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CATTEDRA DI TEORIE E TECNICHE DELLA MEDIAZIONE: PROF.

SSA ILENIA MARINELLI

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI


URBINO “CARLO BO”

LE TRE FASI DELLA MEDIAZIONE


FAMILIARE

Dott.ssa Cecilia Lombardini


Psicologa – Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
PRIMA FASE: L’ALTRO COME INTERLOCUTORE

OBIETTIVO:
Definizione condivisa dell’AREA DEL RAPPORTO e delle CONDIZIONI
DELLA SEPARAZIONE sulla quale i partecipanti intendono
CONFRONTARSI, NEGOZIARE e RAGGIUNGERE ACCORDI
SODDISFACENTI

Ciò che però rende possibile il raggiungimento di un tale obiettivo è il


«riconoscimento dell’altro come interlocutore»
PRIMA FASE: L’ALTRO COME INTERLOCUTORE

´ Condizione necessaria e sufficiente all’avvio di un percorso di mediazione,


è la possibilità di accettare l’incontro con l’altro (ex partner) in un terreno
neutrale e regolato da precise condizioni e limiti

´ Il «riconoscimento dell’altro come interlocutore» non può esser data per


acquisita semplicemente in seguito all’accettazione di un incontro
congiunto

´ Il possibile reciproco riconoscimento di una posizione di interlocutore viene


testato dunque attraverso la definizione delle posizioni, intesa questa come
l’insieme di tre elementi che guideranno il lavoro del mediatore

à 1. Richieste e Rifiuti
à 2. Posizione del mediatore e del Setting
à 3. Definizione rispetto ai contesti terzi
1. Richieste e rifiuti

Il lavoro di mediazione comporta, come primo elemento dell’incontro


congiunto con entrambi i partner, la necessità che vengano chiarite le
RICHIESTE che ognuno dei due intende fare all’altro e che, al tempo stesso, si
ottenga un chiarimento rispetto ai RIFIUTI che ciascuno oppone alle istanze
dell’altro; il contenuto di suddette richieste e rifiuti riguarda generalmente
l’Area Genitoriale


E’ della massima importanza che il processo di mediazione si avii dall’inizio con
una Prospettiva di Tipo Negoziale, al fine di evitare possibili fraintendimenti sul
senso dell’esperienza di mediazione e su aspettative diverse che possono
essere sottese.
2. Posizione del Mediatore e del Setting

Presentazione da parte del mediatore delle Regole Contestuali già


sommariamente enunciate nel corso dei contatti preliminari( regole della
volontarietà, della neutralità, della necessaria presenza di un obiettivo
concreto e verificabile, dell’indipendenza dal contesto giudiziario) e sua
attenzione allo stabilirsi di una Dinamica Interattiva all’interno della quale
condividere obiettivi ed aspettative compatibili con le regole
3. Definizione rispetto ai contesti terzi

´ Compito del mediatore sarà quello di specificare l’Indipendenza e la


Separatezza della mediazione familiare da ambiti del contesto giudiziario
( indisponibilità del contesto di mediazione a fornire informazioni,
valutazioni, giudizi al contesto giudiziario nelle sue varie forma di
articolazione, ivi comprese quelle delle attività di tipo peritale)
´ La mediazione non si pone in contrasto con altri ambiti di trattamento
contemporaneamente o precedentemente attivati ( ad esempio
psicoterapie)
´ Mediazione come spazio specificatamente negoziale riservato in forma
esclusiva ai titolari della negoziazione nella separazione, in quanto titolari
della decisione di iniziare il rapporto e di concluderlo, nonché titolari della
competenza genitoriale.
PRIMA FASE: L’ALTRO COME INTERLOCUTORE

Le Dinamiche Interattive
Si tratta di dinamiche attraverso le quali i partecipanti portano all’interno del contesto di mediazione la loro
modalità di gestione del conflittualità e propongono al mediatore «nodi» relazionali strettamente legati a
quelle modalità, che si pongono come possibili ostacoli alla definizione di un’area su cui ricercare accordi e
all’impedimento di riconoscere l’altro come interlocutore.

SILENZIO E DELEGA LITIGIO ED ESCALATION STRUMENTALIZZAZIONE


Modalità caratterizzata Rappresentata Modalità che tende ad
dall’estrema difficoltà del dall’emergere della identificare nel terzo, un
confronto diretto tra conflittualità diretta tra gli ex possibile alleato, un
partner, dal tentativo di partner, che può arrivare a elemento da porre come
bloccare o minimizzare ogni configurarsi come vera e ulteriore rinforzo di quegli
espressione diretta del propria escalation dalla schieramenti contrapposti
disaccordo ed ogni quale il mediatore può tipici della modalità di
manifestazione che essere completamente gestione del conflitto
comporti l’emergere di tagliato fuori e posto in una centrata sullo Spostamento
aspetti emotivi posizione di osservatore, (amico/nemico,
neutrale si, ma del tutto buono/cattivo)
inefficace
PRIMA FASE: L’ALTRO COME INTERLOCUTORE

La conduzione della Prima Fase e le tecniche

Si tratta di una fase nella quale il mediatore mantiene una certa quota di direttività, rivolta
soprattutto alla presentazione ed al mantenimento delle caratteristiche contestuali, alla
sollecitazione o al contenimento delle dinamiche interattive, al perseguimento
dell’obiettivo pragmatico e alla verifica dell’ulteriore percorribilità della mediazione


Il mediatore è quindi da un lato garante del costituirsi dello spazio di mediazione in un
modo conforme alle caratteristiche proposte nella fase preliminare, dall’altro colui che
mantiene il controllo del raggiungimento degli obiettivi e che quindi propone la scansione
temporale degli incontri ed il passaggio alla fase successiva.
1. Il ruolo del mediatore: esplicitazione,
facilitazione, garanzia

´ Funzione di esplicitazione: è legata alla necessità del chiarimento delle richieste, delle
aspettative e dei rifiuti di ciascuno dei partecipanti e si manifesterà attraverso
l’interazione del mediatore con ognuno dei due ex partner, nel tentativo di giungere ad
ottenere dichiarazioni il più possibile chiare e funzionali ad essere poste a confronto tra
di loro in vista di un possibile accordo
´ Facilitazione: il mediatore facilita l’interazione diretta tra i partecipanti, sia attraverso
l’implicito o esplicito «permesso» all’intervento dell’uno sull’altro, sia con richieste dirette
di commento, sia con la sollecitazione nel caso di una difficoltà nello stabilirsi degli
scambi interattivi
´ Garanzia: il mediatore si pone come «garante» del mantenimento delle caratteristiche e
delle regole contestuali, con l’obiettivo di assicurare ad entrambi i partner la garanzia
del rispetto delle loro condizioni di partecipazione alla mediazione, del costituirsi di uno
spazio che non consenta tentativi di sopraffazione, della possibilità di interruzione del
percorso in qualunque momento senza che questo comporti alcun tipo di danno
2. Il sostegno ed il rinforzo delle competenze

La competenza da tutelare nella prima fase della mediazione è quella puramente


decisionale, legata alla libera scelta delle persone di attivare uno spazio con
determinate caratteristiche, di verificare da subito la corrispondenza di quello stesso
spazio con le proprie aspettative ed i propri bisogni e, quindi, di decidere la
prosecuzione o l’interruzione dell’esperienza di mediazione.


Il compito del mediatore nei confronti del riconoscimento e della tutela delle
competenze è soprattutto quello di garante del contesto e di convinto, coerente,
fiducioso testimone dell’esercizio e dell’esplorazione delle capacità decisionali ed
interattive dei partecipanti.
3. Durata e conclusione della prima fase

La conclusione della prima fase può esser riferita al raggiungimento degli


obiettivi posti come premessa (possibilità di definire in modo concorde
un’area della complessiva gestione della separazione e la connessa possibilità
di riconoscere l’altro come interlocutore), oppure alla constatazione
dell’impossibilità di individuare un terreno comune e di darsi un minimo credito
di interlocutorietà.
E’ necessario che il perseguimento degli obiettivi suddetti preveda un tempo
limitato di esplorazione e di verifica: perciò la prima fase prevede una durata
minima di un incontro congiunto ed una massima di tre.
SECONDA FASE: L’ALTRO COME NEGOZIATORE

OBIETTIVO:
Prima formulazione di un accordo sull’area prescelta (quasi sempre quella
della genitorialità) attraverso la Dimensione Negoziale che si pone al centro di
tutto il lavoro di mediazione e che si fonda sulla contemporanea presenza
dell’Accordo Pragmatico (inteso come «bussola» del percorso) e di una
Qualità Relazionale progressivamente emergente, fatta di riconoscimenti
dell’altro come negoziatore
SECONDA FASE: L’ALTRO COME NEGOZIATORE

Tra gli aspetti caratteristici di questa fase, vi sono le Dinamiche Interattive che vengono attivate
dalla ricerca della dimensione negoziale e che possono ostacolare o favorire lo sviluppo della
negoziazione stessa

DIMENSIONE GENITORIALE DIMENSIONE CONIUGALE


Mantenimento di una genitorialità Permanere di una quota di capacità
condivisa che presuppone capacità negoziale tra ex coniugi che si
collegate al superamento evolutivo realizza attraverso la possibilità di dirsi
dei vissuti negativi della separazione delle cose, di operare dei
ed al progressivo instaurarsi di riconoscimenti e delle restituzioni
modalità di gestione che considerino anche relativi alla vicenda del
la possibilità di rappresentarsi rapporto di coppia
scenari futuri ed i bisogni evolutivi dei
figli
SECONDA FASE: L’ALTRO COME NEGOZIATORE

Questa fase, ponendosi come più propriamente negoziale, è quindi quella maggiormente impegnata
nella ricerca di un equilibrio tra Aspetti Genitoriali ed Aspetti Coniugali; le diverse vicende nella ricerca
di questo equilibrio determinano Configurazioni Interattive con le quali il mediatore si confronta e che
possono rappresentare elementi di ostacolo per lo stabilirsi di uno spazio negoziale.

«TROPPO COPPIA» «TROPPO FIGLIO» «IL TERZO»


Tipo di situazione Situazione caratterizzata
caratterizzata dalla dalla totale impossibilità di Attribuzione al mediatore di
preponderante presenza allargare i contenuti del funzioni che vanno oltre quelle di
di contenuti relativi al dialogo a temi che si guida e garante delle premesse;
rapporto di coppia, alla discostino dall’area questo è un meccanismo
sua storia, ai vissuti di genitoriale; prevalgono e particolarmente potente in
delusione o di rabbia, alle dominano le preoccupazioni quanto sostenuto da aspettative
accuse reciproche legate di tipo genitoriale ( il discorso quasi magiche di soluzione di un
alla coniugalità rimane bloccato sul cosa problema, che comportano un
dire ai figli) altrettanto forte senso di
delusione in caso di fallimento,
avvertito come rifiuto del terzo
SECONDA FASE: L’ALTRO COME NEGOZIATORE

Compito del mediatore in questa fase sarà quello di richiamare periodicamente gli ex
coniugi all’obiettivo dell’accordo pragmatico o di incentivare maggiormente gli scambi
interattivi, nella ricerca di quell’equilibrio che rappresenta la condizione per il superamento di
questa fase e l’avvio a quella successiva.

Attenzione però a TRAPPOLE e INSIDIE

´ Il mantenersi del confronto su un piano di eccessiva pragmaticità, non consente né un


minimo allargamento dei contenuti affrontati né la trattazione di aspetti qualitativi

´ Quando si instaura un contesto caratterizzato dalla disponibilità al dialogo col partner, i


rischi sono legati alla persistenza di bisogni diversi e contrastanti in ognuno dei due partner,
non espressi bensì agiti attraverso il mantenimento di uno spazio di incontro con funzioni
prevalentemente rassicuranti rispetto a immagini di sé e dell’altro, connesse con la
separazione
SECONDA FASE: L’ALTRO COME NEGOZIATORE

CONDUZIONE E TECNICHE

Il mediatore dovrà favorire e guidare l’interazione tra i due partecipanti senza peraltro
introdurre contenuti propri, inoltre dovrà tenere presente il necessario equilibrio tra la
dimensione genitoriale e quella coniugale

↓ ↓
Offrendo uno spazio di Favorendo l’emergere di
rappresentazione ai bisogni dei espressioni emotive e
figli riconoscimenti legati alle vicende
del rapporto di coppia
SECONDA FASE: L’ALTRO COME NEGOZIATORE

SBILANCIAMENTI TRADUZIONI
Sono sbilanciamenti operati dal Si tratta per il mediatore di tradurre
mediatore verso l’uno e verso l’altro affermazioni stentate o confuse da
partner che comportano attenzione parte degli ex coniugi
empatica ed il tentativo di
comprensione


Determinano un progressivo
arricchimento dello spazio interattivo tutto ciò aumenta la disponibilità di
ma senza violare una sostanziale contenuti come base per il
condizione di neutralità; inoltre negoziato ed allenta gli aspetti
consentono ai protagonisti di conoscere difensivi quali il rancore silenzioso o le
meglio le proprie posizioni e di avvertire esplosioni rabbiose, consentendo
un senso di fiducia nelle proprie anche un migliore ascolto delle
possibilità di gestire una negoziazione posizioni dell’altro
con l’altro
SECONDA FASE: L’ALTRO COME NEGOZIATORE

RAPPRESENTAZIONE DEL FIGLIO RICONOSCIMENTI ED EMOZIONI


Per il mediatore si presenta la La possibilità che in un contesto di
necessità di «prestare la voce» al incontro protetto si attivino
figlio, sia in senso generale quale interazioni che informano ognuno
esperto di psicologia dello sviluppo, dei due partecipanti sui vissuti
sia rispetto a quella particolare dell’altro rispetto alla vicenda
situazione ed a quel particolare figlio complessiva del rapporto e a quella
che comincia a prendere forma della separazione, rappresenta un
nelle descrizioni dei genitori. elemento di attivazione di risorse
positive e di abbandono degli
Il mediatore assume dunque la
atteggiamenti difensivi più rigidi,
presentazione di rappresentazioni
consentendo una migliore
che cercano di «tenere insieme» le
manifestazione delle capacità
descrizioni che i due genitori danno
negoziali. L’area dei riconoscimenti e
dei figli, lavorando su queste con
delle espressioni emotive fa infatti
ognuno dei due e cercando di
parte di quel «dirsi le cose» come, ad
favorire l’interazione ed il confronto
esempio «mi dispiace…», «ti ho
tra loro
sempre considerato un buon
padre…», «so di averti fatto soffrire…»
SECONDA FASE: L’ALTRO COME NEGOZIATORE

DURATA E CONCLUSIONE DELLA SECONDA FASE

Una sufficiente articolazione della negoziazione che consenta anche la definizione di un


accordo, può essere ottenuta con TRE incontri di mediazione, o comunque non devono
esser superati i CINQUE incontri, limite massimo oltre il quale si determina la necessità
dell’interruzione del processo.
TERZA FASE: L’ALTRO COME GENITORE
SEPARATO
OBIETTIVI:

´ PRAGMATICO à ulteriore definizione, verifica e formalizzazione degli accordi individuati


attraverso la compilazione e sottoscrizione del verbale conclusivo

´ RELAZIONALE à progressiva collocazione dell’altro in uno spazio ridefinito, il


«riconoscimento dell’altro come genitore separato», sottolineando la necessità che
riconoscimenti di fiducia e di competenza possano essere avvertiti come compatibili con
giudizi di negatività, in quanto riferiti ad aree diverse e legati a percezioni dell’altro
relative alle vicende del rapporto, non necessariamente generalizzabili a tutta
l’esperienza
TERZA FASE: L’ALTRO COME GENITORE SEPARATO

In questa fase conclusiva della mediazione appare necessario, spesso di fondamentale


importanza, che una quota della ridefinizione delle rappresentazioni dell’altro e del sé possa
avvenire tramite un confronto diretto che assume il significato di
RESTITUZIONE

Ovvero tutte quelle osservazioni che i partecipanti alla mediazione possono scambiarsi e che
fanno riferimento al modo di sentire se stessi e al modo di vedere l’altro sia come genitore
che come ex coniuge, con precisi collegamenti a quanto sperimentato nel corso del
rapporto rispetto alle due dimensioni, ma con una proiezione nella diversa condizione
presente e, soprattutto, nella progettualità futura.
Al tempo stesso, proprio attraverso la ridefinizione dell’area genitoriale, è possibile che gli ex
partner si scambino espressioni, stati d’animo, riconoscimenti che riguardino anche
l’esperienza coniugale vissuta.
TERZA FASE: L’ALTRO COME GENITORE SEPARATO

Così come è importante che nella fase conclusiva della mediazione trovino spazio scambi
legati al riconoscimento dell’altro come soggetto che ha condiviso la costruzione del
rapporto, è altrettanto importante che ognuno dei due partecipanti senta di poter
mantenere fuori dallo spazio interattivo aspetti personali, stati d’animo, ricordi o progetti che
si desidera sottrarre alla condivisione

Il mantenimento di ZONE D’OMBRA, l’indisponibilità a mettere in discussione propri


vissuti o proprie convinzioni relative al partner, costituisce un momento essenziale nel
processo di differenziazione e distacco dall’altro e di ridefinizione della
propria identità in seguito alla separazione
TERZA FASE: L’ALTRO COME GENITORE SEPARATO

Attraverso il progressivo delinearsi degli accordi sulle condizioni della separazione, i contenuti
degli incontri di mediazione tendono a riproporre in primo piano i «terzi» della vicenda; gli
accordi raggiunti vengono infatti portati all’esterno dagli ex partner e coinvolgono, pur se in
misura diversa, le figure significative che partecipano a vario titolo alla separazione

FIGLI FAMIGLIE ALLARGATE E NUOVI TERZI ISTITUZIONALI


PARTNER
E’ necessario tener presente Figure che intervengono nel
La possibilità di parlare del processo di separazione
nella definizione delle
modo in cui i figli si
condizioni della separazione portando il punto di vista e le
rapportano alle nuove
sia l’equilibrio degli affetti istanze sociali, sia di carattere
condizioni di vita, legato ai rapporti con le
rappresenta un gradino generale, sia di tipo formale
famiglie d’origine, sia (scuola, avvocati, tribunale)
indispensabile del passaggio
l’eventuale presenza di una
verso la conclusione della
«famiglia ricostruita» o di un
mediazione e la
nuovo stabile legame di
formalizzazione degli accordi coppia di uno o di entrambi i
genitori
TERZA FASE: L’ALTRO COME GENITORE SEPARATO

CONDUZIONE E TECNICHE

´ In questa fase conclusiva l’atteggiamento del mediatore ed il suo stile di conduzione


tornano ad esser caratterizzati da una «posizione più esterna», ovvero una maggiore
attenzione posta al mantenimento di caratteristiche contestuali che consentono il
raggiungimento degli obiettivi piuttosto che da una sollecitazione diretta di temi e
contenuti.

´ «TIMING» à una volta definito lo schema di accordo è fondamentale che ai partecipanti


sia consentita l’opportunità di una valutazione «dal vivo» di quanto si sta decidendo e che
questa valutazione abbia a disposizione un tempo adeguato, affinchè sia fondata su una
quota di esperienza vissuta e non soltanto su considerazioni di opportunità o di supposto
soddisfacimento di esigenze ancora non pienamente sperimentate.
TERZA FASE: L’ALTRO COME GENITORE SEPARATO

´ VERIFICHE: fonte di ulteriore riflessione, di consolidamento e allargamento del processo


negoziale e come occasione per l’arricchimento di temi interattivi riguardanti la
genitorialità condivisa e, a volte, la complessiva storia del rapporto. Lo spazio dedicato
alla verifica degli accordi sarà anche occupato da collegamenti con gli avvocati, al fine
di valutare l’adeguatezza degli accordi in modo preventivo rispetto al momento della
verbalizzazione.

´ VERBALIZZAZIONE: si giunge quindi alla stesura del Verbale di Mediazione, vero e proprio
atto conclusivo del lavoro, obiettivo e concreto, strumento dunque che resta s segnalare
lo svolgimento di un processo, l’esercizio di una competenza ed il mantenimento di un
ruolo di protagonisti da parte degli ex coniugi. Il verbale viene quindi sottoscritto dai due
ex partner e dal mediatore e rappresenta l’unico atto che «esce» dal contesto della
mediazione, in quanto atto condiviso dai partecipanti e da loro liberamente elaborato.
TERZA FASE: L’ALTRO COME GENITORE SEPARATO

DURATA E CONCLUSIONE DELLA TERZA FASE

Nei confronti di questa fase conclusiva del processo di mediazione, può esser
presa in considerazione una durata minima di due incontri ( soprattutto per
quei casi nei quali lo svolgersi della fase più prettamente negoziale, aveva
prodotto un accordo sufficientemente ampio ed elaborato tale da richiedere
un incontro di verifica ed uno successivo dedicato alla preparazione e stesura
del verbale) ed una massima di quattro per il completamento della terza fase
con la compilazione e la sottoscrizione del verbale di mediazione.

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