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Fichte 1762-1814

L’ASSOLUTO ED IL PRINCIPIO DI TUTTE LE COSE E’ L’IO

Si tratta di una filosofia monistica e di idealismo etico.

Monistica perché trovo il non io nell’io superando il dualismo, in quest’ultimo l’uomo era
prigioniero del fenomeno avendo una visione limitata, invece F propone una visione
sconfinata dove l’uomo è padrone del mondo e lo domina.
E l’obbiettivo risulta conoscere il mondo per cambiarlo.

eliminazione della cosa in sé e io penso

Di idealismo tedesco si parla quando F elimina la cosa in sé e trasforma l’io in entità


creatrice infinita (il non conoscibile non esiste), LA RAGIONE COMPRENDE TUTTA LA
REALTA’.
▶︎La natura esiste grazie e in funzione dell’io che si sviluppa attraverso il non io e tutto è
soggetto.

Questo io ha uno sviluppo triadico:

◆l’io pone se stesso →pura attività creatrice

◆l’io nel porre se stesso pone il non io ovvero la natura (l’io è sempre coscienza di

qualcosa) →io necessariamente per realizzarsi deve porre il non io (serie di ostacoli

da affrontare e superare per questo l’io non è così libero)

◆l’io oppone nell’io all’io divisibile un non io divisibile

passiamo da io assoluto inteso come coscienza e principio di tutte le cose (sorta di dio,
Umanità) agli io empirici ovvero i soggetti umani concretamente esistenti cioè tanti io
limitati dal non io

Tutta la storia è tentativo di io empirici di superare ostacoli posti dal non io per tornare ad
una assoluta libertà. io è condizionato dal non io ovvero dagli ostacoli del mondo e della
natura, rimuovendo gli ostacoli che non lo rendevano libero.

visione titanica dell’uomo

Fichte ha una visione titanica dell’uomo ovvero l’uomo come un titano continuamente
lotta con il non io con la natura e una volta che ha superato un ostacolo, è vero che vede
ampliata la sua libertà, ma poi ad un livello superiore vede riemergere un altro ostacolo e
quindi deve nuovamente proiettarsi contro questi nuovi ostacoli per affermare se stesso e
la propria libertà → questo compito è infinito e intere generazioni non bastano per
raggiungere una libertà assoluta ma progressivamente l’uomo amplia la propria libertà ma
non riesce a raggiungere la perfetta libertà.
la pratica

La filosofia di F è idealismo etico perché per F conoscere il non io serve a capire meglio
come affrontarlo dal punto di vista pratico. Quindi per lui la conoscenza è subordinata alla
pratica per superare gli ostacoli del non io. Questa visione implica una centralità del ruolo
dell'intellettuale infatti scrive ‘La missione del dotto’, dove l’uomo di cultura può avere
uno sguardo più lucido degli altri.

Umanesimo di fichte→ non chiede all’uomo di essere nient’altro che sé stesso

Schelling 1775-1854
L’ASSOLUTO E’ IDENTITA’ DI SPIRITO E NATURA

Si tratta di una filosofia dell’identità e di idealismo estetico

Fu da prima discepolo di Fichte fino poi a criticare il suo maestro, entra in contatto con
tante personalità del suo tempo infatti studia a Tubinga teologia con H.

F lascia la cattedra e S prende il suo posto e a 24 anni insegna già all’università.

Succede un periodo di fama e notorietà (primo S) che finisce quando H lo critica nella
fenomenologia dello spirito, critica la filosofia di S senza mezze misure in maniera
drastica, ‘la tua filosofia è come di notte le vacche sono nere’.

Quando muore H prende la sua cattedra all'università di Berlino e si pone a capo del
movimento anti hegeliano guidando la reazione antihegeliana.

l’assoluto

Per F l’assoluto ed il principio di tutte le cose è l’io come però S riconosce il pensiero di
Spinoza che parlava dell’assoluto come della natura.

S si chiede perché quando si parla dell’assoluto, io e natura sono separati ma non li si


concepisce come identità.

L’assoluto è identità di spirito e natura, di io e non io, di soggetto ed oggetto, un’identità


che comporta quasi una indistinzione, non c’è uno dei due elementi che ha la priorità
sull’altro.

natura

All’epoca venivano condotti i primi studi sul magnetismo che insieme alla cultura
dell’epoca portano S a questa visione.

S vuole rivalutare la natura che non deve essere un non io (ostacolo) come aveva
detto F, perché nell’assoluto sono fusi insieme.
La natura non è solo materia ma in essa c’è già lo spirito, S usa espressioni per spiegare
cos’è come: è spirito oggettivato, è spirito solidificato, intelligenza pietrificata.

La natura è agitazione dell’intelligenza e dello spirito (anche nelle pietre c’è lo spirito).

filosofia di natura, spirito,

‘La natura è lo spirito visibile , lo spirito è la natura invisibile’→2 approcci filosofici

Non è la filosofia lo strumento adeguato a cogliere l’assoluto perché

esso è un’identità di soggetto ed oggetto, di materia e spirito

e quindi l’arte deve cogliere l’assoluto.

L’idealismo di S è detto estetico.

▶︎Filosofia di natura:

Rifiuta i modelli tradizionali di spiegazione della natura :

◆meccanicismo (causa-effetto) che non vale per gli organismi viventi

◆finalismo (dietro le leggi della natura c’è un dio che ha dato determinate regole alla

natura)

Il modello di spiegazione della natura è un organicismo immanentistico e finalistico,


perché nella natura c’è una finalità che deriva dalla natura stessa, dunque la natura è
un organismo che organizza se stessa.

Vuole ritrovare nella natura l’io e si trovano le forze di attrazione e repulsione e tra
queste c’è la stessa contrapposizione che possiamo trovare nell’io (coscienza).

Come le parti delle piante formano un tutto organico allo stesso modo nella mente umana
i contenuti formano un tutto unitario (natura e spirito).

A tutti i livelli della natura abbiamo io e natura, spirito materia, ma solo nell’uomo
quest’identità giunge a consapevolezza del non io ed io.

▶︎Filosofia dello spirito (trascendentale):

Parte dall’io inteso come spirito e intelligenza per arrivare alla natura, parte dal
soggettivo per arrivare all’oggettivo. Quando l’io esamina la propria attività produttrice e
creatrice di idee e contenuti si rende conto di rispecchiare l’attività produttrice della
natura e l’io scopre se stesso come autocoscienza e prende consapevolezza.
L’autocoscienza su un piano ideale non ha limiti ma quando diventa autocoscienza
capisce di avere le idee del mondo e comprende il limite della materia e il limite del non
io.

storia

▶︎dimensione in cui l’assoluto si concretizza e si manifesta

▶︎fusione di spirito e natura o meglio di libertà e necessità

↳ in realtà è dramma in cui gli attori recitano una parte ma la trama è già scritta,

c’è una forza superiore che guida gli eventi e da una direzione (agli eventi, alla

storia)

arte

A nessuno di questi tre livelli riusciamo veramente a cogliere l’assoluto come identità di
soggetto ed oggetto, ma con l’arte

es l'artista ha l’ispirazione per creare e l’aspirazione è un fatto puramente spirituale, ma

deve unire all’ispirazione anche la capacità di scegliere e plasmare i materiali.

Anche dal punto di vista dell’opera d’arte è il regno dell’incontro tra l’artista e i

materiali quindi tra il materiale e lo spirituale, compresenza di oggettivo e soggettivo,

di conscio e inconscio, ma secondo Schelling anche chi fruisce dell’opera d'arte si

trova in uno stato estatico, prova estasi e si identifica con l’oggetto quasi superando la

propria soggettività e quasi superando il proprio io, infatti l’arte è un intreccio di


oggettivo e soggettivo
filosofia della libertà

Nel 1807 Hegel pubblica la fenomenologia dello spirito sostenendo che l’assoluto di
Schelling è un tutto unico indistinto in cui non si vede nulla ed è un concetto
astratto.

Il concetto di assoluto non gli permetteva di passare alla molteplicità, come dall’assoluto
perfetto si passa alla realtà e dunque di spiegare il principio di differenziazione.
Nell’assoluto si trovano già gli opposti.

Questa fase di pensiero viene definita filosofia della libertà (corre al riapro dalle critiche).

S si avvicina sempre di più ad una concezione dell’assoluto non come entità astratta ma
con dio persona perché possono trovare spazio luce e tenebra, collera e amore, spirito e
materia per cui dio non è operazione statica ma realtà in divenire che ospita in sé una
serie di contrari che diviene manifestandosi nel mondo.

La creazione è infatti un momento necessario per dio ad es il male esiste perché dio
riesce a sconfiggere il male attraverso la creazione del mondo che non deriva da lui ma
che esiste affinché il bene venga ancora di più esaltato. L’uomo essendo libero può
scegliere fra bene e male e allontanandosi da dio compie il male, poiché dio sconfigge il
male.

filosofia della rivelazione dell’ultimo Schelling

L’ultima fase viene chiamata filosofia positiva, segue la filosofia negativa, che diventa
filosofia della rivelazione o della religione, in cui Dio si manifesta nel mondo e quindi la
ragione conoscendo il mondo può rintracciare Dio in esso.

Hegel
vita

Nasce a Stoccarda e studia a Tubinga dove si laurea in teologia e frequenta personalità di


spicco come Schelling e Olderling, poeta romantico per eccelelenza. Voleva fare il pastore
ma non possiede arte oratoria e dunque decide di mettersi a scrivere, si dedica alla
carriera universitaria.

Inizialmente è precettore privato a Berna e a Francoforte e ottiene nel 1805 la cattedra a


Jena durate le guerre Napoleoniche infatti Hegel vedrà sfilare Napolone e dirà “ho visto lo
spirito del mondo a cavallo”. In seguito alla sconfitta di Jena da parte di Napoleone Hegel
deve abbondare l'insegnamento e fa il giornalista e poi a Norimberga insegna filosofia
come professore nel liceo classico di cui ne diventa poi preside.

A 46 anni arriva al tanto sospirato insegnamento universitario ad Heidelberg e poi


all’università di Berlino dove insegna fino alla morte. Muore per un epidemia di colera.

opere

◆1807 Fenomenologia dello spirito

◆1812 - 1816 Scienza della logica

◆1817 Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (capolavoro)

Alcuni dei suoi allievi pubblicano alcune sue lezioni:

◆1832 filosofia della religione

◆1837 filosofia della storia

◆1838 estetica

TESI DI FONDO

risoluzione del finito nell’infinito

L’idealismo aveva superato il criticismo kantiano che aveva avuto il difetto di aspirare al
finito senza lo slancio tipicamente romantico verso l’infinito.

▶︎Il primo tentativo era stato quello di Fichte che aveva compiuto un passo avanti rispetto
a K abolendo la cosa in sé e avviando l’unificazione della realtà intorno al concetto di io
(puro e assoluto).

◆H accusa Fichte di cattive infinità perché l’infinito di F continua a restare separato dal
finito , la storia umana avanza continuamente verso l’assoluto e la libertà, ma non la
raggiunge mai perché c’è sempre un ostacolo (non io) da superare,

◆H rimprovera Fichte di restare legato ad una mentalità illuministica a causa di questa


cattiva infinità.

▶︎Un altro passo avanti lo aveva fatto S perché il suo assoluto vede tutti e due gli elementi
(infinito finito, spirito e materia) per questo inizialmente il giovane H appoggia S ma poi
nella fenomenologia dello spirito si distanzia anche da S, se l’assoluto è unità
indifferenziata (finito e infinito) non c’è nessun principio che permetta di capire come
si passi alla dinamica del molteplice, ai regni della natura in cui si differenziano tanti
individui in cui ci sono tanti individui, uno diverso dall’altro.

◆H rimprovera Schelling di avere una concezione statica dell’assoluto, S ha


considerato l’assoluto come una sostanza

◆H rimprovera Spinoza che diceva che l’assoluto fosse sostanza

▶︎Per H l’assoluto è soggetto, è dinamico come un soggetto, e non inerte come una
sostanza, l’assoluto è un soggetto in divenire, e proprio per questo non può essere
colto da un’intuizione come la bellezza nell’opera d’arte ma solo dalla ragione.
L’intelletto è rigido, separa, cataloga, la ragione invece è dinamica e quindi può
cogliere l’assoluto come sviluppo, come manifestazione nella realtà ripercorrendo tutti i
passaggi di questa manifestazione. Proprio perché l’assoluto è soggetto in divenire
l’assoluto coincide con la realtà, come organismo unitario.

I vari enti del mondo quindi sono manifestazioni dell’assoluto e sono il finito, il finito
quindi è come la parte che non esiste senza il tutto, il finito dunque esiste solo
nell’infinito. Una delle frasi più celebri di H ‘il vero è l’intero’, se l’assoluto è un soggetto
in divenire, quello che è lo si scopre solo alla fine del processo.

identità tra ragione e realtà

Viene chiamato anche panlogismo, tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è
razionale è reale

◆la mente umana è perfettamente in grado conoscere l’assoluto

◆la ragione è presente in ogni aspetto del reale (natura, storia, filosofia, realtà di tutti i

giorni) anche la natura per H, un pò come per Schelling, non è brutta perché c’è già la

razionalità, nella storia c’è un ordine, non si tratta di un ente esterno come in Agostino,

in H l’assoluto è ragione, e l’assoluto manifestandosi nella realtà fa che tutto sia


razionale, (fiducia nelle capacità dell’uomo, filosofia positiva, vive l’età della rivoluzione

francese e la tradizione dice che abbia piantato l’albero della libertà con

Schelling→inizio di un’epoca nuova dove l’uomo diventa padrone della sua storia)

la ragione giustificatrice della filosofia

La filosofia per Hegel è conoscenza razionale della realtà, è conoscenza del presente. “la
filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero”, paragonata alla nottola di Minerva
ovvero la civetta che si leva sul far del tramonto, quindi la filosofia conosce quel che già
c'è, non è anticipazione del futuro ma al servizio della comprensione della realtà e della
sua razionalità. Il proiettarsi verso il futuro è tipico del sogno e dell’utopia e dunque
dell'atteggiamento degli illuministi.

La filosofia può aiutare a comprendere la razionalità della realtà, la filosofia non vuole
essere rivoluzionaria e non vuole cambiare le cose.

filosofia conservatrice → nasce dal suo ottimismo.

dialettica di tesi, antitesi e sintesi

E’ un movimento triadico, già visto in Fichte.

L’assoluto è un soggetto in divenire, qualcosa che si auto produce, la realtà è dinamica,


questo essere dinamico della realtà è un essere in movimento ordinato, che passa
attraverso 3 momenti (tesi, antitesi e sintesi).

La dialettica è la legge ontologica, della realtà, ma è anche legge logica, anche la


ragione funziona dialetticamente e proprio per questo che può comprendere la realtà.

Questi tre momenti li chiama:

◆tesi→momento astratto o intellettivo→ la conoscenza della realtà è ancora ingenua, non

ci si può fermare a questo momento

◆antitesi→momento dialettico o negativo→la realtà è più complessa ed antitetica

◆sintesi→momento speculativo o positivo→ la sintesi è un AUFHEBUNG (superamento),

supero la contraddizione tra tesi ed antitesi e

tengo qualcosa dell’uno e dell’altro in una

sintesi più grande e togliendo la

contrapposizione tra i due momenti,

ovviamente la sintesi non è un punto di

arrivo definito

FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

Doveva essere un’introduzione al suo sistema , diventa un’opera autonoma.

Rapporto tra fenomenologia dello spirito e l’enciclopedia delle scienze


filosofiche→entrambe parlano dello stesso argomento anzi per certi aspetti quello che
afferma nella prima viene ripreso nella seconda e quella parte che non riesce a sviluppare
appieno nella prima viene completata nella seconda

▶︎2 chiavi di lettura

◆la fenomenologia ripercorre le vie che la coscienza deve compiere per arrivare ad un

sapere assoluto (assoluto conosce se stesso grazie all’uomo), è anche un percorso

pieno di errori che l’umanità ha compiuto fino a giungere alla conoscenza dell’assoluto

↳punto di vista dell’uomo

◆etimologia deriva dal verbo greco fanno (apparire), dunque la fenomenologia ci

racconta le vicende dello spirito, dell’assoluto fin dalle sue prime apparizioni (l’assoluto

è soggetto in divenire e si auto-produce ed auto-conosce manifestandosi)

↳punto di vista dell’assoluto che si manifesta

coscienza (tesi)

Momento in cui l’uomo si accorge che c’è qualcosa oltre lui e fuori di lui, l’io si rende
conto della realtà esterna ed in questo momento si chiede come possa conoscerla e
cosa, di cosa può esserne certo l’uomo, l’uomo ha creduto di averlo potuto fare con i
sensi e che le informazioni fossero certe. Caratterizzata dall’attenzione all’oggetto

CERTEZZA SENSIBILE (tesi)


L’uomo si rende conto che:

◆con i sensi conosco ‘questo’ ‘qui’ e ‘ora’

◆ i sensi ingannano

◆ i sensi non permettono di passare dal particolare all’universale

◆ questo qui e ora non dipendono dall’oggetto ma dal soggetto perché è questo che
sceglie l’oggetto e stabilisce il qui ed ora

PERCEZIONE (antitesi)
L’uomo percepisce tante qualità separate ed il soggetto tende ad unificare ciò in un unico
oggetto, l’uomo conosce il fenomeno, le cose come appaiono al soggetto, dunque
l’attenzione si sposta sul soggetto

INTELLETTO (sintesi)
L’intelletto opera l’unificazione dei dati dell’esperienza, abbiamo il soggetto e l’oggetto,
un oggetto come fenomeno

autocoscienza (antitesi)

1. DIALETTICA SERVO-PADRONE
Età greco romana

Caratterizzata dall’attenzione al soggetto, l’uomo conoscendo il mondo delle cose scopre


se stesso, tuttavia per avere autocoscienza di se stessi non deve solo rapportarsi a degli
oggetti che sono nel mondo ma deve rapportarsi ad un altro io, un’altra auto-scienza,
perché solo così prende consapevolezza di se.

AUTOCOSCIENZA HA PAURA DELLA MORTE (tesi)


Però quando mi rapporto con l’altro la questione si complica.

Per arrivare all’auto-consapevolezza bisogna fare uno scontro con un altro io perché H
vede le cose come Hobbes, vede l’uomo come un lupo, uno stato di guerra di tutti contro
tutti. H della lotta pensa che sia necessaria e che sia la molla che fa andare avanti la
storia.

Bisogna dare vita ad una lotta per la vita o morte, ma vince chi non ha paura di morire
affermandosi come persona autonoma, ma chi ha paura di morire invece accetta di
diventare schiavo dell’altra persona, accetta di essere dipendente da un padrone, accetta
di diventare strumento in mano del padrone.

Dal punto di vista storico siamo nell’età schiavistica (età greco-romana) è una situazione
che pure nei giorni nostri possiamo notare.

SERVO LAVORA PER IL PADRONE (antitesi)


Il padrone inizia a servirsi sempre di più del servo come di un suo strumento e quindi il
padrone ne ha bisogno costante, il servo lavora mentre il padrone perde il contatto con la
realtà e la natura.

IL SERVO GRAZIE AL LAVORO SCOPRE DI ESSERE LIBERO (sintesi)

Il servo proprio perché lavora riesce a ribaltare la situazione perché lavorando mette
qualcosa di se nel prodotto del suo lavoro e prende sempre più auto-consapevolezza
grazie ed attraverso il lavoro. Ad un certo punto si rende conto di essere il vero signore,
e che il padrone senza di lui morirebbe di fame, si rende conto di essere padrone del
proprio padrone (rovesciamento dialettico)

Si arriva ad una libertà inizialmente solo interiore

Aneddoto→ a Berna fa un’escursione e rimane colpito dagli uomini e dal loro lavoro,
attraverso esso il lavoro inserisce una finalità nella natura, per questo lo schiavo
attraverso il lavoro si emancipa e diventa consapevole e libero (lavoro è positivo)

2. STOICISMO E SCETTICISMO
Età ellenistica

Saggio stoico è chi i controlla e raggiunge l’imperturbabilità e che non si deve far
condizionare dal mondo, vivere senza passioni.

Il saggio stoico non riesce a superare il dualismo, vive come se il mondo non ci fosse ma
è come se fosse in continua tentazione dal mondo.

Dal punto di vista dello scetticismo, H ritiene che questo sia finito in un circolo vizioso, la
parola chiave dello scetticismo è Epoque, sospensione del giudizio, visto che i sensi non
permettono di conoscere il mondo, allora lo si mette in sospensione

Lo scetticismo ha negato il mondo però nella riflessione degli scettici c’è un’affermazione,
non esiste nessuna verità, ma se si afferma questo, una verità la affermo.

Secondo H lo scetticismo si avvita su se stesso contraddicendosi.

Il momento della contraddizione ci fa passare al momento successivo passando al


momento della sintesi

3. COSCIENZA INFELICE
E’ il momento della sintesi.

Siamo nel momento in cui il cristianesimo irrompe nella storia, coscienza infelice è un
periodo che va da quando irrompe nella storia fino al rinascimento.

Il cristianesimo irrompendo nella storia abolisce i rapporti di schiavitù, predica che siamo
tutti fratelli.

Mentre nel mondo antico nel apporto servo-padrone c’è uno scontro da due
autocoscienza, con il cristianesimo proprio perché abbiamo un livello medesimo per
tutti gli uomini, la contraddizione, la lotta, il disagio lo troviamo nell’uomo e nella sua
interiori e nella sua singola coscienza, per questo la coscienza è infelice perché il disagio
è dentro di lui. Cerca un rapporto con dio, ma un dio trascendente che non si riesce a
raggiungere, è infelice perché la coscienza si sente finita e anela all’infinito, la sua
coscienza è lacerata. L’uomo ha un conflitto interiore.

Abbiamo 3 momenti:

A. EBRAISMO (tesi)
E la religione della lontananza tra uomo e dio perché per gli ebrei dio non si può
rappresentare, non si può chiamare, non si può neanche mostrare all’uomo, dunque dio è
lontano, ma anche il suo volere è imperscrutabile e misterioso.

Nell’ebraismo c’è la stessa lontananza di dio-uomo come con servo-padrone

B. CRISTIANESIMO MEDIEVALE (antitesi)


Il cristianesimo è la religione della vicinanza, Dio si incarna nell’uomo e quindi si
mescola con gli uomini mostrandosi, però vi si incarna per 33 anni e si mostra a quelli che
vivevano in Palestina o che si vivevano. Per tutti gli altri è rimasto trascendente.

Le crociate volevano trovare di nuovo dio sono andati dal santo sepolcro ma era vuoto
non soddisfano la loro sete di infinito.

Rimane la coscienza infelice di un uomo, la nostalgia è ancora maggiore perché è tornato


ad essere trascendente

C. PRATICHE DEL CRISTIANESIMO MEDIEVALE (sintesi)


L’uomo proprio perché ha visto dio, vuole a tutti i costi ricongiungersi con dio e quindi si
giunge alle pratiche del cristianesimo.

Lo fa con:

1. la preghiera e la devozione→la preghiera non basta

2. le opere→non soddisfano la sete di assoluto

3. ascetismo→vivere dimenticandosi del mondo e della propria soggettività↴

mortificazione di sé e punto più basso della


coscienza, perché si dimentica del proprio io

ragione (sintesi)

Entriamo nell’età rinascimentale.

Superiamo la coscienza che diventa ragione e comprende che dio non deve essere
cercato nella trascendenza ma nella natura. Filosofia rinascimentale immanentista (dio è
ovunque Giordano Bruno).

L’assoluto è Ragione che si manifesta nel mondo, l’assoluto non si cerca nella
trascendenza ma nel mondo e nella sua natura come il rinascimento ha fatto.

La ragione dell’uomo è manifestazione della Ragione e quindi può conoscere l’assoluto.

1. RAGIONE OSSERVATIVA (tesi)


La ragione osservativa è il momento in cui l’uomo pensa che osservando il mondo e
conoscendolo può ritrovarvi l’assoluto/infinito, che non è più nella trascendenza ma nella
ragione, quindi l’uomo rinascimentale cerca di conoscere le leggi della natura perché
sono manifestazione della ragione perché leggi razionali.

Kant non riesce a superare il dualismo (soggetto/oggetto) allora non si può dire che
l’uomo possa dominare la natura, H a livello della ragione osservata dice che siamo
sempre lì con il dualismo, la ragione osservativa (soggetto) tenta di conoscere il mondo
(oggetto) ma rimane un dualismo, il soggetto non domina l’oggetto, il rinascimento non
capisce che l’assoluto come ragione è principio di tutte le cose.

Capi saldo di H→
◆dice che Fichte ha sbagliato perché ha parlato di un io che ponendo se stesso pone un
non io (non supera il dualismo di Kant) arriva H che dice che non ha superato il dualismo
perché tutta la vita dell’umanità è una vita continua alla ricerca di una libertà perché il non
io è un ostacolo
◆Schelling prova a superare il dualismo dicendo che spirito e natura sono compresi in uno
stesso assoluto, la natura aveva anche uno spirito e intelligenza, S pensa di avere superato
il dualismo mentre H dice che non ha saputo spiegare come dall’assoluto si arriva alla
molteplicità
◆H tesi di fondo

2. RAGIONE ATTIVA (antitesi)


L’uomo capisco che per superare il dualismo l’atteggiamento deve essere quello di
operare nel mondo, qualcosa di costruito attraverso l’azione.

Gli atteggiamenti di chi vuole agire nel mondo possono essere 3:

A. FAUSTISMO
Fausto è un personaggio che fa un patto con il diavolo per godersi il mondo, però il
Faust viene travolto dai fatti del mondo quindi non è l’atteggiamento giusto.

B. LEGGE DEL CUORE


L’atteggiamento di chi anche se singolo vuole imporre agli altri quello che lui ritiene bene
(legge del cuore), un tentativo destinato a fallire.

C. CAVALIERE DELLA VIRTU’


Citiamo Robespierre, che voleva imporre il suo concetto di virtù ed i suoi ideali legati
all’illuminismo, ma commette dei crimini (il terrore) e viene travolto dalla ghigliottina (il
mondo).

E’ unione di faustismo e legge del cuore quindi sintesi.

3.RAGIONE LEGISLATIVA (sintesi)


Se ognuno pensa a sé ad imporre qualcosa che lo riguarda come singolo sarà ben
difficile a superare la distinzione tra soggetto e oggetto e tra finito ed infinito.

Quindi si giunge alla ragione legislativa e l’uomo come singolo comprende con la
ragione che deve ricorrere a delle leggi.

Rimaniamo sempre nella prospettiva del singolo e quindi anche questo tentativo è
destinato a fallire, perché le leggi non possono essere di un singolo senno sono arbitrarie.

spirito (tesi)

Scritta mentre le armate napoleoniche giungono a Jena.

La ragione è ragione dell’individuo e del singolo, di un individuo che ha la pretesa o di


godersi il mondo o di costruire rapporti di amicizia o imporre un ordine attraverso le leggi,
ma è sempre la ragione del singolo.

Lo spirito è una fase diversa perché non c’è singolo, è il momento in cui l’individuo
supera se stesso, e si realizza nel concetto di un popolo, la ragione diventa spirito e
qui inizia la storia dell’umanità, il singolo diventando parte di un popolo dà vita ad
istituzioni durature nella realtà (famiglia, stato, arte, religione, filosofia), con la filosofia
capirà che l’assoluto è ragione e che la realtà è razionale.

SISTEMA HEGELIANO

INTRODUZIONE

Il suo sistema raccoglie la totalità delle conoscenza filosofiche ma ha anche la pretesa di


completare la filosofia, con lui l’umanità è giunta alla piena comprensione della realtà
come manifestazione della ragione/spirito.

frasi celebri:

‘tutto ciò che è reale è razionale’

‘la filosofia come nottola di Minerva’

Bisogna far riferimento a sue due opere ‘Scienza della logica’ e ‘Enciclopedia delle
scienze filosofiche in compendio’.

-Scienza dello logica


La logica hegeliana svela tutto su Dio ma Dio come ragione e razionalità che troviamo in
tutto infatti Hegel per distinguere il Dio della logica dal Dio della religione chiama il dio
della logica, Spirito. Lo spirito è un principio inseparabile della realtà e un infinito che
produce se stesso e conosce se stesso nella natura e nella storia attraverso ogni essere
finito in natura ed ogni evento della storia. Dal punto di vista della storia, lo spirito viene
chiamato da H spirito del mondo e quest’ultimo è un piano intelligente razionale che si
manifesta nella storia.

Il sistema Hegeliano svela tutti i passaggi che hanno portato lo spirito a


manifestarsi nella storia, nella natura e nella realtà.
-Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio
idea in sé, logica (tesi)

L’idea non è ancora realtà ma pensiero, paragonata a Dio prima della creazione.

La logica si occupa della realtà ma su un piano astratto perché è la trama concettuale


della realtà.

I tre momenti della logica che sono : essere, essenza, concetto, sono già la realtà, ma la
realtà conosciuta e vista dal punto di vista concettuale.

Pensiero ed essere coincido come Parmenide aveva detto ma il pensiero di Hegel


presenta una grande differenza perché la realtà è in divenire e non immobile.

idea fuori di sé, natura (antitesi)

L’idea deve alienarsi ed esteriorizzarsi e diventare natura e materia (sasso, vegetazione) e


questo momento si chiama Natura.

I tre momenti sono: meccanica, fisica e fisica organica.

Hegel si rende conto che ogni discorso filosofico sulla natura è limitato, perché la filosofia
è concettuale e la natura è distante dal concettuale.

Ci sono aspetti della natura che H non riesce a ricondurre nell’ordine del suo sistema.

idea in sé per sé, spirito(sintesi)

Nella natura si sviluppano forme sempre più consapevoli della realtà come l’uomo e con
la cui razionalità si giunge allo spirito. Grazie dunque all’uomo si passa da natura a spirito.

1. SOGGETTIVO (tesi)
Lo spirito non è più l’idea in sé perché è l’idea che si arricchisce manifestandosi e che si
manifesta prima come spirito soggettivo (singolo uomo, spirito isolato), poi come spirito
oggettivo (spirito sociale di un popolo che si realizza nelle istituzioni) e solo alla fine si
manifesta come spirito assoluto (l’idea si conosce come ragione).

A. ANTROPOLOGIA (tesi)
Ha la pretesa di studiare l’uomo e lo spirito come anima, è il momento in cui l’uomo si
rende conto che dentro di sé c’è qualcosa di più grande che aspira all’assoluto

B. FENOMENOLOGIA (antitesi)
Viene ripreso quello che ha scritto nella Fenomenologia dello spirito quando ha parlato di
coscienza, autocoscienza e ragione.

C. PSICOLOGIA (sintesi)
Studia l’attività dell’uomo, come lui conosce, agisce ma lo fa da una prospettiva più
universale (non più prospettiva del singolo).

Cosa si creano le condizioni per il passaggio allo spirito oggettivo

2. OGGETTIVO (antitesi)
Momento dell’interazione fra gli uomini e del consolidamento dei loro rapporti, Gli uomini
non vivono più isolati e non sono più autocoscienze isolate ma si relazionano agli altri
uomini. Il primo vincolo che gli uomini si danno per vivere insieme è il diritto.

A. DIRITTO (tesi)
Per vivere insieme ci vogliono regole ed il diritto è appunto un insieme di regole. Però
esso ha un limite, pone tra gli uomini dei legami ma questi sono di pura esteriorità. Le
norme del diritto vengono seguite dagli uomini per paura della sanzione/giudice/prigione/
pena (motivazione esteriore).

Il problema è che il diritto è il modo che hanno gli uomini per assicurarsi la libertà, ma
quando si trovano a seguire le norme per una motivazione esteriore, essi diventano
schiavi delle regole.

Il momento del diritto ha questo limite

B. MORALITÀ (antitesi)
Momento antitetico rispetto al diritto, la moralità è il momento in cui l’uomo comprende
che per essere libero deve interiorizzare le leggi, altrimenti diventa schiavo delle norme.

Se il limite del dritto è l’esteriorità quello della moralità è l’interiorità , il problema


della morale è che la morale è un fatto interiore, con il linguaggio cristiano la morale è
un fatto di coscienza. Quando valuto il comportamento di una persona valuto quello che
vedo (polemica nei confronti di K).

C. ETICITÀ (sintesi)
Hegel comprende che gli uomini per vivere insieme devono aderire ad un’idea
generale di bene e male fissata dalla società in cui vivono. Questo è possibile in una
società in cui tutti riconoscano di comune accordo il bene ed il male.

Però H dice che qui non siamo più nella sfera della moralità ma in quella dell’eticità.

Nel momento dell’eticità non vale più l'egoismo ma il bene che il singolo vuole per il
gruppo nel quale vive e per la società nella quale vive.

Ognuno è pronto a sacrificare il proprio interesse personale per quello collettivo.

1)FAMIGLIA tesi

Momento della subordinazione del singolo all’interesse collettivo, il singolo fa ciò che

serve alla famiglia per amore e non per una sanzione. Nasce dal matrimonio, contratto
(momento del diritto) ma si accede volontariamente e liberamente (momento
moralità). Per sua natura la famiglia tende a disgregarsi, i figli formano nuove famiglie e
perché da soli i membri non riescono a provvedere a tutto ciò di cui hanno bisogno.

2) SOCIETÀ CIVILE antitesi


Quindi si passa alla società civile, non ha significato positivo infatti è il regno

dell’homo homini lupus, dove prevalgono gli egoismi e gli interessi, quindi un mondo

frammentato in cui i particolarismi mettono a rischio l’equilibrio.

3) STATO sintesi
Sorta di famiglia in grande, perché c’è l’andar insieme nella stessa direzione, sa

ergersi al di sopra della parti e fa capire a tutti cos’è bene, è infatti concepito in maniera
del tutto diversa dalla tradizione precedente, per Hobbes Locke Rousseau lo stato aveva
un’organizzazione contrattualistica, cioè nasceva da unc ontratto , accordo tra gli
individui per superare i reciproci egoismi, in H invece lo stato è qualcosa di
assolutamente originario, logicamente precede gli individui i quali non sono niente al di
fuori dello stato (l’intero è più importante della parte), questa visione viene detta
organicismo, perché l’individuo non val di per se stesso ma ha valore nello stato. Lo stato
però è anche etico, insegna il bene, come agire per il proprio e quello degli altri, cosa che
uno stato moderno liberale non fa perché lascia determinate questioni alla coscienza
individuale, quello di H stabilisce le regole di convivenza e ciò che è moralmente
accettabile, lo stato è dunque al di là del diritto e della moralità, armonizza gli interessi
particolari in modo che ciascuno voglia ciò che deve. Lo stato è manifestazione
dell’assoluto (ingresso di dio nel mondo)

suprema scarnificazione della razionalità, quindi gli uomini sono liberi soltanto nello
stato perché obbedendo alle leggi dello stato obbediscono a leggi razionali e
ritrovano la loro razionalità nella razionalità delle leggi, l’uomo ha dei diritti perché
appartiene allo stato (H è conservatore).

a.DIRITTO INTERNO
forma di governo privilegiata è la monarchia costituzionale moderna, H è un
antidemocratico (il potere è nel popolo non vuol dire niente), un popolo fuori dallo stato è
una moltitudine informe, lo stato è superiore ai cittadini. H non ha nemmeno in mente uno
stato dispotico perché si deve basare sulle leggi, che sono figlie della storia , gli uomini
vanno e vengono mentre le leggi si evolvono, la monarchia costituzionale moderna che
c’è in quel momento in Prussia, H prevede la distinzione dei poteri, diversa dalla
divisone, i 3 poteri devono essere legislativo, esecutivo e principesco, il potere legislativo
deve essere affidato a due camere è quello a cui da meno rilievo (le due camere portano a
contrasti e conflitti), quello monarchico del re che dà unità allo stato ed è il più importante

b.DIRITTO ESTERNO
nessuno stato è isolato ma entra in relazione con altri, quindi quando ci sono contrasti tra
di loro (tocca una questione già toccata da K nella pace perpetua dove dice che per
mantener la pace tra gli tanti deve nascere un’organizzazione sovranazionale) H invece
dice che la guerra è la molla che fa andare avanti la storia, la quale è l’unico giudice
degli stati
c.STORIA UNIVERSALE
ne parla della storia nell’enciclopedia delle scienze filosofiche e nelle lezioni della filosofia
sulla storia, la storia ha una sua razionalità, sarebbe assurdo pensare che la natura ha una
sua razionalità mentre la storia no, il piano razionale si sviluppa attraverso gli uomini,
l’assoluto si dispiega nella storia, l’assoluto lo chiama spirito del mondo, lo spirito del
mondo si dispiega nella storia e si particolarizza nello spirito di un popolo, il popolo
diventa per un certo periodo il popolo egemone e poi è destinato ad essere superato da
un altro popolo (es età ellenistica→ età romana), la storia segue una direzione
principale da oriente verso occidente. H fa riferimento al concetto dell’astuzia della
ragione per spiegare la realizzazione del piano razionale della storia, c’è una razionalità
nella storia anche se gli individui non se ne rendono conto, perché lo spirito del mondo
si serve degli individui cosmico-storici per realizzare i propri piani senza che loro se
ne rendano conto quasi fossero fantocci abbandonati. Storia vista come la conquista
di una libertà sempre maggiore.

3. ASSOLUTO (sintesi)
l’idea dopo essere entrata nel mondo attraverso lo stato, ed essersi realizzata nella storia
come libertà, conclude il suo ritorno a sé auto-conoscendosi come assoluto, come
spirito, in questa conoscenza l’uomo gioca un ruolo essenziale, il sapere che l’uomo ha
dell’assoluto è un sapere che progredisce e che con la filosofia di H raggiunge il suo
apice.

Tre forme in cui l’assoluto si mostra completante ma non più nelle forme concrete come
nella stato ma come ragione e spirito, si idealizza (idea non più in sé). Tutte e tre parlano
dell’assoluto, ma la forma è diversa e l’unica adeguata è la filosofia

A. ARTE (tesi)
forma parziale di conoscenza dell’assoluto perché in essa l’assoluto si rivela in forma
impropria, perché è una forma sensibile e materiale

1. SIMBOLICA arte antica, c’è una forma che è sovrabbondante rispetto al contenuto

2. CLASSICA arte dell’equilibrio, delle proporzioni

3. ROMANTICA gli uomini hanno provato ad esprimere in forma artistica la tensione


verso l’assoluto, c’è il contenuto ma la forma non è adeguata per esprimere il
contenuto

H (lungimirante) viene definito il filosofo della morte dell’arte, capisce che l’arte
deve rinunciare a provare a rappresentare l’assoluto perché tanto abbiamo
compreso che la forma non permette ciò.
B. RELIGIONE (antitesi)
l’assoluto non viene espresso nella forma adeguata perché viene espresso sotto la forma
della rappresentazione. Nella religione l’assoluto viene rappresentato come un dio
trascendente, una forma di alienazione.

C’è un percorso di maggiore spiritualità con le tre

1. RELIGIONE NATURALE venerazione degli elementi della natura

2. RELIGIONI POLITEISTICHE gli dei portano vizi e virtù degli uomini

3. RELIGIONI MONOTEISTICHE ci portano a venerare un dio trascendente

a. dio padre

b. figlio

c. spirito santo, dio trascendente

coglie l’assoluto nella forma della rappresentazione

C. FILOSOFIA (sintesi)
Solo grazie al suo linguaggio razionale che l’assoluto si auto-conosce, e che tutto ciò che
è reale e razionale, che il finito è compreso nell’infinito.

L’assoluto che è soggetto in divenire si conosce come ragione e conosce l’identità di


ragione e realtà solo con la storia della filosofia

La filosofia deve cambiare domande.

Reazione a Hegel
Si tratta di due pensatori isolati. Schopenhauer non ebbe successo all’inizio ma solo alla
fine del 1800, invece Kierkegaard è il precursore dell’esistenzialismo che poi avrà
successo tra le due guerre e dopo la seconda guerra mondiale.
Nella prima metà del 1800 Hegel ebbe successo perché il pubblico ha bisogno di una
filosofia ottimistica poiché la rivoluzione aveva fatto capire che aveva inizio una nuova
era.
◆Per Schopenhauer il mondo non è il trionfo della ragione e non è la manifestazione della
ragione ma il mondo è manifestazione della volontà di vivere → impulso cieco e
irrazionale. La storia è produzione incessante di dolore, si tratta dunque di una filosofia
pessimistica.
◆Kierkegaard, filosofo danese viene considerato l’iniziatore della filosofia esistenzialista
→ molto lontano da Hegel perché la filosofia di Hegel è della totalità, è più importante il
tutto della parte, per Kierkegaard invece è importante il singolo che cerca il senso della
vita, ovvero un’esistenza concreta, ci troviamo davanti ad un out out. Si tratta della
filosofia della scelta del singolo, della possibilità ma anche dell’angoscia.

Schopenhauer
Il principio di tutte le cose è la volontà di vivere.

Nasce a Danzica, al tempo faceva parte del sacro romano impero germanico, invece ora
della Polonia, è una città aperta culturalmente con influssi culturali tedeschi e della cultura
anglosassone e russa. Il padre, ricco commerciante, vorrebbe che il figlio continuasse
l’attività o studiasse qualcosa di vicino all’attività di famiglia. Compie il grand tour e
quando torna il padre muore. Egli non aveva un bel rapporto con la madre poiché era un
gran pessimista. La madre era depressa e infelice per il matrimonio con il padre e lui
decide di andare a vivere ad Amburgo.
Si avvicina progressivamente alla filosofia e frequenta le lezioni di Fichte, conosce Goethe
e viene a contatto con la filosofia indiana e orientale. Infatti farà riferimento al velo di Maia
ovvero un retaggio della cultura orientale.
La sua prima pubblicazione è del 1819 il mondo come volontà e rappresentazione.
Non ha un gran successo, i lettori e intellettuali non amano questo genere di filosofia
pessimistica, poiché c'è bisogno di ottimismo.
Schopenhauer l’anno successivo, cioè nel 1820 ha la possibilità di insegnare a Berlino e
proprio perché odiava Hegel, decide di mettere il proprio corso negli stessi giorni e negli
stessi orari delle lezioni di Hegel con il risultato che le sue aule erano deserte e quelle di
Hegel molto affollate.
Nel 1844 ripubblica la sua prima opera allungata e aggiunge un capitolo su Leopardi
perché lo conosce e s'innamora della sua filosofia pessimista che li accomuna.
L'ultima opera del 1851 è Parerga e paralipomena e fu un grande successo per
Schopenhauer. E’ stata scritta in modo più piacevole e fluido, con inserzioni di attualità e
affronta molti temi già presenti nell’altra opera.
Si tratta di un personaggio burbero che aveva visto di cattivo occhio i moti del 48’ e si era
reso disponibile per aiutare i soldati a sparare sulla folla. Alla sua morte lascia i propri beni
a questi soldati.

pensiero

E’ un anti-hegeliano perché rifiuta:

◆il panlogismo di Hegel, cioè tutto ciò che reale è razionale e tutto ciò che è razionale è
reale

◆la ragione come strumento per cogliere la realtà, ma la ragione è un velo di Maia che
copre la vera realtà e non ci permette di capire la vera essenza. Questo pensiero deriva
dalla filosofia orientale che aveva studiato.

◆l’ottimismo di Hegel poiché quest’ultimo vede la storia come un processo verso il


progresso e invece Schopenhauer vede la storia come qualcosa di tragico, come una
ripetizione incessante di dolore e guerre (pessimismo storico).

◆Troviamo una posizione diversa di Schopenhauer rispetto a Hegel anche nei confronti
dell’arte che la vede come forma di conoscenza.

Tra i modelli di riferimento del suo pensiero:

◆Platone → mito della caverna in cui la vera realtà è al di fuori della caverna e quindi gli

uomini devono squarciare il velo di Maia che impedisce loro di conoscere la

vera realtà.

◆Kant → distinzione tra fenomeno e noumeno. Schopenhauer riprende questi concetti

ma in un'altra accezione. Per Kant il fenomeno è l'unica realtà autenticamente

conoscibile e sostiene che la conoscenza del fenomeno è soggettiva e proprio

per questo oggettiva (tutti usano le forme a priori della conoscenza e si

conosce il mondo tutti allo stesso modo).

volontà di vivere

Invece per Schopenhauer il fenomeno assume una connotazione di illusione che vela la
vera realtà che si trova al di là del fenomeno. Dunque non percepisco qualcosa di unitario
sotteso al mondo ma un mondo frammentato ovvero conosco solo il fenomeno. Il
noumeno per Schopenhauer è sempre la vera realtà, ciò che sta dietro le cose apparenti
però è anche conoscibile mentre Kant sosteneva che fosse pensabile ma non
conoscibile.

Schopenhauer afferma che il noumeno non lo conosciamo con la ragione o con l’io penso
perché uomo non è solo pensiero e non è solo ragione ma anche corpo e infatti se presto
attenzione al mio corpo scopro che l'uomo ha una forte brama di vivere e una tenacia
di auto-conservazione. L’uomo sente l’impulso irresistibile ad agire e fare e quindi
scopre che la vera essenza del mondo è la volontà, cioè la volontà di vivere. Attraverso
l’amore l’uomo diventa lo zimbello nelle mani della volontà di vivere, l’amore è il gioco
della volontà di vivere per perpetuare la specie illudendo gli uomini.

Infatti dice che l’amore sono due infelicità che si incontrano, cioè due infelicità si
scambiano e una terza infelicità che si prepara.

La volontà di vivere non c'è solo nell’uomo ma è un principio metafisico sotto-teso in


ogni cosa e presente anche in natura per cui il ferro viene attirato dalla calamita e per cui
le piante crescono.

La volontà di vivere, principio di tutte le cose è impulso cieco e irrazionale cioè che non
ha una finalità, è qualcosa di unico, eterno e ineliminabile perché non riguarda il singolo
ma ogni cosa della realtà.

Questa volontà condanna uomo all’infelicità e al dolore a tal punto che Schopenhauer
dice “la vita è un pendolo che oscilla tra dolore e noia” → volere vuol dire che mi
manca qualcosa e quindi ci condanna a sentire questo disagio e a sentirci manchevoli e
quindi a soffrire per mancanza di qualcosa che desideriamo ma non abbiamo.
L’appagamento di qualcosa è di temporaneo e fugace, motivo per cui subentra la noia
perché desideriamo qualcosa di nuovo che non abbiamo, provando nuovamente dolore e
dunque si crea un ciclo infinito. L’uomo ha dunque un atteggiamento egoistico e gli
uomini stanno insieme per l’utilità del momento.

le vie della liberazione dal dolore

L’uomo aspira di liberarsi dalla volontà di vivere e questo non avviene con il suicidio
perché secondo Schopenhauer il suicidio è il suicido del singolo per cui la volontà di
vivere continua a vivere e agire sugli altri e perché chi si suicida ama la vita ma vorrebbe
la vita diversa da quella che è.

Non possiamo eliminare la volontà di vivere, ma possiamo trasformare la voluntas in


noluntas cioè vivere come se la volontà non ci toccasse più e vivere in modo tale da non
sentirla.

Esistono tre vie di liberazione dalla volontà di vivere:

◆arte → forma di conoscenza perché riprende il discorso platonico per cui le cose sono

copie di un modello e quindi l’arte mi permette di conoscere i modelli delle cose

e le idee. La forma artistica assoluta è la musica. Per Schopenhauer l’arte dà la

possibilità di perdersi e dimenticare per un attimo noi stessi e dunque anche la

volontà di vivere che si agita in noi. Offre però una liberazione temporanea.

◆morale → l’uomo diventa egoista e considera l’altro come un proprio strumento ed è

abituato a valutare ciò che bene e male solo in rapporto al proprio bisogno.

La morale è l’impegno nel mondo a favore del prossimo e il tentativo di

superare l'egoismo; è una forma di pietas, cioè compatire l’altro e mettersi nei

panni dell’altro. I due momenti della morale sono:

◆giustizia, non fare male all’altro

◆carità, fare il bene del mio prossimo

Queste ci liberano dall’egoismo e ci permette di non sentire quell'impulso

della volontà di vivere che ci porta ad essere egoisti. Però la morale solo da

un aspetto ci libera.

◆ascesi → ci permette di vivere senza sentire più la volontà di vivere. L’ascesi intesa

come digiuno, castità, isolamento e dimenticare se stessi. Le preoccupazioni

del mondo non mi riguardano più. L’ascesi è un percorso di privazione grazie

al quale il mondo e la volontà di vivere non mi toccano più. L’uomo è

estraniato e assapora l’oceano di pace e di serenità proprio della morte.

Kierkegaard
E’ un filosofo danese, anti-hegeliano e anti-sistemico. E’ un pensatore isolato nel
panorama del 1800 e il suo pensiero ebbe discreto successo nel 900’ perché si sviluppa
l’esistenzialismo, infatti viene definito il padre dell’esistenzialismo.

Il suo atteggiamento anti-hegeliano nasce dal fatto che secondo lui Hegel sacrifica il
singolo per il tutto, infatti viene chiamato il filosofo del singolo e ritiene che i filosofi
idealisti non abbiano parlato della vera realtà ma abbiano dato vita solo ad una nuova
costruzione.

Secondo Kierkegaard viene prima il singolo con le sue scelte e poi il tutto.

Non si tratta di una filosofia ottimistica poiché non vede al centro del mondo un
ottimistica ragione che faccia in modo che le cose vadano per il meglio ma si tratta
piuttosto di un singolo che naufraga in un mondo che non comprende a pieno e trova
un unico spiraglio nelle fede in cui trova delle risposte. La fede viene presentata come
qualcosa di irrazionale, un salto, un paradosso che porta alla contraddizione con le scelte
della vita morale.

vita

La sua esistenza è stata travagliata. Il padre era un ricco commerciante che aveva vissuto
la sua vita come una condanna con il senso di colpa per la morte della prima moglie e di
cinque figli, quindi Kiergaard viene educato secondo i principi del rigoroso luteranesimo e
secondo il padre il male è sempre in agguato e quindi cresce malinconico incline ai sensi
di colpa a causa del clima che respira in casa.

Secondo Kierkegaard il dio è un dio che punisce e infatti il padre crede di essere stato
punito con la morte della moglie e dei figli per un peccato che aveva commesso, o una
bestemmia pronunciata a 10 anni o perché si era sposato con una governante e dunque
non aveva osservato un periodo abbastanza lungo di lutto.

Kierkegaard si iscrive a facoltà di teologia per volere del padre e si laurea dopo diverso
tempo quando il padre è già morto con una tesi su Socrate e il concetto di ironia.
Kierkegaard sostiene che il singolo è chiamato a compiere delle scelte e questo gli crea
angoscia.

Si innamora di una ragazza molto giovane, molto bella, la famosissima regina Olsen e ci
mette circa tre anni per dichiararsi ed è ricambiato. Arriva per lui la scelta del matrimonio
e trovare collocazione nel mondo e proprio in questo momento non sceglie perché non
trova il coraggio e lascia regina Olsen, lei è distrutta e vuole suicidarsi ma rimangono in
contatto eppure non riesce a compiere questa scelta di normalità. Il padre gli lascia una
buona situazione economica e così si può permettere di viaggiare (entra in contato con gli
idealisti) e di scrivere diverse opere:

◆Aut Aut (1843)→ pubblicata come tutte le sue opere con degli pseudonimi, scritta da
Victor Eremita. Parla di due stili di vita, vita estetica e vita etica.

◆Timore e Tremore → parla della scelta religiosa e pubblicata con il nome di Johannes De
Silentio.

◆La malattia mortale è la disperazione → sotto il nome di Anti-Climacus.

Egli scrive per psudonimi perchè non vuole che le sue opere vengano viste come
autobiografiche e che raccontanocose personali ma piuttosto come una situazione che
riguarda chiunque e una possibilità connessa alla condizione umana.

AUT AUT

Kierkegaard mette al centro l’analisi dell’esistenza.

Etimologia esistenza: stare fuori dal tutto.

L’uomo è libero, e proprio perché è libero ha la libertà di fare scelte e all’uomo si


prospettano scelte alternative.

La scelta è la prova della libertà dell’uomo ma la scelta mi da l’orizzonte della mia


finitezza (non abbiamo tempo infinito e abbiamo l’incertezza che la scelta non vada a
buon fine), questo provoca infatti angoscia e senso di vertigine poiché dietro alla mia
scelta ci potrebbe essere il nulla o lo sbaglio. Questa angoscia è connessa alla condizione
dell’uomo. Egli considera tre tipi di scelta:

◆vita estetica → vita dell’esteta. Secondo Kierkegaard la vita incentrata è sul piacere dei

sensi e sul godimento istantaneo senza preoccupazioni per il futuro ed

è dunque incentrato sul presente. Non viene tenuto conto dei codici

morali e dell’indifferenza dei valori correnti, colui che vive alla giornata.

Il personaggio simbolo è il Don Giovanni dell’omonima opera di Mozart,

seduce un gran numero di donne cercando il godimento ma non

provando l’autentico amore per nessuna. E’ un seduttore intellettuale

che seduce con le parole, con l’intelligenza e con la finezza di spirito e il

piacere sta proprio nell’atto di sedurre. Si tratta di un esteta incapace di

instaurare un legame affettivo e quindi è condannato a ripetere uno

stesso copione. Egli gode nell’anticipazione e nella seduzione piuttosto

che al momento in cui è riuscito a sedurre, infatti viene preso dalla noia

che potrebbe portarlo alla disperazione o a compiere un’altra scelta.

◆vita etica → vita opposta alla vita estetica e quindi non c’è continuità tra queste due

vite. In opposizione è basato sul rispetto di determinati valori che sono

fedeltà nel matrimonio, laboriosità professionale, l'impegno nella vita civile.

Il personaggio simbolo di questa vita è il giudice Wilhelm o assessore

Guglielmo la cui esistenza è incentrata sui valori del matrimonio e della

famiglia ma anche sulla serietà professionale e sulla fedeltà allo stato a

differenza dell’esteta che vive nell’attimo e in un eterno presente in cui non

costruisce niente. Il giudice Wilhelm conferma in vari momenti della sua

esistenza la scelta iniziale che ha compiuto. Non teme la ripetizione ma

cerca la ripetizione per riattualizzare continuamente la sua scelta. La vita

etica si sviluppa in una dimensione di continuità in cui è presente sempre

una progettualità del futuro. Non è una vita frammentata ma tutti i momenti

sono collegati. Il problema è che se anche l’uomo sceglie questa vita etica

e compie il suo dovere nel pubblico e nel privato, tuttavia può accorgersi di

non riuscire a rispondere a determinate domande di senso e soprattutto si

rende conto di essere mancante nei confronti di Dio poiché il rischio della

vita etica è di diventare presuntuosi e di pensare di riuscire a fare tutto da

soli e a realizzarsi da soli. Davanti a Dio escono i limiti degli uomini poiché

ciò che non è possibile agli uomini è possibile a Dio. Questo senso di colpa

è risolvibile abbandonandosi a Dio e alla vita religiosa.

◆vita religiosa → per Kierkegaard la fede non è uno stato di tranquillità ma una

conseguenza di uno stato di inquietudine. La fede richiede da parte

dell’uomo un abbandonarsi completamente a Dio, un'estrema fiducia in

dio e quindi la fede non è un frutto di un ragionamento ma uno

scandalo, un paradosso perché presuppone sempre una rottura rispetto

alla vita normale e quotidiana, Dio richiede un amore assoluto. Il

personaggio simbolo della vita religiosa è Abramo, uomo che ha servito

Dio per 70 anni e non era riuscito ad avere un figlio dalla moglie Sara ma

poi quando sono rassegnati arriva Isacco. Per Abramo il figlio è l'inizio

del paradosso e dell’abisso in cui precipita e il momento in cui Abramo

può completamente abbandonarsi a Dio perché Dio chiede ad Abramo

di sacrificare il figlio. Abramo se avesse seguito la legge morale non lo

avrebbe ucciso ma di fronte alla richiesta di dio, la legge divina prevale;

Abramo non comprende il motivo di questa richiesta ma fidandosi si

abbandona a Dio. Nel momento però Dio ferma la mano di Abramo. La

fede di Abramo passa attraverso un gesto scandaloso come l’uccisione

del figlio e per questo la vita religiosa è un paradosso e un che di

personale che riguarda il singolo ovvero il rapporto che il singolo

instaura con Dio. La fede nasce anche dove c'è dolore e inquietudine.

Secondo Kierkegaard non è l’uomo che sceglie Dio ma è l’uomo che si

abbandona totalmente e che si fida di dio ad essere scelto da dio. La

fede è il momento in cui scelgo di essere scelto.

MALATTIA MORTALE

Esponiamo la differenza tra angoscia e disperazione:

◆angoscia: nasce dalla libertà ed è connessa proprio alla condizione umana. L’uomo
proprio perché è libero può scegliere ma l'incertezza della scelta crea angoscia. Ha
avuto inizio quando Adamo ed Eva hanno scelto di mangiare la mela venendo meno alla
legge di dio. L’angoscia riguarda il rapporto dell’io con il mondo.

◆disperazione: è definita la malattia mortale e si riferisce invece al rapporto che l’io ha


con se stesso, dunque l’uomo non accetta la sua condizione umana si sente finito cioè
limitato, insufficiente, non basta a se stesso e dunque viene colto dalla disperazione. La
disperazione nasce dal fatto che l’uomo vorrebbe essere altro e diverso da come è.
L’io si rende conto che non riesce a realizzare quello che vorrebbe e quindi l’uomo è colto
dalla disperazione. L’unica via d’uscita dalla disperazione è la fede poiché a Dio tutto
è possibile.

Destra e Sinistra Hegeliana


La filosofia hegeliana domina la scena della prima metà del 1800 e si tratta di una filosofia
complessa di cui si sono date interpretazioni diverse.

I movimenti che nascono sono:

destra hegeliana → conservatori esponenti sono definiti vecchi hegeliani.

sinistra hegeliana →indirizzo più progressista e innovativo e gli esponenti vengono


chiamati i giovani hegeliani.

Queste due scuole di pensiero partono dalla frase più nota di Hegel “tutto ciò che è reale
è razionale e tutto ciò che è razionale è reale”.
◆La destra la interpreta proprio come Hegel e sosteneva proprio che tutto ciò che è

razionale è giustificabile. Si tratta di una destra conservatrice e si tratta di una realtà del

protestantesimo della monarchia prussiana. La sintesi permette di conservare e di

eliminare la contrapposizione tra tesi e antitesi. Riflettono sul sistema e sullo spirito e

tendono a interpretare questo spirito come spirito divino quasi come un dio persona.
-Hegel parlava di una ragione sovra-personale ma non di un dio persona.

-Hegel parlava dell’umanità mentre la destra hegeliana sostiene invece la mortalità

dell’anima

-Hegel diceva che solo la filosofia poteva cogliere l’assoluto ma la destra hegeliana

pone l’accento sulla religione che può cogliere lo spirito divino e di renderlo chiaro al

popolo e alle masse. La filosofia tratta degli stessi argomenti di cui tratta alla fine la

religione che però riesce a cogliere l’assoluto in modo più chiaro per poi trasmetterlo

alle masse.

◆La sinistra hegeliana di cui ricordiamo Feuerbach che ritiene che la razionalità non sia

qualcosa che faccia già parte della realtà ma è qualcosa che si deve realizzare e dunque

la realtà non va accettata così com’è ma la realtà deve essere criticata. Dunque la

filosofia non è la nottola di Minerva che prende atto della razionalità della realtà ma deve

conoscere la realtà per migliorarla e cambiarla ma realizzare la razionalità della realtà.

Spirito diventa sinonimo di coscienza umana e capacità di riflettere degli uomini.

La religione rimane comunque uno strumento inadeguato per conoscere la realtà perché

è irrazionale. La priorità è della filosofia come aveva sostenuto anche Hegel.

Feuerbach
E’ un autore famoso per l’opera intitolata L’essenza del cristianesimo che rappresenta una
svolta e una posizione nuova rispetto ad Hegel. Egli prende le distanze da Hegel
(idealismo) e si afferma il materialismo. In quest’opera Feuerbach sostiene che Hegel ha
frainteso tutto “ha messo il mondo a camminare sulla testa, a me tocca il compito di farlo
camminare sui piedi”.

Secondo Feuerbach, Hegel ha messo prima l'idea e poi la natura invece prima ci sono le
cose e poi l’idea delle cose. Hegel ha anteposto l’astratto al concreto e tutto ciò si
accompagna a una serie di affermazioni di forte impatto come l’uomo è io che mangia,
l’uomo è carne e sangue: secondo Feuerbach per fare filosofia bisogna avere lo stomaco
pieno e soprattutto prima c’è l'aspetto materiale e poi si forma la coscienza.

Questa critica di rovesciamento dei rapporti possiamo estenderlo alla religione perché la
religione dice che dio ha creato l’uomo invece Feuerbach sostiene che dio è una
creazione dell'uomo (primo ateo moderno). Secondo egli le religioni sono antropologie
capovolte, dunque la filosofia deve diventare sempre di più antropologia cioè conoscere
l’uomo. Gli uomini devono capire gli uomini per comprendere le religioni perché esse
nascono da una forma di alienazione dell’uomo e l’uomo ha gettato fuori di sé una parte
di sé non ha più riconosciuto più quella parte come sua e lo ha iniziato a venerare come
un dio nonostante esso sia una produzione e si è sottomesso a esso.

L’uomo ha qualità, desideri e paure e le ha proiettate fuori di sé:

◆qualità: buono, ama i figli i propri genitori e dio è amore assoluto.

◆desideri: desiderio di potenza di conoscere ogni cosa infatti dio è onnipotente e


onnisciente

◆paure: paura della morte e dio ha vinto la morte è risorto.

Secondo Feuerbach l’ateismo è una sorta di dovere morale poiché uomini devono
uscire dalla loro miseria ed appropriarsi di quelle qualità che hanno attribuito a dio. Per
questo la filosofia di Feuerbach oltre ad essere materialista viene definita una sorta di
umanesimo.

Bisogna studiare l’uomo che vive nella natura e vive nel mondo e vive calato nella realtà e
studiare l’uomo che ha bisogno degli altri cioè l’io che si rapporta al tu e proprio
rapportandosi ad un tu prende coscienza di sé. → in Hegel troviamo la lotta e qui si
riscopre l’altro.

Marx
Nasce a Treviri da una famiglia ebrea, il padre è un brillante avvocato e per fare carriera
preferisce rinnegare l'ebraismo e convertirsi al protestantesimo. Marx si iscrive alla facoltà
di giurisprudenza a Bonn poi a Berlino e qui entra in contatto con i giovani hegeliani e ha
anche l'occasione di studiare il pensiero di Hegel. Egli decide allora di passare alla facoltà
di filosofia e si laurea Jena con una tesi sulla differenza tra la filosofia della natura in
Democrito e quella in Epicuro. Qui diventa anche critico nei confronti della filosofia di
Hegel e ateo. Proprio a causa di questa scelta dell’ateismo, Marx rinuncia al progetto di
una carriera universitaria perché lo stato prussiano è molto conservatore e per questo si
dedica al giornalismo politico e scrive per la gazzetta renana. Quando il giornale viene
chiuso si trasferisce a Parigi e nel frattempo si è sposato con Jenny Von Westphalen,
compagna di tutta la vita. Il matrimonio fu osteggiato dalla famiglia di lei che era nobile. A
Parigi nel 1884 pubblica un unico numero degli annali franco tedeschi che segnano il
passaggio di Marx al socialismo. A Parigi incontra personalità note come Bakunin,
Proudhon e soprattutto conosce Engels con il quale stringe una forte amicizia. Nel 1884
scrive i manoscritti economici filosofici. A causa di pressioni proveniente dal governo
prussiano viene espulso dalla Francia e si rifugia a Bruxelles e qui viene raggiunto
dall’amico Engels, sono gli anni in cui Marx matura la presa di distanza da Hegel e
Feuerbach e infatti scrive l’ideologia tedesca e le tesi su Feuerbach.

Nel 1848 scrive il manifesto del partito comunista, anno dei moti e al termine di essi
decide di trasferirsi a Londra dopo qualche tentativo inutile di ritorno in Germania.

Ricordiamo la fondazione della prima internazionale nel 1864 e in questo periodo


londinese Marx fa meno pubblicazioni perché deve mantenere la famiglia e arriva a fare
anche il custode al British museum. 2 figlie muoiono di malnutrizione e 1 di tubercolosi.
Nel 1867 viene pubblicato il primo capitolo del Il Capitale e gli altri verranno pubblicati
postumi da Engels.

le caratteristiche del marxismo

◆irriducibilità ad una dimensione puramente filosofica → nel suo pensiero è presente

sociologia, economia e filosofia e quindi si tratta di un'analisi globale della società e

della storia.

◆legale con la prassi → combinare teoria e prassi e l’obiettivo è di cambiare la realtà

nell’ottica di una maggiore razionalità e dunque si tratta di una filosofia rivoluzionaria.

Marx contrappone alla nottola di Minerva l'immagine del gallo cioè il filosofo deve
guidare il cambiamento.

◆critica alla società borghese e all’economia borghese → Nell’ottocento avviene il trionfo

della borghesia e Marx riconosce alla borghesia grandi meriti come quello di essere

riuscita a smantellare l'ancien régime con la rivoluzione francese, la borghesia però

dopo si è trasformata da classe rivoluzionaria è diventata una classe conservatrice e ha

finito con il perseguire gli interessi economici privati ed egoistici a scapito della

collettività. La società borghese si basa sullo sfruttamento dell'uomo, l'uomo sfrutta gli

altri uomini, gli operai e la natura per il proprio profitto.

◆filosofia materialista → la storia è fatta di uomini e a muovere la storia sono i rapporti

di produzione. La storia non è la manifestazione della ragione (Hegel) dove tutto è

importante e non il singolo ma la storia è fatta di uomini.

presa di distanza da Hegel

Le critiche di Marx nei confronti di Hegel:

◆misticismo logico→ Marx accusa Hegel di ciò. Questa accusa riguarda la realtà che è
manifestazione dello spirito e della ragione e Marx sostiene che affermando ciò Hegel ha
spiegato ogni aspetto e idolatra la storia lo stato, ingresso di dio nel mondo.

◆capovolgimento dei rapporti tra le cose → Hegel è partito dall’astratto e non dal
concreto. Non è partito dai singoli uomini ma dallo spirito che si manifesta nella realtà.
Parlando di stato sostiene che prima ci sia lo stato e i cittadini hanno senso solo perché
fanno parte dello stato.

Marx riconosce dei meriti ad Hegel come la dialettica, strumento importante per
comprendere la realtà. Marx sostiene che la storia abbia un andamento dialettico ma non
in tutto è presente tesi antitesi e sintesi soprattutto nella storia non è possibile superare la
contraddizione.

Un'opera molto importante per comprendere il pensiero politico sono gli annali franco
tedeschi. Marx muove una critica alla società borghese e segna il passaggio di Marx dal
liberalismo al socialismo.

Riprendendo la distinzione di Hegel di società civile e di stato, Marx afferma che la vita
dell’uomo moderno è caratterizzata da una scissione tra lo stato e la società civile
perché dice “tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge” ma questa è solo un
uguaglianza formale perché l’uguaglianza dei diritti non corrisponde a un’uguaglianza
economica nella società civile e dunque l’uomo è vittima di disuguaglianze

es operaio e proprietario, tra chi ha un lavoro e chi è costretto a migrare. Marx per parlare
di questa scissione usa l’espressione “l’uomo è scisso tra cielo e terra”.
Gli individui tutti diseguali nella società civile si consolano di essere uguali di fronte allo
stato ma questa è un'illusione perché lo stato riconosce i diritti individuali e non collettivi
e soprattutto si tratta di uno stato che si basa sulla proprietà privata. Marx ha in mente
una democrazia sostanziale e questo avverrà quando verrà abolita la proprietà privata
dei mezzi di produzione. Il mondo del privato del soggetto atomizzato che pensa solo a
se stesso al proprio profitto che schiaccia l’altro.

Questo non accadeva ai tempi della polis dell'antica Grecia perché la dimensione
collettiva era forte.

L’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione può avvenire solo con la
rivoluzione grazie al proletariato. Non basta l’emancipazione politica ma anche
l'emancipazione umana che si basi su un’uguaglianza sostanziale.

MANOSCRITTI ECONOMICI FILOSOFICI

Nei manoscritti economici filosofici del 1844 è presente il tema dell'alienazione.

Critica al concetto di alienazione utilizzato da Feuerbach ma per certi aspetti inizia una
critica nei confronti degli economisti classici come Smith poiché secondo Marx la logica
interna di sviluppo del capitalismo è lontana dall'essere un quadro di composizione
armonica dei conflitti, Smith sosteneva che ci fosse una mano invisibile nel mercato che
regola tutto e quindi se ognuno sceglie per il proprio profitto questo porta ad un
vantaggio per tutti.

Il capitalismo quindi tende invece a espandersi sempre e a acquisire maggiori profitti,


tende a diventare un capitalismo monopolistico mentre gli operai e la manodopera è
costretta ad accettare le condizioni sempre più pesanti di lavoro e peggiorano anche
condizioni salariali e le modalità del lavoro, l'operaio produce ma non può godere del
prodotto del suo lavoro perché non è suo ma del capitalista, da qui prende avvio l’analisi
dell’alienazione del proletariato.

Il termine alienazione deriva da Hegel con cui indicava un momento dello sviluppo dello
spirito e dell’idea. Questa è in sé ma poi si aliena esce fuori di sé e si oggettiva in
qualcos’altro. La natura si riappropria di sé arricchita nello spirito.

Il momento necessario a cui segue poi la filosofia dello spirito in cui la natura si conosce
arricchita, si tratta dunque sia di aspetto positivo che negativo.

◆In Feuerbach si tratta invece di qualcosa di puramente negativo, si identifica con la


condizione dell’uomo che alienandosi si sottomette ad una potenza estranea e ad un dio
estraniandosi dalla propria realtà e dunque l’alienazione nasce dal fatto che l’uomo è
insoddisfatto e si proietta in altro perché pensa che quello che non riesce a realizzare su
questa terra lo possa realizzare immaginando un mondo soprannaturale.
◆Per Marx bisogna fare un passo avanti e considerare il contesto nel quale l’uomo vive.
L’uomo si aliena perché si sente lacerato e questa lacerazione dipende dal sistema
capitalistico nel quale l’operaio è costretto a vivere e lavorare e perde così la sua
umanità , dà quattro definizioni di alienazione:

-il lavoratore è alienato rispetto al prodotto della sua attività perché usa la sua forza lavoro
per produrre un oggetto che non gli appartiene, quindi mette parte di sé e delle sue
capacità nel prodotto del suo lavoro ma questo alla fine non è suo. E’ come se perdesse
una parte di sé

-il lavoratore è alienato rispetto alla sua attività perché lavora e produce per fini estranei e
per il profitto degli altri e quindi l'operaio arriva ad odiare il lavoro che in realtà dovrebbe
amare. non riesce ad avere un vero e proprio controllo del suo lavoro

-l’uomo è alienato rispetto alla sua essenza di essere umano, non svolge infatti un lavoro
libero creativo perché svolge un lavoro ripetitivo e forzato

-il lavoratore è alienato rispetto al prossimo e in generale i rapporti nelle fabbriche tra gli
operai sono conflittuali e di diffidenza. L’uomo privato della sua essenza sociale ed il suo
sapersi rapportare agli altri. Reificazione dei rapporti quando il datore di lavoro considera
l’operaio una cosa.

La causa sta nella proprietà privata dei mezzi di produzione, nelle mani di pochi e i
capitalisti considerano gli operai strumenti e cose. La disalienazione è possibile
eliminando la proprietà privata dei mezzi di produzione e l'uomo può ritrovare se stesso
solo in una società comunista.

In Hegel il lavoro ha un carattere formativo (servo-padrone) e l’uomo finiva per realizzare


se stesso nel lavoro. Invece nel sistema capitalistico tutto questo non è possibile perché
anche se l'uomo mette qualcosa di sé nel lavoro, poi questo prodotto non gli appartiene e
anzi gli viene tolto per essere venduto sul mercato. Le attività lavorative in Marx perde il
suo carattere formativo ma diventa solo un mezzo per sopravvivere.

LE TESI SU FEUERBACH

E’ l’opera che segna la rottura tra Marx e Feuerbach. Già nell’opera la sacra famiglia
prende le distanze dalla sinistra hegeliana.

Le critiche che Marx rivolge riguardano sia la sua visione della storia che la sua
concezione della sua religione.

Marx riconosce a Feuerbach un grande merito, che è quello di aver fatto camminare gli
uomini con i piedi a terra e dunque il materialismo (prima realtà e poi c’è lo spirito, prima
reale e poi ideale).

◆Però nella riflessione di Feuerbach c’è un limite soprattutto nella concezione della
storia. La storia è fatta dai singoli uomini ma quando parla dell’uomo ne ha parlato in una
dimensione a-storica ma gli individui vanno calati nella dimensione storica in cui vivono
e nella società, parlando così degli uomini in generale.

Marx utilizza i pensieri di Hegel da cui riprende lo storicismo per correggere il


materialismo storico di Feuerbach e utilizza il materialismo di Feuerbach per correggere la
filosofia della troia di Hegel tutta incentrata sulla ragione, in questi modo Marx arriva al
materialismo storico.

Dal punto di vista dell’analisi religiosa anche Marx parla di alienazione religiosa, Dio è
prodotto dagli uomini ma anche qua a differenza di Feuerbach non parla di uomo a-
storico e asociale. Per Marx la religione è antropologia capovolta, ma deve essere
contestualizzata in una dimensione storica.

es. calvinismo nasce in Svizzera e gli uomini nascono predestinati, o dannati o beati.

In Marx si afferma l'idea che la religione è l’oppio dei popoli, ovvero la religione dice ad
ognuno ciò che vuole sentirsi dire (consolazione). La religione è una consolazione che
impedisce all’uomo l’azione e dunque l’uomo deve liberarsi di essa.

Marx sostiene che l’alienazione (religione) è un effetto dell’economia cioè l’uomo sfruttato
dal punto di vista lavorativo trova una soddisfazione nella religione.

◆Il secondo errore che ha commesso Feuerbach è che non basta dire che l’uomo ha
creato dio quindi non dobbiamo studiare l’uomo astratto, ma l’uomo nel concreto nei
suoi rapporti economici e sociali e dunque così la filosofia può diventare prassi.

IDEOLOGIA TEDESCA

La critica a Feuerbach segna il passaggio di Marx al materialismo storico. Il testo in cui si


attua questo passaggio è l’ideologia tedesca. Ideologia per Marx vuol dire una falsa
rappresentazione della realtà, come quella dell'idealismo.

Infatti Marx sviluppa una critica implicita a Hegel, poiché egli è partito dall'astratto e non
dal concreto dunque la storia è fatta dagli uomini e non dello spirito che si manifesta nella
storia, inoltre ha giustificato l’ordine esistente delle cose e legittimato uno stato di cose
senza volerle cambiare.

Per Marx per combattere l’ideologia bisogna invece presentare un quadro oggettivo delle
forze motrici della storia e per Marx la storia è il percorso che l’umanità ha fatto per
evolversi e sopravvivere, cioè un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno-
soddisfacimento. Gli uomini hanno sempre avuto dei bisogni e hanno cercato di
soddisfare con il lavoro questi bisogni e quindi gli uomini sono riusciti a sopravvivere. La
differenza tra uomini e animali è che gli uomini al momento del bisogno sanno produrre i
mezzi di sussistenza.

Alla base della storia non c'è nulla di spirituale ma il lavoro e i rapporti economici e
sociali, il modo in cui gli uomini hanno risolto il problema della sopravvivenza ha
dato luogo a società molto diverse.

Distingue tra:

◆forze di produzione → forza lavoro, mezzi di produzione, le conoscenze per utilizzare i


mezzi di produzione.

◆rapporti di produzione → rapporti che si instaurano tra gli uomini nel corso della
produzione che regolano l’impiego dei mezzi di produzione e la ripartizione di ciò che si
produce.

L’insieme di forze e rapporti di produzione rappresentano la base economica della


storia e lo scheletro economico della società che Marx chiama struttura. Sulla
struttura si eleva una sovrastruttura giuridica, religiosa, politica e culturale. E’ il modo di
produzione della vita materiale che condiziona il processo spirituale sociale e culturale
della vita.

“non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere ma è al contrario il loro
essere sociale che determina la coscienza”.

IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA

Marx affronta il discorso del ruolo della borghesia, della lotta di classe, prende le distanze
dalle teorie socialiste che lo avevano preceduto (socialismo utopistico) e parla della
rivoluzione del proletariato.

La parola manifesto per tutto il 700’ ha avuto un significato diverso perché era un termine
che apparteneva al linguaggio diplomatico in cui venivano inseriti i motivi dell'entrata in
guerra di un paese. Durante la rivoluzione francese il manifesto degli eguali e il termine
manifesto assumono il significato di documento che contiene un programma politico che
vuole essere reso noto.

“Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro del comunismo” si tratta dell’inizio del
manifesto pubblicato nel 1948, anno in cui il proletariato partecipa ai moti per la prima
volta a fianco alla borghesia e il proletariato assume coscienza di classe. Marx sostiene
che si sta affermando una nuova forza politica cioè il proletariato.

“il papa e lo zar lo temono” perché il papa teme il comunismo perché quest'ultimo è ateo
mentre lo Zar lo teme perché è simbolo di potere assoluto.

Nel primo capitolo affronta ruolo borghesia e ruolo del proletariato.

«La storia di ogni società finora esistita è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e
plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve oppressori
e oppressi sono stati continuamente in contrasto ed hanno condotto una lotta ininterrotta,
a volte latente a volte palese; una lotta finita o con una trasformazione rivoluzionaria di
tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. La società moderna, sorta dal
tramonto di quella feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi: ha soltanto
sostituito, alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di
lotta».

La storia da sempre è stata lotta di classe da cui deriva rivoluzione straordinaria da parte
degli oppressi nei confronti degli oppressori oppure comune rovina di tutte e due le classi.
Le forze di produzione sono incarnate in classi e i rapporti di produzione sono altre classi.
La borghesia è emersa come classe già dalla scoperta dell’America, ha intensificato i
traffici commerciali e le capacità produttive e soprattutto ha avuto il ruolo di far saltare
l'ancien régime e i retaggi feudali, poiché rappresentavano per lei una gabbia per la sua
ascesa e per il suo sviluppo. Per questo ha dato via alla rivoluzione francese per
combattere il feudalesimo.

Con lo sviluppo della borghesia si è sviluppato anche il proletariato. La borghesia ha


evocato una forza come quella del proletariato proprio come fa uno stregone però poi
non è riuscito a dominare questa classe perché essendo oppressa dalla borghesia è
diventata anche antagonista. Si tratta anche la classe che non poteva fare a meno di
mettere in atto una lotta di classe con la borghesia, in questo caso si tratta di una
rivoluzione che segnerà la fine del capitalismo e l'inizio del comunismo.

La forza lavoro possiamo chiamarla in modi diversi a seconda del periodo storico che
analizziamo. Tra la rivoluzione americana e la rivoluzione francese, la borghesia
rappresenta la forza di produzione. I rapporti di produzione nell’epoca antica erano i nobili
e i proprietari terrieri. Nel periodo che precede la rivoluzione francese è rappresentato
sempre dai nobili ma che vogliono mantenere dei privilegi e soprattutto il privilegio di non
pagare le tasse.

La forza lavoro cresce però nella sua crescita le forze lavoro si sentono frenate dai
rapporti di produzione; le forze di produzione cambiano mentre i rapporti di produzione
vogliono essere statici e dunque si crea una contraddizione tra le forze di produzione che
cambiano e i rapporti di produzione che rimangono uguali e da qui si crea la lotta.
La borghesia rappresenta il nuovo cioè la forza lavoro che vuole evolversi mentre i nobili
rappresentano il vecchio cioè i rapporti di produzione che vogliono mantenere uno stato
di cose dunque di certa contraddizione e una conseguente lotta di classe.

Con la rivoluzione francese la borghesia ha messo fine ai retaggi feudali ma a sua volta è
diventata classe conservatrice che opprime gli operai poiché detiene i mezzi di
produzione. Queste sono le premesse per il ribaltamento dello stato attuale.

Il proletariato non diventerà una classe reazionaria perché rappresentano la maggioranza.


Il proletariato ha condotto male le sue lotte (luddismo) non riuscendo a stravolgere e
ribaltare la società. Il motto di Marx è "proletari di tutto il mondo unitevi”.

Marx pensava alla dittatura della maggioranza e alla società comunista e afferma “ognuno
secondo le sue capacità, ognuno secondo i suoi bisogni" , infatti in una società
comunista ognuno deve fare secondo le sue capacità però non ci sarà disparità di
trattamento e inoltre ognuno riceve secondo il proprio bisogno.

La critica di Marx afferma che il socialismo utopico non aveva compreso che bisogna
sovvertire la base economica ed eliminare il capitalismo. Dunque abolire la proprietà
privata dei mezzi di produzione per essere tutti uguali. Inoltre critica che il socialismo
credeva che le cose si potessero cambiare in modo pacifico, invece Marx credeva nella
rivoluzione e nella lotta di classe.

HEGEL VS SCHOP PESSIMISMO

SCHOP VS MARX MONDO REALT O ILL

RELIGIONE IN KIE SCHOP MARX HEG

LAVORO E ALIENAZIONE HEG VS MARX

SCHOP E KIER SONO CONSIDERAIT ANTIHEG PERHCHE ANCHE SE DIVERSI

KIER VS HEG CONCEZIONE STATO

FILO HEG VS MARX

GALLO DI MARX VS NOTTOLA DI HEGEL

ARTE IN SCH HEG SCHOP

ANGOSCIA VS DISP IN KIE

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