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5^SB
Tornare a Dioniso
Nonostante i vari riferimenti al Mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer ne La nascita
della tragedia, ma in tutta la filosofia, Nietzsche non fa menzione alcuna al libro IV su morale e ascesi,
ovvero la “soluzione” della filosofia schopenhaueriana.
Per Nietzsche non esiste via d’uscita dal pessimismo, che però si differenzia da quello “sentimentale” di
Schopenhauer in quanto riconosce il dolore e la durezza insensata della vita, ma la accetta in tutte le
sue forme, giungendo quasi a presentarsi come una visione fatalistica. Negare la tragedia
dell’esistenza, o cercare di negarla, per Nietzsche equivale a perdere il senso della realtà.
L’unica soluzione secondo Nietzsche è dire sì alla vita senza provare alcuna nostalgia per il passato,
scavando in noi stessi per riscoprire il dionisiaco perduto e ritrovare la sua energia e vitalità.
Il pensiero nietzscheano è definito “pessimismo vitale”, “pessimismo virile” o “nichilismo positivo”.
È inutile cercare di ordinare il divenire e di dominare le forze del Mondo. Questo porta ad un “nuovo
nichilismo” secondo cui le cose non valgono i tentativi di conservazione di esse che si effettuano.
La gaia scienza
Insieme ad Umano troppo umano e Aurora fa parte del periodo “illuministico” nietzscheano:
o La filosofia del meriggio: noto anche come “periodo dello Zarathustra”, si differenzia dal
periodo della filosofia del mattino poiché Nietzsche raggiunge la piena maturità filosofica e di
pensiero, simboleggiata dalle ore del “meriggio” poiché in questa fase della giornata il sole è
alto nel cielo e rende le ombre più corte, permettendo di vedere in modo più chiaro.
La struttura è simile a quella dei vangeli: non contiene vere argomentazioni ma posizioni espresse con
tono profetico e linguaggio evocativo e simbolico. È evidente l’influenza del linguaggio religioso.
Un libro per tutti e per nessuno è il sottotitolo dello Zarathustra: “per tutti” poiché non è un trattato
specialistico di filosofia, “per nessuno” poiché il suo scopo è rovesciare certezze e pregiudizi
annunciando una nuova umanità.
Übermensch
«L’uomo è qualcosa che deve essere superato» Così viene introdotto l’Übermensch nel primo discorso
alla folla di Zarathustra. In italiano viene reso con i termini “Superuomo” e, meno di frequente,
“Oltreuomo”; non è un uomo con facoltà potenziate o soprannaturali, è un uomo oltre i limiti
dell’umanità stessa: l’uomo è un ponte, una fase di transizione verso l’ideale dell’Oltreuomo.
Esiste solamente a condizione che venga dopo l’ultimo uomo, ovvero colui che prende coscienza della
sua natura impura e libera la strada per l’avvento di una nuova umanità, e in seguito alla de-
divinizzazione conseguenza della morte di Dio.
All’avvento dell’uomo pienamente realizzato, che reagisce al nichilismo riscoprendo la forza delle
energie vitali limitate dalle religioni, segue un riorientamento dell’esistenza umana, che si riadatta per
elevarsi, ovvero liberarsi dal giogo della religione e della menzogna per recuperare il senso della vita e
vivere felicemente, migliorando la propria condizione terrena senza speranza in un aldilà e nella
redenzione dopo la morte.
La missione della nuova umanità successiva alla realizzazione dell’ideale dell’Oltreuomo è «divenire ciò
che si è» (sottotitolo di un’opera del 1888, Ecce homo. Come si diventa ciò che si è), e questo è possibile
solamente attraverso la “trasvalutazione di tutti i valori”, ossia la critica dei valori costituiti e la loro
sostituzione con una nuova scala che conduca all’affermazione e all’esaltazione delle energie vitali e
delle forze creatrici della realtà.
Il messaggio di Zarathustra è esattamente opposto a quello delle Sacre Scritture cristiane: viene
valorizzato il corpo e la dimensione terrena invece che quella dell’anima, viene sovvertita la mentalità
comune in favore di una nuova visione della vita che ne affermi il dinamismo, la potenza e l’energia.
Le tre metamorfosi
Il cammino dell’umanità verso l’Oltreuomo si articola in tre fasi, nella descrizione delle quali Nietzsche
utilizza metafore che rimandano al gioco, all’innocenza e alla fanciullezza: il percorso di emancipazione
dell’Oltreuomo viene esemplificato da Zarathustra attraverso tre metamorfosi, ovvero fasi dello spirito
umano: cammello, leone e fanciullo.
Leonardo Resciniti
5^SB
o Cammello: l’uomo piega le ginocchia come un cammello e si fa carico del peso dell’esistenza. È una
fase di umiliazione, sottomissione e accettazione della cultura, dei costumi, dei pregiudizi e delle
tradizioni, costituisce un approccio errato alla vita, poiché l’uomo è impaurito e oppresso, non ha
volontà propria e segue gli altri.
o Leone: l’uomo ricerca l’autonomia e il dominio completo sulla propria interiorità, caccia la sua
preda, la libertà. Il leone combatte la sottomissione, combatte «il più grande dei draghi», il “tu
devi”. In questa fase si passa dal dovere al volere, per essere liberi non devono esserci doveri. Il
leone non è il cammello che subisce, ma non è nemmeno in grado di creare nuovi valori; può e
deve lottare contro le imposizioni per conquistare la libertà, condizione necessaria per fondare
una nuova umanità.
o Fanciullo: è un nuovo inizio. L’uomo abbandona il mondo e rinasce libero, in grado di crearne uno
migliore e libero da ogni dovere, un mondo in cui esistono valori nuovi. È la fase del «sacro dire di
sì» alla vita, in cui si accettano finalmente il divenire e le cose del mondo, così come sono e
accadono.
Il nuovo inizio è rappresentato con la figura del fanciullo poiché esso è innocente, nato puro e
libero dal peso delle imposizioni.
Il fanciullo è l’iniziatore della nuova umanità, l’anticipazione di ciò che l’umanità potrà essere.
Secondo Nietzsche l’umanità deve redimersi andando oltre sé stessa (percorso di palingenesi
dell’umanità).
La volontà di potenza
Tema trattato all’interno dello Zarathustra e al centro della riflessione dell’ultimo Nietzsche. Rispetto
alla volontà schopenhaueriana, un impulso cieco e irrazionale verso la conservazione della vita, la
volontà di potenza è una potente spinta che si realizza nel superamento di sé stessa; viene definita
come «imprimere al divenire il carattere dell’essere», è una spinta verso l’affermazione di sé nel
mondo e nel divenire da parte dell’uomo.
Nella formulazione del concetto di volontà di potenza Nietzsche si avvicina per certi aspetti alle teorie
evoluzionistiche darwiniane, in particolare alla struggle for life; nonostante questo Nietzsche fu critico
nei confronti di Darwin, anche se riconobbe il fascino della sua riflessione e delle sue teorie.
La volontà di potenza è il senso profondo di tutto ciò che esiste, consiste nell’accettazione della vita
per vivere serenamente, riconoscendo che in essa la volontà si afferma e si realizza come
superamento di sé stessa.
L’ultimo Nietzsche
L’ultimo periodo della filosofia di Nietzsche è definito “filosofia del tramonto”, secondo la metafora
dello sviluppo della filosofia come il percorso del sole nel cielo. È il periodo degli ultimi anni prima del
crollo psicofisico causato dalla malattia, va dal 1886 al 1889 e ne fanno parte Al di là del bene e del
male, Genealogia della morale, Il crepuscolo degli idoli, L’Anticristo e Ecce homo.
In questa fase viene approfondito il tema del nichilismo inteso come crisi delle certezze etiche,
metafisiche e religiose, e predomina un approccio fortemente critico, quasi distruttivo.
o Genealogia della morale: raccolta di tre saggi che ampliano i temi esposti in Al di là del
bene e del male. Viene definito uno scritto polemico come da Nietzsche stesso nel sottotitolo
dell’opera del 1887. Come suggerisce il nome è un’indagine condotta con l’utilizzo del metodo
genealogico sull’origine dei valori e dei principi etici.
Leonardo Resciniti
5^SB
Nietzsche si scontra con la morale ebraico-cristiana, ritenuta colpevole di aver trasformato in “peccati”
tutti quei comportamenti che assecondano la vitalità del mondo e di promuovere valori antivitali che
appiattiscono, penalizzano e opprimono l’esistenza.
Attraverso l’analisi condotta viene riconosciuto che la verità si risolve in prospettive differenti basate
sulle convinzioni di chi le formula.
tutte le lingue hanno in comune una distinzione di significato fra gli opposti buono e cattivo, che per
Nietzsche si distinguono così: nobiltà e aristocrazia costituiscono la base concettuale di ciò che è
Buono (inteso come spiritualmente nobile), mentre è cattivo ciò che si rifà, per significato e analogia, a
ciò che è povero, volgare, semplice e plebeo.
A livello morale questo si traduce in due “categorie” di valori:
o Valori cavallereschi: sono i valori della vera aristocrazia; purezza, nobiltà, forza, fermezza, lealtà
o Valori sacerdotali: sono i valori della falsa aristocrazia religiosa; prudenza, cautela, avversione alla
guerra e all’uso della forza, esaltazione dell’intelletto
Esistono di conseguenza due morali: la morale dei signori, che si manifesta nelle civiltà aristocratiche
ed esalta la forza e i valori vitali promuovendo il superamento dei propri limiti, e la morale del
ressentiment (risentimento), o morale del gregge, che si manifesta nell’invidia da parte dei più deboli
nei confronti di chi «dice di sì alla vita», e promuove valori antivitali e qualità che alleviano l’esistenza
ai sofferenti.
Nella ricostruzione delle radici storiche dei concetti propria del metodo genealogico Nietzsche scopre
l’origine della morale del ressentiment: essa è incarnata dal popolo debole e maltrattato nel corso
della Storia, gli ebrei, che sopravvissuto alle oppressioni ha creato una nuova scala di valori come
reazione e vendetta spirituale nei confronti delle ingiustizie subite.
La morale ebraica è diventata poi morale anche del popolo cristiano e si è diffusa come “morale
codificata tradizionale”, dando voce al «gregge dentro di noi». Secondo Nietzsche quindi la morale del
gregge si manifesta nei valori cristiani promossi dai sacerdoti, giudicati i «massimi odiatori della
storia».
È necessario quindi fondare una nuova morale trasvalutando i valori antivitali per riesaltare la vita e
riscoprirne il senso, ponendosi come obiettivo quello di migliorare l’umanità presente (riprendendo il
«divenire ciò che si è» dello Zarathustra); questo porta ad uno scontro con la morale tradizionale, e se
le individualità sono sufficientemente “forti” essa viene sopraffatta. L’obiettivo è non aver più bisogno
della morale (autosoppressione) realizzando pienamente la natura umana, bisogna passare dal
risentimento all’esaltazione; l’autenticità dei valori morali porta all’affermazione della volontà di
potenza e all’autosoppressione della moralità stessa.
Contro il Cristianesimo
Uno dei punti centrali di tutta la riflessione nietzscheana è la critica alla religione, in particolare al
Cristianesimo, che si sviluppa a partire da La gaia scienza.
Second Nietzsche la teologia depotenzia la vita, e il Cristianesimo in particolare con la sua morale non
fa altro che calunniare il mondo terreno, criticandone le qualità gli aspetti che non siano legati alla
sfera religiosa. La promessa cristiana di un aldilà, della redenzione e della vita beata eterna porta
Nietzsche a considerare il Cristianesimo come un platonismo per le masse; un’altra considerazione
maturata è quella che non si può essere contemporaneamente amanti della vita e cristiani, poiché il
Cristianesimo ripudia l’estetica, l’arte, le passioni non comprendendole e condanna la natura umana.
Nietzsche però riconosce la grandezza di Cristo come personaggio storico in grado di aver creato dei
nuovi valori per gli uomini, e lo considera come «unico vero cristiano» che non ha lasciato discepoli ed
Leonardo Resciniti
5^SB
o Il crepuscolo degli idoli: una delle ultime opere di Nietzsche prima del tracollo, pubblicata nel
1889. Il titolo è un rimando ad un’opera di Wagner, Il crepuscolo degli dèi, il quale viene
criticato fortemente insieme alla cultura tedesca ed europea del tempo.
Ciò che Nietzsche intende fare in quest’opera è filosofare con il martello, un martello che distrugga
certezze e concetti. L’obiettivo è rivelare la falsità e la vuotezza degli idoli.
Uno degli idoli che Nietzsche intende distruggere è la scienza del Positivismo, in particolare il «vitello
d’oro del fatto».
Non esiste una scienza unica, non esistono fatti bruti e fatti puri, esistono solo interpretazioni. Il
“fatto” scientifico è valido solo se inserito all’interno di una cornice teorica interpretativa; Nietzsche
quindi rifiuta il determinismo scientifico.
Come per Karl Popper la scienza secondo Nietzsche non è verità, ma doxa.
Gli uomini non producono teorie oggettive ma interpretazioni della realtà, sono soltanto
“prospettive”; l’ultima fase del pensiero nietzscheano è definita prospettivismo.