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Università di Parma

Design sostenibile per il sistema alimentare


Arch. Dott. Silvia Berselli

Rivoluzione industriale e Storicismi


Design inglese da Wedgwood al Crystal Palace

Corso di Design with food


Modulo di Storia e teoria del progetto
8 ottobre 2021
La Rivoluzione industriale presenta tre fasi:

Prima (metà XVIII-metà XIX): Rivoluzione meccanica (macchina a


vapore, treni)

Seconda (fine XIX): Rivoluzione elettrica + fonti petrolifere e


motore a scoppio

Terza (oggi): Rivoluzione informatica, globalizzazione, nuove


tecnologie (internet), digitale
James Watt (1736-1819)
ingegnere e inventore scozzese
Nel 1768, con John Roebuck, costruì il suo
modello di macchina a vapore. Watt tentò di
commercializzare la sua invenzione, ma la
diffusione avvenne solo con una collaborazione
trentennale con Matthew Boulton, iniziata a
Birmingham nel 1775. Intorno al 1784 Watt
introdusse un'unità di misura chiamata "cavallo
vapore" per comparare la potenza prodotta dalle
macchine a vapore, che viene usato ancora oggi
per indicare la potenza dei motori.
Watt inventò una valvola di regolazione (nota
come "regolatore di Watt") per mantenere
costante la velocità della macchina a vapore.
Infine, inventò l'indicatore per misurare la
pressione del vapore durante tutto il ciclo di
lavoro del motore.
Watt trasformò la macchina a vapore in una
sorgente di potenza economica sfruttabile.
Prende da lui il nome il Watt, l'unità di misura Carl Frederik von Breda,
della potenza del Sistema internazionale. Ritratto di James Watt, 1792
1768-1775

https://www.youtube.c
om/watch?v=qPlsfleIosg
La macchina trasforma il vapore in energia artificiale, dopo millenni in cui la forza
propulsiva veniva ottenuta da fonti naturali, come la forza muscolare dei braccianti o degli
schiavi, il lavoro degli animali, il vento, le cascate o i fiumi.
«Il vapore è il primo esempio di Dio che si sottomette all'uomo.» (James Watt)

James Eckford Lauder, James Watt and the Steam Engine: the Dawn of the Nineteenth
Century, 1855. Watt è rappresentato come un eroe-genio romantico e come un moderno
Prometeo
Mary Shelley, Frankenstein o Il moderno Prometeo, romanzo gotico, horror, fantascientifico
pubblicato nel 1818, seconda edizione 1831 (sotto, la copertina del 1831)

Frankenstein è la
metafora delle
potenzialità delle
scoperte scientifiche e
del progresso
tecnologico e insieme la
denuncia della loro
pericolosità.
Esprime la cultura del
Romanticismo,
contrapposta al
Positivismo di matrice
illuminista, che portava
verso la «società delle
macchine». Sottopone
alla scienza problemi di
ordine morale che solo
oggi sono all’ordine del
giorno (vedi genetica).
James Whale, Frankenstein, 1931. Con Boris Karloff nei panni del mostro.
La ruota per filare e il telaio per
tessere erano le macchine di base
della produzione tessile prima di Watt
1785 Edmund Cartwright inventa il primo telaio meccanico, rapido ed automatico;
inizialmente mosso dall'acqua, fu successivamente alimentato dalla macchina a vapore.

La meccanizzazione della tessitura sottrae ai contadini i guadagni della tessitura manuale,


impoverendo ancora di più la popolazione rurale e contribuendo al processo di
inurbamento. Infatti i nuovi laboratori tessili hanno dimensioni industriali e sorgono vicino
alle grandi città.
1793 La produzione aumenta e rende
insufficiente il cotone greggio proveniente
dall'India. Un americano, Eli Whitney,
inventa una macchina sgranatrice di cotone
che, liberando i semi, permetteva di
utilizzare il cotone americano a fibra corta.
Nel sud degli USA gli schiavi aumentarono
da 700.000 nel 1790 a 3.200.000 nel 1850.

Paradossalmente
l’introduzione della
macchina, che doveva
liberare l’uomo dai lavori
manuali, ne rende
schiavi molti di più. È la
profezia di Frankenstein
che si avvera?
Nel settore tessile, la macchina a vapore fu
fondamentale per automatizzare il
movimento della spoletta, che prima era
gestito dagli operai. Ciò avvenne
trasformando il moto alternato del pistone in
moto rotatorio tramite il sistema meccanico
di trasmissione “biella-manovella”.

Essenzialmente la macchina a vapore


converte l’energia termica generata dal
vapore in lavoro meccanico, che viene
successivamente gestito da questo sistema di
trasmissione biella-manovella.

Il principio di funzionamento è dunque


analogo per ogni tipo di utensile basato
sull’utilizzo di una macchina a vapore, anche
il motore di una locomotiva.
Robert Stephenson, progettista e
costruttore di locomotive, compagnia
fondata nel 1823

Robert Stephenson, Locomotiva a


vapore Rocket, 1829
La locomotiva Rocket (Science Museum, Londra)
Robert Stephenson, Locomotiva Planet, 1832

Robert Stephenson. Il ponte High Level Bridge a


Newcastle, sulla linea Newcastle-Edinburgo, è
lungo 418 m e alto 45 m ed è costituito da archi
di ghisa tenuti tesi da cavi orizzontali di ferro
battuto. Viene inaugurato dalla regina Vittoria
nel settembre 1849.
La macchina a vapore permette di
rimuovere l’acqua dalle miniere di
carbone, permettendo migliori ritmi
di estrazione.
Il carbone serve poi ad alimentare la
macchina stessa
Josiah Wedgwood (1730-1795)
ceramista inglese tra i principali esponenti della prima
rivoluzione industriale.
Dall’età di 9 anni lavora nel laboratorio ceramico di
famiglia. Nella sua industria adottò una moderna divisione
del lavoro, distinguendo nettamente un reparto di
progettazione da quello di produzione.

Josiah Wedgwood ritratto


da Joshua Reynolds, 1782

Ritratto della Famiglia


Wedgwood, 1780
Le sue ceramiche e porcellane fini, ispirate,
nelle forme e nelle decorazioni, all'antichità
classica, gli fecero acquisire una fama mondiale.

La Waterford Wedgwood è tutt'oggi una delle


industrie di porcellana più famose e più
quotate del mondo.
Gru Kutani realizzata da Wedgwood
Il distretto delle
ceramiche, le
«potteries»

1759 Wedgwood fonda


la sua fabbrica nella Ivy
House di Burslem
(Staffordshire), oggi un
sobborgo di Stoke-on-
Trent

Nel 1769 fonda, in


società con Thomas
Bentley, una nuova
manifattura chiamata
Etruria a Stoke, nello
Staffordshire
Nel 1759 Wedgwood formò una società
con Thomas Whieldon, un ceramista di
successo, e da lui apprese le tecniche più
moderne su forme e colori. Fu presso di
lui che migliorò la green glaze, una
particolare tecnica di verniciatura in
verde che è ancora in uso oggi e che rese
famosi i suoi servizi a forma di cavolo o
vite.
Wedgwood, Cabbage Leaf Plates, majolica green glaze, servizio di piatti con foglia di
cavolo
Veduta di Hanley (Stoke on Trent) nel 1930
http://www.thepotteries.org
http://www.wedgwoodmuseum.org.uk
Nel 1769 Wedgwood fonda la manifattura Etruria, prevalentemente per la produzione di
vasi ornamentali. Scelse come suo motto Artes Etruriae Renascantur, (perché rinascano le
arti dell'Etruria), e vi impostò una divisione moderna del lavoro: da un lato il designer, che
per lungo tempo fu John Flaxman, delegato alla progettazione delle forme e delle
decorazioni dei manufatti. Dall'altro gli artigiani, divisi in formatori, tornitori, plasmatori,
decoratori e addetti alla rifinitura.
Black Basalt
First Day’s Vase
1769

Vaso prodotto
nel primo
giorno di
apertura
dell’Etruria
Esempi della serie «Jasper» (Diaspro), dal 1774
La fortunata serie «Jasper» in verde
Il Jasper/Diaspro, la più famosa
delle invenzioni di Josiah, apparve
per la prima volta nel 1774 dopo
migliaia di esperimenti. Si tratta di
un gres fine vitreo non smaltato,
realizzato in blu, verde, lilla, giallo,
nero o bianco; a volte un pezzo
combinava tre o più di questi colori.
Su questi fondi delicatamente
colorati venivano applicati i rilievi
classici e contemporanei che ancora
oggi vengono realizzati da stampi
riprodotti dagli originali. L'iconico
diaspro azzurro ha dato origine
all'espressione "Wedgwood Blue" e
rimane una firma Wedgwood
La regina Charlotte ordinò un servizio color crema
riconoscibile in tutto il mondo.
che le piacque così tanto che a Josiah Wedgwood
fu concesso il permesso di chiamarsi "Potter to
I Jasperwares, ovvero gli oggetti in
Her Majesty" e chiamare il suo innovativo color
porcellana Jasper vennero imitati a
crema "Queen's Ware". Da allora, le collezioni
Sèvres e persino a Meißen, dove
Wedgwood abbelliscono le tavole dei monarchi
vennero chiamati Wedgwoodarbeit,
britannici e di molti altri illustri capi di stato.
cioè il lavoro Wedgwood.
Il color crema
"Queen's Ware"

La ceramica color
crema viene imitata
dalla aziende
concorrenti e sul
continente viene
detta Faenza Fine o
Faenza Inglese
Frog Service per Caterina di Russia,
a partire dal 1773
Queen’s Ware (1762),
1775 circa
Vaso Portland, circa 1790
Josiah Wedgwood and Sons Ltd;
Etruria (V&A Museum) Tecnica: Blue-
black Jasper, con rilievi applicati a
mano Dimensioni: h 25.4 cm, 18.73 cm
Il vaso viene ritrovato nel 1625 nella
biblioteca della famiglia Barberini e
venduto ai Duchi di Portland, che lo
portano a Wedgwood per farne una
copia.
Centra perfettamente il gusto
neoclassico dell’epoca ed ottiene
enorme successo.
Porcellana Traditional
White, 1796
Un negozio Wedgwood
Campionario del Jasper
di Wedgwood
2008 crash; il museo viene
salvato e donato al V&A; il
nuovo museo apre nel 2015
Wedgwood® oggi, Jasper Conran, Serie Mosaic
Wedgwood® oggi, Serie Wanderlust

1 Tazza + 1 piattino = 79 euro


Henry Cole
1808-1882
1846 costituisce una
piccola azienda di
prodotti ceramici, in cui
coinvolge gli studenti Henry Cole, Servizio da te, 1845. Premiato dalla Society of Arts.
della School of Design La brocca trilobata richiama manufatti etruschi. Le tazze sono
più profonde che larghe, per mantenere più a lungo il calore
Henry Cole, Teiera, 1845.

Il premio viene conferito per aver


saputo «elevare il gusto popolare»

Lo slogan di Henry Cole è


«Fitness and Price»
(adeguatezza e prezzo),
molto vicina all’economia
per funzione che sarà lo
slogan del Bauhaus di
Meyer.
Henry Cole, Servizio da te, 1845. Premiato dalla
Society of Arts.

Servizi Bitossi (azienda italiana fondata nel 1921,


festeggia i 100 anni di attività) in vendita da Coin
Henry Cole è vicino al Principe consorte Albert e diventa l’animatore dell’Expo 1851.
Interno del Crystal Palace durante l’Esposizione Universale del 1851. V&A Museum
Crystal Palace
Esposizione universale di Londra, 1851
Richard Turner (1798–1881), Curvilinear Range,
serra degli Irish National Botanic Gardens, 1883
Hector Horeau (1801-1872), Progetto per il concorso
Hector Horeau, Progetto per un tunnel ferroviario sotto la Manica
Il progetto di concorso del Comitato Esecutivo
Il progetto di concorso del Comitato Esecutivo
Primo schizzo di
Joseph Paxton per il
Crystal Palace
Joseph Paxton, La Victoria
Regia House a
Chatsworth, 1850
La figlia di Paxton, Annie, in piedi sulla foglia di ninfea
Il modulo base è un quadrato del lato di 24 piedi (circa 7,3 m). La parte principale
dell'edificio prevedeva 77x17 di queste unità, per una lunghezza di 564 m. Esso
raggiungeva una superficie totale di 84'000 m² (circa 12 campi da calcio). Venne
costruito in 5 mesi.
Vengono preservati alcuni olmi secolari, la cui altezza e disposizione impone la
realizzazione del transetto
Joseph Paxton, Crystal Palace, 1851. Le nervature del transetto di ispirano alle
foglie della Victoria Regia (Paxton era un giardiniere).
Il successo di Paxton è
dovuto a 4 fattori:
1. Chiarezza e semplicità
2. Brevi tempi di costruzione
3. Resistenza al fuoco
4. Costi contenuti

Fronte ovest Fronte nord


Pompa idraulica per testare la resistenza delle travi
Metodo del
cilindro:
Il vetro viene posto
in un forno fusorio,
dove passa allo
stato liquido. In
seguito esso viene
lasciato
raffreddare e poi
lavorato con una
canna da soffio.
Dopo questo
passaggio il vetro
ha preso la forma
di un cilindro, il
quale viene infine
tagliato in due per
ottenere le
classiche lastre.
Posizionamento delle lastre di
vetro con dimensioni 49 x 10
pollici (124 x 25 cm), spesse
1/16 di pollice (1,58 mm) e del
peso di una libbra (454 g) al
piede quadrato (circa 4,9 kg
per 1 mq) sulla copertura

(oggi un vetro dello stesso


spessore pesa 4 kg per mq)
Sistema costruttivo a “denti di
sega”:
Si tratta di un metodo costruttivo che
permette di sistemare i vetri di
copertura in una posizione tale da
permettere ai raggi del sole mattutini e
serali di penetrare all’interno
dell’edificio in maniera perpendicolare;
mentre verso mezzogiorno i raggi
arrivano in maniera obliqua, bloccando
l’accesso al calore eccessivo.
Struttura della volta a botte del transetto
Invenzione di Fox per la messa in posa delle vetrate sulla copertura
Le grondaie
Macchina per tagliare le grondaie in
cantiere

Macchina per tagliare le strutture


metalliche
Macchina per trapanare alle due estremità le strutture metalliche che supportano i
vetri
“Si nous fermons les yeux dans le Crystal Palace de Sydenham, nous ne sentons que
la bénédiction de la lumière, la clarté, mais cette clarté est encore (…) entourée,
délimitée et structurée par de fines lignes, et c’est justement cet univers de lignes
qui, à l’intérieur de cet espace clair, produit un effet artistique.”
Chrystal Palace, Londra 1851

Una poltrona esposta all’interno del Crystal Palace


John Ruskin: «non-architettura»

Augustus Welby Pugin: «mostro di vetro»


Augustus Welby Pugin (1812-1852)

Una tavola da: A. W. Pugin,


Contrasts: Or, A Parallel between
the Noble Edifices of the Middle
Ages, And Corresponding Buildings
of the Present Day, London 1836
Medieval Court, Esposizione
universale del 1851, Crystal
Palace, Hyde Park, Londra:
mostra di elementi decorativi
ed arredi per edifici di culto in
stile gotico e medioevale,
allestimento di Augustus
Welby Pugin
Crystal Palace, Corte egiziana – Viale dei leoni
Crystal Palace a
Sydenham, Egyptian
Court, primi del ‘900
The Alhambra Court - Court of Lions
Owen Jones
(1809-1874)

Architetto, disegnatore e scrittore inglese

Studia architettura alla Royal Academy, poi nel


1832 fa il «grand tour» in Europa (Francia, Italia,
Grecia, Spagna), in Egitto e nel Medio Oriente.
In Grecia incontra l'architetto tedesco Gottfried
Semper, noto per i suoi studi sulla policromia
dell'architettura greca antica.

Nel 1834 studia l'Alhambra di Granada insieme


all'architetto francese Jules Goury, che muore in
Spagna per un’epidemia. Alla sua memoria Jones
dedica Plans, Elevations, Sections and Details of
the Alhambra, in 12 volumi.
Owen Jones, Plans, Elevations,
Sections and Details of the
Alhambra, pubblicato in 12 parti
dal 1836 al 1845

Cromolitografia a colori

Riporta in auge il discorso sul


colore in architettura e nel design
Owen Jones, Il sogno di Giuseppe, da "The History of Joseph and His
Brethren" (Day & Son, 1869)
Owen Jones: “ Propongo di usare i colori blu, rosso e giallo, in quantità relative tali
che ciascuno neutralizzi o distrugga gli altri; in questo modo nessun colore risulterà
dominante o affaticherà lo sguardo, e tutti gli oggetti esposti rafforzeranno, e
verranno supportati, dai colori dell’edificio stesso.”
Il progetto di colorazione di Owen
Jones vuole:
1. Far apparire l’edificio più alto,
lungo e solido
2. Colorare ogni singola parte
in modo che il suo
chiaroscuro ne tragga
vantaggio e la sua forma sia
al massimo valorizzata
3. Bilanciare i colori primari
usati in modo tale che
nessuno prevalga e che si
armonizzino con gli oggetti
esposti
Una tipica tavola da The Grammar
of Ornament (n°XXXV, ed. 1868),
ed. orig. 1856

“La vera arte consiste


nell’idealizzare, non nel copiare,
le forme della natura”
Nel libro The Grammar of Ornament del 1856, Jones descrisse gli
elementi peculiari del suo stile, caratterizzati da:
- una sintesi tra la cultura occidentale e quella araba, utilizzando il
comune denominatore della geometria, fino a pervenire
all'astrazione nell'ornamento

- la speranza nell'introduzione delle macchine nella produzione

- il superamento dell’eclettismo e del revivalismo (in teoria, poi però


il suo libro viene usato come Bibbia per il revival)

- la teoria del colore moderno

Nel libro è presente anche una storia della decorazione nelle varie
epoche e civiltà, da quella egizia a quella elisabettiana, da quella
cinese a quella italiana.
Karl F. Schinkel, Palazzo di Orianda, 1838 (non realizzato). Residenza estiva in
Crimea per la zarina Aleksandra Feodorovna
Heinrich Hübsch (1795-1863), In welchem Style sollen
wir bauen? (In quale stile dobbiamo costruire?), 1828
Alcune fotografie
durante la
ricostruzione del
Crystal Palace a
Sydenham
Il Crystal Palace viene ricrostruito a
Sydenham, a sud di Londra, nel 1854, dopo
essere stato smontato nel 1852.
Questo Padiglione divenne un centro di
svago ed un grande “jardin d’hiver” per la
classe medio borghese dell’epoca vittoriana
Il terribile incendio nel 1936 che ridusse il Crystal Palace di Sydenham in cenere
“Scivolava il silenzio sul disegno del
Crystal Palace. Sembrava una serra
immane con dentro, solo, tre olmi
giganteschi. Sembrava un’assurdità bell’e
buona. Ma bisognava immaginarla con
migliaia di persone dentro, e un immenso
organo a canne nel fondo, e fontane, tapis
roulants di legno, e gli oggetti portati da
tutte le parti del mondo, pezzi di navi,
invenzioni strambe, statue egizie,
locomotive, sommergibili, stoffe di tutti i
colori (…). Bisognava immaginare i
rumori, le voci, i suoni, l’odore, i mille
odori. E soprattutto: la luce. La luce che
ci sarebbe stata lì dentro… Lì dentro
come da nessun’altra parte, nel mondo
intero.”
A. Baricco, Castelli di rabbia,
Rizzoli, Milano 1991, pp. 152-3.
Bibliografia

G. D’Amato, Storia dell’Arredamento, Laterza, Roma-Bari 1992


Young H., The Genius of Wedgwood, Victoria and Albert Museum, Londra
1995

John McKean, Crystal Palace: Joseph Paxton & Charles Fox, Phaidon Press,
London 1994

Giovanni Brino, Crystal Palace - cronaca di un'avventura progettuale, Sagep,


Genova 1995

Antonio di Campli, La ricostruzione del Crystal Palace, Quodlibet, Macerata


2010

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