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1
INDICE
Prefazione ………………………. 5
Capitolo 1 ………………………. 8
Capitolo 2 ………………………. 26
Capitolo 3 ………………………. 38
Capitolo 4 ………………………. 53
2
4.1 Cos’è un Centro Antiviolenza e ………………………. 53
quali servizi sono offerti per il
sostegno delle donne vittime di
violenza e i figli
Capitolo 5 ……………………… 81
Capitolo 6 ………………………. 98
3
6.2 Legge 27 giugno 2013, n. 77 ………………………. 100
4
PREFAZIONE
1
Il Centro Antiviolenza è situato in via di Torre spaccata n°157 ed è un servizio di Roma
Capitale. È stato istituito nel 1997, ai sensi della Legge della regione Lazio n°64 del 15
novembre 1993, che regola l’istituzione e il funzionamento dei centri antiviolenza e case
rifugio per donne maltrattate. Dal 2000 prende il nome delle due giovani vittime della
crudele violenza sessuale usata contro di loro in una villa del Circeo nel 1975, violenza
che causò la morte di R. Lopez mentre D. Colasanti riuscì a sopravvivere solo grazie
alla lucidità di fingersi morta.
5
Gli strumenti impiegati per svolgere il seguente lavoro sono stati:
1. Consultazione libri e siti in riferimento alla tematica della violenza di
genere e i costi che ne conseguono;
3. Interviste a n°6 donne (tre ospiti e tre accolte) all'interno del Centro
Antiviolenza.
2
A CURA DI G. BADALASSI- F. GARREFFA- G. VINGELLI, ”Quanto Costa il Silenzio? Indagine
nazionale sui costi economici e sociali della violenza contro le donne”, 2013 Roma.
WeWorld Intervita è un’organizzazione non governativa italiana di cooperazione allo
sviluppo, indipendente riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri. WeWorld Intervita è
presente in Italia, Asia, Africa e America Latina a supporto dell’infanzia, delle donne e
delle comunità locali nella lotta alla povertà e alle disuguaglianze per uno sviluppo
sostenibile.
6
capitolo sei sono stati inseriti i commenti relativi a quelle leggi, a mio
parere, che hanno introdotto elementi importanti per il contrasto alla
violenza di genere.
Sulla base di ciò ho voluto grazie alle interviste alle operatrici
comprendere quali sono gli strumenti a difesa delle donne e dei loro figli e
grazie a quelle rivolte alle donne vittime di violenza capire il vissuto di
ognuna di loro, come hanno reagito di fronte alla violenza e quali tipologia
di costi hanno sostenuto.
Partendo da questa premessa e ascoltando le storie delle donne
del Centro “D. Colasanti e R. Lopez”, ho deciso di dedicarmi al seguente
lavoro.
7
CAPITOLO 1
LO STATO DELL’ARTE
8
cultura. Cominciò ad affermarsi la voglia di trasformare se stesse, senza
curarsi troppo della realtà esterna. Si rinunciò alla politica al “maschile”.
L’unico modo per sottrarsi al simbolico maschilismo era
rappresentato dal partire da sé. Nel piccolo gruppo di autocoscienza le
donne socializzavano esperienze di vita personale, mettevano insieme il
proprio vissuto. Il movimento è diventato così un luogo di ricostruzione del
percorso di oppressione subito dalle donne.
All’inizio degli anni Ottanta, però, il movimento femminista è entrato
in una fase di crisi. La crisi non ha portato a una sua scomparsa, ma a una
sua trasformazione in una sorta di aggregazione di centri culturali, sempre
meno impegnati su un terreno direttamente politico e contrassegnati da
una ingente produzione culturale.
L'azione del movimento femminista è stata fondamentale per far
riconoscere la violenza maschile come elemento congiunto alle relazioni
tra gli uomini e le donne nella società, spesso, di tipo patriarcale.
Intorno agli anni novanta, si è sviluppato il concetto di genere
associato all’identità maschile e femminile, in riferimento ai diversi tipi di
rapporti, ruoli, doveri e vantaggi. In seguito, si è iniziato a parlare di
violenza di genere che era intesa come quell’insieme di atti di
maltrattamento perpetrati contro le donne, in ambienti sia privati che
pubblici, a opera di uomini (mariti, partner attuali o ex, conosciuti,
sconosciuti ecc.).
Partendo da questo presupposto diversi autori hanno espresso le
loro opinioni in merito al fenomeno della violenza di genere.
Teorie evoluzionistiche
In una prospettiva evoluzionistica3, l’aggressione è stata vista come
un comportamento influenzato dai bisogni di sicurezza e di potere.
L’aggressione difensiva mirava alla sicurezza fisica, per evitare
minacce esterne e garantire la protezione della prole. L’aggressione
strategica e predatrice, invece, mirava a ottenere il controllo delle risorse e
dell’ambiente.
L’accoppiamento e la sessualità erano entrambi bisogni
sociobiologici importanti per la sopravvivenza e per la riproduzione: il
maschio cercava di garantirsi la riproduzione esercitando il controllo sulla
femmina e proteggendola da altri contendenti.
Il maschio umano ha sviluppato un adattamento psicologico, per cui
si sente a livello sessuale proprietario della femmina. La gelosia e il
sentimento di abbandono che derivavano dalla separazione della coppia
rappresentavano una specie di meccanismo d’innesco della violenza.
3
K. LORENZ, “L’agression, une histoire naturelle du mal“, Flammarion, 1969 Paris, pp.32-
58.
9
Il potere patriarcale si fondava su una struttura gerarchica dei
rapporti, in cui la donna era dipendente dall’uomo e la gestione delle
risorse economiche era assegnata al capofamiglia. L’evoluzione del
modello familiare, però, ha portato all’accesso nella sfera pubblica delle
donne, all’uguaglianza civica e al lavoro al di fuori del contesto familiare,
influenzando così l’autorità parentale nei confronti dei figli.
Con la condivisione delle cure parentali con il partner, il ruolo della
donna all’interno della famiglia è stato ridefinito.
4
F. BOLZAN MARIOTTI POSOCCO, “Homo homini lupus, ovvero l’aggressività nel maschio”,
Rivista mensile «Delitti e misteri. Storie di omicidi, giustizia e malagiustizia», Libera
Informazione Cooperativa, 2013 Bologna, pp.52-53.
5
INSTITUTE OF REPRODUCTIVE MEDICINE OF THE UNIVERSITY, "I livelli di testosterone negli
uomini sani e la relazione alle caratteristiche comportamentali e fisiche: fatti e costrutti",
1986 Germania. “L'aggressività è uno degli aspetti del comportamento umano che è
spesso legato a livelli di testosterone. Vi è un meccanismo di feedback di
interdipendenza tra il testosterone e l’aggressività che viene modificato da esperienze di
vittoria e la sconfitta, oltre che con l'educazione, la cultura e il background socio-
economico. Si può presumere che negli uomini i livelli di testosterone siano
positivamente legati alla libido, ma che l'attività sessuale nel partenariato è moderata
dalla relazione stessa”.
6
D. CHINDEMI –V. CARDILE, “Violenza psichica endo-familiare, plagio della vittima e rimedi
terapeutici”, Rivista «Responsabilità Civile e Previdenza», Giuffrè Editore, 2007 Milano.
Non è uno specifico comportamento della compagna a provocare l'esplosione dell'uomo,
anzi egli si serve di tale pretesto per giustificare la sua rabbia, i suoi insulti, le sue
condotte aggressive.
10
In questo modo, s'innesca un meccanismo relazionale distorto,
distruttivo, per cui l'uomo si sente autorizzato a esprimere le sue modalità
comportamentali più ancestrali e violente.
7
L. ABEILLE, “Concause socio-culturali delle violenza sulle donne”, Rivista mensile «Delitti
e misteri. Storie di omicidi, giustizia e malagiustizia», Libera Informazione Cooperativa,
2013 Bologna, pp.72-73-74.
8
P. GIANNETAKIS, “Nel ciclo della violenza alcune donne uccidono”, Rivista mensile «Delitti
e misteri. Storie di omicidi, giustizia e malagiustizia», Libera Informazione Cooperativa,
2013 Bologna, pp.60-61-62.
9
MINISTERO DELL'INTERNO, Rapporto sulla Criminalità, “Gli omicidi volontari”, 2007 Roma.
Quanti sono gli uomini vittime di omicidio? In Italia il tasso di omicidi maschili è di 16 per
11
scelga di non lasciare il partner è una tra quelle che suscita molto
interesse e alla quale si è tentato di fornire delle delucidazioni.
In base a una visione gene-centrica della vita ciò che conta di più è
riprodursi.
Il cervello umano, con tutti i suoi meccanismi psicologici evolutivi, è
progettato per riuscire ad adattarsi all'ambiente. Infatti, proprio gli uomini
violenti riescono a vincere le lotte e ad adeguarsi meglio degli altri per
riprodursi.
Di conseguenza, le donne scelgono un uomo violento perché, più
forte e in grado di assicurare protezione e sopravvivenza.
Secondo Lenore Walker10 il ciclo della violenza segue una
progressione ben determinata e continua, finché il conflitto non cessa o
quando la vittima chiude la relazione o rimane uccisa o uccide. Lo stato
psicologico di un soggetto che ha subito, per molto tempo, frequenti abusi,
è compromesso a tal punto che si rende conto di non avere altra
alternativa, se non quella di restare con il partner. Questa sensazione si
definisce sindrome della donna maltrattata - battered woman
syndrome11-, che si caratterizza per impotenza, isolamento sociale,
dipendenza economica, depressione, sentimenti di colpa e vergogna,
risentimento e rabbia verso il proprio aggressore. Molto donne non
riescono a spezzare le catene che le legano al partner perché non sanno
provvedere a se stesse e ai propri figli. Alcune volte, può accadere che
nonostante si lasci il partner, quest'ultimo continui a perseguitare la donna
con altri gesti violenti (stalking, minacce, intimidazioni, ecc.). In altre
circostanze, la donna non trovando soluzioni efficaci decide di uccidere il
proprio aggressore. Da vittime si trasformano in carnefici e, spesso,
pianificano l'omicidio.
milione all’anno, cioè vengono uccisi più di 3 uomini per ogni donna assassinata. Sia
uomini che donne uccidono soprattutto uomini: le donne uccidono nel 61% dei casi
uomini. Gli uomini uccidono nel 31% dei casi donne, e nel 69% dei casi uomini.
10
Lenore E. Walker è una psicologa Americana che ha fondato l'Istituto di Violenza
Domestica e ha documentato il ciclo della violenza.
11
La sindrome della donna maltratta è stata sviluppata da Lenore E. Walker per
descrivere la mentalità e lo stato emotivo di una donna maltrattata.
12
Teorie psicoanalitiche
Le teorie psicoanalitiche hanno interpretato la violenza come il
risultato di uno sviluppo della personalità inadeguato. Disturbi della
personalità, conflitti psichici, traumi infantili, caratterizzavano le personalità
violente.
Nella personalità individuale deve essere indagata l’origine della
violenza.
12
Tale indirizzo teorico prende l’avvio dal lavoro di Cornell Montgomery, il quale
individuò quattro livelli di apprendimento: i contatti ravvicinati, l’imitazione delle figure di
riferimento, la comprensione dei concetti, i modelli comportamentali di ruolo. Le tecniche
per l’apprendimento sono: l’osservazione, l’imitazione ed il rinforzo.
13
M. MALAGOLI TOGLIATTI- S. MAZZONI, “STREGA - Strumenti Efficaci di Genere
Antiviolenza”, Associazione Differenza Donna ONLUS- ONG, Regione Lazio, Provincia di
Roma, Solidea-Istituzione di genere femminile e solidarietà, ASL RMD, Università “La
Sapienza” Roma, “Centro di Ricerca della Sapienza per la Tutela della Persona del
Minore”, Seconda Università degli Studi di Napoli, Dipartimento di Psicologia, Casa
Internazionale delle Donne a Roma, Ufficio della Consigliera di Parità Provincia di Vibo
Valentia, Associazione “Donna e Politiche Familiari” di Roma, Associazione” FRIDA,
donne che sostengono donne di San Miniato (Pi), 2010 Roma, pp.38-39-40.
13
Sempre secondo la teoria dell’apprendimento sociale, è stato
implicato, di più, nelle relazioni il modello specifico rispetto a quello
generalizzato.
Teorie sociologiche
I modelli culturali hanno influenzato fortemente il comportamento
umano: alcune forme di violenza, anche gravi, potevano essere tollerate o
condannate a seconda dei periodi storici o dei differenti ordinamenti sociali
e religiosi. Anche nelle società occidentali il modello patriarcale e
gerarchico di rapporti all’interno della famiglia ha consentito, per lungo
tempo, l’uso della violenza nelle relazioni familiari.
14
B. CALANDRA- S. GALLINI- F. MARTELLINI- M. MATTIUZZO- M.R. STABILI, “Violenze di
genere. Storie e memorie nell’America Latina di fine Novecento”, Edizioni Nuova Cultura,
2009 Roma, p.57-58-59-61-62-71-74-75.
15
Il Rapporto Rettig (chiamato in spagnolo Informe Rettig), ufficialmente Rapporto della
commissione nazionale per la verità e la riconciliazione (Informe de la Comisión Nacional
de Verdad y Reconciliación), è il rapporto redatto dalla commissione costituita il 25 aprile
del 1990 allo scopo di investigare sugli abusi dei diritti umani risultanti nella morte o
sparizione delle vittime, commessi in Cile durante gli anni della dittatura militare di
Augusto Pinochet (11 settembre 1973 - 11 marzo 1990). La commissione, a fronte di
3.550 denunce ricevute, stabilì le vittime del regime furono 2.279 delle quali 2.115 furono
vittime di violazioni dei diritti umani e 164 furono vittime di violenza politica.
16
Il Rapporto Valech (ufficialmente, la Commissione nazionale per la prigionia politica e la
tortura Report) è stato un record di abusi commessi in Cile tra il 1973 e il 1990 dagli
agenti del regime militare di Augusto Pinochet. La relazione è stata pubblicata il 29
novembre 2004 e in dettaglio i risultati di un'indagine di sei mesi. La commissione ha
rilevato che 38.254 persone sono state imprigionate per motivi politici e che la maggior
parte erano stati torturati. Ha inoltre rilevato che 30 persone erano state giustiziate o
"scomparse".
14
precise sia quantitativamente che qualitativamente. Con questa ricerca si
evidenziava che erano circa il 6% le donne scomparse, o uccise, a causa
della loro soggettività. Ciò significava che erano detenute per le loro idee,
per le loro azioni e la loro partecipazione politica.
Il sociologo Josè Olavarria17 ha introdotto una specifica politica di
genere, per cui le donne vittime facevano parte di diverse categorie.
La prima era quella delle militanti, per cui la violenza sessuale costituiva
una punizione per essersi spinte oltre il ruolo loro assegnato e
socialmente accettabile. Nella seconda erano incluse persone senza
un’identità politica definita, catturate per la loro relazione (mogli, figlie,
sorelle, compagne), con uomini sgraditi al regime ed erano punite, perché
stavano dalla parte del nemico. Nell’esperienza cilena si costatavano
anche donne torturatrici che, spesso, erano passate sotto minaccia dalla
parte dei seviziatori e diventate anche volontariamente esecutrici di
massacri.
L’autrice ha sostenuto che lo sconcerto nelle vittime di queste
efferate torturatrici era dipeso dalla delusione di aspettative di
magnanimità costantemente infrante, in base a una credenza
tradizionale, che vedeva le donne più clementi rispetto agli uomini.
17
Olavarria José Aranguren è un Sociologo, Dottore in Scienze Sociali, Università di
Buenos Aires.
18
D. CHERUBINI, S. MAGARAGGIA, "Uomini contro le donne? Le radici della violenza
maschile.", ed. UTET, 2013 Novara, pp.152-153-154-155-156-157158-159-160-161-162-
166.
Güneş Koç è nata a Bursa (Turchia) e si è laureata in Scienze politiche all'Università
statale di Innsbruck; ha proseguito poi gli studi a Vienna, dove ha conseguito un master e
un dottorato. Da anni lavora come giornalista free lance per testate turche, austriache e
americane, occupandosi in particolare, per quanto riguarda la Turchia, del movimento
delle donne.
15
cambiamenti politici e strutturali. Secondo la Professoressa White la
violenza nelle relazioni di genere consisteva: “In qualsiasi tipo di
violazione dell'integrità fisica o mentale di una persona che sia collegata
all'identità di genere della vittima e dell'autore della violenza, e che sia
agita dal soggetto strutturalmente più forte, all'interno di una relazione di
forza”.
La violenza diretta è stata agita da un attore, mentre quella
strutturale o indiretta, inserita in un sistema, si palesava come una sorta di
squilibrio di potere e di svariati modi di vivere.
Conseguentemente, la violenza strutturale, definita da Galtung,
conteneva le caratteristiche strutturali della società patriarcale: la divisione
del lavoro basata sul genere, la povertà delle donne, la discriminazione
politica a vantaggio di un sesso e il potere maschile nell'intimità coniugale.
Anche la violenza sessuale e il femminicidio erano forme di violenza
strutturale, infatti, il movimento delle donne li considerava come il prodotto
delle strutture patriarcali.
L’autrice ha condotto uno studio del femminicidio in Turchia tra
gennaio 2008 e settembre 201, analizzando dal punto di vista qualitativo e
quantitativo dati e articoli della stampa nazionale. L’analisi si basava su
230 dei 2349 femminicidi verificatosi in questi anni. Inoltre, l’autrice ha
concentrato la propria attenzione sui motivi per cui le donne vengono
uccise e li ha classificati.
Una delle ragioni principali per cui erano stati commessi questi
femminicidi, era il “delitto d'onore/delitto in nome della tradizione”, (27,4%
dei femminicidi). La definizione di “delitto d’onore” è stata data dalla
commissione dell'Assemblea Nazionale Turca: ”Donne che vengono
assassinate in nome dell'usanza tradizionale, poiché hanno subito
violenza sessuale o perché amiche o spose di un uomo che la loro
famiglia non approva”.
Sulla base della ricerca della Koc, il 25,7% dei femminicidi è stato
compiuto a causa delle richieste di divorzio o della fine di una relazione. Il
terzo posto riguardava i delitti commessi per un tradimento sospetto e per
la gelosia (19,6%). Il controllo sulle donne e l'incapacità di adempiere i
doveri costituivano il 7% dei femminicidi. Invece, i casi connessi allo
stupro erano il 6,5%, tentato stupro 1,3% e soldi erano 3,5%.
Il movimento turco delle donne asseriva che la violenza implicava
l'uso, consapevole e libero, della volontà maschile come forma di potere.
Una strategia usata dal movimento è stata il supporto legale
gratuito offerto dalle avvocate femministe, con il consenso della famiglia,
alle vittime di violenza. In particolare, il movimento ha criticato il sistema
19
Carol Hagemann-White, nel 1964, ha conseguito il Bachelor of Arts in Storia presso
l'Università di Harvard. Hagemann-White ha lavorato come assistente di ricerca presso
Dieter Claessens presso l'Istituto di Sociologia presso la Libera Università di Berlino.
16
politico turco, in riferimento agli articoli 29 (ingiusta provocazione o
incentivo illegittimo), e 82 (buona condotta) del Codice Penale turco,
reputandolo maschilista e coalizzato in nome di una solidarietà maschile.
Invece, per i delitti d'onore/delitti in nome della tradizione, è stato
modificato, nel 2004, l'articolo di legge (del 1926) che concedeva una
attenuazione della pena per questo genere di crimini.
La riduzione della pena è stata annullata in favore dell'ergastolo,
solo, nei casi in cui la donna veniva uccisa da un antenato o discendente,
dal marito o dalla moglie, da un fratello o una sorella, o per tradizione.
Quello che era emerso dal contesto turco è stata la lotta del
movimento femminista per rinominare gli omicidi tradizionali come delitti
d'onore all'interno della legge e contro i politici, le strutture, come la stessa
famiglia, che consentivano e giustificavano l'uso della violenza maschile
contro le donne.
20
S. GALLINI- F. MARTELLINI- M. MATTIUZZO- M.R. STABILI, “Violenze di genere. Storie e
memorie nell’America Latina di fine Novecento”, Edizioni Nuova Cultura, 2009 Roma,
pp.85-86-87-88-89-90-98-99.
17
Le donne sono state bottino di guerra, di conquista e forma di
punizione nei confronti dei nemici. Grazie al contributo di queste ricerche è
stato possibile includere la violenza di genere all'interno della categoria
della violenza o stupro di massa.
21
S. GALLINI- F. MARTELLINI- M. MATTIUZZO- M.R. STABILI, “Violenze di genere. Storie e
memorie nell’America Latina di fine Novecento”, Edizioni Nuova Cultura, 2009 Roma,
pp.154-155156-157-158-166-167168-169.
22
J. COATSWORTH, “Roots of Violence in Colombia: Armed Actors and Beyond”, «Harvard
Rewiew of Latin America», vol.11, n.3, 2003, p.3.
23
S. GALLINI- F. MARTELLINI- M. MATTIUZZO- M.R. STABILI, “Violenze di genere. Storie e
memorie nell’America Latina di fine Novecento”, Edizioni Nuova Cultura, 2009 Roma,
p.168.
24
Ivi, p.169.
18
Come rimprovero verso gli stessi compagni è stato espresso: “E'
violenza che credano incapace una donna per il fatto di essere donna,
quando è la prima ad alzarsi e l'ultima ad andare a dormire, quella che
lavora più duramente in casa, quella che lotta per i figli. E' violenza che
non stimino la nostra partecipazione nelle lotte indigene”. Infine, è stato
dichiarato: ”Per noi, donne indigene, violenza è... non poter realizzare i
nostri riti tradizionali e rimanere nei nostri territori…quando ci fanno
andare via, perdiamo il diritto a poter lavorare e dobbiamo sottostare a
ritmi diversi da quelli della nostra cultura (afrocolombiana)”.25
25
Ibid.
26
D. E. H. RUSSELL, “I maschi uccidono le donne proprio perché sono donne”, Rivista
mensile «Delitti e misteri. Storie di omicidi, giustizia e malagiustizia», 2013 Bologna,
pp.66- 67-68.
27
MINISTRY OF HEALTH AND FAMILY W ELFARE GOVERNMENT OF INDIA, “National Family
Health Survey”, 2005-06 India.
19
Bisogna intervenire, anche con alleati maschili, organizzando
conferenze, manifestazioni e denunciando gli episodi di femminicidio
proprio per riuscire a conseguire sentenze più rigide per questi atti di
accanimento verso le donne.
28
F. BRUNO, “L’aggressività dei maschi si riversa sulle donne fino alla loro distruzione”,
Rivista mensile «Delitti e misteri. Storie di omicidi, giustizia e malagiustizia», 2013
Bologna, pp.41- 42- 43- 46- 47.
20
Emanuela Zaccalà [2014] ha raccontato di un’indagine29a tutto
campo, durata tre anni, condotta con 42mila interviste a donne tra i 18 e i
74 anni, scelte su base volontaria e sottoposte a colloqui privati faccia a
faccia. La quantità dei dati raccolti sarà, in seguito, sintetizzata in una
mappa interattiva (http://fra.europa.eu). Questo strumento servirà alle
istituzioni europee per elaborare strategie più efficaci nella protezione
delle vittime e promuovere, per le 186 milioni e 600mila donne, che al
momento vivono nella UE, un percorso di parità non solo cartaceo.
In base all’indagine per il 33% delle donne europee che ha subito
violenza fisica, psicologica o sessuale almeno una volta nella vita, nei due
terzi dei casi chi l'ha commessa era il partner. In cima alla classifica dei
soprusi si trova la Danimarca con il 52% di vittime, seguono la Finlandia
con il 47%, la Svezia con il 46, l'Olanda con il 45, Francia e Regno Unito
con il 44. Per quanto riguarda l'Italia raggiunge una percentuale del 27%.
Perché, i Paesi nordici registrano statistiche tanto sconcertanti? A
questa domanda risponde Blanca Tapia, portavoce dell'Agenzia, che ha
coordinato la ricerca. “In Danimarca le donne vanno in pensione anche
oltre i 70 anni, dunque sono esposte più a lungo agli abusi sul posto di
lavoro. Inoltre abbiamo constatato una correlazione tra il consumo di alcol
da parte degli autori della violenza e gli abusi subiti dalle donne, e
sappiamo che in certi Paesi nordici gli uomini bevono molto. Infine
potrebbe essere una questione di consapevolezza della violenza, molto
profonda tra le donne danesi e svedesi, per esempio, e meno sviluppata in
alcuni Stati del sud Europa”.
29
Dati di una ricerca dell'Agenzia dell'Unione Europea per i Diritti Fondamentali,
presentata al Parlamento di Bruxelles.
21
Il punto di vista delle Organizzazioni Internazionali
30
www.omct.org. Creato nel 1985, L’Organizzazione Mondiale contro la tortura (OMCT) è
oggi una delle maggiori coalizioni delle Organizzazioni Internationazionali non
governative (NGO), che combatte contro la tortura, le esecuzioni sommarie , le sparizioni
forzate e tutti gli altri trattamenti crudeli , inumani o degradanti.
22
L'Organizzazione Internazionale non governativa Amnesty
International31 si batte per la difesa dei diritti umani [2013].
L'Amnesty International si esprime in merito alla problematica della
violenza sulle donne. In tutto il mondo, almeno una donna su tre, è stata
picchiata, forzata ad avere rapporti sessuali o in altro modo abusata nel
corso della sua vita. Ogni anno, la violenza domestica colpisce milioni di
donne. È inglobata in una cultura di discriminazione che nega loro la parità
di diritti con gli uomini e che consente l'uso del corpo femminile per
gratificazione individuale o scopi politici. I rapporti non paritari tra uomini e
donne vengono fatti rispettare quando queste ultime subiscono abusi nel
carcere, vengono stuprate dalle forze armate come "bottino di guerra"o
sono spaventate dalla violenza in casa.
Esiste una sequenza ininterrotta di violenze che le donne devono
affrontare da parte di persone che esercitano il controllo su di loro. Gli
Stati hanno l'obbligo di prevenire, proteggere e punire la violenza contro le
donne perpetrata da soggetti pubblici e privati. Tale violenza rappresenta
una violazione dei diritti umani che si manifesta, in differenti modi, tra cui:
31
www.amnestyusa.org. Amnesty International UK lavora per proteggere uomini, donne e
bambini, ovunque la giustizia, la libertà, la verità e la dignità sono negati. Con oltre tre
milioni di membri in tutto il mondo, Amnesty International è la più grande Organizzazione
per i Diritti Umani del mondo. Indaga e denuncia abusi, educa e mobilita l'opinione
pubblica e contribuisce a trasformare le società per creare un mondo più giusto, più
sicuro.
23
accadere quando le donne sono trattate come proprietà. Spose che
pagano il "prezzo" alto di sposarsi sono punite con crudeltà e anche
con la morte per mano dei loro suoceri o mariti;
Delitti "d'onore"
In alcune società, le donne rappresentano l'onore della famiglia. Se
sono sospettate di tradimento, anche se nel caso di stupro,
possono essere sottoposte alle forme più brutali d’infamia e di
violenza, frequentemente, dai loro stessi padri o fratelli.
Le donne che vengono violentate e non sono in grado di fornire
prove espliciti sono, a volte, accusate del reato di rapporti sessuali
illeciti, la cui pena è spesso la morte per lapidazione pubblica.
I membri maschi della famiglia credono di non avere altri mezzi per
annullare una violazione percepita di "onore", se non quello di
uccidere la donna;
La violenza domestica
La violenza contro le donne è un problema mondiale. È una
violazione del diritto all'integrità fisica, alla libertà, e
frequentemente, alla vita.
Quando gli Stati non riescono a prendere le misure necessarie per
proteggere le donne dalla violenza domestica o a far punire tali
crimini stanno fallendo nei loro obblighi di difesa delle vittime;
32
W ORLD HEALTH ORGANIZATION (WHO), “Eliminating Female Genital Mutilatio”, An
Interagency Statement, 2008.
24
Violazioni dei diritti umani basati su effettive o percepite identità
sessuali.
La sessualità è regolata attraverso vincoli rigidi imposti da norme
culturali e, talvolta, da particolari misure giuridiche di supporto alle
norme stesse. La comunità che include le istituzioni religiose, i
media, la famiglia e le reti culturali, disciplina la sessualità delle
donne e punisce coloro che non sono concordi. Queste donne sono
o lesbiche o sembrano "troppo maschili" o cercano di esercitare
liberamente i loro diritti o sfidano il predominio maschile. Numerosi
casi documentano giovani lesbiche picchiate, violentate, costrette a
sposarsi e maltrattate dai membri della famiglia per punire la loro
identità sessuale.
Il problema dell'impunità
I perpetratori di violenza contro le donne, raramente, sono ritenuti
responsabili dei loro crimini. Le donne vittime hanno, spesso,
scarso ricorso perché molte agenzie statali hanno pregiudizi di
genere e condividono pratiche discriminatorie. Molte donne
scelgono di non denunciare i casi di violenza alle autorità perché
hanno vergogna e temono di essere giudicate dalla comunità. Una
cultura globale di discriminazione contro le donne vittime di violenza
sostiene un assiduo ripetersi di maltrattamenti.
Amnesty International s’impegna per estirpare la violenza e aiutare
le donne a godere dei diritti di uguaglianza e rispetto della dignità
umana.
25
CAPITOLO 2
LA VIOLENZA DI GENERE
33
Vivien Burr insegna psicologia all'Università di Huddersfield in Inghilterra.
34
Nel suo testo "La tratta delle donne: Note sulla Politica Economica del Sesso"
l'antropologa Gayle Rubin cerca di dare un resoconto delle origini dell'oppressione
femminile. Secondo la Rubin si offrono quadri concettuali per spiegare le strutture sociali
che consentono la discriminazione delle donne, strutture che lei chiama il "sesso/genere".
26
2.1 LE RADICI DELLA VIOLENZA
27
In seguito, alcune fonti orali e archivistiche evidenziano un
considerevole aumento degli stupri e delle molestie sessuali durante la
conquista dell’Etiopia, che continuano nel periodo successivo. Il silenzio,
che circonda le storie di violenza nei confronti delle donne africane, si
deve alla generale scarsità di ricerche predisposte prima, durante e dopo
la colonizzazione.
La violenza ha origine dalle relazioni patriarcali, che si basano su
un sistema di supremazia maschile e di subordinazione femminile.
Consiste nella manifestazione di un sesso, quello forte, potente e
invincibile nei confronti di uno debole, inferiore e sottomesso. Le culture
patriarcali attribuiscono agli uomini una posizione di spicco, trasmettendo
così concezioni ormai stereotipate di ciò che, invece, le donne
rappresentano e quale comportamento debbano assumere.
Gli stereotipi di genere suggeriscono, che l’uomo, nel momento in
cui diventa violento, è mosso da un desiderio di sessualità molto forte e da
innati istinti erotici.
Le caratteristiche tipiche della violenza sono: la negazione, la
rimozione o la non accettazione dell'autonomia e volontà femminile. Ad
esempio, possiamo riferirci alla non accettazione della scelta di
separazione, alla costrizione contro la sua volontà di un rapporto
sessuale, all'isolamento dalle sue relazioni sociali, ecc.
Frequentemente, la violenza viene confusa con l’aggressività o il
sadismo, che in realtà sono termini, che indicano comportamenti ben
differenziati tra di loro.
L’aggressività è innata, perché indispensabile alla sopravvivenza
(aggressività difensiva), all’evoluzione (aggressività adattativa), alla
crescita del singolo individuo (aggressività esplorativa). È una risposta a
una minaccia esterna. Invece, il sadismo vuole causare negli altri una
sofferenza sia fisica che mentale.
28
La violenza sulle donne è riconosciuta come un grave problema
sociale che ha raggiunto proporzioni mondiali epidemiche. Le statistiche
basate su dati di ricerche realizzate in tutto il mondo rivelano che la
violenza maschile avviene, abitualmente, all’interno della famiglia.
Nel 1997 uno studio portoghese35 ha mostrato come il 43% degli atti di
violenza vengano compiuti all’interno della famiglia. Uno studio belga36 del
2010 ha esposto che l'abuso verbale è di gran lunga la forma più comune
di abuso (41,5%), seguito dalle intimidazioni (22%) e dalle percosse
(15%). L'abuso sessuale colpisce soprattutto le donne (il 5,6% contro il
0,8% degli uomini). È stato stimato che Il 13,9% delle vittime di sesso
femminile e il 9,8% delle vittime di sesso maschile fanno una dichiarazione
alla polizia. Questa percentuale si abbassa quando l'autore è un parente
(6,2%), si alza se l'autore è un partner (17,9%), ma è ancora più alta
quando l'autore è sconosciuto (21,1%). L'8,9% delle donne e il 3,2% degli
uomini sono stati costretti a rapporti sessuali o ad avere rapporti prima dei
18 anni. I dati del primo studio greco37 a livello nazionale, comprendente
1.200 donne dai 18 anni in su ha rilevato che il 36% di loro ha subito
violenza fisica dal partner. Secondo uno studio finlandese38 il 40 % delle
donne adulte sono state vittime di violenza fisica o sessuale o di minacce
dopo il 15 ° compleanno, il 14 % nel corso degli ultimi dodici mesi. Il 52 %
di tutte le donne sono state vittime di molestie sessuali o comportamenti
sessualmente offensivi dopo il 15esimo anno di età, il 20 % nel corso dello
scorso anno. Il 22 % delle donne sposate e conviventi sono state vittime di
violenza fisica o sessuale o minacciate da parte del partner attuale, il 9 %
nel corso dello scorso anno. Nel complesso, 122.000 donne avevano
subito violenza dal partner nel corso dei dodici mesi scorsi (90.000 sono
state vittime di violenza fisica).
Il Who (World Health Organization) ha pubblicato, nel 2002, un
rapporto su “Violenza e salute”, basato su 48 studi sulla prevalenza della
violenza contro le donne. È emerso che tra il 10 e il 69% delle donne (a
seconda della nazione) sono state vittime di violenza da parte del partner
nel corso della vita.
35
COMMISSION FOR EQUALITY AND W OMEN’S RIGHTS, “Violencia contra as mulheres”,
Caderbis Condicao Feminina n. 48, 1997 Lissabon.
36
INSTITUTE FOR THE EQUALITY OF WOMEN AND MEN, "Emotional, physical and sexual abuse
– the experiences of women and men", 2010 Brussels (Belgium).
37
RESEARCH CENTER FOR GENDER EQUALITY, “Domestic Violence against Women: The
First Epidemiological Research in Greece”, 2003.
38
OFFICIAL STATISTICS OF FINLAND, “FAITH, HOPE, BATTERING. A Survey Of Men’s
Violence against Women in Finland”, 1998.
29
Uno studio condotto in Svizzera39, nel 2003, ha mostrato che il 39%
delle donne ha subito un atto di violenza fisica o sessuale da parte di un
uomo, almeno una volta nella loro vita adulta. Il 9% è stata vittima di
violenza fisica, mentre il 3% di violenza sessuale per mano del partner. In
totale, l'81% delle vittime di qualsiasi forma di violenza, con conseguente
morte o lesioni personali, sono donne. L'81% dei responsabili di questi atti
sono uomini.
Questi numeri hanno confermato che la violenza contro le donne è
un serio problema sociale che comporta gravissimi danni psicologici,
economici e fisici.
Negli ultimi anni molti paesi europei hanno fatto enormi passi nel
combattere la violenza contro le donne. Infatti, numerosi paesi hanno
introdotto una legislazione che autorizzava la polizia ad allontanare l’uomo
dal domicilio coniugale. Altri paesi europei hanno realizzato campagne di
sensibilizzazione.
Nonostante tutti questi sforzi, ancora oggi, sono presenti molti
pregiudizi e preconcetti, che ostacolano le donne dal ricevere il supporto
di cui necessitano. La tendenza a dare la colpa alla vittima per la violenza
subita non è stata del tutto cancellata. I pregiudizi e l’incolpare la donna
sono elementi che istigano la violenza contro le donne, perché
conferiscono all’uomo l’impressione che il comportamento violento sia
giustificato.
Un altro problema è rappresentato dal fatto che non ci sono
sufficienti risorse economiche per la prevenzione della violenza contro le
donne e le/i bambine/i. Ciò ha delle ripercussioni dal punto di vista dei
diritti umani, ma allo stesso tempo è anche un problema economico,
perché determina ingenti spese (per la terapia, cure mediche, permessi
per malattia, operazioni di polizia, processi penali, periodi di carcerazione,
ecc.). Inoltre, può implicare spese da parte dello stato, se le vittime o
membri di una famiglia esprimono accuse contro lo stato per mancata
assistenza e violazione delle leggi che garantiscono il diritto alla
protezione della vita, alla salute e alla libertà della vittima.
39
MARTIN KILLIAS, MATHIEU SIMONIN, JACQUELINE DE PUY, "Violence Experienced by
Women in Switzerland over their Lifespan: Results of the International Violence Against
Women Survey (IVAWS)", 2003.
30
2.2 CAUSE E FATTORI DI RISCHIO DELLA VIOLENZA SULLE
DONNE
40
CONSIGLIO FEDERALE SVIZZERO, "Rapporto sulla violenza nei rapporti di coppia. Cause e
misure adottate in Svizzera", 2009.
41
Ibid.
42
UFFICIO FEDERALE DI STATISTICA (UST), "Reati di omicidio. Studio sulla violenza
domestica. Casi registrati dalla polizia dal 2000 al 2004" Svizzera.
UFFICIO FEDERALE DI STATISTICA (UST), "Rilevazione speciale sui reati di omicidi", 2008
Svizzera.
31
aggiungono altre tipologie di rischi, come esperienze di violenza o un
rapporto basato su una scarsa stima della partner.
All’interno della coppia, sono individuati elementi pertinenti
all’insorgere della violenza.
Si constata un’attinenza tra la ripartizione del potere tra i partner e
la violenza nella coppia. La disparità di potere nella relazione viene
descritta a diversi livelli:
Comportamento di dominio e di controllo: legame tra il
comportamento predominante e di controllo metodico e la
violenza nella coppia. Nelle coppie in cui il potere decisionale
è bilanciato, la violenza si verifica più raramente rispetto alle
coppie in cui l’uomo pretende questo potere per se. Inoltre,
nei rapporti violenti il controllo impiegato è maggiore e anche
gli insulti e le umiliazioni nei confronti della compagna sono
più frequenti.
43
CONSIGLIO FEDERALE SVIZZERO,"Rapporto sulla violenza nei rapporti di coppia. Cause e
misure adottate in Svizzera", 2009.
44
PROF. DR. U. MÜLLER- DR. M. SCHOETTLE, Sondaggio "Salute, benessere e sicurezza
personale delle donne in Germania", 2003 Università di Bielefeld.
45
DIPARTIMENTO PER I DIRITTI DELLA DONNA E DEL SEGRETARIATO DI STATO PER I DIRITTI DELLA
DONNA, "L'indagine nazionale sulla violenza nei confronti delle donne in Francia", 2000.
32
questa situazione. Piuttosto, si tratta di un rapporto di dominio e non di un
conflitto tra due partner con posizioni egualitarie.
Alcuni eventi della vita possono influenzare l’insorgere della
violenza. Questi eventi sono principalmente la gravidanza o la nascita di
un figlio, che sono periodi in cui si registra un numero superiore alla media
di primi episodi di violenza, e poi la separazione della coppia.
La rete sociale può contribuire a evitare che insorga la violenza
nella coppia, ma in alcune occasioni può anche favorirla.
In Svizzera, la violenza fisica e sessuale nella coppia si mostra più
spesso nei casi in cui la donna e in particolare l’uomo sono poco integrati
socialmente (amicizie, partecipazione a gruppi o manifestazioni ecc.).
L’isolamento sociale può rappresentare sia una condizione sia una
conseguenza della violenza.
Più la coppia è inserita socialmente e meno è caratterizzata dalla
violenza. La rete sociale può fornire una protezione, in quanto assume
una funzione di controllo e di sostegno. Però, può anche facilitare
l’insorgere della violenza. Ciò avviene quando la rete sociale, e in
particolare l'ambiente familiare responsabile della socializzazione primaria,
tollerano la violenza o la considerano normale.
Anche la società e i fattori sociali possono concorrere a creare un
clima violento oppure pacifico. Parliamo di norme socioculturali,
riguardanti i ruoli di genere, il rapporto con la violenza e la loro rifacimento
a livello giuridico, politico e mediatico. Finora il livello sociale è stato poco
analizzato negli studi caratteristici. Specifiche ricerche denotano come
fattori di rischio per l’emergere della violenza nella coppia i seguenti:
l’insufficiente parità delle donne e degli uomini nella società e la tolleranza
sociale nei confronti della violenza in generale e della violenza nella
coppia in particolare. Entrambi gli aspetti si presentano largamente negli
altri livelli (individuo, rapporto di coppia, comunità), in quanto i valori e le
norme socioculturali sono interiorizzati dalle famiglie, dalle coppie e dagli
individui.
Le caratteristiche socio demografiche, socioeconomiche e
socioculturali delineano le categorie sociali in cui sussiste un alto rischio di
violenza. Sono considerevoli tali fattori: la notevole differenza di età tra
l’uomo e la donna, la giovane età della donna, la presenza di figli, la
disoccupazione del partner e un basso reddito familiare.
33
2.3 LE TIPOLOGIE DI MALTRATTAMENTO E LA SPIRALE DELLA
VIOLENZA
34
possesso, perciò, manifesta nei confronti del nascituro sentimenti di
gelosia perché s'interpone tra lui e la sua donna;
35
che cosa stia sbagliando, evita di contraddirlo e lo asseconda. Lui
prende le distanze affettivamente, facendole provare la paura
dell'abbandono.
5. Il ricatto dei figli. Con la minaccia di portarglieli via, l'uomo fa sì, che
lei rimanga insieme a lui.
36
2.4 GLI EFFETTI DELLA VIOLENZA SULLE VITTIME
37
CAPITOLO 3
46
CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO, TELEFONO ROSA, ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI
DELLA REGIONE LAZIO E DELLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE SICUREZZA, “Regione Lazio,
la tua sicurezza. ll fenomeno della violenza di genere sulle donne: un approfondimento
sulla situazione nel Lazio”, 2008. L’indagine sulla percezione della sicurezza dei cittadini
del Lazio, su un campione di 1100 donne, evidenzia i risultati emersi dalle interviste in
merito a come si sentono all'interno del territorio in cui vivono.
47
ISTAT, Indagine multiscopo sulle famiglie “Sicurezza delle donne”, 2006.
38
di violenza fisica o sessuale, il Lazio si trova al primo posto vicino
all’Emilia Romagna, nella classifica nazionale. La regione supera di 6
punti percentuali la media nazionale (32% della popolazione femminile
nella fascia d'età presa in considerazione).
La ricerca sul Lazio attesta che le donne maltrattate da un uomo
che non sia il partner sono molti giovani (tra i 18 e i 24 anni), mentre
quelle violentate dal proprio marito hanno tra i 35 e i 44 anni e tra i 55 e i
64 anni. Il 57% delle molestie sessuali avviene a opera di estranei; i
maltrattamenti fisici, le violenze psicologiche e quelle sessuali sono,
soprattutto, a opera dei partner, attuali o ex. Il 18% degli episodi di
violenza psicologica viene commesso dai colleghi di lavoro.
Bisogna considerare come primo luogo in cui le donne subiscono
violenza la casa (la propria, nel 23% dei casi), che protegge l'aggressore.
Le violenze fisiche si consumano, principalmente, in casa delle
donne (38%), invece in quella dell'autore la percentuale è molto bassa
(solo il 7%). Alcune donne hanno anche denunciato molestie verificatosi
sui mezzi pubblici (22%), in mezzo alla strada (18%), nei luoghi di lavoro
(20%). Dalla ricerca risulta che nella provincia di Roma l'8% delle donne
residenti ha subito maltrattamenti fisici. Si tratta dell’unica percentuale
superiore alla media del Lazio (7%). Inoltre, nell'ultimo triennio, il 20%
delle donne residenti nella provincia di Roma e il 16% nella provincia di
Frosinone sono state vittime di violenze psicologiche. Ha subito violenze
sessuali il 19% delle donne in provincia di Roma, l’11% a Frosinone, il 9%
a Latina, il 5% a Viterbo e il 3% a Rieti.
Indagando sulla percezione della sicurezza è emerso che quasi la
metà delle intervistate (il 49%) non si sente intimamente sicura in alcuni
dei luoghi della città in cui vive. Il 14% dichiara di provare una paura
generale nei contesti urbani della vita quotidiana. Sono temuti di più i
luoghi isolati (81% di risposte), quelli bui (76%) e le aree degradate della
città (68%). Anche i mezzi pubblici (treno e autobus) sono considerati
pericolosi nel 26% e nel 22% dei casi a eccezione della metropolitana
(51%). Solo l’8% delle donne che vivono nella provincia di Frosinone, il
6% in quelle di Latina, il 3% a Rieti e il 5% a Viterbo asseriscono di non
sentirsi mai al sicuro nel territorio urbano; invece nella provincia di Roma
le donne che rispondono di non sentirsi al sicuro sono il 17% .
Per quanto riguarda i moventi di queste violenze sono fornite
diverse risposte: cause sociali, come gli uomini considerano le donne, cioè
come oggetto di possesso (il 17%); problemi dovuti all'emancipazione
femminile (l’11%), per patologie, per l’influenza di sostanze stupefacenti e
alcol (il 16%); l'accettazione della predisposizione maschile verso
comportamenti violenti (il 14%); l’idea che la donna “se la sia cercata” (il
7%); la povertà (il 5%), la disoccupazione (il 3%). Tuttavia, si registra
l’86% di risposte che non giustificano in alcun modo la violenza sessuale.
39
L'indagine Istat (2006) ha rilevato che il 93% delle vittime di
maltrattamenti da parte del proprio compagno, nel corso della vita, non
denuncia, anzi, spesso non lo considera neanche come un reato (il 44%
delle italiane lo vede come qualcosa di sbagliato e il 37% come qualcosa
che è solo successo). Spesso, le donne continuano la relazione con il
partner violento nella speranza che cambi atteggiamento e non sia più
manesco.
Dalla ricerca sulla regione Lazio si evince che circa il 28% del
campione scelga di rimanere accanto al compagno prepotente perché ha
paura di come potrebbe reagire, se fosse lasciato. Anche la presenza o
meno di figli per il 22% delle donne intervistate può influire sulla decisione
della donna di non interrompere ogni rapporto con il partner.
La dipendenza economica dal compagno è considerata una
possibile ragione per restare con uomini violenti, accanto al desiderio
(illusione) di tutelare i figli. Anche in questo caso, le donne vittime di
violenza si allontanano dall'opinione del campione (20% dei casi vs. il 22%
medio).
Nel momento in cui una donna che ha subito violenza riesce a
scappare dall'isolamento e a chiedere aiuto si rivolge in primo luogo al
proprio ambito familiare e amicale. Infatti, il 27% delle donne abusate del
Lazio ha parlato con qualcuno di ciò che è accaduto ( gli amici sono il 57%
delle opzioni); le donne che hanno denunciato, negli ultimi tre anni, abusi
e violenze chiedendo aiuto alla famiglia e agli amici sono il 43%. I familiari
e gli amici sono responsabili della creazione di un clima rassicurante
intorno alla donna che la faccia sentire compresa, creduta e sostenuta nel
percorso di uscita dalla violenza.
Coloro che secondo le risposte date rappresentano i referenti
principali per il supporto sono: il Telefono Rosa, i centri antiviolenza e le
associazioni che operano sul territorio (88% di opzioni). Poi, ci sono i
servizi sociali (il 69%); le famiglie e le Forze dell’Ordine nel 63% e nel 59%
delle risposte; seguono i servizi sanitari con il 38%, i media con il 34%, le
organizzazioni religiose (31%), lo Stato in generale (29%), la legge,
compresi avvocati e magistrati (27%).
Per poter investire in un piano culturale e politico per la lotta alla
violenza di genere, grazie anche alla formulazione di norme, è importante
ascoltare i suggerimenti forniti dalla popolazione femminile su cosa
sarebbe più utile fare per prevenire il fenomeno.
Al primo posto per numero di scelte delle donne del Lazio emerge
un modello d'intervento che segue la “logica del contrasto”. Il 25% delle
donne propone l’inasprimento delle pene per i reati di abuso. Al secondo
posto il 18% delle donne indica la necessità di formulare misure di
protezione a favore di chi denuncia. Al terzo posto viene lanciata l'idea di
un’ azione “preventiva”: la presentazione di campagne di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica sul tema della violenza di genere (14%).
40
Si realizzano, anche, delle misure destinate a rafforzare innanzitutto
la capacità fisica delle donne di difendersi (“corsi di autodifesa”, 13%) e
poi la loro capacità psicologica. (“aiutare le donne a non sentirsi in colpa”,
12%). È di grande interesse la proposta di coinvolgere tutti in una sorta di
avanzamento culturale della violenza di genere (“corsi di rispetto reciproco
fin dalle scuole”, 10%).
Non solo, ma bisognerebbe distogliere l'uomo dalle cause culturali
e psicologiche per le quali si mostra violento (“sostegno psicologico”, 6%).
Per far conoscere alle donne i servizi deputati
nell'accompagnamento in un percorso di uscita dalla violenza potrebbero
contribuire tali strumenti: la televisione, per quasi la metà delle intervistate
(44%); le campagne d'informazione nelle scuole (20%), volte a una
socializzazione più efficace rispetto al tema dei diritti delle donne e della
violenza di genere; i servizi sanitari (13%) e la carta stampata (12%), che
dovrebbero informare le donne sulle strutture cui possono fare riferimento.
Le donne vittime dai 25 ai 44 anni consigliano un intervento di
natura più correttiva (aumento della pena per questi reati), tra il 28% e
27%, mentre sulle misure preventive il 19% delle donne fra i 18-24 anni
suggerisce di organizzare corsi di autodifesa (10% e 12% fra i 55-64, 65-
70 anni). Le donne, fra i 55 e i 64 anni, optano più spesso per
l’organizzazione di campagne di sensibilizzazione (23%) e i corsi di
rispetto nelle scuole (14%).
Sono di fondamentale importanza le attività dei centri anti-violenza
che offrono interventi di vario tipo in base alle esigenze specifiche di ogni
donna, dal supporto psicologico all'ospitalità, dall'assistenza legale
all'accompagnamento nella formazione, e così via.
Trovo interessante fare anche riferimento all'indagine sui
femminicidi condotta dalla Uil (Unione Italiana del Lavoro) di Roma e del
Lazio in collaborazione con l'Eures (Istituto Ricerche economiche e
sociali). Si calcola una media di 171 vittime l’anno in Italia dal 2000 fino al
2013, cioè una donna ogni due giorni. Di queste il 70,7% è stata uccisa in
famiglia. La raccolta dei dati ha evidenziato che sono state uccise nove
donne nel Lazio nei primi sei mesi del 2013, il numero più alto degli ultimi
tre anni. Nell’intero 2012 era stato sempre pari a 9 il numero delle vittime,
10 nel 2011 e 11 nel 2010.
Dal rapporto risulta che dal 2003 al 2012 nel Lazio sono state
uccise 126 donne, di cui 60 negli ultimi quattro anni. Di queste il 70,6%
viveva nel comune di Roma e provincia. La forte espansione del 2013 che,
va da gennaio a giugno, è riuscita a eguagliare già i numeri del 2012.
Il 71,7% dei femminicidi della regione, tra il 2008 e il 2012, ha avuto
luogo tra le mura domestiche, per mano di mariti, conviventi, ex coniugi,
compagni e quelli avvenuti a opera della criminalità comune sono il 30,5%.
Le donne italiane vittime sono state il 65,5% del totale, mentre quelle
straniere, residenti sul territorio il 33, 6 %.
41
La fascia di età più colpita è quella tra i 25 e i 44 anni ed è
parecchio elevata quella over 65. Questi dati sono stati raccolti alla vigilia
della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha voluto rendere
ufficiale una data scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi
nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà,
nel 1981. E' stato deciso questo giorno in memoria del brutale assassinio,
nel 1960, delle tre sorelle Mirabal48, ritenute un esempio di donne
rivoluzionarie per l'impegno con cui cercarono di contrastare il regime del
dittatore Trujillo. Nel 1999, l'Assemblea per celebrare il 25 novembre come
Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne,
ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a pianificare
attività di sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
Nel nostro paese, solo dal 2005, alcuni centri antiviolenza e case
delle donne hanno cominciato a celebrare questa giornata. Poi, negli ultimi
anni, anche diverse istituzioni ed enti come Amnesty International hanno
deciso di festeggiare questa giornata attraverso iniziative politiche e
culturali. In Italia in occasione del 25 novembre, vengono organizzate
tantissime iniziative.
Ad esempio, nel 2007, 100.000 donne (40.000 secondo la
questura), hanno manifestato a Roma "Contro la violenza sulle donne",
senza alcun patrocinio politico. Questa è stata la prima manifestazione
sulla violenza contro le donne e ha ottenuto una forte attenzione mediatica
in seguito alle contestazioni a danno di alcuni ministri e di due deputate.
Non solo le donne hanno partecipato, ma anche gli uomini dell’Uil di
Roma e del Lazio, presso piazza Campidoglio. Così hanno potuto dare il
proprio contributo per dire "no" alla violenza sulle donne, alle
discriminazioni di genere, all’oppressione, al sopruso, all’abuso sull’altro/a.
Può essere considerato come un piccolo gesto simbolico che deve
spingere tutti a riflettere, affinché non si debba più assistere all’assassinio
di una donna. Secondo il segretario dell’Uil di Roma e del Lazio, il lavoro
evidenzia come ci sarà, purtroppo, un incremento del fenomeno nelle
realtà metropolitane.
48
Questo tirannico e brutale ambiente politico e sociale, risvegliò molto presto le loro
coscienze sulla necessità di libertà e rispetto dei diritti delle donne domenicane. Quando
Trujillo salì al potere, la loro famiglia (come molte altre nel paese) perse quasi totalmente
i propri beni, prima nazionalizzati, poi incamerati direttamente dal dittatore nei suoi beni
privati. In questo modo, le sorelle Mirabal incarnano negli anni 50, la passione per la
libertà e ed il valore, impegnandosi con decisione nei confronti della lotta contro il
governo trujillista. Tre di esse furono assassinate nel novembre 1960 a causa della loro
dissidenza.
42
Spesso nelle grandi città, la famiglia della donna vittima di violenza,
rimane isolata, priva di una rete sociale solida e convive con malumori,
tensioni e difficoltà.
Come bisogna intervenire nell'arginare il fenomeno della violenza
sulle donne? Sarebbe importante partire da un'attività di prevenzione,
secondo il segretario Uil Lazio, con delega alle Pari Opportunità, nelle
scuole per educare al rispetto tra i generi. Inoltre, sarebbe funzionale
concretizzare un sistema di protezione, accoglienza e tutela per le donne
(che hanno spesso figli minori) attraverso una rete qualificata di operatori
(sociali, sanitari, pubblica sicurezza, legali) e che sostengano la donna a
uscire dal tunnel della violenza, prima che sia troppo tardi.
Il 25 novembre 2013 il Comune di Roma Capitale si è unito agli
eventi contro il femminicidio con la manifestazione chiamata “Noi no”49.
Per l’occasione il Palazzo Senatorio è stato tinteggiato di un rosso fuoco,
con tante luci. Sulla sua facciata è comparsa una mano con una scritta
che invitava a fermare tutti gli atti di violenza contro le donne.
La violenza include numerose forme verbali, infatti, sono state
scelte parole come colpire, isolare, ferire, importunare, ricattare, punire,
stuprare, uccidere, ecc. È stata molto importante la rappresentanza al
maschile che ha dato voce all'evento ricordando, tramite cartelloni
pubblicitari, che gli uomini devono essere consapevoli e responsabili delle
violenze agite. Ha avuto un forte impatto emotivo la protesta coordinata da
donne che vestivano magliette su cui erano scritti i nomi di madri, figlie e
nonne assassinate.
Il Sindaco di Roma Capitale ha espresso la sua solidarietà alle
donne vittime di violenza dichiarando che per lui la violenza sulle donne, in
particolare il femminicidio, si basa su una matrice culturale che trascina,
sfortunatamente, troppi uomini e il loro cervello. È necessario un rilevante
cambiamento di rotta culturale per affrontare e sconfiggere questo
problema. Ha, infine, ringraziato tutte le associazioni di Roma che danno il
proprio supporto alle donne romane. Infatti, chi ferisce una donna colpisce
tutta la comunità, intaccando i diritti che dovrebbero essere rispettati.
Partendo dalla gravità dei dati raccolti sarebbe conveniente trovare delle
strategie per porre fine alle violenze, ai maltrattamenti, agli omicidi. Il
progetto da adempiere dovrebbe includere le donne, gli alleati uomini, le
Istituzioni, i sindacati, le associazioni, le F. O., e la magistratura.
49
Per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne (25 novembre 2013), Roma
Capitale e la Regione Lazio vogliono dare un segnale forte su un tema che richiede una
forte sensibilizzazione. Lo fanno il sindaco Marino e il presidente della Regione Lazio
Zingaretti, lanciando insieme la campagna di comunicazione noino.org, rivolta
specificamente agli uomini, perché si assumano le proprie responsabilità rispetto alla
violenza.
43
Deve essere interrotto l'influsso di una cultura deviante che, alcune
volte, giustifica il comportamento dell'autore di violenza.
Nel frattempo non si mette in evidenza che la vittima è la donna,
che subisce e che per paura del giudizio e per vergogna si distanzia e non
tenta di chiedere aiuto. Innanzitutto, bisognerebbe trovare delle strategie
di prevenzione, già nelle scuole per educare, sin da piccoli, al rispetto
della differenza tra i due sessi. Infatti, la scuola non dovrebbe essere solo
un luogo in cui si celebrano le ricorrenze, ma anche uno spazio in cui si
sedimenta un possibile cambiamento culturale.
È indispensabile riuscire a produrre un sistema di protezione,
accoglienza e tutela delle donne per mezzo di una rete tra le diverse
istituzioni presenti sul territorio.
44
S’intraprendono azioni d'intensificazione della sicurezza diurna e
notturna di luoghi pubblici “a rischio di violenza” con sistemi
d'illuminazione e nuove tecnologie. A seguito, dell'entrata in vigore
della legge, la Regione potrà specificare, sulla base del proprio
patrimonio, gli immobili da elargire in comodato d’uso a centri
antiviolenza, case rifugio e di semiautonomia;
45
La Regione Lazio, può anche costituirsi parte civile nei processi
riguardanti i reati di violenza su donne o minori, assegnando le somme
percepite a titolo di risarcimento, per perseguire i propositi della legge.
Sono stati destinati, per il triennio 2014-2015, tre milioni di euro a
sostegno delle attività necessarie per finanziare gli interventi previsti dalla
legge regionale.
6. Produrre sinergia tra forze diverse che, pur nella propria autonomia,
devono perseguire obiettivi comuni, aggiungendo le proprie
competenze;
46
7. Mettere in luce le criticità attuali nel contrasto alla violenza, per
presenziare sulle debolezze nella difesa delle vittime, garantendo
sicurezza, protezione e reinserimento;
47
7. Impiegare un metodo solidale per la costruzione del progetto di
uscita dalla violenza, includendo tutti i servizi a contatto con la
donna accolta;
50
L’Assessorato alle Politiche Sociali e Sport della Regione Lazio organizza il 6 ottobre
2014 presso la Regione Lazio, Sala Tirreno, il workshop “Costruzione delle Linee Guida
Regionali per Centri Antiviolenza, Case Rifugio, Case di Semiautonomia”. Si tratta di un
momento di discussione e condivisione molto importante in vista dell’approvazione delle
Linee guida regionali e al fine di un sempre più efficace funzionamento della rete
regionale dei servizi antiviolenza.
48
1. Centri Antiviolenza;
2. Case Rifugio;
3. Case di Semiautonomia.
49
quali si può intuire come migliorare e potenziare i servizi offerti alle donne
vittime.
50
3.3.2 GLI OPERATORI SANITARI
26/03/2006
La coppia, che vive nello stesso quartiere alla periferia est di Roma, è da
qualche tempo separata, ma nonostante ciò la moglie continua ogni giorno
a recarsi dal marito per pulire e cucinare. La donna lo vede come un
51
dovere personale. Quel giorno, i due litigano pesantemente e l'uomo,
impugnando un coltello, colpisce la moglie tre volte all'addome,
provocando la sua morte. Quando giungono i carabinieri, lo trovano
rannicchiato in un angolo, in stato di choc, vicino al corpo della donna.51
9/05/2006
9/10/2006
51
M. ADDIS SABA- C. DI SAN MARZANO- E. DONI- P. GAGLIANONE- C. GALIMBERTI- E. GIANNI
BELOTTI- L. LEVI- M.S. PALIERI- F. SANCIN- M. SERRI- S. TAGLIAVENTI- C. VALENTINI,
“Amorosi assassini. Storie di violenze sulle donne”, Editore Laterza, 2008 Roma - Bari,
p.47.
52
Ivi, p.94.
53
Ivi, p.201.
52
CAPITOLO 4
53
psicologici da cui non riuscì mai a riprendersi del tutto.
54
Fattori di rischio: violenze da parte del partner o ex partner e l’adattamento psico-
sociale. Il primo gruppo comprende: gravi violenza fisiche o sessuali; gravi minacce di
violenza, ideazione o intenzione di agire violenza; escalation sia della violenza fisica
/sessuale vera e propria sia delle minacce/ideazioni o intenzioni di agire tali violenza;
violazione delle misure cautelari o interdittive; atteggiamenti negativi nei confronti delle
violenze interpersonali e intrafamiliari. Il secondo gruppo contiene: i precedenti penali;
problemi relazionali; status occupazionale o problemi finanziari; abuso di sostanze;
disturbi mentali.
55
www.surveygizmo.com/s3/954104/ISA - online
54
escalation che può portare anche alla morte. È rivolto,
in particolare, a quelle donne che minimizzano la
violenza e non ne hanno preso consapevolezza. L’ISA
consiste in un modulo da compilare, in riferimento alla
propria condizione, per comprendere qual è il livello di
pericolosità che si sta correndo. Si ottiene un
punteggio in base a ciò che succede e poi viene
indicato cosa è opportuno fare.
Ricordiamoci che la valutazione da parte delle Forze
dell’ordine, della magistratura, dell’operatore non deve
mai limitarsi a un metodo di analisi del rischio che per
quanto scientificamente valido, può solo affiancare le
pratiche e le indagini nei casi di maltrattamento, ma
non sostituirle.
55
o Gruppi di auto- mutuo aiuto. Rappresenta un
gruppo di persone che hanno in comune lo stesso
problema e che, nel confronto orizzontale con gli altri,
sperimentano momenti di condivisione, di solidarietà e
di crescita. All'interno del gruppo, ogni persona, che
dapprima si riconosce solo come bisognosa d'aiuto,
può mettersi alla prova per dare aiuto. Da soggetto
passivo diventa un soggetto attivo, sia verso di se che
verso gli altri.
56
Differenza Donna nasce a Roma il 6 maggio 1989 con l’obiettivo di far emergere,
conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza di genere. Fin dall’inizio
l’Associazione ha avuto chiaro che la discriminazione, l’emarginazione e la sopraffazione
nei confronti delle donne sono un fenomeno sociale diffuso, grave, complesso, che solo
competenze specifiche possono combattere con efficacia. L’Associazione Differenza
Donna svolge le molteplici attività grazie alla presenza di un gran numero di
professionalità: psicologhe, psicoterapeute, assistenti sociali, medici, educatrici,
avvocate, giornaliste, sociologhe, informatiche, antropologhe, ecc. attive nel progetto
complessivo.
56
individualizzato per l'uscita della donna dalla situazione di violenza. Inoltre,
è aperto due volte a settimana (lunedì e mercoledì), dalle 9.00 alle 14.00.
57
I centri antiviolenza sono predisposti per accogliere le donne che
hanno subito violenza, indipendentemente, dalla loro nazionalità, etnia,
orientamento religioso, politico o sessuale e condizione socio-economica.
Offrono numerosi servizi di sostegno, organizzano attività e
assumono un ruolo fondamentale sul piano sociale. Per quanto riguarda i
servizi, i centri antiviolenza si occupano di fornire: rifugio, sostegno in
situazione di crisi e counselling per le donne vittime di violenza e le/i loro
bambine/i; counselling anche per le donne non ospiti e quelle che sono
state ospitate in precedenza presso il centro. Inoltre, sostengono azioni di
prevenzione contro la violenza di genere, attraverso la sensibilizzazione
dell’opinione pubblica sul problema della violenza, sulle cause e le
conseguenze. Ma, anche sulla necessità di supportare con
specializzazione le vittime. Una rete costituita da singole sostenitrici e
organizzazioni e una stretta collaborazione con altri professionisti è
funzionale al raggiungimento di questo obiettivo. Per assicurare la qualità
dei servizi è doveroso conservare tutta la documentazione e attuare una
valutazione regolare.
Tra i servizi possiamo elencare:
58
sostegno professionale senza giudizi, a prescindere dalla
loro decisione finale. L’operatrice che raccoglie la
testimonianza della donna deve garantire la confidenzialità
delle informazioni recepite e, in caso, rispettare il desiderio
della donna di rimanere anonima.
59
Sostegno per la risoluzione dei problemi economici.
Un’altra funzione rilevante del centro antiviolenza è quella di
sostenere le donne a ottenere sussidi o aiuti economici a cui
hanno diritto. Affinché questo sia possibile, è fondamentale
che il centro crei un buon rapporto di comunicazione e
collaborazione con i servizi sociali.
60
Offrire un corso di formazione. Per poter lavorare a
contatto con le donne vittime di violenza, è fondamentale che
qualunque persona, (operatori/trici socio-sanitari, Forze
dell'ordine, magistrati, Polizia municipale, psicologi,
assistenti sociali, studenti, insegnanti, cittadini, ecc. ), abbia
frequentato il corso di formazione che si divide in ore di
teoria e di pratica. Durante il corso saranno trattati argomenti
quali: il fenomeno della violenza di genere, diffusione,
definizione, forme e tipi; individuazione e riconoscimento
indicatori e ciclo della violenza e conseguenze ed effetti della
violenza; diritti e strumenti legali; acquisizione di buone
pratiche di accoglienza e di accompagnamento; definizione
del percorso di uscita dalla violenza, ecc.
Nei confronti dei bambini bisogna intervenire per permettere loro di:
Diventare indipendenti;
61
secondaria. Tutte le operatrici devono impegnarsi a rispettare l’anonimato,
la segretezza e la riservatezza delle informazioni personali sulle donne e
accettare i principi ispiratori dell’intervento (lavorare con il consenso e a
vantaggio della donna; provvedere alla sua sicurezza, ecc.).
62
4.3 IMPORTANZA DELLA RELAZIONE TRA LA DONNA VITTIMA DI
VIOLENZA E L'ASSISTENTE SOCIALE
63
Se l'assistente sociale si mostrerà professionale, partecipe ed
empatico, sarà un punto di riferimento stabile, che potrà affiancare la
donna nel conseguire l'autonomia.
Il progetto individualizzato deve partire dall’attivazione delle risorse
personali, familiari e amicali della vittima.
Quando la donna viene accolta dai servizi, le si garantisce un primo
supporto concreto, che potrà spingerla a trovare soluzioni alternative, per
non subire più.
L’assistente sociale deve:
La violenza non può mai essere giustificata, ma, bisogna punirla sempre;
64
Domandare immediatamente il motivo per cui non si è separata prima e
non si è rivolta a qualcuno;
Che gli episodi di violenza si verificano sia fuori che dentro casa;
Ecc.
65
L’obiettivo consiste nel sostenere il percorso di cambiamento della
donna, riunendo le energie e creando accordi tra i diversi attori coinvolti.
66
La rete sarà efficace, se saranno rispettati i seguenti presupposti:
67
4.5 LA PAROLA ALL’AVVOCATA DELL’ASSOCIAZIONE DIFFERENZA
DONNA
Domande
57
Il 29 settembre 2008 si è costituita l’Associazione Nazionale D.i.Re “Donne in Rete
contro la violenza”, la prima associazione italiana a carattere nazionale di centri
antiviolenza non istituzionali e gestiti da associazioni di donne che affronta il tema della
violenza maschile sulle donne secondo l’ottica della differenza di genere, collocando le
radici di tale violenza nella storica, ma ancora attuale, disparità di potere tra uomini e
donne nei diversi ambiti sociali.
68
Risposte
58
È entrata in vigore il 1º gennaio 2013 ed elimina la distinzione tra figli legittimi e naturali,
trasferendo la competenza dal Tribunale per i Minorenni al giudice ordinario su una serie
di giudizi che riguardano la tutela dei diritti dei figli, nati nel matrimonio o no. In
particolare, la legge riforma la materia della filiazione naturale e del relativo
riconoscimento, applicando il principio "tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico"; delega
il Governo ad intervenire sulle disposizioni vigenti per eliminare ogni residua
discriminazione tra figli legittimi, naturali e adottivi; ridefinisce le competenze di tribunali
ordinari e tribunali dei minorenni in materia di procedimenti di affidamento e
mantenimento dei figli; detta disposizioni a garanzia del diritto dei figli agli alimenti e al
mantenimento.
69
affidamento, pure, i procedimenti sulla responsabilità
genitoriale si trasferiscono di competenza al Tribunale Civile.
Questo sta creando, dal suo punto di vista, ma, anche, sulla
base della pratica quotidiana dei Tribunali, un vuoto di tutela
per i minori, perché il Tribunale Ordinario al momento non
ritenendosi un Tribunale specializzato non si sta
pronunciando sulla responsabilità, soprattutto sulla
decadenza di responsabilità genitoriale.
Il problema fondamentale è, che mentre la violenza
fisica sui bambini o la violenza sessuale o maltrattamenti o
l’incuria o altro tipologia di vessazioni fisiche sono facilmente
riconoscibili, invece è difficilmente riconosciuta la violenza
assistita.
All’interno del TM, è stato aperto uno sportello
dedicato alle donne vittime di violenza per far emergere, in
particolar modo, la violenza assistita.
70
lasciato i propri figli in un ambito familiare violento, di non
aver agito prima. Se denuncia, però, è perché vuole
vendicarsi, se non denuncia, è complice, perciò, è sempre
responsabile e colpevolizzata. Un pericolo maggiore è
l’invito, che il Servizio Sociale rivolge alla donna a
intraprendere un percorso di mediazione familiare o una
terapia di coppia in caso di violenza.
Tra l’altro la mediazione è vietata dalla Convenzione di
Istanbul, ma comunque nessun mediatore serio potrebbe
compiere una mediazione in caso di maltrattamenti.
71
non gli competono, perché l’accertamento del fatto, che è
stato denunciato, spetta alle autorità competenti (Tribunale
Penale).
Il lavoro con il Servizio Sociale deve consentire la creazione
di una rete forte tra Centro Antiviolenza e Servizi Sociali,
perché, molte volte, le donne si rivolgono in prima battuta al
Servizio Sociale. Infatti, solo l’assistente sociale, formata e
specializzata, riesce a dare indicazioni sui CAV.
72
4.6 LA PAROLA ALLA PSICOLOGA DEL CENTRO MAREE
Domande
Risposte
59
2000. Nasce il Centro “Maree”, per donne in difficoltà, grazie ad un progetto proposto
da Differenza Donna, vincitrice del bando indetto dalla Provincia di Roma. Dal 2004 il
centro è sotto "l'ombrello" di Solidea, istituzione di genere femminile e solidarietà della
Provincia di Roma.
73
diventa tutelante e protettivo, come può essere quello di un
Centro Antiviolenza, può garantire una sorta di risanamento
fisiologico. Comunque, ogni bambino ha le proprie
caratteristiche fisiche e di personalità, ha una propria
sintomatologia.
Gli indicatori della violenza assistita sono i seguenti:
74
3. Le conseguenze a lungo termine a carico dei bambini, in
quanto vittime di violenza assistita, riguardano il fatto, che il
minore non riesce a trovare più un affidamento e una
protezione sicura dalla figura paterna, in quanto figura
abusante. Spesso, ciò si verifica, anche nei confronti della
figura materna, perché, la stessa è deputata a proteggere e
a tutelare, quando viene agita violenza, e non sempre è in
grado di farlo come si aspetterebbe il bambino. Il bambino si
sente, come se non ci fosse una base sicura sui cui
appoggiarsi rispetto a un affidamento.
Il lavoro, che va fatto, in seguito, all’incapacità di
affidarsi all’altro, è di ricostituire una relazione madre-
bambino, basata sul rafforzamento genitoriale del ruolo della
donna e sulla possibilità, che il figlio si possa fidare di più di
lei e ritrovarla come genitore protettivo. Spesso, i bambini
vittime di violenza sono adultizzati, perché si prendono cura
delle mamme oppure stando in uno status di allarme
continuo, sanno, anche, quali sono le modalità per evitare
determinate situazioni di violenza. Si affiancano alla mamma,
nei momenti clue oppure la invitano a non comportarsi in un
determinato modo. Sono i bambini fortemente
responsabilizzati, che devono assumere, anche, nei confronti
di fratelli o sorelle minori, il ruolo dei grandi. Il lavoro è
cercare di capire e far acquisire loro una dimensione più
infantile.
60
Inaugurato in via dei Sabelli 108, presso il Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria
Infantile dell’Università “Sapienza” di Roma, il nuovo servizio per l'assistenza ai minori
vittime di abuso e sfruttamento sessuale, “Servizio di Assistenza, Cura e Ricerca
sull’Abuso all’Infanzia” (in sigla S.A.C.R.A.I). E' il progetto pilota, che sintetizza lo scopo
del nuovo sportello dedicato ai più piccoli. Si occupa di interventi terapeutici sia sulle
vittime di abuso e sfruttamento sessuale sia sui minori autori di reati sessuali,
avvalendosi di una équipe multidisciplinare composta da NPI (neuropsichiatri infantili),
psicologi e avvocati.
75
zero. C’era, anche, il Centro Fregosi61 per i bambini vittime di
violenza, in situazioni inviate dal Tribunale.
C’è un’Associazione, che si chiama “Bambini nel tempo”62,
ed è un centro clinico a cui, molto spesso, il Tribunale affida
delle valutazioni sui bambini in merito alla violenza. Ai servizi
vi si accede tramite altre strutture come i cav. Non sempre, ci
può essere la possibilità di usufruire, subito, di un servizio
specialistico, perché sono molto pochi.
61
La Provincia di Roma attraverso il Centro Provinciale “Giorgio Fregosi” garantisce un
servizio ad elevata specializzazione e persegue la finalità di intervenire in aiuto di minori
vittime di abuso e maltrattamento, e nel supporto alle famiglie.
62
L'Associazione Bambini nel Tempo è un'associazione non lucrativa di utilità sociale
(ONLUS) che si occupa, attraverso il progetto CABMF (Centro Aiuto al Bambino
Maltrattato e alla Famiglia), su incarico dei Servizi Sociali e del Tribunale, della
valutazione delle competenze genitoriali e dello stato psicologico dei minori.
76
4.7 LA PAROLA ALLA RESPONSABILE DEL CODICE ROSA
Domande
63
Si tratta di un servizio aperto tutti i giorni dell’anno, H24, dedicato alle donne italiane e
straniere vittime di maltrattamenti. Lo staff è composto da diversi professionisti: una
psicologa, un’assistente sociale, una pedagogista, una sociologa, un avvocato ed
un’educatrice. Sono offerti numerosi servizi: ”emergenza codice rosa” (una sorta di
pronto soccorso a disposizione immediata di chi ha subito violenze); incontri protetti – alla
presenza di un’osservatrice, su richiesta del tribunale o dei servizi sociali; uno sportello
per le vittime di stalking e il sostegno a donne vittime della tratta; la consulenza per
l’orientamento al lavoro e servizi di formazione-informazione.
77
Avete elaborato dei dati a seguito delle azioni progettuali degli
Sportelli afferenti al Codice Rosa? Quante donne accedono al
servizio?
Risposte
64
Un complesso di interventi integrati di sostegno antiviolenza in parallelo al triage dei
Pronto Soccorso, attivato in forma sperimentale dal 2008 in collaborazione con il Servizio
Sociale e il personale del Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I di Roma e del
distretto della ASL RMD, in seguito anche con gli operatori della ASL RMC. L’obiettivo è
quello di fornire l’intervento più idoneo alla gestione del caso, attraverso l’attivazione di
un piano progettuale d’emergenza, che prevede: percorsi celeri e dedicati di diagnosi e
cura; interventi psico-sociali; segnalazione alle forze dell’ordine, Tribunali, Servizi Sociali
territoriali; collocazione in strutture protette; consulenza criminologica; sostegno legale e
psicologico di professioniste specializzate di Differenza Donna e, nei casi in cui si renda
necessario, viene garantita una ospitalità di emergenza a breve termine nei Centri
antiviolenza.
78
donne, che accedono al servizio. Sono stati creati degli
sportelli per permettere la capillarità del servizio: Policlinico
Umberto I; Ospedale G.B. Grassi di Ostia; Ospedale S.
Giovanni Battista di Tivoli; consultori (Villa Adriana, Tivoli,
Castel Madama, Acilia, Fregene, Colia Urti).
Servizi Sociali;
Forze dell’Ordine;
ASL;
Ospedali.
79
6. Sono in possesso di dati, che ancora devono essere
elaborati. In riferimento all’anno 2013, ad esempio, al
presidio ospedaliero di Tivoli hanno avuto accesso 100
donne; a quello di Grassi 75 donne e al Policlinico 140
donne.
Consultori;
Magistratura.
80
CAPITOLO 5
Le cure psicologiche;
L'acquisto di farmaci;
Le spese legali;
65
A CURA DI G. BADALASSI, F. GARREFFA, G. VINGELLI, Ricerca Intervita Onlus "Quanto
costa il silenzio? Indagine nazionale sui costi economici e sociali della violenza contro le
donne", 2013 Roma. È la prima Indagine Nazionale sui costi economici e sociali della
violenza contro le donne in Italia.
81
Invece i 14,3 miliardi includono:
66
Dati raccolti dall'UDI (Unione Donne in Italia) e dalla Casa delle donne per non subire
violenza di Bologna.
82
Sono state raccolte le seguenti informazioni, utilizzate, poi, per la
ricerca:
La storia della violenza: quando si sono verificati gli episodi violenza per
mano dello stesso partner; se i figli hanno assistito o sono stati vittime; se
ci sono stati momenti di separazione dal partner violento.
83
5.2 ANALISI DEI COSTI
84
Disturbi ginecologici, come infiammazioni dell’utero o delle ovaie,
infezioni vaginali, dolore pelvico, irregolarità del ciclo mestruale,
rischio di malattie sessualmente trasmesse, incluso AIDS, ecc.;
Il costo dei farmaci consiste nella spesa sostenuta dalle donne per
la loro assunzione, e si aggira sui 44,5 milioni di euro.
I farmaci andrebbero assunti solo per problemi di salute, ma non
per rimediare ai problemi derivanti dalle violenze subite. Le vittime
spendono in psico-farmaci il 26,3% in più della media della popolazione
femminile. Il 3,3% delle donne ha fatto ricorso a delle cure ospedaliere. Il
restante 96,7% ha comprato dei farmaci.
Analizzare il costo dei farmaci serve a quantificare un ulteriore
aspetto del danno causato dal fenomeno della violenza.
85
Attività di coordinamento, istituzionali e di prevenzione: il
costo per lo svolgimento delle attività di organizzazione,
partecipazione a iniziative sul territorio, attività di
prevenzione, ecc., in rapporto al numero di ore impegnate;
34.067 donne, sulla base dei dati Istat, hanno denunciato abusi alle
Forze dell’Ordine.
86
Costo generale di struttura e di manutenzione (affitti, attrezzature,
utenze, spese generali, pulizie, vitto, edilizia ecc.).
67
È un istituto che vale nell’ambito di un processo civile e anche nelle procedure di
volontaria giurisdizione (separazioni consensuali, divorzi congiunti, ecc.), che consente
alla persona non abbiente (o vittima di stalking, di maltrattamenti in famiglia oppure di
mutilazioni genitali) di ottenere la nomina di un avvocato e la sua assistenza a spese
dello Stato, purché le sue pretese non risultino manifestamente infondate.
87
sensibilizzazione, organizzazione di dibattiti e convegni,
opuscoli informativi ecc).
Il costo di struttura;
7,8 milioni sono i costi attribuiti alle attività dei Centri Antiviolenza.
L’importo è stato determinato sulla base della stima degli accessi ai
Centri Antiviolenza della rete D.i.R.e., proporzionata al numero
complessivo nazionale dei Centri Antiviolenza.
I costi sono relativi a:
88
I Centri Antiviolenza sono finanziati, principalmente, dai Comuni e
dalle Regioni, in base alla normativa e al tipo di finanziamento in oggetto.
In diversi casi possono disporre di fondi provenienti da progetti Europei, di
sovvenzioni da parte di privati cittadini e di Fondazioni Bancarie. Sono
molte le volontarie che prestano la propria attività di assistenza
gratuitamente nei Centri Antiviolenza.
I costi non monetari, sostenuti dalle donne, dai figli e dalle famiglie,
sono stimati in 14,3 miliardi di euro. In questo modo, si palesa una
valutazione oggettiva del costo umano e di sofferenza. Sono inclusi gli
effetti futuri sulla vita delle vittime. Fanno parte di questa categoria di costi:
l’impatto intergenerazionale della violenza sui bambini; la rottura di legami
sociali; la riduzione della qualità della vita e della partecipazione nella vita
democratica.
Tutte queste conseguenze, non sono facili da misurare
quantitativamente e influiscono, cospicuamente, sull'evoluzione sociale ed
economica di un paese.
89
5.3 LA PAROLA ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA
Domande
Si sono attivati dei servizi rivolti ai minori per sostenerli nella fase di
rielaborazione in qualità di vittime di violenza assistita?
90
Risposte delle donne ospiti del Centro Antiviolenza
1. Nel 2008, dopo la nascita di sua figlia. Dopo che lei era
tornata dall'ospedale, lui non ha avuto alcuna accortezza nei
suoi riguardi, anzi ha preteso, che pulisse la casa. La signora
non riusciva ad abbassarsi, perché aveva i punti sul ventre,
allora l’uomo ha iniziato a darle calci.
91
Donna ospite: Signora C.D.
92
Donna ospite: Signora E.F.
1. Nel 2010, dopo la nascita del primo figlio, l'ex partner agiva
violenza fisica e psicologica. Ne ha preso consapevolezza,
quando, lui ha chiuso la madre della signora e il figlio in
un'altra stanza, mentre continuava a usare violenza fisica
contro di lei.
93
Risposte delle donne accolte dal Centro
94
8. Adesso sta frequentando la scuola di geometra. È una
mamma serena e lo sono anche i suoi figli. Si difende da
sola, perché sa che se chiede aiuto a qualcuno arriva troppo
tardi, quindi è prevenuta verso gli altri. È consapevole di
prendere le decisioni giuste per difendere i propri figli (non fa
incontrare i figli al padre).
4. Dice che sono migliorati, perché lei è più serena. Sia lei che il
figlio, però hanno paura che quando lui uscirà di prigione
verrà a cercarli. Questo succede, perché il padre ha detto al
figlio che desidera stare con loro.
95
7. All'inizio, dopo, la denuncia e l'arresto si sentiva in colpa, ma
poi ha provato un senso di libertà.
6. Risponde di no.
96
In riferimento alle teorie descritte nel capitolo 1 e alle risposte delle
donne ospiti e accolte del Centro possiamo fare dei collegamenti.
Le teorie sociologiche sostenevano che nella società patriarcale la
donna dipendeva dall’uomo e la gestione delle risorse economiche era
assegnata al capofamiglia. Una tra le donne ospiti è stata costretta a
lavorare per mantenere la famiglia e un’altra invece non aveva il permesso
di lavorare.
Addirittura, maltrattare la propria compagna era visto quasi come
un valore, una prerogativa, per la quale l’uomo che non comandava dentro
casa non era rispettato nella società. Sia le donne ospiti sia quelle accolte
hanno subito violenza fisica, sessuale, economica e psicologica.
Specificatamente, per le donne ospiti, le violenze erano agite durante la
gravidanza e in seguito al parto. I maltrattamenti verso le donne accolte
sono stati compiuti all’inizio della relazione o del matrimonio.
Secondo la criminologa P. Giannetakis la maggior parte delle
donne non riesce a spezzare le catene che le legano al partner perché
non sono in gradi di provvedere a se stesse e ai propri figli. Di
conseguenza le violenze sono diventate parte della quotidianità. Ma, non
sempre accade questo. Infatti, le donne intervistate sono state capaci di
allontanarsi dalla situazione di violenza per proteggere l’incolumità propria
e anche dei figli. Anche quest’ultimi sono stati vittime di violenza fisica,
psicologica e anche assistita.
La teoria della trasmissione intergenerazionale della violenza ha
spiegato che la famiglia ha un ruolo di trasmissione di valori e
atteggiamenti. In base a questo modello, l’esposizione a episodi di
violenza potrebbe comportare all’assimilazione di nozioni comportamentali
violente. Un bambino che ha assistito alle violenza compiute dal padre
verso la madre, potrebbe acquisire questo modello e ritenere che la
violenza faccia parte delle normalità relazionale. Ad esempio, dalle
risposte di una donna ospite è stato evidenziato che il figlio si è mostrato
aggressivo verso la madre stessa e la sorella piccola. Un’altra donna
ospite ha, invece, riferito che il figlio più grande si è dimostrato come
adultizzato nei confronti delle sorelle minori.
Le teorie non sempre possono ritenersi attendibili. Serve una
spiegazione pratica che ne dimostri la veridicità. Anche perché, tutto può
cambiare: la società, le norme, i modelli comportamentali, i valori, le
relazioni, ecc.
La visione della donna, al giorno d’oggi, è mutata grazie alle
battaglie dei movimenti femministi per ottenere la parità dei diritti,
l’emancipazione economica e lavorativa, ma soprattutto per non dover più
dipendere da un uomo che spesso non rispetta la dignità femminile. Non
solo, ma da un uomo che usa la violenza per far rispettare la propria
autorità e dignità personale.
97
CAPITOLO 6
LA NORMATIVA DI SETTORE
98
6.1 DICHIARAZIONE SULL'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA
CONTRO LE DONNE
99
comunitario, riguardava l’azione diretta da parte dello Stato e dei suoi
rappresentanti.
La violenza sulle donne, essendo agita per lo più da soggetti privati,
veniva di fatto esclusa dai diritti umani assicurati e difesi dai trattati
internazionali.
100
3. Con il termine “genere” s’intendono ruoli, comportamenti, attività e
attributi socialmente costruiti che una determinata società
considera appropriati per donne e uomini;
5. Per “vittima” s’intende qualsiasi persona fisica che subisce gli atti o
i comportamenti di cui ai precedenti commi a e b;
Il trattato internazionale pone una serie di obblighi a carico degli Stati, che
aderiscono alla Convenzione. Innanzitutto, bisogna adottare politiche
coordinate contro la violenza sulle donne e predisporre la raccolta dei dati
allo scopo di monitorare il fenomeno. È necessario impegnarsi nella
prevenzione di questi reati terribili, eliminando «pregiudizi, costumi,
tradizioni e qualsiasi pratica basata sull’idea dell’inferiorità della donna o
su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini», organizzando
campagne di sensibilizzazione, programmi scolastici adeguati,
incentivando l’informazione e i mass media a diffondere norme di
autoregolamentazione che rafforzino il rispetto della dignità delle donne.
Se la prevenzione non funziona, gli Stati devono adottare una serie di
misure per proteggere e aiutare le vittime delle violenze.
La Convenzione di Istanbul rivolge, per la prima volta, l'attenzione
su una serie di comportamenti violenti nei confronti delle donne e obbliga
gli Stati a punirli, il più delle volte penalmente. Vengono elencati: la
violenza psicologica (Art. 33), lo stalking (Art. 34), la violenza fisica (Art.
35), lo stupro (Art. 36), il matrimonio forzato (Art. 37), le mutilazioni genitali
(Art. 38), l’aborto o la sterilizzazione forzati (Art. 39) e le molestie sessuali
(Art. 40). Gli Stati inoltre devono prevedere il risarcimento delle vittime in
ogni caso (come estrema ratio paga lo Stato) e la possibilità, in caso di
matrimonio forzato, di invalidare l’unione senza oneri eccessivi per chi
denuncia. In base all’articolo 42 si impone agli Stati di vietare, che nei
processi penali, si possano invocare come scusanti, «cultura, usi e
costumi, la religione, le tradizioni o il così detto onore», nonostante,
ancora adesso, questi elementi in alcune culture faticano a scomparire.
È fondamentale la disposizione che prevede che gli Stati impediscano
metodi alternativi di risoluzione dei conflitti, come la conciliazione o la
mediazione, per tutte le forme di violenza elencate nel trattato.
101
La Convenzione dispone che i reati contro le donne, debbano poter
essere perseguiti anche senza la denuncia da parte della vittima. Nel
momento in cui la denuncia viene archiviata e le accuse ritrattate lo Stato
deve far si che il processo possa continuare, al di là del volere della
vittima.
Le parti più rilevanti della Convenzione potrebbero essere quelle di
carattere più “culturale”, quando si chiede di intervenire nelle scuole, nei
mass media, nell’educazione in generale per riuscire a ottenere una
visione non discriminatoria della donna.
L’articolo 62, parla di cooperazione tra gli Stati in materia civile e
penale al fine di “ prevenire, combattere e perseguire tutte le forme di
violenza; proteggere e assistere le vittime; condurre indagini e procedere
penalmente per i reati previsti dalla Convenzione”.
È significativa l’ultima parte del trattato, cioè l’articolo 66, che
prevede che i rappresentanti degli Stati “parti” eleggano, entro un anno
dall’entrata in vigore della Convenzione, un organismo incaricato di
vigilare sull’attuazione della stessa. Si chiama “Grevio”, un meccanismo di
controllo specifico composto di 10-15 personalità di alta moralità e
competenza sulla lotta contro la violenza verso le donne e la violenza
domestica. Al Grevio vengono inviate le relazioni degli Stati, perché valuti
periodicamente lo stato di attuazione delle norme del trattato e generi un
bilancio della Convenzione da parte dei Parlamenti Europei.
Con l'entrata in vigore della Convenzione, e la creazione del Grevio,
l’Italia, così come gli altri Stati, sarà sempre monitorata nei suoi progressi
nella lotta contro il problema della violenza.
Dal punto di vista legislativo gli strumenti esistono già e spetta alla
parte politica concentrarsi sullo sviluppo di un diverso modello culturale
che contribuisca, attraverso una campagna informativa efficace e l’utilizzo
di diverse risorse, nella prevenzione e nel combattere ogni forma di
violenza.
102
6.3 LEGGE 15 OTTOBRE 2013, N. 119
103
emanare un provvedimento inibitorio urgente, vietando all’indiziato di
presentarsi all'interno della casa familiare e di approssimarsi ai luoghi
abitualmente frequentati dalla persona offesa.
È stabilito, che i reati di maltrattamenti ai danni di familiari o
conviventi e di stalking fanno parte dei delitti, per i quali la vittima può
accedere al gratuito patrocinio, anche in deroga ai limiti di reddito (il
gratuito patrocinio, a prescindere dal reddito, è destinato anche alle vittime
di mutilazioni genitali femminili).
In conclusione, si è deciso di varare un nuovo piano straordinario di
protezione delle vittime di violenza sessuale e di genere, che includa
interventi multidisciplinari, per prevenire il fenomeno, intensificare l'operato
dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza, formare gli operatori.
Il provvedimento contiene anche norme in materia di:
104
6.4 LA CARTA DEI SERVIZI
68
La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27/01/94, “Principi
sull’erogazione dei servizi pubblici”, individua i principi che devono regolare i rapporti tra
gli enti erogatori di servizi e i cittadini e i relativi strumenti di attuazione: adozione di
standard; semplificazione delle procedure; informazioni agli utenti; rapporti con gli utenti;
dovere di valutazione della qualità dei servizi; reclami e rimborsi. L’insieme di questi
provvedimenti costituisce la “Carta dei servizi”, che, in estrema sintesi, rappresenta un
sistema di garanzia di qualità del servizio, attuato con la partecipazione e il controllo dei
cittadini.
105
Internazionale delle Donne si occupano di offrire: centralino in funzione 24
ore su 24 per 365 giorni l’anno, accoglienza, ascolto e decodifica della
domanda, colloqui di sostegno ed elaborazione del vissuto di violenza,
sostegno al maternage e alla relazione madre-figlio, ospitalità alle donne
italiane ed immigrate con regolare permesso di soggiorno, anche con figli
(età massima 12 anni) o in stato di gravidanza, inserimento scolastico dei
minori, assistenza legale, assistenza sociale e consulenza psicologica,
orientamento e sostegno attivo all’inserimento sociale e lavorativo,
sostegno alle donne in attività lavorativa, sostegno nella ricerca della
casa, gruppi di auto-aiuto per le donne ospitate e accolte, segretariato
sociale, invio ai servizi o ad altri centri delle donne che non possono
essere ospitate, sviluppo della rete territoriale che andrà a integrarsi nella
rete di Solidea, relazioni per i Tribunali, esposti per le Forze dell’Ordine,
spazio bimbi (intervento di tutela e monitoraggio dei minori accolti presso il
Centro) inserimento sociale e scolastico dei minori accolti e ospitati,
incontri protetti (su richiesta del Tribunale per i Minorenni o degli enti
locali), spazio salute (consulenza, monitoraggio e sostegno alla sfera di
benessere psico-fisica, mediazione genitoriale, sostegno alle donne in
attività che possono nel tempo creare i presupposti per la nascita di una
impresa sociale, azioni dirette al recupero della relazione madre-figlio e
all’inserimento sociale e scolastico dei minori accolti; ecc.
106
Conclusioni
69
Nella maggior parte degli Stati membri dell'UE, fino a tempi relativamente recenti, la
violenza contro le donne - in particolare la violenza domestica - è stata considerata una
questione privata in cui lo Stato ha svolto solo un ruolo limitato. È solo dal 1990 che la
violenza contro le donne è emersa come un problema di diritti fondamentali, che
garantisce il riconoscimento giuridico e politico al più alto livello e come un'area in cui gli
Stati contraenti hanno l'obbligo di tutelare le vittime.
70
Il primo accordo definito a livello internazionale sulla violenza contro le donne è stato
introdotto nella Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1993 sull'eliminazione della violenza
contro le donne (articolo 1), in cui si afferma che :" violenza contro le donne si intende
qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca in , o è suscettibile di provocare , un
danno fisico , sessuale o psicologico o una sofferenza alle donne , incluse le minacce di
tali atti , la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia in pubblico che nella vita
privata."
107
contribuito a favorire l'uscita delle vittime da una prigione di silenzi e
isolamenti. Soprattutto, è stato dato spazio all'apertura di servizi addetti ad
aiutare le donne in situazioni di violenza, anche con i figli minori.
La violenza di genere è un problema culturale e sociale che si
manifesta maggiormente, all'interno della casa, che dovrebbe essere un
posto in cui la donna si sente protetta e amata. La violenza è agita in
maniera improvvisa, anche, per futili motivi, da parte dell'uomo, che, così,
sfoga la sua rabbia contro il soggetto più debole. In questo modo,
terrorizza la donna e la confonde, mettendole in testa, che l'atteggiamento
violento è dipeso da lei e che è lei la responsabile. Sentendosi
svalorizzata e umiliata, non potrà reagire.
Penso che, sulla base di questi fatti, la donna dovrà rendersi conto,
che questa non è la vita che voleva. Potrà, persino, scappare di casa per
chiedere aiuto, perché se non prende coscienza della situazione potrebbe,
anche, essere uccisa dall'uomo, che dice di amarla.
Sono state scritte diverse storie sulla considerazione della donna e
sulle violenze commesse, partendo dalle dominazioni coloniali, passando
per i delitti del Guatemala o della Colombia, fino ad arrivare ai giorni
nostri. Le donne sono, da sempre, oggetto di vessazioni, non solo per
mano di uomini, ma, anche per motivi politici e culturali.
La donna subisce, perché è consentito e legittimato dalle norme.
Durante le guerre, le donne venivano viste come un bottino o come
espressione di una vendetta nei confronti di uomini opposti al regime.
Quando erano le donne stesse a manifestare contro un regime troppo
severo venivano, a maggior ragione, perseguitate e maltrattate.
L'introduzione della Dichiarazione sull'eliminazione della violenza
contro le donne, del 1993, ha apportato dei cambiamenti concernenti la
tutela della donna e dei suoi diritti, essendo una persona con dignità
propria. Oltre a fornire una classificazione dei diversi tipi di violenza, si
occupa di delegare gli Stati alla difesa delle donne contro chiunque
provochi loro un danno, sia che si tratti di uno Stato, sia di soggetti privati.
108
È stata, anche, molto importante la stipulazione della Convenzione
di Istanbul, del 201171, secondo cui la violenza contro le donne si basa sui
rapporti di forza tra i due sessi, è una forma di discriminazione ed è un
modo per sottomettere la donna. Stabilisce che gli Stati facenti parte del
trattato puniscano, pure, penalmente gli autori di diversi reati e che le
donne vittime di maltrattamenti siano protette. Inoltre, è stato introdotto il
Grevio, cioè, uno strumento di controllo specifico, formato da 10-15
personalità di alta moralità e competenza sulla lotta contro la violenza
verso le donne e la violenza domestica. A questa commissione vengono
mandate le relazioni degli Stati, affinché, faccia una valutazione periodica
sulla condizione di attuazione delle norme della Convenzione e produca
un bilancio da parte dei Parlamenti Europei.
La Legge 15 ottobre 2013, n. 119, si pone lo scopo di rendere più
incisivi gli strumenti della repressione penale nei confronti di crimini come
maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e di atti persecutori (stalking).
Con questo decreto, si è realizzato un nuovo piano straordinario di
protezione delle vittime di violenza sessuale e di genere. Tale piano
comprende: azioni d'intervento multidisciplinari per prevenire il fenomeno,
potenziare l'operato dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza, dare
una formazione sulla tematica della violenza di genere agli operatori.
Sono rimasta molto colpita nello scoprire che la regione Lazio, sia
stata collocata al primo posto, nella classifica nazionale per i reati di
violenza fisica e sessuale, accanto all'Emilia Romagna. L'indagine Istat ha
rilevato, che in queste due regioni, le vittime sono oltre il 38 % della
popolazione femminile. Nel 2013, si è verificato un aumento dei
femminicidi rispetto agli anni precedenti, infatti, sono state 134 le donne
vittime della violenza. I pronti soccorsi del Lazio hanno accolto 140
denunce da parte di vittime di violenza, donne di età compresa tra i 15 e i
44 anni. Di queste, l’80% erano italiane. Il dato più allarmante, è stato che
il numero di donne aggredite, rivolte al pronto soccorso, senza sporgere
denuncia, nello stesso anno, è salito a 25.000.
71
La Convenzione di Istanbul definisce insieme la violenza contro le donne e la violenza
domestica ( articolo 3):
(a) " violenza sulle donne" è intesa come una violazione dei diritti umani e una forma di
discriminazione contro le donne e si intendono tutti gli atti di violenza di genere che
provocano o sono suscettibili di provocare un danno fisico , sessualo, psicologico o
economico o una sofferenza alle donne , incluse le minacce di tali atti , la coercizione o la
privazione arbitraria della libertà, sia in pubblico che nella vita privata;
(b) "violenza domestica" si intendono tutti gli atti di violenza fisica , sessuale , psicologica
o economica che si verificano all'interno del nucleo familiare o domestico, o tra coniugi o
ex partner o , se il perpetratore abbia o meno condiviso la stessa residenza con la
vittima..
109
La regione Lazio cerca di contrastare il problema sulla base della
prevenzione. Con la L.R. 64/199372, si vuole garantire opportuna
solidarietà, sostegno e soccorso alle vittime di maltrattamenti fisici e
psicologici, di stupri e di abusi sessuali extra o intrafamiliari.
Per conseguire questo scopo, sono stati istituiti i Centri Antiviolenza
e le Case Rifugio73. I Centri offrono aiuti pratici e immediati per sottrarre le
donne vittime alle situazioni di pericolo e per sostenerle nella realizzazione
di un percorso di vita autonoma e serena. Inoltre, forniscono ospitalità,
assistenza legale, consulenza psicologica e assistenza sociale,
controllando le donne in tutte le azioni che compiono liberamente.
La regione Lazio cerca di ostacolare i fenomeni di violenza,
maltrattamento, stalking e tratta nei confronti delle donne, anche, grazie
alla realizzazione di campagne informative mirate, unità di strada per il
primo contatto, gestione di un numero verde, assistenza legale e
psicologica, inserimento lavorativo.
Ogni operatore, che lavora a contatto con donne, che sono state
screditate, picchiate in qualsiasi modo, deve possedere tanta sensibilità,
comprensione empatica e forza di volontà nell'aiutarle a rielaborare il loro
vissuto e a dire basta alla violenza, agli insulti e alle minacce.
La donna va accompagnata, passo passo, nel percorso, che
intraprenderà, all'inizio con fatica. Poi, però, riuscirà a rivedersi come la
donna di prima: forte, intelligente, intraprendente, con voglia di vivere e di
riscattarsi. Di conseguenza, avrà bisogno di un aiuto multidimensionale,
intendendo con ciò, che deve avere intorno a se una rete integrata
d’istituzioni e servizi. Sarà fondamentale creare il progetto individualizzato,
partendo dai bisogni della donna e insieme a lei definire ogni singolo
intervento, tutto naturalmente, a suo vantaggio.
72
In attuazione della Legge Regionale 64/1993 "Norme per l'istituzione di centri
antiviolenza o case rifugio per donne maltrattate", nel Lazio sono stati istituiti e sono
finanziati dieci Centri Antiviolenza di ambito provinciale, per il sostegno, soccorso e
ospitalità delle donne, anche straniere, con figli minori, vittime di violenza fisica, sessuale
e maltrattamenti.
73
La casa rifugio è stata concepita per offrire alle donne un luogo sicuro in cui sottrarsi
alla violenza del (ex)partner, che spesso aumenta nel periodo in cui la donna tenta di
separarsi. Essa garantisce ospitalità a donne, anche con minori, che hanno necessità di
allontanarsi da una situazione di pericolo. La casa rifugio per donne è una struttura
residenziale a carattere comunitario che offre ospitalità e assistenza a donne che hanno
subito violenza fisica e/o psicologica, con o senza figli, per le quali si renda necessario il
distacco dal luogo in cui è avvenuta la violenza e l’inserimento in una comunità. E’ un
luogo protetto a indirizzo segreto, in cui intraprendere con tranquillità un percorso di
allontanamento emotivo e materiale dalla relazione violenta e ricostruire con serenità la
propria autonomia.
110
L'assistente sociale, deve essere la prima persona, a trasmettere
alla donna che le si rivolge per un colloquio, sensazioni di serenità,
comprensione e cordialità, evitando di esprimere giudizi e dandole tempo
per sentirsi pronta a raccontare cosa le è successo. Nei centri
antiviolenza, l'assistente sociale, predispone una stanza riservata ai
colloqui, per far tranquillizzare la donna. In seguito, nel caso, in cui non
riuscisse a parlare, potrebbe chiederle con tono pacato se vuole dire
qualcosa di se. Da qui, la donna inizia a raccontare la storia della sua
famiglia, degli studi, del suo lavoro e poi, finalmente spiega il motivo per
cui si è recata al centro. La rivelazione della violenza avviene,
gradualmente, in base, anche, alla gravità della situazione si decide come
intervenire.
Il Centro Antiviolenza è un luogo designato alla protezione,
all’accoglienza e al supporto delle donne italiane e straniere vittime di
violenza e dei loro figli minori. Si occupa di fornire diversi servizi come
ascolto telefonico h24, colloqui con l'assistente sociale, sostegno
psicologico, assistenza legale, inserimento presso l'asilo nido dei figli,
accompagnamento in un percorso di formazione, sportello anti-stalking,
ecc.
Il Centro Antiviolenza "D. Colasanti e R. Lopez", chiamato così in
onore delle due giovani vittime della crudele violenza sessuale, usata
contro di loro, in una villa del Circeo, nel 1975, mi ha permesso di ricevere
una formazione adeguata sulle seguenti tematiche:
• Stupro in famiglia;
• Stalking.
111
effettuate, rendermi conto sia del lavoro svolto dalle istituzioni che del
percorso e dei servizi offerti alle donne vittime.
Lo studio, da me condotto, ha previsto la strutturazione d’interviste,
comprendenti 8 domande ciascuna, presentate alle donne ospiti e accolte
del Centro Antiviolenza.
Dai risultati si evidenzia che solo 4 donne su 6 hanno sporto
denuncia.
Il motivo per cui solo una di loro non l'ha fatto, è che:
112
Le donne ospiti dichiarano di sentirsi padrone di se stesse, di aver
riscoperto le proprie qualità, capacità, di aver imparato ad apprezzarsi di
più e di volersi sentire maggiormente autonome. Due delle donne accolte
esprimono di sentirsi positive e libere, mentre la terza non si sente per
nulla motivata e appoggiata nelle cose che fa.
113
È fondamentale che qualunque vittima di violenza conosca quali
sono i servizi e le prestazioni di cui può usufruire per affrontare la propria
battaglia personale. Per realizzare ciò, c'è bisogno d'informare, a tutto
campo, le donne dei loro diritti e delle opportunità di aiuto offerte dal
territorio e dai vari Enti. In questo modo, si può creare una rete che
includa le operatrici dei CAV, le Forze dell'Ordine, i presidi ospedalieri, i
Tribunali, i Servizi Sociali dei Comuni, le consulenze legali. Tutte queste
istituzioni e servizi dovranno essere in grado di dialogare e interagire nel
contrastare e nel prevenire la violenza di genere.
Il lavoro svolto ha voluto mostrare come il fenomeno della violenza,
non sia solo una violazione dei diritti di chi ne è vittima, ma porti le donne
a rendersi conto che non sono da sole e che possono uscire dalla spirale
della violenza. Purtroppo alcune donne non riescono a riconoscere di
trovarsi in una situazione di pericolo, pagando ,spesso, con la propria vita
in nome di un amore che non esiste o malato. Tutti abbiamo il dovere di
riflettere e di non dimenticare tutte le vittime innocenti di femminicidio che
ogni giorno appaiono sulle pagine dei giornali o in televisione. Ascoltando
e pensando alle storie di queste donne e alle conseguenze della violenza
subita, ho deciso di mettermi in gioco e riflettere su una tematica così
rilevante e diffusa.
Solo dopo lo stage al Centro, posso immaginare cosa si prova a
essere violate nell'intimità da parte di una persona, di cui credevi di poterti
fidare e, più di tutto, che credevi ti amasse e rispettasse. Questo mi ha
portato ad ammirare le donne che hanno avuto il coraggio di denunciare,
di reagire, di non farsi più trattare come un oggetto. Sicuramente, il
percorso è molto lungo e pieno di ostacoli, ma, non per questo bisogna
fermarsi, anzi, deve essere una spinta in più per ricominciare a vivere.
Ho voluto dedicarmi a questo lavoro facendo tesoro delle
esperienze, tristi e drammatiche che ho ascoltato presso il Centro
Antiviolenza, dove ho operato. Spero, animosamente, che questa
consapevolezza mi aiuti nel mio lavoro di assistente sociale e a migliorare
le mie competenze per riuscire a intervenire in modo proficuo, nei
confronti, di chi si trova in difficoltà e non riesce a superarla..
114
Riferimenti bibliografici
115
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116
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Provincia di Roma, Solidea-Istituzione di genere femminile e
solidarietà, ASL RMD, Università “La Sapienza” Roma,
Seconda Università degli Studi di Napoli, Dipartimento di
Psicologia, Casa Internazionale delle Donne a Roma, Ufficio
della Consigliera di Parità Provincia di Vibo Valentia,
Associazione “Donna e Politiche Familiari” di Roma,
Associazione” FRIDA, donne che sostengono donne” di San
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Sitografia
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[29] http://www.synergiacentrotrauma.it
[30] http://www.trentinosociale.it
[31] http://www.uilromalazio.com
[32] http://unipd-centrodirittiumani.it
[33] http://www.unive.it
119
Allegato A
120
quanto alla sua eliminazione. Gli Stati dovrebbero perseguire con tutti i
mezzi appropriati e senza indugio una politica di eliminazione della
violenza contro le donne e, a questo fine, dovrebbero:
a) Considerare, nel caso in cui non l'abbiano già fatto, di ratificare o
aderire alla Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione
contro le donne o di ritirare le riserve alla convenzione;
b) Astenersi dall'usare violenza contro le donne;
c) Esercitare la dovuta attenzione per prevenire, indagare e,
conformemente alla legislazione nazionale, punire gli atti di violenza
contro le donne, sia che tali atti siano perpetrati dallo Stato che da
persone private;
d) Sviluppare sanzioni penali, civili, di diritto del lavoro e amministrative
nell'ordinamento nazionale per punire e riparare agli illeciti causati alle
donne che sono sottoposte a violenza; alle donne che sono sottoposte a
violenza dovrebbe essere fornito l'accesso ai meccanismi della giustizia e,
come previsto dalla legislazione nazionale, a giusti ed efficaci rimedi per il
danno che hanno sofferto; gli Stati dovrebbero inoltre informare le donne
dei loro diritti nel cercare una riparazione attraverso tali meccanismi;
e) Considerare la possibilità di sviluppare piani nazionali per promuovere
la protezione delle donne contro ogni forma di violenza, o di includere
disposizioni rivolte a questo scopo nei piani già esistenti, tenendo conto,
nei modi appropriati, della cooperazione che possa essere fornita dalle
organizzazioni non governative, particolarmente da quelle impegnate sulla
questione della violenza contro le donne;
f) Sviluppare, in modo ampio, approcci preventivi e tutte quelle misure di
natura legale, politica, amministrativa e culturale atte a promuovere la
protezione delle donne contro ogni forma di violenza, e ad assicurare che
non avvenga la doppia vittimizzazione delle donne a causa di leggi,
pratiche attuative o altri interventi non sensibili al genere;
g) Lavorare per assicurare, nel massimo grado possibile alla luce delle
risorse disponibili e, dove necessario, nell'ambito del sistema della
cooperazione internazionale, che le donne sottoposte a violenza e, dove
appropriato, i loro figli abbiano un’assistenza specializzata, come la
riabilitazione, l'assistenza nella cura e nel mantenimento dei bambini, i
trattamenti sanitari, la consulenza, i servizi sanitari e sociali, le
agevolazioni e i programmi, così come le strutture di sostegno, e prendere
ogni altra misura appropriata per promuovere la loro sicurezza e
riabilitazione psicologica;
h) Includere nei bilanci di governo risorse adeguate per le attività relative
all'eliminazione della violenza contro le donne;
i) Prendere misure per assicurare che i membri della magistratura e i
funzionari pubblici responsabili dell'attuazione delle attività di prevenzione,
indagine e punizione della violenza contro le donne ricevano una
formazione per sensibilizzarli alla violenza contro le donne;
121
j) Adottare tutte le misure appropriate, specialmente nel campo
dell'educazione, per modificare i modelli di comportamento sociali e
culturali degli uomini e delle donne e per eliminare i pregiudizi, le pratiche
consuetudinarie e ogni altra pratica basata sull'idea dell'inferiorità o della
superiorità di uno dei due sessi e su ruoli stereotipati per gli uomini e per
le donne;
k) Promuovere la ricerca, raccogliere dati e compilare statistiche,
concernenti in particolar modo la violenza domestica, riguardanti
l'incidenza delle diverse forme di violenza contro le donne e incoraggiare
la ricerca sulle cause, la natura, la gravità e le conseguenze della violenza
contro le donne e sull'efficacia delle misure adottate per prevenire e
riparare alla violenza contro le donne; queste statistiche e gli esiti delle
ricerche saranno resi pubblici;
l) Adottare misure volte all'eliminazione della violenza contro le donne
particolarmente esposte alla violenza;
m) Includere, nel sottoporre i rapporti richiesti in virtù dei pertinenti
strumenti sui diritti umani delle Nazioni Unite, informazioni concernenti la
violenza contro le donne e le misure prese per attuare la seguente
dichiarazione;
n) Incoraggiare lo sviluppo di adeguate linee guida per assistere
nell'applicazione dei principi enunciati nella presente Dichiarazione;
o) Riconoscere l'importante ruolo svolto dal movimento delle donne e delle
organizzazioni non governative di tutto il mondo nell'accrescere la
consapevolezza e nell'alleviare il problema della violenza contro le donne;
p) Facilitare e aumentare il lavoro del movimento delle donne e delle
organizzazioni non governative e cooperare con esse ai livelli locale,
nazionale e regionale;
q) Incoraggiare le organizzazioni regionali intergovernative di cui sono
membri a includere l'eliminazione della violenza contro le donne nei loro
programmi, nei modi appropriati.
Articolo 5.
Gli organismi e le agenzie specializzate nel sistema delle Nazioni Unite
dovrebbero contribuire, nei loro rispettivi ambiti di competenza, al
riconoscimento e alla realizzazione dei diritti e dei principi enunciati nella
presente Dichiarazione, e a questo fine, tra l'altro, dovrebbero:
a) Incoraggiare la cooperazione internazionale e regionale allo scopo di
definire strategie regionali per combattere la violenza, scambiando
esperienze e finanziando programmi relativi all'eliminazione della violenza
contro le donne;
b) Promuovere riunioni e seminari allo scopo di creare e aumentare la
consapevolezza tra tutte le persone riguardo alla questione
dell'eliminazione della violenza contro le donne;
122
c) Incoraggiare il coordinamento e gli scambi all'interno del sistema delle
Nazioni Unite, tra gli organismi pattizi sui diritti umani per affrontare in
modo efficace la questione della violenza contro le donne;
d) Includere nelle analisi sulle tendenze e i problemi sociali preparate dalle
organizzazioni e dagli organismi del sistema delle Nazioni Unite, come i
rapporti periodici sulla situazione sociale mondiale, ricerche sulle
tendenze della violenza contro le donne;
e) Incoraggiare il coordinamento tra le organizzazioni e gli organismi delle
Nazioni Unite al fine di includere la questione della violenza contro le
donne nei programmi in corso, soprattutto con riferimento ai gruppi di
donne particolarmente vulnerabili;
f) Promuovere la formulazione di linee guida o di manuali relativi alla
violenza contro le donne, tenendo conto delle misure menzionate nella
presente Dichiarazione;
g) Considerare la questione dell'eliminazione della violenza contro le
donne, nei modi appropriati, durante l'adempimento dei loro obblighi di
attuazione degli strumenti sui diritti umani;
h) Cooperare con le organizzazioni non governative nell'affrontare la
questione della violenza contro le donne.
Articolo 6.
Nessuna disposizione della presente Dichiarazione pregiudicherà le
disposizioni più efficaci nell'eliminazione della violenza contro le donne
che possono essere contenute nella legislazione di uno Stato o in ogni
convenzione internazionale, trattato e altro strumento in vigore in uno
Stato.
123
Articolo 1 – Obiettivi della Convenzione
1 La presente Convenzione ha l’obiettivo di:
a proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire
ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;
b contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e
promuovere la concreta parità tra i sessi, ivi compreso rafforzando
l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne;
c predisporre un quadro globale, politiche e misure di protezione e di
assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di
violenza domestica;
d promuovere la cooperazione internazionale al fine di eliminare la
violenza contro le donne e la violenza domestica;
e sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate
dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare
efficacemente, al fine di adottare un approccio integrato per l'eliminazione
della violenza contro le donne e la violenza domestica.
2 Allo scopo di garantire un’efficace attuazione delle sue disposizioni da
parte delle Parti contraenti, la presente Convenzione istituisce uno
specifico meccanismo di controllo.
Articolo 2 – Campo di applicazione della Convenzione
1 La presente Convenzione si applica a tutte le forme di violenza contro le
donne, compresa la violenza domestica, che colpisce le donne in modo
sproporzionato.
2 Le Parti contraenti sono incoraggiate ad applicare le disposizioni della
presente Convenzione a tutte le vittime di violenza domestica.
Nell’applicazione delle disposizioni della presente Convenzione, le Parti
presteranno particolare attenzione alla protezione delle donne vittime di
violenza di genere.
3 La presente Convenzione si applica in tempo di pace e nelle situazioni di
conflitto armato.
Articolo 3 – Definizioni
Ai fini della presente Convenzione:
a con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende
designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione
contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere
che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di
natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di
compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia
nella vita pubblica, che nella vita privata;
b l’espressione “violenza domestica” designa tutti gli atti di violenza fisica,
sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della
famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner,
indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia
condiviso la stessa residenza con la vittima;
124
c con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e
attributi socialmente costruiti che una determinata società considera
appropriati per donne e uomini;
d l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa
qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce
le donne in modo sproporzionato;
e per “vittima” si intende qualsiasi persona fisica che subisce gli atti o i
comportamenti di cui ai precedenti commi a e b;
f con il termine “donne” sono da intendersi anche le ragazze di meno di 18
anni.
Articolo 4 – Diritti fondamentali, uguaglianza e non discriminazione
1 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per
promuovere e tutelare il diritto di tutti gli individui, e segnatamente delle
donne, di vivere liberi dalla violenza, sia nella vita pubblica che privata.
2 Le Parti condannano ogni forma di discriminazione nei confronti delle
donne e adottano senza indugio le misure legislative e di altro tipo
necessarie per prevenirla, in particolare:
– inserendo nelle loro costituzioni nazionali o in qualsiasi altra
disposizione legislativa appropriata il principio della parità tra i sessi e
garantendo l'effettiva applicazione di tale principio;
– vietando la discriminazione nei confronti delle donne, ivi compreso
procedendo, se del caso, all’applicazione di sanzioni;
– abrogando le leggi e le pratiche che discriminano le donne.
3 L'attuazione delle disposizioni della presente Convenzione da parte delle
Parti contraenti, in particolare le misure destinate a tutelare i diritti delle
vittime, deve essere garantita senza alcuna discriminazione fondata sul
sesso, sul genere, sulla razza, sul colore, sulla lingua, sulla religione, sulle
opinioni politiche o di qualsiasi altro tipo, sull’origine nazionale o sociale,
sull’appartenenza a una minoranza nazionale, sul censo, sulla nascita,
sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere, sull'età, sulle condizioni
di salute, sulla disabilità, sullo status matrimoniale, sullo status di migrante
o di rifugiato o su qualunque altra condizione.
4 Le misure specifiche necessarie per prevenire la violenza e proteggere
le donne contro la violenza di genere non saranno considerate
discriminatorie ai sensi della presente Convenzione.
Articolo 5 – Obblighi degli Stati e dovuta diligenza
1 Gli Stati si astengono da qualsiasi atto che costituisca una violenza nei
confronti delle donne e garantiscono che le autorità, i funzionari, i
rappresentanti statali, le istituzioni e ogni altro soggetto pubblico che
agisca in nome dello Stato si comportino in conformità con tale obbligo.
2 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per
esercitare la debita diligenza nel prevenire, indagare, punire i responsabili
e risarcire le vittime di atti di violenza commessi da soggetti non statali che
rientrano nel campo di applicazione della presente Convenzione.
125
Articolo 6 – Politiche sensibili al genere
Le Parti si impegnano a inserire una prospettiva di genere
nell’applicazione e nella valutazione dell'impatto delle disposizioni della
presente Convenzione e a promuovere ed attuare politiche efficaci volte a
favorire la parità tra le donne e gli uomini e l’emancipazione e
l’autodeterminazione delle donne.
Capitolo II – Politiche integrate e raccolta dei dati
Articolo 7 – Politiche globali e coordinate
1 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per
predisporre e attuare politiche nazionali efficaci, globali e coordinate,
comprendenti tutte le misure adeguate destinate a prevenire e combattere
ogni forma di violenza che rientra nel campo di applicazione della
presente Convenzione e fornire una risposta globale alla violenza contro
le donne.
2 Le Parti si accertano che le politiche di cui al paragrafo 1 pongano i diritti
della vittima al centro di tutte le misure e siano attuate attraverso una
collaborazione efficace tra tutti gli enti, le istituzioni e le organizzazioni
pertinenti.
3 Le misure adottate in virtù del presente articolo devono coinvolgere, ove
necessario, tutti i soggetti pertinenti, quali le agenzie governative, i
parlamenti e le autorità nazionali, regionali e locali, le istituzioni nazionali
deputate alla tutela dei diritti umani e le organizzazioni della società civile.
Articolo 8 – Risorse finanziarie
La Parti stanziano le risorse finanziarie e umane appropriate per
un’adeguata attuazione di politiche integrate, di misure e di programmi
destinati a prevenire e combattere ogni forma di violenza rientrante nel
campo di applicazione della presente Convenzione, ivi compresi quelli
realizzati dalle ONG e dalla società civile.
Articolo 9 – Organizzazioni non governative e società civile
Le Parti riconoscono, incoraggiano e sostengono a tutti i livelli il lavoro
delle ONG pertinenti e delle associazioni della società civile attive nella
lotta alla violenza contro le donne e instaurano un’efficace cooperazione
con tali organizzazioni.
Articolo 10 – Organismo di coordinamento
1 Le Parti designano o istituiscono uno o più organismi ufficiali
responsabili del coordinamento, dell’attuazione, del monitoraggio e della
valutazione delle politiche e delle misure destinate a prevenire e
contrastare ogni forma di violenza oggetto della presente Convenzione.
Tali organismi hanno il compito di coordinare la raccolta dei dati di cui
all’Articolo 11 e di analizzarne e diffonderne i risultati.
2 Le Parti si accertano che gli organismi designati o istituiti ai sensi del
presente articolo ricevano informazioni di carattere generale sulle misure
adottate conformemente al capitolo VIII.
3 Le Parti si accertano che gli organismi designati o istituiti ai sensi del
126
presente articolo dispongano della capacità di comunicare direttamente e
di incoraggiare i rapporti con i loro omologhi delle altre Parti.
Articolo 11 – Raccolta dei dati e ricerca
1 Ai fini dell’applicazione della presente Convenzione, le Parti si
impegnano a:
a raccogliere a intervalli regolari i dati statistici disaggregati pertinenti su
questioni relative a qualsiasi forma di violenza che rientra nel campo di
applicazione della presente Convenzione;
b sostenere la ricerca su tutte le forme di violenza che rientrano nel campo
di applicazione della presente Convenzione, al fine di studiarne le cause
profonde e gli effetti, la frequenza e le percentuali delle condanne, come
pure l’efficacia delle misure adottate ai fini dell’applicazione della presente
Convenzione.
2 Le Parti si adoperano per realizzare indagini sulla popolazione, a
intervalli regolari, allo scopo di determinare la prevalenza e le tendenze di
ogni forma di violenza che rientra nel campo di applicazione della
presente Convenzione.
3 Le Parti forniscono al Gruppo di esperti menzionato all'articolo 66 della
presente Convenzione le informazioni raccolte conformemente al presente
articolo, per stimolare la cooperazione e permettere un confronto a livello
internazionale.
4 Le Parti vigilano affinché le informazioni raccolte conformemente al
presente articolo siano messe a disposizione del pubblico.
Capitolo III – Prevenzione
Articolo 12 – Obblighi generali
1 Le Parti adottano le misure necessarie per promuovere i cambiamenti
nei comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini, al fine di
eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata
sull'idea dell'inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle
donne e degli uomini.
2 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per
impedire ogni forma di violenza rientrante nel campo di applicazione della
presente Convenzione commessa da qualsiasi persona fisica o giuridica.
3 Tutte le misure adottate ai sensi del presente capitolo devono prendere
in considerazione e soddisfare i bisogni specifici delle persone in
circostanze di particolare vulnerabilità, e concentrarsi sui diritti umani di
tutte le vittime.
4 Le Parti adottano le misure necessarie per incoraggiare tutti i membri
della società, e in particolar modo gli uomini e i ragazzi, a contribuire
attivamente alla prevenzione di ogni forma di violenza che rientra nel
campo di applicazione della presente Convenzione.
5 Le Parti vigilano affinché la cultura, gli usi e i costumi, la religione, la
tradizione o il cosiddetto "onore" non possano essere in alcun modo
utilizzati per giustificare nessuno degli atti di violenza che rientrano nel
127
campo di applicazione della presente Convenzione.
6 Le Parti adottano le misure necessarie per promuovere programmi e
attività destinati ad aumentare il livello di autonomia e di emancipazione
delle donne.
Articolo 13 – Sensibilizzazione
1 Le Parti promuovono o mettono in atto, regolarmente e a ogni livello,
delle campagne o dei programmi di sensibilizzazione, ivi compreso in
cooperazione con le istituzioni nazionali per i diritti umani e gli organismi
competenti in materia di uguaglianza, la società civile e le ONG, tra cui in
particolare le organizzazioni femminili, se necessario, per aumentare la
consapevolezza e la comprensione da parte del vasto pubblico delle varie
manifestazioni di tutte le forme di violenza oggetto della presente
Convenzione e delle loro conseguenze sui bambini, nonché della
necessità di prevenirle.
2 Le Parti garantiscono un'ampia diffusione presso il vasto pubblico delle
informazioni riguardanti le misure disponibili per prevenire gli atti di
violenza che rientrano nel campo di applicazione della presente
Convenzione.
Articolo 14 – Educazione
1 Le Parti intraprendono, se del caso, le azioni necessarie per includere
nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su
temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco
rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la
violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all'integrità
personale, appropriati al livello cognitivo degli allievi.
2 Le Parti intraprendono le azioni necessarie per promuovere i principi
enunciati al precedente paragrafo 1 nelle strutture di istruzione non
formale, nonché nei centri sportivi, culturali e di svago e nei mass media.
Articolo 15 – Formazione delle figure professionali
1 Le Parti forniscono o rafforzano un'adeguata formazione delle figure
professionali che si occupano delle vittime o degli autori di tutti gli atti di
violenza che rientrano nel campo di applicazione della presente
Convenzione in materia di prevenzione e individuazione di tale violenza,
uguaglianza tra le donne e gli uomini, bisogni e diritti delle vittime, e su
come prevenire la vittimizzazione secondaria.
2 Le Parti incoraggiano a inserire nella formazione di cui al paragrafo 1 dei
corsi di formazione in materia di cooperazione coordinata
interistituzionale, al fine di consentire una gestione globale e adeguata
degli orientamenti da seguire nei casi di violenza che rientrano nel campo
di applicazione della presente Convenzione.
Articolo 16 – Programmi di intervento di carattere preventivo e di
trattamento
1 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per
istituire o sostenere programmi rivolti agli autori di atti di violenza
128
domestica, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti nelle
relazioni interpersonali, al fine di prevenire nuove violenze e modificare i
modelli comportamentali violenti.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
istituire o sostenere programmi di trattamento per prevenire la recidiva, in
particolare per i reati di natura sessuale.
3 Nell’adottare le misure di cui ai paragrafi 1 e 2, le Parti si accertano che
la sicurezza, il supporto e i diritti umani delle vittime siano una priorità e
che tali programmi, se del caso, siano stabiliti ed attuati in stretto
coordinamento con i servizi specializzati di sostegno alle vittime.
Articolo 17 – Partecipazione del settore privato e dei mass media
1 Le Parti incoraggiano il settore privato, il settore delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione e i mass media, nel rispetto della
loro indipendenza e libertà di espressione, a partecipare all’elaborazione e
all'attuazione di politiche e alla definizione di linee guida e di norme di
autoregolazione per prevenire la violenza contro le donne e rafforzare il
rispetto della loro dignità.
2 Le Parti sviluppano e promuovono, in collaborazione con i soggetti del
settore privato, la capacità dei bambini, dei genitori e degli insegnanti di
affrontare un contesto dell'informazione e della comunicazione che
permette l’accesso a contenuti degradanti potenzialmente nocivi a
carattere sessuale o violento.
Capitolo IV – Protezione e sostegno
Articolo 18 – Obblighi generali
1 Le Parti adottano le necessarie misure legislative o di altro tipo per
proteggere tutte le vittime da nuovi atti di violenza.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie,
conformemente al loro diritto interno, per garantire che esistano adeguati
meccanismi di cooperazione efficace tra tutti gli organismi statali
competenti, comprese le autorità giudiziarie, i pubblici ministeri, le autorità
incaricate dell’applicazione della legge, le autorità locali e regionali, le
organizzazioni non governative e le altre organizzazioni o entità
competenti, al fine di proteggere e sostenere le vittime e i testimoni di ogni
forma di violenza rientrante nel campo di applicazione della presente
Convenzione, ivi compreso riferendosi ai servizi di supporto generali e
specializzati di cui agli articoli 20 e 22 della presente Convenzione.
3 Le Parti si accertano che le misure adottate in virtù del presente
capitolo:
– siano basate su una comprensione della violenza di genere contro le
donne e della violenza domestica e si concentrino sui diritti umani e sulla
sicurezza della vittima;
– siano basate su un approccio integrato che prenda in considerazione il
rapporto tra vittime, autori, bambini e il loro più ampio contesto sociale;
– mirino ad evitare la vittimizzazione secondaria;
129
– mirino ad accrescere l’autonomia e l’indipendenza economica delle
donne vittime di violenze;
– consentano, se del caso, di disporre negli stessi locali di una serie di
servizi di protezione e di supporto;
– soddisfino i bisogni specifici delle persone vulnerabili, compresi i minori
vittime di violenze e siano loro accessibili.
4 La messa a disposizione dei servizi non deve essere subordinata alla
volontà della vittima di intentare un procedimento penale o di testimoniare
contro ogni autore di tali reati.
5 Le Parti adottano misure adeguate per garantire protezione consolare o
di altro tipo e sostegno ai loro cittadini e alle altre vittime che hanno diritto
a tale protezione, conformemente ai loro obblighi derivanti dal diritto
internazionale.
Articolo 19 – Informazione
Le Parti adottano misure legislative o di altro tipo che consentano alle
vittime di ottenere un’informazione adeguata e tempestiva sui servizi di
sostegno e le misure legali disponibili in una lingua che comprendono.
Articolo 20 – Servizi di supporto generali
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che le vittime abbiano accesso ai servizi destinati a facilitare il
loro recupero. Tali misure includeranno, se necessario, dei servizi quali le
consulenze legali e un sostegno psicologico, un’assistenza finanziaria,
alloggio, istruzione, formazione e assistenza nella ricerca di un lavoro.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che le vittime abbiano accesso ai servizi sanitari e sociali, che
tali servizi dispongano di risorse adeguate e di figure professionali
adeguatamente formate per fornire assistenza alle vittime e indirizzarle
verso i servizi appropriati.
Articolo 21 – Assistenza in materia di denunce individuali/collettive
Le Parti vigilano affinché le vittime possano usufruire di informazioni sui
meccanismi regionali e internazionali disponibili per le denunce individuali
o collettive e vi abbiano accesso. Le Parti promuovono la messa a
disposizione delle vittime di un supporto sensibile e ben informato per
aiutarle a sporgere denuncia.
Articolo 22 – Servizi di supporto specializzati
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
fornire o, se del caso, predisporre, secondo una ripartizione geografica
appropriata, dei servizi di supporto immediato specializzati, nel breve e
lungo periodo, per ogni vittima di un qualsiasi atto di violenza che rientra
nel campo di applicazione della presente Convenzione.
2 Le Parti forniscono o predispongono dei servizi di supporto specializzati
per tutte le donne vittime di violenza e i loro bambini.
Articolo 23 – Case rifugio
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
130
consentire la creazione di rifugi adeguati, facilmente accessibili e in
numero sufficiente per offrire un alloggio sicuro alle vittime, in particolare
le donne e i loro bambini, e per aiutarle in modo proattivo.
Articolo 24 – Linee telefoniche di sostegno
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per istituire
a livello nazionale apposite linee telefoniche gratuite di assistenza
continua, operanti 24 ore su 24, sette giorni alla settimana, destinate a
fornire alle persone che telefonano, in modo riservato o nel rispetto del
loro anonimato, delle consulenze su tutte le forme di violenza oggetto
della presente Convenzione.
Articolo 25 – Supporto alle vittime di violenza sessuale
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
consentire la creazione di centri di prima assistenza adeguati, facilmente
accessibili e in numero sufficiente, per le vittime di stupri e di violenze
sessuali, che possano proporre una visita medica e una consulenza
medico-legale, un supporto per superare il trauma e dei consigli.
Articolo 26 – Protezione e supporto ai bambini testimoni di violenza
1 Le Parti adottano le misure legislative e di ogni altro tipo necessarie per
garantire che siano debitamente presi in considerazione, nell’ambito dei
servizi di protezione e di supporto alle vittime, i diritti e i bisogni dei
bambini testimoni di ogni forma di violenza rientrante nel campo di
applicazione della presente Convenzione.
2 Le misure adottate conformemente al presente articolo comprendono le
consulenze psico-sociali adattate all'età dei bambini testimoni di ogni
forma di violenza rientrante nel campo di applicazione della presente
Convenzione e tengono debitamente conto dell’interesse superiore del
minore.
Articolo 27 – Segnalazioni
Le Parti adottano le misure necessarie per incoraggiare qualsiasi persona
che sia stata testimone di un qualsiasi atto di violenza che rientra nel
campo di applicazione della presente Convenzione, o che abbia
ragionevoli motivi per ritenere che tale atto potrebbe essere commesso, o
che si possano temere nuovi atti di violenza, a segnalarlo alle
organizzazioni o autorità competenti.
Articolo 28 – Segnalazioni da parte delle figure professionali
Le Parti adottano le misure necessarie per garantire che le norme sulla
riservatezza imposte dalla loro legislazione nazionale a certe figure
professionali non costituiscano un ostacolo alla loro possibilità, in
opportune condizioni, di fare una segnalazione alle organizzazioni o
autorità competenti, qualora abbiano ragionevoli motivi per ritenere che
sia stato commesso un grave atto di violenza che rientra nel campo di
applicazione della presente Convenzione o che si possano temere nuovi
gravi atti di violenza.
Capitolo V – Diritto sostanziale
131
Articolo 29 – Procedimenti e vie di ricorso in materia civile
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
fornire alle vittime adeguati mezzi di ricorso civili nei confronti dell'autore
del reato.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie,
conformemente ai principi generali del diritto internazionale, per fornire
alle vittime adeguati risarcimenti civili nei confronti delle autorità statali che
abbiano mancato al loro dovere di adottare le necessarie misure di
prevenzione o di protezione nell’ambito delle loro competenze.
Articolo 30 – Risarcimenti
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che le vittime abbiano il diritto di richiedere un risarcimento agli
autori di qualsiasi reato previsto dalla presente Convenzione.
2 Un adeguato risarcimento da parte dello Stato è accordato a coloro che
abbiano subito gravi pregiudizi all'integrità fisica o alla salute, se la
riparazione del danno non è garantita da altre fonti, in particolare
dall'autore del reato, da un’assicurazione o dai servizi medici e sociali
finanziati dallo Stato. Ciò non preclude alle Parti la possibilità di richiedere
all'autore del reato il rimborso del risarcimento concesso, a condizione che
la sicurezza della vittima sia pienamente presa in considerazione.
3 Le misure adottate conformemente al paragrafo 2 devono garantire che
il risarcimento sia concesso entro un termine ragionevole.
Articolo 31 – Custodia dei figli, diritti di visita e sicurezza
1 Le Parti adottano misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che, al momento di determinare i diritti di custodia e di visita dei
figli, siano presi in considerazione gli episodi di violenza che rientrano nel
campo di applicazione della presente Convenzione.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che l'esercizio dei diritti di visita o di custodia dei figli non
comprometta i diritti e la sicurezza della vittima o dei bambini.
Articolo 32 – Conseguenze civili dei matrimoni forzati
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che i matrimoni contratti con la forza possano essere invalidabili,
annullati o sciolti senza rappresentare un onere finanziario o
amministrativo eccessivo per la vittima.
Articolo 33 – Violenza psicologica
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
penalizzare un comportamento intenzionale mirante a compromettere
seriamente l'integrità psicologica di una persona con la coercizione o le
minacce.
Articolo 34 – Atti persecutori (Stalking)
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
penalizzare un comportamento intenzionalmente e ripetutamente
minaccioso nei confronti di un'altra persona, portandola a temere per la
132
propria incolumità.
Articolo 35 – Violenza fisica
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
penalizzare il comportamento intenzionale di chi commette atti di violenza
fisica nei confronti di un'altra persona.
Articolo 36 – Violenza sessuale, compreso lo stupro
1 Le Parti adottano misure legislative o di altro tipo necessarie per
perseguire penalmente i responsabili dei seguenti comportamenti
intenzionali:
a atto sessuale non consensuale con penetrazione vaginale, anale o orale
compiuto su un’altra persona con qualsiasi parte del corpo o con un
oggetto;
b altri atti sessuali compiuti su una persona senza il suo consenso;
c il fatto di costringere un’altra persona a compiere atti sessuali non
consensuali con un terzo. 14
2 Il consenso deve essere dato volontariamente, quale libera
manifestazione della volontà della persona, e deve essere valutato
tenendo conto della situazione e del contesto.
3 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo per garantire che le
disposizioni del paragrafo 1 si applichino anche agli atti commessi contro
l’ex o l’attuale coniuge o partner, quale riconosciuto dalla legislazione
nazionale.
Articolo 37 – Matrimonio forzato
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
penalizzare l’atto intenzionale di costringere un adulto o un bambino a
contrarre matrimonio.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
penalizzare il fatto di attirare intenzionalmente con l’inganno un adulto o
un bambino sul territorio di una Parte o di uno Stato diverso da quello in
cui risiede, allo scopo di costringerlo a contrarre matrimonio.
Articolo 38 – Mutilazioni genitali femminili
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
perseguire penalmente i seguenti atti intenzionali:
a l’escissione, l’infibulazione o qualsiasi altra mutilazione della totalità o di
una parte delle grandi labbra vaginali, delle piccole labbra o asportazione
del clitoride;
b costringere una donna a subire qualsiasi atto indicato al punto a, o
fornirle i mezzi a tale fine;
c indurre, costringere o fornire a una ragazza i mezzi per subire qualsiasi
atto enunciato al punto a.
Articolo 39 – Aborto forzato e sterilizzazione forzata
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
perseguire penalmente i seguenti atti intenzionali:
a praticare un aborto su una donna senza il suo preliminare consenso
133
informato;
b praticare un intervento chirurgico che abbia lo scopo e l’effetto di
interrompere definitivamente la capacità riproduttiva di una donna senza il
suo preliminare consenso informato o la sua comprensione della
procedura praticata.
Articolo 40 – Molestie sessuali
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che qualsiasi forma di comportamento indesiderato, verbale, non
verbale o fisico, di natura sessuale, con lo scopo o l'effetto di violare la
dignità di una persona, segnatamente quando tale comportamento crea
un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo, sia
sottoposto a sanzioni penali o ad altre sanzioni legali.
Articolo 41 – Favoreggiamento o complicità e tentativo
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
perseguire penalmente il favoreggiamento o la complicità intenzionali in
ordine alla commissione dei reati di cui agli articoli 33, 34, 35, 36, 37, 38.a
e 39 della presente Convenzione.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
perseguire penalmente i tentativi intenzionali di commissione dei reati di
cui agli articoli 35, 36, 37, 38.a e 39 della presente Convenzione.
Articolo 42 – Giustificazione inaccettabile dei reati, compresi quelli
commessi in nome del cosiddetto “onore”
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che nei procedimenti penali intentati a seguito della commissione
di qualsiasi atto di violenza che rientra nel campo di applicazione della
presente Convenzione, la cultura, gli usi e costumi, la religione, le
tradizioni o il cosiddetto "onore" non possano essere addotti come scusa
per giustificare tali atti. Rientrano in tale ambito, in particolare, le accuse
secondo le quali la vittima avrebbe trasgredito norme o costumi culturali,
religiosi, sociali o tradizionali riguardanti un comportamento appropriato.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che, qualora un bambino sia stato istigato da una persona a
compiere un atto di cui al paragrafo 1, non sia per questo diminuita la
responsabilità penale della suddetta persona per gli atti commessi.
Articolo 43 – Applicazione dei reati
I reati previsti ai sensi della presente Convenzione si applicano a
prescindere dalla natura del rapporto tra la vittima e l’autore del reato.
Articolo 44 – Giurisdizione
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
determinare la giurisdizione competente per qualsiasi reato previsto ai
sensi della presente Convenzione quando il reato è commesso:
a sul loro territorio; o
b a bordo di una nave battente la loro bandiera; o
c a bordo di un velivolo immatricolato secondo le loro disposizioni di legge;
134
o
d da uno loro cittadino; o
e da una persona avente la propria residenza abituale sul loro territorio.
2 Le Parti adottano tutte le misure legislative o di altro tipo appropriate per
determinare la giurisdizione con riferimento a tutti i reati di cui alla
presente Convenzione quando il reato è commesso contro un loro
cittadino o contro una persona avente la propria residenza abituale sul
loro territorio.
3 Per perseguire i reati stabiliti conformemente agli Articoli 36, 37, 38 e 39
della presente Convenzione, le Parti adottano le misure legislative o di
altro tipo necessarie affinché la loro competenza non sia subordinata alla
condizione che i fatti siano perseguibili penalmente sul territorio in cui
sono stati commessi.
4 Per perseguire i reati stabiliti conformemente agli Articoli 36, 37, 38 e 39
della presente Convenzione, le Parti adottano le misure legislative o di
altro tipo necessarie affinché la loro competenza riguardante i commi d. ed
e. del precedente paragrafo 1 non sia subordinata alla condizione che il
procedimento penale possa unicamente essere avviato a seguito della
denuncia della vittima del reato, o di un’azione intentata dallo Stato del
luogo dove è stato commesso il reato.
5 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
determinare la giurisdizione con riferimento a tutti i reati di cui alla
presente Convenzione, nei casi in cui il presunto autore del reato si trovi
sul loro territorio e non possa essere estradato verso un’altra Parte
unicamente in base alla sua nazionalità.
6 Quando più Parti rivendicano la loro competenza riguardo a un reato
che si presume stabilito conformemente alla presente Convenzione, le
Parti interessate si concertano, se lo ritengono opportuno, per determinare
quale sia la giurisdizione più appropriata per procedere penalmente.
7 Fatte salve le disposizioni generali di diritto internazionale, la presente
Convenzione non esclude alcuna competenza penale esercitata da una
delle Parti conformente al proprio diritto interno.
Articolo 45 – Sanzioni e misure repressive
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che i reati stabiliti conformemente alla presente Convenzione
siano punibili con sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, che
tengano conto della loro gravità. Tali sanzioni includono, se del caso, pene
privative della libertà e che possono comportare l'estradizione.
2 Le Parti possono adottare altre misure nei confronti degli autori dei reati,
quali:
– il monitoraggio, o la sorveglianza della persona condannata;
4. la privazione della patria podestà, se l’interesse superiore del
bambino, che può comprendere la sicurezza della vittima, non può essere
garantito in nessun altro modo.
135
Articolo 46 – Circostanze aggravanti
Le Parti adottano le misure legislative e di ogni altro tipo necessarie per
garantire che le seguenti circostanze, purché non siano già gli elementi
costitutivi del reato, possano, conformemente alle disposizioni pertinenti
del loro diritto nazionale, essere considerate come circostanze aggravanti
nel determinare la pena per i reati stabiliti conformemente alla presente
Convenzione:
a il reato è stato commesso contro l’attuale o l’ex coniuge o partner, come
riconosciuto dal diritto nazionale, da un membro della famiglia, dal
convivente della vittima, o da una persona che ha abusato della propria
autorità;
b il reato, o i reati connessi, sono stati commessi ripetutamente;
c il reato è stato commesso contro una persona in circostanze di
particolare vulnerabilità;
d il reato è stato commesso su un bambino o in presenza di un bambino;
e il reato è stato commesso da due o più persone che hanno agito
insieme;
f il reato è stato preceduto o accompagnato da una violenza di estrema
gravità; 17
g il reato è stato commesso con l’uso o con la minaccia di un’arma;
h il reato ha provocato gravi danni fisici o psicologici alla vittima;
i l’autore era stato precedentemente condannato per reati di natura
analoga.
Articolo 47 – Condanne pronunciate sul territorio di un’altra Parte
contraente
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
prevedere la possibilità di prendere in considerazione, al momento della
decisione relativa alla pena, le condanne definitive pronunciate da un'altra
Parte contraente in relazione ai reati previsti in base alla presente
Convenzione.
Articolo 48 – Divieto di metodi alternativi di risoluzione dei conflitti o di
misure alternative alle pene obbligatorie
1 Le parti devono adottare le necessarie misure legislative o di altro tipo
per vietare il ricorso obbligatorio a procedimenti di soluzione alternativa
delle controversie, incluse la mediazione e la conciliazione, in relazione a
tutte le forme di violenza che rientrano nel campo di applicazione della
presente Convenzione".
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo destinate a garantire
che, se viene inflitto il pagamento di una multa, sia debitamente presa in
considerazione la capacità del condannato di adempiere ai propri obblighi
finanziari nei confronti della vittima.
Capitolo VI – Indagini, procedimenti penali, diritto procedurale e misure
protettive
Articolo 49 – Obblighi generali
136
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che le indagini e i procedimenti penali relativi a tutte le forme di
violenza che rientrano nel campo di applicazione della presente
Convenzione siano avviati senza indugio ingiustificato, prendendo in
considerazione i diritti della vittima in tutte le fasi del procedimento penale.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo, in conformità con i
principi fondamentali in materia di diritti umani e tenendo conto della
comprensione della violenza di genere, per garantire indagini e
procedimenti efficaci nei confronti dei reati stabiliti conformemente alla
presente Convenzione.
Articolo 50 – Risposta immediata, prevenzione e protezione
1 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per
garantire che le autorità incaricate dell’applicazione della legge affrontino
in modo tempestivo e appropriato tutte le forme di violenza che rientrano
nel campo di applicazione della presente Convenzione, offrendo una
protezione adeguata e immediata alle vittime.
2 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo per garantire che le
autorità incaricate dell’applicazione della legge operino in modo
tempestivo e adeguato in materia di prevenzione e protezione contro ogni
forma di violenza che rientra nel campo di applicazione della presente
Convenzione, ivi compreso utilizzando misure operative di prevenzione e
la raccolta delle prove.
Articolo 51 – Valutazione e gestione dei rischi
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
consentire alle autorità competenti di valutare il rischio di letalità, la gravità
della situazione e il rischio di reiterazione dei comportamenti violenti, al
fine di gestire i rischi e garantire, se necessario, un quadro coordinato di
sicurezza e di sostegno.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che la valutazione di cui al parafrafo 1 prenda in considerazione,
in tutte le fasi dell’indagine e dell’applicazione delle misure di protezione, il
fatto che l'autore di atti di violenza che rientrano nel campo di applicazione
della presente Convenzione possieda, o abbia accesso ad armi da fuoco.
Articolo 52 – Misure urgenti di allontanamento imposte dal giudice
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che le autorità competenti si vedano riconosciuta la facoltà di
ordinare all’autore della violenza domestica, in situazioni di pericolo
immediato, di lasciare la residenza della vittima o della persona in pericolo
per un periodo di tempo sufficiente e di vietargli l’accesso al domicilio della
vittima o della persona in pericolo o di impedirgli di avvicinarsi alla vittima.
Le misure adottate in virtù del presente articolo devono dare priorità alla
sicurezza delle vittime o delle persone in pericolo.
Articolo 53 – Ordinanze di ingiunzione o di protezione
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
137
garantire che le ordinanze di ingiunzione o di protezione possano essere
ottenute dalle vittime di ogni forma di violenza che rientra nel campo di
applicazione della presente Convenzione.
2 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per
garantire che le ordinanze di ingiunzione o di protezione di cui al paragrafo
1 siano:
– concesse per una protezione immediata e senza oneri amministrativi o
finanziari eccessivi per la vittima;
– emesse per un periodo specificato o fino alla loro modifica o revoca;
– ove necessario, decise ex parte con effetto immediato;
– disponibili indipendentemente, o contestualmente ad altri procedimenti
giudiziari;
– possano essere introdotte nei procedimenti giudiziari successivi.
3 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che la violazione delle ordinanze di ingiunzione o di protezione
emesse ai sensi del paragrafo 1 sia oggetto di sanzioni penali o di altre
sanzioni legali efficaci, proporzionate e dissuasive.
Articolo 54 – Indagini e prove
Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che in qualsiasi procedimento civile o penale, le prove relative
agli antecedenti sessuale e alla condotta della vittima siano ammissibili
unicamente quando sono pertinenti e necessarie.
Articolo 55 – Procedimenti d’ufficio e ex parte 19
1 Le Parti si accertano che le indagini e i procedimenti penali per i reati
stabiliti ai sensi degli articoli 35, 36, 37, 38 e 39 della presente
Convenzione non dipendano interamente da una segnalazione o da una
denuncia da parte della vittima quando il reato è stato commesso in parte
o in totalità sul loro territorio, e che il procedimento possa continuare
anche se la vittima dovesse ritrattare l’accusa o ritirare la denuncia.
2 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per
garantire, conformemente alle condizioni previste dal loro diritto interno, la
possibilità per le organizzazioni governative e non governative e per i
consulenti specializzati nella lotta alla violenza domestica di assistere e/o
di sostenere le vittime, su loro richiesta, nel corso delle indagini e dei
procedimenti giudiziari relativi ai reati stabiliti conformemente alla presente
Convenzione.
Articolo 56 – Misure di protezione
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo destinate a
proteggere i diritti e gli interessi delle vittime, compresi i loro particolari
bisogni in quanto testimoni in tutte le fasi delle indagini e dei procedimenti
giudiziari, in particolare:
a garantendo che siano protette, insieme alle loro famiglie e ai testimoni,
dal rischio di intimidazioni, rappresaglie e ulteriori vittimizzazioni;
b garantendo che le vittime siano informate, almeno nei casi in cui esse
138
stesse e la loro famiglia potrebbero essere in pericolo, quando l’autore del
reato dovesse evadere o essere rimesso in libertà in via temporanea o
definitiva;
c informandole, nelle condizioni previste dal diritto interno, dei loro diritti e
dei servizi a loro disposizione e dell'esito della loro denuncia, dei capi di
accusa, dell'andamento generale delle indagini o del procedimento,
nonché del loro ruolo nell’ambito del procedimento e dell’esito del giudizio;
d offrendo alle vittime, in conformità con le procedure del loro diritto
nazionale, la possibilità di essere ascoltate, di fornire elementi di prova e
presentare le loro opinioni, esigenze e preoccupazioni, direttamente o
tramite un intermediario, e garantendo che i loro pareri siano esaminati e
presi in considerazione;
e fornendo alle vittime un'adeguata assistenza, in modo che i loro diritti e
interessi siano adeguatamente rappresentati e presi in considerazione;
f garantendo che possano essere adottate delle misure per proteggere la
vita privata e l'immagine della vittima;
g assicurando, ove possibile, che siano evitati i contatti tra le vittime e gli
autori dei reati all’interno dei tribunali e degli uffici delle forze dell'ordine;
h fornendo alle vittime, quando sono parti del processo o forniscono delle
prove, i servizi di interpreti indipendenti e competenti;
i consentendo alle vittime di testimoniare in aula, secondo le norme
previste dal diritto interno, senza essere fisicamente presenti, o almeno
senza la presenza del presunto autore del reato, grazie in particolare al
ricorso a tecnologie di comunicazione adeguate, se sono disponibili. 20
2 Un bambino vittima e testimone di violenza contro le donne e di violenza
domestica, deve, se necessario, usufruire di misure di protezione
specifiche, che prendano in considerazione il suo interesse superiore.
Articolo 57 – Gratuito patrocinio
Le Parti garantiscono che le vittime abbiano diritto all'assistenza legale e
al gratuito patrocinio alle condizioni previste dal diritto interno.
Articolo 58 – Prescrizione
Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per
garantire che il termine di prescrizione per intentare un'azione penale
relativa ai reati di cui agli articoli 36, 37, 38 e 39 della presente
Convenzione sia prolungato per un tempo sufficiente e proporzionale alla
gravità del reato, per consentire alla vittima minore di vedere perseguito il
reato dopo avere raggiunto la maggiore età.
Capitolo VII – Migrazione e asilo
Articolo 59 – Status di residente
1 Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo per garantire che le
vittime, il cui status di residente dipende da quello del coniuge o del
partner, conformemente al loro diritto interno, possano ottenere, su
richiesta, in caso di scioglimento del matrimonio o della relazione, in
situazioni particolarmente difficili, un titolo autonomo di soggiorno,
139
indipendentemente dalla durata del matrimonio o della relazione. Le
condizioni per il rilascio e la durata del titolo autonomo di soggiorno sono
stabilite conformemente al diritto nazionale.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che le vittime possano ottenere la sospensione delle procedure
di espulsione avviate perché il loro status di residente dipendeva da quello
del coniuge o del partner, conformemente al loro diritto interno, al fine di
consentire loro di chiedere un titolo autonomo di soggiorno.
3 Le Parti rilasciano un titolo di soggiorno rinnovabile alle vittime, in una o
in entrambe le seguenti situazioni:
a quando l'autorità competente ritiene che il loro soggiorno sia necessario
in considerazione della loro situazione personale;
b quando l'autorità competente ritene che il loro soggiorno sia necessario
per la loro collaborazione con le autorità competenti nell’ambito di
un’indagine o di procedimenti penali.
4 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che le vittime di un matrimonio forzato condotte in un altro paese
al fine di contrarre matrimonio, e che abbiano perso di conseguenza il loro
status di residente del paese in cui risiedono normalmente, possano
recuperare tale status.
Articolo 60 – Richieste di asilo basate sul genere 21
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che la violenza contro le donne basata sul genere possa essere
riconosciuta come una forma di persecuzione ai sensi dell'articolo 1, A (2)
della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e come una
forma di grave pregiudizio che dia luogo a una protezione complementare
/ sussidiaria.
2 Le Parti si accertano che un’interpretazione sensibile al genere sia
applicata a ciascuno dei motivi della Convenzione, e che nei casi in cui sia
stabilito che il timore di persecuzione è basato su uno o più di tali motivi,
sia concesso ai richiedenti asilo lo status di rifugiato, in funzione degli
strumenti pertinenti applicabili.
3 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
sviluppare procedure di accoglienza sensibili al genere e servizi di
supporto per i richiedenti asilo, nonché linee guida basate sul genere e
procedure di asilo sensibili alle questioni di genere, compreso in materia di
concessione dello status di rifugiato e di richiesta di protezione
internazionale.
Articolo 61 – Diritto di non-respingimento
1 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per il
rispetto del principio di non-respingimento, conformemente agli obblighi
esistenti derivanti dal diritto internazionale.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che le vittime della violenza contro le donne bisognose di una
140
protezione, indipendentemente dal loro status o dal loro luogo di
residenza, non possano in nessun caso essere espulse verso un paese
dove la loro vita potrebbe essere in pericolo o dove potrebbero essere
esposte al rischio di tortura o di pene o trattamenti inumani o degradanti.
Capitolo VIII – Cooperazione internazionale
Articolo 62 – Principi generali
1 Le Parti cooperano, in conformità con le disposizioni della presente
Convenzione, e nel rispetto dell’applicazione degli strumenti internazionali
e regionali relativi alla cooperazione in materia civile e penale, nonché
degli accordi stipulati sulla base di disposizioni legislative uniformi o di
reciprocità e della propria legislazione nazionale, nel modo più ampio
possibile, al fine di:
a prevenire, combattere e perseguire tutte le forme di violenza che
rientrano nel campo di applicazione della presente Convenzione;
b proteggere e assistere le vittime;
c condurre indagini o procedere penalmente per i reati previsti sulla base
della presente Convenzione;
d applicare le pertinenti sentenze civili e penali pronunciate dalle autorità
giudiziarie delle Parti, ivi comprese le ordinanze di protezione.
2 Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per
garantire che le vittime di un reato determinato ai sensi della presente
Convenzione e commesso sul territorio di 22
una Parte diversa da quella in cui risiedono possano presentare denuncia
presso le autorità competenti del loro Stato di residenza.
3 Se una Parte che subordina all’esistenza di un trattato la mutua
assistenza giudiziaria in materia penale, l’estradizione o l’esecuzione delle
sentenze civili o penali pronunciate da un’altra Parte contraente alla
presente Convenzione riceve una richiesta di cooperazione in materia
giudiziaria da una Parte con la quale non ha ancora concluso tale trattato,
può considerare la presente Convenzione come la base giuridica per la
mutua assistenza in materia penale, di estradizione, di esecuzione delle
sentenze civili o penali pronunciate dall’altra Parte riguardanti i reati
stabiliti conformemente alla presente Convenzione.
4 Le Parti si sforzano di integrare, se del caso, la prevenzione e la lotta
contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica nei
programmi di assistenza allo sviluppo condotti a favore di paesi terzi,
compresa la conclusione di accordi bilaterali e multilaterali con paesi terzi,
al fine di facilitare la protezione delle vittime, conformemente all’articolo
18, paragrafo 5.
Articolo 63 – Misure relative alle persone in pericolo
Quando una Parte, sulla base delle informazioni a sua disposizione, ha
seri motivi di pensare che una persona possa essere esposta in modo
immediato al rischio di subire uno degli atti di violenza di cui agli Articoli
36, 37, 38 e 39 della presente Convenzione sul territorio di un’altra Parte,
141
la Parte che dispone di tale informazione è incoraggiata a trasmetterla
senza indugio all’altra Parte, al fine di garantire che siano prese le misure
di protezione adeguate. Tale informazione deve includere, se del caso,
delle indicazioni sulle disposizioni di protezione esistenti a vantaggio della
persona in pericolo.
Articolo 64 – Informazioni
1 La Parte richiesta deve rapidamente informare la Parte richiedente
dell'esito finale dell’azione intrapresa ai sensi del presente capitolo. La
Parte richiesta deve inoltre informare senza indugio la Parte richiedente di
qualsiasi circostanza che renda impossibile l'esecuzione dell’azione
ipotizzata o che possa ritardarla in modo significativo.
2 Una Parte può, nei limiti delle disposizioni del suo diritto interno, senza
richiesta preliminare, trasferire a un’altra Parte le informazioni ottenute
nell’ambito delle proprie indagini, qualora ritenga che la divulgazione di tali
informazioni possa aiutare la Parte che le riceve a prevenire i reati penali
stabiliti ai sensi della presente Convenzione o ad avviare o proseguire le
indagini o i procedimenti relativi a tali reati penali, o che tale divulgazione
possa suscitare una richiesta di collaborazione formulata da tale Parte,
conformemente al presente capitolo.
3 Una Parte che riceve delle informazioni conformemente al precedente
paragrafo 2 deve comunicarle alle proprie autorità competenti, in modo
che possano essere avviati dei procedimenti se sono considerati
appropriati, o che tale informazione possa essere presa in considerazione
nei procedimenti civili o penali pertinenti.
Articolo 65 – Protezione dei dati
I dati personali sono conservati e utilizzati conformemente agli obblighi
assunti dalle Parti alla Convenzione sulla protezione delle persone rispetto
al trattamento automatizzato dei dati a carattere personale (STE n° 108).
23
Capitolo IX – Meccanismo di controllo
Articolo 66 – Gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti
delle donne e la violenza domestica
1 Il Gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne
e la violenza domestica (di seguito "GREVIO") è incaricato di vigilare
sull'attuazione della presente Convenzione da parte delle Parti contraenti.
2 Il GREVIO è composto da un minimo di 10 membri a un massimo di 15
membri, nel rispetto del criterio dell’equilibrio tra i sessi e di un’equa
ripartizione geografica e dell’esigenza di competenze multidisciplinari. I
suoi membri sono eletti dal Comitato delle Parti tra i candidati designati
dalle Parti con un mandato di quattro anni, rinnovabile una volta, e sono
scelti tra i cittadini delle Parti.
3 L’elezione iniziale di 10 membri deve aver luogo entro un anno dalla
data dell’entrata in vigore della presente Convenzione. L'elezione dei
cinque membri supplementari si svolge dopo la venticinquesima ratifica o
142
adesione.
4 L’elezione dei membri del GREVIO deve essere basata sui seguenti
principi:
a. devono essere selezionati mediante una procedura trasparente tra
personalità di elevata moralità, note per la loro competenza in materia di
diritti umani, uguaglianza tra i sessi, contrasto alla violenza sulle donne e
alla violenza domestica o assistenza e protezione alle vittime, o devono
essere in possesso di una riconosciuta esperienza professionale nei
settori oggetto della presente Convenzione;
143
con i rappresentanti della Parte interessata.
3 La procedura di valutazione ulteriore sarà divisa in cicli, la cui durata è
determinata dal GREVIO. All’inizio di ogni ciclo, il GREVIO seleziona le
disposizioni specifiche sulle quali sarà basata la procedura di valutazione
e invia all’uopo un questionario.
4 Il GREVIO definisce i mezzi adeguati per procedere a tale valutazione.
Può in particolare adottare un questionario per ciascuno dei cicli, che
serve da base per la valutazione dell’applicazione della Convenzione da
parte delle Parti contraenti. Il suddetto questionario è inviato a tutte le
Parti. Le Parti rispondono al suddetto questionario e a qualsiasi altra
eventuale richiesta di informazioni da parte del GREVIO.
5 Il GREVIO può ricevere informazioni riguardanti l'attuazione della
Convenzione da parte delle ONG e della società civile, nonché dalle
istituzioni nazionali di protezione dei diritti umani.
6 Il GREVIO tiene debitamente conto delle informazioni esistenti
disponibili in altri strumenti e organizzazioni internazionali e regionali nei
settori che rientrano nel campo di applicazione della presente
Convenzione.
7 Nell’adottare il questionario per ogni ciclo di valutazione, il GREVIO
prende in debita considerazione la raccolta dei dati e le ricerche esistenti
presso le Parti, quali enunciate all'articolo 11 della presente Convenzione.
8 Il GREVIO può ricevere informazioni relative all'applicazione della
Convenzione da parte del Commissario per i diritti umani del Consiglio
d'Europa, dell’Assemblea parlamentare e di altri organi competenti
specializzati del Consiglio Europa, nonché da quelli stabiliti nel quadro di
altri strumenti internazionali. Le denunce presentate dinanzi a tali organi e
il seguito che viene loro dato sono messi a disposizione del GREVIO.
9 Il GREVIO può inoltre organizzare, in collaborazione con le autorità
nazionali e con l'assistenza di esperti nazionali indipendenti, delle visite
nei paesi interessati, se le informazioni ricevute sono insufficienti o nei
casi previsti al paragrafo 14. Nel corso di queste visite, il GREVIO può
farsi assistere da specialisti in settori specifici.
10 Il GREVIO elabora una bozza di rapporto contenente la propria analisi
sull’applicazione delle disposizioni alle quali si riferisce la procedura di
valutazione, nonché i suoi suggerimenti e le sue proposte riguardanti il
modo in cui la Parte interessata può trattare i problemi individuati. Tale
bozza di rapporto è trasmessa alla Parte oggetto della valutazione perché
formuli i propri commenti, che sono presi in considerazione dal GREVIO
quando adotta il suo rapporto.
11 Sulla base di tutte le informazioni e dei commenti delle Parti, il GREVIO
adotta il proprio rapporto e le proprie conclusioni in merito alle misure
adottate dalla Parte interessata per attuare le disposizioni della presente
Convenzione. Questo rapporto e le conclusioni sono inviati alla Parte
interessata e al Comitato delle Parti. Il rapporto e le conclusioni del
144
GREVIO sono resi pubblici non appena adottati, accompagnati dagli
eventuali commenti della Parte interessata.
12 Fatte salve le procedure di cui ai precedenti paragrafi da 1 a 8, il
Comitato delle Parti può adottare, sulla base del rapporto e delle
conclusioni del GREVIO, delle raccomandazioni rivolte alla suddetta Parte
(a) riguardanti le misure da adottare per dare attuazione alle conclusioni
del GREVIO, se necessario fissando una data per la presentazione delle
informazioni sulla loro attuazione, e (b) miranti a promuovere la
cooperazione con la suddetta Parte per un’adeguata applicazione della
presente Convenzione.
13 Se il GREVIO riceve informazioni attendibili indicanti una situazione in
cui i problemi rilevati richiedono un'attenzione immediata per prevenire o
limitare la portata o il numero di gravi violazioni della Convenzione, può
domandare la presentazione urgente di un rapporto speciale sulle misure
adottate per prevenire una forma di violenza sulle donne grave, diffusa o
ricorrente.
14 Il GREVIO può, tenendo conto delle informazioni presentate dalla Parte
interessata e di ogni altra informazione attendibile, designare uno o più
membri incaricati di condurre un’indagine e di presentargli con urgenza un
rapporto. Se necessario, e con il consenso della Parte, tale indagine può
includere una visita sul suo territorio.
15 Dopo avere esaminato le conclusioni relative all’indagine di cui al
paragrafo 14, il GREVIO trasmette tali risultati alla Parte interessata e, se
del caso, al Comitato delle Parti e al Comitato dei Ministri del Consiglio
d'Europa, accompagnati da qualsiasi altra osservazione e
raccomandazione.
Articolo 69 – Raccomandazioni generali
Il GREVIO può adottare, ove opportuno, raccomandazioni di carattere
generale sull'applicazione della presente Convenzione.
Articolo 70 – Partecipazione dei Parlamenti al controllo
1 I parlamenti nazionali sono invitati a partecipare al controllo delle misure
adottate per l'attuazione della presente Convenzione.
2 Le Parti presentano i rapporti del GREVIO ai loro Parlamenti nazionali.
26
3 L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa è invitata a fare
regolarmente un bilancio dell’applicazione della presente Convenzione.
Capitolo X – Relazioni con altri strumenti internazionali
Articolo 71 – Relazioni con altri strumenti internazionali
1 La presente Convenzione non pregiudica gli obblighi derivanti dalle
disposizioni di altri strumenti internazionali di cui le Parti alla presente
Convenzione sono parte contraente o lo diventeranno in futuro e che
contengono disposizioni relative alle questioni disciplinate dalla presente
Convenzione.
2 Le Parti alla presente Convenzione possono concludere tra loro accordi
145
bilaterali o multilaterali relativi alle questioni disciplinate dalla presente
Convenzione, al fine di integrarne o rafforzarne le disposizioni o di
facilitare l’applicazione dei principi in essa sanciti.
Capitolo XI – Emendamenti alla Convenzione
Articolo 72 – Emendamenti
1 Ogni emendamento alla presente Convenzione, proposto da una Parte,
deve essere comunicato al Segretario Generale del Consiglio d'Europa e
trasmesso da quest’ultimo agli Stati membri del Consiglio d'Europa, a ogni
Stato firmatario, a ogni Parte, all’Unione europea, a ogni Stato invitato a
firmare la presente Convenzione, conformemente alle disposizioni
dell'articolo 75, nonché a ogni Stato invitato ad aderire alla presente
Convenzione, conformemente alle disposizioni dell'articolo 76.
2 Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa esamina l’emendamento
proposto e, dopo avere consultato le Parti alla Convenzione che non sono
membri del Consiglio d’Europa, può adottare l’emendamento con la
maggioranza prevista all’Articolo 20.d dello statuto del Consiglio d’Europa.
3 Il testo di ogni emendamento adottato dal Comitato dei Ministri
conformemente al paragrafo 2 del presente articolo è trasmesso alle Parti
per accettazione.
4 Ogni emendamento adottato conformemente al paragrafo 2 entra in
vigore il primo giorno del mese successivo alla scadenza di un periodo di
un mese dopo la data in cui tutte le Parti hanno informato il Segretario
Generale della loro accettazione.
Capitolo XII – Clausole finali
Articolo 73 – Effetti della Convenzione
Le disposizioni della presente Convenzione non pregiudicano le
disposizioni di diritto interno e di altri strumenti internazionali vincolanti già
in vigore o che possono entrare in vigore, in base ai quali sono o
sarebbero riconosciuti dei diritti più favorevoli per la prevenzione e la lotta
contro la violenza sulle donne e la violenza domestica.
Articolo 74 – Composizione delle controversie
1 In caso di controversia tra le Parti circa l'applicazione o l'interpretazione
delle disposizioni della presente Convenzione, le Parti si adopereranno
anzitutto per trovare una soluzione mediante negoziato, conciliazione,
arbitrato, o qualsiasi altro mezzo pacifico di loro scelta.
2 Il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa può stabilire delle
procedure per la composizione delle controversie che potranno essere
utilizzate dalle Parti, se vi consentono.
Articolo 75 – Firma ed entrata in vigore
1 La presente Convenzione è aperta alla firma degli Stati membri del
Consiglio d'Europa, degli Stati non membri che hanno partecipato alla sua
elaborazione e dell'Unione europea.
2 La presente Convenzione è soggetta a ratifica, accettazione o
approvazione. Gli strumenti di ratifica, di accettazione o di approvazione
146
saranno depositati presso il Segretario Generale del Consiglio d'Europa.
3 La presente Convenzione entrerà in vigore il primo giorno del mese
successivo alla scadenza di un periodo di tre mesi dopo la data in cui 10
firmatari, di cui almeno otto Stati membri del Consiglio d'Europa, avranno
espresso il loro consenso a essere vincolati dalla Convenzione,
conformemente alle disposizioni del precedente paragrafo 2.
4 Se uno Stato di cui al paragrafo 1 o l'Unione europea esprime
ulteriormente il proprio consenso a essere vincolato dalla Convenzione,
quest’ultima entrerà in vigore, nei suoi confronti, il primo giorno del mese
successivo alla scadenza di un periodo di tre mesi dopo la data del
deposito dello strumento di ratifica, di accettazione o di approvazione.
Articolo 76 – Adesione alla Convenzione
1 Dopo l'entrata in vigore della presente Convenzione, il Comitato dei
Ministri del Consiglio d'Europa, dopo avere consultato le Parti alla
presente Convenzione e averne ottenuto l’unanime consenso, può invitare
qualsiasi Stato non membro del Consiglio d'Europa che non abbia
partecipato all’elaborazione della convenzione ad aderire alla presente
Convenzione con una decisione presa con la maggioranza prevista
all'articolo 20.d dello Statuto del Consiglio d'Europa, e all’unanimità dei
rappresentanti delle Parti contraenti con diritto di sedere in seno al
Comitato dei Ministri.
2 Nei confronti di ogni Stato aderente, la Convenzione entrerà in vigore il
primo giorno del mese successivo alla scadenza di un periodo di tre mesi
dopo la data del deposito dello strumento di adesione presso il Segretario
Generale del Consiglio d'Europa.
Articolo 77 – Applicazione territoriale
1 Ogni Stato o l'Unione europea, al momento della firma o del deposito del
proprio strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di
adesione, potrà indicare il territorio o i territori cui si applicherà la presente
Convenzione.
2 Ciascuna Parte potrà, in qualsiasi momento successivo e mediante
dichiarazione inviata al Segretario Generale del Consiglio d'Europa,
estendere l'applicazione della presente Convenzione a ogni altro territorio
specificato in tale dichiarazione, di cui curi le relazioni internazionali o in
nome del quale sia autorizzata ad assumere impegni. La Convenzione 28
entrerà in vigore nei confronti di questo territorio il primo giorno del mese
successivo alla scadenza di un periodo di tre mesi dalla data di
ricevimento della dichiarazione da parte del Segretario Generale.
3 Ogni dichiarazione fatta ai sensi dei due paragrafi precedenti potrà
essere ritirata nei confronti di ogni territorio specificato nella suddetta
dichiarazione mediante notifica indirizzata al Segretario Generale del
Consiglio d'Europa. Il ritiro avrà effetto il primo giorno del mese successivo
alla scadenza di un periodo di tre mesi dalla data del ricevimento di tale
notifica da parte del Segretario Generale.
147
Articolo 78 – Riserve
1 Non è ammessa alcuna riserva alle disposizioni della presente
Convenzione, salvo quelle previste ai successivi paragrafi 2 e 3.
2 Ogni Stato o l'Unione europea può, al momento della firma o del
deposito del proprio strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione
o di adesione, mediante dichiarazione inviata al Segretario Generale del
Consiglio d'Europa, precisare che si riserva il diritto di non applicare o di
applicare solo in particolari casi o circostanze le disposizioni enunciate nei
seguenti articoli:
– Articolo 30, paragrafo 2;
– Articolo 44, paragrafi 1.e, 3 e 4;
– Articolo 55, paragrafo 1 esaminato insieme all’Articolo 35 per quanto
riguarda i reati minori;
– Articolo 58 esaminato insieme agli Articoli 37, 38 e 39;
– Articolo 59.
3 Ogni Stato o l'Unione europea può, al momento della firma o del
deposito dello strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di
adesione, mediante dichiarazione inviata al Segretario Generale del
Consiglio d'Europa, precisare che si riserva il diritto di prevedere sanzioni
non penali, invece di imporre sanzioni penali, per i comportamenti di cui
agli articoli 33 e 34.
4 Ogni Parte può ritirare in tutto o in parte una riserva mediante notifica
indirizzata al Segretario Generale del Consiglio d'Europa. Il ritiro avrà
effetto a partire dalla data del suo ricevimento da parte del Segretario
Generale.
Articolo 79 – Validità ed esame delle riserve
1 Le riserve previste all'articolo 78, paragrafi 2 e 3 sono valide per un
periodo di cinque anni a partire dal primo giorno dell’entrata in vigore della
Convenzione per la Parte interessata. Tali riserve possono tuttavia essere
rinnovate per periodi di uguale durata.
2 Diciotto mesi prima della scadenza della riserva, il Segretario Generale
del Consiglio d'Europa notifica tale scadenza alla Parte interessata. Tre
mesi prima della data della scadenza, la Parte deve comunicare al
Segretario Generale la sua intenzione di mantenere, modificare o ritirare
la riserva. In assenza di tale comunicazione, il Segretario Generale 29
informa la Parte che la sua riserva si intende automaticamente prorogata
per un periodo di sei mesi. Se la Parte interessata non notifica prima della
scadenza di tale termine la sua intenzione di mantenere o modificare la
propria riserva, questa è considerata sciolta.
3 La Parte che ha formulato una riserva conformemente all’Articolo 78,
paragrafi 2 e 3, deve fornire, prima di rinnovarla, o su richiesta, delle
spiegazioni al GREVIO in merito ai motivi che ne giustificano il
mantenimento.
Articolo 80 – Denuncia
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1 Ogni Parte può, in qualsiasi momento, denunciare la presente
Convenzione mediante notifica inviata al Segretario Generale del
Consiglio d'Europa.
2 Tale denuncia ha effetto il primo giorno del mese successivo alla
scadenza di un periodo di tre mesi dalla data di ricevimento della notifica
da parte del Segretario Generale.
Articolo 81 – Notifica
Il Segretario Generale del Consiglio d'Europa notificherà agli Stati membri
del Consiglio d'Europa, agli Stati non membri del Consiglio d'Europa che
abbiano partecipato all'elaborazione della presente Convenzione, a ogni
firmatario, a ogni Parte, all’Unione europea e a ogni Stato invitato ad
aderire alla presente Convenzione:
a ogni firma;
b il deposito di ogni strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione
o di adesione;
c ogni data di entrata in vigore della presente Convenzione,
conformemente agli Articoli 75 e 76;
d ogni emendamento adottato conformemente all’Articolo 72 e la data
della sua entrata in vigore;
e ogni riserva e ritiro di riserva formulati conformemente all’Articolo 78;
f ogni denuncia presentata conformemente all’Articolo 80;
g ogni altro atto, notifica o comunicazione concernente la presente
Convenzione.
In fede di che i sottoscritti, debitamente autorizzati a tal fine, hanno firmato
la presente Convenzione.
Fatto a Istanbul, l’11 maggio 2011, in inglese e in francese, entrambi i testi
facenti ugualmente fede, in un unico esemplare che sarà depositato negli
archivi del Consiglio d'Europa. Il Segretario Generale del Consiglio
d'Europa ne trasmetterà una copia certificata conforme a ogni Stato
membro del Consiglio d'Europa, agli Stati non membri che hanno
partecipato all'elaborazione della presente Convenzione, all'Unione
europea e a ogni Stato invitato ad aderirvi.
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Testo del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93 (in Gazzetta Ufficiale -
serie generale - n. 191 del 16 agosto 2013), coordinato con la legge di
conversione 15 ottobre 2013, n.119(in questa stessa Gazzetta
Ufficiale alla pag. 36), recante: «Disposizioni urgenti in materia di
sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonche' in tema
di protezione civile e di commissariamento delle province.».
Capo I
PREVENZIONE E CONTRASTO DELLA VIOLENZA DI GENERE
Art. 1
Norme in materia di maltrattamenti, violenza sessuale e atti
persecutori
(( 1. All'articolo 61 del codice penale e' aggiunto, in fine, il seguente
numero:
"11-quinquies) l'avere, nei delitti non colposi contro la vita e l'incolumita'
individuale, contro la liberta' personale nonche' nel delitto di cui all'articolo
572, commesso il fatto in presenza o in danno di un minore di anni diciotto
ovvero in danno di persona in stato di gravidanza.".
1-bis. Il secondo comma dell'articolo 572 del codice penale e' abrogato.
1-ter. All'articolo 609-ter, primo comma, del codice penale, il numero 5) e'
sostituito dal seguente:
"5) nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni diciotto della
quale il colpevole sia l'ascendente, il genitore, anche adottivo, il tutore.". ))
2. All'articolo 609-ter, primo comma, del codice penale, dopo il numero 5-
bis) sono aggiunti i seguenti:
"5-ter) nei confronti di donna in stato di gravidanza;
5-quater) nei confronti di persona della quale il colpevole sia il coniuge,
anche separato o divorziato, ovvero colui che alla stessa persona e' o e'
stato legato da relazione affettiva, anche senza convivenza.".
(( 2-bis. All'articolo 609-decies del codice penale sono apportate le
seguenti modificazioni:
a) al primo comma, dopo le parole: "per il delitto previsto dall'articolo 609-
quater" sono inserite le seguenti: "o per i delitti previsti dagli articoli 572 e
612-bis, se commessi in danno di un minorenne o da uno dei genitori di un
minorenne in danno dell'altro genitore";
b) dopo il primo comma e' inserito il seguente:
"Qualora riguardi taluno dei delitti previsti dagli articoli 572, 609-ter e 612-
bis, commessi in danno di un minorenne o da uno dei genitori di un
minorenne in danno dell'altro genitore, la comunicazione di cui al primo
comma si considera effettuata anche ai fini dell'adozione dei
provvedimenti di cui agli articoli 155 e seguenti, nonche' 330 e 333 del
codice civile.".
2-ter. All'articolo 612, primo comma, del codice penale, le parole: "fino a
euro 51" sono sostituite dalle seguenti: "fino a euro 1.032.". ))
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3. All'articolo 612-bis del codice penale, sono apportate le seguenti
modificazioni:
(( a) il secondo comma e' sostituito dal seguente:
"La pena e' aumentata se il fatto e' commesso dal coniuge, anche
separato o divorziato, o da persona che e' o e' stata legata da relazione
alla persona offesa ovvero se il fatto e' commesso attraverso strumenti
informatici o telematici";
b) al quarto comma, dopo il secondo periodo sono inseriti i seguenti: "La
remissione della querela puo' essere soltanto processuale. La querela e'
comunque irrevocabile se il fatto e' stato commesso mediante minacce
reiterate nei modi di cui all'articolo 612, secondo comma.". ))
(( 4. All'articolo 8, comma 2, del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11,
convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, le parole:
"valuta l'eventuale adozione di provvedimenti" sono sostituite dalle
seguenti: "adotta i provvedimenti".
4-bis. All'articolo 11, comma 1, del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11,
convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, le parole:
"di atti persecutori, di cui all'articolo 612-bis del codice penale, introdotto
dall'articolo 7" sono sostituite dalle seguenti: "di cui agli articoli 572, 600,
600-bis, 600-ter, anche se relativo al materiale pornografico di cui
all'articolo 600-quater.1, 600-quinquies, 601, 602, 609-bis, 609-ter, 609-
quater, 609-quinquies, 609-octies o 612-bis del codice penale, introdotto
dall'articolo 7.". ))
Art. 2
Modifiche al codice di procedura penale e disposizioni concernenti i
procedimenti penali per i delitti contro la persona
1. Al codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
(( 0a) all'articolo 101, comma 1, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi:
"Al momento dell'acquisizione della notizia di reato il pubblico ministero e
la polizia giudiziaria informano la persona offesa dal reato di tale facolta'.
La persona offesa e' altresi' informata della possibilita' dell'accesso al
patrocinio a spese dello Stato ai sensi dell'articolo 76 del testo unico delle
disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di
cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, e
successive modificazioni.";
0b) all'articolo 266, comma 1, dopo la lettera f-ter) e' aggiunta la seguente:
"f-quater) delitto previsto dall'articolo 612-bis del codice penale"; ))
a) all'articolo 282-bis, comma 6, dopo la parola "571," (( sono inserite le
seguenti: "582, limitatamente alle ipotesi procedibili d'ufficio o comunque
aggravate," )), le parole "e 609-octies" sono sostituite dalle seguenti: " ((
,609-octies e 612, secondo comma," e sono aggiunte, in fine, le seguenti
parole: ", anche con le modalita' di controllo previste all'articolo 275-bis"; ))
(( a-bis) all'articolo 282-quater, comma 1, e' aggiunto, in fine, il seguente
periodo: "Quando l'imputato si sottopone positivamente ad un programma
151
di prevenzione della violenza organizzato dai servizi socio-assistenziali del
territorio, il responsabile del servizio ne da' comunicazione al pubblico
ministero e al giudice ai fini della valutazione ai sensi dell'articolo 299,
comma 2"; ))
b) all'articolo 299:
1) dopo il comma 2, e' inserito il seguente: "2-bis. I provvedimenti di cui ai
commi 1 e 2 relativi alle misure previste dagli articoli 282-bis, (( 282-ter,
283, 284, 285 e 286, applicate nei procedimenti aventi ad oggetto delitti
commessi con violenza alla persona, devono essere immediatamente
comunicati, a cura della polizia giudiziaria, ai servizi socio-assistenziali e ))
al difensore della persona offesa o, in mancanza di questo, alla persona
offesa."; 2) al comma 3, dopo il primo periodo, e' inserito il seguente: "La
richiesta di revoca o di sostituzione delle misure previste dagli articoli ((
282-bis, 282-ter, 283, 284, 285 e 286, applicate nei procedimenti di cui al
comma 2-bis del presente articolo, che non sia stata proposta in sede di
interrogatorio di garanzia, deve essere contestualmente notificata, a cura
della parte richiedente ed a pena di inammissibilita', presso il difensore
della persona offesa o, in mancanza di questo, alla persona offesa, salvo
che in quest'ultimo caso essa non abbia provveduto a dichiarare o
eleggere domicilio. Il difensore e la persona offesa possono, nei due giorni
successivi alla notifica, presentare memorie ai sensi dell'articolo 121.
Decorso il predetto termine il giudice procede."; ))
3) al comma 4-bis, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: "La richiesta di
revoca o di sostituzione delle misure previste dagli articoli (( 282-bis, 282-
ter, 283, 284, 285 e 286, applicate nei procedimenti di cui al comma 2-bis
del presente articolo, deve essere contestualmente notificata, a cura della
parte richiedente ed a pena di inammissibilita', presso il difensore della
persona offesa o, in mancanza di questo, alla persona offesa, salvo che in
quest'ultimo caso essa non abbia provveduto a dichiarare o eleggere
domicilio";
b-bis) all'articolo 350, comma 1, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole:
", e nei casi di cui all'articolo 384-bis";
b-ter) all'articolo 351, comma 1-ter, dopo le parole: "previsti dagli articoli"
e' inserita la seguente: "572," e le parole: "e 609-undecies" sono sostituite
dalle seguenti: ", 609-undecies e 612-bis"; ))
c) all'articolo 380, comma 2, dopo la lettera l-bis) e' aggiunta la seguente:
"l-ter) delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti
persecutori, previsti dall'articolo 572 e dall'articolo 612-bis del codice
penale;";
d) dopo l'articolo 384, e' inserito il seguente: "Art. 384-bis (Allontanamento
d'urgenza dalla casa familiare) - 1. Gli ufficiali ed agenti di polizia
giudiziaria hanno facolta' di disporre, previa autorizzazione del pubblico
ministero, (( scritta, oppure resa oralmente e confermata per iscritto, o per
via telematica, ))
152
l'allontanamento urgente dalla casa familiare con il divieto di avvicinarsi ai
luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa, nei confronti di chi e'
colto in flagranza dei delitti di cui all'articolo 282-bis, comma 6, ove
sussistano fondati motivi per ritenere che le condotte criminose possano
essere reiterate ponendo in grave ed attuale pericolo la vita o l'integrita'
fisica o psichica della persona offesa. (( La polizia giudiziaria provvede
senza ritardo all'adempimento degli obblighi di informazione previsti
dall'articolo 11 del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, e successive
modificazioni.". ))
2. Si applicano in quanto compatibili le disposizioni di cui dagli articoli 385
e seguenti del presente titolo. (( Si osservano le disposizioni di cui
all'articolo 381, comma 3. Della dichiarazione orale di querela si da' atto
nel verbale delle operazioni di allontanamento";
e) all'articolo 398, comma 5-bis, dopo le parole "dagli articoli" e' inserita la
seguente: "572,";
f) all'articolo 406, comma 2-ter, dopo le parole "di cui agli articoli" e'
inserita la seguente "572," e le parole: "e 590, terzo comma," sono
sostituite dalle seguenti: ", 590, terzo comma, e 612-bis"; ))
g) all'articolo 408, dopo il comma 3, e' aggiunto il seguente: "(( 3-bis. Per i
delitti commessi con violenza alla persona )), l'avviso della richiesta di
archiviazione e' in ogni caso notificato, a cura del pubblico ministero, alla
persona offesa ed il termine di cui al comma 3 e' elevato a venti giorni.";
(( h) all'articolo 415-bis, comma 1, dopo le parole "e al difensore", sono
inserite le seguenti: "nonche', quando si procede per i reati di cui agli
articoli 572 e 612-bis del codice penale, anche al difensore della persona
offesa o, in mancanza di questo, alla persona offesa";
h-bis) all'articolo 449, comma 5, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi:
"Quando una persona e' stata allontanata d'urgenza dalla casa familiare ai
sensi dell'articolo 384-bis, la polizia giudiziaria puo' provvedere, su
disposizione del pubblico ministero, alla sua citazione per il giudizio
direttissimo e per la contestuale convalida dell'arresto entro le successive
quarantotto ore, salvo che cio' pregiudichi gravemente le indagini. In tal
caso la polizia giudiziaria provvede comunque, entro il medesimo termine,
alla citazione per l'udienza di convalida indicata dal pubblico ministero." ))
i) all'articolo 498:
1) al comma 4-ter, dopo le parole "agli articoli" e' inserita la seguente:
"572,";
2) dopo il comma 4-ter e' aggiunto il seguente: "4-quater. Quando si
procede per i reati previsti dal comma 4-ter, se la persona offesa e'
maggiorenne il giudice assicura che l'esame venga condotto anche
tenendo conto della particolare vulnerabilita' della stessa persona offesa,
desunta anche dal tipo di reato per cui si procede, e ove ritenuto
153
opportuno, dispone, a richiesta della persona offesa o del suo difensore,
l'adozione di modalita' protette.".
2. Dopo l'articolo 132-bis, comma 1, lettera a), delle norme di attuazione,
di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al
decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, e' inserita la seguente: "a-bis) ai
delitti previsti dagli articoli 572 e da 609-bis a 609-octies e 612-bis del
codice penale;".
3. Al comma 4-ter dell'articolo 76 del testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, dopo le parole
"La persona offesa dai reati di cui agli articoli" sono inserite le seguenti:
"572, 583-bis, 609-octies e 612-bis". Ai relativi oneri pari a 1 milione di
euro per l'anno 2013 e a 2,7 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014 si
provvede, quanto a 1 milione di euro per l'anno 2013 e 400.000 euro per
l'anno 2014, mediante corrispondente riduzione, per i medesimi anni, dello
stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del
bilancio triennale 2013-2015, nell'ambito del programma «Fondi di riserva
e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del
Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2013, allo scopo
parzialmente utilizzando, quanto a 1 milione di euro per l'anno 2013,
l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e
quanto a 400.000 euro per l'anno 2014, l'accantonamento relativo al
Ministero degli affari esteri, e quanto a 2,3 milioni di euro per l'anno 2014 e
a 2,7 milioni di euro a decorrere dal 2015 mediante corrispondente
riduzione delle risorse del Fondo di cui all'articolo 15, comma 5, della
legge 6 luglio 2012, n. 96. Il Ministro dell'economia e delle finanze e'
autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di
bilancio.
4. La disposizione di cui al comma 1, lettera c), entra in vigore dalla data
di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
(( 4-bis All'articolo 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 28 agosto
2000, n. 274, e successive modificazioni, dopo le parole: «alle fattispecie
di cui al secondo comma perseguibili a querela di parte» sono inserite le
seguenti: «, ad esclusione dei fatti commessi contro uno dei soggetti
elencati dall'articolo 577, secondo comma, ovvero contro il convivente.». ))
Art. 3
Misura di prevenzione per condotte di violenza domestica
1. Nei casi in cui alle forze dell'ordine sia segnalato, (( in forma non
anonima )), un fatto che debba ritenersi riconducibile (( ai reati di cui agli
articoli 581, nonche' 582, secondo comma, consumato o tentato, del
codice penale, )) nell'ambito di violenza domestica, il questore, anche in
assenza di querela, puo' procedere, assunte le informazioni necessarie da
parte degli organi investigativi e sentite le persone informate dei fatti,
all'ammonimento dell'autore del fatto. Ai fini del presente articolo si
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intendono per violenza domestica (( uno o piu' atti, gravi ovvero non
episodici, )) di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si
verificano all'interno della famiglia o del nucleo familiare (( o tra persone
legate, attualmente o in passato, da un vincolo di matrimonio o da una
relazione affettiva, )) indipendentemente dal fatto che l'autore di tali atti
condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima.
2. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni dell'articolo 8, commi
1 e 2, del decreto legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, (( come modificato dal
presente decreto )). Il questore puo' richiedere al prefetto del luogo di
residenza del destinatario dell'ammonimento l'applicazione della misura
della sospensione della patente di guida per un periodo da uno a tre mesi.
Il prefetto dispone la sospensione della patente di guida ai sensi
dell'articolo 218 del (( codice della strada, di cui )) al decreto legislativo 30
aprile 1992, n. 285. Il prefetto non da' luogo alla sospensione della patente
di guida qualora, tenuto conto delle condizioni economiche del nucleo
familiare, risulti che le esigenze lavorative dell'interessato non possono
essere garantite con il rilascio del permesso di cui all'articolo 218, ((
comma 2, )) del citato decreto legislativo n. 285 del 1992.
3. Il Ministero dell'interno - Dipartimento della pubblica sicurezza, anche
attraverso i dati contenuti nel Centro elaborazione dati di cui all'articolo 8
della legge 1° aprile 1981, n. 121, elabora annualmente un'analisi
criminologica della violenza di genere che costituisce un'autonoma
sezione della relazione annuale al Parlamento di cui all'articolo 113 della
predetta legge n. 121 del 1981.
4. In ogni atto del procedimento per l'adozione dell'ammonimento di cui al
comma 1 devono essere omesse le generalita' del segnalante, (( salvo
che la segnalazione risulti manifestamente infondata. La segnalazione e'
utilizzabile soltanto ai fini dell'avvio del procedimento. ))
5. Le misure di cui al comma 1 dell'articolo 11 del decreto-legge 23
febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile
2009, n. 38, trovano altresi' applicazione nei casi in cui le forze dell'ordine,
i presidi sanitari e le istituzioni pubbliche ricevono dalla vittima notizia ((
dei reati di cui agli articoli 581 e 582 del codice penale nell'ambito della
violenza domestica di cui al comma 1 del presente articolo.
5-bis. Quando il questore procede all'ammonimento ai sensi dell'articolo 8
del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni,
dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, come modificato dal presente decreto, e
del presente articolo, informa senza indugio l'autore del fatto circa i servizi
disponibili sul territorio, inclusi i consultori familiari, i servizi di salute
mentale e i servizi per le dipendenze, come individuati dal Piano di cui
all'articolo 5, finalizzati ad intervenire nei confronti degli autori di violenza
domestica o di genere. ))
155
Art. 4
Tutela per gli stranieri vittime di violenza domestica
1. Dopo l'articolo 18 del testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui
al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e' (( inserito )) il seguente:
"Art. 18-bis
(Permesso di soggiorno per le vittime di violenza domestica)
"1. Quando, nel corso di operazioni di polizia, di indagini o di un
procedimento per taluno dei delitti previsti dagli articoli 572, 582, 583, 583-
bis, 605, 609-bis e 612-bis del codice penale o per uno dei delitti previsti
dall'articolo 380 del codice di procedura penale, commessi sul territorio
nazionale in ambito di violenza domestica, siano accertate situazioni di
violenza o abuso nei confronti di uno straniero ed emerga un concreto ed
attuale pericolo per la sua incolumita', come conseguenza della scelta di
sottrarsi alla medesima violenza o per effetto delle dichiarazioni rese nel
corso delle indagini preliminari o del giudizio, il questore, (( con il parere
favorevole dell'autorita' giudiziaria procedente ovvero su proposta di
quest'ultima, )) rilascia un permesso di soggiorno ai sensi dell'articolo 5,
comma 6, per consentire alla vittima di sottrarsi alla violenza. Ai fini del
presente articolo, si intendono per violenza domestica (( uno o piu' atti,
gravi ovvero non episodici, )) di violenza fisica, sessuale, psicologica o
economica che si verificano all'interno della famiglia o del nucleo familiare
o (( tra persone legate, attualmente o in passato, da un vincolo di
matrimonio o da una relazione affettiva, )) indipendentemente dal fatto che
l'autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la
vittima.
2. Con la proposta o il parere di cui al comma 1, sono comunicati al
questore gli elementi da cui risulti la sussistenza delle condizioni ivi
indicate, con particolare riferimento alla gravita' ed attualita' del pericolo
per l'incolumita' personale.
3. Il medesimo permesso di soggiorno puo' essere rilasciato dal questore
quando le situazioni di violenza o abuso emergano nel corso di interventi
assistenziali (( dei centri antiviolenza, dei servizi sociali territoriali o )) dei
servizi sociali specializzati nell'assistenza delle vittime di violenza. In tal
caso la sussistenza degli elementi e delle condizioni di cui al comma 2 e'
valutata dal questore sulla base della relazione redatta dai medesimi
servizi sociali. (( Ai fini del rilascio del permesso di soggiorno e' comunque
richiesto il parere dell'autorita' giudiziaria competente ai sensi del comma
1. ))
4. Il permesso di soggiorno di cui ai commi 1 e 3 e' revocato in caso di
condotta incompatibile con le finalita' dello stesso, segnalata dal
procuratore della Repubblica o, per quanto di competenza, dai servizi
sociali di cui al comma 3, o comunque accertata dal questore, ovvero
quando vengono meno le condizioni che ne hanno giustificato il rilascio.
156
(( 4-bis. Nei confronti dello straniero condannato, anche con sentenza non
definitiva, compresa quella adottata a seguito di applicazione della pena
su richiesta ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, per
uno dei delitti di cui al comma 1 del presente articolo, commessi in ambito
di violenza domestica, possono essere disposte la revoca del permesso di
soggiorno e l'espulsione ai sensi dell'articolo 13 del presente testo unico.
))
5. Le disposizioni del presente articolo si applicano, in quanto compatibili,
anche ai cittadini di Stati membri dell'Unione europea e ai loro familiari.".
Art. 5
(( Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di
genere
1. Il Ministro delegato per le pari opportunita', anche avvalendosi del
Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunita', di cui
all'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223,
convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, elabora,
con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di
donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza, e
adotta, previa intesa in sede di Conferenza unificata ai sensi del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, un «Piano d'azione straordinario contro
la violenza sessuale e di genere», di seguito denominato «Piano», che
deve essere predisposto in sinergia con la nuova programmazione
dell'Unione europea per il periodo 2014-2020.
2. Il Piano, con l'obiettivo di garantire azioni omogenee nel territorio
nazionale, persegue le seguenti finalita':
a) prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso
l'informazione e la sensibilizzazione della collettivita', rafforzando la
consapevolezza degli uomini e dei ragazzi nel processo di eliminazione
della violenza contro le donne e nella soluzione dei conflitti nei rapporti
interpersonali;
b) sensibilizzare gli operatori dei settori dei media per la realizzazione di
una comunicazione e informazione, anche commerciale, rispettosa della
rappresentazione di genere e, in particolare, della figura femminile anche
attraverso l'adozione di codici di autoregolamentazione da parte degli
operatori medesimi;
c) promuovere un'adeguata formazione del personale della scuola alla
relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e
promuovere, nell'ambito delle indicazioni nazionali per il curricolo della
scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, delle indicazioni
nazionali per i licei e delle linee guida per gli istituti tecnici e professionali,
nella programmazione didattica curricolare ed extra-curricolare delle
scuole di ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l'informazione e la
formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle
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donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un'adeguata
valorizzazione della tematica nei libri di testo;
d) potenziare le forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di
violenza e ai loro figli attraverso modalita' omogenee di rafforzamento
della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di
assistenza alle donne vittime di violenza;
e) garantire la formazione di tutte le professionalita' che entrano in
contatto con fatti di violenza di genere o di stalking;
f) accrescere la protezione delle vittime attraverso il rafforzamento della
collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte;
g) promuovere lo sviluppo e l'attivazione, in tutto il territorio nazionale, di
azioni, basate su metodologie consolidate e coerenti con linee guida
appositamente predisposte, di recupero e di accompagnamento dei
soggetti responsabili di atti di violenza nelle relazioni affettive, al fine di
favorirne il recupero e di limitare i casi di recidiva;
h) prevedere una raccolta strutturata e periodicamente aggiornata, con
cadenza almeno annuale, dei dati del fenomeno, ivi compreso il
censimento dei centri antiviolenza, anche attraverso il coordinamento delle
banche di dati gia' esistenti;
i) prevedere specifiche azioni positive che tengano anche conto delle
competenze delle amministrazioni impegnate nella prevenzione, nel
contrasto e nel sostegno delle vittime di violenza di genere e di stalking e
delle esperienze delle associazioni che svolgono assistenza nel settore;
l) definire un sistema strutturato di governance tra tutti i livelli di governo,
che si basi anche sulle diverse esperienze e sulle buone pratiche gia'
realizzate nelle reti locali e sul territorio.
3. Il Ministro delegato per le pari opportunita' trasmette annualmente alle
Camere una relazione sull'attuazione del Piano.
4. Per il finanziamento del Piano, il Fondo per le politiche relative ai diritti e
alle pari opportunita' e' incrementato di 10 milioni di euro per l'anno 2013.
Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione
dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 61, comma 22, del decreto-
legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6
agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni.
5. All'attuazione delle disposizioni contenute nel presente articolo, fatto
salvo quanto previsto dal comma 4 del medesimo articolo e dall'articolo 5-
bis, si provvede mediante l'utilizzo delle risorse umane, strumentali e
finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri
a carico della finanza pubblica. ))
(( Art. 5 bis
Azioni per i centri antiviolenza e le case-rifugio
1. Al fine di dare attuazione a quanto previsto dall'articolo 5, comma 2,
lettera d), del presente decreto, il Fondo per le politiche relative ai diritti e
alle pari opportunita', di cui all'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4
158
luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto
2006, n. 248, e' incrementato di 10 milioni di euro per l'anno 2013, di 7
milioni di euro per l'anno 2014 e di 10 milioni di euro annui a decorrere
dall'anno 2015. Al relativo onere si provvede, quanto a 10 milioni di euro
per l'anno 2013, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di
spesa di cui all'articolo 61, comma 22, del decreto-legge 25 giugno 2008,
n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e
successive modificazioni, e, quanto a 7 milioni di euro per l'anno 2014 e a
10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2015, mediante corrispon-
dente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 5,
del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con
modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, relativa al Fondo per
interventi strutturali di politica economica. Il Ministro dell'economia e delle
finanze e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti
variazioni di bilancio.
2. Il Ministro delegato per le pari opportunita', previa intesa in sede di
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano, provvede annual-mente a ripartire tra le
regioni le risorse di cui al comma 1 tenendo conto:
a) della programmazione regionale e degli interventi gia' operativi per
contrastare la violenza nei confronti delle donne;
b) del numero dei centri antiviolenza pubblici e privati gia' esistenti in ogni
regione;
c) del numero delle case-rifugio pubbliche e private gia' esistenti in ogni
regione;
d) della necessita' di riequilibrare la presenza dei centri anti-violenza e
delle case-rifugio in ogni regione, riservando un terzo dei fondi disponibili
all'istituzione di nuovi centri e di nuove case-rifugio al fine di raggiungere
l'obiettivo previsto dalla raccomanda-zione Expert Meeting sulla violenza
contro le donne - Finlandia, 8- 10 novembre 1999.
3. I centri antiviolenza e le case-rifugio, alle quali e' garantito l'anonimato,
sono promossi da:
a) enti locali, in forma singola o associata;
b) associazioni e organizzazioni operanti nel settore del sostegno e
dell'aiuto alle donne vittime di violenza, che abbiano maturato esperienze
e competenze specifiche in materia di violenza contro le donne, che
utilizzino una metodologia di accoglienza basata sulla relazione tra donne,
con personale specificamente formato;
c) soggetti di cui alle lettere a) e b), di concerto, d'intesa o in forma
consorziata.
4. I centri antiviolenza e le case-rifugio operano in maniera integrata con la
rete dei servizi socio-sanitari e assistenziali territoriali, tenendo conto delle
necessita' fondamentali per la protezione delle persone che subiscono
violenza, anche qualora svolgano funzioni di servizi specialistici.
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5. Indipendentemente dalle metodologie di intervento adottate e dagli
specifici profili professionali degli operatori coinvolti, la formazione delle
figure professionali dei centri antiviolenza e delle case-rifugio promuove
un approccio integrato alle fenomenologie della violenza, al fine di
garantire il riconoscimento delle diverse dimensioni della violenza subita
dalle persone, a livello relazionale, fisico, psicologico, sociale, culturale ed
economico. Fa altresi' parte della formazione degli operatori dei centri
antiviolenza e delle case-rifugio il riconoscimento delle dimensioni della
violenza riconducibili alle diseguaglianze di genere.
6. Le regioni destinatarie delle risorse oggetto di riparto presentano al
Ministro delegato per le pari opportunita', entro il 30 marzo di ogni anno,
una relazione concernente le iniziative adottate nell'anno precedente a
valere sulle risorse medesime.
7. Sulla base delle informazioni fornite dalle regioni, il Ministro delegato
per le pari opportunita' presenta alle Camere, entro il 30 giugno di ogni
anno, una relazione sullo stato di utilizzo delle risorse stanziate ai sensi
del presente articolo. ))
Art. 13
Entrata in vigore
Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della
sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sara'
presentato alle Camere per la conversione in legge.
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