iniziale immigrazione di minoranze religiose puritane. la loro economia era
fortemente legata ai circuiti commerciali Atlantici e si basava su una produzione agricola non limitata
solamente dalla autoconsumo e su attività di tipo artigianale, navale e mercantile. Sebbene lampia
diffusione della piccola e media proprietà avesse impedito la formazione di vere e proprie aristocrazie sul
modello del vecchio mondo, nel secolo XVIII in queste colonie si assistette alla formazione di elite sociali e
politiche. La società nel suo complesso rimase caratterizzata da un'elevata mobilità interna ed ha una certa
coesione culturale. Le colonie centrali (New York, New Jersey eh Pennsylvania) erano invece maggiormente
organizzate e diversificate sotto il profilo linguistico e culturale. Economicamente mostravano un maggiore
sviluppo delle attività finanziarie e commerciali. Le colonie meridionali (delaware, Maryland, Virginia, le due
Caroline e la Georgia) rappresentavano una realtà profondamente diversa. dal punto di vista religioso erano
molto più variegate, ospitando anche cattolici e anglicani, mentre da quello economico erano soprattutto
votate a una produzione agricola di tipo latifondistico è basata sull'istituzione della schiavitù. i grandi
proprietari terrieri costituivano una sorta di aristocrazia non troppo dissimile dalla gentry inglese.
l'economia delle colonie meridionali era quella che meglio si integrava con le esigenze della madrepatria,
alla quale forniva i prodotti della sua agricoltura in cambio di mano fatti e generi di lusso. le colonie del
centro e del Nord erano abitati da coltivatori diretti, da artigiani, pescatori e mercanti. essi commerciavano
soprattutto con le Indie occidentali esportando grano, legname, carne salata e altri generi e importando
zucchero e melassa utilizzata per la fabbricazione del Rum. Meno sviluppato era il commercio con la Gran
Bretagna. la popolazione complessiva delle 13 colonie si aggirava all'inizio del XVIII secolo attorno alle 250
mila anime, ma già nel 1775 era arrivata a 2 milioni e mezzo. non solo inglese o scozzesi ma anche irlandesi,
olandesi, tedeschi si trasferivano oltreoceano. In parte emigravano per motivi religiosi o per sottrarsi alla
giustizia. gli schiavi neri nel 1775 superava normale il mezzo milione, ed erano quasi tutti concentrati nelle
colonie meridionali, dove costituivano oltre il 40% della popolazione. i neri erano importati dai Caraibi o
direttamente dall'Africa e trattati alla stregua di animali da lavoro; i più fortunati erano quelli che venivano
impiegati come domestici nelle case dei padroni. Agli inizi del settecento le colonie avevano istituzioni
politico-giudiziarie abbastanza simili. in quasi tutte vi era un governatore nominato dal re o dal proprietario
e assistito da un consiglio da lui scelto; il governatore nominava i giudici e aveva diritto di veto sulle
decisioni prese dal potere legislativo. Quest'ultimo era esercitato da un'assemblea eletta con suffragio in
genere molto largo. Ampie erano le autonomie di cui godevano le città e le comunità di villaggio virgolacom
era inevitabile date le grandi distanze e la natura dei problemi concreti da affrontare, quali la lotta contro
gli indiani, l'assegnazione delle terre da coltivare ai nuovi arrivati, l'organizzazione del territorio. Di gran
lunga inferiore era la popolazione della Nuova Francia dove nella prima metà del 600 erano stati fondati
alle città di Quebec e Montreal. La Nuova Francia ebbe istituzioni simili a quelle di una provincia francese
con un governatore è un intendente; solo il culto cattolico era ammesso, e di grande autorità godevano i
gesuiti. dalla regione dei grandi laghi gli esploratori dei missionari francesi si erano spinti verso sud lungo il
corso del Mississippi, fino a raggiungere nel 1682 le foci del grande fiume, dove verso il 1720 venne fondata
nuova orleans.

Durante la guerra dei sette anni 1756-1763 gli abitanti delle 13 colonie britanniche parteciparono a fianco
delle truppe inviate dall'Europa alle operazioni militari contro i francesi. in quella che tra loro era anche
conosciuta come la guerra franco-indiana, i coloni ebbero modo di prendere coscienza della propria forza e
dell'arroganza e incapacità dei comandanti inviati dalla Gran Bretagna; d'altro lato la vittoria britannica, che
porto alla eliminazione completa della presenza francese nel Nord America, era destinata a far loro
apparire meno indispensabile sostegno politico-militare della madrepatria. altri motivi di malcontento
erano la pretesa del parlamento inglese, in base agli atti di navigazione di vietare il commercio diretto tra le
colonie paesi terzi, di imporre dazi molto elevati sulle importazioni di alcuni prodotti, di proibire la
produzione e l'esportazione di manufatti che potessero entrare in concorrenza con quelli della Gran
Bretagna. anche la legislazione restrittiva in materia di moneta e di credito penalizzava le colonie. Tutto ciò
favorì un ampio ricorso al contrabbando e alla corruzione delle autorità portuali. Sotto il profilo politico le
assemblee legislative, a base largamente democratica e quindi più difficili da controllare, sentivano come
oppressivi poteri di veto e di intervento esercitati dai governatori e dei loro consigli, per esempio per
quanto riguarda i rapporti con gli indiani, che costoro tentavano a volte di tutelare contro la politica di
sterminio attuata dei coloni nella loro espansione verso occidente. Ma forse più importante di tutti era il
fatto che nel corso delle due generazioni di crescita e di espansione Che precedettero l'ascesa di Giorgio III,
gli americani conquistarono la coscienza di se stessi come popolo distinto. Alla fine della Guerra dei sette
Anni era convinzione del governo inglese che l'enorme indebitamento dello stato, la riorganizzazione è la
difesa dell'impero richiedessero un maggiore contributo da parte di quanti ne traevano i vantaggi, e in
primo luogo dai coloni nordamericani. appariva urgente regolare i rapporti con gli indiani, che negli ultimi
anni avevano reagito con crescente violenza alla penetrazione dei bianchi, coltivatori e cacciatori di pellicce,
nei loro territori. nell'ottobre 1763 un proclama Regio trasformo i territori al di là dei Monti appalachi in
una riserva indiana, dove era proibito ai Bianchi acquistare Terre. negli anni seguenti furono emanate
norme più stringenti volte a impedire e reprimere il contrabbando; vennero introdotti i nuovi dazi è una
tassa di bollo su tutti i documenti legali sui fogli periodici. I coloni reagirono con sdegno crescente queste
imposizioni; i delegati di 9 colonie, riuniti a New York, dichiararono incostituzionale la tassa di bollo, perché
votata da un parlamento in cui Esse non erano rappresentate punto nel febbraio 1766 il governo inglese
ritiro la tassa di bollo, ma ri affermò il proprio diritto di tassare i coloni; e l'anno seguente introdusse nuovi
dazi sull'importazione di te e di altri generi. I coloni presero a boicottare le merci inglesi. la tensione crebbe
ulteriormente in seguito a incidenti come quello verificatosi nel 1770 a Boston, dove i soldati inglesi
aprirono il fuoco sulla folla uccidendo 5 persone; finché il 16 dicembre 1773 un gruppo di patrioti travestiti
da indiani sali a bordo di una nave della compagnia delle Indie orientali e gettò in acqua tutto il carico di the
da essa trasportato. Con il Boston tea party si può dire che abbia inizio la fase delle ostilità aperte fra le
tredici colonie e la madrepatria. La durissima reazione del governo inglese, la chiusura del pos del porto di
Boston fino a risarcimento per le merci distrutte e la modifica d'autorita della costituzione del
Massachusetts, provoco nelle colonie uno stato generale di insubordinazione: dovunque sorsero comitati e
organismi che esautorarono le autorità britanniche; nel settembre 1774 si riunì a Filadelfia il primo
congresso continentale, nel corso del quale fu deciso il boicottaggio delle merci inglesi e fuori ha affermato
il principio che gli americani riconoscevano valide solo le leggi e le imposte votate dalle loro assemblee non
quelle del parlamento britannico. il secondo congresso continentale, convocato sempre a Philadelphia nel
maggio 1775, coincise col verificarsi di sanguinosi scontri armati tra i coloni e l'esercito britannico. Il 4 luglio
1776 venne approvata la dichiarazione di indipendenza, che rivendicava il diritto degli americani di darsi un
nuovo governo sulla base dell'uguaglianza naturale tra tutti gli uomini e del diritto inalienabile di ognuno
alla vita, alla libertà e alla ricchezza della felicità. questi principi coniuga vano felicemente i valori elaborati
nel vivo dell'esperienza americana con le idee più avanzate dell'illuminismo europeo e aggirano come un
potente stimolo a portare fino in fondo la lotta ormai ingaggiata dai coloni per la liberazione dal dominio
inglese. il comando delle forze armate fu affidato a George Washington, un ricco possidente della Virginia
che si era distinto nelle operazioni militari contro i francesi durante la guerra dei sette anni.l'esercito inglese
riporto alcuni successi iniziali, ma la tenacia degli insorti e ricorso alla tattica della guerriglia, fatta di
imboscate di attacchi di sorpresa, finirono collaborare il morale delle truppe d'occupazione. Una svolta
importante fu la battaglia di Saratoga dove un contingente inglese di 8000 soldati si arrese reparti
americani. Fu proprio questo episodio a convincere il governo francese ad appoggiare gli insorti, la cui
causa già da tempo riscuoteva e favore dell'opinione pubblica. L'intervento a fianco delle 13 colonie della
Francia e poi della Spagna valse a contendere la flotta Britannica il dominio dei Mari è a impedire la
provvigione amento dell'esercito d'occupazione. Nel ottobre 1781 il generale inglese Cornwallis, stretto tra
la squadra francese che bloccava La baia di Chesapeake e l'esercito congiunto franco-americano, fu
costretta a capitolare a yorktown.

La guerra era praticamente finita punto col trattato di Versailles del 1783 la Gran Bretagna riconosceva
l'indipendenza delle 13 colonie nordamericane e restituiva alla Francia alcuni territori occupati nei Caraibi e
nel Senegal, e alla Spagna la Florida e Minorca. Le conseguenze della guerra prolungata rappresentarono
per il congresso continentale problemi di difficile soluzione. gli articoli di confederazione votati nel 1777 ed
entrato in vigore solo nel 1781 lasciavano in pratica al governo di quelli che erano ormai gli Stati Uniti
d'America solo la politica estera e la difesa, mentre tutti gli altri poteri, erano prerogativa dei singoli stati. Si
fece strada fra gli uomini politici l'esigenza di un governo centrale forte, capace di arbitrare tra le singole ex
colonie, di regolare il commercio e la moneta e di difendere gli interessi comuni all'esterno. tali aspirazioni
trovo due propagandisti assai efficaci: James Madison e Alexander Hamilton. da questi ambienti parti nel
1786 la richiesta che il congresso convocasse una convenzione incaricata di rivedere la costituzione.

La convenzione si riunì a Filadelfia tra maggio e settembre 1787. le discussioni furono accese, ma alla fine
prevale se la proposta della delegazione virginiana di una costituzione federale interamente nuova. la
costituzione degli Stati Uniti d'America fu approvata a maggioranza il 17 settembre ed entrò in vigore
nell'estate 1788, dopo essere stata sottoposta alla ratifica di particolari convenzioni indette nei singoli stati.
alla base della nuova forma di stato federale sancita dalla costituzione vi era un difficile equilibrio tra
l'esigenza di rafforzare il governo centrale e quella di salvaguardare l'autonomia dei singoli stati, tra la
volontà egemonica degli Stati più Prosperi e popolosi e i timori di quelli più piccoli e deboli. Il potere
legislativo era detenuto da un congresso composto da un senato e da una camera dei rappresentanti. Le
due assemblee erano entrambe le attive, ma diverse erano la durata del mandato e le modalità dell
elezione: i senatori erano eletti per 6 anni ed erano due per ogni stato; i rappresentanti della camera
duravano in carica solo due anni e il loro numero era proporzionale a quello della popolazione dello stato
che leggeva. Assai più ampia era la sfera di attribuzione del congresso che poteva legiferare in materia di
finanze, commercio, moneta, giustizia. al vertice del potere esecutivo vi era un presidente eletto dal popolo
con un sistema doppio grado. Al presidente spettavano un potere di veto sospensivo sulle leggi, la nomina
dei ministri, la direzione, sotto il controllo del congresso, della politica estera e delle forze armate, la
designazione dei giudici della corte suprema, che una volta insediati erano però inamovibili. Alla corte
suprema era attribuito una sorta di controllo di legittimità costituzionale sulla legislazione sia del governo
federale, sia dei singoli stati. Articolo Quinto della costituzione prevedeva infine la possibilità di introdurre
emendamenti al testo: I primi 10 emendamenti votati nel 1791, consistettero in una specie di dichiarazione
dei diritti individuali dei cittadini americani.

Superata la crisi della guerra d'indipendenza e dell'Unione confederale, La giovane nazione americana
riprese la via dello sviluppo demografico ed economico. Ancor prima della costituzione del 1787 era stato
previsto che territori dell'ovest colonizzati dai Bianchi sarebbero diventare membri a pieno titolo della
confederazione non appena avessero superato un minimo di 60000 abitanti. il primo stato ad aggiungersi fu
il Vermont, seguito dal Kentucky, dal tennessee e dall'ohio.non fu possibile evitare massicci fenomeni
speculativi nel l'insorgere di tensioni tra gli stati meridionali, le cui piantagioni avevano continuo bisogno di
terre vergini. Naturalmente Chi fece soprattutto le spese di questa inarrestabile espansione furono gli
indiani, espulsi dai loro territorio di caccia e decimati dalle malattie infettive e dall'uso smoderato degli
alcolici venduti loro dai Bianchi. l'economia degli stati del sud ricevette un grande impulso dall'espansione
della cultura del cotone. Era interessa dei piantatori meridionali mantenere liberi gli scambi con la Gran
Bretagna. le nascenti manifattura del centro-nord avevano tutto da guadagnare da l'imposizione di dazi
protettivi, e i circoli mercantile finanziari di portico e Boston e New York andavano rapidamente e
stendendo la loro influenza sulla politica governativa e su tutta la società americana. il primo presidente
degli Stati Uniti fu George Washington, eletto nel 1789 e rieletto per un altro quadriennio nel 1793.
L'aureola del generale vittorioso che lo circondava, la Nobile semplicità dei suoi modi e la felice scelta dei
collaboratori assicurarono al governo federale l'autorità di cui aveva bisogno per l'adozione di misure
spesso impopolari. gli ingenti debiti di guerra furono integralmente assunti dal governo federale, il quale
per pagare gli interessi agli speculatori che avevano fatto incetta dei relativi titoli e per mantenere un
consistente esercito dovette istituire dazi e imposte gravanti su tutta la popolazione. Questa tendenza
all'accentramento dei poteri e alla promozione degli interessi industriali e finanziari del Nord incontrò in
seno al congresso e nell'opinione pubblica una crescente opposizione, che diede vita a partire dal 1791 a un
partito repubblicano contrapposto a quello federalista e che ebbe il suo più autorevole rappresentante in
Thomas Jefferson. in prima fila tra i suoi sostenitori erano i proprietari terrieri del sud e i piccoli mercanti e
gli artigiani del centro-nord, ostili al predominio del grande capitale. Le elezioni presidenziali del 1796
furono vinte ancora da un esponente federalista, John Adams ma nel 1800 venne eletto Jefferson, cui nel
1808 succedette un altro repubblicano Madison. Negli ultimi anni 90, di fronte al radicalizzarsi della
rivoluzione francese, il governo statunitense si era accostato alla Gran Bretagna, con la quale fu stipulato
nel 1794 un trattato di governo. A partire dal 1800 venne instaurando così un rapporto preferenziale con la
Francia di Napoleone, che nel 1803 decise di vendere agli Stati Uniti l'intero territorio della Louisiana. La
pretesa del governo britannico, nuovamente in guerra contro la Francia dopo la breve tregua del 1802-1803
di impedire il commercio tra gli stati uniti e i possedimenti francesi e di ispezionare in alto mare le navi
americane determinò tra i due Paesi una tensione crescente, che sfociò nel 1812 in una nuova guerra
conclusa con un nulla di fatto nel 1814.

CAPITOLO 24: La Rivoluzione francese: dall’Antico regime alla monarchia costituzionale

L'avvento di Luigi XVI sul trono di Francia nel 1774 coincide con l'inizio di un periodo di difficoltà e di
malessere per l'economia del paese. l'industria è il commercio francesi fino al 1780 conobbero ritmi di
sviluppo paragonabili a quelli inglesi e anzi in alcuni settori decisamente superiori. i punti deboli più
evidenti di questo sviluppo erano la scarsità della produzione di carbone, in ritardo nella meccanizzazione
dell'Industria tessile, la mancanza di un organizzazione creditizia efficiente e moderna, e soprattutto il
carattere complessivamente arretrato dell'Agricoltura: la bassa produttività di questo settore primario
significava l'impossibilità di nutrire un alta percentuale di addetti al commercio o all'industria, e il basso
tenore di vita nelle campagne, dove sussistevano ampia aree di autoconsumo. la vigilia della rivoluzione
francese il 6-10% delle terre apparteneva al clero, il 20% la nobiltà, il 30-35% alla borghesia, il 30-40% ai
contadini. la percentuale del suolo possedute da coltivatori diretti era dunque molto più elevata in Francia
che in Inghilterra; ma il suo estremo frazionamento, accresciuta dall'unificazione incremento demografico è
dalle suddivisioni ereditarie, e gli oneri rappresentati Dal pagamento delle decime agli ecclesiastici, dei
diritti feudali ai signori e delle imposte allo stato erano tali che alla fine dell'Antico regime sono una piccola
minoranza di contadini poteva vivere del ricavato dei propri campi. Tutti gli altri dovevano coltivare come
Mezzadri o piccoli affittuari i fondi altrui o lavorare come braccianti agricoli per l'industria a domicilio.
L'aumento dei prezzi agricoli che si registrò, in Francia andò a danno delle masse lavoratrici. Tra il 1726-
1741 è il 1785-1789 i generi di prima necessità aumentarono del 66%; la rendita fondiaria sì raddoppiò,
mentre i salari crebbero soltanto del 17%. ciao significa che chi viveva in tutto o in parte di salario vide
ridursi il proprio potere d'acquisto; chi aveva grani da vendere o affitti da riscuotere, viceversa potrebbe
beneficiare della congiuntura favorevole. non si possono trascurare le reazioni soggettive a tutto quanto
parve minacciare il tenore di vita o addirittura la stessa sopravvivenza delle masse rurali. tra queste
minacce vi erano la tendenza di molti signori e dei loro agenti a ripristinare diritti feudali caduti in
desuetudine, l'aumento delle imposte verificatosi dopo il 1780 e la parziale attuazione di misure invocate
dalla dottrina fisiocratica, come la privatizzazione di Beni comunali, l'abolizione degli usi collettivi,
l'accorpamento degli appezzamenti in grandi aziende. a questo persistente tradizionalismo delle masse si
mescolano però gli echi sia pure confusi e distorti di idee di forza del secolo dei lumi, quale le uguaglianza
dei diritti o lo sovranità popolare. insieme a un incremento notevole dell'alfabetizzazione gli studi recenti
hanno messo in luce una sorta di scristianizzazione strisciante, palesato dall'incremento talora vistoso delle
nascite illegittime e dei concepimenti prenuziali.fino al termine dell'Antico regime rimane viva l'aspirazione
del Borghese a uscire dalla propria condizione, hanno Billy Tarsi. I vertici del terzo stato si mescolarono con
la nobiltà più ricca e più colta nei salotti letterari, nelle accademie, nelle logge massoniche. Tuttavia lo
stesso incremento numerico degli strati definibili come Borghesi prendi più arduo il passaggio nelle file di
una nobiltà che comprende alla vigilia della rivoluzione tra 200 e 300 mila persone. Né si può dimenticare
l'esistenza, all'interno dell'ordine nobiliare, di una maggioranza relativamente povera ed esclusa dal mondo
dorato della corte dei lumi. la società francese ci appare alla vigilia del 1789 attraversata da molteplici linee
di tensione che la crisi politica era destinata ad aggravare e a far esplodere.
Tra il 1754 il 1789 si succedettero in Francia ben 19 controllori o direttori delle finanze. Questa instabilità è
di per sé un sintomo della gravità dei problemi e del fallimento dei vari tentativi di soluzione. quali problemi
si possono riassumere nel insufficienza cronica delle entrate rispetto alle spese pubbliche è
nell'impossibilità di accrescere il carico fiscale senza modificarne la distribuzione; poiché i contadini erano
già troppo gravati, l'unica via praticabile era persuadere o costringere i ceti privilegiati a contribuire in
proporzione alle loro ricchezze. un altro grave ostacolo era l'inefficienza del sistema tributario: enormi
erano le sperequazioni tra una provincia è l'altra e buona parte di ciò che pagavano i contribuenti non finiva
nelle casse dello stato ma nelle tasche di finanzieri appaltatori.
Furono due le strategie poste in opera dai responsabili delle finanze. La prima consisteva nello spostare il
peso maggiore delle imposte sulla proprietà terriera e nel puntare su un incremento delle entrate che
sarebbe stato il naturale effetto dello sviluppo economico.la seconda, mirava a una riduzione delle spese e
degli sprechi, fu la via imboccata da Jacques Necker posto al timone delle finanze francesi nel ottobre 1776.
Nei 5 anni del suo mandato nei che era abolì molto uffici superflui, ridusse le spese della corte, unificò varie
casse, riformò e rese più redditizio l'amministrazione del demanio Regio, richiamò alla gestione diretta dello
stato le imposte sui consumi fino allora data in appalto ai fermiers généraux. per coprire le forti spese
legate all'intervento nella guerra di indipendenza americana, Necker evito di inasprire le tasse e ricorse al
credito, caricando così i bilanci futuri di nuovi a gravi per il pagamento degli interessi.
il suo licenziamento, deciso Dal Re nel marzo 1781 fu conseguenza della ardita iniziativa del ministro di
rendere pubblico il bilancio della monarchia punto ma ciò che più indigno gli ambienti di corte già irritati dai
tagli delle spese operati da Necker sul fatto che nel bilancio erano indicate le pressioni e le grazie concesse
dal Re. Dopo alcuni anni di sostanziale immobilismo il nuovo controller generale, Charles Alexandre de
Calonne decise nell'estate 1786 di Porre il re di fronte alla realtà: il deficit supera ormai i 100 milioni e metà
del bilancio era ingoiato Dal pagamento degli interessi sul debito pubblico. L'unica soluzione era l'adozione
di radicali riforme, che prevedevano l'istituzione di una nuova imposta fondiaria detta sovvenzione
territoriale proporzionale alla rendita, pagabile in natura e gravante senza eccezioni su tutti i proprietari,
Nobili ed ecclesiastici compresi, la liberalizzazione del commercio dei cereali, l'eliminazione delle dogane
interne. Per aggirare la prevedibile opposizione dei ceti privilegiati e dei parlamenti il ministro suggerì al Re
di convocare un'assemblea dei notabili, istituzione da tempo in disuso, cioè un'accolta di principi del sangue
reale, di membri dalla più antica e prestigiosa nobiltà, alti prelati, consiglieri di stato, intendenti, magistrati,
rappresentanti dei paesi data- e delle maggiori città.
I 144 notabili convocati a Versailles nel febbraio 1787 manifestarono la loro opposizione ai progetti di
riforma. Molti di loro non ritenevano Che misure di tale portata richiedessero l'approvazione della vera
rappresentanza della nazione, gli Stati Generali. Il re decise allora la sostituzione del Calonne con uno dei
leader dell'assemblea, l'arcivescovo di Tolosa Etienne Charles de Lomenie de Brienne. questi mantenne
sostanzialmente la proposta di sovvenzione territoriale, trasformandola in un tributo dell'ammontare
annuo prefissato; ciò non bastò a disarmare l'opposizione dell'assemblea che venne sciolta il 25 maggio
1787. l'intransigenza dei notabili trova spiegazione nell'evoluzione della pubblica opinione, divenuta ormai
una forza con la quale lo stesso governo monarchico doveva fare i conti. benché nessuno pensasse una
rivoluzione, molti invocarono una qualche forma di rappresentanza della nazione. Le riforme proposte dai
ministri suscitavano diffidenza perché erano viste come mezzi per rafforzare ulteriormente il potere
arbitrario. sciolta l'assemblea dei notabili, sul parlamento di Parigi a prendere la guida dell'opposizione,
rifiutandosi di registrare le leggi proposte da Loménie de Brienne. ormai nell'opinione pubblica costante era
il riferimento agli Stati Generali come all'unica istanza in cui la riforma non solo nell'economia ma di tutta la
costituzione dello stato doveva essere discussa. così nell'agosto 1788 il responsabile delle finanze dichiarò a
nome del monarca che gli Stati Generali si sarebbero riuniti il primo maggio dell'anno seguente. al suo
posto il re richiamo necker che si mostro subito ben deciso a non prendere alcun iniziativa di rilievo fino alla
convocazione della rappresentanza nazionale. il 25 settembre il Parlamento di Parigi dichiarò che dovevano
essere rispettate le modalità del 1614: i tre ordini avrebbero dovuto sedere e deliberare separatamente, il
che avrebbe dato maggior peso alle rivendicazioni dei primi due ordini, clero e nobiltà. questa presa di
posizione provocò la spaccatura del fronte anti assolutistico, fino a quel momento solidale.

Molti ormai affermavano apertamente che gli Stati Generali dovevano assumersi il compito di dare alla
Francia una nuova costituzione e non limitarsi a correggere re i voti dei tre ordini. Il regolamento elettorale
emanato il 24 gennaio 1789 disponeva il raddoppio della rappresentanza del terzo stato, ma non stabiliva
nulla riguardo alle modalità del voto. Tutti i francesi dovevano comunque far pervenire al trono le loro
richieste redigendo dei cahier de doléances da affidare i deputati dei rispettivi ordini, nel corso delle
assemblee elettorali. I prezzi dei cereali nell'anno-raccolto 1788-1789 furono del 50% superiori a quelle
precedenti; e parallelamente diminuire il fabbisogno di manodopera. La disoccupazione la miseria spinsero
per le strade e verso le città, Nella primavera del 1789, torme di vagabondi e di straccioni che chiedevano la
carità e si facevano spesso minacciose. Sono mosse contro il carovita e contro le tasse si verificarono in
molte località e nella stessa parigi.in questo clima di eccitazione e di attesa si riunirono a Versailles gli Stati
Generali, il 5 maggio 1789 i deputati erano in tutto 1165,2 visi quasi a metà tra il terzo stato e gli altri due
ordini sommati insieme. Tra i rappresentanti del clero erano molto numerosi i parroci, in buona parte
solidali con le rivendicazioni del terzo stato. I quasi 600 delegati del terzo stato, infine, provenivano in
maggioranza dalle professioni legali, dagli uffici pubblici, dagli ambienti intellettuali: meno di un centinaio
erano gli imprenditori o gli uomini d'affari, mentre del tutto assente era il lavoro manuale. I deputati del
terzo stato proposero agli altri due ordini di riunirsi in una sola assemblea per la verifica dei poteri. La
nobiltà e il clero da prima rifiutarono; ma nella rappresentanza del clero, di fronte alla fermata del terzo
stato, ottenne la maggioranza una mozione favorevole alla riunione. Il re, solidale con la nobiltà, ordinò la
chiusura della sala dove si tenevano le udienze. Ma i deputati del terzo stato che, su proposta di sieyès, il 17
giugno avevano assunto il nome di assemblea nazionale, si radunarono in un altro locale, destinata al gioco
della pallacorda, e qui il 20 giugno qui giurarono solennemente di non separarsi più e di riunirsi dovunque
lo richiedessero le circostanze finché la costituzione non fosse stata stabilita e posta su salde fondamenta.
Alla fine di giugno il clero è la frazione più illuminata della nobiltà si erano Uniti al terzo stato, è il 9 luglio è
l'assemblea nazionale sentito l'ho anche costituente. Nei primi giorni di luglio furono fatti affluire intorno a
Parigi reggimenti composti da mercenari stranieri, più affidabili di quelli francesi. 11 luglio necker venne
congedato e sostituito dal barone breteuil, un aristocratico reazionario. La municipalità semi clandestina
che era stata costituita a Parigi dal corpo degli elettori del terzo stato del libro La formazione di una milizia
Borghese. Ma il popolo minuto si mosse per proprio conto. Il 12 e il 13 si cercarono armi dappertutto, sì
attaccarono i castelli del dazio. La mattina del 14 luglio una folla, composta in gran parte da artigiani e
bottegai si presentò di fronte alla coppa fortezza della bastiglia. Il governatore della fortezza de launay
ordinò ai suoi uomini di aprire il fuoco: un centinaio furono i morti e feriti. Ma nel pomeriggio giunsero
rinforzi anche alcuni cannoni; de Launay si arrese e fu massacrato insieme ad alcuni dei suoi ufficiali e
soldati dalla folla inferocita. Luigi XVI ordino La ritirata dei reggimenti stranieri e il 16 luglio richiamo Necker
al governo. In tutta la Francia nella seconda metà di luglio, si costituirono spontaneamente nuovi organismi
municipali fedeli alle direttive dell'assemblea nazionale e si armarono milizie che presero il nome di Guardia
nazionale.
A questa rivoluzione municipale vennero ad aggiungersi tra il 20 luglio e la prima settimana di agosto, una
serie di disordine nelle campagne, cui si è dato il nome di grande paura. Si trattò di un'ondata di panico,
originata da voci incontrollate di invasioni dall'estero o della presenza di briganti assoldati dagli aristocratici
per portare via il grano e affamare il popolo. Una volta radunati armati, i contadini finivano per lo più per
dirigersi contro i castelli, saccheggiare le dispense e le cantine e dare alle fiamme gli archivi in cui erano
conservati i documenti comprovanti il diritto del signore.
L'agitazione delle campagne assumeva un chiaro significato antifeudali; l'assemblea nazionale si vede così
costretta ad affrontare lo spinoso problema dei diritti signorili, di cui erano largamente beneficiari anche
elementi Borghesi. Nella notte del 4 agosto, in un'atmosfera di sovraeccitazione, i deputati decisero la
distruzione di quanto rimaneva del regime feudale e l'abolizione di ogni privilegio che si opponeva
all'eguaglianza dei diritti. I piccoli coltivatori e reagirono con rifiuti in massa di pagare decima agency;
l'agitazione antifeudale me le campagne sarebbe durata fino all'abolizione totale e senza indennizzo e diritti
signorili, decretata nel 1792-1793.
L'assemblea nazionale passo a elaborare una dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino in 17 articoli,
che fu approvata il 26 agosto 1789 è che è rimasta nel tempo come la più solenne e completa affermazione
delle libertà fondamentali, dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e degli altri principi
costituzionali dei moderni ordinamenti liberali e democratici, quali la divisione dei poteri e la sovranità
popolare. Per acquistare vigore di legge, I decreti di agosto avevano bisogno della sanzione del re, che non
era disposto a concederla. L'atteggiamento evasivo di Luigi XVI, alcuni movimenti di truppe da lui ordinati e
l'emigrazione di molti Nobili finirono col convincere i patrioti che un'altra prova di forza Era inevitabile e
che era necessario costringere la corte a trasferirsi a Parigi punto il fermento crebbe quando si seppe che il
primo ottobre, in occasione di un banchetto tenuto dalla reggia di Versailles, alcuni ufficiali avevano
calpestato La coccarda tricolore, simbolo della rivoluzione. le giornate il 5-6 ottobre furono un misto di
organizzazione e di spontaneità. Una folla composta in prevalenza di donne, che chiedevano pane a gran
voce, si mise in marcia per Versailles punto Luigi XVI si decide allora a dare la sua approvazione ai decreti di
agosto e settembre, ma esitava ancora di fronte alla proposta di un trasferimento a Parigi. La mattina delle
6 gli appartamenti reali furono invase dai manifestanti, Regina ben insultata vi furono alcuni morti e feriti
tra le guardie e tra la folla; Luigi XVI si convince allora a prendere la via della capitale, insieme la Guardia
nazionale nella folla festante. Dopo la famiglia régale anche l'assemblea nazionale si trasferì a Parigi nella
sala detta del maneggio.
Primo responsabile del fallimento del nuovo ordine monarchico-costituzionale che si andava profilando fu il
re stesso. Debole di carattere ma attaccato alle gerarchie sociali dell'Antico regime Luigi XVI teneva di
fronte alle richieste dell'assemblea un comportamento ambiguo è sempre più confidava dell'intervento
armato delle potenze straniere per ristabilire la propria autorità. Nell' assemblea prevalse per tutto il 1790
l'influenza dei Nobili liberali e del cosiddetto triumvirato composto da Alexandre Lameth, Adrien Duport e
Antoine Barnave, cui si deve perlopiù l'imponente opera legislativa realizzato in breve volgere di tempo.
Alla sinistra di questo schieramento si collocano alcuni elementi più radicali e più sensibili alle rivendicazioni
popolari. Le questioni del governo erano di battute, oltre che nella sala del maneggio dove sedeva
l'assemblea, anche nei numerosi circoli o Club sorti con la rivoluzione. Si andò affermando la società degli
amici della costituzione, creata alla fine del 1789, che dà luogo dove si riuniva, un convento di domenicani,
prese poi il nome di Club dei giacobini. Con il tempo giungerà a esercitare una sorta di tutela sulla
rappresentanza nazionale e un'azione di guida e di raccordo della vita politica in tutta la Francia. Più
popolare nel reclutamento è più radicale nelle opinioni era il club dei cordiglieri costituite se nell'aprile del
1790 punto e, tra i cordiglieri si misero in luce un giornalista e oratore della rivoluzione Georges Danton
l'effervescenza della vita pubblica, i problemi della sussistenza, la proliferazione del società di quartiere, de
circoli, dei gabinetti di lettura, le 1000 occasioni di incontro nelle piazze nelle osterie portarono una rapida
politicizzazione delle masse parigine. Nel Maggio 1790 la capitale viene divisa in 48 sezioni, che costituirono
da allora il quadro nazionale per la formazione dei club popolari. Prendeva forma la figura del sanculotto: il
popolano di Parigi, appartenente per lo più al mondo dell'Artigianato e del piccolo commercio,
ferocemente attaccato dal l'uguaglianza dei diritti e alla solidarietà tra i lavoratori, o stile i nobili, ai ricchi,
agli accaparratori, pronto all'insurrezione e alla violenza rivoluzionaria. Dal rinnovamento delle municipalità
prese l'avvio in molte regioni il movimento della federazione, sorta di proclamazione dal basso di unità
nazionale che cancellava gli antichi particolarismi. Sbocco di questo movimento fu la grande festa della
federazione che si celebrò il 14 luglio 1790, nel primo anniversario della presa della Bastiglia. Il popolo
doveva leggere un giudice di pace in ogni cantone, è un tribunale civile e criminale in ogni distretto. Il
giudizio di appello sarebbe stato pronunciato da un altro tribunale distrettuale. Nei processi penali il
giudizio di colpevolezza era affidato a una giuria di 12 cittadini tirati a sorte su speciali liste. 1 corte di
Cassazione parimenti elettiva sarebbe intervenuta solo in caso di vizio di forma. Le elezioni popolari di tutti i
giudici realizzava la completa separazione del potere giudiziario dal potere legislativo ed esecutivo e
segnava la fine del sistema della venalità delle cariche. Rimaneva il risolto il problema finanziario, reso più
serio dall'illusione che il rovesciamento dell'Antico regime avesse comportato l'abolizione delle imposte. Fin
dal 2 novembre 1789 l'assemblea nazionale aveva decretato la confisca dei beni della chiesa, valutati circa 3
miliardi di Franchi, è deciso all'emissione di assegni, buoni del tesoro fruttieri utilizzabili per il loro acquisto.
Ma gli assegnati, e Messi in quantità sempre maggiori e stampati intagli sempre più piccoli, mutarono allora
natura fino a essere considerati in tutto e per tutto una cartamoneta, che si andò rapidamente deprezzando
nei confronti della moneta Metallica. l'inflazione che ne derivò quando Adam soprattutto delle classi
lavoratrici, costrette ad accettare gli assegnati in pagamento e ad acquistare a prezzo sempre più caro in
genere di cui avevano bisogno punto che ne trasse vantaggio furono gli speculatori che si servirono degli
assegnati, al valore nominale, per l'acquisto dei beni nazionali messi in vendita dallo stato. Alle vecchie
imposte furono sostituite, tra novembre 1790 e marzo 1791, una contribuzione fonda fondiaria
proporzionale al valore delle proprietà, un imposta sulla ricchezza mobile e una patente per l'esercizio di
professioni, Arti e mestieri. In campo economico gli orientamenti liberali sti dominanti all'interno
dell'assemblea si espressero con la soppressione delle corporazioni di mestiere, con la proclamazione della
libertà di iniziativa e con la legge del 14 giugno 1791 che proibiva le associazioni operaie. Al problema
finanziario era strettamente connesso il problema religioso. Alla vocazione dello stato dei beni del clero è
alla proibizione dei voti perpetui fece seguito la discussione è l'approvazione da parte dell'assemblea
nazionale della costituzione civile del clero, che portava una radicale riorganizzazione della chiesa di
Francia. Le diocesi episcopali furono disegnate in modo da corrispondere agli 83 dipartimenti; i vescovi
dovettero essere eletti dai cittadini come le altre autorità dipartimentali, mentre i parroci erano designati
dalle assemblee elettorali dei distretti. Gli uni e gli altri erano assegnati stipendi statali, che ne facevano in
pratica dei pubblici funzionari. Nel dicembre 1790 fu imposta tutto il clero un giuramento di fedeltà alla
rivoluzione: quasi tutti vescovi e una metà circa dei parroci rifiutarono di prestarlo e vennero sostituiti. la
loro opposizione si irrigidì ulteriormente in seguito alla recisa condanna della riforma ecclesiastica e
francesi pronunciato dal pontefice nel marzo-aprile 1791. La presenza in molte località di un prete
costituzionale e di un prete refrattario e la perdurante fedeltà dei parrocchiani a quest'ultimo saranno un
importante fattore di inquietudine e di spinte controrivoluzionarie.
Da tempo la famiglia reale aveva preso contatti segreti con le Corti straniere in vista di un espatrio, nella
speranza di precipitare il paese in un marasma che avrebbe giustificato un colpo di forza della monarchia.
La notte tra il 20 e il 21 giugno 1791 Luigi XVI, con i suoi familiari e un piccolo seguito di cortigiani e
servitori, lascio le tuileries per una porta segreta e si diresse verso la frontiera orientale. Bloccata a
Varenne, la comitiva obbligata a tornare indietro sotto il corpo a: una colla silenziosa ostile fece ala Al suo
passaggio, il 25, per le vie di Parigi. La fuga di Varennes introdusse un'ulteriore divisione tra le forze
rivoluzionarie.

Mentre Robespierre, Marat e altri chiedevano la deposizione del re, la maggioranza dell'assemblea finse di
credere a una versione addomesticata secondo cui monarca non era fuggito, ma era stato rapito. Una
grande manifestazione popolare organizzata al 17 luglio 1791 dei cordiglieri per chiedere la Repubblica fu
dispersa al Campo di Marte dai fucili della Guardia nazionale, che lasciarono sul terreno una trentina di
morti. Il giorno prima dal club dei giacobini si era separata l’ala moderata. Nel frattempo erano giunti a
compimento i lavori dell'assemblea nazionale per la redazione della costituzione. La carta costituzionale
della Nuova Francia fu votata dopo lunghi discussioni il 4 settembre 1791. Alla base era la distinzione tra
cittadini attivi e cittadini passivi. Solo i primi avevano diritto di voto per l'elezione degli amministratori, dei
giudici e dei rappresentanti nazionali. Il carattere censitario della costituzione si esprimeva piuttosto nel
doppio grado delle lezioni della dell'assemblea legislativa, composta in un'unica camera: le assemblee
primarie dei cittadini attivi dovevano designare gli elettori, scegliendo tra coloro che pagavano in imposte
l'equivalente di almeno dieci giornate di lavoro, e a questi ultimi sarebbe spettata le elezioni dei deputati.
La costituzione del 1791 manteneva alla monarchia il potere esecutivo, che però consisteva quasi
unicamente nella facoltà di nominare ministri, diplomatici e Generali. prima di sciogliersi l'assemblea vota
una legge in base alla quale i suoi membri non potevano essere eletti a far parte dell'assemblea legislativa.
La nuova rappresentanza nazionale che si riunì il primo ottobre 1791, detta assemblea legislativa, accanto a
un centro maggioritario oscillante conteneva più di 250 foglianti e 136 iscritte al club dei giacobini, su un
totale di 745 deputati. La sinistra riuscì gradualmente imporre la sua egemonia all'assemblea
essenzialmente per tre ragioni. In primo luogo era meglio organizzata, disponeva di elementi abili e
prestigiosi come Jacques Pierre Brissot e l'ex Marchese di Condorcet ed era spalleggiata all'esterno dal club
dei giacobini Dove trionfava Robespierre. In secondo luogo dopo il buon raccolto del 1790, che aveva
determinato la discesa dei prezzi, quello del 1791 era stato di nuovo mediocre; e al rincaro dei viveri si
accompagnavano ora le conseguenze della svalutazione degli assegnati e la penuria nei generi coloniali
dovuta a una rivolta esplosa tra gli schiavi neri di Santo Domingo. Con ritorno del carovita ritornarono le
sommosse popolari tanto in campagna che nei centri urbani, dove si invocava il calmiere; a Parigi gravi
disordini si verificarono nei primi mesi del 1792, nel corso dei quali si misura in luce agitatori detti
arrabbiati. Infine l'arma vincente si dimostrò l'atteggiamento intransigente dai seguaci di Bresso adottato
nei confronti delle potenze straniere che sembravano minacciare all' intervento negli affari interni della
Francia. Questa politica aveva l'appoggio della corte, che sperava in una disfatta della Francia, e nonostante
gli avvertimenti di Robespierre e, che temeva le conseguenze di una guerra intrapresa alla leggera, si
trascino dietro la grande maggioranza dell'assemblea legislativa. A metà marzo Luigi XVI sostituì i ministri
foglianti con dei brissottini e il 20 aprile 1792 propose all'assemblea di dichiarare guerra al nuovo re di
Boemia e d'Ungheria, cioè Francesco secondo; la proposta fu accolta quasi all'unanimità. Ma il fallimento
dell'offensiva in direzione dei Paesi Bassi decisa dal ministro della guerra Charles-Francois Dumouriez, non
fece che accrescere i contrasti nell'assemblea e le accuse di tradimento rivolta alla corte e agli aristocratici.
Il 20 giugno le tuileries furono invase da una folla di manifestanti, che sfilarono davanti al re obbligandola
indossare il berretto frigio e a brindare alla salute della nazione.
La proclamazione, 11 luglio, della patria in pericolo, la leva di nuovi battaglioni di volontari, per l'arrivo a
Parigi di federati da varie parti della Francia, infine un manifesto emanato il 25 luglio dal duca di Brunswick,
comandante delle truppe nemiche, in cui si minacciava la distruzione di Parigi nel caso di oltraggio alla
famiglia reale, portarono al colmo la tensione. La giornata del 10 agosto ebbe come momenti culminanti la
creazione di una nuova municipalità e l'assalto al Palazzo delle tuileries. L'assemblea legislativa votò la
deposizione del monarca, e riconoscimento della comune insurrezione e la creazione di un consiglio
esecutivo provvisorio, in attesa che si leggesse a suffragio universale maschile Una nuova assemblea. Per la
prima volta dal 1789, la rappresentanza nazionale si era vista soverchiata esautorata da una sollevazione
popolare. La caduta della monarchia coincideva con una fase nuova della rivoluzione, caratterizzata dal
confronto dello scontro tra il potere legale è il potere di fatto esercitato in prima persona dalle masse dei
sanculotti.

Capitolo 25: Dalla Repubblica giacobina al Direttorio

La giornata del 10 agosto 1792 e le sue conseguenze segnarono Una svolta profonda nella storia della
rivoluzione francese: non solo la monarchia era stata abbattuta, ma la stessa rappresentanza nazionale era
stata esautorata dalla Piazza della costituzione promulgata appena un anno prima era di fatto abrogata. In
questo clima di paura e di sovreccitazione maturò uno dei fatti più raccapriccianti della rivoluzione: tra il 2 e
il 6 settembre 1792 folle di sanculotti invasero le carceri parigine e trucidarono oltre un migliaio di detenuti.
Il consiglio esecutivo all'interno del quale la persona dominante era Danton, ministro della giustizia, non
intervenne. In questi giorni si svolsero le elezioni dei deputati che avrebbero composto la nuova
convenzione nazionale, alla quale sarebbero stati affidati i compiti di redigere la nuova costituzione. Ben
che le elezioni si fossero tenute a suffragio universale maschile e la partecipazione al voto fu molto limitata,
poco più del 10% degli aventi diritto. gli elementi politicamente sospetti si astennero o furono impediti dal
votare. Il 20 settembre avvenne la prima riunione della convenzione, che il giorno successivo abolì la
monarchia. Proprio mentre si svolgeva la prima sessione della convenzione, l'avanzata prussiana fu fermata
a valmy dall'artiglieria francese. Lo scontro restituì fiducia l'esercito rivoluzionario, che nell'autunno 1792
occupò la riva sinistra del Reno, invase il Belgio e s'impadronì di Nizza e della Savoia. Sotto il profilo
dell'estrazione sociale anche la nuova assemblea era in maggioranza costituita da uomini di legge,
amministratori locali, intellettuali. Dal punto di vista politico la nuova rappresentanza era nettamente
spostata a sinistra. Praticamente scomparsi erano i foglianti 2 punti su 749 membri, circa 200 potevano
considerarsi appartenenti allo schieramento bel risottino che verrà detto girondino; un centinaio erano gli
aderenti alla montagna, così chiamata per la sua collocazione in alto a sinistra sulla gradinata e più sensibile
alla rivendicazione della sanculotteria parigina. il resto faceva parte della pianura detta anche la palude in
quanto collante fra i due partiti contrapposti. La contrapposizione tra girondini e montagnardi si andò
approfondendo a proposito dell'atteggiamento da assumere nei confronti del re, detenuto con la famiglia
nella torre del tempio. Preval se la proposta di processarlo di fronte alla stessa convenzione. La gironda
sostenne la tesi dell'appello al popolo, che però venne rigettata a grande maggioranza e 14 gennaio 1793;
la condanna a morte del re passo invece di stretta misura. All'alba del 21 gennaio la testa di Luigi XVI cade
sotto la lama della ghigliottina. La esecuzione del re e l'annessione della riva sinistra del Reno, di Nizza, della
Savoia e soprattutto del Belgio, portarono a un rapido allargamento della coalizione antifrancese. Il primo
febbraio 1793 la convenzione dichiaro guerra all'Inghilterra e all'olanda, in marzo alla Spagna: alla quale
lezione aderirono quasi tutti gli stati tedeschi e italiani. La defezione di gran parte dei vecchi ufficiali e la
disorganizzazione delle file dell'esercito portarono a una serie di gravi sconfitte delle forze rivoluzionarie 2
punti mentre gli inglesi occupavano quasi tutte le Antille francesi, con gravi conseguenze per il commercio, i
territori occupati dai francesi sulla riva sinistra del Reno, tranne Magonza, dovettero essere evacuati. Ma i
rovesci militari si aggiunse la ripresa dell'agitazione per il carovita è per la penuria di generi coloniali,
commentata e organizzata dai gruppi degli arrabbiati, i quali proponevano la lotta senza quartiere contro gli
speculatori l'istituzione di un calmiere di cressi. Un altro e non e non meno grave motivo di preoccupazione
era la rivolta esplosa in marzo nel dipartimento della vandea e nelle aree circostanti in occasione delle
operazioni di Leva. gli insorti erano contadini mossi da un complesso di motivazioni tra le quali erano in
primo piano la difesa della religione tradizionale, l'odio verso la città e verso i patrioti; la presa di
machecoul, l'undici marzo, fu seguita da una vera e propria strage di cittadini. La convenzione reagì varando
una serie di misure eccezionali. Fin dal 11 marzo fu istituito un tribunale rivoluzionario per il processo
sommario ai sospetti, e poco dopo venne promossa la creazione di comitati di sorveglianza in tutti i comuni.
Il 6 aprile fu votata la formazione di un comitato di salute pubblica incaricato di vigilare sull'operato del
consiglio esecutivo e financo di sospendere le decisioni. Fu composto da 9 membri di cui 7 erano
rappresentati dal centro e due dei gruppi di sinistra, tra i quali danton. lo scontro più aspro riguardo i
provvedimenti economici. L'assemblea era ostile a ogni restrizione della libertà di commercio e di iniziativa,
ma ai montagnardi, erano disposti a venire incontro alle richieste dei sanculotti per conquistare nel
appoggio. In Aprile il corso degli assegnati era sceso sotto il 50% del valore nominale, e il pane costava il
doppio che nell'estate del 1789. Il 4 maggio fu votato il calmiere dei Grani e delle farine: il prezzo massimo
sarebbe stato fissato dipartimento per dipartimento delle amministrazioni locali. I girondini non avevano
rinunciato alla lotta, forti del sostegno di cui godevano in molte province: a Marsiglia e a Lione le
municipalità giacobine furono rovesciate da movimenti ostili agli indirizzi prevalenti nella capitale. I
sanculotti di Parigi; raccolti si il 2 giugno intorno alla convenzione, fecero votare sotto la minaccia delle armi
un'emozione che disponeva l'arresto domiciliare di 29 deputati girondini e di due ministri. per tutta risposta
nei dipartimenti occidentali e meridionali insofferenza verso il ridicolismo politico delle folle rivoluzionarie
parigine si espresse nella cosiddetta insurrezione federalista, levata sì contro l'epurazione dei principali
leader girondini dalla convenzione e dal governo contro la protesta della capitale di dettare gli indirizzi della
politica nazionale. La montagna aveva vinto, ma a prezzo di una nuova, gravissima mortificazione della
sovranità parlamentare e di un'aspra contrapposizione tra la capitale e le province.
Nell'estate del 1793 Parigi assomiglia sempre più a una città assediata. Il 23 luglio Capitola a Magonza. Il
territorio francese invaso Nord dagli austriaci a sud dei piemontesi, mentre la grande armata cattolica è
reale degli insorti vandeani cinge l'assedio a nante e si diffonde la insurrezione federalista sostenuta da una
larga partecipazione popolare. Il 27 agosto il porto di Tolone si consegna agli inglesi. I sanculotti parigini
conJacques rene hébert chiedono misure sempre più spietate contro gli aristocratici, i ricchi, gli affamatori
del Popolo. la classe politica formatasi dal 1789 in poi dimostro la sua tempra superando una dopo l'altra
tutte le difficoltà e imponendo gradualmente la propria guida ad un paese in piena anarchia. Da un lato si
vede soddisfazione alle richieste di Maggiore democrazia elaborando e approvando una nuova costituzione,
preceduta da una dichiarazione dei diritti che le libertà fondamentali sancite da quella della agosto 1789
aggiungeva il diritto alla sussistenza, lavoro, l'istruzione all'insurrezione; tutti i poteri legislativi erano
concentrati in un'unica assemblea, eletta a suffragio universale con sistema uninominale, ma per
l'approvazione delle leggi più importanti era previsto l'istituto del referendum. Questa costituzione fu
sottoposta nel luglio a plebiscito punto e, ma la sua promulgazione fuori inviata a tempi più tranquilli e di
fatto non entrò mai in vigore. Il comitato di salute pubblica venne ampliato è rinnovato con l'immissione di
esponenti montagnardi e dalla sinistra estrema: questo organo esercita fino alla fine del luglio 1794 una
sorta di dittatura, sostituendosi ai ministri e dominando la convenzione. Nel corso del giugno 1793 furono
approvate dalla convenzione all'abolizione senza indennizzo di tutti i diritti signorili, la vendita dei beni
nazionali confiscate agli immigrati, a piccoli lotti con clausole atte a favorire gli acquisti da parte dei
contadini senza terra, la pena di morte contro gli speculatori. Ma i sanculotti di Parigi protestavano per il
cattivo funzionamento del calmiere: i coltivatori ai mercanti lasciavano i mercati sguarniti per vendere i
cereali al mercato nero o spedirli nei dipartimenti dove i prezzi-limite erano più elevati.

Anche il calendario venne riformato suddividendo l'anno in 12 mesi tutti di 30 giorni, che traevano i loro
nomi dalle manifestazioni della natura, e sostituendo alla domenica il Deca di dedicato alle feste civiche. La
nuova era si faceva cominciare dalla proclamazione della Repubblica. Un carattere ha 6 meno ed io logico è
più utilitario ebbe l'introduzione del sistema metrico decimale, adottato dalla convenzione il primo agosto
1793. L'autunno 1793 porto a un sensibile miglioramento della situazione militare all'esterno e all'interno
del paese. Marsiglia fu conquistata dalle truppe Fedeli alla convenzione fin dall'agosto. Lione cade il 9
ottobre e fu teatro di fucilazioni in massa. Toloni fuori presa il 19 dicembre, grazie anche ai piani d'attacco
dei posti da Bonaparte. Si consumavano nello stesso periodo anche la tragedia della vandea, Dove resti
dell'armata cattolica reale furono massacrati in dicembre a le Mans e a Savenay. Anche alle frontiere
cominciava a dare i suoi frutti Lara organizzazione dell'esercito promosso dal comitato di salute pubblica e
dai rappresentanti in missione, con la proclamazione della leva in massa. Gli austriaci furono respinti lungo
il Reno, i piemontesi e gli spagnoli ricacciati Al di là delle Alpi e dei Pirenei. All'interno del comitato di salute
pubblica cresceva l'ascendente di Maximilian de Robespierre, che meritò di essere soprannominato
l'incorruttibile. Ha queste doti si univano in lui una grande capacità manovriera, un animo sospettoso e
vendicativo, una tenacia nel perseguire i propri fini che passava sopra i sentimenti umani. nei primi mesi del
1794 Robespierre si senti abbastanza forte per lanciare un attacco in due direzioni: contro la sinistra di
Hébert e conto gli indulgenti. Il 13 marzo e Hébert, accusato di progetti eversivi, arrestato con alcuni soci:
dopo un simulacro di processo, gli heberisti vennero ghigliottinati il 24 marzo. La stessa sorte tocco il 5
aprile a Danton e al giornalista Desmoulins.

Questo taglio delle ali rafforzò il comitato di salute pubblica il potere di Robespierre ma porto a un erosione
del consenso sia tra le masse popolari sia nella stessa convenzione. Né certo crebbe la popolarità di
Robespierre la programmazione del culto dell'ente supremo, celebrato con una grande festa pubblica l'8
giugno. Tra giugno e luglio, proprio mentre la situazione militare registrato un decisivo miglioramento
grazie alla vittoria di Fleures, che apri la strada l'occupazione del Belgio, si ebbe una drammatica
intensificazione del terrore. Si può affermare che il terrore dell'anno secondo fece in tutta la Francia circa
50 mila vittime. L'opposizione di alcuni degli stessi membri del comitato di salute pubblica sfociò tra l'8 e il 9
termidoro in un complotto contro Robespierre che coinvolse lo stesso presidente della convenzione.
Accusato in piena assemblea la mattina del 9 è impedito di parlare, Robespierre arrestato insieme a Saint-
Just e Couthon. Il 28 luglio Robespierre, ferito alla mascella da un colpo di pistola, fu trascinato con gli altri
alla ghigliottina.
La caduta di Robespierre fu accolta come una liberazione. Le prigioni si votarono, si riempiranno i teatri e
locali da ballo, ritornarono tra i ceti Borghesi la gioia di vivere, il lusso e l'ostentazione della ricchezza, nelle
strade di Parigi prese a imperversare La gioventù dorata. Responsabili del terrore e i sanculotti divennero
allora volta a bersaglio di un odio a lungo represso .in alcune province vi fu un'ondata di terrore bianco che
fece centinaia di vittime fra i giacobini locali. La convenzione cerco invano di frenare questo movimento
limitando all'essenziale mutamenti in campo istituzionale. Il tribunale rivoluzionario venne soppresso; i
poteri del comitato di salute pubblica furono graficamente ridotti e vennero riammessi nella convenzione i
girondini superstiti. In campo economico fu smantellato il sistema di vincoli ed i controlli creato nell'anno
secondo; nel dicembre 1794 fu definitivamente abolito il maximum. i prezzi assegnati aumentarono
vertiginosamente, mentre i cattivi raccolti del 1794 e del 1795 e la riluttanza dei contadini, non più soggetti
alle disposizioni, a rifornire i mercati urbani aggravarono la miseria delle masse popolari. Giovani Borghesi
che uscivano nelle prime ore del mattino dalle sale da ballo trovavano già formate le code davanti ai Forni.
Ai primi di aprile e di nuovo il 20 maggio 1795 Franco Rossi e le donne dei propositi invasero la
convenzione, invocando pane e la costituzione del 93. Ma dovettero ritirarsi senza aver nulla ottenuto e né
segui una sistematica epurazione sia dei deputati montagnardi, sia dei militanti delle sezioni, che decapitò il
movimento popolare.
Nell'aprile 1795 venne insediata una commissione incaricata di elaborare una nuova costituzione, che
doveva garantire il predominio delle classi abbienti e impedire un'eccessiva concentrazione dei poteri. Nella
costituzione dell'anno III, approvata il 22 agosto 1795, alla dichiarazione dei diritti è raggiunta una
dichiarazione dei doveri, tra i quali la sottomissione alle leggi e il rispetto per le autorità costituite. Il luogo
di una se l'assemblea, erano previste due camere, rinnovabili ogni anno per un terzo: il consiglio dei 500,
che doveva presentare e discutere le leggi, e il consiglio degli anziani, che doveva provarle o respingerle. Il
potere esecutivo aspettava a un direttorio di 5 membri, eletti dagli anziani tra 50 nomi indicati dai 500.
L'evoluzione in senso moderato della pubblica opinione era tale da far temere ai membri della convenzione
una vittoria elettorale dei monarchici. Alla fine di agosto fu quindi approvato un decreto in base al quale
due terzi dei componenti delle nuove camere dovevano obbligatoriamente essere eletti tra i membri della
convenzione. Le sezioni parigine di orientamento filomonarchico organizzarono una giornata insurrezionale
il 5 ottobre; ma la convenzione reagì con l'energia affidando la repressione al generale Bonaparte. Le lezioni
per il terzo delle nuove camere furono allargamenti favorevoli ai monarchici. Ma gli ex convenzionali
imposero per il direttorio i nomi dei cinque regicidi.

Già diviso al proprio interno tra una sinistra e una destra direttorio si trovava ad affrontare enormi
problemi, quali la crisi finanziaria galoppante, la conduzione della guerra, la divisione religiosa del paese
decorazione senza disporre della necessaria base di consenso. Alla corrente filo monarchica si
contrapponeva una ripresa del movimento giacobino, stimolata dal malessere sociale; e sono riusciva però
a far presa sulle masse popolari, ricadute dopo le giornate di germinale e pratile in uno stato di inerzia e di
rassegnazione.
Un episodio circoscritto rimase La congiura degli uguali, organizzata nell'inverno 1795-1796 da francois-
noel Babeuf detto Gracchus, compilatore di un giornale intitolato il tribuno del Popolo, con la
collaborazione dell'emigrato Toscano Filippo Buonarroti e di alcuni ex montagnardi. Il programma
prevedeva l'abolizione della proprietà privata e la messa in comune dei beni, per la cui produzione non si
pensava a nulla di diverso dalle vecchie forme artigianali e contadine. Era quindi un comunismo della
distribuzione e non della produzione, che rimandava a utopie settecentesche. Di Maggiore rilievo politico
Era la aperta teorizzazione di una fase transitoria nel corso della quale sarebbe stata necessaria una
dittatura rivoluzionaria. La congiura venne scoperta in maggio dal direttorio grazie a una dell'azione. Babeuf
altri capi vennero condannati a morte, mentre Buonarroti subì la deportazione.
Si stava facendo catastrofico il deprezzamento della segnato il cui potere d'acquisto si era ridotto alla fine
del 1795 a meno del 1% del suo valore nominale punto nel febbraio 1797 si ritorno della moneta Metallica,
approfittando delle rimesse in buone monete dai territori conquistati. L'avventura finanziaria della
rivoluzione si concludeva con una gigantesca bancarotta. All'infrazione succedette una brutale deflazione, e
il governo, ormai impossibilitato stampare denaro, si trovo in difficoltà per pagare i suoi funzionari e i suoi
creditori. Le primi di settembre due dei direttori furono istituiti elezioni favorevole monarchi furono
dichiarate nulle punto seguirono arresti, deportazioni, chiusura di giornale e di circoli di destra, leggi
draconiane contro gli emigrati rientrati in patria e contro i preti refrattari. Ai pubblicherà salva, ma a prezzo
della fine legalità restaurata con la costituzione dell'anno III e della soggezione del potere politico al potere
militare.
Tra le classi colte europee, Nobili e Borghesi, la convocazione degli Stati Generali e il preannuncio di un
nuovo ordine monarchico-costituzionale furono colti in un primo tempo con simpatia o addirittura con
entusiasmo. Le prime perplessità sorsero con l'abolizione dei diritti feudali e con le giornate rivoluzionarie
del 5-6 ottobre 1789 taluni come il filosofo tedesco Immanuel Kant e illuminista Milanese Pietro Verri non si
lasciarono scoraggiare neppure dagli episodi di violenza e continuarono a esaltare la libertà dei diritti
dell'uomo. Ma altri si trasformarono da sostenitori in denigratori della rivoluzione e delle sue idee. I governi
assoluti furono tanto più sensibile a questa argomentazioni in quanto tenevano il contagio delle idee
rivoluzionarie, soprattutto in quelle aree che per via di altri motivi erano già in fermento: così il Belgio e
l'Ungheria all'interno della monarchia asburgica, d'Irlanda, la Polonia, la Sardegna. Dovunque si strinsero
dunque le maglie della censura e furono perseguitati i gruppi filofrancesi, soprattutto dopo lo scoppio delle
ostilità e l'appello lanciato dalla convenzione alla liberazione di tutti i popoli oppressi. Congiure giacobini
furono scoperte e duramente represse in Ungheria, in Tirolo, in Piemonte, a Napoli, a Bologna. La capacità
di resistenza mostrata dalla Francia e la svolta moderata di termidoro indussero alcune delle maggiori
potenze a cessare le ostilità; così la Prussia, che riconobbe l'occupazione francese della riva sinistra del
Reno, le province Unite, che accettarono di mantenere un esercito francese di 25.000 uomini e di
trasformare i propri ordinamenti in senso democratico, ribattezzato si Repubblica batava, la Spagna, che
cedette alla Francia la parte occidentale dell'isola hispaniola.
Rimanevano in armi l'Inghilterra e l'Austria. Per il governo francese, d'altra parte, le frontiere naturali erano
diventate un dogma irrinunciabile e la guerra appariva non sono uno strumento per rinsaldare l'Unità
nazionale, ma una via quasi obbligatoria per supplire al dissesto finanziario con le contribuzioni dei territori
invasi. Il direttorio mise a punto per la prima volta nel 1796 è una strategia basata su un attacco a fondo
attraverso l'Europa centrale; allarmata d'Italia invece, meno numerosa e male armata, era assegnato il
compito di creare un diversivo e tenere occupata parte delle truppe nemiche. Mentre in Germania gli
eserciti francesi furono alla fine costretti a ripassare il Reno, le strepitose vittorie ottenute dal generale
Bonaparte fecero di quest'aria il centro nevralgico della guerra.

Napoleone Bonaparte era nato ad Ajaccio in Corsica nel 1769, un anno dopo la cessione dell'Isola la Genova
alla Francia. Quando i francesi furono cacciati dalla Corsica la famiglia di Bonaparte dovete emigrare in
Francia. Qui il giovane Napoleone si mise in luce nella presa di Tolone a dicembre 1793, che gli valse il
grado di generale di brigata. Nella primavera del 1794 ebbe il comando dell'artiglieria nella armata d'Italia
contribuì l'occupazione francese di Oneglia. Era ritenuto un seguaci di Robespierre, e la caduta di questo
ultimo portò alla sua destituzione e a un breve periodo di prigionia. A Parigi buona parte ebbe la fortuna di
fare la conoscenza di barras, che gli affidò la repressione della sommossa monarchica del 5 ottobre 1795.
Seguirono poi il matrimonio con la bella creola Josephine de Beauharnais e la nomina a generale in capo
all'armata d'Italia. Valicato il passo di Cadibona e battuti i piemontesi e gli austriaci, il giovane generale
corso stipulò con Vittorio Amedeo III l'armistizio di Cherasco e a tuo Poi nei confronti degli austriaci
un'ampia manovra avvolgente, passando il Po presso Piacenza. Il 10 maggio la retroguardia austriaca fu
sbaragliata al Ponte sull' Adda presso Lodi. Era così aperta la via per Milano, dove Napoleone fece il suo
ingresso il 15 maggio, accolto trionfalmente da quella parte della popolazione che aveva segretamente
simpatizzato per i francesi. Tra luglio 1796 e gennaio 1697 l'avanzata proseguì verso sud punto Napoleone
costrinse in governi di Parma, Roma e Napoli e firmare tregue onerose. 2 febbraio 1797 capitolo Mantova;
19 Pio Sesto fu costretto a firmare la pace di Tolentino, che sanciva la rinuncia a Bologna, Ferrara e la
Romagna. Nel marzo 1797 attraverso le Alpi e puntò su Vienna. A Leo ben, il 18 aprile i rappresentanti
austriaci firmarono i preliminari di una pace che garantiva la conquista i francesi in Italia. Contro il parere
del direttorio, deciso a utilizzare le province italiane come moneta di scambio per ottenere dall'Austria
riconoscimento delle frontiere naturali, Napoleone decise di dar vita nell'Italia settentrionale a una
repubblica formalmente indipendente.
Nei primi mesi della conquista Napoleone aveva incoraggiato l'azione di patrioti, che uscite allo scoperto si
diedero pubblicare giornali e opuscoli, a formare Club società popolari e a diffondere tra il popolo e grandi
principi del 1789. Milano era diventata il centro di raccolta di profughi politici di ogni parte d'Italia e luogo
di elaborazione di un programma democratico Che prevedeva l'unità nazionale come sbocco di un
profondo rinnovamento delle strutture politiche e sociali. Nel settembre 1796 venne bandito
dall'amministrazione generale della Lombardia. Una parte dei nostri patrioti volevano una uguaglianza non
solo giuridica, ma estesa in qualche misura la sfera economica attraverso l'imposta progressiva, la
limitazione delle successioni, la distribuzione ai meno abbienti dei beni confiscati alla chiesa, il controllo dei
prezzi e del commercio; volevano inoltre la parità dei culti, l'istituzione per tutti, la lotta a fondo contro il
privilegio, l'interesse privato e l'egoismo, la rigenerazione psicologica e morale dell'uomo. Erano vicini alle
posizioni di un Robespierre e di un saint-just, anche se e ripudia vano i mezzi violenti del terrore.

Altri simpatizzanti erano propensi a un progetto moderato di costituzione repubblicana che limitasse la
portata delle trasformazioni all'ambito degli ordinamenti politici e giuridici l'edicola lasciando inalterata la
distribuzione delle ricchezze, e rifiutando ogni vincolo all'attività economica. In questi moderati andavano le
simpatie non solo del direttorio, ma dello stesso Bonaparte, che prese a favorirli decisamente non si trattò
di porre un termine ai governi provvisori e di far funzionare le repubbliche da lui istituite. La prima di
queste fu la Repubblica cispadana, proclamata il 27 dicembre 1796 dai deputati delle città di Bologna,
Ferrara, Modena e Reggio, riuniti a congresso a Reggio Emilia per volontà di Bonaparte. Fu durante questo
congresso che venne adottato il tricolore rosso bianco e verde come vessillo della neonata Repubblica.
Questo organismo ebbe vita breve, perché i territori in esso compresi furono aggregati alla Repubblica
cisalpina, creata Milano nel maggio 1797 è ingrandita successivamente con le province ex venete di
Bergamo, Brescia e crema e con la Valtellina. Nel giugno 1797 anche gli ordinamenti della Repubblica di
Genova, ribattezzata Repubblica Ligure, vennero trasformati in senso democratico punto nelle provincie
Venete Al di là del Mincio si erano insediate municipalità democratiche che avevano proclamato la propria
indipendenza da Venezia. È la stessa Venezia il patriziato, pose fine volontariamente al proprio
plurisecolare dominio con la deposizione dell'ultimo doge il 12 maggio 1797. Napoleone filmo il 17 ottobre
la pace di Campoformio con l'Austria, che in cambio di riconoscimenti della Repubblica cisalpina otteneva il
Veneto, l'Istria e la Dalmazia. questo commercio di Popoli amareggio è deluso profondamente quelli italiani
che avevano creduto alla volontà dei francesi di liberare l'Italia e avvia o ripensamento di tutta l'esperienza
rivoluzionaria. Di lì a poco Napoleone abbandono l'Italia. L'espansione dell'influenza francese nella penisola
non ebbe però termine con la sua partenza. Il febbraio 1798, in seguito a un incidente diplomatico le truppe
francesi occuparono lo stato pontificio, espulsero il Papa Pio Sesto e proclamarono la repubblica romana.
Allo stesso periodo risale l'invasione militare della Svizzera neutrale e la costituzione di una repubblica
elvetica sotto il protettorato francese. Nel novembre 1798 il Re di Napoli Ferdinando IV e la regina Maria
Carolina lanciarono un attacco contro l'esercito francese distanza nel Lazio, il quale però mise in fuga i
borbonici e nel gennaio 1799 entro a Napoli, vincendo l'ostinata resistenza dei Lazzari venne proclamata La
Repubblica, che si disse napoletana o partenopea.
Con l'annessione alla Francia del Piemonte da dove era stata cacciata la corte sabauda, e con occupazione
militare della Toscana, tutta la penisola si trovo ad essere sotto il controllo diretto e indiretto delle armi
francesi, eccezione del Veneto e del Ducato di Parma e Piacenza, che fu lasciato a Ferdinando di Borbone.
La Sicilia e la Sardegna erano divenute rifugio la prima dei Borboni di Napoli, la seconda dei Savoia. A
Milano, a Genova, Roma, a Lucca e a Napoli furono promulgati così funzioni accalcate su quella francese del
1795: il potere esecutivo e affidato a un organo collegiale simile al direttorio, il potere legislativo a
un'assemblea bicamerale in teoria elettiva, ma quasi sempre nominata dalla autorità francesi. Dovunque
furono aboliti i titoli nobiliari e i privilegi feudali, incamerati i beni della chiesa, programmata l'uguaglianza
di tutti i cittadini di fronte alla legge e, la libertà di parola, di stampa e di associazione. Nella primavera 1799
moti legittimisti e sanfedisti scoppiarono in Piemonte, nelle Marche, nel Lazio, in Umbria, in Toscana punto
delle varie repubbliche giacobine, che canterò tra la primavera e l'estate 1799, fu la Repubblica Napoletana
ad avere il destino più tragico. 1 armata Cristiana è reale com'è andata dal cardinale Fabrizio Ruffo è
composta di contadini e di briganti mosse dalla Calabria verso Napoli, abbandonata ormai delle truppe
francesi. I patrioti meridionali difesero La Repubblica finché poterono, asserragliati nei castelli della
capitale. Il cardinale Ruffo, entrato a Napoli 7 giugno, offri loro una onorevole capitolazione, che fu
sottoscritta il 23 giugno.
La pace di Campoformio lasciava in lizza contro la Francia rivoluzionaria solo l'Inghilterra, padrona dei Mari
è sempre più guidata con la mano ferma del governo di Pitt il giovane. Essendo di difficile attuazione uno
sbarco al di là della Manica, Napoleone proposi al direttorio una spedizione in Egitto, da dove sarebbe stato
possibile minacciare gli interessi britannici in India punto dopo essersi impadronita dell'isola di Malta, la
frutta francese si ripresentò il primo luglio davanti ad Alessandria. I mamelucchi, che costituivano la
principale forza militare egiziana, furono sconfitti nella battaglia delle piramidi ma i francesi della distrutta
la loro flotta nella Rada di abukir il primo agosto, a Opera del contrammiraglio inglese Orazio Nelson. Nel
frattempo il nuovo zar di Russia parlo primo accoglieva la proposta inglese di alleanza contro la Francia
rivoluzionaria, siglata nel dicembre 1798 punto alla coalizione aderirono anche l'Austria e la Turchia.
L'andamento della guerra fu disastrosa per i francesi in Italia, dove nell'autunno 1799 conservavano solo
Genova. un po' meglio andarono le cose in Svizzera, dove gli austro-russi furono sconfitti a Zurigo e dov'è il
Belgio venne difeso con successo contro gli inglesi.

Nel frattempo il regime dittatoriale era sempre più screditato. Nell'aprile 1798 le elezioni per il
rinnovamento parziale delle camere avevano dato un esito favorevole ai neogiacobini, ma anche questa
volta il governo era intervenuto per annullare i risultati. In questa situazione giunse improvvisa la notizia
che una parte era sbarcato a fregius. 18 brumato dell'anno VIII, col pretesto di una congiura giacobina, i
consigli vennero indotti a trasferirsi a sant-cloud sotto scorta militare, mentre 3 dei direttori si dimettevano.
Bonaparte fu accolto con gridasti lì dalle due camere, ma il grosso dei deputati venne disperso dai soldati e i
pochi rimasti voltarono la consegna dei poteri A 3 consoli: Bonaparte, Sieyès e Ducos.

Capitolo 26: La Francia e l’Europa nell’età Napoleonica

La costituzione dell'anno VIII, progettata da un'apposita commissione e riveduta da sieyès e Bonaparte,


entrò in vigore il 25 dicembre 1799, prima ancora di essere sottoposta Al plebiscito popolare. A differenza
delle precedenti non conteneva una dichiarazione dei diritti e menzionava solo in modo vago e libertà
fondamentali. Era ristabilito il suffragio universale maschile, ma svuotato di contenuto giacche gli elettori si
limitavano a designare i componenti di liste di confidenza via via più ristrette all'interno di queste liste era il
governo a scegliere gli amministratori locali e i membri delle due assemblee legislative, il tribunato e il
corpo legislativo, che potevano solo discutere e approvare o respingere le leggi proposte dal governo. La
costituzione dell'anno VIII limitava dunque fortemente i poteri degli organi legislativi a vantaggio degli
esecutivi punto a capo del governo era posto un primo console, da cui dipendeva la nomina dei ministri,
degli ambasciatori, dei giudici; lo ha coadiuvavano altri due Consoli, in posizione subordinata, e un consiglio
di stato, nominato dallo stesso Bonaparte, nell'ambito del quale venivano discusse ed elaborate tutte le
leggi. L'opposizione al governo non fu più tollerata: la stampa venne sorvegliata, molti giornali furono
soppressi e un forte apparato di pulizie si adoperò per soffocare sul nascere ogni manifestazione di
dissenso. Nel marzo 1804 fru promulgato il codice civile Che disciplina va in maniera organica tutti i settori
del diritto, facendo propri i valori fondamentali espressi dalla rivoluzione. La riscossione dei tributi fu
affidata ad agenti dello stato e divenne più efficiente e inesorabile. L'onere Maggiore venne gradualmente
trasferito dalle imposte dirette alle imposte indirette, con il ristabilimento dei monopoli del sale e del pacco
e con l'istituzione di tasse sugli alcolici e diritti di registro e di bollo Punto con questi mezzi nel 1802 fu
raggiunto il pareggio delle entrate e delle spese. La banca di Francia fu creata nel 1800, diretta da un
consiglio di rappresentanti degli azionisti è abilitata a emettere biglietti garantiti dai depositi. Nel 1803
venne creata la nuova moneta, il Franco detto germinale, del peso di 5 grammi di argento, destinato a
mantenersi stabile fino al 1914. Nel 1800 la situazione militare si presentava sotto buoni auspici, causa del
ritiro della Russia dalla seconda coalizione antifrancese. Il progetto di Bonaparte era quello di battere gli
austriaci per poi affrontare l'Inghilterra ormai isolata e costringerla alla pace. Nel maggio 1800 valico Gran
San Bernardo, prendendo alle spalle l'esercito austriaco dislocato in Piemonte; dopo aver rioccupato
Milano, il 14 giugno ottenne a Marengo una decisiva Vittoria. l'Austria fu costretta a chiedere la pace, che fu
firmata a luneville il 9 febbraio 1801: le sue clausole ristabilì vanno in Italia la situazione successiva al
trattato di campoformio, portando però all'Adige la frontiera della Repubblica cisalpina, e riconoscevano
definitivamente alla Francia il possesso di tutta la riva sinistra del Reno. Dopo lunghe trattative, il 25 marzo
1802, Adam Yen venne raggiunta una pace anche con l'Inghilterra, che sanciva la restituzione alla Francia
delle sue colonie e ai cavalieri di San Giovanni dell'isola di Malta, mentre l'Egitto ritornava sotto la sovranità
turca. Anche all'interno del paese Napoleone riporto alla tranquillità ad bellando la chouannerie e
soprattutto realizzando la pacificazione religiosa. Nel concordato stipulato con Pio VII e il cattolicesimo era
riconosciuto come religione della grande maggioranza dei Francesi ed erano assicurati la libertà di culto e il
mantenimento degli ecclesiastici a spese dello stato; in cambio, il pontefice si impegnava a ottenere le
dimissioni dei vescovi in carica, a non rivendicare i beni ecclesiastici alienati e a riconoscere i prelati
nominati dal primo console.

I successi ottenuti da una parte in politica estera e all'interno servirono a giustificare un accentuazione degli
aspetti autoritari del suo governo. Con il plebiscito del 2 agosto 1802 Napoleone fu dichiarato console a
vita, e pochi giorni dopo il senato varò una riforma costituzionale che cresceva considerevolmente i suoi
poteri. Lo sbocco inevitabile di questa evoluzione fu la nomina di Napoleone a imperatore dei Francesi,
decretata Dal senato il 4 aprile 1804 e successivamente sottoposta a plebiscito. La trasformazione era
completata dal carattere ereditario della dignità Imperiale e dalla creazione di una corte modellata su
quella dei Borbone. Il 2 dicembre 1804 la corona imperiale fu offerta dal pontefice a Napoleone. Nel corso
del 1805 prese forma la terza coalizione, composta da Inghilterra, Austria, Russia, Svezia e Regno di Napoli.
A fianco della Francia si schierò invece la Spagna. Il 21 ottobre 1805 la flotta franco-spagnola venne
affrontata è distrutta a Trafalgar, presso Cadice, da quella britannica al comando di Nelson. Ma sul fronte
terrestre Napoleone riportò una decisiva Vittoria sugli eserciti austriaco e russo ad Austerlitz, in Moravia.
Priva ormai di difese, dovete chiedere la pace, che fu concessa col trattato di Strasburgo il 26 dicembre
1805: le dure condizioni imposte dal vincitore prevedevano la cessione al Regno d'Italia del Veneto,
dell'Istria e della Dalmazia, l'aggregazione del Tirolo alla Baviera e il pagamento di un ingente indennità di
guerra. Nei primi mesi del 1806 un esercito francese discese nel Regno di Napoli e se ne impadronì quasi
senza colpo ferire: sul trono napoletano fu posto Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, mentre la
corte borbonica si rifugiava a Palermo punto nel luglio 1806 venne creata la confederazione del regno,
un'associazione di stati tedeschi alleati alla Francia. Sto intimorire di Prussia Federico Guglielmo III, che si
fece promotore della quarta coalizione. Ma sul fronte terrestre l'Armata napoleonica appariva imbattibile.
Alle Vittoria contro l'esercito prussiano di iena e auerstedt, che portarono allo smembramento dello stato
di Federico Guglielmo, fece seguito nel 1807 la campagna contro la Russia di Alessandro primo, risolta sì nel
giugno dello stesso anno con l'accordo di tilsit. Era ancora la Prussia a farne le spese duepunti suoi
possedimenti nella Germania occidentale andarono a formare, insieme a una parte della Hannover, il regno
di westfalia, mentre le province polacche occupate tra il 1772 è il 1795 furono erette in un granducato di
Varsavia sotto la sovranità del Re Di Sassonia. sia La Sassonia sia westfalia entrarono nella confederazione
del regno. Lo zar Alessandro primo, oltre a cedere cattaro e le isole ionie alla Francia, le prometteva il suo
appoggio contro l'Inghilterra nel caso che quest'ultima si fosse rifiutata di fare pace. Le continue vittorie
degli eserciti napoleonici erano frutto del genio militare del generale corso, dell'imprevedibilità e
dell'audacia delle sue mosse, della velocità con cui riusciva a spostare in pochi giorni grandi masse per
lunghe distanze. La strategia offensiva della grande armata, che puntava sul movimento e sulla sorpresa era
in larga misura un portato della rivoluzione piuttosto che un'invenzione di Bonaparte. La leva in massa
decretata nel 1793, il rinnovamento dei quadri e l'amalgama dei vecchi con i nuovi reggimenti avevano reso
impraticabile lo schieramento in linea. Un altro elemento è il grande potenziale demografico della Francia,
cresciuta ancora dalle conquiste delle due annessioni dell'età rivoluzionaria e napoleonica. Nel settembre
1798 fu introdotto un sistema di coscrizione obbligatoria basato sulla formazione di liste di tutti i maschi dai
20 ai 25 anni punto hai accanto ai reggimenti di fanteria e di cavalleria vi erano i corpi e le armi tecniche
punto nel 1805 la grande armata era composta da 592000 uomini.

Dopo la pace di tilsit l'unica potenza ancora in guerra con l'Impero francese ral Gran Bretagna.
Nell'impossibilità di contrastarne il dominio sui mari, Napoleone aveva deciso di piegar ne la resistenza con
l'arma economica. Nel novembre 1806 egli aveva infatti dichiarato l'Inghilterra in stato di blocco: ciò
significava che era proibito ai sudditi dell'impero ogni commercio con le isole britanniche. Al blocco
aderirono la Russia, la Prussia, la Danimarca e la Spagna. Pur essendo colpito da una grave crisi, l'economia
britannica resistette e pote di nuovo respirare quando la penisola iberica insorse contro la Francia e quando
i porti russi se riapriranno alle sue esportazioni. Nel 1806 era scomparso William Pitt ma la guerra a oltranza
contro la Francia trovò un nuovo campione del ministro della guerra Robert Stewart visconte Castlereagh.

fallito tra il novembre 1807 e il 1808 il tentativo di occupare il Portogallo Napoleone riuscì a impadronirsi
nei mesi successivi della Spagna, spodestando Carlo IV e proclamando re il fratello Giuseppe.

Nello stesso mese il popolo di Madrid si sollevò contro la presenza francese, ed alla capitale l'insurrezione
dilagò rapidamente nelle province.

Nel gennaio 1808 truppe francesi si erano impadronito dello stato pontificio, che verrà un nesso l'anno
seguente all'Impero francese, mentre Pio VII, che aveva osato scomunicare Napoleone, verrà imprigionato
a Savona.

Nonostante intervento diretto di Napoleone in Spagna la guerriglia, sostenuta militarmente


finanziariamente dall'inglese, non disarmo. l'Austria era ansioso di vendicare l'umiliazione subita quel
trattato di presburgo e nell'aprile 1800 9,1 data a una nuova collezione con l'Inghilterra, in base la Baviera,
alleata della Francia. Poleone passo alla controffensiva il 12 Maggio entrò per la seconda volta a Vienna. E 6
luglio 1809 l'arciduca Carlo subì una decisiva sconfitta a Wagram. Con la pace di Vienna l'Austria perdeva la
Galizia settentrionale riunita al granducato di Varsavia è inoltre La carinzia, la carne o la, fiume e Trieste,
che entrarono a far parte dell'Impero francese col nome di province illiriche. Il nuovo cancelliere austriaco
klemens offri a Napoleone la mano di una figlia di Francesco primo, l'arciduchessa Maria Luigia. Dal
matrimonio, celebrato il primo Aprile 1810 nacque il sospirato erede, Napoleone Francesco Carlo Giuseppe,
che bel titolo di re di Roma.

Con le annessioni del 1809 e del 1810 impero francese raggiunse il suo massimo sviluppo; comprendeva
130 dipartimenti e circa 44 milioni di abitanti. Alla istituzione della legione d'onore, decretata nel 1802 fece
seguito nel marzo 1808 la creazione di una nobiltà Imperiale, nella quale entrarono di diritto ministri,
senatori, arcivescovi e vescovi. Il conferimento della nobiltà era strettamente legato al censo cioè al
possesso di una rendita graduata secondo il titolo. La proprietà fondiaria era il requisito fondamentale per
la partenza all'elite sociale, tanto a livello nazionale quanto a livello locale. Forte del consenso di questi
notabili, Napoleone continua a esercitare personalmente il potere, dando prova di una prodigiosa capacità
di lavoro e di un attenzione per ogni dettaglio dell'amministrazione. il tribunato venne soppresso nel 1807 il
corpo legislativo, come il senato, divenne una cassa di risonanza della volontà del padrone. La servilmente
della stampa divenne completo nel 1810 con la limitazione dei giornali a un solo per divertimento e
l'istituzione della direzione di stampa e libreria che aveva il compito sia di impedire la diffusione di notizie
sgradite al regime, sia di promuovere una propaganda attiva a suo favore. All'organizzazione del consenso
doveva servire l'istruzione, organizzata con le leggi del 1802 e del 1806 2 punti con la prima furono creati i
licei, a fianco dei quali furono mantenute le scuole private, sotto il controllo però dello stato; con la
seconda bene si tuita università Imperiale, posta sotto l'autorità di un gran maestro dalla quale dipendeva
tutto l'insegnamento. Alla preparazione dei professori provvedeva la scuola nominale, riorganizzata nel
1810.

La religione, dopo il concordato del 1801 doveva essere un pilastro del regime. Nel 1806 venne in posta al
clero un catechismo Imperiale che in quel tablet della venerazione della gratitudine nei confronti del
sovrano, dell'obbedienza al governo, del servizio militare, del pagamento delle imposte. Ma l'annessione
dello stato pontificio, la deportazione di Pio VII prima a Savona, poi affronta Blair, il suo rifiuto di
riconoscere e di consacrare i vescovi di una nuova nomina turbarono le coscienze dei cattolici e e recarono
non poco danno alla popolarità dell'imperatore.

Nel 1810-1811 la depressione dell'Industria tessile, legata alla difficoltà dei rifornimenti di materie prime,
ed interattivo, raccolto che fece rincarare sensibilmente i prezzi agricoli, portò a un aumento della
disoccupazione e ha un ulteriore deterioramento delle condizioni di vita nelle masse lavoratrici. Anche le
pubbliche finanze erano in una situazione critica, a causa del venir meno delle indennità di guerra a carico
dei nemici sconfitti, che tra il 1805 è il 1809 avevano fruttato l'enorme somma di 734 milioni. Al
malcontento suscitato dal conseguente inasprimento dei dazi e delle imposte si aggiungeva quello
determinato dal continuo reclutamento di militari da gettare nella Fornace spagnola e poi nella spedizione
di Russia del 1812.

In seguito alle conquiste di Napoleone, i Paesi Bassi, l'Italia, la Spagna, la Germania, la colonia entrarono a
far parte di un sistema continentale che al tempo della sua massima espansione presentava altre situazioni
diverse: i territori direttamente annessi all'Impero francese (Riva sinistra del Reno, Belgio, Olanda, coste
anseatiche, parte dell'Italia centro-settentrionale); gli stati separati dalla Francia, ma sottoposti alla
sovranità di Napoleone (Regno d'Italia); vassalli affidati a membri della sua famiglia o sovrani amici (Spagna,
Regno di Napoli, westfalia, Baviera, Sassonia).

Nella penisola italiana, al Regno d'Italia nel centro-nord si contrapponeva a sud del Regno di Napoli, mentre
tutte le province non facenti parti di questi due formazioni erano state in momenti diversi aggregati
all'Impero francese: il Piemonte è l'ex Ducato di Parma e Piacenza fin dal 1800 2,808, la Toscana nel 1807,
l'Umbria il Lazio nel 1809. Al di fuori del sistema napoleonico rimasero sempre la Sicilia la Sardegna, rifugio
La prima dei Borbone di Napoli, la seconda dei Savoia, sotto la protezione della flotta inglese. Repubblica
cisalpina, ricostituita da Napoleone dopo la vittoria di Marengo è ampliata est fino all'Adige, Ovest fino al
self, fu trasformata in Repubblica italiana, con una nuova costituzione modellata su quella francese del
dicembre 1799 che venne promulgata il 26 gennaio 1802 a Lione, dove Napoleone aveva convocato
un'assemblea di notabili e dipartimenti cisalpini. La presidenza della Repubblica venne Assunta
dallo stesso Bonaparte, che nominò vicepresidente un Patrizio milanese di grande prestigio, Francesco
Melzi D'Eril. Costui seppe guadagnarsi le simpatie dei ceti abbienti, favoriti nella distribuzione delle cariche
di governo. Nella Repubblica Italiana furono introdotti istituti argomenti analoghi a quelli francesi:
l'accentramento amministrativo mediante prefetti; la coscrizione militare; la riorganizzazione degli studi
superiori; il riordinamento delle finanze imperniato sulle imposta fondiaria, sulle privative del sale e del
tabacco e sui dazi di consumo; il consolidamento del debito pubblico; un concordato con la Santa Sede che
stabiliva il cattolicesimo come religione di stato pur mantenendo la libertà dei culti punto nel marzo 1805 la
Repubblica Italiana venne trasformata in Regno d'Italia; Napoleone si fece rappresentare a Milano col titolo
di Vice re del figliastro Eugenio di punto vennero creati nuovi organi di governo 2 punti un consiglio di stato,
con il compito precipuo di lavorare i progetti di legge, è un senato, composto di almeno due rappresentanti
per dipartimento scelte anch'essi dal re, che prese il posto del soppresso corpo legislativo. Venne dato
impulso all'istruzione elementare; fu ristrutturato il sistema giudiziario e furono adottati il codice
Napoleone e gli altri codici francesi; vennero portati a compimento o avviati Grandi lavori pubblici, quali la
strada del Sempione, il canale tra Milano e Pavia, inalveamento del fiume Reno nel Po. Milano venne
assumendo il volto di una grande capitale, sede di una burocrazia numerosa ed efficiente e di prestigiose
istituzioni culturali. Nel 1806 il Regno d'Italia venne ingrandito con l'aggregazione di tutto il bene tu,
dell'Istria e della Dalmazia. Nel 1808 gli furono aggiunte le marche punto nel 1809, allorché l'istria e la
Dalmazia entrarono a far parte del territorio delle province illiriche, il Regno d'Italia venne compensato col
Trentino e l'Alto Adige. I suoi 24 dipartimenti comprendevano ormai oltre 6 milioni e mezzo di abitanti, un
terzo abbondante della popolazione della penisola italiana. L'agricoltura soffrì per la tassazione eccessiva e
per la perdita degli sbocchi tradizionali, ma fu stimolata dalla richiesta di genere alimentari per l'esercito e
di seta greggia per l'industria francese è registro l'immissione di un certo spirito imprenditoriale opera degli
acquirenti dei beni nazionali, confiscati alla chiesa punto le condizioni di vita delle classi popolari non
conobbero significativi mutamenti. Nei ceti medio-superiori, l'età napoleonica accelerò da un lato
all'integrazione delle vecchie famiglie nobili e dei nuovi ricchi in un'unica classe di proprietari terrieri,
dall'altro la promozione dei pubblici funzionari, dei professionisti, dei tecnici. Più forte fu l'incidenza della
dominazione napoleonica nel Regno di Napoli, a causa delle particolari condizioni di arretratezza di cui per
molti aspetti soffriva il nostro mezzogiorno. Giuseppe Bonaparte, divenuto Re di Napoli, conferì i dicasteri
più importanti amministri francesi; ma fece largo posto a esponenti della nobiltà napoletana illuminata sia
nella compagnia di governo, sia nel Consiglio di stato. Al posto di Giuseppe Bonaparte, chiamata da
Napoleone a cingere la corona di spagna, fu nominato il 31 luglio 1808 Gioacchino Murat che aveva sposato
una sorella dell'imperatore, Carolina Bonaparte. Re Gioacchino piacque subito i napoletani, e si adoperò
per imprimere al proprio governo un carattere più nazionale e autonomo. Fu mantenuta nel decennio
francese La tradizionale divisione del regno in 12 province e in ciascuna di esse si insediò un intendente. il
nuovo sistema favori lo sviluppo dei centri provinciali: cominciarono a emergere salerno-bari. Anche nel
mezzogiorno furono introdotti gli ordinamenti giudiziari e finanziarie francesi; furono messi in vendita i beni
nazionali, fu dato l'addio a un nuovo catasto e soprattutto fu decretata, con una legge del 2 agosto 1806, la
soppressione della feudalità. Alle tensioni sociali presenti nel mondo rurale e al persistere di sentimenti
legittimisti e sanfedisti era legato poi il fenomeno del brigantaggio, che imperversò per anni in varie regioni
del Mezzogiorno.

Le regioni dell'area tedesca che più profondamente subirono l'influenza francese furono quelle poste sulla
riva sinistra del Reno. Ma sotto Napoleone tra l'influenza si andò rapidamente stendendo e territorio della
Germania centro-accidentale, producendo notevoli cambiamenti. Va innanzitutto ricordate La radicale
riorganizzazione dell'assetto politico-territoriale dell'impero germanico, varata nel febbraio 1803: I
principati ecclesiastici, la maggior parte delle città libere, i piccoli feudi e molti staterelli vennero
mediatizzati cioè sottoposti alla sovranità degli Stati territoriali più grandi. Il Sacro Romano Impero venne
ufficialmente disciolto nell'agosto 1806; il mese precedente si era costituita la confederazione del Reno,
un'associazione di 16 stati sotto la protezione dell'imperatore francese punto dopo la sconfitta della Prussia
entrarono a far parte della confederazione anche l'elettorato Di Sassonia, trasformato in Regno, e nuovo
Regno di westfalia. dopo il 1807 conservavano la propria indipendenza politica nell' area germanica solo
l'impero austriaco e la Prussia. Il primo trovo nel principe di Metternich un'abile ministro degli esteri, che
dal 1809 al 1813 si mantenne apparentemente fedele all'alleanza con la Francia, inviando un piccolo corpo
di spedizione in Russia accanto alla grande armata. Ben diversa fu la reazione della Prussia al disastro di
iena. Il Re Federico Guglielmo III decise la ristrutturazione degli organi di governo centrali e delle
amministrazioni locali, la soppressione della servitù della gleba anche nelle proprietà private, la formazione
dei poderi contadini autosufficienti, l'abbattimento dei vincoli all'iniziativa economica e alla libera
compravendita delle terre.

Sei in Francia e dominio napoleonico significava soprattutto il ritorno alla stabilità e all'ordine dopo la
bufera rivoluzionaria, profondamente diversi furono i suoi effetti sugli altri paesi europei. Nel resto
dell'Europa non si era assistito nell'ultimo decennio del settecento ha uno sconvolgimento delle gerarchie
sociali, delle strutture politico-amministrative, degli atteggiamenti mentali e dei valori dominanti di portata
lontana mente paragonabile con quanto era accaduto entro i confini della monarchia di Luigi XVI. D'altra
parte lo scherzo a riguardo mostrato dai conquistatori per le istituzioni, le tradizioni, la fede Rosa delle
popolazioni soggette, il pesante tributo di denaro e di uomini da loro imposte, le conseguenze economiche
dell'occupazione dovevano suscitare inevitabilmente reazioni di ostilità e di rivalsa.

Alessandro primo aveva dimostrato nei primi anni di regno tendenze riformatrici. Tuttavia i più ambiziosi
propositi riformatori rimasero in attuati. Sì embè invece a partire dal 1809, con la conquista della Finlandia
una ripresa della politica di espansione. Nel 1812 si conclusero le operazioni militari condotte a partire dal
1806 contro la Turchia è contro la Persia e con l'annessione della bessarabia, della Georgia e
dell'azerbaigian. L'espansionismo russo sull'origine del raffreddamento di Napoli nei confronti di Alessandro
primo, che nel marzo 1812 decise di firmare un trattato di alleanza con la Svezia. Di fronte al tradimento
dello zar all'imperatore francese si risolse alla guerra punto nella tarda primavera del 1812 si concentrò tra
l'oder e la Vistola il più grande esercito mai visto. Il 24 giugno Napoleone varco al fiume Niemen alla testa
delle sue truppe. I generali russi si ritirarono ordinatamente senza dare battaglia, ma distruggendo o
portando dei raccolti nelle loro retrovie. Questa tattica sfuggente e l'immensità degli spazi da attraversare
misero in crisi la strategia di Napoleone punto solo il 7 settembre, a borodino, i russi affrontarono la grande
armata, nel tentativo di sborrarle la strada di Mosca punto i francesi ebbero la meglio e il 14 settembre si
impadronirono della città. Il 19 ottobre che ho dato l'ordine della ritirata. Napoleone voleva piegare verso
sud, ma i russi gli chiusero il passo, obbligandolo a ripercorrere il cammino dell'andata in mezzo ad una
campagna devastata. Un inverno rigido è precoce, la mancanza di viveri e i continui attacchi dei cosacchi e
delle truppe regolari russe trasformarono La ritirata in un calvario. Napoleone, tornata a Parigi di gran
carriera, si trova di fronte un Europa in subbuglio. Il 28 febbraio 1813 Federico Guglielmo III strinse
un'alleanza con Lazzaro e proclamò la Guerra di liberazione. Anche mettermi entro nella sesta coalizione
antifrancese. Nella penisola iberica gli inglesi avevano ripreso l'offensiva occupando l'andalusia e le Cortes
convocate a Cadice dalla giunta Suprema degli insorti avevano approvato una costituzione di tipo liberale.
sempre su iniziativa Britannica, in Sicilia era stata esautorata la corte borbonica è approvata una carta
costituzionale; il regno veniva dichiarato indipendente da quello di Napoli o da qua lunque altro regno o
provincia. L'arma ideologica, che i francesi avevano impiegato con successo si ritorce l'ora contro di loro, col
favore della propaganda inglese che prometteva al popoli libertà indipendenza. Napoleone riuscì nella
primavera del 1813 ad avere in armi un milione di uomini. La battaglia decisiva, che fu detta la battaglia
delle Nazioni, si svolse presso il sia tra il 16 e il 19 ottobre 1813. Napoleone non ricevette in tempo e rinforzi
sperati e fu abbandonato all'ultimo momento dai soldati della Sassonia e del Württemberg, Che passarono
al nemico. Sconfitto, dovete ripiegare sul Reno, mentre tutta la Germania, la Svizzera e l'Olanda si
sollevavano contro il suo dominio.

La pensione del generale inglese duca di Wellington e la guerriglia avevano intanto costretto in francese
evacuare la Spagna, Dove nel dicembre Ferdinando VII fuori stabilito sul trono punto perfino il Re di Napoli,
Gioacchino Murat, trattava con l'Austria nella speranza di conservare il suo regno. Alla fine del 1813 3
eserciti varcarono il Reno, mentre gli inglesi penetravano il calcio da sud. Napoleone di galvanizzare lo
spirito nazionale, ma la risposta fu molto tiepida. Il 20 marzo 1814 Napoleone subì una decisiva sconfitta ad
Arcis-sur-Aube il Parigi accolse il 31 marzo gli invasori, il cui seguito erano le 0 di Russia, il re di Prussia e
l'imperatore di Austria. Il 3 aprile 1814 il senato proclamò la decadenza dell' imperatore. Il 6 aprile
Napoleone dietro la ritiratosi a Fontainebleau, Avicolf senza condizioni, ma con l'impiego dei coalizzati a
conferirgli la sovranità dell'Isola D'Elba insieme a un auto appannaggio. Lo stesso giorno il senato invito a
Luigi XVIII a occupare il trono sulla base della nuova costituzione ispirata al modello inglese.in RE
contrapporre a questo il principio della legittimità monarchica e promulgò il 4 giugno una diversa
costruzione. Si si erano decise, nel frattempo anche i soldi del Napoleonico Regno d'Italia. 16 aprile,
apprese l'abitazione di Napoleone, il viceré Eugenio fermo con l'Austria l'armistizio che la lasciava padrone
della Lombardia e del Veneto fino all' Adige. Ma le sue aspirazioni di ereditare la corona Italica furono
vanificati da una sommossa popolare esplosa contro il suo governo a Milano. Eugenio, sfiduciato, decise
allora di abbandonare l'Italia: il 28 aprile il maresciallo Annibale Sommariva prese possesso di Milano in
nome dell'imperatore d'Austria.

Anche il Papa Pio VII, di Sardegna Vittorio Emanuele primo il Granduca di Toscana Ferdinando III
riprendevano possesso dei loro stati.in certa rimaneva la sorte del Regno di Napoli, ma sempre più chiara si
delineava la volontà delle grandi potenze di procedere anche qui alla restituzione degli antichi sovrani.
Invano nel mezzogiorno, in Lombardia e altrove si agitavano la società segrete. L'ultimo atto del dramma si
consumò nel 1815, quando i ministri delle grandi potenze, riuniti a Venezia Vienna, stavano decidendo il
destino dell'Europa. In Francia il sollievo per il giorno della Pace aveva rapidamente lasciato il posto un
diffuso malcontento, a causa della preferenza data degli impieghi enegan ai Nobili e ai filoborbonici, dalla
disoccupazione provocata tra gli operai all'innovazione delle merci inglesi, dei timori di una restaurazione
dei diritti feudali e di una rivendicazione da parte degli immigrati dei beni alienati durante la rivoluzione.

Informato di tutto questo, Napoleone decise di tentare di nuovo l'avventura. Abbandonata l'Isola d'Elba
sbarco nei pressi di cannes. La popolazione va forse è un esercito inviato per arrestarlo passo dalla sua
parte. Entrato per il 20 marzo era ben consapevole di dover affrontare le forze unite di Europa: e 25 marzo
si era già informato una coalizione antifrancese comprendente tutti i suoi vecchi nemici. Grosso delle forze
si concentra nel Belgio. Napoleone sferrò il suo attacco prima che arrivassero i rinforzi austriaci e russi, ma a
Waterloo, il 18 giugno 1815, non riuscì a impedire la congiunzione tra inglesi e Prussiani e subì una rovinosa
disfatta. Ritornato a Parigi, abdicò una seconda volta il 22 giugno. L'otto luglio Luigi un diciottesimo rientro
definitivamente nella capitale francese. Consegnato sia gli inglesi, l'ex imperatore fu deportato questa volta
in un'isola sperduta nell'atlantico, Sant'Elena, dove scriverà le proprie memorie e morirò in solitudine il 5
maggio 1821 punto una ripetizione in tono minore dell'ultimo avventura napoleonica fu la vicenda che vede
protagonista in Italia Gioacchino Murat. Nel timore di essere spodestato il 15 marzo 1815 egli dichiara
improvvisamente guerra all'austria, esortando gli italiani a unirsi sotto le sue bandiere per conquistare
l'indipendenza nazionale. All'appello cade nel vuoto, e a nulla valze la tardiva concessione ai napoletani di
una costituzione liberale, il 12 Maggio. Pochi giorni dopo il generale dell'esercito napoletano, sconfitto dagli
austriaci a Tolentino, firmavano la convenzione di casalanza, che sanciva il ritorno sul trono di Ferdinando
IV di Borbone punto rifugiatosi in Corsica, Murat te do uno sbarco in Calabria nel ottobre successivo, va
bene immediatamente catturato dai borbonici e fucilato.

Il commercio atlantico degli schiavi

Nel 1492 la schiavitù esisteva ancora in Europa, seppure in misura limitata. Gli Stati Europei si erano serviti
di schiavi fin dalle loro prime fondazioni e la schiavitù nei secoli precedenti aveva rappresentato
un’istituzione lavorativa fondamentale. Comprendeva quella che veniva chiamata schiavitù domestica. In
Europa gli schiavi avevano svolto mansioni di ogni genere anche al di fuori della cerchia domestica
arrivando a costituire classi e gruppi a sé stanti. Furono in pochi i popoli che sfuggirono alla schiavitù e quasi
tutte le società trattavano i loro schiavi come individui estranei, sradicati e privi di storia che in ultima
analisi venivano trattenuti con la minaccia della forza.

Contadini e servi vivevano spesso in temporanee condizioni di servaggio, i contadini erano legati alla terra,
costretti a eseguire corvées per le élites non agricole e sottoposti con frequenza a severe restrizioni per
classi di età all’interno stesso dei gruppi di consanguinei. La differenza tra gli schiavi e gli altri lavoratori in
termini di mansioni svolte o di diritti era comunque minima.

Ciò che distingueva gli schiavi da tutti gli altri lavoratori , rendendo la schiavitù un’istituzione era l’assenza
di legami familiari, consanguinei e comunitari. Era proprio questa mancanza di vincoli che rendeva gli
schiavi così appetibili nel contesto di un mondo, preindustriale. I veri schiavi erano persone prive di veri
legami ed erano di conseguenza completamente dipendenti dalla volontà dei loro padroni, che potevano
utilizzarli in un rapporto di reciproca obbligazione ad un costo di gran lunga inferiore rispetto a quello di
qualsiasi altro gruppo di manodopera. Prima del Quattrocento furono molte le società che si avvalevano di
schiavi, ma nella maggior parte dei casi questi costituivano una minima parte della forza lavoro e non erano
produttori fondamentali di beni e servizi. Gran parte delle società più complesse dipendeva dal lavoro di
agricoltori stanziali e da quello di artigiani a tempo parziale. Erano questi due gruppi a costituire i produttori
primari, mentre gli schiavi venivano relegati o a lavori estremamente specializzati per le élite, o al servizio
domestico nelle famiglie più abbienti o ad attività più rischiose come quella mineraria. La schiavitù intesa
come sistema di produzione industriale o di mercato fu dunque un fenomeno assai più ristretto. La maggior
parte degli studi attuali colloca le sue origini, per quanto riguarda la società occidentale, nei secoli
immediatamente precedenti l’era cristiana, e ritiene che perché la schiavitù giunga a rappresentare un
fattore cruciale all’interno di una società debbano verificarsi almeno tre condizioni:

1. Che si sviluppi un’importante economia di mercato a livello nazionale e internazionale.

2. Che una quota significativa della produzione agricola destinata a quel mercato provenga da
produttori non contadini.

3. Che il lavoro degli schiavi diventi il fattore principale della suddetta produzione.

Tutti questi requisiti sarebbero comparsi soltanto nel mondo romano, nei due secoli prima di Cristo. La
conquista romana delle terre eurasiatiche creò un’importante economia di mercato. I romani elevarono
tutti questi fattori a un livello di intensità decisamente superiore. I loro enormi eserciti arrivarono ad
assorbire circa il 10% della forza contadina maschile, in Italia proprio nel periodo in cui le élite iniziarono ad
acquistare grandi estensioni di terre investendo i profitti derivati dalla conquista e dal conseguente prelievo
tributario dalle popolazioni conquistate. In una fase di espansione economica limitata disponibilità di
manodopera libera e riserve di schiavi conquistate inizialmente a buon mercato, l’uso di questi apparve del
tutto naturale. Gli schiavi continuarono a rappresentare un’alternativa economica rispetto ai salari che si
sarebbero dovuti pagare per indurre i contadini ad abbandonare la sussistenza agricola. È questo connubio
di mercato in espansione e riserve di manodopera limitate che crea una condizione ideale per l’esistenza
della schiavitù o di altri assetti lavorativi di tipo servile. Negli anni culminanti dell’impero il 30% della
popolazione della penisola era urbanizzato, e a questa percentuale deve essere sommato il 10% della
rimanente popolazione dell’impero. Per sfamare questa popolazione non rurale erano necessarie risorse
più abbondanti di quelle che potevano essere prodotte dalla tradizionale organizzazione agricola
contadina. La crescita di grandi latifondi, basati sul lavoro degli schiavi, permise il consolidamento di una
fonte fondamentale di generi alimentari per il consumo di mercato. L’alto livello di specializzazione della
manodopera e la domanda di merci di massa destinate al consumo internazionale e interregionale
fornirono un incentivo all’uso degli schiavi anche nel lavoro artigianale. Le squadre di schiavi erano diffuse
un tutte le campagne coltivate e gli schiavi, erano posseduti dalla maggior parte delle classi sociali. Tutto ciò
non significa che i romani non avessero servitori familiari ma si può affermare che, in termini di produzione
di beni e di sevizi per il mercato, crearono un sistema schiavista moderno. È per questo motivo che la legge
e la consuetudine romana relative alla manodopera schiava si sarebbero dimostrare così importanti nei
regimi schiavisti dopo il 1500. La definizione romana dello status
giuridico degli schiavi influenzò le relative norme legali delle società schiaviste americane. L’obiettivo
principale della legge romana era quello di garantire ai padroni diritti assoluti di proprietà. Agli schiavi non
era riconosciuto il diritto legale alla libertà personale. Al di là di questo la società poteva imporre una serie
di restrizioni ai padroni e al potere che essi esercitavano sui loro schiavi. Infatti, altri aspetti fondamentali
della personalità legale, come il diritto alla proprietà e alla sicurezza personale, non erano del tutto negati
agli schiavi. Il più delle volte questo atteggiamento più umano nasceva dagli interessi della classe dei
padroni, che desideravano una forza di lavoro stabile. Questa stabilità poteva comportare una restrizione
dei diritti assoluti del padrone, in ista di una maggiore efficienza e pace sociale.
Infatti, anche se gli schiavi scomparvero dall’Europa solo a era moderna inoltrata , la schiavitù smise di
essere una grande istituzione economica, tra il V e l’VIII secolo d.C. le ragioni che ne spiegano il crollo sono:

1. Il declino dei mercati urbani

2. Il collasso del commercio a lunga distanza

3. La crescente autosufficienza dell’agricoltura

Queste tre ragioni crearono una situazione in cui la manodopera non era più vantaggiosa e dove tornava a
predominare il lavoro agricolo contadino. Nel primo Medioevo la contrazione del mercato internazionale e
l’importanza assunta dalla difesa e dalla sicurezza fecero sorgere una nuova manodopera semilibera, i servi,
costituita da contadini che rinunciavano a parte della propria libertà in cambio di protezione dalle élite
locali. I servi divennero la forza lavoro predominante rimpiazzando le ultime traccedi manodopera schiava
nella produzione agricola europea.

La schiavitù vera e propria non scomparve mai dl tutto dall’Europa. Fra le popolazioni germaniche lungo le
frontiere del nord essa rimase un fenomeno rilevante fino a quando l’ininterrotto stato di guerra continuò a
produrre riserve di schiavi. Nel mondo non cristiano del Mediterraneo conobbe un periodo di rinascita tra
l’VIII e il XIII secolo. La ripresa del commercio di lunga distanza tornò a coinvolgere in modo più attivo
l’Europa cristiana nel traffico di schiavi e nel sistema schiavistico di produzione. Fra il X e il XIII secolo
l’espansione di Genova e di Venezia in Palestina, in Siria, nel Mar Nero e nei Balcani e il loro insediamento
nelle isole di Creta e di Cipro nel Mediterraneo orientale, diedero alla schiavitù un nuovo impulso. Anche
l’agricoltura di piantagione e la produzione di zucchero si diffusero dopo l’VIII secolo in diverse aree del
mondo mediterraneo. Nel XII e nel XIII secolo le terre dei cristiani in Palestina cominciarono a produrre
zucchero, utilizzando una manodopera mista costituita da schiavi, servi feudali e lavoratori liberi. Alla fine
del XIII secolo il centro della produzione di zucchero si spostò a Cipro, dove mercanti italiani e signori locali
si servirono sia di schiavi che di manodopera libera. Cipro a sua volta venne rimpiazzata da Creta e poi dalla
Sicilia.

All’inizio del Quattrocento l’avanzata dell’attività saccarifera europea raggiunse il suo punto più occidentale
insediandosi nella provincia atlantica dell’Algarve, nel Portogallo meridionale. Non sempre lo zucchero
veniva prodotto da schiavi e mai gli schiavi costituirono l’unico tipo di manodopera utilizzato.
Dopo l’VIII secolo nell’Europa cristiana occidentale la schiavitù diventò un sistema di organizzazione della
manodopera minoritario, quasi esclusivamente confinato alle attività domestiche. Gli schiavi non
svolgevano più all’interno dell’agricoltura europea il ruolo vitale che avevano rivestito durante l’impero
romano. Dopo il X secolo la lenta ripresa del commercio e delle attività produttive condusse ad
un’espansione delle terre utilizzate e colonizzate nonché ad una conseguente crescita della popolazione
contadina, che si rivelò più che sufficiente per sostenere il lento sviluppo delle economie di mercato. In
questo tipo di situazione la manodopera degli schiavi risultava troppo costosa.

Solo nel più avanzato mondo mediterraneo islamico gli schiavi potevano essere acquistati in grande
quantità. L’unico stato europeo dotato di un notevole mercato di schiavi fu la Spagna islamica. Il declino
degli Stati iberici islamici portò tuttavia alla chiusura di questo mercato, mentre la successiva conquista dei
suddetti stati da parte delle popolazioni iberiche cristiane ridusse i contadini e gli artigiani musulmani
catturati in uno stato di servaggio. Alla fine del Medioevo esistevano in Europa
vari tipi di regimi schiavisti, i più importanti dei quali si trovavano nella regione mediterranea. Nessuno
stato europeo era del tutto privo di schiavi, ma l’impegno su larga scala della manodopera schiava
nell’agricoltura e nella manifattura era ormai scomparso da tempo: la potenza emergente dell’economia
europea dipendeva ormai da una manodopera contadina in espansione.

Nel VIII secolo, con l’espansione dell’islam questo commercio schiavistico assunse una nuova dimensione.
Sulla scia dell’espansione del mondo islamico in India e nel Mediterraneo orientale, i mercanti islamici
cominciarono ad assumere un ruolo sempre più importante all’interno della tratta africana degli schiavi. Le
zone di confine delle savane subsahariane, la regione del Mar Rosso e i porti della costa orientale
sull’Oceano Indiano divennero uno dopo l’altro importanti centri di espansione musulmana. Dal IX al XV
secolo si sviluppò un flusso internazionale di schiavi piuttosto costante, composto da donne e bambini. Sei
grandi rotte carovaniere, spesso interdipendenti e altre due importanti regioni costiere, fornirono fra i
5.000 e i 10.000 schiavi all’anno fra l’800 d.C. e il 1600. La rotta principale rimaneva quella del Nordafrica,
seguita da quelle del Mar Rosso e dell’Africa orientale.

Ci furono anche dei casi diversi, ovvero delle società in cui la schiavitù costituì chiaramente un’istituzione
fondamentale, con un ruolo determinante nella locale vita economica, sociale o politica. Molti stati
islamizzati sul confine subsahariano facevano largo uso di schiavi, sia come soldati sia come manodopera
agricola su vasta scala. Questo preponderante uso di schiavi rappresentava più l’eccezione che la regola,
infatti prima dell’arrivo dei cristiani europei, in Africa, e in particolare nelle sua parte occidentale, i grandi
regimi schiavisti furono rari e di longevità limitata. Il ricorso agli schiavi era invece diffuso nella maggior
parte delle società africane ì. L’esistenza di questa quantità di manodopera schiava comportò lo sviluppo sia
di un fiorente mercato interno, sia di una tratta internazionale. Si venne a creare una duplice tratta di
schiavi ben prima dell’apertura delle rotte atlantiche dell’Africa occidentale. Questi flussi di migranti forzati
comprendevano tendenzialmente molte più donne e bambini. Accanto a questa tratta internazionale si
sviluppò una fiorente tratta interna, che soddisfaceva i bisogni degli stati locali. Dato il preponderante
impiego di schiavi a scopi domestici e sociali, questo traffico interno era sbilanciato ancor più nettamente
verso la componente femminile. Fu per alimentare questi due traffici che entrarono in uso le pratiche di
riduzione in schiavitù destinate ad essere adattate alle esigenze della tratta atlantica degli schiavi. Queste
tratte preatlantiche differivano dai traffici europei di schiavi per una serie di aspetti importanti: non solo si
caratterizzavano per una maggiore presenza di donne e bambini per il coinvolgimento preferenziale delle
popolazioni dell’Africa del nord e dell’est, ma soprattutto furono meno intense e investirono i contesti locali
con un impatto minore. Le tratte africane di schiavi prima del Cinquecento erano pratiche ancora connesse
a un livello di produzione e di organizzazione politica e sociale in cui il traffico schiavo ricopriva
un’importanza secondaria nella gestione del governo e nell’organizzazione economica. In un primo tempo,
però, i commercianti portoghesi non erano molto diversi dai commercianti musulmani del Nordafrica e
delle regioni subsahariane. Miravano a controllare le piste sahariane del Nordafrica tramite l’apertura di
una rotta dal mare: il loro obiettivo era l’oro. Ancora nel 1444, i primi schiavi imbarcati venivano spediti per
lo più in Europa come servitori domestici. I Portoghesi organizzarono un consistente traffico di schiavi
anche lungo la costa africana, destinato principalmente a rifornire il mercato schiavista intra-africano in
cambio di oro da esportare successivamente in Europa. Questa predilezione per l’oro fu dovuta alla
crescente scarsità di metalli preziosi in Europa. L’economia Europea, in fase di espansione, stava facendo
registrare una bilancia commerciale sempre più negativa con l’Asia, e l’accesso diretto dell’Europa alle zone
aurifere subsahariane aiutò a finanziare questa direttrice di scambi. Fu soltanto alla fine del XV secolo, con
l’introduzione della produzione di zucchero nelle isole dell’Atlantico e con l’apertura dell’emisfero
occidentale della conquista europea, che gli schiavi trovarono un nuovo e fondamentale impiego. I
portoghesi, finché concentrarono i loro sforzi sulla Mauritania, sul Senegambia e sulla Costa d’Oro di Sao
Jorge da Mina, nel 1481, rientrava in questa strategia. La tratta portoghese degli schiavi ebbe un inizio
lento, con una media annua di cica 800 schiavi trasportati nel periodo 1450-69, ma nelle due decadi
successive il numero crebbe.

Stanziati lungo il fiume Congo, i congolesi non avevano sviluppato connessioni con la tratta musulmana
prima dell’arrivo dei portoghesi, con i quali invece il regno del Congo cercò di intrecciare strette relazioni. I
portoghesi inviarono preti e consiglieri alla corte de re del Congo, che insediò propri rappresentanti a Sao
Tomé. Questi cambiamenti si produssero proprio nel momento in cui gli spagnoli conquistavano le isole
caraibiche e i portoghesi si insediavano nel subcontinente brasiliano, aprendo il mercato americano agli
schiavi africani.

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