N.B. A decorrere dal 1° gennaio 2002 ogni sanzione penale o amministrativa espressa in lire è tradotta in € al tasso di conversione di 1936,27, con
l'eliminazione dei decimali in caso di arrotondamento anche se le operazioni di conversione producono un risultato espresso in centesimi di euro
(Vedere "Linee guida")
È approvato l'unito regolamento speciale di esecuzione per il caffè e i suoi derivati, della L. 30 aprile 1962, n.
283, modificata con L. 26 febbraio 1963, n. 441, concernente la disciplina igienica della produzione e della
vendita delle sostanze alimentari e delle bevande.
CAPO I
IL CAFFÈ CRUDO
Art.1.
Specie di caffè
Ai fini del presente regolamento si intendono per "caffè crudo" o "caffè verde" i semi (chicchi) privati
dell'endocarpo (pergamino) ed, almeno in parte, del tegumento seminale (pellicola argentea), appartenenti ad
una delle seguenti specie del genere coffea: c. arabica, c. canephora, e c. liberica.
Le specie indicate nel comma precedente devono avere le caratteristiche morfologiche di cui alla allegata
tabella A.
Art. 2.
Frammenti di chicco ed impurità vegetali
Si intende per "frammento di chicco" la parte di chicco di peso inferiore ad un terzo della media ponderale di
cento chicchi della stessa specie.
Si intendono per "impurità vegetali" i semi diversi da quelli delle specie di coffea e le parti di pianta in genere.
Art. 3.
Requisiti dei chicchi di caffè crudo
I chicchi (semi) di caffè crudo, oltre a rispondere alle prescrizioni dell'art. 5 della L. 30 aprile 1962, n. 283,
debbono essere esenti da micotossine, salvi gli eventuali limiti di tolleranza stabiliti dal Ministro per la sanità
sentito il Consiglio superiore di sanità, non emanare odori sgradevoli estranei al caffè né aver subìto alcuna
contaminazione non eliminabile con la torrefazione, la decaffeinizzazione o la solubilizzazione, non contenere
più del tredici per cento in peso di acqua.
È consentita tuttavia la presenza di altre impurità o imperfezioni nei limiti risultanti dalla allegata tabella B.
CAPO II
IL CAFFÈ TORREFATTO
Art. 4
Definizione
Si intende per caffè torrefatto il prodotto ottenuto dalla torrefazione del "caffè crudo" rispondente alle
prescrizioni del precedente capo e delle tabelle allegate A e B.
Art. 5.
Impurità ed imperfezioni
II caffè torrefatto non deve contenere impurità ed imperfezioni in misura superiore ai limiti indicati nella
allegata tabella C.
Art. 6.
Miscele di caffè torrefatto
È consentita, la misceladi due o più specie di caffè torrefatto senza aggiunte di sostanze di qualsiasi specie.
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È consentita la miscela di due o più specie di caffè torrefatto senza aggiunte di sostanze di qualsiasi specie.
Esse devono avere i requisiti elencati nella allegata tabella C.
CAPO III
Art. 7.
Caffè macinato
Si intende per "caffè macinato" il caffè ottenuto per macinazione del caffè torrefatto conforme alle prescrizioni
del secondo capo e della tab. C.
Art. 8 .
CAPO IV
Art. 9.
Nazionalizzazione del caffè
Ciascun sacco di caffè, presentato alla nazionalizzazione, deve contenere semi della stessa specie.
Art.10.
Operazioni di cernita
È vietata la nazionalizzazione di caffè non conforme alle prescrizioni del presente regolamento.
All'atto dell'importazione, deve essere esibito un certificato rilasciato dalla competente autorità governativa
del Paese esportatore, attestante la conformità del prodotto ai requisiti previsti dal presente regolamento.
Le partite di caffè non conformi alle prescrizioni dell'art. 3 e della tab. B possono essere rese conformi
dall'impresa importatrice mediante le necessarie operazioni di cernita.
Ferma restando l'osservanza delle prescrizioni di carattere doganale, il trasporto delle partite indicate nel
comma precedente, le operazioni della loro cernita e la distruzione del residuo derivato dalla cernita e
costituito da chicchi non conformi alle prescrizioni della tabella B, devono essere seguiti sotto la vigilanza
sanitaria. II residuo della cernita, se non immediatamente distrutto, deve essere posto in locali separati con la
indicazione "merce non destinata al consumo".
Art.11.
Nazionalizzazione di caffè solubile
La provenienza dell'estratto di caffè in polvere solubile o "caffè solubile" da nazionalizzare e la sua conformità
alle disposizioni del precedente art. 8 devono essere attestate con certificato rilasciato da istituti e organismi
esteri riconosciuti dal Ministero della sanità, sentiti i Ministeri degli affari esteri, del commercio con l'estero e
delle finanze.
Art.12 .
Importazione temporanea
La lavorazione del caffè importato temporaneamente e non conforme alle prescrizioni del presente
regolamento è sottoposta a vigilanza sanitaria.
L'impresa interessata deve dare, a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento preventiva
comunicazione al medico provinciale competente per territorio, il quale adotta le misure idonee ad impedire
l'immissione in commercio sul territorio nazionale delle partite di caffè, non conformi alle suindicate
prescrizioni, che sono state sottoposte a lavorazione in regime di temporanea importazione.
CAPO V
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Art.13.
Vendita di caffè in confezioni chiuse
II "caffè macinato" e "l'estratto di caffè in polvere solubile" o "caffè solubile" devono essere posti in vendita
solamente in confezioni chiuse. È consentita tuttavia la vendita al dettaglio allo stato sfuso di caffè macinato
al momento della richiesta dell'acquirente.
Art. 14.
Vendita di caffè allo stato sfuso
I prodotti di caffè per i quali sia consentita la vendita allo stato sfuso, debbono essere posti in vendita con le
rispettive denominazioni. Deve essere dichiarata l'eventuale presenza di sostanze coloranti nei modi stabiliti
dalle vigenti disposizioni.
Il prodotto composto dalla miscela di due o più specie di caffè torrefatto deve essere posto in vendita con la
denominazione "miscela di caffè", seguita eventualmente da una denominazione di fantasia che non faccia
comunque riferimento a specie della "coffea species" o a zone o paesi produttori di caffè.
Nel caso in cui tale riferimento figuri nella ragione sociale o nel marchio, questi devono essere riportati in
modo tale da risultare ben distinti e separati dalla denominazione di fantasia.
Art.16.
Vendita di frammenti di caffè
I frammenti di caffè crudo, anche residuati dalla cernita di partite presentate alla nazionalizzazione, possono
essere posti in vendita con la denominazione "frammenti di caffè" purché conformi alle prescrizioni del
precedente art. 3 e della tabella B.
Il prodotto denominato "frammenti torrefatti di caffè" può essere posto in vendita, solo se privo di aggiunte di
sostanze di qualsiasi genere e conforme alle prescrizioni dei nn. 1), 2) e 4) della tab. C.
Art.17.
Vendita di partite rilavorate
Le partite di caffè nazionalizzate, dopo che sono state rese conformi alle prescrizioni del presente regolamento
mediante operazioni di cernita, possono essere poste in vendita sul territorio nazionale, previa analisi
favorevole dei laboratori indicati nell'art.1 della L. 30 aprile 1962, n. 283.
Art.18
Art.19.
CAPO VI
Art. 20.
Modalità di prelievo e analisi
Particolari modalità per il prelevamento dei campioni di "caffè crudo", "caffè torrefatto", "caffè macinato" e
"caffè solubile" possono essere stabilite con i metodi ufficiali di analisi per l'accertamento dei requisiti e delle
caratteristiche dei prodotti disciplinati dal presente regolamento.
Art. 21.
Studi sul caffè e prodotti derivati
Per lo studio di questioni tecniche concernenti i prodotti disciplinati dal presente regolamento, il Ministero
della sanità può avvalersi del laboratorio della Camera di commercio, industria e agricoltura di Trieste.
Art. 22.
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Disposizioni transitorie
Per un anno dalla entrata in vigore del presente regolamento è consentito lo smaltimento delle partite di
caffè, già immesse nel territorio nazionale, aventi quantità di impurezza e di chicchi difettosi in misura
complessivamente non superiore al 10%; per i chicchi tarlati per azione dello Stephanoderes sp. e delle
araeocerus sp. la tolleranza consentita è del 20%.
È consentito lo smaltimento delle confezioni di caffè solubile e torrefatto, non conformi alle prescrizioni del
precedente art.18, per un periodo, rispettivamente, di 18 mesi e 12 mesi dalla data di entrata in vigore del
presente regolamento.
Art. 23.
Nelle regioni a statuto ordinario, le funzioni amministrative attribuite ai medici provinciali dal presente
regolamento, sono esercitate, dalla Regione nel rispetto delle norme di cui al D.P.R.14 gennaio 1972, n. 4.
Tabella A
SPECIE DI CAFFÈ
Tabella B
LIMITI DI PESO DELLE IMPURITÀ E DELLE IMPERFEZIONI CONSENTITE DAL CAFFÈ CRUDO
1. Impurità di origine minerale o animale; in misura non superiore complessivamente all'uno per cento;
a) impurità vegetali;
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e) Chicchi generalmente stretti, allungati e generalmente arcuati, ricoperti da una pellicola molto
aderente di colore variante dal giallo pallido verde ed al bruno più intenso o meno intenso, che
alla torrefazione rimangono di colore chiaro con la superficie raggrinzita (chicchi secchi);
f) Chicchi a superficie traslucida con tonalità di colore che sfumano dal verde pallido al
giallo-bruno rossastro, a seconda della specie o varietà del caffè e del grado di alterazione,
generalmente privi di pellicola ed emananti talora al taglio odori sgradevoli (chicchi cerosi o
fermentati);
3. chicchi con lesioni (fori) derivanti dall'azione dello Stephanoderes sp. e dello Araeocerus sp. in misura non
superiore al dieci per cento;
Tabella C
LIMITI DI PESO DELLE IMPURITÀ E DELLE IMPERFEZIONI CONSENTITE DAL CAFFÈ TORREFATTO
1. Impurità di origine minerale; in misura non superiore complessivamente all'uno per cento;
a) impurità vegetali e chicchi difettosi indicati al n. 2), lett. a), b), e c) della tab. B;
b) chicchi di colore nero, generalmente molto leggeri e di aspetto spugnoso ed opaco, dal gusto
amaro, carbonioso (chicchi neri e carboniosi);
c) chicchi a superficie chiara, spesso raggrinzita, che reagiscono stentatamente alla torrefazione
con gusto e colore sgradevoli che si accentuano quando la pellicola argentea rimane aderente
(chicchi pallidi);
d) chicchi molto leggeri di colore tendente al nero, talvolta marmorizzati, con affioramento
particolarmente abbondante di grasso, che al taglio emanano un odore sgradevole (chicchi cerosi o
fermentati);
3. frammenti di chicchi in misura non superiore complessivamente al sette e cinquanta per cento;
4. chicchi con lesioni (fori) derivanti dall'azione dello Stephanoderes sp. e dello Araeocerus sp. in misura non
superiore complessivamente al dieci per cento.
(N.B. Il D.P.R. 16 febbraio 1973, n. 470, regolamento per la disciplina igienica della produzione e del commercio del caffè e dei suoi derivati, non
prevede autonome sanzioni.
Esse, pertanto, sono da ricercare nella norma generale contenuta nell'articolo 17 L.283/62, che ai sensi della L.689/81 è depenalizzato(alla stregua
del D.P.R. 327/80). La stessa norma si applica per le violazioni di cui al D.M. 20 maggio 1976(caffè decaffeinato).
Al DPR 470/73 e al DM 20 maggio 1976, per quanto concerne l'etichettatura, si applicano le disposizioni di cui al D.Lgs.109/92. Infatti l'articolo 29,
2°c, del succitato decreto legislativo, abroga qualsiasi disposizione diversa ed incompatibile con lo stesso ad eccezione di quelle contenute nei
regolamenti comunitari e nelle norme di attuazione di direttive comunitarie relative a singole categorie di prodotti. Ora con l'entrata in vigore del DPR
255/2000 anche al DPR 774/82 si applicano le disposizioni del D.Lgs. 109/92).
Art. 1.
Estratti di caffè
Si intendono per estratti di caffè, i prodotti concentrati ottenuti mediante estrazione dai grani di caffè
torrefatti, utilizzando l’acqua come unico agente di estrazione, con esclusione di qualsiasi procedimento di
idrolisi mediante aggiunta di acido o di base e contenenti esclusivamente i principi solubili e aromatici del
caffè, oltre alle sostanze non solubili, tecnicamente ineliminabili, ed agli oli non solubili provenienti dal caffè.
Art. 2.
Estratti di cicoria
1. Si intendono per estratti di cicoria i prodotti concentrati ottenuti mediante estrazione dalla cicoria
torrefatta, utilizzando l’acqua come unico agente di estrazione, con esclusione di qualsiasi procedimento di
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2. Per cicoria si intendono le radici di Cichorium intybus L, non utilizzate per la produzione di cicoria Witloof,
opportunamente pulite per essere essiccate e torrefatte per la preparazione di bevande.
Art. 3.
Gli estratti di caffè e di cicoria devono essere commercializzati con le denominazioni previste negli allegati al
presente decreto e rispondere alle caratteristiche di composizione definite per ciascun estratto negli allegati
stessi.
Le miscele di estratti di caffè e di estratti di cicoria, nonché gli estratti di miscele di caffè torrefatto e di cicoria
torrefatta possono essere posti in commercio a condizione che corrispondano alle caratteristiche previste negli
allegati 1 e 2 e alle disposizioni contenute al successivo art. 6.
Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque produca estratti di caffè o estratti di cicoria con caratteristiche
difformi da quelle previste negli allegati al presente decreto è punito con la sanzione amministrativa
pecuniaria da € 516 a € 2582.
Art. 4.
1. II Ministro della sanità può autorizzare con proprio decreto, sentito il Consiglio superiore di sanità, l'impiego
di antiagglomeranti per gli estratti di caffè e di cicoria quando tali prodotti sono utilizzati nelle macchine
automatiche. In tal caso le confezioni dei prodotti devono recare la dicitura "per macchine automatiche".
2. II Ministro della sanità determina con proprio decreto particolari metodiche relative al prelievo dei
campioni, nonché i metodi di analisi necessari per il controllo della composizione e delle caratteristiche di caffè
e di cicoria, sentita la Commissione prevista dall'art. 21 della L. 30 aprile 1962, n. 283.
Art. 5.
Etichettatura
1. Agli estratti di caffè ed agli estratti di cicoria si applicano le disposizioni del decreto legislativo 27 gennaio
1992, n. 109, e successive modificazioni. Tuttavia
1) "in pasta" o "in forma pastosa" per i prodotti di cui all’allegato I, punto 1, lettera b) e
all'allegato II, punto 1, lettera b);
2) "liquido" o "in forma liquida" per i prodotti di cui all’allegato I, punto 1, lettera c) e all'allegato
II, punto 1, lettera c);
b) la denominazione di vendita può essere completata dal termine "concentrato" nei casi seguenti:
1) per l’estratto di caffè liquido se il tenore di sostanza secca ottenuta dal caffè è superiore al 25
per cento in peso;
2) per l’estratto di cicoria liquido se il tenore di sostanza secca ottenuta dalla cicoria è superiore al
45 per cento in peso;
c) nell’etichettatura devono figurare nello stesso campo visivo della denominazione di vendita le diciture;
1) "decaffeinato" per gli estratti di caffè dì cui all’articolo 1 aventi un tenore di caffeina anidra non
superiore, in peso, allo 0,3 per cento della sostanza secca ottenuta dal caffè;
2) "con" o "conservato con" o "con aggiunta di" o "torrefatto con" seguita dal tipo o dai tipi di
zucchero utilizzato per gli estratti di caffè e per gli estratti di cicoria liquidi;
d) i prodotti in pasta e quelli liquidi devono riportare il tenore minimo di sostanza secca, ottenuta
rispettivamente dal caffè o dalla cicoria, espresso in percentuale di peso del prodotto finito.
Art. 6.
Art. 7.
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Le disposizioni del D.P.R. 16 febbraio 1973, n. 470, incompatibili con quelle contenute nel presente decreto
sono abrogate.
Art. 8.
Art. 9.
Omissis
Art. 10.
Omissis
Allegato I
1. Con la denominazione di vendita "estratto di caffè" o "estratto di caffè solubile" o "caffè solubile" o "caffè
istantaneo" si intendono i prodotti di cui all’articolo 1, aventi un tenore di sostanza secca ottenuta dal caffè:
L’estratto di caffè solido o in pasta non deve contenere altre sostanze se non quelle ottenute dall’estrazione
del caffè.
L’estratto di caffè liquido può contenere zuccheri alimentari, torrefatti o non, in quantità non superiore al 12%
in peso."
Allegato II
solubile" o "cicoria istantanea" si intendono i prodotti di cui all’articolo 2, aventi un tenore di sostanza secca
ottenuta dalla cicoria:
2. L’estratto di cicoria e l’estratto di cicoria in pasta non devono contenere quantità superiore all’1%, in peso,
di sostanze non ottenute dalla cicoria.
L’estratto di cicoria liquido può contenere zuccheri alimentari, torrefatti o non, in quantità non superiore al
35% in peso.
Art. 1.
È consentita la decaffeinizzazione del caffè. II trattamento può essere effettuato mediante l'impiego dei
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caffè crudo: non deve contenere più dello 0,10 per cento di caffeina anidra riferita a 100 parti di sostanza
secca; il residuo del solvente impiegato per l'estrazione della caffeina non deve superare le 10 parti per
milione espresso come diclorometano, nel caso che venga impiegato il diclorometano, e le 50 parti per milione
nel caso che venga impiegato l'acetato di etile; l'umidità non deve superare il valore dell'11 per cento del
prodotto (tale valore va inteso come perdita di peso registrata a 100°C dopo 6 ore);
caffè torrefatto: non deve contenere più dello 0,10 per cento di caffeina anidra riferita a 100 parti di sostanza
secca; il residuo del solvente impiegato per la estrazione della caffeina non deve superare le 10 parti per
milione espresso come diclorometano, nel caso che venga impiegato il diclorometano e le 15 parti per milione
nel caso che venga impiegato l'acetato di etile; l'umidità non deve superare il valore del 5 per cento del peso
del prodotto (tale valore va inteso come perdita di peso registrata a 100°C dopo 6 ore);
estratto solubile di caffè (essiccato o liofilizzato): non deve contenere più dello 0,30 per cento di caffeina
anidra riferita a 100 parti di sostanza secca; il residuo del solvente impiegato per l'estrazione della caffeina
non deve superare le 5 parti per milione, espresse come cloro, nel caso che venga impiegato il diclorometano,
e le 5 parti per milione, nel caso che venga impiegato l'acetato di etile; l'umidità non deve superare il valore
del 4 per cento del peso del prodotto (tale valore va inteso come perdita di peso registrata a 70°C dopo 6 ore
sotto una pressione ridotta di 40 mm di mercurio); il rapporto di estrazione tra caffè decaffeinato di partenza
e l'estratto solubile ottenuto non deve essere inferiore a 2,3.
Art. 2.
Il prodotto posto in commercio deve riportare sulla confezione, oltre le indicazioni di cui all'art. 18 del
regolamento approvato con D.P.R.16 febbraio 1973, n. 470, anche la seguente dizione a caratteri ben visibili e
indelebili: "caffè decaffeinato", con la precisazione "caffeina non superiore a 0,10 per cento" per il caffè crudo
o torrefatto, e "caffeina non superiore a 0,30 per cento" per l'estratto di caffè, essiccato o liofilizzato.
Art. 3.
Per la disciplina della produzione e del commercio del caffè decaffeinato valgono, per quanto applicabili, le
disposizioni del regolamento approvato con D.P.R. 16 febbraio 1973, n. 470.
Art. 4.
Le disposizioni di cui al precedente art. 1, limitatamente alle parti concernenti il limite massimo di caffeina
consentito nel caffè decaffeinato, hanno efficacia a decorrere dal 1 gennaio 1977.
Allegato
Non deve contenere quantità tossicologicamente pericolosa di qualsiasi elemento o sostanza. Non deve
contenere inoltre più di 1 mg/kg di arsenico o più di 1 mg/kg di piombo.
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DPR 16 febbraio 1973, n. 470 http://www.ispettorisanitari.it/AREA_PROFESSIONALE/Sunto%20Vi...
Solubilità: solubilità completa in tutti i solventi organici, quali etere, alcool, oli fissi e volatili; solubile in circa
10 parti di acqua.
Intervallo di distillazione: non meno del 98% del prodotto distilla tra 75,5° e 78,5°C.
Tenore: non meno del 99% di acetato di etile; il resto è costituito essenzialmente da alcool etilico ed acqua.
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