se non ci fosse stato la filosofia non sarebbe stata quella che è adesso. insieme a platone,
cartesio, aristotele, hegel sono i capisaldi della filosofia. dal punto di vista della vita possiamo
dire che è l'anti rousseau: se rousseau aveva avuto una vita avventurosa invece kant ebbe una
vita piatta. nasce in prussia in un paese oggi nell’attuale polonia. venne educato secondo la
religione pietista. si iscrisse alla facoltà di filosofia della sua città. appena laureato faceva il
precettore privato, poi diventa professore ordinario di logica e metafisica. era molto abitudinario
tanto che si diceva che gli abitanti della città che regolavano il proprio orologio in base alla sua
passeggiata. rende l’idea come la sua vita fosse regolare e abbastanza piatta, l’unico scontro
della sua vita fu con il governo prussiano il quale diceva di trovare la religione cattolica nelle
opere di Kant. dice che la filosofia non deve occuparsì della religione, l’esistenza di Dio è
qualcosa che appartiene al foro interiore (ha un valore personale ma non conoscitivo) >
l’esistenza di Dio non può essere dimostrata filosoficamente. avendo dedicato tutta la vita allo
studio arriva a circa 80 anni, morì dicendo la frase “va bene così” in tedesco. sulla sua tomba c’è
una frase tratta dalla Critica della Ragion Pura :”il cielo stellato sopra di me, la legge morale
dentro di me”.
prima del periodo critico Kant scrisse numerosi testi anche di carattere naturalistico con cui si
avvicina alla filosofia degli illuministi e all’empirismo inglese (Hume lo svegliò dal sonno
dogmatico). La filosofia di Kant è un’ottima sintesi tra il pensiero di Cartesio (razionalismo
puro) e l’empirismo di Hume. la filosofia di Kant però non arriva mai all’esito scettico
dell’empirismo, dall’altro lato la critica che Kant fa alla filosofia di Cartesio è che manca di
concretezza.
L'opera più importante del periodo precritico (1770) è “La forma e i principi del mondo
sensibile e intelligibile” in cui introduce già i capisaldi del periodo critico. L’esordio della sua
produzione critica fu nel 1781 in cui pubblicò “La Critica della Ragion Pura”; scrisse anche
“Risposta alla domanda:che cos’è l’Illuminismo?” scrisse anche un’opera di carattere politico
“Per la pace perpetua”.
IL PROGETTO FILOSOFICO
abbiamo detto dunque come si divide il suo iter filosofico. kant si avvicina allo studio della natura
ma la analizza con gli strumenti degli illuministi, si avvicina anche all’empirismo inglese e questo
gli permette di analizzare il modo di conoscere e non solo l’oggetto della conoscenza.
quella sensibile può essere definito Sinolo di materia e forma: la materia è oggetto della
sensazione (5 sensi), attraverso l’intelletto ordino il materiale proveniente dalla sensibilità
attraverso spazio e tempo che sono intuizioni pure (non abbiamo bisogno di ragionare per
capire che una cosa ha spazio e tempo).
se quello che ci appare, ci appare così immediatamente è fenomeno, quindi apparenza. se
interviene l’intelletto noi le chiamiamo esperienze.
perché la filosofia di Kant è una filosofia del limite? vuole analizzare le condizioni di
possibilità che appartengono all’uomo, non cosa conosce l’uomo ma come conosce.
infatti la sua filosofia viene definita “criticismo”, deriva da critica che ha come origine il verbo
greco krino (giudicare/valutare quali sono i limiti della conoscenza dell’uomo). la filosofia
kantiana ha come base scientifica Newton, Kant ha fatto per la filosofia quello che newton ha
fatto per la scienza. per kant si parla di un illuminista di secondo grado. se gli illuministi
avevano usato il lume della ragione per conoscere e analizzare, kant critica anche la ragione.
infatti la sua opera più importante è La Critica della Ragion pura.
accogliendo la sfida lasciata aperta da Hume, Kant vuole dimostrare come la conoscenza umana
può essere universale e necessaria (la sintesi dei dati sensibili avviene secondo le leggi proprie
dello spirito umano, indipendentemente dall’esperienza) e feconda (il contenuto è ricavato
dall’esperienza). infatti l’opera si apre con un’ipotesi gnoseologica:
ogni nostra conoscenza inizia con l’esperienza ma quello che segue dipende dall’esperienza.
quindi la nostra conoscenza empirica può essere un mix di quello che riceviamo con le
impressioni e di ciò che la nostra facoltà conoscitiva aggiunge.
quindi secondo Kant i giudizi fondamentali della scienza non sono nè giudizi analitici a priori nè
giudizi sintetici a posteriori.
- giudizi analitici a priori: vengono enunciati senza ricorrere all’esperienza. nel predicato
è già contenuto il concetto del soggetto. la loro funzione è esplicare ciò che già si dice
implicitamente. sono universali e necessari (a priori), ma sono infecondi perché non
aggiungono niente di nuovo.
- giudizi sintetici a posteriori: aggiungono tramite il predicato una conoscenza nuova. ad
esempio “i corpi sono pesanti” che si può dire solo dopo aver fatto esperienza di più
oggetti corporei. sono fecondi (sintetici) ma non sono universali e necessari, perché si
basano sull’esperienza.
secondo Kant i principi della scienza sono sia “sintetici” (fecondi) sia universali e necessari
(a priori), quindi irriducibili alle due classi precedenti. questa teoria di Kant sottintende un
confronto con le due scuole filosofiche precedenti:
- i giudizi analitici a priori richiamano la concezione razionalistica della scienza (si
partiva da alcuni principi a priori per far derivare da essi tutto il conoscibile, dando vita
così a un sapere universale ma sterile).
- i giudizi sintetici a posteriori richiamano l’interpretazione empiristica della scienza
(fondare la scienza solo sull’esperienza, dando vita così a un sapere fecondo ma non
universale).
LA “RIVOLUZIONE COPERNICANA”
● conoscenza come sintesi di materia e forma
dopo aver stabilito che alla base della scienza ci sono giudizi sintetici a priori, Kant deve
spiegare la provenienza di questi ultimi. Se non derivano dall’esperienza, da dove
provengono i giudizi sintetici a priori? Kant risponde a questa domanda elaborando una
nuova teoria della conoscenza, intesa come sintesi di materia e forma (un elemento a
posteriori e uno a priori):
- materia della conoscenza: molteplicità mutevole delle impressioni sensibili;
- forma della conoscenza: insieme delle modalità fisse con cui la mente ordina le
impressioni.
Proprio perché queste forme sono possedute e applicate allo stesso modo da tutti gli uomini,
esse sono universali e necessarie, quindi a priori rispetto all'esperienza.
Su questa tesi gnoseologica egli pone il fondamento dell'universalità della scienza. infatti la
scienza è intesa da Kant come sintesi di materia e forma cioè sintesi del contenuto derivato
dall'esperienza e dei principi sintetici a priori, verità necessarie e universali che valgono ovunque
e sempre allo stesso modo ma non derivabili dall'esperienza stessa.
● la rivoluzione
Non solo, con la teoria della conoscenza intesa come frutto della sintesi tra materia e forma, il
filosofo opera una vera rivoluzione copernicana: come Copernico ribaltò i rapporti tra terra e
sole, Kant ribalta i rapporti tra soggetto e oggetto. >> Secondo Kant non è la mente (soggetto)
che si adatta in modo passivo alla realtà (oggetto), ma è il soggetto che impone le
proprie categorie alla natura e la conosce secondo le categorie uguali per tutti gli
uomini.
Abbiamo visto come la dottrina degli elementi della critica della ragion pura si dividesse in due
parti: da una parte l’estetica trascendentale e dall’altra la logica trascendentale che si divide in
due parti: da un parte l’analita e dall’altra parte dialettica.
L’ESTETICA TRASCENDENTALE
Per introdurre l’estetica trascendentale kantiana è bene tenere a mente cosa si intende per
trascendentale: è tutto ciò che viene prima dell’esperienza, ciò che la precede.
Proprio per questo, quando si fa riferimento ad “estetica trascendentale” si intende lo studio
della conoscenza sensoriale a partire da elementi a priori, come lo spazio e il tempo,
chiamate: intuizioni pure.
- spazio: è intuizione pura che precede l’esperienza, che ordina e dà forma alle percezioni
esterne;
- tempo: è l’intuizione pura che ordina quelle interne, come gli stati d’animo e le profonde
riflessioni. è definito l’intuizione pura presente in ogni esperienza, poiché anche le
sensazioni esterne ordinate dallo Spazio, passano dal Tempo per essere rese
esperienze personali ed interne.
Per capire meglio, le intuizioni pure dello Spazio e del Tempo possono essere viste come lenti
colorate: noi vediamo il mondo non per come è davvero, per la sua forma reale, ma lo vediamo
del colore delle lenti che possediamo noi esseri viventi e lo vediamo tutti allo stesso modo, per
questo può definirsi universale.
per giustificare l’apriorità dello spazio e del tempo con argomenti generali nell’esposizione
metafisica, con argomentazioni matematiche nell’esposizione trascendentale.
● Esposizione metafisica
Kant confuta la visione empiristica di Locke (spazio e tempo nozioni tratti dall’esperienza), la
visione oggettivistica di Newton (spazio e tempo entità a sé) e la visione concettualistica di
Leibniz (spazio e tempo come concetti che esprimono rapporti tra le cose).
Pur rifiutando l’oggettivismo di Newton, Kant vi si avvicina con la dottrina dello spazio e del
tempo come coordinate assolute dei fenomeni.
● Esposizione trascendentale
secondo Kant, alla base delle intuizioni di spazio e tempo c’è la matematica. La geometria è la
scienza che dimostra sinteticamente a priori le proprietà delle figure mediante l’intuizione pura di
spazio. Allo stesso modo l’aritmetica è la scienza che determina sinteticamente a priori le proprietà
delle serie numeriche, basandosi sull’intuizione pura di tempo e successione (senza la quale il
concetto di numero non esisterebbe). In quanto a priori, la matematica è anche universale e
necessaria.
Perché la matematica vale anche per la natura?
se la forma a priori di spazio con cui ordiniamo la realtà è di tipo euclideo, allora i teoremi della
geometria euclidea varranno anche per l’intero mondo fenomenico.
L’ANALITICA TRASCENDENTALE
se la facoltà di riferimento dell'estetica trascendentale era la sensibilità e la disciplina di
riferimento la matematica, ora dell'analita la facoltà di riferimento è l’intelletto e la disciplina di
riferimento è la fisica. Kant dice che se è vero che noi attraverso la sensibilità possiamo in
qualche modo relazionarci al fenomeno, d’altra parte è necessario che questo fenomeno venga
sintetizzato dal soggetto (dall’uomo). Lo scopo dell'analitica trascendentale è quello di
analizzare il modo attraverso cui l’intelletto sintetizza il materiale che proviene dalla sensibilità.
Io vedo un albero attraverso i miei sensi: lo tocco, occhi ma non basta diceva kant e ricordiamo
che spazio e tempo, che sono le due forme pure della sensibilità, sono due modalità immediate di
relazionarsi al fenomeno (quello che ci accade ci accade immediatamente, io non ho bisogno di
riflettere per capire che io ho un corpo, immediatamente penso che occupo uno spazio).
Tuttavia dice kant non basta la sensibilità, quello che il materiale e i miei sensi percepiscono
deve essere rielaborato, scopo dell’intelletto è quello di ordinare il materiale che mi viene dato
dai sensi.
In questo contesto c’è forse una delle frasi più celebri della critica della ragion pura: “senza
sensibilità nessun oggetto entrerebbe in relazione con noi e senza intelletto nessun oggetto
verrebbe pensato”,
i pensieri senza contenuto sono vuoti (molto all'empirismo di hume) le intuizioni senza concetti
sono cieche: i pensieri, ciò che pensiamo, attraverso l’intelletto senza contenuto vuoti, però le
intuizioni (cioè il fatto di toccare un albero tramite la sensibilità) sono cieche > quando tocco
qualcosa e non dico cos’è, se non esprimo la frase tramite l’intelletto questa mia intuizione è
cieca, senza vista, è necessario che io esprima un giudizio. tanto è vero che i concetti in
tedesco si dice begriff, dal verbo tedesco begreifen che significa afferrare quindi il concetto è la
catalogazione di un’intuizione tramite l’intelletto.
Nell'analitica kant dice che le categorie sono 12 (quantità, qualità, relazione..) ma chi mi dice
che queste categorie sono le categorie utili per comprendere la realtà? che cosa ci
garantisce che la natura obbedisce alle categorie? Il senso dell'espressione
“deduzione trascendentale” ha un valore giuridico. deduzione non è intesa come
dimostrazione, ma nel senso giuridico di legittimazione, cioè chi mi legittima.
cosa legittima l’utilizzo delle categorie per comprendere la realtà?
Kant ci dice che relazionandosi con il fenomeno (ciò che appare), noi operiamo una sintesi che
ha sede nell’intelletto.
Di un oggetto posso dire che ha tempo, luogo, spazio, modo, dal punto di vista gnoseologico
quando esprimo un giudizio sulle cose possono farlo solo utilizzando determinate categorie non
ontologico. Quindi qualsiasi mio modo di organizzare la mia conoscenza sul fenomeno ha
necessariamente bisogno delle categorie attraverso cui esprimo un giudizio. Questo io non è altro
che l’io penso (soggetto che organizza la conoscenza del mondo attraverso le categorie). Non si
può pensare nulla senza un io che pensa, tramite le categorie logiche.
La realtà obbedisce necessariamente alle forme a priori del nostro intelletto.
Il fatto che io dica che l’albero è alto, non significa che l’albero è effettivamente così ma che il
fenomeno albero, che è l’unica cosa che io posso conoscere, è così. il fenomeno è il modo
attraverso cui l’io penso si relaziona alla cosa ma non alla cosa in sé ma come appare a me.
Per parlare di qualcosa utilizzo categorie e sono forme a priori attraverso cui incasellare la realtà
perché tutti noi abbiamo le stesse forme mentali quindi siamo tutti dotati delle stesse categorie e
tanto io quanto un altro diciamo che un albero è alto e pesante.
Ora dice Kant l’io penso ha l'unico scopo di ordinare la realtà preesistente. Noi non
possiamo mai accedere alla cosa in sé (antiplatonico) non possiamo accedere al mondo delle
idee, ci appaiono solo i fenomeno, solo su quelli noi possiamo agire. il motivo per cui l’uomo
conosce la fisica è che l’io è il legislatore della natura perchè io stabilisco che f è uguale a
mxa (formule imposte alla natura, non so come funziona la natura ma solo attraverso le
categorie che impongo alla natura comprendo come funziona). Motivo per cui per Kant
nell'analitica trascendentale, in cui si studiano le categorie, la disciplina di riferimento è la fisica
newtoniana.
Dice kant che sembra quasi che il mondo dipende esclusivamente dall’io ma kant dice che sarà
ficter a farlo, l’io penso di kant non crea il mondo ma ordina il mondo che già esiste. il fatto che
l’uomo non può accedere alla cosa in sé non significa che crea il mondo ma che ordina il
materiale che gli è dato secondo le 12 categorie (lo spazio, relazione, quantità) ma per kant il
mondo esiste in sé, semplicemente l’uomo non ha accesso tanto è vero che poi nell'ultima parte
(dialettica trascendentale). kant parlerà di dio e anima ma come concetti limite attraverso cui
pensare il fenomeno e a cui l’uomo non può accedere.
Si parla quindi di rivoluzione copernicana perché ormai la forma di conoscenza non è l’oggetto
ad imprimere la sua forma nel soggetto ma il soggetto che impone le proprie categorie alla
natura e la conosce secondo le categorie uguali per tutti gli uomini .
DIALETTICA TRASCENDENTALE
l’estetica aveva come mezzo la sensibilità e come disciplina la matematica, l’analitica si
occupava di fisica e intelletto, la dialettica trascendentale ha come facoltà conoscitiva la ragione
intesa come facoltà che tenta di oltrepassare i limiti del fenomeno per accedere alla metafisica.
come è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale? secondo kant l’uomo
per natura tende per superare i limiti della sua finitezza, e prova a rispondere a delle domande.
come è possibile la metafisica come scienza? non è possibile, la metafisica come scienza
non esiste, se per essa intendiamo la teoria della conoscenza.
un'idea ancora più astratta è quella di Dio: noi non possiamo dimostrare la sua esistenza senza
contraddizioni; è un’idea che noi possiamo postulare ma mai dimostrare.
affinché la vita etica si possa mostrare in quanto tale è necessario che l’uomo agisca
liberamente. se sono costretto a non uccidere, non sono etico; pur potendo uccidere non uccido
(questa è l’etica).
questa legge morale è universale (vale per tutti) e necessaria (unica condizione affinché io
possa definirmi umano). Se questa legge è sempre detto di me, perchè alcuni uomini
agiscono male?
l’assolutezza della legge morale sebbene vada al di là dei condizionamenti sensibili, questo
andare oltre è un'azione che l’uomo solo nel compierla dimostra la sua moralità. l’uomo non è
solo razionalità ma anche sensazione. l’uomo etico è colui il quale nella lotta continua tra
ragione e sensibilità riesce a sacrificare la propria sensibilità a favore della moralità delle proprie
azioni.
così come la critica della ragion pura era il tentativo di mostrare come la conoscenza dell’uomo
fosse limitata, allo stesso modo la critica della ragion pratica si pone come tentativo di mostrare
che la morale spinga al fanatismo. se noi ci attenessimo solo alla nostra sensibilità saremmo
delle bestie, ma se l’uomo fosse morale a prescindere non ci sarebbe bisogno della morale >
vivrebbe in una presunta condizione di santità.
anche in quest’opera, la filosofia di kant è una filosofia del limite in quanto analizza le tendenze
dell’essere umano che agisce tra l’istinto e santità. è tentativo di lottare contro ogni fanatismo
morale, abbiamo bisogno della moralità perché siamo a metà tra la bestialità e la santità.
l’etica di cui parla è prescrittiva (dice cosa dobbiamo fare) infatti è detta anche deontologica
(etica del dovere). non ci dice come gli uomini si comportano ma come dovrebbero comportarsi.
la morale di kant non è mai contenutistica ma formale cioè indica le forme che dovrebbero
caratterizzare la morale.
2. agisci in modo tale da trattare l'umanità sia nella tua persona sia in quella di
ogni altro sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo (formula
che non si trova nella critica della ragion pratica ma in un testo parallelo in cui kant
specifica alcune cose che nella critica non erano dette chiaramente “fondazione della
metafisica dei costumi”): dice kant che la nostra azione deve essere finalizzata affinché la
nostra persona e quella degli altri sia trattata non come un mezzo ma come un fine cioè
noi non siamo semplicemente il mezzo attraverso cui un professore guadagna soldi
insegnando ma siamo il fine del suo percorso da docente affinché le generazioni future
siano più consapevoli idealmente attraverso la cultura, quello che noi facciamo, le nostre
azioni, decisioni devono essere sempre pensate non in un’ottica utilitaristica (come
machiavelli) ma nell’ottica del raggiungimento di fini superiori. infatti kant, da un punto di
vista politico, pensa che la morale sia lo strumento attraverso cui istituire il regno, un
regno non finalizzato al raggiungimento dell’utilità ma un regno in cui la dignità dell’uomo,
la sua libertà e persona, quello che in lui c’è di più sacro venga rispettato. Ogni nostra
azione non deve essere il mezzo per raggiungere uno scopo ma come un fine attraverso
cui ne venga rispettata la dignità.
Da un lato kant è innovativo ma dall'altra parte ci si rende conto come kant non faccia che
ripetere il principio cristiano: non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te, non fare agli altri
ciò che non vuoi sia fatto a te.
si parla di “etica dell’intenzione” > azione è etica non perchè mi comporto bene ma perchè
voglio comportarmi bene (l’essere e il dover essere coincidono). l’eticità consiste nel volere il
bene, non solo nel comportarsi bene.
kant va oltre la critica della ragion pura perchè secondo lui, tramite la critica della ragion pratica e
la nostra morale, riusciamo a penetrare in quello spazio del noumeno che ci è sbarrato.
tramite la morale abbiamo una porta di accesso per il mondo intelligibile in cui vige la libertà.
caratteristiche dell’etica kantiana
- categoricità: dovere per il dovere
- formalità
- autonomia
● “autonomia” della legge morale e rivoluzione copernicana
se la morale è diversa della legge e ha a che fare con l’interiorità, evidentemente l’uomo è
autonomo (autos nomos: legge a se stesso). quella di kant è una morale autonoma in quanto
l’umanità diviene il fondamento della propria azione. vediamo allora (al di là di qualsiasi religione
o visione moralistica) con kant avviene una “rivoluzione copernicana” > l’uomo al centro del
discorso.
la rivoluzione copernicana ha valore:
- gnoseologico > l’uomo è il soggetto, imprime le proprie categorie sull’oggetto
- morale > non è la legge che determina l’uomo ma la legge all’interno dell’uomo stesso
al di là della morale autonoma, kant critica tutte le morali eteronome (quelle che sono esteriori
rispetto alla legge che c’è nell’uomo stesso). secondo kant non sono un uomo etico se rispetto
una legge perché la ritengo giusta, in quel caso sarei solo rispettoso della legge. le morali non
hanno valore effettivo in quanto impediscono di trovare in me stesso la legge.
l’idea di sommo bene è l’unione di virtù e felicità. tuttavia nel nostro mondo virtù e felicità non
sono mai congiunte > antinomia per eccellenza. questo perché essendo l’uomo un essere
finito, la virtù e la felicità non sono di questo mondo. dice kant, scopo della ragion pratica è quella
di limare al massimo la distanza tra virtù e felicità. poiché l’uomo è finito le due cose non
potranno mai coincidere quindi kant postula la possibilità che ci sia una regione alta
dell’essere in cui virtù e felicità coincidono. kant quindi elabora dei postulati che non possono
essere dimostrati ma costituiscono delle esigenze della morale.
fra questi due mondi manca una sorta di ponte, un qualcosa che unisce l’ambito della
conoscenza all’ambito dell’etica > facoltà del giudizio (sentimento come tramite tra il mondo
fisico e quello etico). essa ha la finalità di esprimere tra conoscere e desiderare.
- giudizi determinanti: che determinano la natura delle cose (sintetici a priori), ne parla
nella critica della ragion pura;
- giudizi riflettenti: non determina l’oggetto conosciuto, ma mi permette di riflettere su di
una natura già costituita > mi permettere di indagare la natura non al fine di conoscerla
ma quale scopo ha una cosa. esempio vedo un albero dal punto di vista gnoseologico è
un cilindro con sopra un cerchio ma non è solo questo, vedendolo posso anche pensare
che sia bello, non lo penso solo in senso matematico ma suscita dei sentimenti, lo penso
con un fine (quell’albero è bello quindi voglio portarci la mia amica).